La notte trascorse lasciandomi insonne. Gli eventi della giornata mi avevano sconvolto, nella mia mente scorrevano le immagini di Cinzia intenta a succhiare il mio pene. Non riuscivo a trovare pace, mi sentivo strano e profondamente eccitato. Facevo mille pensieri e cercavo di giustificare il mio comportamento convincendomi che in realtà non approfittavo della situazione sfruttandola a mio vantaggio, ma semplicemente offrivo un aiuto a Cinzia per risolvere i suoi problemi. Una volta ripulita la mia coscienza dai vari sensi di colpa, dagli sguardi dei figli e del marito di Cinzia che conosco benissimo e che mi fissavano, nella mia mente, con disprezzo, iniziai a masturbarmi pensando al momento in cui avrei usufruito anche del culo di Cinzia e mentre lo ricordavo vestito dei pantaloni attillati che spesso indossa mi venne improvvisamente l’idea che avrebbe potuto risolvere in una volta sola i suoi problemi finanziari. Faccio parte da cinque anni di un club di motociclisti possessori della famosa “Galletto”, dei circa cinquanta soci, una decina sono diventati ormai amici stretti e ogni raduno diventa l’occasione per scatenarci in follie quasi adolescenziali (in realtà l’età media è abbastanza elevata ed io sono il più giovane del gruppo). Nell’ultimo raduno ci eravamo ripromessi che al prossimo avremmo scorazzato per Bergamo (città dell’imminente raduno) in cerca di scopate. L’argomento della fica è il secondo argomento più gettonato dal nostro gruppo formato da sposati in cerca di avventure, da anziani senza più molte speranze sessuali e da qualche giovane come me sempre molto affamato di sesso. L’indomani mattina chiamai Glauco, il più anziano e il più autorevole del gruppo e gli feci una proposta, lui rimase stupito ed eccitato della cosa e mi disse che ne avrebbe discusso con gli altri. Andai in ufficio e Cinzia arrivò con 15 minuti di ritardo vestita in maniera incredibilmente sexy, mi salutò e cominciammo a lavorare. L’ora di pranzo arrivò in fretta e Cinzia ed io ci ritrovammo soli. “Cinzia, ho avuto un’idea che potrebbe risolvere i tuoi guai con un tuo sacrificio di un solo week-end, anzi di una sola nottata.” “Figurati!!! Di cosa si tratta? Chi mai pagherebbe così tanto e per cosa poi?” “Ecco, in effetti si tratta di una cosa particolare: ti ho parlato spesso del mio club motociclistico, ti ricordi?” “Si, certo, una volta hai anche portato le foto del raduno in ufficio, ma cosa centra?” “Eh, centra, centra, perché diciamo che una decina di soci del club potrebbero offrirti tutto il denaro che ti serve in cambio di averti a completa disposizione per il prossimo raduno che si terrà fra due fine settimana a Bergamo.” “Ma, cosa dici!!! Sei matto? Cosa vuol dire un decina di soci? Ma cosa dovrei fare scusa?” “Senti, Cinzia, tu hai deciso di risolvere i problemi finanziari della tua famiglia utilizzando il tuo corpo, tu ieri sera eri inginocchiata davanti a me e ingoiavi tutto lo sperma che ti schizzavo in gola, qui ci sono gli 800 euro e poi mi darai anche il culo, come ieri tu hai deciso di fare. Ora, visto che così tu hai deciso, non credi che invece di sputtanarti in giro andando a fare pompini a chi ti capita davanti per una manciata di euro sia meglio sacrificarti per una nottata e risolvere il problema tutto in una volta? Se accetteranno di pagare 3 mila euro a testa, vorranno usarti come la loro troia, sarai la loro cagna per una notte, in un villino di uno di loro li a Bergamo. Vorranno scoparti, farti bere la loro sborra, venirti nel culo, usarti per soddisfare le loro fantasie più recondite, ma poi tu ti sarai liberata dai tuoi aguzzini per sempre, non credi?” Cinzia cominciò a piangere ed a ripetere che era disperata, che trovava ingiusta la vita e che quello che gli proponevo era atroce, che non sarebbe mai riuscita a farlo. “Fai come credi, loro domani mi diranno se sono disposti a pagarti quella cifra, poi tu deciderai cosa fare, intanto ora prendimelo in bocca che poi ti sfondo il culo come abbiamo stabilito.” Cinzia piagnucolando si avvicinò a me e mi tirò fuori l’uccello che già era in tiro. “Vedo che stai diventando esperta a tirare