27 dicembreSono sola in casa. Approfitto per allenarmi a muovermi tenendo le gambe allargate. Mi spoglio completamente, indosso i tacchi alti a cerco d’imparare a muovermi con quella postura senza sembrare ridicola. Faccio alcune prove: se piego leggermente le ginocchia riesco a camminare tenendo la cosce più allargate, ma sembro una papera. Se tengo le gambe dritte devo ruotare i fianchi per deambulare: in questo modo devo ondeggiare maggiormente il sedere. Suppongo che ai padroni piaccia di più la seconda soluzione. La scelta di allenarmi a quella assurda posizione e di restare nuda in casa non mi è stata ordinata da nessuno, ho deciso io autonomamente e la cosa mi riempie d’orgoglio di schiava. Camminando passo più volte davanti a degli specchi e mi osservo eccitandomi sempre di più. Devo lottare contro il desiderio di accarezzarmi la fica, non mi è permesso. Poi, involontariamente, urto con l’inguine l’angolo di un tavolo: non riesco a trattenermi e comincio a sfregare il mio sesso contro lo spigolo. Fortunatamente lo spigolo è arrotondato altrimenti, vista la mia foga, rischierei di ferirmi la tenera carne all’interno delle labbra del mio sesso. Strofino la fica su quello spigolo tenendo le braccia sulla testa per impedirmi di strizzarmi i capezzoli che pare vogliano esplodere tanto sono duri e gonfi ed in quella posizione mi sorprende mio fratello, rientrato improvvisamente. Mi guarda e legge il desiderio nei miei occhi; non so cosa fare, dovrei fermarmi, scusarmi ed aspettare la punizione per essermi masturbata senza permesso, ma non riesco a farlo. Godo sotto gli occhi di mio fratello, che intanto si è messo ad accarezzarmi il forellino dell’ano con un dito, trattenendomi a stento da urlare. Passato l’attimo di tensione erotica resto confusa ed imbarazzata mentre mio fratello, sempre accarezzandomi, mi rimprovera:“Ma brava puttanella, appena non c’è nessuno che ti controlla non perdi l’occasione per sfregare la tua fica su tutti i mobili, eh?!”“Scusami Roberto, è stato più forte di me, ma ti giuro che è la prima volta…”“Stai zitta! Apri la cosce, fammela vedere… Uhmm, guarda com’è conciata, tutta rossa e gonfia.”Mi apre il sesso tirando brutalmente di lato le labbra:“Devi imparare che questa fica non è roba tua; appartiene a me ed a papà. Non puoi più usarla come vuoi senza il nostro permesso…”Mi colpisce con uno schiaffo proprio sul sesso:“Hai capito schiava?!”“S… Si Roberto. Ho capito. Scusami non succederà più…” 28 dicembreMio padre mi chiama nel suo studio; mia madre è fuori con mio fratello per delle compere in vista del capodanno. Chissà se anche questa volta la cosa è stata organizzata da mio fratello. Mi presento a mio padre completamente nuda, come so piace a lui, con indosso solo i tacchi alti ed i capelli raccolti:“Vieni qui piccolina…”Mi bacia in bocca con passione e dolcezza. Potremmo sembrare due amanti se solo non m’infilasse tutto il suo dito medio nello sfintere anale ed usasse il palmo della mano per tenere allargate le natiche. Senza togliere la mano o sfilare il dito mi fa sedere sulle sue ginocchia. Mi trovo seduta sulla mano di mio padre che mi penetra con un dito nel sedere e mi ritrovo, come sempre, ad essere enormemente eccitata. Allargo le gambe in maniera che il mio sesso rimanga visibile ed a disposizione, e cerco di tenere le braccia dietro la schiena per non ostacolare la visione ed il palpeggiamento dei seni. Come sempre appoggio la testa sulla sua spalla:“Senti, bambolina, Roberto vuole che tu sia punita per esserti masturbata ieri. Sinceramente a me la cosa non da nessun fastidio, anzi mi piace che la mia bambolina si diverta con la sua micetta e mi piace guardarti mentre ti procuri piacere. Non so quale potrebbe essere la punizione che ti meriti e così ho pensato di lasciare decidere a te. Dimmi tu come vuoi essere punita:”La cosa mi coglie del tutto impreparata: non avrei mai immaginato di dover essere io a decidere come dovessi essere torturata. Mio padre mi lascia il tempo di pensare, mentre si diverte ad esplorare le mie intimità ed a soppesarmi le tette.Penso per qualche minuto: a come