Il mio cazzo ha smesso di lamentarsi. La sua sete di fica, bocca, culo, tette, piedi e collant è appagata, così come la voglia di sperma di mia mia zia e mia madre. Due delle più grandi troie che la storia ricordi.Certo per arrivare alla fine del lamento sono occorsi due anni di “duro” lavoro, di meticolosa adorazione e corteggiamento freddamente programmati.Tutto ebbe inizio allo scoccare dei miei fatidici 18 anni. Fino a quell’età nella mia bella famiglia non si è adulti ed il tuo parere non viene minimamente considerato. Ma recuperare anni di frustrazioni morale e materiali non è stato tanto difficile. Certo due anni sono tanti ma non per quello che sto per raccontarvi.Natale 1998. Nel giorno più felice dell’anno io, Davide Vengusi compio 17 anni e sono l’uomo, anzi il ragazzo, più triste della terra. Il mio fisico atletico (1.80 x 75 kg) seppur tradisca una maturità anzitempo conquistata non sono ancora ritenuto un uomo. Per questo devo aspettare ancora un anno. Per il mio amor proprio una ferita questa che non guarisce facilmente. Ero giunto alla conclusione che il modo di appagare il mio senso di vendetta, dovesse essere la sottomissione fisica e morale delle mie “aguzzine”: mia nonna paterna e mia madre. Due donne complici e affiatate come poche. Erano ormai dieci anni che vivevo in casa solo con loro. Di mio padre nessuno aveva più saputo dirmi nulla. Partito per far fortuna in Colombia, non ne era più tornato.Invece di allontanare le due donne, questa sparizione le aveva rese più forti e solidali.Tutto a mie spese. Da allora, tranne io, nessun uomo aveva più varcato la soglia di casa nostra. Non un tecnico, non un garzone o un fidanzato. Nessuno. Le mie due donne bastavano a se stesse… fino a quando non decisi che le cose sarebbero cambiate.Mia madre all’epoca del mio 17 esimo compleanno aveva circa 47 anni mentre mia nonna era appena arrivata ai 65. entrambe erano ritenute da tutti splendide, altere e distinte.Mia madre è alta circa 1 metro e 75 mentre mia nonna e leggermente più bassa. Entrambe hanno un seno da far impallidire le playmate di playboy, delle quinte misure che ogni giorno sfidano, vincendo, la forza di gravità. Seni naturali, grossi e morbido come cuscini sensuali e languidamente vellutati. Le gambe di madre, insuperabili per stacco e bellezza, si appoggiano su sottilissime caviglie sempre abbellite da cavigliere marocchine, pronte sempre a sostenere un culo sodo e sporgente. Le gambe della nonna sono più tonde ed alte ma altrettanto sode così come il suo culo, enorme e un po’ cadente. Non le ho mai viste portare i pantaloni. Mi hanno offerto tutti i giorni della mia vita, uno spettacolo eroticamente lacerante. Gonne corte e gambe al vento avvolte in splendidi collant neri. Mia nonna, forse per l’età, usa ancora quelli ancora con la riga dietro. Righe che sfuggono velocemente sotto la gonna per finire la loro corsa sotto un culo che mi fa sbavare al solo pensiero.Non ho mai avuto bisogno di scavare nei loro cassetti per sapere quale biancheria usassero. Sempre in giro per la casa, senza sospettare il mio turbamento adolescenziale, vedevo tra i panni da lavare o tra quelli messi ad asciugare, i loro reggiseno enormi ed accoglienti, le loro mutandine di pizzo, reggicalze e collant che sapevano di antichi amori e passioni notturne. Non hanno mai sospettato, o forse si chissà, che sottraessi quei girelli per farli indossare alle mie facili conquiste scolastiche. La mia compagna di banco del secondo liceo, Maura, non ha mai sospettato che i collanti neri con la riga dietro con cui mi segava il cazzo nei bagni della scuola, fossero della mia cara nonna Adriana.Nemmeno Giorgia del terzo banco sospettava che il perizoma rosso regalatole per capodanno fosse di mia madre. Quando me lo strofinò