Mariapaola si considerava una donna realizzata. Non piu’ giovanissima (gia’ da qualche anno, non ricorda quanti, aveva passato i 40), aveva tuttavia un’alta opinione di se’ e della sua famiglia, che ne aveva accompagnato atti e pensieri fin dalla sua infanzia.Gia’ nella scelta delle amicizie, Mariapaola aveva dimostrato attenzione e misura, in modo ancora piu’ spinto rispetto a quanto consigliatole dai prudenti genitori. Ancora bambina, respingeva con fastidio le visite dei compagni di scuola meno ricchi ed educati, e nella prima adolescenza aveva fatto rompere i rapporti dai genitori con la famiglia di un ragazzino, reo di aver tentato di darle un casto bacio.La vita di Mariapaola era basata sull’eleganza, sulle buone maniere, e sulla superiorita’ di classe, che amava sfoggiare in tutte le occasioni mondane da lei misuratamente frequentate.Rifiutate con sdegno le piu’ disparate proposte di matrimonio, per mille motivi diversi, aveva sposato, del tutto immeritatamente, un bravissimo ragazzo toscano, il cui unico punto negativo era la totale assenza di nobili origini. La lunghissima, delicata e perseverante corte che il malcapitato aveva condotto, nel rispetto di tutte le regole della buona educazione, dichiarandosi infine al padre di Mariapaola con una buona dote, senza mai aver scambiato con la ragazza un solo bacio (per un misto di deferenza, timidezza e soggezione), aveva prevalso su tutti i concorrenti.In parte per la rigida educazione ricevuta e in parte per una sua peculiare propensione, Mariapaola rifiutava a se’ stessa e al marito qualunque genere di contatto fisico che non fosse rivolto alla procreazione. Perche’ il matrimonio fosse effettivamente consumato passarono quindi alcune settimane, e lo stesso marito dovette poi ammettere che qualche giorno in piu’ o in meno di attesa non avrebbe cambiato granche’, vista la partecipazione scarsa da parte della moglie.I desideri sessuali incontrollati sono caratteristici degli animali, amava dire Mariapaola. E tutto cio’ che era in qualche modo in relazione con gli organi sessuali era per lei motivo di imbarazzato silenzio.Questa non propensione alla vita sessuale non era tuttavia accompagnata da inerzia o pigrizia in casa o sul lavoro. Anzi, i suoi colleghi e superiori la apprezzavano come una valida collaboratrice dotata di notevole professionalita’. Iniziata la carriera come segretaria di direzione, era in breve diventata alter ego di un dirigente, che con astuta manovra era riuscita a scavalcare nel momento in cui era stata nominata responsabile aziendale per le pubbliche relazioni. Sul lavoro era in parte anche temuta per la sua durezza e rigidita’, legate all’immagine di donna tutta d’un pezzo, che nel tempo era riuscita a costruirsi.Non bellissima, ma di forme abbondanti, e con una leggera tendenza ad ingrassare, Mariapaola aveva sempre cercato di cancellare dalla sua figura qualunque riferimento sessuale, che potesse distogliere qualcuno dal riconoscerne il valore professionale. Tuttavia rifiutava per pregiudizio di indossare pantaloni (volgari e mascolini), e si truccava con misura, indossando gonne lunghe e calze color carne, preferendo scarpe con tacchi non troppo alti.La figura professionale di Mariapaola, non di eccelsa intelligenza, brillava invece per la attenta immagine di se’ stessa che la donna era riuscita a costruirsi nel tempo, anche con le mosse prive di scrupoli che aveva messo in atto per conquistarsi il posto al sole di cui oggi godeva.Una sera, costretta a una coda di lavoro straordinario, era in ufficio seduta alla scrivania, senza peraltro riuscire a concentrarsi appieno sul lavoro che l’attendeva. Quella sera Mariapaola pensava con soddisfazione a se’ stessa e alla sua vita, traendo un improvviso bilancio dai suoi pensieri. Signorilita’ e misura, pensava tra se’, questi sono gli ingredienti che hanno fatto di me la donna che sono, e che mi hanno differenziato da quella massa di operai, lavoratori, negozianti, prostitute, uomini e donne volgari, che non sanno nemmeno cosa voglia dire avere un’educazione, essere delle signore. Signorilita’ e misura.La visione del mondo di Mariapaola era in effetti molto particolare. Camminando per la strada era attentissima al portamento e all’eleganza di tutti quelli che incrociava, e non perdonava a nessuno la minima negligenza. Una scarpa slacciata, un cattivo accostamento di colore, un trucco un po’ pesante, una minigonna o