sono ed a come desideravo essere, ai risultati ottenuti in questa mia perversione, a come amo sentirmi totalmente sottomessa ed a come mi ecciti il fatto di essere trattata come un oggetto da piacere proprio da mio padre più ancora che da mio fratello. In realtà pensare in quella situazione, con le mani di mio padre che mi perlustrano e mi palpeggiano ogni più recondita parte del mio corpo, alternando sensazioni di piacere a dolori intensi ed improvvisi a seconda che mi accarezzi o mi strizzi, non è esattamente facile. Forse proprio grazie alla crescente eccitazione che sento montare in me rispondo senza esitare:“Papà, io sono felice di essere la vostra schiava. Sarei orgogliosa se mi imponeste le peggiori umiliazioni. Esibite la mia schiavitù in pubblico: voglio che tutti sappiano cosa sono. Prostituiscimi, mandami sul marciapiede per il tuo divertimento. Marchiami così che tutti sappiano che sono la tua schiava…”Mentre dicevo queste oscenità ansimavo e gemevo, ormai prossima all’orgasmo.Mentre mi ascoltava e accarezzava, sempre con il dito nel mio ano, il viso di mio padre s’illuminò con un sorriso:“Bambolina mia, non esagerare! Già tua madre comincia a fare delle domande strane su di te: le voci corrono; credi che sia passato inosservato il modo come hai esibito le tue cosce ai tuoi cugini?E poi non voglio che la mia bambina diventi una puttana da marciapiede; preferisco che rimanga il mio giocattolo fresco e pulito!”“Ti prego papà, umiliami…”“Senti, ne parliamo con il maestro. Magari lui conosce qualche modo per accontentarti senza rischi! Contenta?!”“S… Si, grazie papà…”Mi bacia ancora in bocca: poi mi fa alzare, sfilando il dito dal mio ano ormai indolenzito per la lunga esplorazione ed infilandomelo tra le labbra perché lo pulisca con la lingua. Mi ordina di chinarmi sul piano della scrivania, di allargarmi le natiche e s’infila nel mio ano. 1 gennaioHo passato la serata del capodanno in compagnia di mio fratello che mi ha portata ad una festa organizzata da suoi amici. Fortunatamente non conosco nessuno e nessuno conosce me. Mini abito di seta nera, molto corto e molto scollato. Non mi è possibile il minimo movimento senza scoprire la mia nudità e il pube rasato. Indosso anche il collare e mio fratello mi ha fatto mettere in borsa i vibratori, i frustini e l’apparecchio per tenere spalancata la bocca. Il mio arrivo suscita lo stupore di tutti i presenti: sia i ragazzi che le ragazze rimangono allibiti dal mio abbigliamento e da come mi presenta mio fratello:“Questa è una schiava da sesso: sarà a vostra disposizione tutta la serata per soddisfare ogni vostro capriccio! Servitevi pure!”Mi fanno girare su me stessa molte volte per vedermi meglio, poi mio fratello mi solleva l’abito scoprendo le mie natiche nude; infila un dito nello sfintere e rimane con il palmo della mano contro le natiche. E la stessa posizione usata da mio padre pochi giorni prima e mi chiedo se sia un caso voluto. Tenendomi in quel modo mi fa camminare in giro per la sala portandomi a vedere ai presenti. Poi mi fa mettere in un angolo della sala ordinandomi di restare in piedi a gambe allargate e le mani sopra la testa. Mi applica l’apparecchio per la bocca e posiziona, vicino a me, un tavolino con i vibratori, il frustino ed un cestino pieno di preservativi. Dalle 22 fino alle quattro del mattino rimango a disposizione degli invitati che mi toccano e usano in tutti i modi. Vengo portata un una camera a soddisfare chi mi vuole almeno una ventina di volte e dopo devo sempre riprendere la mia posizione. L’apparecchio che porto alla bocca m’impedisce di parlare, bere o mangiare: perfino deglutire, con tutto lo sperma e l’urina che ingoio, diventa difficile. Alle quattro mio fratello mi riporta a casa senza levarmi nessun orpello:“Papà ti vuole veder così!” Spiega.Ho il viso, le cosce, i seni e le natiche piene di sperma secco.Infatti al ritorno in casa troviamo mio padre che ci aspetta: mia madre dorme e mio fratello ci saluta e va a dormire:“Vieni qui piccolina, fammi vedere cosa ti hanno fatto…”Mi avvicino e lui mi solleva l’abito mentre mi fa girare lentamente