Paola aveva quasi deciso di non aspettare piu’, quando vide Donata attraversare la strada. le rivolse un cenno con la mano. L’amica non rispose, troppo intenta al traffico. Un’auto si avvicinava a velocita’ sostenuta. Nonostante Donata fosse sulle strisciele stronbazzo’ contro.- Attenta! – grido’ Paola.Stava attenta. Infatti si arresto’ e guardo’ sorridendo verso il guidatore. S’udi’ un immediato colpo di freni e lo stridio dei pneumatici. Bloccata l’auto, il conducente, con un enfatico gesto della mano rese omaggio a colei che gli era comparsa d’improvviso. Si degnava di concedere magnanimo la precedenza. O forse si sentiva tanto cavaliere antico, uno disposto a tutto pur di guadagnare la simpatia della sua bella. Di qualunque cosa si trattasse, la risposta era stata pronta e inequivocabile. Donata, che mai equivocava su queste faccende, chino’ la testa e, sempre sorridente, fini’ di attraversare la strada.Paola, dall’altro lato della strada, guardo’ a sua volta il conducente. Senza sorridere, pero’. Era intenta, quasi costernata. Non riusciva a capire, mai capiva gli uomini, le loro inaudite reazioni alla presenza di Donata. Men che meno capiva il conducente dell’auto. Costui, invece di riflettere sul pericolo scampato, contemplava la donna con un’espressione che valeva un’enciclopedia di elogi. Fu con rimpianto che ingrano’ la marcia e riparti’. Certamente l’immagine superba della ragazza, con la sua prorompente vitalita’, gli sarebbe rimasta negli occhi a lungo, senz’altro per il resto di quel giorno, e forse il giorno dopo, per tutta una settimana; e l’avrebbe indotto a rimproverarsi di non aver abbandonato l’auto per precipitarsi a tentare, tentare almeno, di fare conoscenza.Gli uomini, quando si tratta di sesso, si stravolgono, medito’ Paola. Diventavano strani, incontrollabili. Anche le donne del tipo di Donata erano incontrollabili. Reagivano agli stimoli dell’attrazione sessuale in maniera esasperata, seguendo impulsi che a lei erano totalmente alieni. Guardo’ perplessa l’amica che incedeva regalmente e tento’ di porsi nell’ottica del guidatore, di riprodurne il sentimento. La studio’ con attenzione.La figuretta soda trasudava una sensualita’ quasi imbarazzante (si sentiva imbarazzata lei per l’amica). L’abito di maglia moltiplicava l’effetto micidiale di quella impressione. Peggio che se fosse stata nuda. La presenza del vestito arricchiva in modo micidiale la linea debordante del seno, la sottolineava, richiamando su di essa l’attenzione. Il vitino stretto, sopra l’eccellente curva dei fianchi, e l’incavo sulla schiena, appena prima delle natiche, non facevano altro che accentuare tutte quelle prominenze, fornivano un non so che di snello, e fascinoso, e armonico, all’intera figura.Era costruita per evocare pensieri lascivi, Donata, per tormentare i maschi e costringerli ai comportamenti piu’ degradanti. Sorrisi ebeti, grande esibizione di muscoli, servilismo a secchi… la faccia da bambola libidinosa di Donata, quel seno formidabile producevano veri e propri sortilegi sugli uomini (e forse anche su qualche donna). Paola ammise con se stessa che si trattava di un corpo straordinario, ai cui allettamenti nessuno poteva resistere. Ma perche’ perdere la compostezza in quel modo? Una faccenda era non resistere, tutt’altra gettare alle ortiche la dignita’ e mettersi a scodinzolare come tanti canucci in fregola.Si chiese in quanti non avessero resistito, quanti si fossero persi, e quanti fortunati erano riusciti a entrare nella vita di Donata. Il suo psicoanalista probabilmente lo sapeva, e nessun altro. Provo’ invidia per lui. Fra poco quella bella donna sarebbe salita su e avrebbe iniziato a raccontare. Fiumi di confidenze inutili, particolari piccanti, scelte istruttive (da farsene una cultura), ma quell’uomo non avrebbe ascoltato con le medesime orecchie. Non come avrebbe ascoltato Paola, mente e corpo incantati. Peccato non essere un uccello e posarsi sulla finestra per spiare tutte quegli allettanti segreti!Anche Paola sarebbe salita su, per altre funzioni, altri scopi, e pure avrebbe raccontato, e pero’ nelle conversazioni ordinarie della quotidianita’, banalita’ senza nome. Non aveva amanti lei, di cui narrare (non ne avrebbe narrato comunque). Neppure piu’ marito, non piu’ da un anno. Era in una fase in cui aborriva gli uomini, e si teneva alla larga. Per sua fortuna essi stessi si tenevano alla larga. La sua austera freddezza li ghiacciava al primo confronto (raramente si arrivava a un approccio), mentre da parte loro gli uomini non la cercavano certo con l’insistenza che adoperavano nei confronti di Donata (ignorava ancora l’insistenza con cui Donata, nei momenti buoni, cercava i maschi!); e cosi’ Paola aveva agio di meditare ed aspettare, medi tare sulle sue scelte future, e aspettare gli eventi che le avrebbero determinate.Anche Donata aspettava, ma in modo attivo. Provocava gli eventi, non li subiva. Consapevole o inconsapevole, non faceva che emettere provocazioni. Fatevi avanti, ci sto, pareva dicesse ad ogni suo passo. Sono buona, sono gustosa, datevi da fare! Si accorse che se non riusciva a chiarirsi i tanti perche’ e per come delle reazione reciproche Donata/maschi, iniziava a immaginarsi bene i comportamenti concreti dell’amica nell’intimita’. Conosceva da un bel po’ Donata, e l’accumulo dei particolari le permetteva di penetrare gradualmente, un gradino al giorno, nella comprensione del suo animo. Il modo in cui aveva sorriso all’automobilista, ad esempio, e quello in cui si era mossa sotto il suo sguardo ammirato, molto significativo, la diceva abbastanza lunga in merito. Per non