sul viso al veglione di fino anno, la leccai pensando alla sua reale padrona, anche se le grida disperate del piacere di Giorgia mi riportarono ad una realtà gaudente ma non del tutto appagante.Le desideravo, le volevo, volevo sfotterle e farle godere. Volevo farle mie. Iniziai come le mie due donne a girare per quasi nudo per casa. Con scuse varie non perdevo occasione per mostrarle le mie erezioni bestiali mattutine. Non perdevo occasione per entrare nella loro stanza (ormai dormivano da anni sempre insieme) con una scusa banale per vederle spogliate , per confonderle e scorgere in loro un minimo segno di turbamento. Niente di niente. Ma solo per un anno. Anche se lungo un anno non è poi tanto se si pensa al mio fine. Incularsi la mamma dopo averle strappato i collant e sborrare in bocca alla nonna dopo averla fatta masturbare.Alla soglia del natale successivo, alla soglia del mio 18esimo compleanno, iniziai a scorgere nei loro modi quel turbamento e imbarazzo che per un anno avevo voluto e provocato.Erano scomparsi dalla casa reggiseno, calze, collant, slip e guepiere. Nessuna delle due girava più mezza nuda per casa. Chissà se si erano parlate. Le mie abitudini si fecero più audaci. Sempre più spesso lasciavo la porta aperta mentre al mattino facevo la doccia. Sempre più spesso all’improvviso irrompevo nella loro routine mattutina, nella loro camera con scuse sempre più banali. Scuse che erano chiari messaggi erotici. Richiami per le femmine che occupavano il territorio sempre più mio.Iniziarono a chiudere la porta a chiave e ad evitare di incrociarmi per casa.Dovevo dare una volta. Decisi di fingermi malato per qualche giorno e restare a casa solo con mia nonna. Avrei iniziato con lei, visto che mia madre la mattina lavorava al nostro negozio di scarpe.Finsi per qualche giorno dei dolori alla pancia. Mia nonna da brava infermiere mi portava la colazione a letto. La seconda mattina di convalescenza mi feci trovare scoperto dalle lenzuola e con il cazzo eretto che fuoriusciva dagli slip. Avevo la testa del mio pisellone gonfia come un uovo e duro come la noce del cocco. Entrando nella mia stanza mentre facevo finta di dormire, la mia cara nonna ebbe quasi un mancamento che dissimulò in fretta. Finalmente avevo fatto centro. Il momento era giunto. Gli argini familiari erano stati abbattuti. Ora in me non vedeva più suo nipote ma un uomo. Un uomo con un cazzo come forse mai ne aveva visto, leccato, succhiato accolto nella sua fica o nel suo culo.Mi sveglio dicendomi di rimettermi a posto e di misurarmi la febbre. Le chiesi scusa e la lasciai tornare in cucina. Mi feci una sega come poche, ripensando al suo sguardo sgomento e forse eccitato, sborrai tutto il mio seme tra le lenzuola e le coperte. Volevo che si accorgesse di tutto e che pensasse che forse era stata lei a suggerirmi in qualche modo quell’istinto erotico ed animale.Aspettati in bagno che lei, come tutte le mattine, cambiasse le lenzuola e le portasse in bagno per lavarle.Lo fece. Aspettati sotto la doccia aperta. Ero completamente nudo e con il cazzo esultante, lungo. Gonfio, duro. Entrò all’improvviso. Feci finta di girarmi, ma rimasi di profilo per farle gustare quella visione. Non voltò lo sguardo. Mi fissò allibita per qualche secondo poi mi disse “E ora che tu ti trovi una ragazza giovane che ti calmi i bollori della giovinezza”. Non mi lasciai sfuggire l’occasione e le risposi immediatamente “cara nonna, io di ragazze che vengono a letto con me ne ho tante. Ma nessuna finora si è dimostrata in grado di calmare i miei ardori. Forse avrei bisogno di una donna esperta, navigata che non ha timore delle mie dimensioni”. “come sei sfrontato Davide, quasi non ti riconosco. Non dire stupidaggini. Per quel che ne so le donne vanno con gli uomini e le ragazze con i ragazzi” “Ci risiamo con la storia che non sono ancora un uomo” pensai. Ma il ghiaccio era rotto.La mattina seguente feci finta di avere di nuovo dolori alla pancia. Mia nonna dimentica della discussione del giorno prima corse da me con immutato affetto.