Donata impiego’ un bel po’ di tempo per scuotersi dall’incantesimo del sogno. Si sentiva ancora umida in basso, la’ dove gli effetti dell’eccitazione erano piu’ evidenti; e i capezzoli erano ancora duri. Ristette alquanto sul letto, crogiolandosi del calore del suo stesso corpo e delle voluttuose sensazioni che i compiacimenti notturni le avevano apportato. Certo che ne ho fantasia! (e voglia di maschio anche!), si disse un poco inquieta. Questa sua immaginazione, dove l’avrebbe portata? A quali nuovi conflitti? Pareva che aver a che fare con i maschi costituisse sempre un problema!Purtroppo gli uomini le piacevano, e davvero non sapeva come tenerli alla larga! Negli ultimi tempi ci era riuscita esercitando su di se’ un controllo rigoroso, ma quanto ancora avrebbe potuto resistere? Il segno della note era un campanello di allarme abbastanza esplicito. Aveva di nuovo bisogno di sesso, molto sesso!Si studio’ un pochino e si accorse di essere piena di smanie, come lo era nei momenti peggiori. In momenti come quelli non le bastava mai. Diventava ipersensibile e vogliosa. Chiunque poteva riuscire a conquistarla. Accettava e prendeva il piacere comunque e da chiunque, anche dalle sue stesse mani. Le era sufficiente sfiorarsi alcuni secondi tra le coscie per raggiungere l’orgasmo. Anche in quel frangente, nonostante l’orgasmo appena consumato, facendo andare la mano un mezzo minuto, si sarebbe procurata un goduta da toglierle il fiato.Si mosse leggermente sul letto e i capezzoli si sfregarono contro le lenzuola. Un sospiro voluttuoso le sfuggi’ dalle labbra. Ah! come ne aveva voglia! Se ci fosse stato un uomo, o alcuni uo mini (aveva fatto anche quello!) nella stanza, non avrebbe esitato un istante. Si sarebbe immediatamente scoperta per offrire il suo bel corpo alle brame di chi l’avesse voluto prendere. Sospiro’ di nuovo, ma di sconforto questa volta. Era fatta proprio a cavolo! In certe occasioni diventava persino insopportabile. Cosa diamine andava a progettare? Nuove scopate estemporanee? Dopo tutti i suoi buoni propositi?Purtroppo Donata era spaventosamente arrendevole con gli uomini, e proprio questa sua caratteristica, invece di favorire i rapporti, glieli guastava in modo irrimediabile. I maschi, dopo aver avuto quello che cercavano, la trattavano da puttana; e le amiche, anche quelle con i cui mariti non aveva scopato, rendendosi conto di quanto potesse essere pericolosa, troncavano repentinamente i rapporti. Ogni avventuretta con un marito le alienava le simpatie di dieci mogli!Davvero che doveva cambiare! Non poteva lasciarsi portare a letto da chiunque glielo chiedesse, e sperare di poter mantenere intatte le amicizie (specie quelle femminili).Invece lasciava che le cose andassero sulla base dell’istinto, senza regola, limitandosi ad assecondare i desideri; e le inimicizie, il segreto disprezzo dei maschi, si accumulavano. Gli uomini l’assediavano, la scopavano e le voltavano le spalle. Le donne mormoravano, si preoccupavano per i loro mariti e finivano con l’odiarla.Tutti avevano qualcosa da dire contro di lei, tutti (anche lei stessa!).L’unica soluzione, aveva proclamato un giorno, e’ dire basta! inchiavardiamo tutto e chi si e’ visto si e’ visto! Sembrava pero’ che le fosse impossibile mantenersi a lungo in quel proposito. Decisioni del genere, per i tipi come lei, sono piu’ facili a programmarsi che ad eseguirsi. Il corpo, quel suo bel corpo rigurgitante di gioventu’, sentendosi braccato dalla volonta’, per un momento aveva accettato di deporre le armi. A lungo andare pero’ era tornato all’attacco per imporre i suoi diritti. Non osando sfidarla di giorno, si prendeva la rivincita di notte, perseguitandola nei sogni, la’ dove poteva sorprenderla indifesa, e tradirla come il ladro furtivo nella notte.Gliel’aveva spiattellata proprio per bene, comunque, la sua verita’. LA VERITA’ DEI SUOI BISOGNI! Fatta capire in modo inequivocabile, sconvolgendola con la seduzione di piaceri a cui mai si era saputo sottrarre.E pero’, che esagerazione! che situazioni disperate! eccessive! Ma che cos’era lei, nel suo profondo? Che specie di pervertita? di pazza scatenata? Che cavolo! solo una gran troia poteva andare a immaginare certe cose!I miraggi profani della notte, sia pure spenti, l’invasero di nuovo e piacevolmente. Si eccito’. Esagerato si’, ANCHE SOLO A RIPENSARLO, ma parecchio divertente. Molto divertente. Una vera festa dei sensi. Esploro’ alla ricerca delle scene piu’ piccanti tra quelle che rammentava e si accorse allarmata che erano SCAR SE. Il sogno le stava gia’ sfuggendo. Se ne dispiacque. Era stato un bel sogno, molto dinamico e avventuroso. Tanto, tanto sexy. Se la sarebbe menata volentieri, ripensandoci su. A lei piaceva molto anche con le mani e, comunque, un orgasmo era sempre un orgasmo; se veniva d’impulso, e al momento giusto, poteva risultare gradevole altrettanto che una scopata.Beh! per me, e’ sempre il momento giusto! sempre il momento di venire! medito’ con diletto.Si rese conto che i pensieri l’avevano portato oltre i suoi vecchi propositi e si rimprovero’. Gesu’! non riusciva a stare ferma, decisa, su niente! Eccola la’ pronta a ricominciare con i maschi, pur rammentando i dispiaceri che le avevano procurato! Il suo sentimento era come una farfalla, posava su ogni opinione capace di albergare nella mente (specialmente se riguardava il sesso). Era assurda! Troppo volubile! Riusciva a essere, quasi con temporaneamente, contenta e scontenta di cio’ che le accadeva. Ma la contraddizione non era del tutto sua; era inerente alla situazione: si trattava della risposta necessaria alle sollecitazioni che subiva dall’esterno, che moltiplicavano gli effetti degli ormoni in circolazione all’interno.Date le sue qualita’, ossia, essendo una gran bella figliola, tendeva a incarnare il tipo di donna che il suo ambiente richiedeva che fosse; cioe’, piu’ o meno quel che piaceva e conveniva ai maschi. Loro la volevano, come si dice, facile, una voluttuosona arrendevole disposta ad accontentare tutti, e Donata trovava in se’ i riscontri giusti per poterlo essere. Non fosse stata per l’educazione ricevuta la vita avrebbe potuto scorrere liscia per lei. L’ambiente le offriva le giuste opportunita’, la vocazione non le mancava, il