parlare dei pettegolezzi che si facevano su di lei. Per quanta tare potesse sottrarre ai giudizi che udiva, ne restava sempre un bel po’ con cui sconcertarsi. Alcune caratteristiche della peculiare personalita’ di Donata venivano comunque alla luce. A lei pero’ non interessavano i pettegolezzi. Se erano veri, e quale misura fossero veri. Paola infatti era attratta dall’interiorità’ di Donata, piu’ che dalle sue azioni. Non tanto i particolari delle sue imprese sessuali, ma quanto la maniera in cui le viveva. Voleva sapere, in sostanza, perche’ l’amica si comportasse come si comportava. Avrebbe voluto spogliare quell’intimita’ cosi’ diversa dalla sua, inimmaginabile persino, ma da cui era affascinata, e mettersela a nudo davanti, ben bene sciorinata sotto i suoi occhi.Avrebbe potuto prenderla quale esempio; contemplarla per la mera curiosità di sapere, o per il piacere di ammirare, di indagare, di possederla…Che cavolo di pensieri!Li chiuse di scatto nel baule della memoria, per non farsene piu’ distrarre. Donata l’aveva raggiunta, stava proprio accanto a lei, e le parlava.- Come mai Paola ancora qui? – la senti’ chiedere giuliva, eccitata ancora dall’ammirazione del maschio. – Non avevi appuntamento con l’avvocato?- Anche con te avevo appuntamento! – rispose nervosa. – Esattamente un’ora fa! Dovevi portarmi quella dichiarazione firmata, ricordi? L’hai portata, almeno?Donata frugo’ nella borsetta e tese la dichiarazione.- Scusa del ritardo, – disse. – Ma ho avuto da fare.Non mentiva. Effettivamente aveva avuto molto da fare. Il bottoncino della fica le doleva ancora, per tutte le volte che l’aveva strapazzato. Si era masturbata come una ragazzina voglio sa, piu’ volte di seguito. Veniva e ricominciava, veniva e ricominciava, senza interruzioni in pratica, e senza darsi pace.NON AVEVA PACE. Neppure in quel momento, dopo tutti quegli orgasmi, ne aveva. Sentiva il fuoco dentro, un fuoco che l’ammirazione dei maschi non faceva che rinfocolare, che la bruciava, la perseguitava, le chiedeva sesso, tanto sesso.Se almeno avesse avuto un uomo, quel ragazzo delle bombole, ad esempio, si sarebbe placata un po’. Con le sole dita invece questa volta non aveva funzionato, e il desiderio continuava a tormentarla sempre piu’ insistente.- Non fa niente, – rispose Paola prendendo la dichiarazione. – L’udienza e’ stata rinviata.Ammicco’ complice e chiese:- Hai visto quello? A momenti ti metteva sotto, e poi…Donata scrollo’ le spalle. Uno stronzetto qualsiasi, uno dei tanti. Non valeva la pena di parlarne. Meglio discorrere delle cose loro.Ispeziono’ Paola e annui’ compiaciuta.- Se perfetta, – disse. – Sempre impeccabile. Ma come fai?- Vita morigerata, – rispose Paola senza pensare, in un tono che risuono’ di biasimo, e vagamente lamentoso. – Non ho mai occasione di strapazzarmi…Si penti’ subito dell’affermazione. Era stata ingenerosa, considerando le chiacchiere sui costumi di Donata.L’amica pareva non averla udita. Guardava intenta l’ingresso del vicino cinema a luci rosse.- Facciamo il biglietto? – propose deliziata, accennando col mento in direzione del cinema. – Sara’ di sicuro piu’ divertente e istruttiva che la nostra ora di monologo. Che ne dici?- Ti va di scherzare sempre! – rispose Paola. – In quel posto non entrerei per tutto l’oro del mondo! Sara’ pieno di maschi assatanati.- Ci vanno anche le donne!- Non mi dire!Donata ridacchio’.- Io almeno ci sono stata.- Ah! beh, tu sei speciale in tutto!- Perche’ non avrei dovuto farlo? Non sono una di quelle ipocrite che in casa, con il videoregistratore…- Non si tratta di ipocrisia, ma di quello che c’e’ li’ dentro. Ma ti rendi conto?- Troppi maschi, eh?- Solo Maschi!- Se entrassimo noi non sarebbero piu’ solo maschi!Anche Paola ridacchio’.- Certamente no. In compenso si trasformerebbe. Non piu’ una sala cinematografica, ma un carnaio, una bolgia. Troppa confusione per i miei gusti!Risero insieme.- Quando ci sono andata io non e’ successo niente. E neppure ad altre, che hanno fatto come me. Succede qualcosa solo quando la vuoi far succedere! Non e’ che ci stai pensando su, no vero, gattina?Paola rispose con una gomitata al fianco.- Stupida! – disse. – Che scemenze vai dicendo?- Io? mi sono semplicemente riferita a quello che hai detto tu!- Dai, non scherzare, non sono posti per donne quelli!- Neppure per uomini, lo sono. Loro pero’ ci vanno!- Loro sono porci di professione. Sono senza dignita’, in fatto di sesso. Noi pero’ siamo diverse, no?- Sissigmore, diverse. Molto piu’ serie e dignitose. Se pero’ decidiamo di andare al sodo, e chi ci ferma?Risero insieme di nuovo, un poco esilarate dal loro scherzoso cinismo.Paola s’accorse di essere vagamente eccitata, ma non volle ammetterlo neppure con se stessa, cerco’ di sottrarsi alla conversazione. Donata invece, che gia’ lo era, la prese a pretesto per lasciarsi in facete elucubrazioni orgiastiche.- Immagini la scena? – recito’ in tono saporito. – Che ressa infernale? Ci vorrebbero i carabinieri per metterli in fila, e impedire una specie di linciaggio. senti, facciamo cosi’. Paghiamo il biglietto ai primi che incontriamo, poi una capatina dentro e se la gente non e’ proprio troppa, e i carabinieri ci stanno a mettere ordina (lo sai che sono una maniaca dell’ordine), possiamo pure lasciarci tentare. Che ne dici?- Che sei pazza anche solo a pensarle per scherzo, certe cose!- Ahaa! come sei noiosa! Certe volte Paola mi chiedo se per caso non sei stata allevata dalle suore!- No, e’ che quando una cosa e’ spiritosa, rido. Quando mi fa senso, volto la testa dall’altra parte.