Non ti farai mai una scopata che è una con Internet, così tutti gli amici mi dicevano. Sia chiaro ho, quasi trenta anni, una ragazza ed una vita sessuale più che regolare, ma l’idea di un incontro dettato dal caso, che si consumasse in un atto sessuale, superfluo, quasi fine a se stesso, mi perseguitava, direi forse mi tormentava. Sarei stato disposto anche a pagare purchè si trattasse di una non professionista. In questo turbinio di ricerche sapevo che dietro ogni sito, ogni e-mail, si nascondeva un possibile trucco, un imbroglio, un sito finto, un annuncio finto. Circa quindici giorni fa arriva nella mia casella di posta una e-mail medica. Si tratta di una diagnosi che un medico inviava ad un altro medico; la diagnosi trattava di un caso di dermatite. La rigiro al mittente segnalando che deve averla inoltrata al sottoscritto per errore. L’e-mail non è evidentemente diretta a me. La signora mi ringrazia per l’insolita delicatezza, presentandosi, si chiama Laura: come pensavo una dermatologa. Dopo qualche giorno segue un’altra mail: un altro caso di dermatite. Invio nuovamente indietro la mail, seguono ancora scuse e ringraziamenti da parte di Laura che per giustificarsi mi spiega che la mia mail è identica a quella del suo collega: abbiamo infatti lo stesso cognome cambia solo la prima lettera dell’indirizzo email, l’iniziale del nome proprio. Dopo qualche settimana spuntano sulla mia gamba macchie rosse piuttosto insolite. Ritengo intelligente mandare alla Dott.ssa Laura una mail per chiedere indicazioni e consigli. La dottoressa mi dà qualche suggerimento; compro una pomata ma la situazione peggiora notevolmente. Invio un’altra mail allarmata; ma non ci sono soluzioni, ovviamente non è curabile nulla via mail, mi propone di andare a trovarla in studio nel caso fossi di Roma. Siccome sono di Roma, vedi la coincidenza, decido di approfittare della disponibilità e vado allo studio, avevo non poca curiosità di conoscerla: si tratta infatti del mio primo conoscente via Internet, in realtà nel frattempo l’infiammazione è quasi rientrata. Lo studio è in centro, l’appuntamento è nel secondo pomeriggio, entro e mi annuncio all’infermiera: “la dottoressa si libera tra poco”. Dopo circa una quindicina di minuti mi fa accomodare. La porta si apre sulla classica stanza di uno studio medico, una donna non giovanissima sui 45 anni non bella, ma certamente interessante, siede dietro la scrivania. “Si accomodi”. “Grazie, ma via web ci davamo del tu” rispondo. Sorride, mostrando un sorriso ed un decoltè particolarmente sensuali: dettagli che entrando non avevo notato. “Hai ragione, accomodati”. “Sei il primo cliente che ho tramite Internet” – dice sorridendo – “allora di che si tratta, mostrami la parte incriminata”. Mi abbasso i pantaloni appoggiandomi sul lettino presente nella stanza. Lei si avvicina, ed esamina con una lente l’area arrossata. Nel frattempo l’infermiera entra nella stanza per salutare, dalle brevi battute che si scambiano capisco che aveva già detto alla dottoressa, che sarebbe andata via quel giorno. Laura era china su di me, intravedevo le piccole rughe sul volto, per nulla spiacevoli, un odore dolciastro inebriava l’aria, e da quella posizione ricucivo ad intravedere il suo prosperoso decoltè. Riuscivo a stento a seguire la conversazione preso da chissà che pensieri. Non so esattamente cosa accadde ma mentre lei mi esaminava la zona incriminata, vicina all’inguine, comincia a sentire una certa tensione al pene che si trasformò presto in una vera e propria erezione, cominciai ad imbarazzarmi e la cosa più intelligente che mi venne in mente di dire fu: “scusi”. Mi guardò piuttosto infastidita, cosa che aumentò il mio imbarazzo. Cosa avevo