un pantalone rattoppato, erano per lei altrettanti peccati mortali. Non riusciva a pensare ad altro forse perche’ poco d’altro era riuscito a penetrare nella sua testa nel corso della sua vita, ma cio’ che mancava piu’ di tutto a Mariapaola era un gesto d’amore. Ci sono persone buone e cattive, ma entrambe possono avere gesti d’amore, cioe’ gratuiti ma gratificanti di per se’ stessi. Mariapaola non aveva mai dato amore a nessuno. Forse per l’inanita’ del marito, forse per l’assenza di figli, forse per aridita’ personale, in lei il culto dell’immagine e della signorilita’ aveva tolto spazio a qualunque altra cosa.Una volta era riuscita a fare licenziare un operaio della ditta, padre di famiglia e buon lavoratore, un certo Alfieri, perche’ a suo dire non si lavava abbastanza. In realta’ l’Alfieri si lavava tanto quanto gli altri operai suoi colleghi, ma avendo avuto per un certo periodo a che fare di frequente con l’ufficio acquisti, di cui Mariapaola faceva parte, si era purtroppo fatto notare piu’ di altri dall’occhio attento della donna, che non gli aveva perdonato alcune occhiate ammiccanti che in un paio di occasioni si era concesso.Quella sera Mariapaola si era sorpresa a ripensare all’episodio del licenziamento dell’Alfieri, ormai risalente a qualche mese prima, chiedendosi se il suo comportamento fosse stato poi del tutto corretto, quando aveva sentito dei rumori provenire dalle scale, insoliti dopo le 20.00, quando l’ufficio doveva essere ormai vuoto.Si puo’ immaginare lo stupore di Mariapaola quando vide davanti a se’, alto e bruno nel vano della porta delle scale apertasi di scatto, nientemeno che l’Alfieri, vestito insolitamente con una giacca e cravatta storta, che il suo occhio attento non pote’ fare a meno di notare subito.Buonasera donna Mariapaola, signora delle troie e regina di tutte le streghe, disse l’Alfieri svelando dal tono di voce lo stato leggermente alticcio del momento.Ma come si permette, e chi le ha dato il permesso di entrare, a quest’ora poi, disse Mariapaola, notando con fastidio il leggero odore di vino che l’Alfieri emanava.Hai finito di chiocciare, maledetta gallina dalle cosce grosse, ribatte’ l’Alfieri, anticipando l’urlo di Mariapaola con un eloquente quanto affilato coltello puntato alla gola, per te e’ finita, amore mio.Ho capito vuole soldi, denaro? Mi dica quanto e io faro’ in modo di farglielo avere al piu’ presto, disse ancora Mariapaola senza perdere in apparenza la sua sicumera. Questa gente vuole soldi per andarsi a ubriacare, penso’, con un po’ di pazienza me ne libero e chiamo la polizia per farlo arrestare.Non mi hai capito, puttana, non voglio soldi, ribadi’ chiaro l’Alfieri sferrando un sonoro ceffone a Mariapaola che, scaraventata per terra dalla sberla, e spettinatasi leggermente i capelli raccolti, come sempre, dietro la nuca, comincio’ a presagire una sensazione di pericolo.Il secondo tentativo di urlo fu bloccato dalla grossa mano dell’Alfieri che, gettandosi sopra a Mariapaola con un balzo, le tappo’ la bocca.Non provarti a fiatare, hai capito? Altrimenti ti trovi questo in gola, chiaro? grido’ con voce semisoffocata l’Alfieri, mentre bloccava Mariapaola con le ginocchia e le stringeva il petto con la mano libera.L’affronto dello schiaffo aveva aperto gli occhi per un istante alla donna, che aveva iniziato a temere manovre di tipo diverso dall’uomo, che infatti, quasi leggendole nel pensiero, aveva iniziato a slacciarle la camicetta, e ad accarezzarle le tette sotto il reggiseno.La reazione di ribrezzo di Mariapaola all’atto dell’uomo era accompagnata da pensieri vorticosi. Se l’uomo osava cercare di usarle violenza, significava che aveva gia’ deciso di ucciderla, in quanto lasciandola viva, l’Alfieri sarebbe stato denunciato e imprigionato. Doveva dunque lasciarlo fare, e cercare di liberarsi appena possibile da quell’animale.La camicetta di Mariapaola era stata tolta, e annodata intorno alla bocca della donna, che tuttavia appariva ora arrendevole e pronta a non contraddire l’uomo.Adesso mi ascolterai bella puttana, disse l’Alfieri con un tono che non era piu’ aspro, ma quasi lieve e paterno. Poco e’ mancato che mi innamorassi di te quando lavoravo qui nel periodo in cui ti ho conosciuta, e invece tu mi hai fatto licenziare in modo vergognoso, perche’ non ero degno della tua immagine di operaio. Sono senza lavoro da mesi, e sono stato abbandonato da mia moglie e dai miei figli per