(v. racconti “Le Puledrine”, “Norma” e “Norma… e altre sorprese”) Sarà stata la sorprendente piega che la mia vita aveva preso in quel paio di mesi dopo le Cinque Terre, ma mi sentivo in forma come mai mi era successo prima. Avevo coronato sogni nascosti e segretissimi che mai e poi mai mi sarei aspettato di vivere realmente… e tutto questo con grande gratificazione personale, che mi aveva dato una carica incredibile. Il lavoro procedeva a gonfie vele e un paio di miei recenti articoli avevano ricevuto un riconoscimento molto ambito che mi aveva fruttato gloria e denaro. Per un bel po’ di tempo avrei potuto permettermi di vivere lavorando solo sei mesi all’anno e dedicarmi a qualsiasi altra cosa per il resto del tempo. E un giornalista sa come impiegarlo.Invece non fu l’attività giornalistica quella che occupò gran parte delle mie giornate nel periodo a seguire.Ripensare alle mie due belle puledrine Chicca e Ada e alla splendida madre di quest’ultima mi dava ogni volta fremiti di piacere. Non potevo pensare a loro o persino alla nonna di Ada, la bella e calda signora Agnese, senza avere un’erezione quasi immediata. Ada e Cristina mi venivano a trovare qualche volta nella mansarda di Milano, ed era sempre un tripudio di sorrisi e baci e risate e carezze e abbracci, e vestiti che volavano via in un batter d’occhio per poterci sfiorare sul tappeto o sul divano o sul letto e continuare con baci sempre più profondi, leccate che spaziavano per tutto il corpo soffermandosi nelle intimità più riposte, risvegliando i sensi che esplodevano in un’orgia di piaceri proibiti e senza inibizioni di alcun genere. E quando le due care puledre in calore non erano con me, confesso che mi masturbavo volentieri pensando a loro, o a Norma, o ad Agnese.Poi un giorno fui invitato a pranzo anche a casa di Chicca: sua madre Vanna non mi aveva più rivisto dopo che sua figlia era stata con me e Ada alle Cinque Terre per il servizio giornalistico (così pensava lei) e voleva ringraziarmi e farsi raccontare. In realtà l’atmosfera che trovai era allegra solo in apparenza. La tavola era apparecchiata per quattro: Vanna, le figlie Cristina e Roberta, e me. Anche qui come a casa di Ada, il marito di Vanna era via per lavoro.La vita è ripetitiva, pensavo tra me. E intanto mi beavo della presenza di Chicca seduta alla mia destra, e di Roberta, petulante e sorridente nei suoi “quasi diciassette anni”, una bambina capricciosa e con atteggiamenti piuttosto infantili a volte, ma carina da morire. E Vanna, i begli occhi azzurri che tradivano tristezza, movimenti lenti, quasi stanchi. Perché mi ha invitato a pranzo proprio oggi? ripetevo a me stesso. La risposta venne dopo pranzo, dopo che Roberta si fu congedata con qualche manfrina e un abbraccio veloce per andare da un’amica. Chicca aveva l’aria un po’ annoiata e disse che sarebbe andata a farsi una doccia “per risvegliarmi o per addormentarmi completamente”. Peccato, pensai, perché la compagnia di Cristina è assuefativa. Tuttavia la sua pur breve assenza mi avrebbe dato modo di parlare con Vanna, una donna per la quale ho sempre avuto un debole. Capelli biondi con qualche raro filo grigio, folti e tagliati corti, forme opulente ma non grasse, fianchi larghi, elegante anche in casa. Piacevole conversatrice, estroversa, sorridente, comunicativa, esuberante nei modi come nelle forme. Ogni volta che mi incontrava erano abbracci e bacioni sulle guance con lo schiocco, e confesso che stringere tra le braccia le sue forme giunoniche e morbide mi dava sempre una piacevole sensazione tra le gambe.Ma la Vanna di questo dopopranzo non era la Vanna di sempre. L’aiutai a rigovernare e mentre lavava i piatti si lasciò andare a cenni sulla “solita vita”, sul marito che pensava solo al suo lavoro, che era spesso via per corsi e stage per dirigenti bancari, sulle figlie ormai signorinette indipendenti, sul fatto di “avere 45 anni ed essere già stanca della routine quotidiana”.