….Siamo di nuovo in auto. Stiamo tornando a casa. Io non ho il coraggio di guardarla in viso, mentre per lei sembra non sia accaduto nulla. Non so perché non sono intervenuto; perché non sono entrato nello studio medico? Non lo so e nemmeno lo voglio sapere. Le parlo adesso? Bella figura! E’ come dire a mia figlia che ho fatto il guardone di mia figlia stessa. Non ci capisco piu’ niente. Forse è meglio dimenticare tutto questo e considerare che, Sisa, questo il soprannome con il quale ci rivolgiamo a lei in casa, è una ragazza che si avvia verso l’età adulta. Poi ci ripenso: che faccio? Le dico che ho visto tutto? La rimprovero? “Sisa! Non si scopa con gli sconosciuti!” e la metto in punizione? “Stasera a letto senza cena!” Sorrido. L’ironia è una buona valvola di sfogo. Siamo quasi arrivati a casa. Penso a mia moglie, in ansia per quel piccolo incidentee mi rendo conto che ce l’ho un po’ con lei: la ritengo responsabile di quel che è accaduto. Mi rassereno quando mi ricordo che lei domani torna a Roma e porterà Elisa e Paolo con se. Per due giorni me ne starò in santa pace. Mentre mi sto sforzando a rimuovere il tutto dalla memoria ecco che la memoria mi gioca uno strano scherzo. Mentre ero imbambolato ad osservare Elisa che lo succhiava con disinvoltura al medico, mi era riemerso, come in un sogno appannato, l’immagine di lei, mia figlia, che me lo prendeva in bocca mentre ero a letto a dormire. Al momento ho pensato che, forse, nell’esperienza sconvolgente che stavo vivendo, idee e sensazioni si sovrapponevano, con il risultato di mandarmi piacevolmente il cervello in pappa. “Oh, insomma -mi dico- non sono un ragazzino e non è la prima volta che vedo due che si prodigano in un rapporto sessuale.” Ma forse i tabù, ormai parte integrante del nostro sistema biologico, mi rendono duro accettare con disinvoltura la cosa. Duro. c’è anche qualcos’ altro che torna ad essere duro. Guardo le gambe di Elisa fasciate dai jeans mentre lei con lo sguardo scorre le luci fuori dal finestrino. Mi rendo conto, che ripensando a quel che ho visto, mi sta risalendo l’eccitazione. Di nuovo riaffiora quell’immagine, come in un sogno, di mia figlia che gioca con il mio sesso. Ora si aggiungono anche dei particolari: è estate e sto dormendo, come è mia abitudine, senza slip. Mi sveglio, ma solo per un breve istante; ho la testa pesante. La scorgo appena che con una mano sta carezzando il mio membro mentre con l’altra si carezza proprio lì, in mezzo alle gambe . Basta. Devo liberarmi di questo pensiero. È ormai notte fonda e siamo giunti sotto casa. Spero proprio di farmi una bella dormita. Quando mi sveglio, l’orologio mi dice che sono passate le dieci del mattino. Non capisco coloro che dicono che con l’avanzare degli anni si ha meno desiderio di poltrire a letto. mah! Io ci sto volentieri. Eppoi stanotte, tra il rientro dal pronto soccorso, le spiegazioni a mia moglie, l’eccitazione che non avevo smaltito del tutto, mi sono addormentato alle quattro. Indugio ancora tra le lenzuola, a godermi questo inconsueto silenzio. Il silenzio è la cosa che mi ha colpito di più, le prime volte che sono venuto da queste parti. È anche il motivo principale per cui abbiamo acquistato una casa quassù. Mia moglie e relativa prole sarà oramai arrivata a Roma. Mi siedo sul letto e di nuovo quella specie di sogno; un sogno sempre più nitido. Ma si! Altri particolari si aggiungono a quelli riaffiorati stanotte. E ‘sto pisello che si erge a caccia di chissà cosa. Mi alzo e vado verso il bagno e passando davanti alla stanza dei ragazzi, vedo che Elisa è rimasta a letto; non è andata a Roma con la madre. “buon giorno, pa’” Le grugnisco qualcosa che vuol essere un saluto e anche un modo per dimostrarle il mio disappunto per non essere andata via anche lei. Nudo come mi trovo ora e per di più in uno stato di erezione mattutina, mi rendo conto che è la prima volta che provo imbarazzo davanti a lei. Fortunatamente, forse