causa tua. Non ho piu’ da mangiare, non ho un posto dove dormire, non ho piu’ niente da perdere, ormai. E allora prima di farmi arrestare, voglio togliermi una grossa soddisfazione. Sono settimane che ti curo in attesa di un’occasione come questa. Ho speso gli ultimi denari a prestito per acquistare questo abito, per presentarmi al tuo stesso livello. Mi sono fatto la barba, tagliato le unghie, profumato e lavato, ma adesso al mio livello ci scenderai tu, troia, e conoscerai l’unica cosa di me che ancora valga qualcosa sul mercato.Cosi’ dicendo estrasse dai pantaloni il suo cazzo in erezione e, deposto il coltello da un lato, le sollevo’ la gonna, strappandole le mutandine.Mariapaola aveva seguito quasi distrattamente l’intero sproloquio dell’Alfieri, concentrandosi invece sulle possibilita’ di fuga che le rimanevano. Non pote’ invece non essere sorpresa delle dimensioni del pene dell’uomo, che erano invero molto maggiori rispetto a quelle (sole a lei note) del marito.In un attimo l’uomo la penetro’ standole sopra, e provocandole al momento un acuto dolore. Il movimento dell’organo all’interno della vagina fece pero’ cessare quasi subito la sensazione di dolore, per lasciare posto a una sensazione di riempimento, che non aveva mai provato prima d’ora.Animale, penso’ Mariapaola mentre il turgido membro dell’operaio violava in modo del tutto inconsueto le sue intimita’. Non la galera, ma solo la morte potra’ vendicarmi di cio’ che oggi quest’uomo mi costringe a sopportare.Ti piace, puttanona, e’ bello duro vero? insisteva l’Alfieri sempre piu’ eccitato, soffermandosi a lungo con il pene totalmente affondato nella vagina della donna, e stringendo a se’ nella copula il ventre femminile con una delicata pressione delle mani sui glutei abbondanti. Mariapaola constatava con freddezza una totale assenza di dolore, ma non provava piacere, come altre volte era accaduto con il marito, con il quale aveva in qualche caso sentito il bisogno di fingere una certa compartecipazione. Diversamente dal solito, tuttavia, Mariapaola sentiva dentro di se’ l’immondo contatto con quel membro grande e duro, che la toccava dappertutto, inondandola di un certo numero di sensazioni nuove e mai provate, sulle quali non era tuttavia in grado di dare un giudizio complessivamente positivo.Dopo alcuni minuti di penetrazioni lente, alle quali la donna si era abbandonata come pronta al martirio, consapevole dei rischi che avrebbe corso tentando di ribellarsi, l’uomo si riscosse come improvvisamente, e comincio’ a muoversi piu’ velocemente estraendo il pene fino a farlo quasi completamente uscire dal ventre della donna, e reinfilandolo immediatamente fino in fondo, quasi a voler dare un colpo alla bocca dell’utero.Bastarono pochi colpi perche’ Mariapaola si rendesse conto con stupore e vergogna dell’abbondante flusso di liquidi che le colava senza interruzione dalla vagina, causando un leggero ma fastidioso rumore, in corrispondenza delle ripetute penetrazioni dell’organo maschile.Mariapaola sentiva un confusissimo insieme di emozioni, che non riusciva a capire o a quantificare. Non senza stupore si rese conto che da qualche istante i suoi pensieri non erano piu’ rivolti alla sola fuga, ma erano confusi, in uno strano crescendo di emozioni da lei non ricordate se non in alcune esperienze adolescenziali del tutto personali.L’Alfieri, per parte sua, che aveva iniziato lo stupro con il solo intento di fare del male alla donna che vedeva come causa di tutti i suoi mali, si stava gradualmente dedicando al piacere di Mariapaola, con un’attenzione che talvolta neppure certi mariti dedicano alle loro mogli. In quel torbido e confuso sentimento di odio-amore che provava o aveva provato per la donna, alla vista di un purche’ minimo messaggio di compartecipazione femminile, l’uomo si era quasi intenerito, e gridava i suoi insulti con voce roca e paurosa, senza tuttavia sentirsi convinto al cento per cento delle sue parole, e desiderando in cuor suo, come tutti gli uomini, che il corpo sotto di lui si animasse d’amore e gli sussurrasse parole dolcissime.Il membro dell’uomo si muoveva percio’ con cura dentro e fuori dal sesso della donna, quasi piu’ attento, ora, a non farle male, e osservando con stupore la partecipazione fisica femminile che i notevoli umori provenienti dalla vagina di Mariapaola gli dimostravano.Il continuo movimento dell’uomo ando’ avanti per un tempo lunghissimo, ampio