fisico neanche, che cosa di piu’?Beh, l’educazione c’era, e se la doveva tenere! I suoi genitori, cattolici osservanti e un po’ fanatici, l’avevano assillata con innumerevoli avvertimenti, ammonizioni e anatemi sul sesso. Questi interventi, nonostante si fosse formata una morale sua, le erano rimasti dentro, e continuavano ad accompagnarla nella vita. Anche perche’ erano continuamente richiamati da una congerie di altri censori che si sentivano in dovere di venire a darle lezioni su come si doveva comportare, e su quanto e con chi dovesse aprire le gambe. Donata aveva pure voltato le spalle a costoro, ma loro non si erano scoraggiati, avevano continuato ad abbaiarle dietro, anche dopo che aveva lasciato l’infanzia. La sua morale era giunta troppo tardi, troppo per tirarsi definitivamente da quella degli altri. Sotto sotto, quella morale non aveva smesso di inseguirla. Tant’e’ che Donata, pur non volendolo, si trovava spesso a lasciarsi condizionare dai pregiudizi del mondo in cui viveva (in fondo, erano i suoi stessi pregiudizi). Questo mondo se pure la spingeva in una certa direzione, presumeva di poterla poi legittimamente condannare. Succede. La societa’ ben volentieri getta l’anatema sulle funzioni di cui non puo’ fare a meno (battone, becchini, boia); e tanto piu’ le bolla di infamia, quanto piu’ non ne puo’ fare a meno.Accadeva cosi’ che Donata fosse per un verso sollecitata e per un altro verso boicottata dal perseverare in un percorso che le apparteneva: il libertinaggio e la spensieratezza; ritrovando si cosi’ in conflitti dati da problemi in fondo non suoi!Nel guazzabuglio formato dai suoi propri complessi, e da quelli del prossimo, che ricadevano ingiustamente su di lei, fin troppo bene se la cavava!Si mise a sedere sul letto, sempre inseguendo i ricordi della notte. Le mammelle dondolando le ricaddero sul petto. Erano ben fatte, piene, sode, ottimamente sostenute dai muscoli, ma grosse, troppo grosse, ENORMI, come affermava enfaticamente, tutto maiuscolo, uno dei suoi tanti amori; e non c’era forza che potesse sostenerle in orizzontale. Anche Donata trovava che fossero ENORMI, ma non quanto parlava ai maschi. Riusciva a valutarsi con occhio critico. Erano GRANDI, ma non GRANDISSIMI. ENORMI lo sembravano soltanto. Essendo piccolina, non piu’ di un metro e cinquanta, anche se ben fatta e soda, quei suoi senoni da super maggiorata, nel contrasto col resto della figura, risultavano piu’ grossi di quel che effettivamente erano.I maschi impazzivano d’averli per le mani, cosi’ morbidi, sensibili, caldi, e Donata li affidava loro volentieri. Non solo li affidava, le piaceva anche usarli personalmente. Li avvolgeva attorni agli uccelli e faceva su e giu’ con il busto, finche’ loro non le schizzavano succosamente in faccia. Che goduria nel veder li torcere estasiati dall’azione della ciccia morbida delle sue mammellone! Negli scontri sessuali erano sempre queste ultime a rimetterci. Erano le sue truppe di prima fila e di retroguardia, fronteggiavano l’impeto del primo assalto e dell’ultimo; lo stesso che dire che sostenevano i momenti piu’ duri dello scontro, quando il desiderio, all’inizio, incalza irruente, e tende a porre da canto i riguardi; e quando esso e’ sazio, e si attacca avido ad ogni elemento che meglio possa rievocare le tentazioni appena ridimensionate. In effetti i suoi senoni ne facevano volentieri le spese. In qualunque stadio del rapporto si fosse glieli mal trattavano senza riguardi, servendosi a piene mani, strizzando glieli fino a farla gridare.Gridare? Anche durante la notte aveva gridato, a causa degli eccessivi maltrattamenti.Donata poggio’ entrambe la mani alle tempie, come a spremere i ricordi, che continuavano a andarsene. Riusci’ a recuperarne qualcuno tra i piu’ pregevoli e ridacchio’. Una marea di maschi che l’inseguiva su una spiaggia e lei che correva a perdifiato, lanciando gridolini eccitati, e dando delle occhiate spaurite dietro. Subito dopo un flash rapido che la vedeva sommersa, avvolta nei corpi dei maschi, mentre innumerevoli mani la percorrevano tutta.Sono proprio una ninfomane! penso’. Una puttana senza rimedio!Se lo disse spassionatamente, come in genere ci si confessa le verita’ meno controverse, quelle che non sconvolgono i propri equilibri. E invece quella verita’ sconvolgeva Donata. Costituiva la pietra di paragone delle sue possibili alternative di vita. Poteva scegliere una vita tranquilla, senza picchi di gioia e senza grossi dolori, in vista di una vecchiaia serena; oppure viverne una guidata dall’istinto, come veniva veniva; oppure ancora, temperando i due modi, all’insegna della ragione, asseconda delle convenienze e i suoi personali bisogni (l’alternativa piu’ feconda, probabilmente, ma anche la piu’ difficile da realizzare). Chissa’ cosa riusciro’ a combinare? penso’ un poco sfiduciata. Sentiva di essere a una svolta, ma ignorava in quale direzione si sarebbe condotta. Certo era che le sensazioni della note le toglievano parecchie illusioni sulle sue possibilita’ di condurre una vita almeno ordinata, se non casta.Nuovamente le immagine violente del sogno tornarono per turbarla. Molti uomini che si avvicendavano su di lei. Le sue grida, i suoi incitamenti ai maschi. Il gemito di soddisfazione con cui li accoglieva!Pero’… pero’… si disse. Tutto quel piacere! quelle dozzine di uomini chiusi con lei in una sola stanza (come fare a non ammettersi una poco di buono!), non erano troppi? davvero segretamente ne desiderava cosi’ tanti?Sotto la spinta di questi interrogativi poso’ le gambe in terra ed esamino’ il proprio corpo. Dormiva nuda, a volte anche senza le mutande e pote’ studiare ogni sua particolarita’ anatomica. Si piacque (si piaceva sempre, da molti anni ormai, da quando era diventata pubere). Si piacque perche’ sapeva di piacere all’altro sesso. Si piacque attraverso e per il loro stesso pia cere. Aveva delle gambe dritte ben fatte, che deliziosamente si arrotondano oltre il ginocchio, con un accenno di esagerazione simile (ma non uguale, per fortuna) a quello del seno; sarebbe stato magnifico averle una decina di centimetri piu’ lunghe, avrebbero dato piu’ eleganza al suo portamento, alla sua figura; e provocato un po’ di interesse intorno a lei (o meno interesse? aveva