– Diavolo! – esclamo’ Paola esaminando gli indumenti appena acquistati. – Chi e’ il fortunato?- Non c’e’ un fortunato, – rispose Donata pavoneggiandosi dentro la biancheria sexy. – E’ per me. Mi piace ogni tanto vestirmi un po’ alla puttanesca, e vedermi seducente.Infilo’ l’abito scollatissimo. Qualunque donna avesse indossato quell’abito sarebbe apparsa indecente. Donata sembro’ nuda. Il decolte’ scendeva quasi fin sui capezzoli, e mostrava metri e metri di carne burrosa e bianca.- Ti violenteranno di nuovo, se vai in giro con quell’abito. Correresti meno rischi se uscissi completamente nuda!- Nuda non posso, mi arresterebbero. Cosi’ invece bofonchieranno, ma mi dovranno lasciar fare.- Anche tu dovrai lasciar fare loro, se ti mostri cosi’ conciata!Donata scrollo’ le spalle. Aveva fatto di peggio nella vita. Ricordava una volta d’essere andata al lavoro, quando ce l’aveva, con un abitino aderentissimo di maglina fine, senza mutande sotto. A una certa ora aveva dovuto scendere nella sala delle dattilografe, per far battere una lettera. Porgendo il foglio a una di loro, una biondina tutta sussieghi, s’era accostata un po’ troppo, e la faccia della tipa era quasi venuta a contatto col suo pube. La biondina aveva spalancato gli occhi, fissando scandalizzata in quel punto particolare. Anche Donata si era guardata e aveva visto distintamente numerosi peletti fare capolino attraverso le connessure del vestito. Aveva riso in faccia alla dattilografa e si era allontanata. Naturalmente la notizia era stata diffusa, la nuova impiegata e’ senza mutande! e lei, Donata, per settimane, era diventata la favola dell’ufficio, l’argomento principale nelle conversazioni di tutti. Paola non obietto’. Ricordo’ solo all’amica che quella sera sarebbero andati a teatro insieme. Per cui non era proprio il caso di inaugurare quell’abito.- Va bene, – rispose Donata. – Per stasero mi mettero’ qualcosa di piu’ adatto.- Mi raccomando. Altrimenti neppure ci fanno entrare.- Esagerata!- Oppure ci danno un camerino dove ricevere gli spettatori piu’ impazienti!- Splendido! ci sara’ da divertirsi, allora.- E’ piu’ probabile che ci arrestino! Senti, io adesso devo uscire. Ci rivediamo in casa alle otto, va bene?- Vada per le otto, – concesse Donata.- E senza tette di fuori!- Senza tette di fuori!- Alle otto!- Vattene noiosa. Alle otto!Paola usci’ e torno’ alle otto. Donata non c’era. Attese fino alle otto e mezza e comincio’ a preoccuparsi. Alle nove e mezza Donata non era ancora tornata. Ando’ a rovistare tra la sua roba e non trovo’ la biancheria acquistata nel pomeriggio. La preoccupazione aumento’.Sedette in un angolo, ormai rassegnata a perdere lo spettacolo, e comincio’ a pensare. Il bar dello stupro! fu il primo pensiero. La scaccio’ spaventata. Rifiuto’ di prenderlo in considerazione.Ora telefono al pronto soccorso! decise subito dopo. Scaccio’ anche questa idea, altrettanto molesta. Era un’idea stupida. Sarebbe stata avvisata a quell’ora se fosse successo qualcosa di grave. Dove poteva essere, dunque? Forse davvero aveva un appuntamento con un uomo, e le era mancato il coraggio di ammetterlo? No, questo non era da Donata. Gliel’avrebbe confessato se avesse avuto qualcuno per le mani. D’altronde i loro rapporti, pur se intimi, non per questo erano meno liberi! Non le avrebbe mentito su un particolare tanto insignificante quanto una scopa tina occasionale con un uomo!A meno che non si trattasse di qualcosa di particolare! In questo caso poteva pure concepire che Donata le avesse potuto dire una bugia. Il bar dello stupro! penso’ di nuovo. Si alzo’ allarmata. Forse non si era recata li’, ma in ogni caso non sarebbe stato male andare a dare un’occhiata. Guardo’ l’orologio. Erano le dieci passate. Doveva affrettarsi, prima che nel locale affluisse troppa gente. PRIMA CHE LA SITUAZIONE PRECIPITASSE! Infilo’ un soprabito, chiamo’ un tassi’ e usci’ di casa. Cinque minuti dopo il tassi’ arrivo’ e si fece condurre sul posto. Pago’ il tassista ed entro’ nel locale.Dentro trovo’ l’agitazione e il chiasso che immaginava. Gente di tutti i tipi stavano seduti attorno a dei tavoli, bivaccando con le sigarette che fumavano pigramente in bocca. Altri si agitavano su una grande pedana persa sulla sfondo. Altri ancora si ammassavano intorno al bancone del bar, tenendo in mano lattine di birra o bevande analcoliche.Si fece largo nella calca, su e giu’ diverse volte, senza notare neppure l’ombra di Donata. Dispero’ di poterla trovare, lei cosi’ piccolina, tra tutta quella gente. Penso di chiedere informazioni a qualcuno degli inservienti, ma temette una risposta brutale, tipo:- Donata? ah! si’, quel tipetto piccolino con il diavolo in corpo? e’ di la’ che si sta facendo sbattere!Forse davvero se ne stava scosciata da qualche parte a ricevere maschi, e tutti lo sapevano. Rinuncio’ a chiedere ai camerieri. Non avrebbe sopportato le loro eventuali risate di scherno, i commenti sgradevoli con cui probabilmente gliel’avrebbero comunicato. Penso’ allora di domandare ai musicisti, ma non vide Walter nell’orchestra e si allarmo’ ulteriormente. Usci’ sul retro, dove c’era un ampio parcheggio riservato ai clienti. Le macchine erano tante, ma Paola non esito’ ad avvicinarle una ad una, sebbene molte fossero occupate, cercando di scrutarne gli occupanti. In nessuna delle donne le parve di riconoscere Donata.Stava per desistere, decisa a ritornare a casa, quando la vide al margine del parcheggio, insieme a uno sconosciuto. Alzo’ le braccia per attirare l’attenzione, intenzionata ad emettere contemporaneamente un richiamo, ma si blocco’. Ora che la vedeva tranquilla, sana e salva, si rendeva conto della propria invadenza. Donata era adulta, libera, non doveva dare conto a nessuno. Come giustificare dunque quel suo indiscreto intervento?Si avvicino’ esitante, incerta sull’opportunità di manifestarsi, dubbiosa sui modi come farlo, quando, giunta a pochi me tri di distanza, vide l’uomo afferrare Donata per un braccio. Affretto’ allora i passi e si predispose di nuovo a svelare la sua presenza. Nuovamente se lo vieto’. Donata non reagiva. Anzi, pareva tranquilla, deliziata. Rideva in faccia all’uomo. Lo fissava con espressione di sfida.- Sono stanca di aspettare, – disse con voce squillante. – Me ne infischio del tuo lavoro.- Non puoi aspettare neppure che mi diano il cambio?- Te ne infischi di me, eh?- Un’ora sola, Donata!- NO! NE HO VOGLIA ADESSO! ORA! SUBITO!L’uomo la fisso’ con intensita’.- Sei formidabile, – commento’ emozionato. – Formidabile…- Subito! – ribadi’ Donata.- Va bene, come vuoi. Mi faro’ sostituire un’oretta…- Non solo te. Tutti. Voglio tutti!L’uomo fischio’ piano. Si giro’ di lato e la luce fioca ne disegno’ il profilo. Lo riconobbe. Era il vicino di Donata, l’osceno individuo che l’aveva intrappolata e regalata ai suoi amici. Pose ancor piu’ attenzione ai due.- Gesu’! – udi’ esclamare lui con voce strozzata.- Tutti! – insistette Donata con voce illanguidita, eppure ruggente.- Madonna! E dove li trovo a quest’ora?Donata accenno’ col capo verso il locale.- Non importa che siano gli stessi. Importa che siano tanti, almeno quanto quelli dell’altra volta. Voglio farmi fottere da tantissimi, capito? E per mia scelta, lucidamente, non perche’ l’avete deciso voi!Le ultime parole furono pronunciate con voce sorda. Paola rabbrividi’. Si eccito’ e spavento’ nello stesso tempo.- Va bene, piccola, non ti arrabbiare. E’ pieno di bei maschi, li’ dentro. Ne trovero’ abbastanza per i tuoi meriti. Tu aspettami qui, torno fra cinque minuti.L’uomo volto’ le spalle e si allontano’ di corsa.Solo allora Donata si accorse della presenza di Paola.- Cosa ci fai qui?Paola si mosse a disagio.- Hai sentito tutto, eh?Non lo pote’ negare. Aveva sentito tutto.