Cinzia era con Simona e suo marito Mario nella loro auto. Erano trascorsi più di cinque mesi da quando lui era riuscito ad adescarla, convincendola, prima, a prenderglielo in bocca senza mezzi termini e, alcuni giorni dopo, a donargli tutte le sue fessure senza ritegno. Ma quel che più l’aveva sconvolta era stato che quell’uomo non si era accontentato di sbattersela, mirando, invece, a farle provare l’esperienza di essere posseduta da due maschi: e c’era riuscito! E, se è vero che la prima volta lo aveva fatto ingannandola, nella seconda lei era stata più che consenziente perché partecipasse anche Giovanni. Sino ad allora era stata una moglie modello, sapeva di essere bella col suo corpo di trentenne ancora soda e con delle gambe e un sedere da favola, e le attenzioni che le riservavano tutti gli uomini non le erano mai dispiaciute: aveva imparato a stare agli scherzi ed alle provocazioni e rispondeva di giusto tono. Tutto questo sino a quando il marito della sua migliore amica, un uomo con cui usciva quasi ogni sera insieme ai rispettivi coniugi, non l’aveva invitata ad un break di mezzogiorno in una qualsiasi giornata lavorativa ma, invece di portarla a mangiare, aveva fermato l’automobile al limite di una spiaggia desolata e le aveva fatto conoscere il sapore del suo pene, e da lì era stata una escalation galoppante nel giro di pochi giorni. Chissà dove aveva trovato la forza di smettere di incontrarlo e solo una volta aveva sentito l’esigenza di riprovare quell’esperienza multipla, anche se aveva voluto cambiare i due partners, facendo così felice un professionista che le faceva il filo da anni. Era stato un pomeriggio pieno di intrigo e di passione e dopo averlo spompato sino all’osso, lo aveva strabiliato chiedendogli di invitare un altro che partecipasse a quella serata, dopo un paio di ore era scesa da quell’appartamento più che soddisfatta. Poi si era tolta l’ultimo desiderio che covava da anni, scoparsi il suo datore di lavoro, e subito dopo era tornata la mogliettina tutta attenzioni e cure per il suo uomo. Per un po’ di tempo aveva preferito evitare le uscite con Mario e con sua moglie perché aveva paura di tradirsi con la sua migliore amica e con suo marito, ma poi, col tempo, trovare scuse per evitarli era diventato sempre più difficile e, così, aveva accettato di ricominciare a frequentarli. Quel pomeriggio Simona le aveva telefonato comunicandole che avrebbe avuto a cena due amici americani di Mario; due marinai, imbarcati su una nave appena giunta in porto, che suo marito aveva conosciuto quando era stato alcuni mesi all’estero. Quando aveva saputo da Cinzia che lei sarebbe rimasta sola per tutta la serata perchè suo marito era di lavoro, aveva insistito perché l’aiutasse in cucina e a servirli a tavola. “Io non capisco un acca di inglese, almeno mi fai compagnia tu.” Aveva aggiunto, e così erano rimaste che sarebbero passati a prenderla, lei e Mario, prima di andare dai tre amici americani, a loro volta appiedati. Aveva indossato una gonna nera lunga sino al ginocchio e ben modellata, stivali e una maglia in tono con la gonna, e – quando i due avevano citofonato – era scesa prendendo posto dietro Mario; non voleva che i loro sguardi si incrociassero attraverso lo specchietto retrovisore. Simona aveva indosso la solita gonna jeans, camicetta e pullover che non riusciva a nasconderle il seno prorompente. La prima sorpresa le due donne l’avevano avuta quando erano giunte dinanzi alla nave dove erano ad attenderli due ragazzoni che non potevano avere più di ventisette/ventotto anni l’uno, alti ben sopra la media, muscoli da tutti i lati e, soprattutto, neri. Dopo le feste e gli abbracci con Mario e le presentazioni di rito con loro, i due erano saliti in auto, sedendosi dietro, con Cinzia in mezzo. Avevano schiamazzato per tutto il tempo con Mario, parlando esclusivamente in inglese, e lasciandole in disparte, quasi non ci fossero state. Giunti a casa non era cambiato un granché: gli uomini avevano preso posto nel salone, continuando a parlare di chissà cosa, mentre Cinzia e Simona erano entrate in cucina a lottare con i fornelli. La prima ora era passata così, con loro due affaccendate con le pentole e quei tre che urlavano, sghignazzavano e