Scoprii più tardi che era uscito di casa con una gran voglia e l’idea di farsi una bella signora borghese, per cui era salito sul metrò, e attendeva la sua preda… Entrai in quel momento, trafelata come al solito, piena di pacchi e pacchettini, e distrattamente gettai uno sguardo in giro per lo scompartimento… .la mia attenzione fu catturata da quel tizio, robusto, con gli abiti in disordine, capelli sporchi, barba incolta… guardandolo meglio, scorsi con la coda dell’occhio, il rigonfio oblungo fra le sue gambe. Mi sedetti di fronte a lui, ma quattro posti più a sinistra. Lui mi squadrò senza pudore, soffermandosi su di me… ..Nel monotono sobbalzare del vagone, appena incrociava il mio sguardo, mi fissava e intanto faceva leggeri movimenti con le gambe, aprendole e chiudendole appena, con un’oscillazione che faceva muovere il suo pacco sotto la stoffa… … ..Ero allibita, non osavo spingermi più di tanto nel guardare, né immaginavo neanche lontanamente quello che avrebbe voluto da me… .Cercava di agganciare il mio sguardo e, quando ci riuscì, mi fissò per qualche istante e poi repentinamente abbassò le palpebre guardandosi… proprio lì, e inducendomi così a fare altrettanto. La sua mano… si era posata sul rigonfio dei jeans e lentamente si muoveva, sfregando il palmo aperto… su e giù… su e giù… . A quel punto io arrossii violentemente e lasciai che i miei occhi si posassero a lungo sulla patta turgida di quello sconosciuto… .mi sentivo come ipnotizzata, e incurante degli altri presenti nel treno in corsa… ..Il respiro mi si fece pesante… ..la testa prese a girarmi, le tempie pulsavano impazzite.. ma ebbi un barlume di lucidità, e, arrivati alla mia fermata, guardai fuori e scesi rapidamente. L’uomo mi seguì per il corridoio deserto. Avevo capito perfettamente cosa voleva, ma chiaramente la cosa mi terrorizzava… ..ero sposata, mi ritenevo una buona madre, e una serissima manager… .. lui accelerò il passo e mi raggiunse… .continuando a camminare mi si accostò e mi bisbigliò a un orecchio: “Lo so che hai voglia di cazzo. Seguimi e ne avrai in abbondanza…” Mi passò davanti. Io ero avvampata. Mi sentivo sciogliere le gambe e… .un calore mi invadeva il petto. Lo sconosciuto aprì la porta dei gabinetti della stazione, mi lanciò uno sguardo di invito, e poi entrò… .mi sforzai di fuggire da lui, cercando disperatamente di aggrapparmi a tutti i sentimenti positivi che mi venivano in mente… .ahimè tutto fu inutile. Una forza superiore mi attirava verso la perdizione… ..e così entrai, con tutte le mie borse… l’aria era pervasa di un forte odore di urina e detersivo da quattro soldi… .mentre pensavo, lui mi afferrò e mi spinse dietro un angolo… . eravamo soli, a quell’ora la gente perbene corre a casa dalla propria famiglia… anch’io avrei voluto farlo, ma, sconvolta, vidi che lui si era slacciato i jeans luridi, infilandoci dentro la mano… molto lentamente, le sue dita ripresero a danzare su quel rigonfio, sopra gli slip… . Intanto un lieve sorriso sornione si dipinse sul suo volto… .mi invitava, facendo cenno con la mano, di avvicinarmi a lui… … sempre senza parlare… … cercai ancora di resistere, di provare a pensare a quanto ero pazza, a fuggire da quel luogo squallido a gambe levate… .ma alla fine cedetti, muovendo pochi passi verso di lui… e poi… … .. timidamente allungai il braccio… .. Infilai la mano dentro i suoi jeans, sentendo al tatto una cosa grossa e dura, sotto il cotone… . continuai a carezzarlo e, come in un sogno, emerse il suo pene, incredibilmente grosso e lungo… proprio come l’avevo immaginato prima, sul metrò. le mie dita si strinsero lievi su quel bastone di carne, che immediatamente cominciò a crescere nella mia mano, caldo pulsante, enorme… Stupita dalla mia intraprendenza, iniziai a fargli una sega, scorrendolo piano piano, le tempie che mi pulsavano… .la paura che qualcuno entrasse era forte, ma l’eccitazione lo era di più… lui, rapido, aprì la porta di un gabinetto, mi ci tirò dentro e la richiuse. Capii che era avvezzo a quelle cose… si sfilò i pantaloni e la maglietta, poi si mise a sedere sul water, e ordinò: “Inginocchiati, forza!…” credevo di impazzire, ma obbedii… il suo cazzo si ergeva davanti ai miei occhi… allungai la mano e lo riafferrai, frenetica… .quello che presi in mano era un pezzo di ferro, talmente duro, grosso e lungo che ne rimasi spaventata. Cercai di esplorarlo centimetro per centimetro, scendendo fino ai testicoli e risalendo, facendo scorrere la pelle lungo la sua asta dura, lentamente, molto lentamente, cosa che lui dimostrò di apprezzare dicendomi “Così, brava!”. Ma dopo un po’ con fare deciso intimò: “Dai adesso succhiamelo!” oramai schiava della sua volontà, aprii la bocca e posai le labbra su quella cappella grossa e umida… .sapeva di urina, era calda e morbida… la ingoiai a poco a poco, leccando e succhiando, mentre con la mano continuavo a scorrerlo su e giù… .lui mi afferrò per i capelli, imprimendo alla mia testa il ritmo a lui più gradito… Mi sentii in quel momento una vera puttana… “L’avevo capito che eri una brava troia..” mormorò soddisfatto, mentre mugolava selvaggiamente la sua eccitazione animale… ..poi mi afferrò rudemente, mi alzò la gonna del tailleur di Gucci, soffermandosi a palparmi le cosce, infilando le mani sotto le mutandine, strizzandomi le natiche… Strappò via i miei slip e le sue dita esplorarono ogni intima parte di me, mentre la mia flebile voce tentava un’ultima, inutile ribellione… “No, no, no” Ma le sue dita presero a sfiorarmi il clitoride, provocandomi spasimi inarrestabili al cervello, finchè sentii poi la sua grossa cappella farsi strada tra le mie cosce, già bagnate di eccitazione… .mi penetrò, impalandomi sopra di se, e fui scopata da quello sconosciuto per tantissimo tempo, mentre nell’oblio continuavo a farmi limonare e succhiare, i miei seni scoperti, la sua bocca avida e famelica… .provai sensazioni mai provate prima, mentre lui mi pompava inesorabile…
Aggiungi ai Preferiti