- Donata… – alito’ piano, una specie di preghiera, piu’ che esortazione, che scosse l’amica.- Vattene, adesso! Non e’ il momento! Non vedi che ho da fare?Paola penso’ che davvero Donata aveva molto da fare. Ancor piu’ l’avrebbe avuto fra poco. Ne guardo’ i seni spropositati e penso’ all’effetto che avrebbero prodotto, una volta nudi (NUDI!), sugli uomini. Li avrebbero fatti diventare furiosi! Pazzi scatenati! Incapaci di intendere, ma so solo di volere! Non un’ammucchiata sarebbe stata, ma una vera e propria battaglia all’ultimo cazzo! SE LA SAREBBERO MANGIATA VIVA! Guardo’ poi il corpo piccino e rotondetto, il volto sensuale, e si disse che quegli uomini erano veramente fortunati a disporre di una bellezza simile. Una come Donata non si trovava tra mille!- Donata… – ripete’ con voce rauca.- Donata che? Avanti, cosa hai da dirmi?- Niente! – disse Paola. – Niente.- Allora vattene, dai! Non sono in vena di discorsi!Certamente, lo si capiva bene, era in vena di fatti!- Sei sicura? – articolo’ piano. – Sei sicura che me ne devo andare?- Che aspetti? – fu la risposta nervosa. – La carrozza?La porta del locale si spalanco’ e vociando alcuni maschi accedettero sul piazzale.Paola non attese che si avvicinassero. Si ritiro’ svelta nell’ombra. Non intendeva essere coinvolta.Non appena si ritenne al sicuro si nascose dietro una macchina vuota e assistette a quel che succedeva. Altri maschi erano usciti dal locale ed ora stavano sparsi sul piazzale ridendo e commentando. Dio! ma quanti sono? si chiese tremando. Ne udi’ le voci eccitate e rabbrividi’ di nuovo. Alcuni avevano afferrato Donata, che pareva dibattersi, e la trascinavano. Donata si divincolo’ e riusci’ a liberarsi, ma fu agguantata di nuovo e spinta brutalmente verso il locale. La porta torno’ ad aprirsi e il gruppo scomparve rapidamente all’interno.Non appena si ritrovo’ sola, e gli uomini cominciarono ad uscire dal ritrovo, Donata perse la sua bella baldanza. Mio dio, che cosa ho fatto! esclamo’ tra se’ enfaticamente angosciata, mentre essi a gruppi vocianti continuavano ad affluire sul piazzale, convergendo verso di lei. Madonna, quanti maschi! Desidero’ fuggire, sottrarsi a quell’azzardo sessuale, ma le gambe, forse a causa della paura improvvisa, si rifiutarono di muoversi. Resto’ immobile nella luce incerta del parcheggio ad attendere gli eventi. Il cuore le batteva forte, a precipizio. Un lieve tremito interiore, frutto del panico, ma forse anche dell’eccitazione, si manifesto’ attraverso le mani, e non seppe piu’ dove cacciarle. Era bagnata tra le coscie, il ventre le si contraeva, tuttavia non voleva, no, non piu’, farsi tutti (come aveva chiesto, vantandosi quasi); neppure uno ne voleva. Voleva solo sottrarsi alla violenza di quei visi irridenti, e alle seduzioni di quegli occhi bramosi, che chiedevano e promettevano piacere, e lo minacciavano quasi.Fino a un paio di minuti prima il desiderio l’aveva sovrastata, impedendole di ragionare, di vedere oltre le sue stesse brame; ora, scomparso il tormento erotico, si rendeva conto del disastro che aveva combinato. No, io non volevo questo! si disse consapevole di mentire. Non lo potevo immaginare! Sono troppi, una vera marea, non li potro’ reggere tutti! Come Zumurrud, in seguito all’annuncio di Gia wa’n il Curdo d’essere caduta nella mani dei quaranta ladroni, desidero’ piangere e percuotersi la faccia. Forse coloro che continuavano a uscire sghignazzando e scambiandosi grandi pacche sulle spalle non erano quaranta (o si, invece?); ma certamente sarebbe stata goduta tutta la notte, rischiando, a causa dell’avvicendarsi dei maschi su di lei, di essere ridotta "come una barca spaccata dal mare"!La bocca le si asciugo’, mentre l’emozione incalzava. Il cuore le batteva con tale violenza che temette potesse sbalzarle dal petto. Attese che gli uomini si avvicinassero (non era in grado di fare altro), stropicciando nervosa i piedi sull’asfalto. Dio, che situazione sconvolgente! L’emozione aumento’ e il tremito interiore dalle mani si trasmise a tutto il corpo. Trema va come se avesse freddo. Dovette stringere i denti, per impedire loro di battere.- Allora e’ questa la pollastra? – senti’ chiedere. Walter che era li’ a due passi, annui’.- E lei! – confermo’. – Che ne dite?- Eccezionale! – fu la risposta. – Piccolina, ma con una faccia che promette molto!- Macche’ faccia! Guardate le tette! Sono le piu’ belle che abbia mai visto!- Aspettate di vederla con le coscie aperte, prima di parlare! Allora si’ che sapremo quello che vale!Donata con uno sforzo enorme riprese il controllo di se’. Strinse ancor piu’ i denti e si costrinse ad apparire disinvolta. – Gentili i tuoi amici, – commento’ ironica rivolta verso Walter, la voce un poco rauca. – Dei veri gentiluomini!- Non ci far caso. E’ tutta una posa la loro. Gli piace far la parte dei duri, ma in fondo sono dei bravi ragazzi!- Ehi, tu! Fai vedere la merce. Vogliamo controllare per cosa ci siamo scomodati!- Di bene in meglio! – sussurro’ ancora Donata, che andava lentamente rinfrancandosi.- Cosa ti aspettavi? Gente da oratorio?- No, ma questi mi pare che vadano un po’ troppo per le spicce.- Dici? Ti assicuro che gli altri dentro sono pure peggio. Dovresti vedere che bruti!Altri? s’interrogo’ Donata, costringendosi a non alzare le sopracciglia. Non bastavano coloro che gremivano il piazzale? – Vedere? Anno’! – disse in un tono che avrebbe voluto un poco faceto, ma risulto’ solo sdegnato. – Credo proprio che ne faro’ a meno!L’uomo che l’aveva interpellata per primo, un tipo robusto dall’espressione decisa, si volto’ minaccioso verso Walter.- Che storia e’ questa? – chiese. – Non hai detto che ci stava?- Non le badare! Non sai come son fatte le donne?Donata, nonostante la tensione spasmodica del ventre, continuava a ignorare i propri impulsi, disattendendo gli esigenti richiamo del sesso. Avvertiva solo vaglia di scappare, farsi largo tra quella folla di esaltati e sottrarsi gridando isterica alla loro violenza. Essi non l’aggredivano, non le erano saltati ad dosso per strapparle gli abiti e sottoporla ai loro amplessi seduta stante, come accadeva in quei casi, quando in parecchi assalivano una donna sola; eppure nelle loro intenzioni, nel loro modo di avvicinarla c’era cosi’ tanta aggressività che se ne sentiva scossa altrettanto che se avesse dovuto subire le loro vie di fatto.In basso, la sua intimita’, sbavava indecorosa, irresistibilmente sedotta da circostanze tanto inquietanti (e pornografi che!). In alto la sua mente sgomentava a causa delle disavventura erotica in cui era andata a cacciarsi a capofitto. Troppi uomini, troppi! s’erano radunati per lei! Non li voleva cosi’ tanti! O meglio, li avrebbe pure voluti, non fosse stato per timore di subire le conseguenze della sua imprevidenza di donna troppo animosa. Avrebbe dovuto immaginarlo, pero’, che sarebbero stati tanti. Non si perde l’occasione di possedere, e in gruppo poi, una femmina tanto appetitosa! Sono troppo sexy! annnoto’ mentalmente, continuando a non confessarsi che tutto quello le piaceva, l’aveva voluto e provocato, e che, a parte i suoi timori, il panico era frutto della naturale ritrosia femminile, e della medesima emozione che la faceva ansimare. Tuttavia non poteva scappare (non piu’). Ne’ aveva termini adeguati a trarsi d’impaccio. Si penti’ di avere allontanato Paola. Forse, lei presente, sarebbe venuta meno la loro sicura determinazione. A meno che, stregati dalla prospettiva di avere due femmine da scopare e non una sola, non fosse felicemente aumentata!- Sentite, – disse cercando di dare un tono deciso alle parole. – Ho cambiato idea. Me ne torno a casa. Walter l’afferro’ brutalmente per un braccio.