- Vabbe’! Vabbe’! Meglio che andiamo su, tanto con te non si ricava sugo!Entrarono, senza che il portiere chiedesse loro nulla. Le conosceva ormai. Guardo’ pero’ nel solito modo Donata. A Paola, sebbene come donna non fosse per niente male, diede appena un’occhiata. Parve quasi non esistesse per lui, una insignificante. Succedeva sempre cosi’. Qualsiasi donna, per quanto bella, accanto a Donata scompariva. Sfiguravano tutte. Troppa roba buona da mostrare e soprattutto quella sua aria esuberante, quella sua vitalita’, che la rendeva molto sexy. Camminava eretta, il gran petto spinto in avanti, e un’espressione di altera superiorita’ dipinta sul viso. Ad ogni passo pareva dicesse, lo so che sono bona, ma non sono merce per voi! Pero’, se state buoni, chissa’… Piu’ ancora dicevano i tacchi altissimi, di cui si serviva per al zare un pochino la sua statura, e che le davano un’andatura da puttana, d’una che se ne andava in giro per provocare il prossimo.Impossibile ignorarla. Infatti non lo era.Procedette sicura di se’ e avida di sguardi, provocando in Paola un forte senso di fastidio.Donata era un tipo simpatico, una ragazza alla mano, buona, intelligente anche. Sotto gli occhi dei maschi pero’ si trasformava. COI MASCHI DIVENTAVA UN’ALTRA. Il suo acume, lo spirito, l’autoironia scomparivano, e veniva alla luce un nuovo essere, uno un poco ottuso e rapace, provocante e superbo, egoista persi no. Ecco, si’, diventava proprio la puttana che si diceva che fosse. La sua innocenza, e la timidezza sparivano e si gettava a capofitto nelle peggiori situazioni.Dalle sue stesse confessioni risultava che era sufficiente che la mano di un uomo si posasse su di lei per farle perdere il controllo. Una sguardo, una parola tenera e diventava una femmina sollecita e arrendevole.Paola rabbrividi’. Doveva essere terribile vivere senza poter disporre liberamente del proprio corpo. La riparazione data da una certa facilita’ di accesso all’orgasmo non compensava certo i disagi di una vita obbligata dalle iniziative altrui! Per Donata il piacere era una faccenda agevole, mezzo minuto di va e vieni e arrivava al dunque. Un altro minuto e otteneva il bis. E poi ancora il tris, e cosi’ via. Anche col piu’ mediocre dei maschi poteva essere certa di ottenere la sua parte (non come accadeva a Paola, a cui occorrevano interi quarti d’ora solo per eccitarsi!). Ma il prezzo da pagare era alto, troppo alto per l’opinione comune!Non per Donata, evidentemente, perche’ continuava imperterrita, anche se si doleva del suo isolamento. Evidentemente le piaceva molto piu’ avere un sacco di possibilita’ con i maschi, che un sacco di amiche.- Ho un fatto un segno tremendo questa notte, – disse mentre salivano.- Oh! – fece Paola. Donata ne aveva sempre una da raccontare.- Ho sognato di scoparmi tutto il quartiere. Un intero esercito di maschi!- Bello! – commento’ sorpresa Paola, un commento tra il sarcastico e l’ammirato.La meraviglia, forse per il tono intenso con cui l’amica le aveva parlato, muto’ presto in turbamento. Donata era fatta in un modo, e aveva certe uscite con cui riusciva sempre a scomvolgerla. Si immergeva nelle situazioni piu’ singolari con una tranquillita’ che non finiva mai di invidiare. Beata lei che trovava tutto cosi’ normale! Cosi’ semplice da affrontare.- Credo, – prosegui’ Donata. – Che neanche se fossimi state in una dozzina, e belle assatanate, saremmo riuscite a tener testa a tutti quelli che mi son figurata di sbattermi. – Se ne stette in silenzio un paio di secondi ed esclamo’: – Che scemenze! Paola non trovava che fossero scemenze.- I sogni devono essere sempre presi sul serio, – disse convinta. – NON SONO MAI SCEMENZE.Donata la fisso’ in viso. Annui’ lentamente.Tossicchio’, e si aggiusto’ l’abito lisciandolo sulla leggera rotondita’ del ventre. La mano scese parecchio.- Mi consideri una poco di buono, vero?Paola, presa alla sprovvista, non seppe cosa rispondere.- Una specie di puttana!- Ma cosa dici? – protesto’ Paola.- Si, lo so. E’ quello che pensate tutte. Che sono una libertina, una che la da’ senza porsi problemi. Invece non e’ vero. Non sono disinvolta come appaio. E’ piu’ fumo che arrosto.- Questo lo so! Piu’ fumo che arrosto. Anche se, a dire il vero, l’ARROSTO, COMUNQUE, E’ TANTO!Questa volta fu Donata a sgomitare. Rivolse un sorriso grato all’amica, ne apprezzo’ il tentativo di sdrammatizzazione, e quello di negare, ma non le credette. Non poteva crederle, poiche’ lei stessa si considerava male. Era una disgraziata, una che la dava a tutti, una mangiauomini! Avrebbe voluto non esserlo, ma lo era. Aveva i suoi alibi, ma con questi non poteva ingannare se stessa.- Ognuno e’ come e’, – rincaro’ Paola senza timore di impacciarsi con delle banalita’. – L’importante e’ imparare ad accettarsi, e a convivere con gli altri.- Si’, questo lo sappiamo. Ce lo elargiscono a colazione tutti i giorni, i nostri distinti psicoanalisti!- Non basta che ce lo dicano. Dobbiamo farlo!- Come no, carina. Come no!- Ascolta, Donata. Forse e’ vero che tutti ti considerano una puttana. Pero’ e’ anche vero che se si preoccupano che tu lo sia, e’ perche’ vorrebbero essere come te. Segretamente tutte ti invidiano. E non mi tiro indietro: pure io sano tra quelle.- Beh, insomma…- No, no, dico sul serio. Sappiamo bene che se fossimo un po’ meno strutturate ci troveremmo senz’altro meglio!- Anche questa e’ farina del tuo psicoanalista!- Era sua, adesso e’ farina del mio sacco…Restarono in silenzio alcuni secondi. L’ascensore, un angusto bugigattolo in cui potevano appena stare una accanto all’al tra, arrivo’ ed entrarono. Donata, sotto gli occhi intenti dell’amica che la fissava come in attesa di qualcosa (d’una ri sposta probabilmente), pigio’ il pulsante del quarto piano. L’ascensore si mosse.Donata stava intenta, immersa nei suoi pensieri. Alzo’ gli occhi e incontro’ lo sguardo interrogativo di Paola.Si umetto’ le labbra.