spesso l’impressione che piacesse proprio cosi’ com’era, piccolina e prosperosa, il piu’ bel supporto a quel suo seno lussuoso, adorato da tutti, e che tutti aggettivavano, senza che avesse bisogno di elogi o commenti: nudo o coperto che fosse spiegava gia’ tutto da solo, su tutto lo scibile umano). Contento dell’esame il ventre palpito’, si inumidi’ sfacciatamente, godendo della propria stessa ammirazione. Non si vergogno’ di questo. Era certo dell’impunita’ (e chi avrebbe potuto vedere, sotto la pelliccetta del sesso, quella sua gran matassa di pelo, cio’ che al sesso accadeva? i ricci salivano, salivano, si espandevano, de bordavano anche fuori dalle mutande; ma nel punto dolente del sesso formavano una barriera spessa impenetrabile che bisognava aprire con i palmi per portare alla luce il taglio roseo/brunasto che i maschi non smettevano mai di chiederle. Proprio cosi’ fece. Apri’ con i palmi il cespuglio e lo porto’ alla luce. Apparvero le labbra imbronciate della fessura. Bella. La trovava bella. Se la sarebbe baciata volentieri da sola se avesse potuto!).Sospiro’. Non poteva lecccarsela da sola. Ci aveva provato, ma non ci arrivava. Era roba da contorsioniste quella, non da maggiorate con chili di ciccia davanti al petto! Si consolo’ stuzzicandosela con le dita.Le basto’ il primo tocco per capire che non si sarebbe fermata, che sarebbe andata avanti. Era troppo gonfia di desiderio. Sapeva che le sarebbero bastate poche carezze per portarsi all’orgasmo.Si sfioro’ la clitoride e sussulto’. (Dio, quanto ne aveva voglia!) La frullo’ un pochino con le dita. Parve perdersi negli spasimi. Picchietto’ poi col palmo aperto tutta la fica, COME SE LA STESSE INFLIGGENDO UNA PUNIZIONE BENEVOLA, e infilo’ dentro un dito per scoparsi un pochino. Fece su e giu’ un po’ di volte, con movimento rapido e nervoso, e rovescio’ indietro il capo, sopraffatta dall’intensita’ delle sensazioni.Aveva la testa affollata di frammenti dei suoi eccessi onirici. Cazzi, cazzi, cazzi dappertutto. La bramavano, se la con tendevano, erano tutti per lei. Se la dividevano da buoni amici, passandosela l’un l’altro senza gelosie e senza prevaricazioni. Era la donna di tutti, la puttana comune, se la sarebbero goduta a lungo liberamente, come e quando avessero voluto.Gesu’! che porci! Le avevano incastrato due cazzi insieme nella fica! Gliela stavano slargando mostruosamente! rischiando di lacerarla. Glielo spingevano dentro un po’ di volte e venivano riempiendola di sborra. Ora erano in tre a venirle contemporaneamente in faccia e in bocca. Molti altri, che se lo menavano, si tenevano pronti a sostituirli, e ad annegarla col loro seme. Ne avrebbe fatto indigestione!Di nuovo loro che la scopavano a turno, uno dietro l’altro, senza interruzione. Il suo calice si colmava fino a traboccare, mentre i maschi imperterriti continuavano a fotterla.Entusiasta di quei ricordi tolse il dito e carezzo’ tutta la fica con il palmo aperto, il medio malizioso e avido leggermente rientrante. Sibilo’ di soddisfazione alcune volte e torno’ alla clitoride.Prese a sfiorarla con due dita insieme, la mano che correva leggera nell’aria, imprimendo un ritmo serrato e costante. Smanio’ ancora. Si rivide alle prese con i tanti cazzi assaggiati nella notte e accelero’ il ritmo.L’orgasmo arrivo’ subito, come aveva previsto, senza darle tempo di arzigogolare troppo sull’orgia notturna. Le dita sfiorarono rapidissime un’altra decina di volte il grilletto e i muscoli delle coscie cominciarono a contrarsi. Inarco’ poi la schiene e venne.- Ohoooo! – fece tutta presa. – Che bello!Le ci voleva proprio! Tutto quel tempo senza sesso, ma come aveva potuto? Come le era potuto saltare in mente una corbelleria del genere?Disfatta dall’orgasmo si sdraio’ sul letto. Si contorse ancora un poco e si mise tranquilla, la mano in mezzo alle coscie che accarezzava con tocchi lievi la sua tenera passerina.Un’altra volta? si chiese incerta. Ne aveva ancora voglia, pero’ dubitava di avere abbastanza tempo.Guardo’ lo sveglia. Non ne aveva tempo. Neppure un minuto da perdere. Si alzo’ frettolosa e si diresse al bagno. Ad ogni passo le tette oscillavano con subbuglio tale che pareva dovessero sbilanciarla. Donata invece procedeva dritta, con passo sicuro e leggero, elastico persino. Aveva cura del suo corpo, non come accade a tante bellone, pigre e viziate, che hanno cura di se’ so lo in quanto a lavacri ed abiti; Donata no, Donata si teneva in forma, faceva ginnastica, footing, qualche sport… le serviva avere il fisico in ordine (se non altro a sostenere la massa del le tette!) e scaricava una parte delle sue enormi energie sessuali. Altrimenti come avrebbe fatto? COME AVREBBE FATTO! Meta’ del suo tempo a letto le sarebbe costato restare!Si guardo’ nuovamente allo specchio, quello grande che teneva nel bagno. Si esamino’ con orgoglio. Beh! niente male! niente male! non fosse stata per quella sua iperdisponibilita’ sessuale (si compiacque pensando alla propria esuberanza sessuale; per un momento le venne da ridere di se’, quasi) avrebbe vissuto egregia mente in pace con se stessa, senza troppe oscillazioni tra il voglio e non voglio, tra SONO UNA POCO DI BUONO e SONO LA PIU` SEXY DI TUTTE! e avrebbe ricevuto il piacere, la gioia cosi’, con spensieratezza, certa di muoversi nel giusto, e con giusta misura. Invece c’era quella sua arrendevolezza, la gran facilita’ a rispondere agli allettamenti sessuali (da puttana, appunto! non pote’ evitare di pensare con una sfumatura di disprezzo e compiacenza) e ogni suo abbandono, ogni nuova avventura si risolveva in un problema, un patema d’animo.Perche’, in genere di queste avventure, le restava ben poco nel pugno (solo un bell’arnese da maschio! rise risoppesandoselo tra le mani); e perche’, si rendeva conto, che quel modo di prati care il sesso non aveva alcuna possibilita’ di guidarla verso un porto sicuro. Non era lei infatti a godere della lussuria della cosina tra le coscie, ma quest’ultima a disporre dispoticamente del suo tempo libero! Cioe’, lei non sceglieva. Si limitava a pro curare quante piu’ derrate sessuali le riuscisse per sfamare le voglie sconsiderate e inopportune della bestiolina che aveva in mezzo alle gambe!Si lavo’ in fretta.Torno’ davanti allo specchio strofinandosi