fatto? Mi ordino, piuttosto dura di sdraiarmi sul lettino. Volevo sprofondare. Obbedii all’ordine ma l’erezione, decisamente, non diminuiva. Lei urtò un paio di volte, durante la visita contro il pene, cosa che procurò un ulteriore irrigidimento; stavo per venire ed al contempo ero imbarazzatissimo. Poi avvenne il miracolo, per il quale non smetterò mai di ringraziare il cielo: una mano calda ed umida, probabilmente si insinuo dentro le mie mutande abbassandole, poi dopo un massaggio delicato, poi sentii alternarsi colpi di lingua e morsetti delicati. Sollevai la testa per guardare e quello che vedevo era Laura succhiare la pelle dello scroto da basso fino a raggiungere la punta del pene e riprendere. Non trovai nulla di più intelligente che dire “Che fai?” cercando di non sembrare troppo sorpreso o infastidito. “Ti curo” fu la risposta. Poco dopo le labbra avvolsero con forza il glande. “Ed adesso curami tu”. Si sdraiò sul divanetto nello studio, allargò le gambe, era chiaro. Mi inginocchiai, scostai leggermente le mutandine bianche, di pizzo, un odore forte, dolce, mi tramortì, cominciai a leccare dolcemente prima l’inguine, la pelle, e lentamente la mucosa, era paurosamente umida, ansimava, come mai prima di allora avevo sentito ansimare una donna. Comunicai a intensificare il movimento della lingua spingendola sempre più in profondità, i suoi umori mi bagnavano la barba, ero eccitatissimo; mentre leccavo con mano mi aiutavo a tenere scoperta la fessura scostando con delicatezza le mutandine, con l’altra mi masturbavo, anche li piano per non venire. “Adesso prendimi”. Ero quasi ipnotizzato, le tolsi le mutandine, “possiamo farlo così” chiesi?. MI fece cenno di si, prendeva la pillola. Cominciai a penetrarla prima delicatamente poi sempre con maggiore intensità. Sollevai la camicetta fin sopra il seno una quinta misura, morbide, avvolgenti, mi tuffai a leccarle e baciarle. Mentre leccavo sollevai la sua gamba destra per favorire la penetrazione. La sentivo gemere. Mi spinse con la mano mi chiese di uscire, appena fu libera si volto di spalle, mostrandosi da dietro in una immagine di assoluta lascivia, ripresi a penetrarla, stavolta alla pecorina, scopandola la abbracciavo stringendole i seni. “Non li, stupido”- disse – “praticamente senza voce”. Non avevo mai inculato nessuno, glielo dissi, la cosa sembrò eccitarla ancora di più. Comunicai a strusciare il pene contro lo sfintere, la sentivo pulsare, ma era asciutto, sentivo che le avrei fatto male, mi chinai a leccare insalivando fortemente la parte. Mi appoggiai e sentii lo sfintere dilatarsi, premevo senza fretta, come avevo visto scritto in tanti testi, sentivo il muscolo forte, avvolgente. Un attimo mi disse, uscii, sentivo il pene pulsare, la vedevo con il volto sconvolto dal piacere, semi svestita, bella, sensuale, abbandonata. Estrasse un tubetto dalla tasca del camice, e spalmo con molta dolcezza una crema trasparente sul mio pene: “prova adesso”. Qualunque cosa fosse la penetrazione adesso era facile e piacevole, la sentivo gemere sempre di più, ogni tanto, visibilmente, dal dolore, più spesso dal piacere, in realtà era un misto continuo di entrambi gli stimoli. Ero cotto, avrei voluto rimanere così per sempre, ma stavo per venire, dovevo venire, lei sembro accorgersene, mi fece un segnale capii, uscii. Si giro prese con entrambe le mani il pene e lo avvolse con le labbra, ingoiandolo quasi tutto. Fu questione di un attimo e venni dentro la sua bocca, la sentii deglutire mentre mi fissava con lo sguardo. Lo tenne in bocca con delicatezza finche non tornò piccolo e molle quindi si abbandono sul divano sorridente ed esausta quanto me.
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