- Cosa sono queste stronzate? – chiese con voce dure. Donata gli rispose con alterigia.- Lasciami andare, – rispose fredda. – Ti ho detto che non voglio!- Basta con queste scemenze, o mi farai arrabbiare! Sollevo’ una mano, come pronto a far partire una sberla, e Donata abbasso’ immediatamente la cresta.- Non mi picchiare, Walter! – pianucolo’. – Faro’ quello che vorrete!- Te li pappi tutti, cara. Esattamente come hai chiesto!- No, Walter, non posso, siete troppi!- Peggio per te, ci dovevi pensare prima!- Non e’ colpa mia se non ho piu’ voglia…- Ah! piccola scriteriata! Ma cosa credi? di potermi eccitare e poi, accampando una scusa qualsiasi, pretendere che accetti di essere mandato in bianco? Enno’, cara! non attacca! Non si fanno impunemente questi giochini a uno come me! Non te lo per metto! Adesso tu ti prendi una bella lisciatina di pelo da parte di Walter tuo, e dopo fotti ad oltranza col resto del manipolo. Senza contare gli altri, si capisce, TUTTI GLI ALTRI! quelli dentro. Ce ne’ una quantita’ pronti a limarti culo e fica, sono tantissimi, non so neppure io quanti! Si sono passati la voce e adesso ti aspettano di sopra ansiosi di assaggiarti. La piccola scriteriata divento’ pallida, ebbe un pensiero sbigottito (altri? formulo’ in modo indistinto. Ce ne sono altri che mi devono passare in mezzo alle coscie?); e prese a balbetta re dal terrore.- Non puoi farmi questo Walter! Non puoi!- Come no, se lo sto facendo?- Mi rovinerete, se me lo fate tutti!- Questo e’ il programma, piccola. Di fartelo in massa!- No, non voglio. Mi ucciderete! Mi farete morire!- Eh! quante storie! Non e’ mai morta nessuna per questo genere di cose! Ti ammaccheremo un po’, questo e’ probabile, ma voi donne siete speciali, avete un sacco di risorse. Per quanto sfibrata, in capo a un paio d’ore, sarai piu’ fresca e pimpante di prima!- Perche’ vuoi farmi questo? Perche’!- Perche’ mi piace, bimba. Perche’ mi attizza un sacco! Perche’ eccita tutti! Farsi in gruppo una super come te, e’ il massimo della goduria! E poi non li volevi pure tu?- Io non immaginavo questo… non credevo… mandane via un po’ e vedrai, sara’ buona, faro’ tutto quello che vorrete… vi faro’ divertire…- Ci farai divertire comunque, cioccolatino mio. Ti sbatteremo come e quanto ci parra’, e credo che lo troverai persino di tuo gusto. Non li vedi che bei tipi?- No! No! – mugolo’ Donata angosciata.- Non dire no! no! non serve. Piuttosto dovresti chiederci di dare un’occhiata ai cazzi! Ne vale la pena, credimi! Sono dei veri e propri manganelli, pronti a picchiare duro dentro la tua bella fighetta da troiettina in amore. E’ certo che li giudicherai all’altezza del tuo appetito, e in quantita’ sufficiente da toglierti lo sfizio! Donata mormoro’ ancora qualche protesta, ma Walter non le bado’ piu’. La trascino’ ruvidamente per il braccio. Un altro maschio le si affianco’ e prese a spingere anche lui.- Ti daremo una ripassatina coi fiocchi, – promise, o minaccio’. – L’abbiamo tutti bello grosso e duro e te la slargheremo tanto che ci potranno entrare pure i somari, alla fine! Donata tento’ ancora di opporre resistenza. Cerco’ di divincolarsi.- Ma che ha questa? – dissero afferrandola in parecchi. – Che le piglia?- Recita la solita commedia, – spiego’ Walter. – La roba di sempre. Io non volevo! e non e’ stata colpa mia! e si sono comportati da bruti! Niente di speciale. Faccende da donne!Donata intanto, con tutte quelle mani d’uomo addosso che approfittavano per rimestarle le carni, avverti’ distintamente incrinarsi le barriere del rifiuto. Siamo alle solite, si disse, ancor piu’ spaventata. Ecco che gli succedeva come sempre: un paio di moine e non era piu’ capace di opporre resistenza! I molti visi di maschi che aveva intorno, con le loro espressione allupate, la portarono improvvisi pensieri di eccitazione.No, non e’ possibile! penso’ sentendo un nodo prenderla alla gola. Era possibile, invece. La libidine di cui era schifosamente pervasa le imponeva di reagire positivamente alle promosse voluttuose di quei volti, di quelle folte presenze. Si eccitava non per altro: perche’ i maschi intorno erano tanti, e promettevano ore di folle abbandono. Suggerivano l’imminenza di una notte in terminabile di eccessi durante la quale sarebbe stata inesorabilmente scopata, lordata di seme, violata da tutte le parti!Godette di questo. Si senti’ permeare dalla libidine. Sono una schifosa! confermo’ a se stessa, abbandonandosi alla coercizione della lussuria. Ottenebrata dalle visioni estatica di sessi duri che bramavano dalla voglia di scaricarsi in lei, cedette a quegli uomini. All’esterno opponeva ancora resistenza. Dentro, nonostante il perdurante spavento, era tutta per loro. SONO UNA TROIA! UNA VERA ZOZZA! le venne quasi di gridare. Era vero: in quel momento si sentiva solo una puttana in fregola, una gran vacca, una ninfomane insaziabile e scandalosa! Smanio’ segretamente, e tremo’ per il loro numero (erano troppi, troppi!). Pero’ fu felice nel momento in cui noto’ un ultimo gruppo stagliato contro il vano della porta, che osservava da lontano.Gesu’! quanti ne avrebbe avuti! Quanti nessun’altra mai nella storia! Ormai non era piu’ Zumurrud, giovane amante fedele e riservata; ma la voluttuosa Teodora, l’inesauribile divoratrice di maschi, che non temeva gli uomini, ma solo di non poterne avere in numero sufficiente da saziarsi! Stordita da tutti questi contrasti, Donata punto’ i piedi. Non volle piu’ procedere oltre. I maschi allora la sollevarono letteralmente da terra e le fecero percorrere alcuni passi a volo. La lasciarono andare solo in prossimita’ dell’ingresso, e la spinsero dentro a furie di pacche sonore sul fondo schiena. Pressata dai maschi, Donata schizzo’ dentro. Fu accolta da altri visi virili e dallo sguardo attonito e incuriosito della cassiera, una bruna rotondetta, palesemente a disagio. Un’inseriviente invece, alta e tettuta, la fissava con espressione mali gna.- Scopatevela quella troia! – la senti’ mormorare sprezzante.Donata ebbe un singhiozzo di ripulsa.- No! No! – fece ancora.L’inserviente sghignazzo’.- Il grosso ti aspetta su, cara, non disperare.Donata non replico’. Si lascio’ guidare verso delle scale. Procedeva come in trance, stranita dal precipitare degli eventi, tuttora tremante di paura e accesa di concupiscenza, seguita dal codazzo vociante dei maschi. Imbocco’ un corridoio semibuio e ac cedette a uno stanzone spoglio, munito del solo letto, che probabilmente era gia’ stato adoprato in circostanze analoghe. Il grande spazio era quasi tutto occupato da uomini. Non appena entro’ dozzine di occhi si appuntarono su di lei. Donata accolse agitata quegli sguardi, e se ne inorgogli’. Un’eccitazione violenta, indescrivibile, molto piu’ intensa del solito, la travolse. Si senti’ malferma sulla gambe, smaniosa d’essere posseduta, e timorosa di doverlo essere. Entro’ con passi stentati, come una sonnambula. Tutti quegli uomini che la desideravano, l’ammiravano, si preparavano a scoparla… mamma, quanti erano! Le sembrava di es sere in qualcuno dei suoi sogni. Vedeva corpi nudi dappertutto. Erano cosi’ numerosi che la stanza, pur grande, non li conteneva e molti di loro si stipavano sul corridoio, alzandosi sulla punta dei piedi per ammirarla occhieggiando sopra le spalle di quelli piu’ vicini. In pieno batticuore, diede un’occhiata panoramica, avida e vergognosa, all’ambiente. Ovunque scorse mani che correvano frementi lungo sessi paonazzi, pronti a esplodere; ovunque occhi bramosi, ed espressione intense; bei corpi muscolosi di cui fra poco avrebbe subito il vigore.Non e’ possibile! si disse trepidante. Nessuna puo’ permettersi una duello del genere! Lei cosi’ piccolina, sarebbe stata certamente demolita dai loro grossi cazzi. Gliel’avrebbero fatto e rifatto fino allo svenimento! fino alla pazzia! Perche’ debbono esagerare in questo modo? perche’ gli piace essere in cosi’ tanti con una donna sola? O sono io che piaccio? e tutto gli uomini del mondo arrivano di corsa ogni volta che si profila l’occasione di scoparmi? Come in risposta alle domande mute, un bel viso virile si chino’ verso di lei e le parlo’ con un certo garbo.