con l’asciugamano. Era innamorata della propria figura, minuta e perfetta, affascinata dalla bellezza dei lineamenti. Ma ne era anche urtata. Quel corpo esteticamente (ma non eroticamente) alterato dagli ENORMI seni, le forniva incessanti motivi di soddisfazione e contrarieta’, di ansie ed esaltazioni. Lo amava e lo detestava nel medesimo tempo. SI`, GLI PROCURAVA L’ATTENZIONE DEI MASCHI, NON IL LORO AFFETTO!Era esattamente cio’ di cui sentiva la mancanza. Affetto e stima. Stranamente, non appena la conoscevano com’era, a letto o in piedi, di sotto o di sopra, davanti o dietro, stima ed affetto, se pure s’erano embrionalmente costituiti, sparivano all’istante. Bastava, a volte, ancora meno, bastava le mettessero a nudo il petto, e i maschi sgranavano gli occhi, il loro respiro accelerava (mentre i prodigiosi capezzoli bruni si inturgidiva no), e la donna scompariva (ma non per un momento; PER SEMPRE) e Donata diventava solo femmina, una calda desiderabile, irrispettabile femmina da letto.In quei momenti, sentendosi trattata e considerata un magnifico oggetto sessuale, Donata si inorgogliva. Diventava consapevole della sua superiorita’ fisica sulle altre donne. Non solo in quanto a bellezza, ma anzitutto quanto a sensualita’. A lei piaceva il sesso, lo faceva capire, si sentiva. Lo avvertivano gli uomini e lo avvertivano le donne. Ne era pienamente consapevole lei stessa. E questa consapevolezza finiva di perderla. L’eccitazione saliva a dismisura, e si abbandonava completamente, senza piu’ remore. Diventava una gattina felice, incapace di dire di no e anzi, ansiosa di manifestare assensi, si’! si’! si’! di piu’! di piu’! di piu’! mai una volta che omettesse di incitare i suoi amanti.Finito di asciugarsi infilo’ la vestaglia e ando’ in cucina a preparare la colazione. Sfornellando la vestaglia si apri’ e sulla pelle, ancora umida e calda, passo un brivido che la costrinse a prestare attenzione. Si guardo’, come a volte usava, nel modo in cui riteneva l’avrebbe guardata un uomo. Anzi ne invento’ uno, uno qualsiasi, li’ per li’, seduto con lei, che si beava dello spetta colo che offriva la sua immagine discinta. Penso’ di provocarlo, piu’ di quel che gia’ provocasse restandosene in disordine e afferro’ i seni tra i palmi (ne afferro’ solo una minima parte) e strinse. Lo sollevo’ e li porse. Eccoli son tuoi, succhiali!La fantasia consegui’ l’effetto voluto. In basso tra le coscie si inumidi’ ancora, e un tremito leggero la percorse tutta. Alito’ dalle labbra la propria eccitazione. Dio! come faceva presto ad andare su di giri! Scarruffo’ con dita impazienti il pelo del pube, tentando ancora di pensare i pensieri dei maschi. Pensieri violenti, animaleschi! La passione primordiale che veniva alla luce. I maschi andavano matti per il pelo delle femmine, simboleggiava per loro lo stesso organo sessuale. Il sesso delle donne in effetti non era evidente, come il pene, ma il pelo si’. La peluria attorno al pube, che ognuna aveva diversa, per forma, densita’, lunghezza ed estensione alludeva bene al mistero del sesso femminile. Il pelo le differenziava tutte, aggregandole nelle comune realta’ dell’esser donne. Il bel boschetto d’amore piu’ di tutte pero’ differenziava Donata. Era cosi’ pelosa tra le coscie che a volte ne aveva quasi vergogna. La prime volta, sotto lo sgaurdo allucinato del maschio che l’aveva denudata, le era parso possibile svenire dall’imbarazzo. Sapeva di essere particolarmente dotata per essersi confrontata con le amiche, le quali, con molta meraviglia, commentavano il cespuglietto che le saliva su verso l’ombelico e ai lati verso le pelvi; ma la bestiale eccitazione del suo primo, quei suoi occhi da pazzo, resi rossi dall’eccitazione, l’avevano del tutto scombussolata!Quello era stato il primo sguardo, il primo imbarazzo. Poi ne erano seguiti tanti altri e ora non ci faceva piu’ caso. Quasi piu’ caso.Continuo’ a bagnarsi.Se fossi un uomo sarei terribile, penso’. Non vorrei andare con una che non avesse seni come i miei e la micetta altrettanto pelosa!Il gorgoglio del caffe’ che usciva interruppe il pensiero profano. Accorse accanto al fuoco. Donata, senza accorgersene, era caduta in una iniquita’ abituale nelle donne (non abituale in lei): la severita’ di giudizio sulle consimili (spesso finendo per coinvolgersi direttamente nella censura). Le donne infatti ammettano con difficolta’ le attrattive delle altre (ne apprezzano piu’ facilmente la bellezza, specialmente se asettica); ma che cosa ci trova in quella? sono pronte a meravigliarsi sulle scelte maschili. Non le intendono, ne’ le accettano, perche’ credono di essere al disopra di tutte, ho tutte le mie cosine al posto giusto, e allora? perche’ non ammettono di essere seconde a nessuna e a niente, quando sei con me non devi pensare a nient’altro! Donata invece no, con tutto il suo orgoglio femmineo, la sua superbia sessuale, credeva di sapere bene perche’ gli uomini la preferissero alle altre, ma anche perche’ l’abbandonassero prima delle altre. Perche’ era una puttana, ecco perche’; e le puttane si sa, si scopano, si pagano (a lei neppure quello, era ripagata dal piacere) e si piantano in asso.Il pensiero doloroso la indusse nuovamente a mutare orienta mento. Sorbendo il caffe’, adagiandosi sulla sua capacita’ di muta re opinione con facilita’, cerco’ per se stessa degli alibi, qual cosa che la giustificasse. Non era una puttana. Era anche una puttana. Come tutte, del resto. Un po’ puttane, un po’ sante; o forse ne’ sante, ne’ puttane, semplicemente donne, o qualcosa del genere. Magari in lei la Venere profana si manifestava un tantino piu’ forte che nelle altre, un tantino piu’ pronta e prepotente; eppure anche Donata sapeva amare, sapeva sacrificarsi ed essere fedele. Non era stata casta accanto al marito per molti, molti mesi? nonostante che a lui bastasse una volta la settimana e a lei non bastasse una volta al giorno? che per lui il sesso fosse solo uno sfogo o, peggio, una specie di impegno di lavoro da sbrigare alla svelta, e per lei il momento piu’ intenso e significativo della giornata?No, doveva ammetterlo, aveva persino esagerato contro se stessa. Quell’ultimo periodo di astinenza non dimostrava a sufficienza che aveva delle qualita’? Una vera puttana