per l’impaccio, il mio cazzo torna in posizione di riposo. “sai, la mamma ha detto che tanto non avrei potuto fare gli esercizi al piano e quindi.” “.e quindi sei rimasta qui. A proposito, come va il gomito.” “meglio!” “E il resto?” con quella domanda mi rendo conto che sto per confessarle quel che mi ero ripromesso di dimenticare. “Il resto..?” “Ieri sera, al pronto soccorso, cercavo una penna e sono venuto verso la sala dove tu e il dottore.” Un pesante silenzio si aggiunge a quello “caratteristico del luogo”. Un silenzio durante il quale Elisa abbassa lo sguardo e arrossendo “scusami, papà. Non so come è potuto accadere.” “Vedi cara, non è il ‘come sia potuto accadere” che mi ha sconvolto, ma il fatto che sia accaduto davanti ai miei occhi; è il fatto di averti scoperta donna nel modo più improbabile per un padre; è l’impotenza di poter reagire, nella quale mi sono trovato nel vedere mia figlia che si adoperava in una fellatio da pornostar e per di più chiedeva a uno sconosciuto di farsi sodomizzare.” Forse ho esagerato. La testa bassa e lo sguardo verso il pavimento mi danno l’idea che, nonostante abbia cercato parole meno volgari di bocchino e inculare, Elisa deve sentirsi profondamente ferita. La fisso, incapace di andarmene. Lei è seduta, con le gambe incrociate, sul letto; la giovane pelle abbronzata crea un piacevole contrasto con le candide lenzuola. Senza nessuna volontà da parte mia, lo sguardo mi va a finire tra le sue gambe e la vista degli slip bianchi mi crea uno scombussolamento terribile. Sento il sangue affluire prepotente verso il mio pube. Un’erezione incontrollabile sta per tradire la mia istituzionale figura di padre. “Oh, papà! Chissà quante volte.” Non le faccio finire la frase, mi ricordo che sono nudo e consapevole di quanto mi sta accadendo e, anche se ormai evidente anche a lei, mi vado a rifugiare in bagno. In casa nostra non ci sono chiavi alle porte, e non ci sono mai stati problemi nel girare nudi per casa: d’accordo con mia moglie abbiamo sempre pensato che ciò sarebbe servito a non far nascere un eccessiva malizia nei nostri figli. “Vaccate”, mi dico alla luce di questi ultimi eventi. E adesso come la metto con il mio uccello, che non ne vuol sapere di ragionare e che, anzi mi guarda e aspetta un segnale da me. Come fanno spesso gli uomini, ci parlo. Cerco di fargli capire la situazione: “Non puoi fare così! Quella di là non è una ragazza qualsiasi, è mia figlia. E tu dovresti conoscerla bene, visto che hai contribuito in prima persona al suo concepimento. Mai sentito parlare di tabù? Ora cerca di calmarti, poi andiamo a fare colazione e a fare una bella pescata al fiume.” Nonostante le mie buone intenzioni, automaticamente la mano prendere a scorrere lungo il cazzo. Prima contenendo delicatamente la carne pulsante nel palmo della mia mano, poi serrando sempre più forte il pugno fino a distinguere nettamente le varie pieghe e difformità del mio sesso. Avevo contenuto troppo a lungo l’eccitazione, fin dalla sera prima. Un piacevolissimo calore mi pervade nel momento che decido di abbandonarmi completamente a questa liberatoria masturbazione. Sono talmente eccitato che non mi preoccupo di interrompermi nemmeno quando sento la porta aprirsi e dallo specchio sopra il lavandino vedo entrare Elisa. Ha una strana luce negli occhi. Se strano può definirsi la carica di desiderio e consapevole malizia che traspare dal suo sguardo. Le movenze sono quasi feline mentre mi si avvicina. Io non posso e soprattutto non voglio interrompere l’azione della mia mano. La guardo negli occhi come a dirle: “come vedi sono come un animale che non può interrompersi. Scusami ma non posso proprio.” non faccio in tempo a finire di pensarlo quando la sua mano si sovrappone alla mia e. È difficile da spiegare: sento che sto per morire dalla vergogna ma allo stesso tempo so anche che non me ne importa niente. Lo so che dopo sarà tutto diverso ma non riesco, non