“Ma se hai una vita sociale intensissima! La parrocchia, il Club dell’Assistenza, il Circolo Ex-Insegnanti, le amiche di sempre, …”“Alcune di queste attività che hai nominato sono state abbandonate da tempo, e quel poco che rimane mi sembra vuoto di significati. Avrei bisogno anch’io di un po’ più di attenzioni, e Attilio è sempre via per quel suo maledetto lavoro!”Rimase in silenzio mentre io lasciavo scorrere gli occhi sul suo meraviglioso didietro. Come può un marito, pensavo tra me, trascurare una donna così appetitosa e interessante per dedicarsi anima e corpo al lavoro?Mi accorsi che Vanna stava silenziosamente piangendo e mi avvicinai per consolarla. Con un fazzoletto le asciugai una lacrima e le baciai i capelli.“Su, su, una donna come te, con tutte le tue risorse, non può lasciarsi andare. Passerà anche questo, sono certo che la tua famosa capacità di crearti occasioni riporterà il sole nella tua vita.”Lei mi sorrise senza voltarsi e continuando a lavare i piatti: “Sei sempre molto gentile. Scusa se mi sfogo con te, ma siamo amici da una vita, ti sento molto vicino e questo mi fa piacere.”E vicino lo ero sicuramente, ora che le stavo abbracciando dolcemente la vita da dietro continuando a darle una serie di affettuosi bacini sui capelli e sulle guance. Le mormorai dei sinceri complimenti e sentii che le piaceva. Le mie mani le accarezzarono il ventre e i fianchi mentre continuavo a baciarle i capelli e il collo. Mi accorsi che aveva rallentato il ritmo del lavaggio piatti per gustare i miei baci sul collo, emettendo ogni tanto dei sospiri di approvazione.“Sai da quanto tempo mio marito non mi dedica queste attenzioni?”“Fosse anche un giorno solo, sarebbe già troppo. Come si può trascurare una donna come te?”Lei rise per il complimento. “Adesso non esagerare…”Io proseguii: “Sei intelligente, brillante, piacevole conversatrice e soprattutto molto bella!”“Smettila, adulatore! Ho 45 anni! Forse stai parlando delle mie figlie?” rispose con una delle sue risate che mi piacevano tanto.“Sto parlando di te, lo sai benissimo,” le risposi andando a stuzzicarle il grazioso orecchio mordicchiandoglielo con le labbra. “E sai bene anche quanto sei attraente.”Vanna non disse più niente e per un po’ continuammo così, io a riempirla di bacetti e morsettini e a carezzarle fianchi e ombelico, lei a gustarsi quei momenti così intensi di apprezzamento fisico che le mancavano da tempo. Le mie carezze dolci e circolari salirono finché le mani toccarono quasi per caso la parte bassa dei seni. Vanna, che da un po’ aveva smesso di lavare i piatti pur rimanendo con le mani immerse nella schiuma, ebbe quasi un sussulto al mio tocco, ma si quietò subito e io, con fare casuale, continuai tra una carezza e l’altra a sfiorare i suoi seni tondi. Sentivo il pizzo del reggiseno attraverso la stoffa sottile della camicetta e lo tastai con i pollici mentre il mio sguardo scivolava nella generosa scollatura dove s’intravedeva il solco tra le poppe e le sottili spalline di cotone bianco. Dal piano di sopra si sentì lo sciacquone, ma non la porta del bagno che si apriva. Poiché Vanna non obiettava al mio sfiorare, lasciai che le mie mani si facessero più audaci e scivolassero sotto i suoi seni, quasi a sorreggerli, come se ce ne fosse bisogno.“Che stai facendo?” mi chiese lei con un mezzo sorriso camuffato da rimprovero.“Hai un seno meraviglioso, Vanna, lasciatelo dire.” E intanto lo palpavo dolcemente. Lei appoggiò la testa all’indietro sul mio petto, con gli occhi chiusi.“E anche molto sensibile… Fai attenzione…”“…Attenzione a cosa?…” mormorai mentre le baciavo il collo e la spalla proprio sopra la spallina del reggiseno. Ci mise un po’ a rispondere:“…Al fatto che … mmmm… sono sensibile e… mmmmhh… Mi eccito facilmente quando… oooohh… quando mi sento toccare il seno…”Le mie mani ora spaziavano liberamente sulle grandi tette di Vanna, palpandole con passione. Mi dedicai soprattutto ai capezzoli che sentivo turgidissimi sotto il leggero pizzo. Vanna stava andando in estasi e non riusciva a sottrarsi a quelle piacevolissime e tanto desiderate carezze. La mia bocca le stava succhiando il collo e la guancia, guadagnando terreno verso le sue labbra. Dal piano di sopra ancora nessun rumore di porta che si apriva.“…Potrebbe venire Cristina…” disse lei in un ultimo tentativo di resistenza.