bevevano birra nell’attesa di cenare. Poi, una volta a tavola, erano diventati dei gentiluomini. Benché Simona non conoscesse una parola d! i inglese e i due marinai non capissero affatto l’italiano, erano riusciti a intraprendere una piacevole conversazione, coinvolgendo le due donne. Parlavano del più e del meno e, intanto, gustavano i cibi prelibati e davano fondo alle bottiglie di vino che Mario, di volta in volta, provvedeva a prendere dalla cantinetta. Quasi per caso, i tre uomini erano riusciti a far sì che l’argomento principale dei loro discorsi diventasse il sesso, sino a quando Cinzia, resa brilla dall’alcool e trascinata dalle mille battute piccanti ed allusive, aveva indicato il marito della sua amica e, volendolo ferire per quel che le aveva fatto mesi prima, lo aveva ridicolizzato ponendolo a confronto con i suoi due amici neri. “in confronto a loro il tuo sarà un giocattolino.” Si era sentita rispondere da uno dei due marinai, anche se in inglese, ed era rimasta impietrita: le aveva chiesto se lei ne aveva già conosciuti lunghi come quello suo e se non era curiosa di osservarlo da vicino. Vedendola silenziosa, Simona aveva chiesto che qualcuno le traducesse la frase e, quando suo marito l’aveva accontentata, era scoppiata in una risata fragorosa. Da quel momento l’atmosfera era diventata rovente. Pur continuando a mangiare, avevano iniziato a pizzicarsi con botte e risposte. Cinzia aveva replicato che non le interessava osservare nulla e quello, di rimando, le aveva chiesto se, dato che non voleva guardarlo, non avesse preferito imboccarlo al posto del cibo che aveva davanti? Intanto, l’altro ragazzo non aveva smesso di complimentarsi con Simona per la sua bellezza, facendo sì che lei capisse il tipo di lusinghe che le stava riservando. Lei si era girata verso il marito in cerca di un aiuto ma quello le aveva calato la testa assecondando il modo di f! are dell’amico con parole di apprezzamento per la moglie. “dovresti vederla all’opera la mia mogliettina.” All’improvviso le scaramucce avevano avuto fine. I tre uomini non avevano fatto più cenno ad alcunché potesse riguardare il sesso ed avevano proseguito a cenare discutendo, insieme a Cinzia e Simona, di politica e di sport. Finito di mangiare avevano deciso di spostarsi in salotto per un liquore. Cinzia si era ritrovata seduta nel divano con uno dei ragazzi accanto; Mario aveva preso posto in una poltrona posta alla destra del divano, dal lato di Cinzia; l’altra poltrona era stata occupata da sua moglie ed il secondo ragazzo aveva preferito sedersi a terra, sul tappeto, quasi ai piedi di Simona. In poco avevano ricominciato a parlare di sesso ma questa volta i tre erano stati attenti a non fare imbestialire le due donne. Le lasciavano libere di dire quel che preferivano, continuavano a complimentarsi con loro della loro bellezza e, intanto, col consenso di Mario, una mano faceva capolino sulla caviglia di Simona, risalendo lungo il polpaccio e, ogni volta che lei protestava, ridendo sempre di più, si allontanava per poi ricominciare il massaggio da dove aveva finito. Cinzia e il suo vicino di divano avevano ripreso a discutere sulle dimensioni medie del pene di un ragazzo come lui e si trovavano d’accordo sul fatto che senza alcun dubbio fossero di gran lunga superiori a quelle di un uomo come Mario, ridendo alle sue proteste. “Non ti credo, fammelo vedere se è così lungo come dici” aveva urlato all’amico e quello, senza scomporsi, aveva posato il bicchiere che teneva in mano, avvicinando le dita alla cerniera dei jeans. Cinzia aveva creduto che stesse scherzando ma dopo un minuto era lì, senza parole, a ricredersi, ammirando un pene che fuoriusciva dai pantaloni che doveva misurare almeno venticinque centimetri. Anche Simona era senza fiato e la mano che la accarezzava ne aveva approfittato per risalire lungo una coscia. “Non vuoi misurarlo?” aveva chiesto il ragazzo a Cinzia e lei si era ritrovata con una mano stretta a pugno intorno alla base di quel membro che sentiva gonfiarsi sotto le dita, era ancora più lungo e grosso di quanto non le fosse sembrato all’inizio. Aveva posto l’altra mano sul primo pugno ed ancora non aveva raggiunto la cappella, e poi era nero e lucido come mai ne