- Non tremare, piccina. Sei tra amici. Non vogliamo farti nulla di male, ma solo divertirci un pochino con te… Donata sollevo’ gli occhi e gli rivolse uno sguardo implorante. In quello sguardo cerco’ di immettere l’intensita’ della sua ansia.- Ho paura, – mormoro’, sperando di commuoverlo, di procurarsi almeno un alleato tra tanti feroci antagonisti. – Siete troppi…L’uomo le sorrise.- Paura di che? – rispose disinvolto. – Non sei mica la prima a cui lo facciamo, sai?Donata si senti’ smarrire. Non avrebbe trovato sostegno su quella sponda. Da nessuna parte poteva giungere soccorso. Solo la sua patatina poteva esserle d’aiuto, se avesse deciso di collaborare, e di trovare le risorse per affrontare la battaglia imminente. Lo hanno gia’ fatto ad altre? pensava nel frattempo, meravigliata. Qui, in questa stessa stanza?- E loro? – balbetto’ frastornata. – Loro… le donne… ci sono state?- Si sono, come dire… adattate! – affermo’ l’uomo anticipando la risposta con un ghignetto. – Ben poche, per la verita’, hanno protestato in modo persuasivo. Anche a quelle comunque, il servizio gliel’abbiamo fatto lo stesso!Porci! penso’ Donata. Delinquenti!- Molte, – prosegui’ il maschio, – superata la sorpresa iniziale, si sono mostrate parecchio interessate a quel che succede va. Siamo convinti che tu sia una di queste!- Io? – mormoro’ Donata puntando l’indice contro se stessa. – No, io non voglio!L’uomo esplose in una risata sonora. Con lui risero gli altri. Perche’ ripeteva sempre le stesse cose? LE MEDESIME MENZOGNE? Non poteva sperare di ingannarli, ne’ aveva senso farlo. Il servizio gliel’avrebbero fatto lo stesso!- La cosa e’ ormai avviata, cara. Non hai molta scelta!- Ma perche’ cosi’! – chiese con voce soffocata.Cerco’ Walter, desiderosa d’avere accanto un volto conosciuto. Walter era scomparso.- Perche’ e’ bello, – spiego’ l’uomo chinandosi come a volerla baciare su una guancia. La bacio’, infatti. Un bacio casto, che avrebbe voluto essere tranquillizzante, ma che intimori’ ulteriormente Donata.Cerco’ di sottrarsi muovendo un passo indietro, ma mani decise la risospinsero in avanti. Ricevette un nuovo bacio. La purezza del gesto, cosi’ inverosimile nella sua situazione, riusci’ a commuoverla, servi’ a tranquillizzarla. Si senti’ sciogliere, e i legami della paura attenuarsi. Non sono semplici bruti, volle credere. Probabilmente erano maniaci dell’orgia, degli appassionati estimatori delle sua grazie, che non desideravano tanto oltraggiarla, quanto costringerla a una dissipante notte di ebbrezza. Forse non sarebbe stato troppo male farseli… Il maschio continuo’ a baciarla. Le sollevo’ il volto tenendola per il mento e glielo cosparsi di baci leggeri, fervidamente cordiali, realizzando un singolare miscuglio di prepotenza e te nerezza insieme.- Perche’ e’ bello, – ripete’ depositando baci in punta di labbra sulla fronte, sugli occhi, sulle guance, sul naso. – Ci piace avere una fica a nostra completa disposizione, per sfiancarla coi nostri cazzi… per vederla tenerci testa per ore e ore, e dare fondo a tutta la lussuria e il piacere che puo’ essere in una donna!- Ma cosi’ le distruggete! – obietto’ con voce flebile, confortata da quei baci, ma non ancora rasserenata.Una risata corale accolse le sue parole.- E’ proprio quello che vogliamo! – grido’ uno.Nuovamente tutti risero.- Manno’, – fece suadente l’uomo che la baciava. – Non dargli retta. Non le vogliamo distruggere la sua bella fichetta! Vogliamo solo che si arrenda. Che, per quanto puttana e vogliosa, sia costretta a dire "basta! non gliela faccio piu’!" E che si ab bandoni stanca sul letto lasciando a noi l’uso del suo corpo cal do e fremente, e delle sue ultime briciole di volutta’. Molte, sai, riescono a godere anche in quella condizione…- Ohooo… – fece Donata, progressivamente coinvolta dal racconto, ammorbidita dalle tante carezze.- Ci piace portarla su verso l’esasperazione dei sensi, oltre l’impossibile di un piacere che sconfina nella perdita di autocoscienza. Ecco perche’ vogliamo essere in tanti. Cinque o sei maschi non potrebbero mai ottenere di condurla oltre il delirio, nella pace di un godimento tutto cerebrale, tutto racchiuso nel puro atto sessuale, attuato non per gratificare il corpo, ma la mente, per realizzare l’eccesso e contemplarsi nell’eccesso! L’uomo parlando non smetteva di baciarla sul volto. Donata consentiva a quei baci felice di una introduzione cosi’ poco impegnativa.- Ma alla fine, – obietto’ (l’obiezione che piu’ le stava a cuore), – non sono malridotte? rintronate e affrante?La serie di baci si interruppe.- Un pochino, si’, – rispose il maschio sornione. – Frastornate altrettanto che dopo una bella sbornia! E’ vero, se ne esce un po’ sconvolte, e pero’ intimamente orgogliose, oltre che stupe fatte della follia di cui si e’ state capaci!- Oh! – commento’ Donata.- Tu, ad esempio, hai mai presa una sbornia?- Io?- Si, tu, proprio tu!- Io… io si’!- Allora sai gia’ tutto. Dopo che ci avrai preso tutti ti sentirai piu’ o meno come dopo una solenne ubriacatura: un po’ a pezzi, e dolorante in vari punti del corpo. In compenso pero’ non ti sarai avvelenata il fegato, e ti ritroverai tanto inzeppata di piacere da scoppiare! Cosi’ almeno a sentire alcune di quelle che sono entrate in questa stanza. Sappiamo scegliere le donne che intendiamo ripassarci. Non ci basta una fica qualsiasi, pur bel la. Vogliamo una Gran Fica. La GRAN FICA! Una che ci dia la garanzia di essere all’altezza della situazione. Altrimenti la affidiamo ad alcuni tra i piu’ affamati del gruppo e ce la togliamo di torno senza degnarla che di un’occhiata!- Ed io… – chiese Donata con voce tremante, in un rigurgito di libidine che era soprattutto un concentrato di vanita’. – IO SONO ADATTA? LE DO’ QUESTE GARANZIE?Non ricevette una risposta diretta. Fu afferrata e stretta, manipolata e baciata (un bacio nuovo, vero, questa volta, come Donata lo desiderava). Accetto’ il bacio mugolando, non piu’ spaventata, ma ancora ritrosa, esitante (erano troppi! troppi quei maschi!).- Mi ridurrete uno straccio! – ansimo’, in tono complice e fervido, sicuramente voluttuoso.- Ti ci riduci spesso da sola! – ribatte’ l’uomo infilandole la lingua nell’orecchio. – E rifiuteresti di farlo in cambio di una notte di piacere?- Vi prego, – imploro’ ancora Donata. – Fate come vi dico…- Si’i’i’? e come dici gioia?- Fatemelo in pochi… cinque… dieci… dodici al massimo… non piu’… mandate via gli altri e vi apriro’ le coscie contenta. Agli altri mi concedero’ in una seconda occasione… Che bisogno c’e’ di farlo tutti in una volta? Vi premetto che tornero’, e mi daro’ gradualmente a tutti! Non volete che torni? Che vi faccia scopare sempre?L’ultima frase risulto’ magica. I maschi dismisero le aria da impareggiabili conquistatori e si scambiarono occhiate perplesse, interrogative. Erano tentati, ma dubbiosi. Mandarne via tanti, i due terzi, la meta’, mandare via qualcuno, anche solo uno… una parola! Chi? chi avrebbe rinunciato? Non certo Walter! Walter infatti emerse dalla foresta di maschi e le si pose davanti minacciandola col suo grosso arnese in mano.