“Non verrà nessuno,” le sussurrai nell’orecchio, “e lo sai benissimo anche tu. Làsciati andare, fatti un po’ coccolare, in fondo te lo meriti…”Vanna mugolò di eccitazione, e quel mugolio era un sì. Piegai la testa in avanti e le dissi: “Dammi un bacio, bella signora…”Si girò subito, con lentezza quasi esasperante. La sua bocca venne a cercare la mia e finalmente ci baciammo. Profondamente. Appassionatamente. La sua lingua venne a cercarmi per invitare la mia. L’accontentai subito, ansioso di sentire il sapore del suo alito. Quando la mia lingua entrò nella sua bocca, Vanna l’accolse con un gemito felice e cominciò a succhiarla. Le mie mani intanto le stavano palpando le tette anche dentro il reggiseno, raggiungendo i turgidi capezzoli che innumerevoli volte avevo sognato di stringere tra le dita e di mordere. Mi premetti contro di lei per farle sentire la mia eccitazione contro il suo ampio sedere che lei spingeva indietro strusciandosi contro di me. Tolse le mani dall’acqua e si staccò dal mio corpo (ma non dalla mia bocca) per voltarsi verso di me e mettermi le braccia intorno al collo per baciarmi meglio. Limonammo con la passione di chi ha desiderato a lungo una cosa e ora teme di farsela scappare da un momento all’altro. Il suo alito, la sua saliva erano diventati miei e io mi beavo di quel sapore fragrante. La mia lingua era nella sua bocca e lei la mordicchiava e la succhiava lascivamente. Le sue mani mi scompigliavano i capelli, le mie invece la palpavano dappertutto, e quel che mi sorprendeva era che lei mi lasciava fare con piacere! Appoggiata all’acquaio mi baciava senza freni, lingua a lingua, mentre io le sollevavo pian piano la casta gonna blu a pieghe scoprendole le cosce ben tornite e le mutandine di pizzo bianco come il reggiseno. Tenne le gambe strette, ma si lasciò palpare il sedere e quando le mie mani si infilarono nelle sue mutandine per modellare quelle natiche morbide diede un mugolio di soddisfazione. Nel bagno del piano superiore sentimmo l’acqua della doccia che iniziava a scrosciare e Cristina che cantava. Ci guardammo negli occhi con un lampo di complice lussuria.“Quanto impiega tua figlia a fare la doccia?”“Di solito venti minuti e oltre…”Sorridemmo insieme: “Tempo sufficiente.”Baciandoci e tenendoci per mano ci spostammo rapidamente nella sua camera da letto e chiudemmo la porta. Si lasciò spogliare con piacere e fece lo stesso con me. Ero nudo e con il membro eretto, la desideravo sopra ogni altra cosa e non mi sembrava vero di averla davanti a me, finalmente nuda e disponibile, sul suo letto matrimoniale.L’ultimo baluardo della sua intimità erano le mutandine di pizzo che si lasciò sfilare dandomi le spalle quasi pudicamente. Baciai appassionatamente quel culone maestoso mormorandole complimenti tra un bacio e una palpata, poi la voltai e le baciai il pelo biondo e morbidissimo, mi ci strusciai col naso, con tutto il viso, mentre lei rideva tenendo sempre le gambe chiuse. La spinsi dolcemente verso il letto e lei inciampò e vi cadde morbidamente. Nel fare questo le gambe si aprirono, e Vanna non le richiuse. Rimasi incantato a fissare le labbra della sua vulva tanto desiderata, mentre lei mi osservava sorridendo, piena di desiderio. La baciai in mezzo alle gambe e leccai quella figa che bramavo da anni. Vanna si stese e si lasciò fare con piacere, pregustando l’accoppiamento imminente. Quando mi alzai in piedi si spostò al centro del lettone e spalancò completamente le belle cosce per invitarmi. Le fui sopra in un attimo e scesi a baciarle la bocca vogliosa mentre mi infilavo in lei. Era ancora ritrosa e la vagina era contratta. Dovetti spingere delicatamente e piano piano, ma alla fine fui tutto dentro di lei, fino in fondo, e insieme sospirammo di soddisfazione.“E adesso scopami, tesoro,” mi disse in un orecchio mentre io iniziavo il dolce va-e-vieni nel suo ventre caldissimo. “Scopami tanto e fammi godere. E godi di me più che puoi!”Non c’era affatto bisogno di dirmelo: intendevo fare tutte e due le cose nel modo più soddisfacente possibile. Avevo sempre desiderato Vanna. Pur non essendo graziosa quanto Norma, aveva forme opulente e sode e molto attraenti. Le grosse poppe tonde separate da quel benedetto solco sempre evidente anche nelle scollature più castigate, come se indossasse un push-up; i fianchi larghi e le cosce arrotondate al punto giusto, che ne rivelavano la felice natura di “fattrice”; e soprattutto quel sedere meraviglioso che avrei volentieri palpato e