“nonna ho tanto male, forse ho bisogno di uno dei tuoi impacchi, di quelli che mi facevi da bambino”. Corse in cucina a preparare la sua mistura di alloro, alcool ed olio caldo. Ovviamente al suo ritorno, come da tre giorni ormai, mi feci trovare col cazzo duro e fuori dalle mutande.Iniziò a intingermi del suo rimedio massaggiandomi dolcemente. “più giù nonna, ti prego… un po’ più giù”Più lei massaggiava e più il mio cazzo mi scoppiava tra le gambe. Arrivò quasi a sfiorarlo, quando con un balzo inaspettato anche per me si libero dall’elastico e si appoggiò sul dorso della sua mano.“rimettiti a posto questo affare” furono le sue uniche parole.Leggendomi un faccia un sorriso fugace mi disse ancora “ma non sarà che stai facendo una sceneggiata?, e quello che ti fa male non è la pancia ma ben altro?”“ma io veramente nonna…non lo so… forse…ma non sto fingendo…forse non riesco a capire…”“ho capito io, nipote porcello”…”te lo ripeto trovati una ragazza” mi feci audace,“nonna perché non proviamo a vedere se hai ragione. Magari forse se tu mi massaggiassi col tuo unguento il mio…”“non dirlo nemmeno per scherzo”“scusa nonna non volevo offenderti, anzi il mio era un complimento… come ti dicevo le mie ragazze non mi soddisfano”“ascolta Davide ti ho visto diverso dal solito. Ne ho parlato anche con tua madre. Abbiamo notato il tuo cambiamento e turbamento. Ma per te non posso e non voglio fare niente se non avere comprensione”“nonna a me la comprensione non basta. Soprattutto oggi che parlo con te di queste cose. Almeno aiutami a finire presto”“cosa vuoi dire?”“fammi vedere le tue tette. Voglio vedere le tue tette nude ed il tuo culo avvolto nei collant”“ma cosa dici? Sei davvero impazzito?”“si dai nonna, ti prego, voglio solo che ti mostri a me come facevi qualche anno fa. Non ti toccherò, mi farò solo una sega guardando come sei bella”forse vedendomi “impazzito” decise di accontentarmi.“va bene. Ma solo per questa volta. Però promettimi che resterà un segreto. Non farne parola con tua madre”“va bene te lo prometto, ma adesso spogliati”al solo suo acconsentire avevo già le palle gonfie di sperma come mai. Vedendomi arrapato come un animale in calore iniziò a giocare con me, prendendomi in giro e provando piacere per il piacere che vedeva darmi.“e’ da almeno 10 anni che non faccio una cosa del genere. Nessuno me l’ha più chiesto né io l’ho cercato. Ma sono ancora brava sai”così dicendo iniziò a tirarsi giù la gonna, facendo comparire il suo ventre inguainato nei collant neri. Inizio a stuzzicarmi lentamente con lo sguardo e tirando fuori la lingua la appoggiava su tutte le labbra. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Si era aperta davanti a me una voragine che ingoiava sospetti, certezze, convinzioni, pregiudizi. Tutto giù nel burrone del sesso.Si girò lentamente mostrandomi come la gonna, leggermente aderente, scivolasse facilmente sui collant lasciando uscire il suo culo bello pieno. Uscito tutto il culo , tra la fascia rinforzata e quella più leggera, comparvero le righe delle cuciture. Portava i miei collant preferiti.Sferrandomi colpi sempre più veloci e duri come martellati sborrai 3 fiotti lunghissimi di seme biancastro. Uno di questi raggiunse il suo viso. Allora finì l’incantesimo. Rivestendosi in fretta mi diede dello stronzo. “lo hai fatto apposta”. ti avevo detto che potevi solo guardare. questa storia finisce qui”.Mi lasciò con il cazzo ancora duro in mano e la frustrazione consapevole che tutto è perduto.Ma così non era, mi