aveva visti prima di allora. Il silenzio nella stanza era massimo, non volava una mosca. Tutti avevano gli occhi puntati sulle sue mani e lei lo sentiva, lo sapeva. Aveva alzato gli occhi per un attimo, distogliendoli da quel totem per incrociare quelli della sua amica, poi aveva iniziato lentamente a masturbarlo, pregustando quel che sarebbe avvenuto dopo. Simona era rimasta stregata da quella scena. Cinzia, la sua migliore amica era lì, seduta sul divano del salone di casa sua, con accanto un ragazzone nero conosciuto quella sera e le mani strette intorno al pene gonfio e lunghissimo. Ma come poteva farlo? Non si rendeva conto che non era sola nella stanza?! Però, si sentiva affascinata dal movimento di quelle mani, incantata. Si era girata verso suo marito e Mario l’aveva ricambiata con un sorriso. Poi la sua attenzione era stata attirata da qualcosa che risaliva sotto la gonna, sulla sua coscia. Aveva chinato lo sguardo ed era rimasta sconcertata, non vedeva più il braccio del ragazzo che si era seduto sul tappeto, accanto a lei, perché completamente nascosto dalla sua gonna. Si era rialzata di scatto sulla poltrona, urlando. Ne era seguito un momento di panico. Il ragazzo aveva ritirato la mano, girandosi verso Mario ed allargando le braccia come se avesse voluto sminuire la cosa, l’altro era rimasto immobile, seduto nel divano, senza fiatare e Cinzia, prima si era immobilizzata e poi aveva lasciato il pene che stava masturbando, diventando ancor più rossa di quanto già non fosse. Era stato Mario a risolvere tutto. Si era alzato dalla poltrona avvicinandosi alla moglie, senza per questo costringere il ragazzo seduto in terra a spostarsi. Le aveva sussurrato qualcosa all’orecchio ed intanto le accarezzava i capelli e le guance. Dal suo posto, Cinzia aveva potuto osservare com’era riuscito a calmarla nel breve giro di pochi minuti. Nel frattempo, qualcuno le aveva portato un bicchiere pieno di chissà cosa e lei aveva tracannato il contenuto alcolico in un sorso, lo stesso era avvenuto con Simona. Era stato l’altro ragazzone nero e lei nemmeno si era accorta che si fosse alzato dal divano. Era rimasta a guardarlo mentre tornava a sedersi, immenso nella sua mole muscolosa ed incurante che dai pantaloni sporgesse ancora il suo membro nero e chilometrico, anche se non più in erezione. “Ma che fa? Mariooo!!” La voce di Simona l’aveva distratta nuovamente. Si era girata verso i due coniugi giusto in tempo per vedere il ragazzo sdraiato a terra che faceva risalire le mani lungo le gambe della sua amica. “Lascialo fare, amore. Vedrai che ti piacerà.” Lei aveva tentato di ribattere, ma il marito era stato lesto ad infilarle la lingua tra le labbra, stringendole la testa verso di sé. Il ragazzo in basso ne aveva subito approfittato, unendo alle mani la lingua. L’aveva passata a pelo sulla pelle, risalendo dalla caviglia al ginocchio di una gamba, per poi spostarsi sull’altra ed intanto le mani erano andate nuovamente ben sotto l’orlo della gonna. Era il suo turno di restare affascinata a guardare. Osservava la sua amica in balia del marito e del suo amico nero opporre sempre meno resistenza, sino a quando lo spostamento delle ginocchia verso l’esterno non era stato palese. Oramai, Simona era oscenamente scivolata nella poltrona, con le gambe completamente divaricate e la gonna risalita vertiginosamente verso l’alto. In quel modo, Cinzia aveva visto che le dita del ragazzo erano giunte sotto le mutandine da chissà quanto tempo e stavano stuzzicando il clitoride con movimenti decisi. Mario non sembrava affatto geloso, anzi!! Aveva continuato a baciare la moglie, cercando di sbirciare il più possibile verso il basso e, quando aveva ritenuto che non c’era nessun rischio che lei protestasse, si era staccato un attimo, rialzandosi. Aveva guardato meglio. La fica di Simona era ormai a nudo e Antony, il suo amico, la stava deliziando con sapienti movimenti delle dita. Gli aveva poggiato una mano sulla nuca per richiamare la su! a attenzione e invitarlo ad usare di più la lingua. Un attimo dopo, la testa del suo amico era sparita in mezzo alle gambe di sua moglie. Non aveva retto più di tanto e si era avvicinato al divano mentre provvedeva ad abbassarsi la cerniera dei