mordicchiato (e penetrato!) per ore: tutto questo risvegliava in me, come in qualsiasi uomo, un desiderio puro di accoppiamento animale eseguito con tutti i crismi.E ora che la stavo scopando, godendo del mio piacere e soprattutto dei suoi gridolini di soddisfazione in crescendo orgasmico, pensai alla fortuna che mi stava capitando. Era come vincere al lotto cinque volte di seguito: le femmine più desiderabili del pianeta, che concupivo da anni senza speranza, improvvisamente mi si erano concesse con felice abbandono, più e più volte, godendo di me e facendomi godere a più non posso. Prima Ada e Cristina, fresche ventenni che mi chiedono di iniziarle alle delizie del sesso; poi Norma, la bella madre di Ada, irraggiungibile fino all’altro ieri; poi Agnese, la nonna di Ada addirittura, incarnazione della mia teoria della femminilità che dura in eterno; e ora Vanna la bionda, la giunonica, la esuberante, la sorridente, la morbidosa, la tettona! Chiavammo e chiavammo a ritmo costante per un po’, tra gridolini e sospiri di piacere e complimenti reciproci. Ci stavamo veramente godendo l’un l’altra e ce lo dimostravamo succhiandoci appassionatamente le lingue. Lei sotto a pancia all’aria e io sopra di lei, le mani sulle sue mammelle morbide per palparla dove più la eccitava mentre il mio membro entrava e usciva dalla sua vagina bagnata e calda, pronta a ricevere il mio piacere e il mio seme. Vanna mi guardava con gli occhi semichiusi dalla lussuria e continuava a incitarmi, scopami amore, scopami tanto, come sei bravo, chiavami, non smettere mai mai mai.La sentii orgasmare e la raggiunsi presto. Quanto non resistetti più mi staccai dalla sua bocca e ansimando le dissi: “Vanna… godo! Godo!… Bella figa, godo!!!…”Gli occhi ridotti a una fessura per l’immenso piacere che ancora stava provando per quell’orgasmo possente, lei avvolse le cosce caldissime attorno ai miei fianchi e mi afferrò i glutei con le mani spingendoli verso il suo pube per farmi capire di non uscire da lei. Così, con immenso piacere, fui travolto anch’io dall’orgasmo più bello della mia vita e sborrai come un cavallo sprizzando i getti caldi del mio seme nella vagina della mia amica e amante. Adoro eiaculare dentro una donna, è così che deve essere! Sborrai per un tempo interminabile, meravigliandomi io stesso per la quantità enorme di stantuffate e di schizzi che le riversai nel grembo ricettivo fino all’ultima goccia.Rimanemmo qualche istante uno sull’altra ansanti e sudati, continuando a sbaciucchiarci teneramente. Pian piano il mio pene si afflosciò e scivolò da solo fuori dalla vagina della bella signora. Sdraiati l’uno accanto all’altra sul suo lettone ci guardammo felici sorridendo, accarezzandoci dolcemente. La mia mano scivolò lungo il suo ventre e andò ad accarezzarle il morbido pelo biondo. Vanna aveva stretto di nuovo le gambe e sorrise al mio sguardo interrogativo: “Non voglio far uscire nemmeno una goccia del tuo sperma. Me ne hai dato tanto, sai?”“Prendi la pillola?” fu la mia domanda naturale.“Non faccio uso di contraccettivi. Mi piace essere tutta naturale, e poi sarebbe uno spreco, considerato l’esiguo numero di rapporti che ultimamente ho con mio marito.”“E non temi di…?”Rise: “Certo, il rischio esiste. Ed è proprio quello, l’eventualità di restare incinta, che rende così eccitante l’accoppiamento! Non sai quanto mi piaccia sentire lo sperma del mio maschio che mi sprizza nel ventre… E il pensiero che potrebbe ingravidarmi mi fa sentire tanto femmina.”Se non avessi avuto un orgasmo da pochi minuti, l’avrei montata di nuovo solo per quelle parole, tanto le trovavo eccitanti.Ma da fuori sentimmo dei passi leggeri in ciabattine di feltro e la figlia che la chiamava. Cristina!! E chi si ricordava più di lei e della sua doccia?Vidi Vanna scattare come un fulmine, adrenalina pura, coprendosi a malapena con il lenzuolo proprio mentre la porta si apriva ed entrava Chicca avvolta in un morbido accappatoio turchese e con un asciugamano attorno ai capelli.“Mamma!” esclamò con espressione attonita, paralizzata in piedi davanti alla porta spalancata, con la mano ancora sulla maniglia.Vanna fu presa dal panico: “Io… Io non… Cristina, lascia che ti spieghi… Non è come tu pensi…”La figlia rimaneva seria a occhi spalancati. “A letto con Johnny!