riesco proprio, a censurarmi. Dolcemente con la mano faccio pressione sulla sua spalla fino a farla inginocchiare e una volta davanti al mio sesso le metto le mani tra i capelli e, senza molta fatica, le faccio capire cosa voglio da lei. La guardo e tutto si svolge come se fosse una scena al rallentatore: alza lo sguardo e mentre mi guarda negli occhi apre le sue umide labbra e piano piano fa sparire il mio cazzo, tutto nella sua bocca. Sento la testa che mi gira. Ad un tratto sembra voglia scoppiarmi. I sensi di colpa e la strana eccitazione si mescolano in una miscela dagli echi animaleschi. Lei sente che sto per esploderle in gola e alza di nuovo lo sguardo verso di me, come se sapesse di essere osservata. Si interrompe. Immobile. Poi lentamente lo sfila dalla bocca. Mi sorride e dice: “Chissà quante volte avrei voluto confessarti che. ” “Che..?” Abbassa solo per un attimo lo sguardo poi si rialza. “Una notte mentre la mamma era dalla zia, al mare, sono scivolata vicino al lettone, mi sono inginocchiata davanti al tuo sesso e ho iniziato a leccartelo.” E’ in piedi davanti a me. “E quanto tempo fa è successo?” Con le mani non ha smesso un attimo di carezzarmi sia il fallo che i glutei. “Agosto di due anni fa…” La sua bellezza, fatta di movenze sinuose e di forme appena accennate e acerbe mi fa perdere definitivamente il controllo. Le afferro un polso per farla voltare verso il muro che ho di fronte. Le palme contro le piastrelle e il suo culetto verso il mio sesso. Le sposto i capelli, voglio vedere il suo volto mentre le farò quel che ho in mente; le carezzo la schiena che, penso, è tanto piccola in confronto a quella della madre. Altrettanto minute al contatto delle mie mani, mi sembrano le sue chiappate, piccole e sode. Non mi preoccupo nemmeno di lubrificarle il buchino, tanto il mio cazzo gronda ancora della sua saliva. Avvicino la punta alla rosellina del suo buchetto. Lei allarga con le mani le natiche, per facilitarmi l’ingresso. Ho perso ogni tabù e affondo finalmente il mio cazzo nel culetto di Elisa che proprio perché così piccolino mi fa sembrare il mio cazzo enorme. Elisa non smette di spingersi verso di me fin quando non lo avverte tutto dentro. Ho le braccia lungo il mio corpo. Non oso toccarla per paura di disturbare la sua azione. Si sta movendo in maniera istintiva ma decisa, inesperta ma efficace. Anzi proprio per questo suo muoversi così naturale e spontaneo arrivo rapidamente di nuovo vicino all’orgasmo. Mi sporgo di lato per osservarla almeno di profilo. Ha gli occhi socchiusi. Geme in un modo che non conosco e che mi eccita ancora di più. Sono completamente in suo potere. La sua mano, sotto i nostri sessi, alterna carezze al proprio fiore e ai miei genitali. A tratti quando la mia asta è quasi del tutto fuori dal suo orifizio, saggia con le unghie la consistenza della mia carne. Le affonda quel tanto che le fa, evidentemente, apprezzare la rigidità e la morbidezza del mio sesso. “Oh, papà ce l’hai così grosso.” La sua osservazione non mi sembra un banale complimento mi fa pensare: chissà quanti ne avrà già visti? Un impeto di gelosia, a pensare a tutti quei ragazzetti imbecilli che, stile toccata e fuga, non sanno apprezzare la meraviglia che può offrir loro questo gioiello di mia figlia. Di nuovo quello strano senso di gelosia, dolore misto a piacere, proprio come la sera prima mentre la spiavo con il dottore, mi fa esplodere schizzandole violentemente dentro le viscere. Le contrazioni del suo sfintere si fanno più veloci e anche lei mi dichiara il suo orgasmo in gemito simile ad uno stridulo ululato. Non sono del tutto finiti i sussulti provocati dal prepotente orgasmo quando elisa sorridendo e inginocchiandosi davanti al mio sesso gocciolante prima di farlo di nuovo sparire tra le sue labbra mi dice: “Ora ci penso io a ripulirlo per bene. So quanto ci tieni che non lasci le cose a metà.”
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