Ricordo ancora come arrivai a farmi masturbare da mia nonna: a piccoli passi, scalando questo tabù proprio come fa un alpinista su una cima ardua e ripida, un metro dopo l’altro. E così feci anch’io, preso da un’irresistibile voglia di proibito e da quel suo capire e non capire che ancora adesso per me è rimasto un mistero.Eravamo soli in casa, i miei erano usciti per compere, ed io chiamai mia nonna per la consueta medicazione di una piccola ed inesistente bollicina sulla punta del mio pene. Ormai con grande, maestria me lo scappellava e me lo incremava tenendolo con due dita e vedendolo ergersi pian piano fino a diventare una spada che lei ridendo definiva un cannolo.Io facevo sempre la parte dell’ingenuo: “ma come mai diventa così duro nonna? Ma sarà lungo abbastanza? Sei sicura che è normale che si ingrossi così?” E via così, ogni scusa era buona perché lei me lo guardasse e me lo toccasse.Fino a quando un giorno non mi spinsi oltre, e scherzando le dissi che avevo noleggiato un film porno dove si vedevano cose incredibili, e uccelli che in confronto il mio sembrava un passerotto; la incuriosii a tal punto che mi fece azionare il video e ci mettemmo in silenzio a vedere cazzi che sparivano nelle gole di donne bellissime e affamatissime, e fiumi di sperma sgorgare e sbattere su seni opulenti e su lingue fameliche.Rimasta sbigottita si affrettò comunque a consolarmi dicendo che secondo lei quelle dimensioni non erano possibili, solo i computer o le telecamere potevano compiere quei miracoli di carne, e comunque “il tuo è così bello, sempre ritto e duro…”“…Sì nonna, ma vedi, avrei un problema… cioè non saprei come dirtelo… ma sì, lo so che abbiamo confidenza, ecco vedi… provo dolore quando mi tocco, sì insomma, quando mi masturbo… forse lo faccio male, non saprei…”La vedo assorta, mi chiede se mi succede anche quando faccio l’amore e alla mia risposta negativa si tranquillizza.Io però vado in pressing, mi tolgo gli slip e davanti a lei comincio a scappellarmelo lentamente fino a che non mi invento un gridolino di dolore, e rivolgendomi ai suoi occhi curiosi ed imbarazzati le dico: “se non ti scandalizzi io andrei avanti…”E fu così che lei mi si avvicina e mal interpretando le mie parole intende la mia come una richiesta di aiuto, mi prende il cazzo in mano e comincia un dolce su e giù, me lo strofina mentre commenta la sua opera, lo prende con tutta la mano e lo rigira con i polpastrelli, lo accarezza e lo stuzzica sul frenulo, si vede che se lo gode beata quel cazzone duro che chissà da quanto non toccava, poi accelera il ritmo, si lecca una mano dicendomi che è sempre meglio bagnarlo quando ci si tocca, e via verso un orgasmo dirompente che si riversa sulle sue mani e sulla mia pancia strappandole un gridolino misto di sorpresa e imbarazzo condito forse con un po’ di eccitazione.
Aggiungi ai Preferiti