… Nel tuo letto!… Mamma!…”Il viso della bella signora era contratto mentre il mondo le cadeva addosso. Beccata come una ragazzina, ingenuamente, nella peggiore delle situazioni. Se non avessi intuito che Cristina recitava sarei intervenuto a salvare la situazione.Vanna stava per scoppiare in una crisi isterica. “Oddìo, che vergogna… che vergogna!…” iniziò a dire, e già le lacrime spuntavano dai suoi begli occhi azzurri.Ma il viso di Cristina si ammorbidì in un sorriso mentre lei avanzava verso di noi con il suo flessuoso passo da gatta.“Beh, spero che almeno mi farete partecipare alle vostre effusioni… O volete tenervele tutte per voi, egoisti?”Così dicendo si slacciò la cintura dell’accappatoio e lo lasciò scivolare a terra rimanendo nuda. Salì sul letto con movenze feline continuando a guardarci e sorridere, mentre anche l’asciugamano finiva sulla moquette lasciando liberi i lunghi capelli biondi da fata ancor umidi di doccia. I suoi meravigliosi seni danzavano morbidi mentre avanzava sul letto a quattro zampe e si avvicinava a me, sotto gli occhi esterrefatti di sua madre che non sapeva più che pesci pigliare. Quando mi fu vicino le sorrisi e alzai la testa verso di lei per incontrare le sue labbra. Le nostre bocche si unirono e le lingue cominciarono ad accarezzarsi dolcemente, accompagnate dai nostri mugolii di soddisfazione. Le mie mani si chiusero a coppa attorno alle sue mammelle sode e ne palparono la morbida rotondità.Chicca mugolò di piacere e di eccitazione, poi si staccò dalla mia bocca mormorando “Mmmmh, Johnny, non dimentico mai quanto è piacevole ricevere la tua lingua nella mia bocca…”Guardai Vanna, e l’espressione del suo viso cambiò rapidamente dal panico all’incazzatura tipica di chi capisce di essere stata raggirata.“Brutti stronzi…” disse con lentezza esasperante mentre io e la sua giovane figlia ridevamo divertiti.“Brutti stronzi! Eravate d’accordo! Mi avete trattata come una puttana da quattro soldi!”Ma conoscendola sapevo bene che scherzava: l’espressione del suo viso tradiva un coinvolgimento divertito nello scherzetto che involontariamente si era creato. Involontariamente, già: io e Cristina, infatti, non eravamo minimamente d’accordo e la cosa era nata da sé, evidentemente ne esistevano i presupposti.Accettammo di buon grado le cuscinate con cui la Vanna furibonda ci martellò per parecchi secondi, ridendo al contempo. Poi ci lasciammo andare sul lettone, felici come amanti ritrovatisi dopo tanto tempo. Tra un bacio e l’altro ci raccontammo la vicenda e la rivivemmo con piacere, momento dopo momento. Questo diede modo al mio pene di riprendere vigore e dopo poco era già di nuovo turgido e pronto per godere e far godere. Sotto gli occhi esterrefatti della madre, la bella Chicca si abbassò sul mio ventre e dopo avermelo baciato dappertutto scese fino al pene eretto e ne prese in bocca il glande iniziando a succhiarlo con un dolce su-e-giù. La lasciai fare, sapevo che le piaceva molto (e anche a me!). Intanto accarezzai i biondi capelli di Vanna e l’attirai dolcemente verso la mia bocca che lei fu ben felice di baciare, appassionata com’era a questo genere di sport di contatto. Le mie mani toccarono di nuovo le sue mammelle e le dita tirarono i capezzoli, operazione alla quale l’esuberante signora rispondeva con gemiti non meno eccitati della figliola impegnata con il mio uccello duro.Sapevo che avrei resistito a lungo stavolta, e lasciai con piacere che Chicca continuasse a succhiare con passione crescente. I suoi rumorini di risucchio erano altrettanto eccitanti del sentire la mia cappella turgida avvolta dalla sua umida e calda bocca. Dopo un bel po’ anche Vanna si staccò quasi a malincuore dalla mia bocca e dalle mie mani e si avvicinò al mio membro cominciando a baciarlo insieme alla figlia. Mi sentii coccolato da queste due donne meravigliose che si contendevano la mia verga eccitata facendo a gara per mettersela in bocca. Sentivo le loro mani che mi muovevano l’asta in un dolce su-e-giù e mi palpavano i testicoli. Vanna si mise a 69 di fianco a me per succhiarmi più comodamente, e io mi accomodai subito tra le sue cosce per baciarle il morbido pelo dal forte odore di femmina eccitata. Le sue belle cosce si aprirono per consentirmi pieno accesso alle parti intime che mi premurai di leccare con dovizia, eccitato dal suo odore.Ma Cristina mi fu accanto e poi sopra, cercava la mia bocca e fui felice di donargliela limonando con lei per diversi minuti mentre con le dita continuavo a titillare la vulva di sua madre.