Ho 36 anni, mi chiamo Gianni e lavoro presso un’azienda d’informatica americana. La storia che sto’ per raccontarvi è vera, anche se i nomi sono cambiati per ovvi motivi. Io vivo da solo in una bella casa in centro, anche perché per fortuna, il mio stipendio me lo permette. Il lavoro che svolgo si svolge principalmente a casa mia, ma a volte sono costretto ad andar all’estero per convegni o stage d’aggiornamento. Diciamo che sono un uomo piacente, ma niente d’eccezionale, come me ce ne sono molti; questo per farvi capire che non sono un Casanova, ma neanche uno a cui mancano le donne e che quindi è sempre arrapato. Era più o meno la fine di maggio, tornavo appunto da un viaggio negli Stati Uniti, e dopo sette ore d’aereo ero praticamente cotto. Atterrammo all’aeroporto verso le 12,30, faceva già caldo e non c’era un taxi libero; inoltre avevo aspettato un’ora la valigia che si era persa nei meandri dello scalo. Stavo così, disperato sul marciapiede. Decisi che mi ci voleva un caffè. Salii sopra alle partenze per andare al bar, c’era un caos incredibile, una moltitudine di persone che partiva per il ponte festivo. Preso il mio caffè, mi sedetti su una panchina al fresco per gustarmi una sigaretta prima di rigettarmi nella bolgia della ricerca di un’auto che mi portasse a casa. Stavo appunto rilassandomi quando mi sentii chiamare:- Gianni?…Gianni? -Mi voltai e scorsi una ragazza che mi chiamava da una ventina di metri di distanza, mi tolsi gli occhiali da sole e riconobbi finalmente mia nipote Delia che mi salutava agitando una mano. Era vicino ad un’altra ragazza con le valigie, pronta a partire pensai. Mi avvicinai a loro:- Ciao Delia come mai sei qui? — Ciao zio – disse abbracciandomi e baciandomi.- Sono venuta ad accompagnare Laura che parte, sai, lei non ha la macchina. – Rispose- Piacere Laura, io sono lo zio di Delia, mi chiamo Gianni, se aspetto che ci presenti lei.. — E’ vero scusate, Gianni lei è Laura, Laura lui è mio zio Gianni, il fratello della mamma. — Piacere signor Gianni – Salutò una bella ragazza biondina .- Piacere mio Laura – le dissi dandole la mano.- Va bene adesso ci conosciamo tutti – ironicamente disse Delia.- Delia, non mi dire che hai la macchina qua fuori? – Chiesi.- Certo. — Mi salveresti la vita se mi accompagnassi a casa, non c’è un taxi. — Ok. Ti dispiace aspettare che Laura faccia il check-in? — No aspettiamo, non c’è problema. -Restammo così seduti nella sala delle partenze attendendo che la ragazza facesse sto benedetto check-in. Dopo un’altra ora, ormai distrutto, riuscii a lasciare lo scalo per tornarmene a casa.Ci avviammo verso la macchina poco distante. Io mi stravaccai, si fa per dire, sul sedile della Y-10 di Delia. – Allora sei stanco? — Sono morto — Il viaggio? E’ stato pesante? — Pallossissimo — Perché sei andato questa volta? — Uno stage noiosissimo sui nuovi sistemi di sicurezza per la rete, ecc ecc . — Internet? — Si Internet. -Continuammo a chiacchierare del più e del meno, mentre il traffico cittadino mi riportava alla mia dimensione naturale, la città.Ho dimenticato di descrivervi Delia; è una bella ragazza castana, alta circa un metro e settanta, con un bel fisico ed un seno prorompente, una quarta misura generosa. Ha diciannove anni.Quel giorno era vestita con un top nero abbastanza scollato, che lasciava vedere la curva del suo bel seno, mai sorretto da un reggiseno. Sotto aveva una gonna al ginocchio plissettata bianca, molto sexy insomma. Mente guidava la gonna le era salita inevitabilmente sulle cosce, scoprendo le due belle gambe. Non potei fare a meno di guardarle, pentendomene immediatamente pensando che lei era mia nipote. Lei parve non farci caso; arrivammo così sotto casa mia.- Grazie cara, mi hai salvato la vita. — Niente. Senti posso salire, devo parlarti di una cosa. – Mi disse.- Ok. — Non sei troppo stanco? — No ho tempo per dormire. — Ok parcheggio e salgo. — Ti aspetto su allora. -Appena entrato in casa ed aperto le persiane, il sole di maggio invase le stanze, ridandomi un po’ d’energia. Il suono del citofono mi riportò all’impegno che avevo preso con Delia. Aprii il portone e quindi mi sedetti sul divano accendendo la tv. Lei venne a sedersi accanto a me a guardare il telegiornale.- Allora che c’è? – Chiesi.- Senti, devi farlo solo se puoi? Ok? – Mi disse.