- Temo di non essere capace di accettarmi, – ammise. – E di ignorare la maniera giusta di convivere con la mia natura.Paola, nonostante fossero esattamente i concetti che si aspettava, ne resto’ ugualmente un po’ sorpresa. E’ sempre difficile leggere interamente nell’animo degli altri; e l’esteriorita’ irruente di Donata rendeva questo quasi impossibile. Frequentandola si poteva intuire la sua insicurezza, nonostante i modi spigliati; ma non se ne potevano scandagliare a fondo l’intensita’ e la profondita’ delle implicazioni. Per quanto fossero mesi che si frequentassero, restava per lei un oggetto misterioso.Annui’ persuasa e’ penso’ che con tutta la sua spregiudicatezza l’amica era donna esattamente come tutte le altre. Una che non riusciva a camminare con il solo ausilio delle proprie gambe. Anche lei scontenta di quel che le era stato dato, affabulando in torno a quel che le era stato tolto. Come tutte, dipendeva dalle premure che il mondo accettava o rifiutava di dedicarle.Una pazza, insomma, una che non si sapeva orientare. Una che edificava tombe sopra le macerie dello spirito e per sopravvivere era costretta a rovistare tra le miserie della vita. Donata, appunto!Con indosso la sola sottoveste, giacendo raggomitolata sul letto in disordine, il cuore che le batteva forte, Donata sbuffo’ inquieta, scostando le coperte. Non era ancora sveglia, sebbene non dormisse piu’. Aveva sudato abbondantemente e sentiva in vari punti del corpo l’appiccicaticcio dei panni.Anche tra le coscie aveva sudato. Aveva le mutandine fradicie, che continuavano a bagnarsi. Sospetto’ che potesse non trattarsi di solo sudore e ando’ a con la mano in basso per verifica re.I primi ricci arruffati della sua vasta peluria la distolsero momentaneamente dall’incombenza che si era data. Penso’ che era molto che non se lo faceva scombinare per bene quella bella pelliccetta e decise che poteva, doveva! provvedere da sola. Non sarebbe stato piacevole come subire le attenzioni di un uomo, ma le avrebbe pur dato qualche brivido, e qualche emozione.Si inoltro’ per alcuni altri centimetri nel folto e prese a pascolarvi con le dita, afferrando dei ciuffi a caso e stirandoli per tutta la loro lunghezza. Dovette allontanarsi parecchio dalla pancia per stenderli a dovere. Aveva un bel pelo, Donata, fitto fitto, arricciato ed esteso per quasi tutto il ventre, ma non corto, come tante riccette naturali. L’aveva lungo e morbido, quasi setoso, una specie di soffice lanugine molto gradevole da sfiorare. Era gradito a lei guardarlo (e scarruffarlo), ed era gradito ai maschi, a cui venivano gli occhi da pazzo quando lo mostrava. Vi si attardo’ gratificata ad inanellarvi le dita e a tirare leggermente i ricci scomposti. Quel piccolo dolorino sulla pelle che producevano i peli tirati le dava un certo piacere, soprattutto quando era in prossimita’ delle labbra della vulva.Si stimolo’ in quel modo, stuzzicando i peli torno torno alla fica. Smise di giocare coi peli e ritorno’ ai suoi doveri. In filo’ un dito dentro e constato’. Si’, era tutta zuppa. Irrimediabilmente bagnata. L’umido della mutande non era sudore, era estasi, il segno manifesto di un intenso momento di appagamento. Ne cerco’ le ragioni nei ricordi; e ravvenendogli l’insieme del sogno lascivo della notte, illanguidi’ di colpo e riprese a bagnarsi. Il dito con cui aveva sondato tra i petali si mosse leggero. Si ritrasse un poco e strofino’ le grandi labbra. Un brivido la percorse. Dio, quanto le piaceva quella roba! Anche con il solo ausilio delle mani raggiungeva invariabilmente il massimo della soddisfazione.Guidato dall’esperienza, e dalle risposte positive che riceveva, il dito esploro’ l’interno della fica. Conosceva bene quel territorio, l’aveva sondato migliaia di volte, e sapeva come muovervisi! Mai si stancava di conoscerlo! Ogni volta come la prima, ogni volta si esaltava nella riscoperta di se stessa e dei suoi punti delicati. Sguazzo’ con gusto tra i suoi stessi umori sentendo che se voleva, poteva ottenere rapidamente un orgasmo. Non c’erano mai problemi di quel genere con lei, mai nessuna difficolta’. Bastava lo volesse e l’aveva.Non volle pero’. L’orgasmo avrebbe ostacolato le rievocazione del sogno; mentre se l’avesse ricostruito passo passo, ricamandoci un po’ sopra, il suo piacere sarebbe stato molto piu’ intenso e gradito.Lascio’ perdere di masturbarsi e si concentro’ sulle chimere della notte.Anche l’ultimo era stato un sogno spinto, seppure molto meno affollato di quello precedente. Non solo spinto, pero’. Anche molto dinamico, ben costruito, e coerente, circostanza eccezionale negli avvenimenti notturni.La ripercorse dall’inizio e se ne crogiolo’.Era circa mezzanotte. Aveva appena lasciato la casa di suoi amici e camminava svelta nelle strade deserte. Silenzio, un silenzio inquieto, minaccioso e allettante nello stesso tempo. D’improvviso una violenta eccitazione, intensa come mai nella realta’ si riesce a esprime, le metteva in tumulto il cuore. Poi ecco dietro di lei l’eco d’altri passi. Non ticchettii vezzosi di scarpe femminili, ma le cadenze pesanti di diversi uomini che andavano di fretta. Il rumore di passi si avvicinava e Donata era presa dal panico. Iniziava a correre. Correva affannata, sorpresa lei stessa dalla velocita’ con cui andava, senza pero’ riuscire a distanziare i suoi inseguitori, che la tallonavano sempre piu’ da presso.La caccia durava a lungo, tra