“Dammi i tuoi capezzoli…” le dissi, e lei non si fece pregare. Succhiai le sue belle tette e passai poi ancora alla figa di Vanna e di nuovo alle tette di Chicca e ancora alla vulva di sua madre. La bella signora mugolava compiaciuta e mi accorsi che si avvicinava all’orgasmo: allora mi dedicai soltanto alla sua vagina chiavandola con la lingua e titillandone il clitoride gonfio finché la sentii ansimare sempre più forte e poi raggiungere un meraviglioso orgasmo con acuti strilli di piacere.Vanna si abbandonò sul letto ansante, lasciandosi baciare da me e da sua figlia.“Johnny… Johnny, io… Non godevo così da anni… Dio che bello! Sei un amore…”La ascoltavo con un orecchio solo, perché le mie attenzioni erano ora rivolte alla bionda Cristina che si era impossessata della mia bocca e se la stava succhiando ed esplorando con ardore. La madre ci guardò sorridendo.“Siete davvero belli… Non mi sarei mai aspettata di vivere quello che mi sta succedendo ora…”Io e sua figlia continuammo nel bacio lasciando che le nostre mani vagassero liberamente sui nostri corpi per toccare, palpare, accarezzare, solleticare, titillare dappertutto.Ma era troppo anche per me e avevo voglia di una vagina calda nella quale infilare il mio grosso uccello e pompare fino all’orgasmo. Ribaltai Chicca in posizione supina e lei allargò le gambe per accogliermi.“Vanna… Ti spiace se mi dedico alla tua bella figliola?”Lei mi sorrise: “E come potrebbe dispiacermi? Da quello che ho capito, ti ha avuto prima di me, e non una volta sola!… Chiavate insieme, vi prego. Sarà un piacere osservare te e mia figlia mentre fate l’amore con la passione di cui vi so capaci.”Sorrisi a lei e a Cristina e penetrai piano nella figa giovane ed elastica della biondina. Chicca diede un lungo mugolio di soddisfazione socchiudendo gli occhi per gustare meglio quel momento. La sua lingua passò rapidamente e a lungo sulle sue labbra tenere e carnose e io mi abbassai a leccarla mentre cominciavo a pompare nella sua vagina deliziosamente stretta.Vanna si accarezzava in mezzo alle gambe tenendole ben spalancate. L’odore della sua vulva eccitata era molto forte e mi accendeva ancora di più. Anche la mia giovane amante che godeva sotto di me non era da meno: il profumo dei nostri sessi eccitati riempiva la stanza, mentre il lenzuolo era già abbondantemente macchiato dei nostri succhi caldi.Chicca mi gratificò con un paio di orgasmi mozzafiato, che accompagnò con baci e unghiate alla mia schiena. Mi aveva afferrato le natiche e le tirava verso di sé per farsi penetrare fino in fondo. Sentii il mio orgasmo arrivare e non feci niente per fermarlo: ansante anch’io, biascicando sconnesse parole di complimento per la meravigliosa fighetta che mi stava accogliendo nel suo ventre, arrivai al culmine ed eiaculai come un cavallo nel grembo caldo di quella ninfa giovane e vogliosa. Stanchi e sudati ci sdraiammo uno accanto alle altre sul lettone di Vanna e ci coccolammo dolcemente. Tra bacetti e carezze ci raccontammo tutti i nostri più reconditi desideri erotici, ma soprattutto Vanna volle sapere ogni dettaglio della vacanza alle Cinque Terre. Chicca, divertita da quella curiosità materna, raccontò tutto per filo e per segno senza dimenticare un solo dettaglio.Vanna fu alquanto sorpresa di sentir nominare anche Ada e nell’apprendere che proprio lei aveva dato inizio alla nostra sarabanda, dimostrandosi la più intraprendente e anche la più porcellina.Naturalmente mi guardai bene dal raccontare anche le mie avventure con Norma e soprattutto con Agnese. Ma per quanto riguarda tutto il resto… Chicca raccontò anche la telefonata piena di doppi sensi tra lei e Vanna mentre io e Ada scopavamo sul letto a mezzo metro da lei. Vanna moriva dal ridere.“Ma… non posso credere che Ada si sia lasciata anche… Sì, voglio dire… l’abbia preso nel…”“Te lo giuro mamma,” le rispose Cristina, “Sono rimasta molto colpita quando Ada ha chiesto a Johnny di incularla.”