- Brutta bagascia! – l’insulto’ esasperato. – Cosa credi fare? Tu sei un corpo da cazzi, e devi rassegnarti a beccarteli. Comunque a me non mi incanti! Ho voglia di fotterti e, cascasse il cielo, ti fottero’! Adesso mettiti nuda! Subito! Ora! Nuda ti voglio! Intimorita da quei modi, ma forse solo stravolta dalla lussuria, Donata slaccio’ con mosse automatiche, quasi senza rendersene conto, il vestito e lo fece scivolare in terra. Era senza rimorsi nel farlo, quasi senza piu’ paure. Desiderava bensi’ tranquillizzarsi con la prospettiva di non averne troppi da soddisfa re, ma piu’ ancora desiderava essere guardata, ammirata, ADORATA! FATTA!Sotto il vestito, a parte un paio di mutandine rosse, con relative giarrettiere (una tenuta da vera troiona), non portava nulla. Le sise oscillarono libere, calamitando gli sguardi di tutti. Da quegli sguardi capi’ che non se ne parlava neppure di rinunciare a visitarla tra le coscie, ma semmai di conquistare spazio per un eventuale bis!- Mi ammazzerete, – gemette ancora, non per protestare, ma gia’ pregustando l’assalto interminabile alla sua fortezza. – Siete una marea… siete troppi!- Non per una come te! – affermo’ Walter avanzando fino a venire in contatto con la sua pancia. Nel contempo una mano ignota si impadroni’ delle mutandine e le strappo’. Un mormorio di eccitato stupore accolse l’esibizione del praticello pubico.- Ehi! – scherzo’ qualcuno. – Bisogna affrettarsi a falciare l’erba, prima che cresca troppo.- Fate largo, fateci vedere! – grido’ qualcun altro.Davanti a Donata si formo’ un po’ di vuoto. Lei avanzo’ di un passo, sui tacchi altissimi, che contribuivano a slanciarne la figura, e mise in subbuglio tutte le sue forme. Anche i maschi mise in subbuglio.- Dio mio! – si udi’ bisbigliare. – Che fica!Walter l’afferro’ per i capelli.- Avevi calcolato tutto, eh? – le alito’ in faccia. – Tette al vento, biancheria da sgualdrina, tacchi a spillo… e dicevi di non volere! Altro che troppi! Altro che paura! Forse siamo persino pochi per te!Donata emise un inutile verso di rifiuto (in molti gia’ la manipolavano) che crebbe in un grido trepidante. Da tergo due mani le aprirono le natiche, e le inumidirono di saliva lo sfintere. Walter davanti e lo sconosciuto di dietro si predisposero, appaiando i sessi puntati verso l’alto, ognuno alla ricerca di un riparo. Si senti’ sollevare. Poi di botto, fu fatta ricadere sui cazzi messi in parallelo, che la penetrarono insieme, nelle rispettive cavita’ gemelle. Le parve di essere squarciata, e il grido di prima muto’ in urlo. Tuttavia non squarcio’. Calda e ricettiva com’era, special mente davanti, dov’era lubrificata da un flusso costante di umori, li prese con una disinvoltura che sorprese tutti. Ebbe quell’urlo e un guizzo del corpo, e resto’ profondamente arpionata dal doppio rostro virile.- Madonna! – si lamento’ Walter stringendo i denti. – Sei strettissima, me lo stai spellando.Soffrivano piu’ loro che lei, per quell’efferata penetrazione. Spinsero con violenza, per assestarsi meglio dentro e Donata guizzo’ nuovamente, il corpicino delizioso, pieno di belle forme, si agito’ tutto.- Mamma! – esclamo’ stupefatto quello di dietro. – Come me lo stringe!Pareva loro impossibile che quella fighetta dolce, gia’ a suo tempo devastata da Walter (e dai suoi amici), quel culetto morbido e accogliente, fossero cosi’ stretti e nello stesso tempo tanto ricettivi. Quel lussuoso soldo di cacio di donna, che probabilmente avrebbe dato loro molto piacere, nonche’ parecchio filo da torcere, era capace di prendere i cazzi con una disinvoltura inaudita! L’eccitazione crebbe, e i maschi spinsero di nuovo, con maggiore violenza, i loro corpi contro quello della donna, quasi che la volessero schiacciare. Donata, sentendosi cosi’ stretta e aggredita, con la coppia di aste rigide che bruciavano dentro, si diede per vinta, e si rilascio’ tra le loro braccia, mugolando estatica, completamente persa nella luce abbagliante del piacere. Un filo di bava comincio’ a scenderle dall’angolo della bocca. Nel contempo, sollecitati da quella reazione, i cazzi andarono oltre. Si sfilarono e si riemersero all’unisono, per esplorarla debitamente nelle profondita’ misteriose del suo corpo. Non una sola volta pero’, piu’ e piu’ volte. Non con riguardo, ma con violenza d’ariete. Volevano da lei che, al piu’ presto, li gratificasse del suo orgasmo, dello spettacolo inebriante che, in certi momenti, ogni donna sensuale offre. I mugolii di Donata allora mutarono in grida, in strepiti affannati, che a ogni duplice affondo salivano di tono e si diffondevano allettanti per l’intero piano. Gli uomini fremettero, mentre versi di incontinenza uscivano dalle loro gola strozzate.- Mai vista una godersela cosi’! – esclamo’ qualcuno, in prossimita’ del triplice fascio di corpi. Mai avevano avuto a disposizione una donna tanto sensuale e bella!Donata l’udi’ e levo’ piu’ in alto il suo canto, e grido’ e grido’, espresse senza remore il suo piacere. Squassata dai colpi micidiali, spudoratamente felice di esibirsi in quell’amplesso tanto scandaloso, si ritrovo’ ben presto oltre la soglia dell’or gasmo. Godette e confesso’ di godere.- Vengo! – pronuncio’ in un dolce lamento. – Vengo! – ripete’ esaltata. E non contenta proclamo’ la consolazione che quei sessi le avevano procurato. – Dio, che bello! Continuate, vi prego… cosi’, bravi… con forza… brutali… mi piace! mi piace! I maschi si affannarono vieppiu’ nell’incalzarla e, quasi senza soluzione di continuita’, al primo succedette un secondo orgasmo e poi un terzo. Versi di beatitudine le uscirono dalla bocca, mentre il suo corpo era agitato da enormi contorcimenti. Al quarto acme Donata, soffocata dal piacere, si abbandono’ come svenuta tra le braccia dei suoi violentatori.La tennero cosi’, in piedi tra loro, sostenendola per le ascelle, come una bambola di pezza, e martellandola come forsennati. Scosso da quei colpi il corpo sussultava, mentre solo un gemito fioco denunciava che Donata era cosciente, e continuava a gradire il trattamento. Poi, quasi d’improvviso, tutto fini’. Estasiati dal calore delle due guaine gemelle, l’equilibrio nelle loro reni dei maschi si spezzo’ e si scaricarono nel ventre avido della donna. Per primo Walter, trascinato dalle espressioni di piacere che leggeva sul volto di Donata; poi l’uomo che la perforava di dietro, trattenuta dalla voglia di continuare a perdersi con le mani nei vasti spazi carnosi delle tette. Riempita da ambedue le parti da quel ruscellare sincopato bruciante, Donata avverti’ una grande dolcezza dentro, una sensazione di piacere indescrivibile che la condusse nuovamente dentro i territori celesti dell’appagamento fisico.- Ancora! – gemette piena di felicita’, sin dai primi schizzi. – Ne voglio ancora.Fu esaudita. Ne ebbe dell’altro, un fiume ininterrotto di slancio maschile. I secondi mutarono in eternita’ e perse consapevolezza di cio’ che la circondava. Non si accorse neppure quando i maschi, in una babele di urla e incitamenti, si sfilarono. Era appena consapevole delle braccia forti che la sostenevano e dell’affaccendarsi intorno al suo corpo. Avverti’ solo, a un certo punto, la nuova duplice pressione in basso e i sessi rigidi che penetravano devastando. Si sforzo’ di ritornare in se’, per non smarrire il senso di quell’orgia, per non perdere gli atti diversi con cui se la scambiavano, e la follia erotica negli occhi e sulle bocche che berciavano intorno. Sfarfallo’ con le ciglia, scosse la testa e vide una selva di volti virili che la guardavano, esaltati dalla sua oscena condizione. Un paio le si erano inginocchiati ai lati e avevano avvicinato le facce ai suoi fianchi per scrutare da vicino il suo corpo sottoposto alla brutale duplice offensiva. Si beavano delle sue grosse coscie spalancate, della fica dilatata e dalle natiche schiuse in cui signoreggiava il membro. Le piacque che la guardassero. Le piacque soprattutto in quell’attimo supremo, in quelle circostanze (perforata da ben due maschi contemporaneamente), in quella posizione, per la sensualita’ di cui poteva gloriarsi. Pensassero pure che era una puttana, una troia insaziabile. Una libidinosa senza confini e senza paragoni. La piu’ bagascia delle femmine. LA PIU’ DI TUTTE!