vicoli male illuminati e le serrande cieche degli esercizi serrati, cercando disperatamente un luogo in cui rifugiarsi. Portoni, negozi, finestre, tutto chiuso. Per fortuna il portone di casa sua (non la casa dove abitava al momento, ma la dimora dell’infanzia, quella dei suoi geni tori) era solo accostato e riusciva ad infilarvisi dentro in tempo. Chiudeva prontissima il portone alle sue spalle e vi si appoggiava contro sollevata, respirando con affanno. Mio dio, che corsa!Scivolava verso sinistra con la schiena sul portone e si dirigeva verso le scale. Doveva pero’ passare proprio davanti all’appartamento del portiere, un omaccione grande e grosso che l’aveva sempre insidiata (lui, e i figli), con continue allusioni o richieste dirette di prestazioni sessuali. Donata lo temeva, e ne era affascinata. Non solo perche’ a lei, ancora impubere, sembrava un gigante; ma soprattutto perche’, a differenza dei suoi coetanei, non si contentava delle solite manipolazioni. No, lui andava al sodo, intendeva fare tutto (tutto quello che si fa tra adulti); cosicche’, dopo averle messo tra le manine quel suo enorme affare, pretendeva pure di infilarglielo in bocca, e, peggio, di introdurglielo tra le coscie. Donata gliel’aveva baciato, succhiato e leccato parecchio volentieri; ma il suo fighino nudo, appena appena coperto da una spruzzatina incipiente di peli, se l’era tenuto ben stretto tra le gambe.Passando davanti a quella porta, pur a distanza di anni, era costretta a subire gli attacchi delle vecchie sensazioni del la prima adolescenza, fatte di fascino e timore insieme.Aveva ragione di temere. L’insidia non era cessata, continuava, sarebbe continuata sempre. Sempre i maschi l’avrebbero cercata per rapinarla dei suoi beni, della sua lussuria e coinvolgerla nei loro affanni erotici. Anche in quella occasione la cercarono, e la coinvolsero.Una mano usci’ dall’ombra e udi’ una voce che diceva piano:- Ah! sei tornata? Brava!La mano l’afferrava e la trascinava dentro, mentre la voce sussurrava ancora:- Entra, entra, carina, che’ ti ci si facciamo!Un attimo piu’ tardi si ritrovava in una stanza illuminatissima, al centro di uno schieramento circolare di uomini nudi, molto ben forniti e eccitati.Noto’ i sessi che sobbalzavano nell’aria irriguardosi, come a manifestare l’impellenza dei bisogni, e si eccito’. Erano tanti, tutti vogliosi di lei. Tanti che la stanza non riusciva a contenerli. Alcuni di loro infatti, sollevandosi sulla punta dei piedi, la guatavano di la’ da una porta interna, accatastati gli uni accanto agli altri, scambiandosi occhiate compiaciute, e mormorando commenti estremamente favorevoli. Cavolo! che fica era loro capitata!Tutti, da ogni ordine di posti, la fissavano bramosi.Non si limitarono a fissarla. Si fecero avanti e le strapparono gli abiti di dosso. Poi la sdraiarono in terra, su un materasso steso apposta e presero a violentarla a turno. Non solo nella fica, ma in ogni buco possibile, girandola e rigirandola a lungo, profittando di lei senza riguardi.Donata godeva. La paura iniziale era scomparsa e al suo posto, a parte il piacere, era intervenuto una vasto senso di trionfo, e una irrazionale sicurezza. Si sentiva protetta da quegli uomini, consolata. Li sentiva con lei, per lei, non solo per se stessi. Era bello scopare con qualcuno che si preoccupava del tuo benessere (che non include solo il piacere) altrettanto di quanto si preoccupasse del proprio. Ancor piu’ bello era che tutta quello accadesse in una circostanza cosi’ indelicata quale una violenza di massa.Gesu’! che magnifica passata di cazzi!Rilassata, tranquilla, senza piu’ le solite remore, Donata godette le attenzioni incalzanti degli uomini. Non temeva di non essere in grado di reggerli tutti, di essere scopata fino a sentir male. Non solo in quanto conosceva le sue eccezionali energie sessuali, pure perche’ sicura che l’orgia si sarebbe conclusa non appena l’avesse chiesto. Era sufficiente che dalla sua bocca uscisse un "basta" e gli uomini l’avrebbero lasciata in pace. Loro avevano giocato con lei, giocato a rincorrerla, e a recitare la parte dei bruti violentatori; in realta’ erano suoi amici, lavoravano per lei, l’adoravano, mai avrebbero osato spiacerle, o contraddirla, o imporle la loro ammirazione.- Basta, – pronunciò pigramente infatti a un certo punto Donata, piu’ per provare il loro buono intendimento, che per stanchezza (comunque ne aveva presi abbastanza). E infatti basto’. Gli uomini scomparvero e il sogno fini’, si concluse.Un vero miracolo, una meraviglia. Troppo bello anche per l’ordinaria inverosimiglianza di un sogno!Donata lo ripercorse una seconda volta eccitata, masturbandosi freneticamente. Vide i cazzi, gli uomini che la violavano, li senti’ rintoccare tra le coscie e udi’ il rumore che producevano sbattendo contro la sua pancia, e si inarco’ estasiata. Godette. Le due dita con cui si era tormentata la clitoride, restarono un poco quiete e, senza neppure che glielo ordinasse, ripresero la tenzone. Nuovamente il cerchio dei maschi intorno che la voleva no, la bramavano, le puntavano addosso quella specie di manici di piccone che avevano tra le gambe. Godette ancora.Al terzo giro si gusto’, sazia, beata.Non le era andata male, questa volta. Un quarto d’ora di intemperanze erano bastate per placarla un pochino.Indugio’ ansimando alcuni minuti e si concesse di ripensare, con un certo distacco, al finale del sogno.A parte l’impossibilita’ di farlo con tutti quei tipi, si disse scettica, non credeva esistessero uomini, almeno non in cosi’ gran numero, capaci, in determinate situazioni, di essere nel lo stesso tempo amanti