quanto la sensazione di acuto piacere che si stava impadronendo dell’ex operaio, il quale, trasportato dai suoi pensieri, aveva leggermente allentato la vigilanza sui possibili movimenti della donna.Mariapaola, seppure scossa da sentimenti contrastanti, aveva individuato con la coda dell’occhio un posacenere in vetro, non troppo pesante ne’ leggero, col quale avrebbe potuto cercare di stordire l’uomo per qualche istante, dandosi poi alla fuga. E mentre l’uomo si distraeva immerso nei suoi pensieri di rivalsa, Mariapaola impercettibilmente spostava il suo corpo per rendere piu’ agevole la presa dell’oggetto contundente.Strano rapporto sessuale era questo, in cui due uomini e due donne, benche’ fusi in due soli corpi, erano coinvolti. Ora era l’uomo che odiava a infliggere alla vittima i colpi punitivi del suo pene, ora l’uomo innamorato, che dispensava piacere alla donna amata. Ora era la donna signorile e altera, che subiva l’affronto di un amplesso forzato, ora la donna vera, che nel profondo godeva dell’amante a lungo atteso, ancorche’ mai apertamente desiderato. I movimenti del pene e gli avvicinamenti al posacenere durarono un’eternita’, finche’ un elemento nuovo rivoluziono’ la scena, rendendola incredibile agli occhi dell’uomo: Mariapaola, prima quasi con vergogna, poi senza piu’ alcun ritegno, aveva incominciato a gemere. Prima piano, in modo sommesso, poi piu’ forte, e in corrispondenza alle possenti penetrazioni del membro maschile, la donna emetteva suoni di piacere, sul cui significato non era possibile sbagliarsi.Come un vento potente, che spazza le nubi in una pianura nebbiosa, riportandovi il sole, cosi’ la chiara partecipazione della donna aveva liberato l’uomo da ogni sentimento negativo, amplificando al massimo il piacere a lungo sospirato.Mariapaola stava per godere. Godere veramente, come forse non aveva mai fatto nella sua vita, e si sentiva interiormente come il piu’ basso e il piu’ abietto degli animali. Si vergognava profondamente di esternare le sensazioni che provava, ma il profondo stato di trasporto e di compartecipazione che il forte membro dell’uomo le stava dando non era reprimibile in alcun modo, ne’ psichicamente, ne’ fisicamente.L’animale nascosto che esisteva in Mariapaola stava per emergere in tutta la sua potenza. Il mostro tenuto in letargo per tanti anni stava per riapparire in tutta la sua potenziale violenza. A poco a poco i gemiti si trasformarono in urla, e le parole, impossibili da tenere a freno, cominciarono a sgorgare come lava incandescente."No, No, No, Nooo" era l’esclamazione piu’ frequente, quasi a volere ancora razionalmente negare cio’ che invece era manifesto. "Aaah, aaah, oooh, aaaaah" urlava Mariapaola sentendo il forte pene dell’Alfieri profondamente infisso nella sua carne e in continuo movimento. "Aaah, no, no, si, siiii, siiii" gridava con quanto fiato aveva in gola, cercando di stringere in se’ il membro duro che tanto piacere le stava procurando."Si, godi amore mio, godi, cosi’, cosi’" urlo’ l’Alfieri sentendo il suo pene come risucchiato nel fondo della vagina di Mariapaola. Ed ella, al culmine del parossismo, strinse a se’ il bacino dell’uomo con le grosse cosce velate dalle solite calze color carne, quasi a voler impedirgli di uscire mentre il suo pene veniva compresso e strizzato dalle potentissime contrazioni vaginali della donna, scossa e stravolta da un godimento animalesco, assolutamente mai provato prima di allora.Questo sarebbe sicuramente stato il momento migliore per colpire l’Alfieri con il posacenere, ora che la sua attenzione era stata completamente rapita dall’amplesso, ma il posacenere giaceva sul tavolo, e nessuna mano si sarebbe alzata per afferrarlo.Vicinissimo ad emettere un fiotto di sperma, l’Alfieri estrasse invece il suo membro duro dalla vagina gocciolante della donna, e ritenne necessario continuare il gioco per infliggere alla donna un’ulteriore umiliazione, fino ad ottenere anch’egli totale soddisfazione. Si alzo’ quindi con il pene erettissimo e i pantaloni a mezza coscia, vestito nell’abito elegante con il quale aveva voluto consumare la sua vendetta, e, sollevando la donna ancora stordita per le ascelle sudate e pelose, si sedette su una poltrona presidenziale dell’ufficio, e la fece inginocchiare per terra ai suoi piedi, tirandole la testa per i capelli, fino ad appoggiarla sul suo bacino, in corrispondenza del suo membro duro e prossimo a