- Chiavatemi! – chiese, quasi ordino’, appoggiandosi tutta con le spalle al maschio di dietro. – Culo e fica, si’, mi faccio fare tutto!Era preda di una sorta di rabbia erotica che la spingeva oltre, in dimensioni in cui mai avrebbe pensato di potersi avventurare, e in cui il ritegno non aveva piu’ ragione di essere.- In parecchi! – ansimo’, ed urlo’, inarcandosi e agitandosi scompostamente. – Insieme! Voglio dieci cazzi insieme! Fottetemi da tutte le parti!Avverti’ immediatamente sulle coscie le labbra febbrili dei due che stavano inginocchiati, che le percorsero in lungo e in largo; e nel contempo alcune bocche bramose infliggere piccoli morsi affamati sulla carne sontuosa dei glutei. Altri due le afferrarono i seni e li trassero a se’, uno per parte, per potersene cibare. Li infilarono in bocca e li succhia rono con una volutta’ che sconfinava con la ferocia, mentre lingue infernali si attardavano a perlustrarla sul collo, sotto le ascelle, sulle guance, dentro la sua stessa bocca!Due, dieci, venti mani si impadronirono delle sue belle carni compatte, palpitanti per l’azione continua, incalzante dei due nuovi sessi bene impiantati dentro; mentre una violenza senza nome scatenava i maschi esclusi, li induceva a gridare, ad incitare i piu’ fortunati ad affrettarsi, e si affrettavano essi stessi verso una soddisfazione che, se attuata, li avrebbe avviliti e delusi. Donata, avvertendo la violenza di quel desiderio, se ne crogiolo’, servendosene per alimentare il proprio struggimento. Li avro’ tutti! si disse esaltata, in modo meccanico, quasi privo di pensiero. Sarebbe stata di tutti, la sgualdrina del quartiere. Il loro sfogatoio, il recipiente dei loro eccessi. LA PIU’ PORCA DI TUTTE! Bombardata dai maschi e dalla libidine della sua immaginazione, non ebbe altra scelta che consacrarsi a un ennesimo orgasmo. Avviso’ felice dell’evento, quasi con le medesime parole usa te prima, i suoi amanti e venne, venne convulsamente, trascinando nello stesso vortice i maschi che la scanalavano.Di nuovo cadde nello stordimento della volutta’, incantata dagli stimoli paradisiaci delle due aste rigide che eruttavano i loro doni liquidi. Le aste conclusero il loro lavoro e se ne andarono, la lasciarono sconsolatamente vuota. Le parve di sentirsi mormorare un accorato fate presto! presto! Ne voglio ancora! ma era troppo stordita per esserne certa. Era cio’ che desiderava, comunque, che gliene dessero ancora, piacere a fiumi, finche’ ne avessero avuto da darle, finche’ non fosse stata ridotta una lumacona bavosa, troppo nauseante per poterglielo fare ancora. Voleva sentirlo scorrere sulle coscie, e sentirlo impastare nella sua fica, i cazzi sguazzanti che traeva no rumori osceni.Nel suo stordimento le gambe le cedettero, e mani pietose dovettero intervenire per tenerla su, afferrandola per le ascelle. Avverti’ da lontano le loro dispute, gli spintoni, le grida esagitate… Piano! avrebbe voluto gridare. Ce ne’ per tutti! Si limito’ ad afferrare un pene, uno dei piu’ grossi, come le capito’, e a trarlo a se’. Se lo strofino’ sulla fessura limacciosa e rise, si esibi’ con mosse triviali, da prostituta da strada. Voleva essere, e lo era, il piu’ possibile impudica e oscena. Rise ancora, delirando. Lascio’ il fallo e si apri’ da sola le natiche, offrendole al primo sconosciuto che ne avesse voluto profittare. La penetrazione comunque non avvenne. Imprecando i maschi l’afferrarono per le braccia e per le gambe e, sollevandola, la portarono di peso verso il letto. C’era un tipo gia’ pronto steso sulle lenzuola, la lancia in resta. Su quella lancia, dal testone grosso paonazzo, venne fatta cadere di botto. Per la terza volta consecutiva il culo di Donata fu costretto ad accogliere un grosso pene, e lei esaltandosi penso’ che era solo all’inizio.- Le tette! – grido’ quando averti’ la presenza morbide dei testicoli contro i glutei. – Qualcuno mi faccia le tette! Voleva un cazzo tra le tette, uno enorme, ardente, pronto a esplodere, per sentirsi posseduta anche da quella parte. Le tette erano il suo pezzo forte e non poteva ammettere restassero trascurate.Non lo furono. Non appena riecheggio’ il suo grido, un arnese come lo desiderava, grosso e ardente, le si presento’ all’altezza dei seni. Donata allora lo prese nel pugno e lo strofino’ vigorosamente sui capezzoli. Lo lappo’ un paio di volte gentilmente, per inumidirne la punta, e gli fece percorrere l’intero periplo dell’immodesta circonferenza. Poi si sdraio’ sull’uomo disteso e, stringendo l’una all’altra le grosse mammelle, invito’ l’uomo a soggiornarvi magnificamente nel bel mezzo. Le piacque quella presenza calda e prepotente, che prometteva furori. La strinse, la bacio’ piegando in avanti la testa, la carezzo’ agitando su e giu’ intorno all’asta l’immensa massa di carne burrosa. L’avvolse tutta e la fece scomparire nella vallata profonda tra i due stupendi colli disegnati in cima dalle grandi aureole. Il solo il testone superbo resto’ a fare occasionalmente capolino fuori in prossimità della gola.Contemporaneamente mani nervose l’agguantarono per le caviglie e la forzarono ad allargare le coscie. Un terzo uomo, il cui volto mai conobbe, occupo’ immediatamente quella posizione, e prese a scoparla con grande impeto; mentre altri due, bussando coi falli ai lati della bocca, le esprimevano le loro licenziose intenzioni. Ne aveva ben cinque, ora, ad occuparsi contemporaneamente di lei, BEN CINQUE CAZZI IN AZIONE! AVREBBE SODDISFATTO CINQUE UOMINI IN UNA SOLA VOLTA! considero’ incantata. ERA PIU’ ABILE DI TANTE DONNE DI PIACERE! PIU’ GUSTOSA E CAPACE D’UNA PROSTITUTA! NON MOLTE SAPEVANO DESTREGGIARSI COI MASCHI COME SI DESTREGGIAVA LEI!Si meraviglio’ che venissero trascurate le mani. Aveva delle manine belle, che adoperava volentieri, mani molto delicate, e abili, perfettamente allenate nel maltrattare i cazzi, perche’ non se ne impossessavano? Allungo’ le braccia, i palmi leggermente chiusi, e li agito’ con ritmo agile e significativo. Ne voleva ancora, ne voleva de gli altri, altri cazzi per le mani, e li ebbe Due ultimi arnesi, caldi e pulsanti, si infilarono destramente nel mezzo e s’offrirono per essere maltrattati. Donata strinse le dita, che chiedevano solo cio’ che in effetti spettava loro di diritto, e li imprigiono’ nel pugno, saldi nella sua presa salda. A loro volta i polsi furono afferrati dai proprietari di quei sessi e obbligati a muoversi, assecondando il ritmo del loro piacere e forse anche quello disordinato dell’am plesso collettivo.Solo allora, sola a quel punto, si senti’ veramente piena, completa, interamente posseduta, FATTA! Nessuna, nessuna era mai stata scopata come lei! Intasata di piacere Donata sospiro’. Emise un gemito lungo e venne. Cosi’, a tradimento, quasi senza preavviso. Sospiro’ e go dette. Un godimento di tipo nuovo, molto diverso da quelli prece denti. Un godimento speciale, tutto di testa, che non l’ottenebro’, ma in cui fu lucida, conservando piena consapevolezza di se’ e di quel che le facevano. Mi scopano in sette! urlo’ silenziosa, lasciando che l’urlo riecheggiasse a lungo nei pensieri, e alimentasse il suo orgasmo. Mi stanno fottendo sette uomini nello stesso momento. E mi piace! MI PIACE! MI PIACE! I sessi che aveva sulle labbra smisero di strofinarsi lungo il bel profilo rosso carnoso, e bussarono discreti, con piccoli colpi delle teste paonazze sulle labbra, esigendo un premio molto piu’ concreto.Donata glielo concesse. Spalanco’ le fauci, aprendo le mascelle a dismisura, e lascio’ che si ingolfassero stretti stretti l’uno contro l’altro il piu’ dentro possibile. Le due teste, sole le due teste purtroppo, superarono la barriera dei denti e scomparvero nella cavita’ umida della bocca. Ora schizzano! penso’ ancora, sforzandosi di farli entrare quanto piu’ possibile, e succhiando, e lappando. Mi affogano di sborra! I maschi infatti (mentre il tipo tra le sise andava e andava, e quello nel culo spingeva, e l’altro nella fica nuotava nel lo sperma, e le mani sui polsi la costringevano ad aumentare la cadenza) se li menavano con destrezza, affrettandosi verso l’epilogo. Eccoli! eccoli! grido’ esaltata, sentendo le cappelle inturgidirsi e le mani affrettare il passo. Stavano venendo. Ma non solo loro. Anche altri.Parecchi sessi torridi le furono strofinati sull’esterno delle coscie; e qualcosa di caldo, appiccicoso le si raggrumo’ sulla pelle. Il suo godimento allora, gia’ eccellente, ascese verso l’iperbole, la condusse gradualmente, attraverso un’interminabile serie di piccoli orgasmi consecutivi, nell’anticamera della sincope. Ebbe la percezione di poter morire, di essere distrutta dal suo stesso infinito godimento. Basta! imploro’ mentalmente mentre col corpo, con la fica, le mani, la bocca, ne cercava ancora. Non ne posso piu’! Non grido’ durante quell’eccesso (neppure avrebbe potuto, leggiadramente imbavagliata com’era). Contrasse i muscoli della pancia, si inarco’ e si inzuppo’ del suo medesimo liquido. Quello che la stantuffava nella fica se ne accorse e commento’ tutto contento:- Gode, la porca! Si sta bagnando in modo incredibile! Sembra quasi che se la stia facendo sotto!Anche lui era quasi pronto. Affretto’ il ritmo, ansimando con veemenza. Mi riempie la sorca! si esalto’ Donata, pregustando il bombardamento multiplo che si annunciava. Iniziarono i due che aveva per le mani. Getti di liquido bollente le sporcarono i polsi, gli avambracci, mentre i sessi si contraevano mostruosamente. Li strinse piu’ forte, li graffio’ leggera con le unghie, e offri’ i palmi a coppa per ricevere le ulti me gocce vischiose. I maschi gliele riempirono, una pozzetta per parte di liquido denso, e si ritirarono. Altri due ne presero il posto, alla ricerca di ristoro. Erano freschi, avidi, frenetici. Scalpitavano nelle sue mani. Li cosparse del seme degli altri e li carezzo’ leggera, scivolando deliziata sulla lunghe, grosse aste bizzose, attenuandone l’asprezza con il lubrificante odoroso che vi aveva cosparso. Nel contempo l’accoppiata alle soglie della bocca esplose clamorosamente in veri e propri fuochi d’artificio spermatici. Una vera cascata di seme le invase la bocca. A Donata parve di soffocare. Tento’ di difendersi inghiottendo frenetica, mandando in visibilio i maschi, ma senza riuscire a salvarsi. Inghiotti’ ed inghiotti’, impazzendo di libidine, e continuando a godere senza un attimo di sosta; ma ugualmente non riusci’ a ingerire tutto quello che la davano e lo sperma scolo’ copioso dagli angoli della bocca.- Gesu’! come le piace la sborra! – udi’ esclamare da uno dei tanti che se lo menavano guardando.Nello stesso tempo tutti quelli che erano impegnati direttamente con lei presero a venire. I due che le facevano culo e fica, il fortunato tra le sise, i due nuovi che aveva tra le mani… mentre anche alcuni di coloro che assistevano, essendosi manipolati con eccesso di ardore avventuroso, i coglioni ormai pieni di sborra, si facevano avanti per reclamare un brandello di pelle su cui spandersi. Un vero e proprio diluvio si abbatte’ su Donata, dentro e fuori del suo corpo. Fiotti densi e verdastri, e bianchi, liquidi, grumosi, opalescenti, la colpirono ovunque, sul viso, sulla pancia, sul petto. Per alcuni minuti, nell’estasi lucida che per durava, l’odore penetrante dello sperma aleggio’ intenso, invase completamente la stanza, soffocante e quasi insopportabile.Le urla e gli strepiti pero’, nonostante la soddisfazione raggiunta da molti, non diminuirono. Donata ne aveva fatti fuori una ventina, ma piu’ del doppio ancora attendevano a sua disposizione, e berciavano eccitati, manovrandosi l’uccello; mentre di versi di quei venti erano andati a mettersi nuovamente in fila ben determinati ad ottenere un nuovo turno. Quanti me ne saro’ passati? si chiese lieta Donata. Quanti me ne sono scopati? Non si chiese in quanti le avessero fatta la festa, ma quanti se ne fosse fatti lei. Poiche’ era lei la protagonista, ve ra causa e fine di quell’orgia. Finalmente osava confessarlo (ed era ora). Finalmente assaporava l’eccitante pensiero dell’illimitata potesta’ delle sue voglie.- Vi scopo tutti! – grido’ non appena ebbe la bocca libera, pasteggiando gli ultimi fiotti di sperma. – Vi spremo come limoni!Un’orda di uomini le fu addosso, l’afferro’ incurante che fosse lorda di sperma, se la disputo’, le impose le sue strette. Donata rise di loro e del loro entusiasmo.- Piano! – esorto’ ridendo. – Non vi ho forse detto che ce ne’ per tutti? CHE LA DARO’ A TUTTI?Un uomo grande e grosso dal sesso gigantesco si fece largo a spintoni nella mischia. Senza pronunciare un sol motto, le spalanco’ vigorosamente le coscie e, puntato l’attrezzo, la penetro’ con un’unica spinta crudele. Donata non rise piu’. Pianse. Temette di essere stata scardinata e se ne lamento’. Non fosse stata gia’ cosi’ ben slargata e stracolma di seme, il colpo l’avrebbe sicuramente ferita. Il sesso mostruoso invece penetro’ tutto senza provocare danni, scivolando dentro con relativa facilita’, e procurandole un brivido rapinoso, di meraviglia e piacere insieme.- Ahaa! – si lamento’ goduriosa, non appena lo avverti’ battere nel fondo dello scantinato. – Mi sfonda l’utero!- Ehi! – protestarono piu’ voci. – Ce la rovini! Deve servire pure per a noi!Donata che aveva gradito molto quella penetrazione accorse in difesa del suo violentatore.- Si’i’i’, cosi’ lo voglio! – grido’. – Forte! FORTE! CON VIO LENZA! NON MI STATE VIOLENTANDO, FORSE? FOTTETEMI SENZA RIGUARDI, ALLORA. SEMPRE PIU’ FORTE! SFONDATEMI! SBATTETEMI TUTTI! TUTTI!I maschi tornarono ad affollarsi. Di nuovo in sei/sette contemporaneamente si affannarono per procurarsi, e procurarle, un nuovo orgasmo. L’orgasmo venne e la condusse per la terza volta, col solito succedersi multiplo e continuo di piccoli climax, sull’orlo dell’agonia (davvero! quei maschi la stavano letteralmente portando alla morte!). Investi’ anche i maschi, che si scaricarono e lasciarono posto ad altrettanti loro amici, in un infernale tripudio di sessi inalberati, schizzi vaganti, e corpi nudi d’esagitati che non aspiravano ad altro che ad impadronirsi della nudita’ di Donata.Per cinque/sei volte (non riusci’ a contarle) la cerimonia si ripete’ uguale a se stessa, eppure varia (variavano le dimensioni dei cazzi, l’impeto degli assalti, la ricettivita’ della donna, la quantita’ di sperma di cui si liberavano). Infine Donata non pote’ piu’ assecondarne le pretese e ricadde svenuta tra le braccia di quegli energumeni, il suo piccolo corpo completamente avvolto dai corpi vigorosi dei maschi. Rimase inerte a lungo a subire l’aggressione continua dei loro appetiti. Quasi non si rendeva conto di loro. Le grida, gli atti diversi con cui la prendevano, i movimenti convulsi e le esplosioni liquide nel suo corpo, le giungevano come da lontano, confuse, incerte, percepite a tratti. Peccato! pensava di tanto in tanto, rammaricandosi di non essere capace di tenere loro ancora testa, e pero’ felice che essi, avvicendandosi senza scrupoli, ed infischiandosene della sua passivita’, traessero ancora cosi’ tanto piacere ed entusiasmo dal possesso del suo corpo, che adoperavano come avrebbero adoperato una macchina, cercando di sfruttarlo al