pantaloni. Cinzia lo aveva visto raggiungerla e fermarsi di fronte a lei col pene dritto, fuori dai pantaloni. “Non sarà quanto quello loro ma, forse, ti conviene allenarti un po’ con lui. Che ne dici?” Anche se avesse voluto, non aveva avuto il tempo di ribattere perchè si era sentita afferrare la testa dalla mano possente del ragazzone nero, seduto al suo fianco, e spinta bruscamente verso il fallo di Mario sino a sbatterci contro. Automaticamente, le labbra si erano dischiuse accogliendo dentro la bocca qualcosa di già conosciuto. Il ragazzo non aveva finito e lei lo aveva sentito prenderle una mano fra le sue e poggiarsela nuovamente sul cazzo duro. Era una sensazione piacevole quella che stava provando, spompinava Mario e smanettava quella delizia, si stava facendo prendere dall’atmosfera giusta. L’occhio le era scappato verso Simona; come se la stava passando? Era rimasta piacevolmente sorpresa nel vederla completamente partita, stava scuotendosi sotto i colpi di lingua del ragazzone e da lì a breve sarebbe esplosa in un orgasmo. Simona era scoppiata in un lungo godimento, urlando a squarciagola mentre il suo bacino saltava sulla poltrona per i colpi che quel ragazzo non aveva smesso di darle, sostituendo la lingua con due dita lunghe e grosse quanto il pene di suo marito. Proprio nel momento culminante, l’aveva tenuta per i fianchi, bloccandola sul cuscino, ed aveva spinto ancora più a fondo, sfregandole le pareti interne. “Basta, basta!! Mi sfinisci!!” Il vedere la propria moglie sotto le grinfie del suo amicone nero, aveva sovraeccitato Mario. Lui sapeva quel che sarebbe accaduto quella sera sin dall’inizio. Quando Anthony e George si erano fatti sentire per dire del loro arrivo in città, aveva capito che era arrivato il momento di ricambiare quel che era successo durante la sua permanenza a casa loro. In quell’occasione lo avevano fatto scopare con le loro ragazze, ma chissà se stavano ancora insieme a loro; lui, invece, avrebbe dovuto ricambiare offrendo loro sua moglie e, quando aveva saputo che ci sarebbe stata anche Cinzia aveva tirato un sospiro di sollievo. Poi, le cose non erano andate come aveva sperato, ma non si sarebbe mai sognato di eccitarsi nel vedere Simona godere sotto le dita e la lingua di un altro. Osservarla mentre si faceva sballottare, guardare le sue gambe oscenamente divaricate per fare spazio in mezzo a quel colosso di Anthony, vedere sparire le dita del suo amico dentro la fica di sua moglie, non gli aveva consentito di controllare il suo cazzo, amorevolmente accudito dalle labbra di Cinzia, ed era esploso in una pioggia di sperma che quasi affogava la donna. Aveva visto George, coricato sul divano con le gambe distese in avanti e la mano di Cinzia stretta sulla sua verga gigantesca, incominciare a sghignazzare rumorosamente, mentre lei tossiva e sputava a terra parte della crema che le aveva invaso la bocca. “mammoletta” si era sentito dire dai due amici che avevano finalmente deciso di spiccicare due parole in italiano. Lo avevano preso in giro per un bel po’, facendo sorridere anche le due donne, vuoi per quel che dicevano, vuoi per il loro accento comico. Nel frattempo Anthony non aveva perso di vista nemmeno per un secondo Simona, adagiata sulla poltrona, le gambe ancora aperte, il corpo sudato e la fica imperlata dagli umori della recente fatica; la guardava mentre, lentamente, si stava riprendendo. Si era rivolto verso il marito con un ghigno meno sorridente, parlandogli in un inglese veloce, quasi a non volere che le donne lo capissero. “Tua moglie è veramente una maiala, Mario, e tu sai che non ne ho ancora abbastanza. “Si, mi è piaciuto leccarla, ma adesso facciamo sul serio. Ok? Fammela chiavare!” Cinzia aveva compreso tutto perfettamente ed era rimasta con gli occhi socchiusi, sbalordita nel vedere Mario fare un cenno di assenso all’amico col pollice alzato, ma George l’aveva stupita ancor di più. “ ..ma mi piacerebbe che ci fossero qui altri amici miei per farla montare anche da loro, Ha avuto molti uomini?” Era flemmatico, lento. Rimanendo ancora sdraiato sul tappeto le carezzava una gamba col dorso della mano e lei, languida, lo lasciava fare mentre il suo respiro si andava normalizzando. “Da quando sta con