su me stessa per osservarmi l’inguine e le natiche:“Sono andati pesanti con la frusta eh? Guarda qui come sei gonfia…”Comincia ad accarezzarmi e per quello che posso, comincio a guaire dal piacere. Gioca con le dita nella mia bocca spalancata, afferrandomi la lingua e accarezzandomi i denti con il pollice.Mi fa sedere sul pavimento e mi fa tenere le cosce allargate per esaminarmi più comodamente. Quando, dopo lunghissimi minuti di quella perlustrazione, mi sfrega la fica con la punta della scarpa godo immediatamente. Alle 10 di mattina vengo svegliata da mia madre. Siamo invitati al pranzo di inizio anno da dei parenti. Mi lavo e mi trucco poi attendo, nuda sul letto, che mio fratello venga a dirmi come devo vestirmi. Sceglie un completo giacca e minigonna non particolarmente succinto. Cosa strana, mi fa indossare un ridottissimo tanga nero, intonato al reggicalze ed alle calze nere velate:“A pranzo ci saranno anche i cugini e se allungano le mani non vorrei ti sorprendessero a passera all’aria…”In auto io e mio fratello siamo seduti dietro e mia madre comincia a rimproverarmi sull’abbigliamento, ma mio padre interviene e riesce a sviare l’argomento.A pranzo, caso vuole, mi trovo seduta proprio in mezzo ai cugini che cercano, senza farsi accorgere dai genitori, di sbirciarmi le cosce moderatamente esposte. Dopo pranzo, mentre aiuto a sparecchiare la tavole ed i nostri genitori discorrono con i parenti, sento mio fratello proporre ai cugini, i due che già mi avevano baciata e palpeggiata ed agli altri tre, di andare a fare una passeggiata in centro. Anche questa diventa un’occasione per esibirmi e mio fratello ne approfitta per fare in modo che tutti i cugini godano della visione delle mie cosce. Arrivano al punto di farmi sollevare la gonna per mostrare il tanga nero ed il reggicalze. Ma essendo in strada non devo subire niente di più che qualche veloce toccatina. Uno dei cugini, evidentemente eccitato, propone di andare in un locale che conosce lui, dotato di una tavernetta, dove potremo rimanere tranquilli. Naturalmente mio fratello accetta e li viene esibita la mia ubbidienza. Devo mostrare ai cugini il mio seno, le natiche e il sesso. Mio fratello mi fa toccare e baciare: poi devo soddisfare con la bocca tutti i cugini. Verso sera ci incamminiamo per tornare dove ci attendono i nostri genitori, ma la serata per me non è ancora finita. Mentre camminiamo ed ho la mano di un cugino sotto alla gonna a palpeggiarmi le natiche, mio fratello dice:“Sapete che l’altra sera ho sorpreso Silvia che si sfregava la passera contro un tavolo? Non posso lasciarla sola un attimo che si struscia subito contro qualcosa, lasciando le bave come una lumaca, non è vero Silvia?!”Arrossendo dalla vergogna rispondo:“S… Si, è vero…Scusami Roberto…”“Merita una lezione: sentite ho un’idea…”Mi ordina di tirare fuori il collare ed il guinzaglio dalla borsa. Mi fa indossare il collare e mi applica il guinzaglio sotto agli sguardi esitanti ed eccitati dei cugini. Poi lega il guinzaglio alla recinzione del parco, proprio sotto ad un lampione. Mi fa sfilare la gonna, intimandomi:“Adesso Silvia tu rimani qui fina a quando non veniamo a recuperarti. Guai a te se cerchi di muoverti o anche solo di coprirti con le mani, anzi, tienile sopra alla testa!”Rimango sola sul marciapiedi: una giovane e bella ragazza in reggicalze e minuscolo tanga, incatenata seminuda sotto un lampione, a disposizione di chiunque passi per caso di li. Il freddo è pungente ma sono così terrorizzata e imbarazzata che lo avverto appena. Non so dove siano andati mio fratello ed i cugini, se in un bar o solo semplicemente dietro un angolo a spiare le mie reazioni. Non so nemmeno se la loro assenza dura un’ora o solo pochi minuti. Grazie al cielo è la sera del primo dell’anno e mi trovo in una zona poco trafficata. Passa solamente un auto che rallenta e si ferma. Gli occupanti mi guardano ma, forse temendo uno scherzo o peggio, non scendono e dopo qualche minuto l’auto riparte.Quando mio fratello ed i cugini tornano mi toccano prima di liberarmi. Mio fratello infila un dito sotto le mutandine e lo ritira bagnato dei miei umori; lo mostra ridendo ai cugini facendoglielo anche annusare:“Che vi avevo detto? Sta già facendo le bave!”La sera racconto l’episodio a mio padre che si dice preoccupato che mio fratello si lasci prendere la mano; cerco di rassicurarlo ma lui vuole comunque parlare a Roberto. 