massimo. Non li ho retti tutti! Non li aveva retti tutti. Solo i primi cinquanta, maschio piu’, maschio meno. I primi cinquanta! grido’ ancora silenziosa sgomenta ed esilarata. Che troia! Me ne vanto pure!La percezione di un esso enorme, innaturale, che si faceva strada tra le sue coscie la riporto’ alla realta’. Non c’era piu’ tanto chiasso nella stanza; e solo una decina di cazzi in tiro attorno. La faccenda aveva assunto un ritmo blando, e i maschi non la fissavano piu’ impazziti. Stavano li’ a godersela ora, non piu’ solo per sfogarsi, per combattere la pressione insistente dello sperma, che esigeva di uscire. Se la face vano senza fretta e senza concitazione. Venivano uno alla volta, innamorati della sua fica, nonostante fosse ridotta una specie di laghetto melmoso, in cui era diventato difficile sentire la pressione della vagina. La coprivano placidi, le si muovevano dentro per un tempo infinito e se ne andavano.Donata conto’, uno dopo l’altra, ben altre sei penetrazioni. Tutte e sei senza che avvertisse nulla. SENZA REAGIRE, SENZA FARE NULLA. Immobile sul letto prestava il suo corpo, la sua fessura, non per altro piacere che per quello dei maschi. Alla settima, poiche’ le bruciava la micia, gemette una protesta. Non ne poteva piu’. Tento’ di mandare indietro l’uomo che si stava immettendo nell’inforcatura delle sue coscie interponendo la mani. L’uomo rise, scanso’ le mani e si infilo’ dentro con un grugnito. – Come sei piena! – commento’ beato. – Trabocchi da tutte le parti.Era vero. Traboccava da tutte le parti. Davanti e dietro. Sopra e sotto. Dentro e fuori. Era tutta ricoperta di sperma. Ne aveva intrisi anche i capelli. Ma soprattutto la fica, rigurgitante e scivolosa. L’uomo si mosse brutalmente e Donata gemette. Il tempo che lui impiego’ a venire le parve interminabile. Fu gratificata da un’ondata di getti caldi e pacificatori (per quanto fosse stremata, le faceva sempre piacere sentirselo schizzare dentro). L’uomo si ritrasse, ma non se ne ando’. Resto’ in ginocchio a fissare la fica aperta e piena. Un rivolo di sperma scivolo’ fuori e cadde sulla coperta. Ghigno’.- Sembra la sorgente stessa della sborra, – disse. E poi: – Ne hai avuto a litri, piccola. E a metri! Proprio il mio cazzo intendevi risparmiarti?- Basta! – prego’ Donata con voce tenera. – Mi fa troppo male la fica.- Anno’, niente basta! Non abbiamo ancora finito con te!Un altro maschio chiese posto. Donata gemette una protesta.- No, non piu’! – prego’. – Non ce la faccio.Le proteste non trovarono udienza. Fu infilzata crudelmente.- Tanto non senti niente, – rispose l’uomo ridendo. – Sto scopando la sborra in pratica!Donata invece sentiva, e si sentiva scorticare. Dai dai, le avevano infiammate le mucose e per quanto ben lubrificata, era sufficiente sfregarla per procurarle dolore. Lui non se ne curo’. Si mosse a lungo, con energia, ma senza fretta. Se la godette. Il bruciore nella fica aumento’. Poi venne e fu sostituito. Donata chiuse gli occhi per non vedere la faccia di colui che si apprestava infilarla e si chiese quanto ancora sarebbe durato. Era stato molto bello all’inizio, piu’ di quanto si aspettasse, ma ora le cose andavano decisamente male.Lo senti’ piazzarsi in mezzo alle coscie e presentarle il sesso. Lo punto’. Si raccolse come ad infliggere la solita spinta brutale. Non la diede. Penetro’ invece lento e delicato, con deliberata attenzione.Donata sospiro’ sollevata. Meno male. Meno male soprattutto considerate le dimensioni dell’arnese che era costretta a prende re. Uno dei piu’ grossi della serie, se non il piu’ grosso. L’avrebbe sicuramente dilaniata, se fosse stato menato all’assassina, come quasi tutti quelli che erano venuti a visitarla. L’uomo glielo infilo’ fino ai testicoli e attese, crogiolandosi nel sentirla cosi’ piena, e calda, disfatta dai suoi predecessori. Le mormoro’ all’orecchio parole di apprezzamento, di cui non intese il suono, ma di cui percepi’ il significato, e imprevedibilmente scese a sfiorarle le labbra con un bacio. Donata apri’ gli occhi. Sorrise grata al volto che le stava sopra. Era bello, anche se un poco spiritato per l’eccitazione. Fece emergere dalle labbra la punta della lingua e la offri’. L’uomo prima la sfioro’ con la propria, poi se ne impadroni’ e la succhio’, nettandogliela con dedizione.Succhia la mia lingua! penso’ Donata eccitandosi di nuovo. Succhia lo sperma dei suoi amici! In verita’ la lingua di Donata era abbondantemente ricoperta da una patima traslucida di seme, di quel seme che neanche per un istante avevano cessato di darle e pretendere che leccasse. L’uomo, senza abbandonare la presa sulla bocca, prese ad andare. Non con la delicatezza con cui era entrato, ma con la medesima furia brutale degli altri. Sentendosi ferire, Donata urlo’ e urlo’. E mentre urlava si rese conto della sua eccitazione, del piacere che tornava a prenderla, e del sesso che la riempiva tutta, la dilatava al massimo. Grido’ e grido’, vittima del dolore e del piacere insieme. Poi il piacere ebbe il sopravvento e precipito’ nell’orgasmo, nel suo ultimo orgasmo. L’ultimo, ma il piu’ violento di tutti.A quel punto la stanchezza ebbe la meglio, e svenne. Svenne e non seppe piu’ nulla di quello che successe sopra il suo corpo. Tutto era concluso. Gli affanni, l’ansimare degli uomini, le loro incalzanti intrusioni, i suoni indecenti del suo corpo spietatamente sfruttato, le vociferazioni, il piacere… nessuno piu’ nella stanza spoglia, nel deserto della spossatezza e dell’appagamento. Giaceva sul letto accerchiata dall’odore forte dello sperma e dal silenzio. Si tiro’ su faticosamente e lo sperma riprese a scorrere. Ne aveva dappertutto, fresco o disseccato. Lo fisso’ con un misto d’orgoglio ed insolenza. Quanti saranno stati? si chiese. Trenta, quaranta? Forse anche piu’, molti di piu’. Se l’era fatti sette per volta, e si puo’ andare molto lontano in quel modo!Si puli’ alla buona con l’ausilio delle lenzuola e indosso’ i propri vestiti, abbandonati in un angolo. Non era andata male, dopotutto. Non proprio. Erano solo stati troppi. Colpa sua, che si era lasciata ottenebrare dalla libidine e non aveva badato a null’altro che ad averli. La prossima volta sarebbe stata piu’ prudente. Avrebbe organizzato lei la faccenda, controllando che non uscisse dai margini… Dieci, quindici al massimo. Massi’, anche venti, o venticinque, fino a venticinque poteva arrivare, aveva verificato, li sapeva reggere, era in grado di trarne del succo. Ma di piu’ no, eh? Di piu’ no, era troppo sfibrante! Le era piaciuto, comunque. Le piaceva ancora, sapere che se l’erano sbattuta in tanti. UN ESERCITO DI UOMINI! A DOZZINE, IN TERMINABILMENTE! Scese in basso, tenendosi a fatica sul corrimano delle scale, e incontro’ l’inserviente che aveva incitato i maschi a fotterla. Era intenta nelle prime pulizie e la saluto’ come meritava.- Puttana! – le disse senza mezzi termini.- Vacca! – fu la risposta irosa.L’inserviente la fisso’ con odio. Noto’ come camminava male, e constato’ in tono maligno:- Sei stata sdraiata a lungo, eh? a quanto vedo!- Inutile che ti arrovelli, cara. A te non ti ci porteranno mai su, – replico’ Donata con disprezzo.L’inserviente ebbe un moto di furore. Con altrettanto furore la ripago’ Donata.- Bagascia!- Invidiosa figli di puttana!Usci’ fuori, alla luce, un poco irata.Fu investita dalla luce e si rese conto che l’alba era passata da un pezzo. Sicuramente Paola l’attendeva con ansia. Avrebbe voluto sapere, rassicurarsi sul suo stato, avere particolari piccanti… lei stessa, Donata, desiderava darglieli. Abbandono’ pertanto ogni cruccio, ogni pensiero, e si affretto’ a cercare un tassi’ per farsi ricondurre a casa.
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