non agiva co si’; non poneva la propria tranquillita’ spirituale sopra alle soddisfazioni della carne! Se ne infischiava di tali problemi! Una vera puttana e’ prontissima ad afferrare il piacere quando arriva, e come arriva; non pone barriere, ne’ considerazioni tra se’ e il proprio corpo.Aveva esagerato, certamente. Controllarsi un po’ poteva risultare ragionevole, tenersi totalmente lontana dal sesso pero’ era irrazionale. Purtroppo pareva che Donata fosse incapace di misura. O non si dava, o si dava totalmente, senza limiti.Pero’ ecco che il sesso, ignorato per un certo tempo, veniva a veniva a perseguitarla di notte, suggerendole il modo migliore con cui rifarsi dalla lunga astinenza: andare a letto un po’ con tutti (era quello certamente il significato riposto dell’orgia notturna), con tutti quelli che le capitavano e non pensarci piu’!Nel pensare quest’ultimo concetto, il sorriso fiori’ spontaneo sulle sue labbra.No, anche questo era sbagliato. Non un po’ con tutti, ma tutta quanta con ciascuno. Gia’, lei non si dava mai a pezzetti, ma sempre intera e con intensita’ totale.Quel concetto maliziosa, letto anni prima su un fumetto, le piacque. Tutta quanta a ciascuno! Una frase significativa. le pareva che le si attagliasse, la trovava appropriata. Non era quel tipo di donna che lesinava carezze ed entusiasmi. Con tutto quel lo che aveva da dare, non le era difficile la generosita’. C’era sempre un di piu’, un altro tanto, con cui soddisfare il maschio: sempre e in qualsiasi circostanza.Per altro non dubita di essere capace (il sogno non aveva sbagliato neppure in quello) di darsi a parecchi contemporaneamente, e senza dividersi. Se le fosse capitato, nessuno avrebbe avuto da lamentarsi di lei; ognuno l’avrebbe avuta nella sua interezza, con tutta la sua passione. Niente lamentele. Abbondanza per tutti. E se cio’ non si fosse realizzato con una distribuzione equa di piaceri ed entusiasmi, non sarebbe stato per sua in capacita’ o colpa, sebbene per dabbenaggine dei maschi. Per non aver scorto in lei i tesori che offriva, e saputo apprezzare la generosita’ con cui li offriva. Per essere rimasti chiusi nei loro stupidi egoismi e nelle loro impotenti gelosie!Donata, da parte sua, era certa, non si sarebbe lasciata sfuggire gli entusiasmi giusti. Si conosceva. Conosceva la perseveranza, e i bollori, con cui si accostava al sesso. Ci si sapeva divertire, lei!- Gia’, – si propose goduriosa. – Devo togliermene lo sfizio… Si’, lo ammetteva, le sarebbe piaciuto. Ma dove trovare uomini cosi’ in gamba, cosi’ privi di pregiudizi e remore? cosi’ impetuosi come li aveva vissuti in sogno? (e cosi’ tanti, poi! perche’ se fosse avvenuto, tanti dovevano essere! Si’, certamente. Non va leva la pena scomodarsi, e sputtanarsi ulteriormente, per una or getta da quattro soldi. Tre, quattro maschi insieme, non ci si sarebbe messa neppure. Una dozzina dovevano essere almeno per non avere la sensazione di essere una qualsiasi sporcaccioncella vogliosa, ma una vera Dea dell’Amore, la Dea del Sesso, Quella che si Fa Tutti, la Piu’ Gran Puttana, Colei che si Butta Via, una specie di saldo collettivo, correte! correte! si svuotano i magazzini!… sarebbe stato fantastico, se la sarebbero litigata coi cazzi, l’avrebbero tirata da tutte le parti, a me! a me! no, prima a me! e lei, emozionata come una scolaretta, avrebbe prova to un gusto bestiale a distribuirsi, e uno altrettanto grande ad approfittare delle loro fatiche per rimpinzarsi per bene, di uccelli e di piacere!). Certo, con uomini come quelli non avrebbe comportato alcun problema dar fondo alla propria insolenza femminile. Forza ragazzi, scopatemi! dateci sotto, belli, non vedete che sono pronta, che non aspetto altro? L’avrebbero fatta a brani, l’avrebbero fatta. Belli, selvaggi, appassionati, innocenti, persino. Violenti, ma anche consapevoli del valore dell’oggetto che si passavano con rapidita’… no, temeva proprio che non esistessero soggetti simili. Non in quantita’ adeguata, comunque (adeguata alla sue fantasie del momento). Certo lei non ne conosceva. Ma era poi necessario che fossero in un qualche determina to modo? Giunti a quel punto non sarebbero stati altro che cazzi! (non uomini, sessi anonimi) in cui uno valeva l’altro. Rabbrividi’ e si cinse la vestaglia, richiuse cio’ che il caso aveva aperto. Farsi una bella passata di cazzi! cosi’ spensieratamente, senza la solita tensione, la solita ansia che sopravviene nei rapporti interpersonali (ognuno si aspetta dall’altro qualcosa in piu’, qualcosa di speciale e teme l’aspettativa dell’altro), era un’idea! Sarebbe stato da lei farlo (non aveva carenza quanto a puttanaggine!). Doveva decisamente prenderla in considerazione… D’improvviso le venne voglia di ridere e rise sonoramente. Rise di se’, dei propri desideri sconsiderati. Se persino Donata si bollava tanto ferocemente, come l’avrebbero trattata, nei loro discorsi, i maschi?Poteva immaginarlo. Ma che troia! Non le bastava mai! Si e’ fatta fare di tutto! Avresti dovuto vederla! Si pappava i cazzi che era una bellezza! E` proprio senza fondo, quella! Ah! l’orribile, contraddittoria mentalita’ dei maschi! Fortuna che non tutti fossero cosi’ gretti, meschini…Le venne in mente un ragazzo biondo, alto, molto cordiale, che lavorava presso la banca dove Donata aveva il c/c. Le faceva il filo da tempo. Aveva iniziato a corteggiarla subito, sin dalla sua prima apparizione davanti allo sportello. Beh! non aveva mancato di contraccambiare, anche se solo restando sullo scherzo. Era tentata, pero’. Le pareva che quel giovanotto avesse qualcosa di speciale, o quantomeno non la solita stronzaggine maschile, di cui prima si ingolosiva (erano ansiosi, dispotici, aggressivi, si sentiva tanto femmina con loro!), e della quale dopo si disgusta va (diventavano sfuggenti, distratti, egoisti!). Con ragazzi come quello non esitava mai. Si affidava. Lasciava che le cose procedessero liberamente, e in genere le andava bene. Trascorrere due ore insieme con lui sotto le lenzuola, non avrebbe potuto che farle bene. Le avrebbe rimesso in circolazione gli ormoni necessari a calmarla, e tolto dal capo tutti quei pensieri, e proposi ti, osceni. Se lo ripropose come compito a breve. Avrebbe lasciato che le cose andassero avanti