me, no. Non credo, almeno.” Alla sua affermazione i due avevano sghignazzato e lui li aveva assecondati con un sorriso da ebete. Quando George aveva sfilato un telefonino dalla tasca dei pantaloni, indicandoglielo, non aveva ribattuto nulla. Erano seguiti attimi in cui quel ragazzone aveva parlato con qualcuno dall’altro lato della linea in modo concitato. Cinzia aveva potuto capire a malapena il nome di Simona, quello di Mario, un indirizzo e taxi. Nel frattempo Anthony le si era avvicinato, accarezzandole dolcemente un seno da sopra la maglia. All’inizio erano stati dei movimenti leggeri ma poi aveva continuato strapazzandole la mammella, mentre con l’altra mano era sceso all’interno delle gambe, facendo scorrere le dita dalle ginocchia in su, fino all’orlo delle mutandine. A Cinzia quelle carezze, mielate e selvagge allo stesso tempo, erano piaciute subito. Le davano i brividi e le avevano fatto rinascere un certo languore, così l’aveva lasciato fare. Intanto aveva ripreso a masturbarlo. Lui l’aveva convinta a togliersi le mutandine, si era chinato senza impedirle di continuare a manovrargli l’asta, ed aveva cominciato a baciarla fra le gambe. Aveva sentito la sua lingua scorrere sulla parte bassa della pancia, in mezzo alle cosce e sulla fica. Le era entrato dentro con la lingua, le aveva succhiato la parte più sensibile con le labbra. Lei non aveva staccato nemmeno per un attimo la mano dal suo randello e, come in raptus, si era spostata facendo in modo di sedersi sopra di lui. In quel modo aveva cominciato a sfregarsi quella mazza immensa sulla fessura. Era in estasi, pronta a penetrasi leggermente quando un urlo l’aveva riportata alla realtà. Aveva dimenticato della presenza in stanza degli altri, non ricordava dov’era, né con chi era e, quando si era girata, era rimasta con gli occhi stralunati. Simona era in ginocchio a terra, con i gomiti poggiati sul cuscino della poltrona. Il volto era una smorfia di dolore, continuava a urlare di no, che non voleva, ma quello dietro di lei sembrava non avesse alcuna intenzione di accontentarla, e non ne aveva avuta! Cinzia lo aveva visto in ginocchio, concentrato col sede! re di Simona davanti, poggiare le mani sulle natiche per mantenere meglio l’equilibrio mentre trivellava la fica della sua amica col suo pene enorme. La cappella era già sparita dentro e quel che vedeva era di gran lunga superiore alla mazza di Anthony che stava stringendo tra le gambe. E Mario guardava la moglie sorridente, incoraggiandola. Che lurido bastardo! Cinzia era rimasta sconcertata nel vedere la sua amica alle prese col pene mastodontico di George e dal marito che non aveva battuto ciglio, ma che, anzi, le si era accucciato vicino per incoraggiarla a resistere. Solo una punta di quella mazza era sparita alla sua vista e già Simona urlava e si dimenava come un’ossessa. Aveva avuto voglia di alzarsi per andarle in aiuto ma era stata subito bloccata da Anthony. Il ragazzo l’aveva abbracciata, baciandola in bocca in modo sensuale e lei aveva appena resistito, chiudendo subito dopo gli occhi e concentrandosi in quel bacio per non sentire più i lamenti della sua amica. Aveva aperto la bocca al massimo delle sue possibilità e le labbra si erano perfettamente incollate a quelle del ragazzo, le loro lingue grondanti di bava e completamente fuori dalle bocche avevano lottato in modo irrefrenabile, attorcigliandosi l’una all’altra; Anthony l’aveva leccata e succhiata con cupidigia e più volte le aveva introdotto la saliva dentro la bo! cca, obbligandola ad ingoiarla per non soffocare. Ad un certo punto, aveva iniziato ad accarezzarle i seni, causando l’inevitabile erezione dei capezzoli, ben evidenti attraverso la stoffa della camicetta. Non trovando alcuna resistenza, le aveva sbottonato l’indumento, togliendoglielo, ed aveva sfiorato con entrambe le mani il reggiseno blu per poi cingerle il collo e passarle le mani dietro le spalle e, con un colpo secco, sfibbiarglielo. Sorridente ed eccitato, aveva iniziato ad accarezzarle le mammelle, spremendo a tratti i capezzoli fino a farla trabalzare dal bruciore; poi, aveva avvicinato la bocca al petto, iniziando a leccarglieli e succhiarglieli con avidità: una per volta, le aveva leccato tutta l’epidermide