“Chicca!!” esclamò Vanna in un residuo di pudore. Ma la figlia continuò imperterrita:“Prima si è fatta un clistere con il bagnoschiuma, e poi lo ha ricevuto dentro godendo come una matta!”Vanna la guardò di sottecchi con un risolino, poi guardò me. “Sai… mi sono sempre chiesta se è davvero così piacevole… Non so, a me pare che il dolore sarebbe molto maggiore del piacere…”“Ti assicuro mamma che Ada godeva veramente: l’avevo tra le braccia mentre Johnny penetrava il suo morbido culone, e potrei descriverti ogni gemito di godimento, ogni smorfia di lussuria…”Vanna esitò prima di fare la prossima domanda: “…E hai provato anche tu?…”Cristina se l’aspettava, ma arrossì: “Veramente no. Non ho avuto il coraggio… anche se a giudicare da quanto ho visto e sentito, dev’essere un’esperienza sublime.”Vanna rise piano. Poi si mise a quattro zampe sul lettone e mi guardò invitante e timorosa. “Johnny… Non vorresti dare un’occhiata al mio sedere e dirmi se lo ritieni adatto a…”Avevo già la risposta pronta, ed era un sì senza condizioni, ma mi misi lo stesso dietro di lei perché per nulla al mondo mi sarei perso un’occasione come quella.“Vediamo…” dissi con aria professionale palpando quelle chiappe formose ed aprendole con i pollici. “Vediamo… Sssì, ssì, mi pare che in linea di massima esistano i presupposti per… Insomma, questo buchino rosa è senz’altro vergine vergine, si vede… E’ così tenero… Posso dargli un bacetto?”“Ohhh… Ma certo!” rispose Vanna con enfasi mentre Cristina ci guardava eccitata. Mi abbassai e baciai delicatamente l’ano della bella signora. Il suo odore mi piaceva, era un odore di pulito e in più era ancora bagnato dei succhi profumati che colavano dalla figa di Vanna durante l’accoppiamento con me e il ditalino successivo. Vanna mi guardava da sopra le spalle mentre io baciavo ripetutamente e amorosamente quel delizioso buchetto. Allargai le natiche quanto più potevo e cominciai a leccare il solco che le separava, insistendo tutt’attorno all’ano con capatine anche dentro. Vanna cominciava a mugolare.Cristina mi comparve accanto con un tubetto di crema pescato dal cassetto della madre: “Vuoi spalmarne un po’ lì dentro?”Vanna emise un gemito e si abbassò con il viso fino ai cuscini spingendo in fuori quel bel culone per agevolarmi. Chicca invece spalmò una dose abbondante di crema anche sul mio membro che per l’occasione di era indurito di nuovo. Le sue manine delicate ma decise si misero a menarlo scivolando lubrificate dalla crema. “Vanna, lo vuoi davvero?”“Ho sempre segretamente sognato di prenderlo nel culo. Se non approfitto adesso di te che sei ancora in tiro, quando mai lo potrò fare? A mio marito non piace per niente!”“Non sa cosa si perde!” le risposi appoggiando il glande al suo ano. La penetrai piano piano, tra i suoi gemiti di dolore e di piacere al tempo stesso. Ci misi qualche minuto a penetrarla del tutto, ma quando fui dentro fino in fondo mi godetti per un po’ quell’antro caldo e strettissimo prima di iniziare a pompare.Con sua grande sorpresa, Vanna si accorse che non provava quasi per niente dolore, mentre il piacere aumentava minuto dopo minuto. Raggiunse ben presto livelli esaltanti, tanto che si girò per mormorare con estasi riconoscente: “Oddìo, Johnny, sto godendo come una cavalla! Inculami, inculami! Che bel cazzone duro, sei un vero stallone. Inculami, non smettere!”Vanna era la donna più eccitante con cui avessi fatto l’amore. Mi abbassai per prendere in mano le sue grosse poppe che pendevano sotto di lei attendendo solo di essere palpate. Cristina si stava masturbando ma volle partecipare al nostro piacere: si infilò sotto la madre con il viso in corrispondenza della sua vagina e cominciò a leccare sia la vulva materna che le mie palle gonfie. Vanna le restituì il favore abbassandosi a leccare la fighetta della figlia che già stava trasudando liquidi a volontà. Seguì tutta una serie di orgasmi così intensi e frequenti che ne perdemmo il conto. L’ultimo fui io, che sborrai nell’accogliente sedere della mamma di Cristina ruggendo di piacere. Ci riposammo per una buona mezz’ora, ansanti, prima di riuscire a parlare. Ma di carezze e bacetti ce ne scambiammo a profusione tutti e tre. E Vanna, quasi timidamente, con sguardo quasi pudico mormorò a bassa voce sfiorandomi le