- Va bene. Dimmi. — All’università mi chiedono delle conoscenze informatiche che io non ho. — E quindi? — Mi servono abbastanza in fretta, e non so a chi rivolgermi. Tu potresti darmi qualche lezione? — Ma certo. Perché avevi paura a dirmelo? — Be tu sei impegnato. Non sapevo se avevi tempo. — Non ti preoccupare. Faccio una doccia ed iniziamo subito. — No dai adesso sei stanco. — No. E’ meglio invece che mi dia da fare. Passa prima il fuso orario. — Va bene grazie. Hai bisogno di qualcosa? — No solo una doccia. — Fai come se fossi a casa tua intanto – conclusi.- Vai pure io aspetto. -Andai in bagno e come sempre, per mia abitudine, abitando da solo, non chiusi la porta. Dopo una sana liberazione della vescica, mi spogliai nudo e mi infilai sotto il getto d’acqua calda. Fu una sensazione sublime. Rimasi immobile con l’acqua che mi scorreva sulla testa per almeno cinque minuti. Sembra impossibile ma quasi dormivo tanto mi stavo rilassando. Ad un tratto ebbi come la sensazione di essere osservato, mi scossi dal mio torpore e mi voltai di scatto per guardare verso la porta. Non potei giurarci, ma mi sembrò di vedere un lembo di stoffa bianca che spariva repentino dietro la porta. Li per li non ci diedi peso. Pensai di aver avuto una specie di allucinazione. Insomma non mi sembrò niente di strano, anche se la sensazione di esser osservato fu chiara ed inequivocabile.Abbassai lo sguardo e vidi che il mio coso si era leggermente eccitato, senza sapere il perché.Ristorato dalla doccia tornai in salone dove Delia stava ballando, con la cuffia in testa. Mi dava le spalle e non mi aveva sentito arrivare. Si muoveva molto bene, il bel culo era agitato in maniera esperta. Era molto sensuale. Si voltò e mi vide, ma non smise di ballare; tolse solo la cuffia mandando in diffusione la musica. Un pezzo soul molto sexy. Si avvicinò a me sinuosa.- Balla signor Gianni? — Non so ballare, non come te almeno – risposi.- Dai dai muoviti — Dai spegni quel coso, ed iniziamo. — Hai ragione. Scusa, spengo. – – Allora cosa sai dei computer? — Poco, molto poco — Dunque dovremo iniziare dal principio -Ci sedemmo così alla scrivania del mio studio davanti al computer; partii con la lezione spiegando a Delia tutto su byte, memoria, ecc. ecc..Eravamo seduti uno accanto all’altro, le gambe di Delia toccavano le mie ed il suo seno spesso premeva sul mio braccio. Il contatto morbido del petto su di me, mi dava una certa eccitazione. Le chiesi di prendere dei fogli in un cassetto vicino a lei; si abbassò per aprirlo, era sulla sua sinistra, e cosi facendo la gonna le si alzò ancora di più sulla coscia. La mia mano, non so come, si fermò sulle sue gambe palpandole. Delia si tirò su senza dirmi niente. Mi guardò solo negli occhi; io tolsi la mano:- Scusa Delia non so che mi ha preso – mi giustificai.- Ma che dici scemo -Mi rimisi a posto, quasi timoroso. Delia sembrava meno sconvolta di me.- Mi trovi attraente zio? — Certo, sei una bellissima ragazza, perché? — Perché non tutti la pensano così, sai i maschi…-Avvicino’ il volto al mio, eravamo a tre centimetri, potevo sentire il suo respiro sul mio viso.- Mi desideri? – Chiese.- Sono tuo zio! — Ma, mi desideri? — Si – risposi con un filo di voce- Anch’io ho voglia. Siamo pazzi? — Non lo so…forse -Mi prese la mano e se la infilò nella scollatura, io strinsi il seno morbido e sodo allo stesso tempo.- Ti piace? – Chiese.- Sei bellissima – risposiLei girò la sedia trovandosi ora seduta di fronte a me, avevo sfilato la mano, ma adesso era lei a far scorrere le sue sulle mie cosce. Si inginocchiò, e iniziò a slacciarmi i pantaloni; quando tirò fuori il cazzo, era eretto come poche altre volte. La sua bocca si aprì a riceverlo tutto dentro. Cominciò a leccarlo e succhiarlo; sentivo la cappella scorrere sulle guance, arrivarle in fondo alla gola. La mano carezzava esperta i coglioni, mentre con piccoli morsi lei mi faceva sentire i denti bellissimi che aveva. Era una situazione surreale, nel silenzio assoluto della casa, l’unico rumore era quello della bocca che succhiava avida. Spesso sputava sulla cappella per lubrificarla, il suo risucchio era davvero potente ed io mi chiedevo come una ragazza di soli 19 anni sapesse fare dei pompini così. Si tolse il cazzo dalla bocca per potersi levare il top. La vista di quelle tette piene e sode mi eccitarono ancora di più. Si avvicinò per imprigionare il pene tra i seni; la guardavo inginocchiata davanti a me con la gonna allargata che toccava terra, ma con le cosce scoperte, lei mi guardava negli occhi mentre muoveva il petto su e giù masturbandomi divinamente. Le sciolsi capelli e la baciai in bocca succhiandole la lingua:- Ti piace zio? Sono brava? — Sei divina Delia, hai un corpo stupendo — Anche il tuo cazzo è bello. Sai a me piace moltissimo il cazzo, in tutti i modi. — Si vede che ci metti passione. – Dissi stupidamente.Lei sorrise a questa mia battuta.