di ogni globo, soffermandosi sull’areola, poi si era dedicato al capezzolo che prima aveva leccato con passaggi ritmici e rapidi e poi, introdotto in bocca, aveva succhiato; in ultimo aveva tentato di introdursi tutta la mammella in bocca per popparla. Contempor! aneamente con una mano le aveva accarezzato le gambe dal basso all’alto fino alle mutandine. “such me!” La richiesta era suonata come un ordine e Cinzia, in preda ad un’irrefrenabile rabbia, si era ritratta, ma Anthony aveva incominciato a sbraitare nella sua lingua chissà quali oscenità, prendendola, nel frattempo, per la nuca e avvicinandola al suo bacino. Si era trovata così a tu per tu con quell’enorme mazza che aveva già misurato col palmo della mano e, facendosi coraggio, lo aveva avvicinato alla bocca, uscendo la lingua e cominciando a leccare il glande, ripulendolo dalle secrezioni. Aveva continuato, passando la lingua ripetutamente e velocemente sul frenulo, poi lungo il solco balano-prepuziale e sul meato uretrale; poi era scesa per tutta la lunghezza e poi di nuovo in basso lungo tutta la superficie e poi ancora più in giù fino a succhiargli i testicoli. Dimenticandosi nuovamente della presenza degli altri, si era lasciata incantare da quel boa e si era data da fare! , dando il massimo di se stessa in quel pompino. Ad un tratto, Anthony, il cui respiro era diventato un ansimare rabbioso ed inquietante, l’aveva presa nuovamente per la nuca, incominciando a spingere con forza la sua testa verso il basso, sino a poggiarle il bastone sulla bocca; lei aveva allargato le labbra e lo aveva preso dentro. Subito, lui aveva iniziato a muoverle la testa su e giù in modo ritmico, prima lentamente e poi sempre più velocemente stantuffandola con forza e facendo sì che, ad ogni movimento, fosse costretta ad imboccare un centimetro in più del suo pene. Cinzia aveva sentito e visto quell’ enorme verga scomparire nella sua bocca, gonfiandole grottescamente le guance e schiacciandole le tonsille, per poi ricomparire subito dopo e stantuffarla come fosse un grosso pistone. Dopo circa dieci minuti che lavorava di bocca come una forsennata, sentendo quell’enorme proboscide fremere, aveva tentato di ritirarsi ma si era sentita afferrare con violenza i capelli e costretta a muovere la testa su e giù molto più velocemente di prima: qualche istante dopo Anthony le era esploso dentro, scaricandole una enorme quantità di sperma in rapida successione, uno schizzo dopo l’altro, per un tempo che le era sembrato interminabile. Le aveva tenuto la testa bloccata in modo che fosse costretta ad ingoiare tutto. Ad ogni fase esplosiva, la sua bocca era stata allagata da una quantità enorme di sperma sgorgato dal randello nero e, con eguale rapidità, lo aveva ingurgitato, non prima di averlo assaporato, percependone a pieno oltre al sapore, anche la densità, il calore e l’odore intenso. Si era sentita usata, violentata, ma le era piaciuto! Nonostante il notevole impegno, non era riuscita ad inghiottire tutto; appena ingoiava lo sperma appena eiaculato, la bocca si riempiva di altro sperma dell’ondata successiva, con il risultato che aveva iniziato a tossire ed il liquido a fuoriuscirle dalle labbra. A quel punto il ragazzo aveva estratto completamente il membro dalla sua bocca, continuando ad eiacularle addosso in modo copioso. Cinzia si era sentita investita da un liquido abbondante e caldissimo e in pochi secondi si era ritrovata tutta insozzata; lo sperma le aveva inondato le mammelle, il collo, la faccia, i capelli e la gonna; persino le orecchie si ritrovarono immersi in quel liquido bianco ed appiccicoso. Era rimasta con la bocca aperta e George e Mario, fermi ad assistere, avevano potuto vedere che la lingua, il palato e i denti erano cosparsi di sperma che le colava fuori dalla bocca. Nella stanza era calato un silenzio interminabile, poi il ragazzo si era rialzato, accendendosi una sigaretta e senza dire una parola, si era avvicinato agli altri del gruppo, girando intorno alla poltrona dov’era poggiata Simona e l’aveva baciata in bocca da vero maniaco. Come fosse stato un segnale, George aveva ricominciato a spingere in avanti, causandole un dolore fortissimo.
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