con quel tipo!C’era anche quel ragazzo, ormai doveva essere un uomo, a cui aveva concesso di metterle le mani addosso, molto tempo prima, mentre suo marito di la’ chiacchierava col padron di casa. Ricordava bene quel ragazzo. Aveva fatto la pazza con lui (anche se non ne era pazza!), a causa di quella sua strana faccia piena di brufoli, ma tanto tanto dolce. Si era comportata in modo sconsiderato, e sarebbe stato orribile se fossero stati scoperti, lei svergognata in pubblico e il marito idem.Donata rabbrividi’ al ricordo. Di piacere e timore insieme. Il ragazzo era letteralmente impazzito quando gli aveva mostrato il seno. Donata, vanitosa quanto basta, sollevando il golfino, il solito suo sorrisetto provocante, aveva sciorinata la merce, il suo ben di Dio. Non portava reggiseno. Nonostante le dimensioni esagerate delle tette non ne abbisognava. D’altronde le piaceva farsi accorgere che andava a seno sciolto, e leggere negli occhi del prossimo l’effetto che produceva, ad ogni passo, tutto quell’immenso ondeggiare da mare in tempesta, sotto la misura ridotta del golfino. L’aveva letto anche negli occhi del ragazzo. Prima era impallidito, poi si era fatto rosso, gli occhi vitrei. A quel punto non aveva avuto scelta, s’era lasciata fare. Lui le aveva strizzato tanto forte i seni da farla quasi urlare.Non era stato tanto male. Peccato aversi dovuto limitare, a un po’ di manipolazioni, considerando le presenze di la’. Altrettanto non male un certo commesso viaggiatore il quale, ogni venerdi’ sera, in un motel dell’Autosole, le dedicava poesia d’amore, e qualcos’altro. Anche lui all’esordio era stato gratificato da una generosa esposizione toracica, tie’, godi popolo! gliele aveva piazzate sotto il naso ottenendo in cambio la solita espressione congestionata. Da allora, ogni volta, aveva voluto ripetere la scena. Donata tirava su il golfino e lui le saltava addosso come un affamato. Fortuna che nel motel avessero agio di approfondire; e cosi’ arrivavano dove volevano, e vi si spinge vano, lui in particolare spingeva, dove trovava un buco lo ficca va (oltre che in mezzo alle tette, naturale), una o piu’ volte, spingere spingeva, e come che spingeva! dimostrando di avere una bella schiena, oltre che un pisello di tutto rispetto (paragona bile a quello del ragazzotto dei brufoli, che l’aveva tirato fuori per un momento, facendola squagliare tutta di contentezza!). Donata si rallegro’. Le faceva sempre piacere rammentare quel tipo, quello delle spinte. Si riprometteva di cercarlo, un giorno di questi, quando fosse stato dell’umore giusto. Quando avesse avuto voglia di farsi maciullare le tette! e inondare il viso! e riempire di lividi il corpicino tondo e ben fatto! Diavolo d’un uomo! Glielo aveva piazzato in mezzo ai seni piu’ volte, a momenti, che in mezzo alle coscie! s’era dimostrato un vero maniaco delle ghiandole mammarie!Continuo’ a sondare con la mente dentro la schiera di uomini con cui si era accompagnata. Ognuno un episodio, ognuno un ricordo. Maschi belli fisicamente ne aveva conosciuti diversi, ma va lidi emotivamente ben pochi. Erano anonimi, dei cazzi privi di personalità, Di molti infatti ricordava bene il sesso, caldo e vibrante in vari punti del corpo, mai i lineamenti. Incontrando qualcuno di loro per la strada avrebbe faticato a riconoscerlo. Pero’, se si fossero tirati giu’ i calzoni, allora si’ che sarebbe stata capace di recitarne il nome!Oddio! Marco! quanto tempo e’ passato! Anni che non scopiamo! Ti piace ancora, dopo il bocchino, baciare le ragazze per assaggiare un po’ della tua stessa roba? Oh! ma questo e’ il cazzo di Filippo, non c’e’ dubbio, punta verso sinistra! Ciao Andra! qual buon vento! Non fare quella faccia, sai, il mio culetto per il momento e’ a riposo, non l’avrai!Si’ aveva preso dei bei cazzi, un sacco di maschioni che l’avevano gratifica di buone strette (ce n’erano diversi ripagabili. Bisognava ne tenesse conto!). Quanto a sentimento pero’, tutti uguali, piatti, avari, insignificanti… omologati dalla comune concezione dei rapporti col prossimo: dei rapporti con le don ne!Donata li cercava, in fondo, proprio per questo: per quei loro 20 cm scarsi di cazzo, di cui andavano orgogliosi. D’altro non si preoccupavano. Non ne erano in grado. Meglio cosi’. Meglio non illudersi. Non si poteva tirare fuori sangue dalle rape. Altrimenti non sarebbe riuscita a sopportarli.Di bel nuovo le immagini del sogno l’aggredirono. Madonna! quanti se n’era inventati! Davvero aveva voglia di farsi cosi’ tanti maschi, o si era trattato di uno dei soliti spropositi dell’inconscio, il quale reagisce agli stimoli alla sua propria maniera?Il suono del campanello interruppe la nuova giravolta dei pensieri. Controllo’ che la vestaglia fosse in ordine e ando’ ad aprire. Apri’. Un ragazzo alto, bei lineamenti, tutto stirato nello sforzo di tenere su la bombola del gas, la fissava con sguardo interrogativo.- Avanti, avanti, – invito’ in risposta a quello sguardo Donata.Il ragazzo sorrise timidamente.- Dove la metto?Gli occhi erano perduti all’altezza dei seni. Aveva subito indovinato quel che si nascondeva sotto; e suddorato gli allettamenti e le promesse che la donna si preparava a proporgli. Essi erano gia’ scanditi dai piccoli scuotimenti con cui la bella movimentava il profilo dell’indumento.- Faccio strada, – disse Donata rispondendo cordialmente col suo franco sorriso. Due fossette deliziose le si formarono agli angoli della bocca.Ando’ avanti, in direzione della camera da letto e indico’ la stufa a gas. Il ragazzo, con sveltezza che denunciava una grande pratica, sostitui’ in fretta la bombola vuota con la nuova. La tenne facilmente con una sola mano. Era un ragazzo forte. Era timido e lavoratore. Neppure per un istante sollevo’ gli occhi su Donata. Le piacque quella sua riservatezza mite e schiva, piu’ facile da trovare in una fanciulla che in uomo, ma proprio per questo ancora piu’ gradita. Non si sentiva minacciata da quell’uomo, che non le imponeva di recitare una parte. O meglio, le chiedeva tacitamente di recitare quella in cui meglio riusciva, e che piu’ poteva darle sollievo.Anche Donata era timida. Dietro i suoi modi disinvolti, l’altezzosa sicurezza nella sua appetibilita’ sessuale, mascherava un’incertezza di fondo, che finiva col diventare insicurezza di se’, della stessa bellezza. Amava percio’ incontrarsi con i suoi pari, anche se, travolta dalle sue contraddizioni, dalle sue brame, finiva con l’incontrarsi con tipi del tutto opposti.