venire.L’Alfieri era combattuto interiormente, ancora dubitoso se la partecipazione della donna fosse l’ennesimo trucco per incastrarlo, o se la partecipazione fosse reale. In ogni caso l’unico modo per continuare il gioco, era di portare la vendetta fino in fondo, e cosi’ fece.Seduto sulla poltrona presidenziale, di proprieta’ probabilmente di qualche superiore di Mariapaola, ora era lui a dettare gli ordini."Ora me lo devi leccare tutto, hai capito? Fino a farmi godere, come hai goduto tu, e’ chiaro?" disse l’uomo, che per maggiore chiarezza strinse al suo bacino il viso della donna inginocchiata, obbligandola a prendere in bocca il suo pene. Mariapaola non era piu’ in se’: stordita, confusa, vergognosa, impazzita. Presa dal piacere forse piu’ che dalla coscienza del martirio, prese a succhiare il glande dell’operaio, eseguendo gli ordini da lui impartiti forse con piu’ cura di quanto fosse necessario.Mariapaola impazziva: un odore d’uomo fortissimo mescolato al suo stesso odore. I suoi riccioli biondi che si attorcigliavano alla vasta peluria nera del pube dell’uomo. Una sensazione di piacere e di paura commiste e non separabili. Comincio’ a succhiare il pene dell’uomo con gola e avidita’, anche se la scarsa esperienza le impediva di raggiungere i risultati voluti. Il sapore dell’uomo la stordiva e la eccitava ulteriormente, ma il momento di riflessione che la pausa fisica le consentiva, la spingeva a vergognarsi di cio’ che stava compiendo.D’un tratto, quando l’uomo stava con rauchi rantoli per giungere all’orgasmo, la donna interruppe il succhio, e si senti’ il piu’ infimo degli animali.Giunta a quel punto desiderava completare l’opera all’uomo nel profondo, ma coscientemente non poteva accettare la sua attiva partecipazione all’atto, e pretendeva, almeno, di esservi costretta.L’Alfieri invece, furioso per l’interruzione avvenuta, premette prima il viso riccioluto della donna sul bacino con forza per obbligarla a proseguire l’opera, poi, vedendo che la donna non proseguiva, si alzo’ in piedi rovesciando la poltrona, e scaraventando a terra la malcapitata."Adesso stai bene attenta a quello che ti sto per fare, brutta puttana tutta-per-bene, perche’ tu hai goduto come non mai mentre ti fottevo prima, e adesso voglio godere anch’io dentro di te. E se rifiuti di leccarmi, pensero’ io a farti urlare di nuovo, ma a modo mio questa volta" e cosi’ dicendo la rovescio’ ventre a terra e ne sollevo’ il culo di qualche decina di centimetri per poterla possedere da dietro.Mariapaola era impaurita. Stava cominciando a dominare, almeno psicologicamente, la situazione, quando l’uomo s’era improvvisamente arrabbiato e aveva ulteriormente rivoltata la situazione.Il contatto del glande ingrossato con i muscoli anali della donna, diede a quest’ultima un brivido di paura. Paura che si trasformo’ rapidamente in orrore e ribrezzo via via che le possenti spinte dell’uomo facevano penetrare il membro durissimo nel retto della donna.Mai, mai, Mariapaola aveva subito una tale umiliazione. Bestia, animale, quell’uomo avrebbe pagato questo affronto non piu’ solo con la vita, ma anche con una orrenda morte: non importava dove ne’ quando, ma prima o poi la vendetta sarebbe arrivata.L’Alfieri era penetrato ormai interamente nel culo della donna, e si muoveva lentamente al suo interno, mormorando parole sconnesse di ira ed affetto. Ma come gia’ era avvenuto prima, la parte vera di Mariapaola ricominciava a fare mostra di se’, dapprima con rari gemiti ("No, aaah, porco, cosa fa? aaaah") poi in modo sempre piu’ esplicito ("Ooooh, siiii, quanto e’ grosso, nooo, mi sento sfondare, basta, basta, bastaaaa, aaaah").Sempre piu’ conscio dell’enorme piacere che stava dando alla donna, l’uomo si sentiva ora molto padrone di se’ e voleva portare a fondo la sua vendetta nel modo piu’ completo. "Ti faccio godere, puttana schifosa, hai capito! Tu e la tua freddezza, e il tuo distacco, e adesso sei qui a urlare perche’ ti trapano il culo col mio cazzo: troia, troia che hai distrutto la mia vita!" diceva l’Alfieri, mentre Mariapaola, in tutta risposta urlava "Siii, fottimi nel culo, siii, aaaah, voglio godere, godere, muoviti, siii, aaaaaaah, aaaaaaaah, godoooooooo!".Mariapaola fu squassata da un orgasmo potentissimo, di molto superiore a quello precedentemente provato, e ne fu tremendamente travolta, fisicamente e psicologicamente. Non capiva piu’ nulla, e desiderava soltanto che