fuori uccelli dai nidi, brava, ti meriti un bel premio” La presi per i capelli e la costrinsi ad inginocchiarsi poi cominciai a sbattergli il cazzo in faccia finché non aprì la bocca e li ve lo infilai. “Sei una lurida puttana, sapessi quante seghe mi sono fatto pensando a questo momento. Altro che ufficio, casa e chiesa, ci hai sempre fregato a tutti facendoci credere di essere la moglie e madre perfetta, ma sei solo una succhia cazzi, si vede benissimo che non stai più nella pelle ora che puoi finalmente essere quello che sei: una troia.” Cinzia mi succhiava il cazzo piangendo, poi si interruppe. “Non puoi farmi questo, ti ho sempre creduto un amico, ti ho sempre voluto bene.” “Ehi, ti sei fermata!! Continua a succhiare altrimenti ti piscio in bocca! Ma chi cazzo ti ha dato il permesso di parlare poi, brutta troia?” Le aprii la camicetta e feci uscire un seno che le strinsi, lei tirò un urlo e alzandosi mi diede una sberla prima di voltarsi. La afferrai per un braccio e la buttai per terra a pancia in giù, le immobilizzai le braccia con una mano, mentre con l’altra iniziai a frugare nella sua intimità, strappandole le minuscole mutandine che portava e intrufolando a forza e con fatica un dito nel suo culo. Lei iniziò ad urlare dal dolore, non sapevo che soffrisse di emorroidi e in quel momento la sua infiammazione era all’apice, togliendo il dito mi resi conto che aveva un rigolo di sangue scuro dall’unghia. “Cazzo, hai delle emorroidi che fanno paura, perdi anche sangue dal culo, sarò cortese con te, se vuoi facciamo passare l’infiammazione e il culo te lo farò un’altra volta, però non mi accontento solo di un pompino oggi, capito!” “Cosa vuoi allora? Mi vuoi scopare brutto stronzo?” “Non ci capiamo mica io e te. Adesso sarei io lo stronzo? Io che ti sto aiutando ad uscire dal mare di merda in cui quel coglione di tuo marito ti ha cacciato? Io che ti ho desiderato tanto e che morivo dalle seghe mentre quel cazzone ti scopava e ti rovinava la vita? No cara mia, ora decidi: o mi dai indietro i miei soldi e te la cavi da sola, oppure mi devi portare rispetto e gratitudine! Cosa facciamo?” Claudia rimase in silenzio, poi si inginocchiò davanti a me e riprese in mano il mio cazzo ormai moscio, lo iniziò a succhiare con passione, in poco tempo mi portò all’apice, non volevo sborrare subito, ma la sua lingua e la sua bocca calda e abile erano irresistibili, le fermai il capo e sfilai il cazzo dalla bocca guardandola negli occhi “Non mi accontento di una pompa, ci siamo intesi?” Cinzia si girò abbassandosi le mutandine, sollevò la gonna e prese il cazzo con una mano indirizzandolo fra le sue natiche, io spinsi lentamente, lentamente entrò nel suo culo malato. “Ah, ti prego piano, brucia, no aspetta un attimo” Godevo, ormai era tutto dentro, lo sfintere era strettissimo e ciò amplificava il mio godimento. Cinzia una volta che il pene si era ambientato nel suo culo, distese il corpo in avanti, completamente piegato a 90 e con le mani si aggrappò letteralmente al calorifero e disse “Ora fottimi in culo con tutta la voglia che hai, sono la tua troia che si fa sfondare il culo” A quelle parole non seppi resistere e cominciai a pompare con foga, la presi per i capelli e con l’altra mano le ficcai due dita in fica. Non durai molto, cercai di trattenere lo schizzo il più a lungo possibile e quando affondai per l’ultima volta un getto potente ed abbondante le allagò l’intestino seguito da una serie di piccoli ma copiosi schizzi, mentre venivo lei godeva, lo percepii dalla contrazione delle sue labbra e dall’abbondante broda che bagnò le mie dita. Quando estrassi il cazzo un fiotto di sperma misto a merda e sangue uscì accompagnato da una scorreggia dal suo culo e macchiò la sua gonna e la moquette dell’ufficio. La pausa era finita, ma non riuscivo a riprendermi da quella goduta, prima di cominciare il lavoro mi avvicinai a Cinzia e le dissi “sei davvero fantastica, se accetterai la proposta dei soci li farai impazzire e ti pagheranno bene, domani mi devi dare una risposta” “Va bene, ho un’intera notte per pensarci!”
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