labbra: “Sai Johnny… Sono pervasa da una soddisfazione sessuale mai provata prima. Un grande senso di pienezza. Mi sento pienamente appagata come donna, come femmina…”Cristina ci osservava sorridendo compiaciuta. Vanna continuò, cercando attentamente le parole: “…E sai,… credo che difficilmente riuscirò a fare a meno di pensare a quello che ci è successo oggi, a quanto è stato bello… Sento che rivivrò spesso da sola questi momenti di sesso così intensi…” Guardò di sottecchi sua figlia per saggiarne le reazioni, ma la biondina se ne stava sdraiata languidamente sul letto con quel corpo da fotomodella guardandoci con un sorriso da gatta.“Mi chiedevo…” continuò la madre, “…Mi chiedevo… Ti farebbe piacere… tornare a trovarmi qualche volta, quando mi sento particolarmente sola? E coccolarmi un po’, come oggi?”“Ma certamente!” risposi senza esitazione. “Mi potrai chiamare quando vorrai, sono sempre a tua disposizione. Lo sai che i miei orari di lavoro sono particolarmente elastici.”“Be’, vieni pure quando vuoi, io sono sempre a casa da sola la mattina quando Roberta è a scuola, e spesso anche il pomeriggio.”Chicca si alzò a sedere incrociando le gambe, lasciandoci liberamente vedere la sua giovane vulva aperta: “In altre parole, Johnny: ci stai a diventare l’amante di mamma?”“Chicca!!…” si schermì ridendo Vanna quasi scandalizzata, ma il significato era proprio quello e la sua risata lo confermava. “Ma insomma, Cristina ha ragione: ti desidero più di ogni altro uomo al mondo, potrei quasi innamorarmi di te! Mi hai fatto godere come una porcella oltre ogni mia immaginazione e ammetto che ho già voglia di farlo di nuovo!” Mi stampò un bacio sulla bocca. “Torna domani, ti prego… E dopodomani… Non so come farò a dormire stanotte senza di te!”Ero estasiato a quelle dichiarazioni d’amore da parte di una donna che avevo sempre concupito e che si era sempre defilata come la mogliettina pura e casta che non dà confidenze più di tanto. Le presi il viso tra le mani e la baciai dolcemente, mormorandole sulla bocca: “Vanna, sei la donna dei miei sogni. Ho voglia anch’io di scoparti fino allo sfinimento, e dovrò farmi forza per smettere. Con il permesso di Cristina, verrò a trovarti tutte le mattine di questa settimana e della prossima.”“Permesso accordato!” trillò la figlia battendo le mani come una bambina. “Me ne lascerai un pochino, mammina bella? O lo vuoi tutto per te questo maschio così eccitante?”Madre e figlia si misero a scherzare sull’argomento mentre io pensavo al marito, che da tre ore era cornutissimo. Del resto aveva scelto lui di trascurare le pulsioni fisiche e amorose della bella moglie! Ma prima che io dicessi qualcosa fu Cristina a intervenire: “Johnny, ti conosco bene e te lo si legge negli occhi: stai pensando a mio padre.”“E’ vero.”“Ma del resto è lui che sta trascurando la mamma! Questa è una punizione leggera… e forse penso che potrei tentare io di risvegliare in lui quei desideri che da un po’ di tempo sembrano sopiti…”Io e Vanna la guardammo a occhi spalancati: questa proprio non ce l’aspettavamo.Poi Vanna rise: “Ma lo sai che sei proprio una gran porcella? Si può sapere da chi hai preso?…” Poi ci guardò e scoppiò a ridere: “Già, dalle ultime vicende non ci vuole molto a capirlo!”Chicca rise con aria innocente. “In fondo papà mi è sempre piaciuto… E un pensierino ce l’ho anche fatto qualche volta… Chi lo sa, forse potrebbe essere la volta buona che riesco a sedurlo. Sono già eccitata al pensiero!” e così dicendo indugiò con il dito tra le sue gambe lungo le grandi labbra.Vanna la guardò sorridendo: “Mi piace l’idea di questo scambio di partner. Molto eccitante davvero. Senza contare che l’incesto rende la cosa ancora più intrigante!” Baciò la figlia con trasporto sentendosi una madre felice. Un mondo di opportunità nuove si stava aprendo ad entrambe. Infine Vanna disse allegramente: “E via! Adesso dobbiamo rassettare tutto prima che torni Roberta. Sarebbe arduo spiegare anche a lei come stanno le cose…”Cristina stiracchiò il bel corpo nudo, flessuosa come una gatta: “Mmmmhh, già, Roberta… Sarà difficile tenerle nascoste le cose, se dovessimo ripetere l’esperienza…” E mi guardò di sottecchi con un sorriso malizioso.
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