quell’andirivieni del pene nel suo retto non smettesse piu’. L’Alfieri si era trattenuto dal venire, e stava dominando la situazione con sempre maggiore autorita’. Al primo orgasmo di Mariapaola, non cessando i movimenti dell’uomo ormai stretto e imprigionato dalle continue contrazioni delle pareti anali della donna, ed essendo il pene maschile sempre durissimo, fecero seguito altri tre o quattro orgasmi in rapida sequenza, al termine dei quali la donna si accascio’ piangendo non si sa se di dolore, di gioia o di umiliazione o di soddisfazione. Mai avrebbe potuto pensare di essere portata a tali vette di piacere. Mai avrebbe sospettato che quello era il motivo per cui moltitudini di individui (lei esclusa) si dedicavano periodicamente a queste pratiche animalesche. Qualcosa in lei era morto, e qualcos’altro nato, anche se non capiva con sicurezza che cosa.L’Alfieri estrasse a quel punto il membro durissimo dal retto della donna, afferro’ ancora Mariapaola per i capelli biondi, ormai sciolti, le diede un bacio in bocca passandole la lingua sui denti (cosa che, nonostante l’alito vinoso accetto’ passiva), e la costrinse a inginocchiarsi ai suoi piedi per completare l’opera di succhio poco prima interrotta."Adesso mi lecchi il pene fino a farmi godere, puttanona, hai capito? Adesso e’ sporco, e’ sporco di te, perche’ tu non sei pulita, sei una vacca, e ora devi impegnarti al massimo, altrimenti te ne faccio pentire" disse l’uomo, che con un risoluto strappo ai capelli porto’ la bocca carnosa della donna a pochi millimetri dal suo glande eretto.Mariapaola ormai era preda di tutt’altri pensieri. Era costretta a cedere alle minacce dell’uomo, il che da un certo lato non le dispiaceva piu’, ma non era disposta a sopportare ulteriori umiliazioni. Penso’ che prima avesse finito l’operazione, prima avrebbe potuto trovare una via d’uscita. Accontentandolo l’avrebbe ammansito, poi avrebbe potuto vincerlo. Prese dunque a leccare quel grande pene che tanto l’aveva stravolta poco prima, e vide che riusciva a dare molto piacere all’uomo, il quale, comodamente seduto sulla poltrona dell’ufficio, continuava a declamare: "Si, bella troiona, adesso te lo infili tutto in bocca fino in fondo alla gola, e ti bevi tutto il mio sperma, dalla prima goccia all’ultima. E’ sperma operaio, sai, sporco, infetto, come non ti saresti mai immaginata. Sì, godo, godo, così, ancora, non smettere, troia vengo, vengo, ti vengo in bocca, aaahh". Lo sperma, denso, uscì dapprima con un getto fluente che inondo’ la bocca di Mariapaola, e poi con quattro schizzi successivi sempre piu’ fluidi, mentre le forti mani dell’uomo stringevano la testa della donna tra le gambe, obbligandola al completamento dell’opera. Mariapaola fu costretta a inghiottire lo sperma per non soffocare, e lo sentì aspro e caldo, mentre un mare di sensazioni nuove la trasformava. Un sentimento misto di gratitudine e di vendetta, di umiliazione e di esplosione dei sensi, combattevano dentro di lei, mentre intorno al suo viso esplodeva l’afrore del sesso dell’uomo. Quell’immondo abbraccio, tra il suo viso e le sue cosce, tra la sua bocca e il suo pene ormai svuotato avrebbe voluto (ora) che non finisse mai più. L’aveva troppe volte inconsciamente desiderato, e sempre ricacciato razionalmente. Ora capiva drammaticamente che quanto aveva vissuto in questa sera aveva rappresentato una svolta profonda nella sua vita. E, paralizzata da questa nuova consapevolezza, mentre pensieri assurdi le vorticavano nel cervello, non riusciva a muoversi e continuava a succhiare il pene dell’uomo, ormai pulito da ogni umore, generandogli ancora piccole scosse di piacere. Quando piu’ nulla vi fu da baciare, e l’uomo allento’ la morsa, la separazione fu inevitabile, ma gli occhi dei due non si incontrarono, forse per la reciproca paura di quanto avrebbero potuto dirsi. L’Alfieri si volto’ verso la finestra, leggermente stordito, e non più certo di quello che voleva fare. Mariapaola appena riuscì a rialzarsi si rese conto del fatto che l’uomo aveva allentato la guardia. Raccolse allore tutte le forze e tutta la lucidita’ di cui ancora disponeva, e afferrato il pesante posacenere che giaceva inutilizzato sul tavolo, lo picchiò con forza sul capo dell’uomo, facendolo stramazzare a terra privo di conoscenza.L’Alfieri era stato legato ad un divanetto al quale era stato tolto lo schienale, con le mani dietro la schiena e i piedi legati strettamente