- Spogliati. – DisseMi denudai del tutto, lei si portò dietro di me ed iniziò a leccarmi il culo, la lingua mi entrava nel buco, mentre le mani da sotto mi massaggiavano le palle. Salì a leccarmi la schiena masturbandomi ora di mano. Sentivo il seno premermi dietro, non facendocela più mi voltai e la spinsi sopra la scrivania, ficcai il viso tra le gambe leccandole la fica; le sue mani mi spingevano la nuca come per affogarmi nei suoi umori. La esploravo in profondità facendola gemere, il respiro affannoso mi faceva capire che voleva qualcosa di più della lingua. Così mi alzai e le infilai il cazzo dentro fino alle palle, senza remore con violenza e durezza. Ad ogni colpo lei sembrava impazzire di piacere:- oh oh oh oh …si..si..si….dai zio…scopami..scopami…sfondami..dammi tutto il cazzo !!!! -La scopavo tenendola per le tette, gliele strapazzavo con forza. Lei mi guardava in viso mentre la scopavo:- Dai porco…dai scopa la nipotina….ti eccita scoparmi?….Dai scopami..scopami!!!! -La schiaffeggiai con violenza, una, due, tre volte.- Siii…picchiami e scopami ti prego…dammi gli schiaffi…siiii…fammi maleee!!!! -La presi per capelli e mentre continuavo a fotterla le sbattevo la testa sulla scrivania. Sempre più forte, ad ogni colpo sul tavolo lei gemeva sempre più forte, ma non dal dolore , bensì dal piacere; perlomeno dal piacere che le dava il dolore. La girai alla pecorina e dopo averlo bagnato un po’ gli penetrai il culo. Le pareti giovani rendevano l’operazione ardua, forse era vergine lì. Le spingevo il viso contro il piano del tavolo, lei sospirava e soffiava, dopo alcuni colpi lo tolsi dal culo per tuffarmici con il viso tra quelle splendide chiappe. Le mordevo la fica, le leccavo il buco del culo. Glielo schiaffeggiavo, con una mano da sotto la masturbavo infilandole tre dita nella vagina. Facevo poi scorrere il cazzo tra le natiche senza penetrarla e questo la faceva impazzire di desiderio; lo passavo sopra e sotto la fica, a sfiorarla, senza entrarci. Questo la fece bagnare totalmente:- Dai…dai infilamelo ti prego non ne posso più, sto’ impazzendo di desiderio. – Ohh … zio ….. ti pregoo …. scopami … mettimelo dentro dai, dai, non ce la faccio più!!! La fica mi risucchio’ dentro come un vortice; il fremito mi salì dalla cappella fin sopra le spalle. Questa volta la penetrai con più dolcezza, con movimenti lenti e ritmati; ma lei era così eccitata che bastò poco per sentirla venire. Fu uno spettacolo stupendo, la sua schiena si abbassava e si alzava ormai priva di controllo. Le mani le strinse sul bordo della scrivania facendo diventare le nocche bianche da quanto lo faceva forte. Urlò in maniera così straziata, da spaventarmi quasi; divenne un lamento triste dopo che io continuavo a scoparla mentre lei si stava riprendendo dal primo orgasmo, aspettando l’imminente seconda venuta. Io rallentai per cercare di venire insieme; le tette strusciando sul tavolo facevano un rumore come quando si passa un dito bagnato su di un vetro. – Umpf..umpf..ti prego vieni, non resisto più – disse Delia.Proprio in quell’istante lo tirai fuori per sborrarle sulla schiena, ma lei lo voleva in bocca e si volto’ repentina. Tuttavia non fu abbastanza veloce, e cosi la sborra le finì su una spalla, tra i capelli, sul seno ed una parte riuscì a prenderla sul viso ed in bocca. Le presi la testa e gli infilai tutto il cazzo fino in gola. Lei ancora non paga lo succhiava come chi si disseta ad una fonte d’acqua. Mi pulì, e si pulì di tutte le gocce sparse sul mio ed il suo corpo, persino alcune gocce cadute sulla scrivania furono leccate via da Delia. Mi abbassai per baciarla e così condividemmo, in parte, il sapore del mio sperma.- Sei bravissima Delia. — Anche tu, non ho mai scopato così intensamente – disse.Rimanemmo nudi sul divano, dormendo fino a tardo pomeriggio. Quella sera uscimmo a cena insieme, e Delia passò la notte con me. Inutile dire che non dormimmo affatto, tanto che io rimasi a letto per tutta la giornata seguente, recuperando il fuso ed il sonno. Dopo quella volta non ci siamo più lasciati andare, anche se, quando ci vediamo a casa di mia sorella o comunque in riunioni di famiglia, la tentazione reciproca di appartarci è forte. Non è detto che non avvenga più; da allora è passato un anno, e la voglia è tanta, anche da parte sua.Se avverrà, ve lo farò sapere….!!
Aggiungi ai Preferiti