e amici sinceri e generosi. Ancora doveva incontrare l’uomo tanto sicuro di se’ da sapersi lasciar comandare; o cosi’ sgombro da accettare, senza disprezzarlo, il disordine sessuale in una femmina!I maschi che conosceva erano tutt’altro. Egoisti, piccini, prepotenti, e spesso anche privi di scrupoli. Erano bambinoni viziati, incapaci di voler bene, e di apprezzare quel che gli veniva donato. Altro che "basta!", con loro. Se gli capitava una poveraccia tra le mani se la facevano finche’ non si erano soddisfatti tutti, senza porsi problemi di alcun genere (certamente non si ponevano il problema di quello di quel che voleva o non voleva, e fino a che punto lo voleva, una donna). Essi’, cavolo! se avevano la fortuna di beccarti, capacissimi di fartisi in venticinque! di continuare a sbatterti per ore e ore, incuranti se eri d’accordo o meno; se non ti eri stufata o continuavi a divertirti; se ti stavano facendo male o continuavi a provare piacere! Ti scopavano fino allo sfinimento, fino a sgangherarti coi loro grossi cazzi! Per cui una, o si contentava di essere usata senza riguardi, e senza aspettarsi gratitudine o considerazione, oppure era meglio che non si lasciasse coinvolgere in vicende un po’ troppo movimentate. Ne avrebbero ricavato solo una cocente delusione.Certo pero’ che con un mazzo di uomini in gamba, tipo quelli del sogno, qualsiasi donna ci sarebbe stata. Anche la piu’ tiepida. Se non altro per curiosita’, per provare quella strana cosa, di cui si facevano cosi’ meraviglia le persone! e pure per godere delle tante e consistenti premure, del loro rapimento assoluto. La vanita’ e’ donna, e non si tira mai indietro quando c’e’ da atti rare sguardi e ammirazione. Poi magari la fica non restituiva tutti le pene che si prendevano, e gli affanni, traducendole in orgasmi, ma il sentirsi il centro del mondo, del loro mondo, le avrebbe fatto un gran bene al suo ego, che ne sarebbe rimasto ampiamente gratificato.Mentr’era ancora immersa nel tepore dell’ultimo orgasmo, e le considerazioni si accavallavano furiose nella mente, con la medesima furia con cui prima si erano accavallate le immagini dell’orgia; udi’ suonare alla porta. Guardo’ l’orologio. Diamine, gia’ le cinque! S’era messa a letto per un riposino, non per consumare un intero pomeriggio.Getto’ via le coperte e mise i piedi in terra.Fuori suonarono ancora, con impazienza.- Vengo! Vengo! – grido’ sperando di essere udita.Si ricompose alla buona e, senza badare alle trasparenze che la rendevano quasi nuda, corse ad aprire.Un uomo alto, snello, dal viso duro, ma bello, si accingeva a suonare per la terza volta.- Ehi! – protesto’ Donata.- Salve, – saluto’ l’uomo.- Salve. Cosa desidera?- Sono Walter, Walter Dinacci, il suo nuovo vicino di pianerottolo. Ci siamo conosciuti ieri sera, non ricorda?Nomino’ un locale, uno che Donata frequentava, ma non riusci’ a ricordare.- Lei e’ Donata Solaro, no?Annui’. Era Donata Solaro.- Suono in un’orchestrina, – prosegui’ l’uomo. – Abbiamo un contratto con il proprietario del locale…- Ah – fece Donata, a cui pareva di cominciare a ricordare qualcosa. Non molto. Alcuni volti che la fissavano sorridendo. Tra loro, forse, il volto di quell’uomo.- Non ricorda, eh? Beh, e’ comprensibile. Credo che avesse bevuto qualche bicchiere di troppo, l’altro ieri sera…Donata lo osservo’ attentamente. Lo soppeso’. Non era male, un bel maschio, le piaceva. Poteva anche lasciarlo entrare. Tanto il letto era gia’ in disordine, non sarebbe stato un gran fastidio rimetterlo a posto, dopo.Non lo fece, pero’. Non si scosto’ per invitarlo a entrare. Quel tipo possedeva un che di inquietante, che la metteva a disagio. Decise di non farne niente. Meglio non cominciare storie di cui ignorava la probabile conclusione!- Cosa desidera, Signor Dinacci? – chiese pigramente.Il Signor Dinacci le sorrise. Aveva occhi penetranti, che sondavano in profondita’, minacciando di scoprire ogni segreto, e mettere a nudo ogni intimita’. Donata si senti’ inerme sotto quello sguardo, violata quasi. Rabbrividi’. I peli sulle braccia gli si raddrizzarono e, sotto la vestaglia, senti i capezzoli inturgidirsi. Non era esattamente eccitazione la sua, ma allarme. D’improvviso aveva avuto il presentimento che quell’individuo poteva svolgere un ruolo importante nella sua vita.L’uomo si avvide del suo turbamento e un lampo indefinibile attraverso’ i suoi occhi.- Possibile che non ricordi nulla? – chiese ancora, apparentamente divertito. – Che peccato! Avevamo fraternizzato cosi’ bene tra noi!Donata quasi’ non l’udi’, assorbita da una nuova preoccupazione. Effettivamente aveva alzato il gomito un paio di sere in dietro, e altre sere ancora (molte altre sere). Negli ultimi tempi le succedeva spesso di recitare la parte della beona, e ne era preoccupata. Temeva, col tempo, di trasformarsi in una vecchia ubriacona. Bisognava ci stesse attenta, e non sostituisse l’al cool al sesso..- Beh, – concluse l’uomo, apparentamente deluso dalla sua riservatezza. – Vedo che sono riuscito solo a infastidirla. Meglio che me ne vada.Donata si riscosse dai pensieri. Si rese conto del disappunto del vicino e volle porvi riparo.- No, no! – disse con prontezza. – Rimanga pure. Nonostante sia tardi, credo di potermi concedere una chiacchieratina. Aveva d’un tratto mutato parere sullo sconosciuto. Ora pensava che non sarebbe stato male rotolarsi un pochino con lui tra le lenzuola. O comunque conoscerlo, sapere effettivamente di che pasta fosse fatto.