in fondo. La botta ricevuta, unita allo stato di ubriachezza e al sonno, l’aveva lasciato privo di conoscenza per diverse ore. Mariapaola avrebbe potuto scappare, tornare a casa, denunciarlo, perfino ucciderlo con il suo coltello. E ad ognuna di queste soluzioni aveva pensato diverse volte, nelle ore di veglia passate accanto all’uomo tramortito. Alla fine pero’ aveva optato per la soluzione piu’ assurda, ma che poteva dargli il massimo piacere e la massima vendetta. Ne avrebbe atteso il risveglio (ormai era notte fonda), e si sarebbe tolta la soddisfazione di farlo morire di paura, facendosi soddisfare sessualmente in alcuni modi che, nelle ore di veglia, aveva pensato possibili alla luce del nuovo mondo che la violenza subita le aveva dischiuso.Il risveglio dell’uomo non tardò, e molta fu la sorpresa nel constatarsi legato mani e piedi, sdraiato su di un divanetto. Svaniti i fumi dell’alcool l’uomo cominciava a rendersi conto di cio’ che aveva fatto, ma non capiva questa strana evoluzione dei fatti.Mariapaola non lo lascio’ parlare granche’, e gli si avvicino’ (nudo come era), leccandogli il pene per alcuni minuti fino a fargli raggiungere una notevole erezione. L’uomo era piacevolmente stupito dalla piega che stavano prendendo le cose. E tale rimase finche’, al culmine dell’erezione, quando un nuovo fiotto di sperma stava per sgorgare dal pene, Mariapaola si interruppe di botto ed estrasse il coltello che l’uomo aveva usato in precedenza, avvicinandolo al pene. "Ora il gioco lo conduco io se non le dispiace, sig. Alfieri" disse, e avvicino’ la punta del coltello al membro eretto, pungendolo fino a farne sgorgare una minuscola goccia di sangue. "No, che vuole fare! Chiami la polizia, mi arresteranno, le risarciro’ il danno, faro’ qualunque cosa, ma per favore la smetta!" gemette l’uomo, improvvisamente risvegliato dal torpore."Avrei gia’ potuto ucciderla sig. Alfieri, e come legittima difesa, pertanto senza subire nessuna conseguenza. Ma non voglio annoiarla oltre. La sua vita e’ mia, da ora, pertanto procuri di obbedirmi integralmente, e di eseguire con la massima cura tutto quanto le diro’ di fare. E’ l’unico modo che ha per salvarsi la vita. Siamo intesi?". L’uomo assentì con la testa, senza capire. E non ne ebbe il tempo, perche’ la donna gli balzo’ sopra, accovacciandosi sul suo viso, e approfittando dell’immobilizzo forzato del suo corpo, dicendo "Mi lecchi ora, maiale, e non si interrompa fino a quando non glielo diro’ io!". Mariapaola era ancora vestita come quando l’Alfieri era arrivato, tranne per le mutandine che erano state strappate dall’impeto dell’uomo. La testa dell’Alfieri era pertanto imprigionata tra le cosce della donna, ancora velate dalle calze di seta, in modo che la sua lingua potesse leccarle il sesso. La gonna della donna ricopriva la testa dell’uomo. L’Alfieri noto’ che il clitoride era gia’ piuttosto gonfio ed eccitato. La donna si era toccata, probabilmente, o aveva avuto delle fantasie durante il suo sonno. Inizio’ allora a leccare senza avere ancora ben capito la situazione, e si fermo’ perplesso dopo un po’. Mariapaola strinse immediatamente le cosce sul suo viso, e punto’ il coltello sul fianco nudo dell’uomo, dicendo "Non deve smettere, porco, mi ha capito? Deve continuare a leccarmi finche’ non mi avra’ fatto godere il numero di volte che le diro’ io, e’ chiaro?". Il messaggio era chiarissimo, e l’uomo riprese a leccare con vigore il sesso bagnato della donna, mentre le sue calze di seta gli massaggiavano impercettibilmente le orecchie. Leccando il clitoride la donna si contorceva leggermente e gemeva dal piacere. Di tanto in tanto l’uomo spostava la lingua nella vagina, e la spingeva piu’ a fondo che poteva, sentendo il corpo della donna che assaporava voluttuosamente il massaggio mai goduto prima. Se rallentava un po’ il ritmo, le cosce si stringevano, e l’uomo capiva che era meglio leccare avidamente, prima di sentire ancora il contatto col coltello della donna. Piu’ la lingua leccava, e più la donna produceva liquidi, che l’uomo trovava di sapore dolce e vellutato. D’un tratto l’uomo sentì che l’orgasmo della donna si avvicinava. Il liquido era sempre piu’ fluido, e le cosce si serravano sempre di piu’, mentre lui si sentiva quasi soffocare. Mariapaola aveva cominciato a gemere "Ahhh, sì porco, ancora, me la lecchi tutta, così, così, cosììì, ahhhhhhhhhh!". Ci fu una contrazione spasmodica che per