- Ecco fatto, – disse il ragazzo completando l’opera. – Sono venticinquemila.Lo disse in modo che a Donata riusci’ simpatico. Valeva la pena ringraziarlo in qualche modo. Le sembro’ giusto, appropriato. Non aveva che uno, pero’. Dargli la possibilita’ di rifarsi gli occhi. Lascio’ che la vestaglia, in alto, si aprisse, fino a mostrare l’inizio irruente del seno (il resto poi si indovinava).Il ragazzo sbarro’ gli occhi. Donata trovo’ che era bello, oltre che simpatico. Gli volto’ le spalle e cerco’ i soldi nella borsetta gettata negligentemente su una poltrona. Dovette chinarsi. Si chino’ piu’ del necessario. Che il ragazzo vedesse anche il resto! che constatasse come fosse messa bene anche di dietro, e come poche altre!Spio’ nello specchio del como’ le reazioni del giovanotto. Se ne stava immobile, perduto con gli occhi sulla sua figura. Spostava il peso da un piede all’altro, imbarazzato, non sapendo come comportarsi e dove mettere le mani.Bravo ragazzo! penso’ Donata. Ne respirava quasi il disagio.- Bene, – disse a voce alta.Nella borsetta aveva trovato un biglietto da cinquantamila. Lo porse.- Non ho resto! – balbetto’ il fanciullino.Donata si sedette sul letto. Lo osservo’ spiegazzare il biglietto di banca.Accavallo’ le gambe.- Mi piaci, – affermo’ tranquilla. – Come ti chiami?La vestaglia si apri’ anche in basso, mostro’ le cosce per due terzi del loro splendore. Un altro po’ e avrebbe messo a nudo il sesso. Se quel tipo avesse saputo che era completamente nuda sotto!- Giovanni, – rispose il maschietto arrossendo.- Giovanni, vieni qui, – invito’ lei, facendo segno col palmo il punto esatto dove lo voleva. – Lascia perdere il resto.Il denaro sfuggi’ dalle mani del ragazzo. Era teso come una corda di violino e pareva in procinto di mettersi a tremare. La vestaglia si apri’ ancora. Il poveretto strinse i denti, sussulto’. Donata capi’ che le aveva visto i seni, i suoi bruni capezzoli, l’alto del pube coperto dai suoi fitti neri ricci da gatta, e seppe, lo senti che sarebbe stata una buona giornata. Un bell’incontro profittevole…Il giovanotto fece un passo verso Donata e si fermo’. Non sedette dove le aveva indicato la donna. L’aveva forse dimenticato. O puntava a piu’ immediati piaceri.Donata allungo’ una mano, lo cinse ai glutei e lo costrinse a compiere un ulteriore passo (passo da sonnambulo), finche’ ne ebbe il pube all’altezza del viso. C’era un bel rigonfio da ammirare in quel posto. Lo ammiro’. Sollevo’ lo sguardo e sorrise. Sempre sorridendo tiro’ giu’ la lampo, infilo’ la mano dentro e strinse. Come lo tocco’ avverti’ un guizzo, una contrazione. Il ragazzo gemette e ebbe tra le dita il caldo vischioso del suo orgasmo. Invece di commuoversi, e di andarne fiera, come le succedeva sempre nelle medesime circostanze, fu preda di un un rapido moto di furore. Ritiro’ la mano indignata, lasciando il tapino a sbrigarsela da solo con la tempesta che infuriava nei calzoni. Non gli diede il tempo, ne’ il modo, comunque, di provvedere. Tempo per nulla. Si alzo’ in piedi furibonda e indico’ la patta aperta. – Rimettiti in ordine, – impose in tono glaciale.L’uomo singulto’ e chiese scusa, la testa fra le nuvole. Soffriva orribilmente. Tiro’ su la lampo continuando a venire, senza poter far nulla per darsi sollievo. Volto’ le spalle e scap po’ dalla camera aggobbito, come rinchiuso in se stesso. Una frustrazione boia!Donata rimase immobile ad ascoltare i passi che si allontanavano, poi lo sbattere della porta d’ingresso.- Coniglio! – impreco’ ingenerosamente.Si puli’ la mano con un fazzoletto di carta. L’odore del maschio, che tanto le piaceva, in quel momento le era di fasti dio. Strofino’ a lungo le dita e getto’ il fazzoletto sporco nel cestino con un gesto nauseato. Schifo! schifo!Si compenso’ con l’immagine splendida del suo corpo riflessa nella specchio. Era una miniatura scolpita nell’alabastro; una di eta’ primitiva, il cui seno ENORME simboleggiava la fertilita’. Niente finzione artistica, pero’. Il seno era vero. Vero! da innamorarsi a prima vista!Si placo’.Forse quel tipo non era cosi’ tanto da condannare. Con tutto quel merce messa in mostra, come avrebbe potuto far diversamente? Si sa come sono i ragazzi, cosi’ irruenti, pronti, pieni di vitalita’! Quando mai poi quel tipo aveva occasione di vedere merce tanto buona? una sisona cosi’ eccezionale?Poverino, come doveva essere stato frustante per lui vedere il Paradiso a portata di mano e esservi scacciato prima ancora di poterci entrare!Compati’ il giovanotto e rimprovero’ se stessa. Era stata stupida a comportarsi in quel modo. Aveva mostrato una perfidia, e un’arroganza, da borghesuccia sadica e frustrata. A sua discolpa poteva accampare la delusione per quella venuta improvvisa. Quando aveva sentito lo schizzo caldo tra le dita non era riusci ta a dominarsi. Qualcosa di oscuro era scattato in lei. S’era sentita negletta, trascurata, inutile (si’, inutile!). Perche’ neppure per un istante il maschio si era preoccupata di lei, di chi fosse, delle implicazioni di quel suo sfacciato adescamento, DEL LA TENSIONE EROTICA CHE STRAVOLGEVA DONATA. Lui s’era lasciato assorbire totalmente dall’eccitazione e non aveva pensato ad altro che ad affrettarsi verso il culmine del piacere. Aveva compiuto un veloce atto di autoerotismo, in pratica, con Donata a far da parafulmine, E senza curarsi d’altro.A dire il vero non era stata neppure effettivamente usata (che’ a volte questo puo’ persino risultare gradito), ma solo sfruttata in quanto immagine. Lei contava esclusivamente per il piacere che poteva dare, anche senza il contatto diretto: in qualsiasi modo il maschio potesse averlo, e basta!Cosi’ le era parso, almeno.Sospiro’.Doveva ammetterlo, ma il sesso con gli uomini funzionava solo per quel che lei, solo lei, riusciva a immetterci. Dal canto loro i maschi si limitavano a mettere l’attrezzo in funzione e per il resto, buonanotte, occorreva arrangiarsi. L’arnese tra le gambe alzava la testa e loro partivano in tromba. Tutto qui. O poco altro.Cosi’ erano. Valevano