- Su, entri dentro, che le offro un caffe’.Spalanco’ la porta e col braccio l’invito’ ad entrare. Lui si mosse e con un solo passo varco’ la soglia. Un secondo passo e fu ben dentro la casa. Passandole accanto evito’ di sfiorarla, non di fissarle con insolenza il seno. Pareva felice di quel seno, enorme, lussuoso, prepotente, che non era suo, forse non l’avrebbe mai avuto, e pero’ contento di sapere che ne esistessero di uguali. Sorrise sotto i baffi. Lo indovinava bene sotto la vesta glia. Specialmente i grossi capezzoli, disegnati come piccoli boccioli sulla stoffa sintetica.Il maschio non si pose problemi. Se lo mangio’ liberamente con gli occhi.Donata ne fu contenta. Le tette avevano fatto una nuova conquista. Erano la sua arma segreta vincente. Chiunque l’avvicinasse ne era irrimediabilmente irretito. Gli uomini non face vano altro che guardarglielo e desiderare di tuffarci in mezzo la faccia. Molti ci riuscivano.Lo guido’ verso il salotto e lo fece sedere. Ando’ poi in cucina a preparare il caffe’. Mentre la macchinetta si scaldava torno’ di la’ per riprendere confidenza.Si scambiarono i rispettivi biglietti da visita. Lui scapolo, lei divorziata. Amanti ambedue della musica e della vita in dipendente.La macchinette gorgoglio’ che il caffe’ era pronto e Donata torno’ in cucina. Non si preoccupo’ di rivestirsi. Desiderava esse re vista per quel che era, ed era tanta, tutto il quello che una bella donna poteva essere.Sorbirono il caffe’ in silenzio.Si erano gia’ detti tutto? Donata penso’ che forse si stavano dicendo qualcosa che poteva essere trasmessa solo nella rilassatezza di un momento privo di convenevoli. Qualcosa di importante probabilmente. Si concentro’ per cercare di capire cosa, ma in contro’ soltanto le parole del vicino, che aveva ripreso a parla re.- Ci troviamo bene in questo locale, – riprese l’uomo. – C’e’ un bell’ambiente e ci siamo fatti un bel giro di amici… Inspiegabilmente sulla parola "amici" rise.- Credo che per un bel po’ non cambieremo. Lei invece come lo trova?- Ci vado volentieri di tanto in tanto, pero’ ho sentito brutte voci su quel che vi succede…- Cioe’?- Affari di droga!- Quelli ci sono quasi dappertutto, in tutti i locali del mondo!- Si parla anche di orge, prostituzione di minorenni, donne che hanno subito brutte disavventure…- Ahaa, sesso! Anche il sesso si trova dappertutto. Dovunque vai c’e’ di quella roba, lo puoi affermare a colpo sicuro. Sesso e droga e’ quello che spinge innanzi il mondo oggi. Puo’ non piacere, ma e’ cosi’!- E’ un bel posto quello. Il proprietario dovrebbe cercare e di evitare certe brutte storie.- Solo stando in mezzo a quelle storie si fanno, o ti permettono di fare, i quattrini.- Si’, purtroppo.- Si ti metti troppo duramente contro gli spacciatori, ad esempio, loro si mettono contro di te, ed hai chiuso. Non ti fan no piu’ campare.- Gia’, me le storie su donne di passaggio maltrattate?- Maltrattate!?- Insomma, che hanno subito attenzioni sessuali non desiderate?- Scherzi? So a cosa ti riferisci, ma ti assicuro che nessuna che non lo voglia veramente viene molestata. Il proprietario ci va molto cauto su queste faccende. Davvero! Magari poi loro, le fanciulle, si lamentano, perche’ quel che hanno fatto gli sembra brutto, ma e’ certo che se l’hanno voluto. Se qualcuna pero’ si ritiene autorizzata a civettare coi ragazzi contando di cavarsela con un "no, stasera non mi va", e magari insiste a farlo, puo’ succedere che prima o poi ci rimetta le penne. Specialmente quando esagerano, quando si mettono a recitare la parte delle libidinose scatenate, quelle che si fanno tutti, vien voglia anche a te di esagerare. Credimi, ci sono certe tipe che se la cercano proprio! Recentemente una calabrese giunta fresca fresca dal paese per cercare il fidanzato, un tipo con un corpo che levati! non si e’ messa, in una delle stanze di sopra, a fare uno spogliarello? Ignoro cosa possa esserle saltato in mente, ma so benissimo cosa e’ saltato in mente ai tipi presenti. Dopo un po’ infatti c’erano quasi tutti li’ a sbavare per lei. La conclusione la puoi bene immaginare a sola!Donata aveva molta immaginazione, sul momento pero’ rifiuto’ di adoperarla. Non intendeva lasciarsi distrarre. Era veramente interessata a verificare le voci che correvano su quel locale. Non immagino’, dunque. Si limito’ ad eccitarsi un pochino.- Cribbio! Non la si poteva far smettere?L’uomo la fisso’ perplesso?- Farla smettere? – si meraviglio’ ridendo. – Avresti dovuto vederla che gusto provava nel fare la porca davanti a una trentina di maschi assatanati! Probabilmente per lei, dopo tutta una vita di astinenza, e un’enorme cumulo di divieti, deve essere stato come rinascere! Un senso di liberta’ enorme! Chi mai avrebbe avuto cuore di farlo? Sarebbe stato un vero delitto! E poi era troppo…Si interruppe di colpo. Ebbe un’espressione strana, che le sembro’ dispetto, e rise svagato.- Sai una cosa? – disse in tono confidenziale, passando bruscamente alla prima persona. – L’altra sera abbiamo iniziato la conversazione quasi esattamente nello stesso modo!