alcuni istanti tolse il respiro all’uomo, poi seguirono 8-10 contrazioni vaginali potenti, che riempirono la bocca dell’uomo di un liquido dolciastro, il frutto del potente orgasmo a cui la donna l’aveva costretto. Dopo un numero imprecisato di piccole contrazioni, l’uomo penso’ di dovere smettere, ma la punta del coltello gli fece ancora una volta mutare opinione. "Nessuno le ha detto di smettere, maiale, continui finche’ non glielo diro’ io, e muova bene quella lingua, voglio sentirla in fondo, aaah, sì, così. Mariapaola voleva avere un’altro orgasmo, e non si sarebbe sollevata fino a che l’uomo non glielo avesse dato. L’Alfieri era imprigionato tra odori, sapori e fruscii, tra il sesso e le cosce della donna, e non poteva fare altro che continuare a leccare e bere, leccare e bere. Il clitoride era ormai rosso dal piacere, ma Mariapaola non era ancora sazia, ed ebbe due tre orgasmi di seguito, nel secondo dei quali l’uomo penso’ di soffocare per la lunghezza della stretta e la quantita’ di liquidi che fu costretto ad ingollare. Ad un certo punto Mariapaola si fermo’. L’uomo credette finita l’avventura, ma si sbagliava. La donna infatti si giro’ su se stessa, sempre accovacciata sulla testa dell’uomo, ma questa volta non piu’ col viso rivolto verso il suo capo, ma verso i suoi piedi. "Ora faccia quello che le diro’" disse Mariapaola, e si risedette sul viso dell’uomo, spingendo fino a che il naso di quest’ultimo le penetrasse profondamente in vagina, lasciandogli pero’ la lingua libera di leccarle la clitoride. "Ora mi lecchi come prima, e non smetta!" ordino’ la donna "che a muovermi pensero’ io". Così dicendo la donna inizio’ a muoversi lateralmente con il sedere, mentre l’uomo la leccava, e la penetrava con il naso in vagina. La quantita’ di liquidi che questa operazione genero’ fu talmente copiosa che l’uomo rischio’ veramente di soffocare, quando, gridando, Mariapaola raggiunse un nuovo orgasmo. "Aaaah, sì, godo, godo, godoooooo", disse la donna al colmo del piacere. Poi, ancora non soddisfatta, si piego’ sul corpo nudo e legato dell’uomo, il cui pene era eretto all’inverosimile, e porse alla sua lingua ruvida, con una certa insistenza, il suo sfintere anale. "Lo lecchi ora, porco" le impose la donna"voglio sentire la sua lingua su ogni piu’ piccola piega". L’uomo lecco’ l’ano della donna con la cura indicata. Ormai aveva capito che non poteva fare altro che obbedire, augurandosi che la donna desiderasse solo prendersi piacere da lui, e non peggio, vendicarsi in altro modo.Lo sfintere della donna continuava ad ammorbidirsi e a richiudersi sotto i colpi di lingua dell’uomo, e la donna mostrava visibilmente un piacere crescente. "Dentro" diceva "voglio sentire la sua lingua dentro, forza, o devo usare ancora il coltello?". L’uomo obbedì senza fiatare e infilo’ la lingua nel buco della donna quanto piu’ a fondo gli fu possibile, assaporandone il profumo dolciastro. Quando era piu’ a fondo che mai, la donna emise un grido "Sììììì, godoooooooo, godo con la lingua nel culo, aaaahhhh", e una serie di forti contrazioni strinsero la lingua dell’uomo tra le pareti anali, i peli e l’odore della donna.Mariapaola ebbe bisogno qualche decina di secondi per riprendersi, poi si accomodo’ meglio sul corpo dell’uomo, e ne prese in bocca il membro duro, accovacciando ancora una volta il proprio sesso bagnato sul suo viso. "Apra bene la bocca!" gli ordino’ perentoria Mariapaola "che devo orinare", e l’uomo dovette un’altra volta obbedire. Un fluido caldo e trasparente sgorgo’ dal sesso della donna, mentre la bocca di lei succhiava avidamente il pene eretto dell’uomo. "La beva, la beva tutta, non voglio che ne perda una goccia sola" disse la donna fermandosi un attimo, e così fece l’uomo, mentre squassato da un orgasmo potentissimo, inondava la bocca di Mariapaola con un denso fiotto di sperma."Mi pulisca ora" ordino’ ancora la donna, per farsi leccare ancora dall’Alfieri, mentre beveva l’aspro seme dell’uomo. Non appena l’uomo ebbe finito di asciugare l’orina, la donna si dedico’ per alcuni secondi a pulire il sesso dell’ex operaio, con sapienti colpi di lingua. Gia’ l’uomo pensava che la tortura fosse finita e stava per chiederle di liberarlo dalle corde, quando la donna con un unico dolorosissimo morso, stacco’ il pene dell’uomo.E lasciandolo legato al divano, prese il telefono e chiamò la polizia.
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