3 gennaioOggi sono stata mandata da mio fratello, seminuda e bardata come una puledra, a suonare il campanello del geometra nostro vicino. L’apparecchio che mi spalanca la bocca m’impedisce di parlare e sono costretta a consegnargli un biglietto che ho preparato in precedenza su indicazione di mio fratello: “Vuole montarmi per favore?” Il pensionato legge il biglietto in silenzio, poi mi guida in camera da letto, si sdraia sul letto e mi fa montare a cavalcioni sul suo pene molliccio che faticoa far penetrare dentro di me. Per tutto il tempo che rimango dal vicino questi non mi rivolge nemmeno una parola. 7 gennaioMia madre e mio padre hanno avuto una violenta discussione a causa mia. Mia madre è convinta che frequenti cattive compagnie e che questo sia il motivo dei miei atteggiamenti “trasgressivi”.Alla fine della discussione mio padre, controvoglia, ha acconsentito a farmi frequentare l’università in un’altra città. Sono a terra: penso che ciò significa la fine della mia sottomissione. 20 gennaioSono stata impegnatissima nelle pratiche per il cambio d’università e non ho avuto il tempo di aggiornare questo mio diario. Anche mio fratello e mio padre si sono resi conto del mio stress e mi hanno lasciato relativamente tranquilla, usandomi solo poche volte. Ma oggi è successa una cosa che ha ridato speranze ai miei desideri e che devo assolutamente raccontare. Sono riuscita ad ottenere il trasferimento presso l’università di Ferrara, dove i corsi sono iniziati da pochi giorni dopo la pausa festiva. Non sono però ancora riuscita a trovare una sistemazione, un appartamentino o un pensionato. Mio padre allora ha convinto mia madre che avrebbe potuto farmi ospitare, almeno per qualche tempo, da un loro conoscente, che risiede appunto a Ferrara. Avevo conosciuto anch’io questo signore ma ero ancora piccola e poi non avevo più avuto occasione di rivederlo. Ieri mio padre mi ha accompagnato a casa di questo conoscente, dopo che si erano accordati per telefono. Ci ha ricevuti e si è detto felice di ospitarmi:“Ciao Silvia, sei diventata bellissima! Sono felice che tu stia qui con me; da quando sono rimasto vedovo….” Mentre parlava vedevo mio padre che sorrideva. Poi cominciò a parlare lui al suo conoscente. Gli spiegò la mia situazione e come avrebbe dovuto controllarmi e continuare il mio addestramento:“… Potrai usarla come preferisci. Mi raccomando solamente di non farle correre rischi imprevisti e di punirla severamente per ogni minima mancanza!”Mi stupii del fatto che l’amico di mio padre non si stupisse delle cose che mio padre gli stava dicendo. Capii solo allora che mio padre aveva pensato a quella soluzione proprio perché sapeva di potersi fidare dell’amico e mi cedeva praticamente ad un nuovo padrone.Mi ordinarono di spogliarmi e di rimanere nuda:“In casa resterai sempre nuda, con indosso solamente i tacchi ed il collare. Svolgerai le faccende domestiche e servirai come una perfetta serva. Quando non frequenti i corsi studierai inginocchiata alla scrivania e guai a te se non otterrai risultati più che soddisfacenti…!” E continuarono a lungo ad elencare i miei obblighi e doveri. Mi resi conto che sarebbe stato un ulteriore, difficile, passo verso la sottomissione. Avrei subito una dominazione maggiore e più pressante di quelle provate sino allora. Quando mio padre, dopo avermi baciata e accarezzato il sesso davanti all’amico, ci lasciò il mio nuovo padrone mi lasciò in piedi per guardarmi:“Sai Silvia, avevo pensato di comprare un cane che mi facesse compagnia. Credo che non sia più necessario, vero?! Ci penserai tu a farmi da cagnetta…”Abbassai la testa arrossendo: maledetto imbarazzo, pensai, non mi abbandoni proprio mai:“Si signore, … Sono felice se mi permette di essere la sua cagna…”
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