- Oh! – esclamo’ Donata colta da un barlume di memoria. – Si’, e’ vero, ricordo…Si ricordava di lui, di com’era stato insistente e deciso, la mani che non volevano sapere di starsene al loro posto. Gia’ dopo pochi minuti di conversazione erano venuta a frugarla sotto la gonna!Mica si era fatto scrupoli di vederla gia’ brilla! Ne’ si era posto problemi a rivolgerle proposte sconce. Gia’, di fare anche lei uno spogliarello integrale; e poi scopate multiple con lui e i suoi amici!Doveva stare attenta a quel tipo. Era certamente uno privo di scrupoli! Le aveva raccontato certi fattarelli sulle frequentatrici del locale! La vicenda della calabrese non era che una del le tante!Si chiese se i sogni delle ultime due notti non fossero effetto proprio delle confidenze ricevute quella sera. Poteva esse re. Parlare del sesso degli altri l’aveva messa sempre sotto pressione; e dopo quel suo lungo periodo di astinenza probabilmente avevano avuto un impatto piu’ consistente del solito. Ricordare la imbarazzo’. Anche perche’ vide se stessa mentre ascoltava, le risate con cui accoglieva l’esposizione dei momenti piu’ piccanti e particolari, la relativa facilita’ con cui si era lasciata frugare, mentre lui raccontava. Si senti’ nuovamente a disagio, un po’ inquieta e desidero’ sbarazzarsi del visitatore. Questi adesso, avendo avvertito il suo nervosismo, la fissava con espressione vagamente ironica. Forse perche’ aveva capito l’interesse con cui aveva seguito il suo racconto? O perche’ rammentando alcune risposte che denunciavano troppo esplicitamente le inclinazioni di Donata?Non sapendo nell’immediato come troncare quell’incontro, che le era diventato fastidioso, cerco’ di portare il discorso sulle banalita’ degli intrattenimenti ordinari. L’uomo l’assecondo’ con prontezza, ma lo sguardo gli divenne ancora piu’ ironico. Senza dissimularlo esamino’ le sue forme attraverso la sottoveste. Punto’ poi lo sguardo sulla macchia scura del pube e non lo distrasse piu’.Donata lascio’ fare. Che si rifacesse gli occhi poveretto. Un’altra come lei non avrebbe mai piu’ avuto occasione di incontrarla. Tutto quel pelo sulla pancia! tutte quelle tette! e il culetto d’oro? da mangiare di baci? quando mai tutta quella buona roba assieme? Un bel pelo si poteva trovare; ma culo, coscie, pelo e sise, tutto super, e in un donnino cosi’ in miniatura, era davvero una rarita’!Il caffe’ fini’ e le parole pure.L’uomo non accenno’ ad andarsene.Donata si alzo’ per riportare le tazze vuote in cucina. Questa volta lui la segui’. Non appena ebbe poggiato le tazze sul lavabo l’afferro’ di dietro per la vita, e l’imprigiono’ tra le braccia muscolose. Donata per un momento, turbata da quell’abbraccio, che sapeva di desiderare, lascio’ fare. Poi cerco’ di liberarsi, e si dimeno’ debolmente.Cristo! com’era arrendevole! Gemette un diniego e si lascio’ andare.Il maschio sali’ ad afferrarle i seni. Li strinse. Donata gemette di nuovo.- No, no, per piacere, – ebbe appena la forza di dire. – Walter, lasciami, ti prego…Walter rise, lasciando che lei lottasse, o fingesse di lottare contro il desiderio. Si riempi’ la mani della carne morbida delle tette e glielo fece sentire duro attraverso la stoffa dei calzoni.Donata rispose aderendo con la schiena.- Ti piace, eh? Confessalo che lo vuoi! E dall’altra sera che spasimi per averlo!- Figlio di puttana! – ansimo’ la donna esacerbata. Gli disse quel che pensava, la verita’ di cui si era persuasa.Lui strinse piu’ forte i seni, le strappo’ un grido. Distolse una mano per liberarla dalla sottoveste e gliela strappo’ come se fosse carta. Donata grido’ ancora. Era davvero forte quell’uomo! le avrebbe certo riservato un trattamento speciale, di quelli che piacevano a lei.Al suo grido fece eco, con gradita sincronia, lo squillo del campanello. Due trilli secchi e imperiosi che bloccarono le effusioni della coppia.La stretta sui seni allento’ e la donna, divincolandosi con ritrovata energia, si pote’ liberare.- Bussano, – disse brevemente, come per giustificarsi.L’uomo la fisso’ con disappunto.- Lasciali bussare! – replico’ rabbioso, scrollando le spalle. Non riusciva a distogliere gli occhi dal gran seno nudo che aveva davanti.Donata non gli diede retta. Corse verso l’uscio, riassestandosi alla meglio, senza badare al suo disordine, allo strappo della sottoveste, al volto accaldato, senza badare a niente. Voleva solo aprire quella maledetta porta, sottrarsi all’incubo di una debolezza che continuava a impedirle di governare le situazioni e che anche nell’ultima l’aveva vista succube, invece che protagonista.Apri’ la porta.- Paola! – esclamo’ sorpresa e felice.La sua amica, imprevedibilmente, da vera Giovanna d’Arco soccorritrice, aveva deciso di venirla a trovare. Per Donata fu come vedere il sole. Ne abbbraccio’ con esagerata cordialita’ la bella figura e l’invito’ ad entrare.- Hai visite? – chiese Paola diplomaticamente, fingendo di non notare il disordine dell’amica e occhieggiando cauta all’interno. – Torno un’altra volta…- No, no, – si affretto’ a dire Donata. – Il signore e’ un vicino che e’ passato a salutarmi, ma se ne stava gia’ andando… Walter, sentendosi appellare "signore", mentre un attimo prima era stato chiamato confidenzialmente "Walter", ghigno’. Die de un’occhiata assassina alla nuova venuta, poiche’ le belle donne gli piacevano tutte, e ammise, con fare annoiato:- E’ vero, me ne stavo proprio andando!Il tono pero’ suggeriva esattamente il contrario. Che non se ne stesse andando, e che era parecchio contrariato di doverlo fare.Paola divenne ancora piu’ cauta. Obbedi’ comunque all’invito dell’amica. Entro’. Nel contempo, e con movimento opposto al suo, quasi senza salutare, l’uomo usci’.Percorse un paio di passi sul pianerottolo, in direzione della sua abitazione, poi, prima che Donata richiudesse la porta torno’ indietro e, con l’indice puntato verso l’alto, cerco’ di attirarne l’attenzione. Una parola, please!Donata lo vide ritornare e attese. L’uomo le sorrise grate e si chino’ per sussurrarle qualcosa confidenzialmente in un orecchio:- Hai l’aria affamata, cara. – disse sardonico. – Una di queste sere, torna dove ci siamo conosciuti. Potrai sfamarti! Donata gli sbatte’ la porta in faccia.Affanculo a tutti i maschi stronzi! Affanculo a tutti gli arroganti!
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