ben poco. La meta’ di quel che valeva una donna. Dieci volte meno. Venti volte. Qualsiasi donna, qualsiasi moglie, si svendeva, anzi si regalava a mettersi con uno qualsiasi di loro. Dieci amanti bisognava farsi, per compensare le carenze di ognuno. Dieci. L’uno all’insaputa degli altri. Comparsi un computer e affidare a lui la gestione delle molteplici vite parallele. Menarli per il naso, bisognava, divertirsi alle loro spalle, ecco!Oppure no, uguale al sogno, una bella orgetta. Li si informava della presenza degli altri, li si convinceva a conoscersi, si dava un appuntamento collettivo, e si approfittava dell’occasione per sbatterseli in massa. Ehi! belli, fuori i cazzi, fatemi vedere quel che valete! E non fate quelle facce! Perche’ diavolo vi avrei fatto incontrare, altrimenti? Un bella festa, una stupenda occasione per sbaragliarli tutti in una sola volta!Sospiro’ ancora. La vita era piena di paradossi. Toccava alle donne essere trattate da oggetti sessuali, ma erano gli uomini a comportarsi come tali. Dei bei manici per divertirsi, questo sapevano offrire. Di questo si vantavano. L’uccello costituiva la loro stessa vita. Senza, non si saprebbero immaginare. Donata, pero’, come tutte, avrebbe voluto anche dell’altro. Tenerezza ad esempio, affetto, la loro energia, l’intelligenza, la protezione… bene. Riusciva solo ad avere i cazzi. Cazzi. CAZZI A PROFUSIONE. Belli, duri, rappresentativi, ma solo cazzi. Loro e la roba di cui desideravano liberarsi, e di cui, capitava, si liberassero fin troppo presto.Peggio per loro! Avrebbero trovato solo la sua fica all’appuntamento (con le tette di contorno, si capisce). La donna non l’avrebbero mai trovata.La vacca si’, la donna no.- Ma io non sono una vacca! – esclamo’ in tono dolente, non potendo nel contempo trattenere un risolino.Le piaceva darsi quel titolo, e le spiaceva che glielo attribuissero. Le apparteneva, ma avrebbe voluto non fosse suo. In ogni caso, se era una vacca, non si poteva affermare che fosse cattiva.Con il giovanotto delle bombole si era comportata come una donnaccia, vero, ma che ricordasse era stata la prima volta: sarebbe stata anche l’ultima.Non era da lei maltrattare chicchessia, e specialmente un cosi’ bel maschio!Manno’, si corresse, quale donnaccia! piuttosto il caso classico della casalinga inquieta e un po’ troppo porca! Era stata innaturalmente crudele, nello stile delle poverette isteriche che non scopano per mesi, e si scatenano col primo venuto. Non si sentiva isterica, ma era esattamente quel che aveva fatto. S’era scatenata col primo venuto, dopo alcuni mesi di astinenza forzata. Altro che Dea dell’Amore! una poveretta frustrata, e illusa, ecco cosa era! Illusa soprattutto di poter dominare qualcosa assolutamente di sopra dalle sue forze.Per lungo tempo non era successo, non aveva voluto nessuno. Poi tutto le si era rovesciato addosso (sogni, autoerotismo, pensieri osceni, e la provocazione di un bel maschio, giovane e pie no di voglia); ed eccola comportarsi come la peggiore delle puttane!Niente male pero’, quel tipo! Ci era andata vicino! Un paio di minuti ancora e si sarebbe liberata anche lei dalla tensione che sentiva in basso, e le dava tutte quelle smanie! Quello stupido maschio non aveva saputo resistere, s’era coinvolto troppo, non avrebbe potuto resistere un altro minuto? per darle almeno la soddisfazione di masturbarlo un po?Coinvolto troppo? Macche’ troppo!Si palpo’ orgogliosa i seni. Titillo’ le aureole. No, non troppo. Non era mai troppo. Troppo era Donata. Troppi i problemi che si portava dietro, la mancanza di chiarezza, di coerenza, l’instabilita’ emotiva, l’indecisione intellettuale… troppa era la voglia che aveva dentro. Se non si fosse irritata, cosi’ irragionevolmente, adesso probabilmente non starebbe li’ a recrimina re, ma a rotolarsi piacevolmente sul letto, allacciata al bel giovanottone. Che diamine! uno cosi’, capacissimo di arrivare alla seconda; e alla terza anche, se necessario! Avrebbe dovuto prova re, almeno. Non lo sapeva di riuscire a fare miracoli con i maschi? Se poi fosse stato no, pazienza, sarebbe stato no, non sarebbe stata peggio di come stava ora.Avrebbe dovuto lasciar parlare il suo corpo. Quelle erano le occasioni giuste per tenere lente le redini. Lui si’ che sapeva destreggiarsi in quelle congiunture, come ottenere quello di cui aveva bisogno. Difficilmente mancava gli appuntamenti con i momenti migliori. La bestiolina che era in lei, che era in tutti, sul terreno della lussuria si dimostrava infallibile. Aveva avuto milioni, miliardi di anni per perfezionare la sua sapienza.Donata scese giu’ con la mano. Poteva sempre mettere riparo. Qualcosa di piacevole se lo poteva concedere. Si scopri’ ancora umida dell’eccitazione sommessa di prima. Tutto si era svolto in modo inaspettato, sin da quell’incauto esordio con i seni mossi sotto la vestaglia. Ora pero’ tutto era prevedibile, sin dal suo iniziale furtivo scivolare della mano verso le prime propaggini della peluria. Si sarebbe fatta. SAREBBE VENUTA. Carezzo’ con il palmo la carne tenera della fessura e ansimo’. L’umido affioro’ abbondante, le bagno’ le dita. Una sostanza piu’ liquida, meno vischiosa della roba del maschio. Una fitta la fece contrarre. Prese a sospirare.Interruppe di colpo le carezze.Cosa stava facendo? Era tardi, doveva andare!Cerco’ di imporre alla mano di ritirarsi. La mano resto’ li’, impavida, ma anche inerte. Disobbedi’, anche se non ebbe coraggio di insistere con le carezze.Il corpo sapeva! Sapeva dei suoi appetiti e delle strade giuste per eludere la volonta’. Come imporre i propri ritmi, le proprie esigenze… la mano resto’ li’, in paziente attesa di trovare una falla nella determinazione della donna e di riprende re il suo lavoro. I palpiti tra le coscie non si erano placati. Anzi erano diventati piu’ insistenti. Dell’altro umido emerse verso le grandi labbra. Che male c’era?Donata s’arrese. Chiuse gli occhi e permise che la mano compisse la missione per cui era stata trascinata in basso. Il rantolo con cui accolse la decisione, mentre le carezze riprendevano, la persuase che aveva assunta quella giusta.Si sdraio’ sul letto, rilassata, e lascio’ che le cose andassero come dovevano
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