sbagliavo. Cercandola per la casa, con l’intenzione di chiederle scusa, la trovai chiusa in bagno e spiandola dal buco della serratura, mi accorsi che si stava masturbando. Evidentemente la cosa non le era dispiaciuta, anzi.Feci finta di niente. Bussai dicendole che si sbagliava. “dai nonna apri, ti prego, non l’ho fatto apposta, credimi. Era tanta l’eccitazione che non ho saputo governarla.”Uno scatto di serratura mi riapri il cuore. Apparve davanti a me tutta nuda. Il suo maestoso seno mi si parò dinanzi agli occhi. Due tette da favola sulle quale mi avventai come api sul miele. Iniziai a leccarle, toccarle, succhiare i capezzoli, morderli…mi strusciavo la faccia tra l’insenatura delle sue poppe. Ero in estasi. Il cazzo mi era tornato di nuovo in tiro e la nonna questa volta, senza aspettare che glielo chiedessi, me lo afferrò stringendolo forte con 2 mani. Ogni stantuffata coincideva con un suo gemito di piacere. “grazie nonna, sei fantastica. Hai delle mani di fata. Ti prego fai godere il tuo nipotino.”“Davide, non pensavo che l’avessi così bello. Mi fai sentire tanto porca.”Mentre mi diceva questo, lentamente si abbassò repentina fino a fissarsi il mio cazzo proprio davanti alla bocca. Come una vera troia, mi guardava ridendo. Le piaceva stuzzicarmi con lo sguardo e riprendendo a leccarsi le labbra aspettava e godeva ad ogni mio sussulto. Stvo scoppiando.“cosa vuoi che faccia, nipotino caro?”“nonna, non lo immagini?… “Vuoi che te lo lecchi?…così per esempio”mentre lo dicevo, lo faceva anche. Iniziò a leccarmi la cappella. La sua lingua roteava forsennata sulla testa con giri vorticosi per poi spostare sotto i ciglioni. Era tutto un leccarli e succhiarli. Mi sentivo impazzire. Appena se lo appoggiò sulle labbra, senza che potesse dire niente, le afferrai i capelli e spingendola dalla nuca, glielo spinsi tutto dentro fino alla gola.“calmati nipotino” liberatasi con difficoltà dalla mia morsa, iniziò a succhiarmi l’uccello aspirandoselo nella bocca. “hai davvero un buon sapore Davide”dopo queste parole succhiò e leccò il mio gelato fino a quando la panna del mio sene le inondò la gola.ERO SCONVOLTO. L’idea che mia nonna mi stesse facendo un pompino era più eccitante del pompino stesso.Dopo l’ultimo fiotto Adriana, mia nonna, si spalmò sulle sue tettone il restante sperma che ancora fuoriusciva. Ero al settimo cielo. Il cazzo ancora duro scivolava tra le sue tettone su e giù. Le mie palle si perdevano per poi ritrovarsi sbattendo sui capezzoli duri e neri. Ogni volta che salivo, che il cazzo si arrampicava in mezzo alle pareti lisce dei suoi seni finivo con la punta del cazzo diritto nella sua bocca. Lei non perdeva occasione per leccarlo e succhiarlo ancora. Fino a quando…“Adesso lavati e rimettiti a letto. Tra poco sarà qui tua madre. Ricordati questo è il nostro segreto. Anche se abbiamo superato ogni limite lecito. Non dovrà più accadere”non avevo nessuna intenzione di interrompere questo rapporto. Per il bello doveva ancora venire.Con puntualità svizzera, mia madre entrò in casa alle 14 in punto, come sempre.“come stai oggi amore mio, come ti senti? Hai ancora male alla pancia?”“no mamma. La nonna mi ha fatto uno dei suoi massaggi con suo unguento. Ha davvero delle doti da fata… grandi doti da fata” un po’ stupita Stefania, mia madre, mi guardò come se avesse capito tutto. Ma non disse niente. Vedevo che si guardava intorno come per scorgere qualche indizio della nostra colpevolezza. Il suo fare mi induceva a pensare, ancora una volta, che avessero parlato di me e del mio nuovo modo di comportarmi.“se stai bene allora vestiti che usciamo. Devo comprare degli abiti per me e te”“si stef..mamma mi vesto subito”la mia vita da uomo adulto era appena cominciata…
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