Le sue manine mi avevano scostato le natiche, e sentivo la sua linguetta impertinente vellicare il mio ano, a volte cercando di penetrarlo. Ora, la lingua nel mio ano, le manine scendevano lungo le mie gambe, fino ad accarezzarmi i piedi. “Posso?” e la bocca scese finchè non potè addentarmi i talloni, alternativamente e con sempre maggiore forza, finchè non urlai “bastaa!” Elisa andò supina, aprendo le cosce”fammi godere!”.Il mio cazzo era incandescente, ma preferii prolungare quel momento di parossistica eccitazione: poggiai il mio glande sulle sue piccole, bollenti labbra, e mi raddrizzai per rimirarla. Una visione da sogno: I suoi capezzolini erano diventati due datterini, violacei. Le mie dita li tormentavano, mentre Elisa si dimenava, mugolando.. la sua vulva produceva una schiumetta, ribollente, profumata di sesso: mi avventai a bermela, e più succhiavo, più ne produceva: squisita!.. e, come non ne ebbe più prodotta, la mia bocca scese, lungo le gambe, con mille morsicini.. fino ai piedi…. che gioia mordere e succhiarne le dita!..la sorellina giaceva, semisvenuta, con una espressione beata, mormorando frasi incomprensibili.. e mi tirò su, verso le sue labbra, e mi ci si attaccò, succhiandole con violenza.Sentivo i miei coglioni ribollire, ma ancora volli prolungare l’estasi, e ci accomodammo per un 69: la sua fica rimase per molto poco ancora secca, perché io, scopertole il clitoride che si era irrigidito, le feci quasi un pompino, mentre le scaricavo in bocca molti spruzzi di sperma, che lei ingoiò con gioia, scaricandomi in viso la sua goduria. Era venuto il momento di farla godere anche di culo, ed il mio arnese era giusto giusto per violarle l’ano. Passai le sue gambe sulle mie spalle, e con la mia cappella trasportai un poco della sua sborretta dalla vulva, al perineo, all’ano, che come sentì il contatto con il glande cominciò a contrarsi e dilatarsi: pian piano lo penetrai, mentre Elisa si era attaccata alle mie labbra..le afferrai i glutei, e la attirai sul mio bastone: un colpo solo, un urletto, e poi.. il paradiso: Nel su retto umido e bollente iniziai a stantuffare lentamente, affondando fino ai coglioni e ritraendomi, per ricominciare.. poi posai un pollice sul suo grilletto, e mentre le sborravo nel culo la feci veniva anche di vulva.. mugolavamo entrambi, Elisa piangeva per il godimento: quando estrassi l’uccello volai a lavarlo nel bidet, e tornai a letto: Elisa lo volle baciare, riconoscente.Per un paio di giorni ancora interrompevamo i nostri giochi sessuali, provando il kamasutra, solo per rifocillarci: non ricordo di aver dormito a lungo, e non facevamo altro che scambiarci baci e parole d’amore. Poi, anche per non suscitare curiosità nei nostri genitori, decidemmo di ritornare: ma dovevamo trovare il modo di continuare ad amarci anche in casa.Rientrati in famiglia fu una vera tortura non poterci amare liberamente: baci sfuggenti nel corridoio, carezze sfuggenti ai genitali….. mai se ne andavano mamma e papà.. ed arrivammo al punto che un mattino ce ne andammo in un motel, col portiere che ammiccava ai nostri documenti.. ma rimanemmo tutto il giorno, senza mangiare, a scopare come ricci. Ovviamente avevo rotto con la mia ragazza, chè altrimenti Elisa mi avrebbe cavato gli occhi. Per Elisa fu più semplice, perché non aveva mai avuto alcunché di serio con il suo ragazzo. E venne l’estate: facemmo un po’ di storie perché noi si voleva andare in montagna, mamma e papà al mare, ed infine cedemmo, soprattutto per non dare nell’occhio. I nostri rapporti si riducevano a veloci scopate al mattino, quando riuscivamo a restar soli in casa, e nell’acqua, quando riuscivamo ad allontanarci senza dar nell’occhio.. ma il disordine e la limitatezza dei nostri rapporti ci rendevano nervosi: decidemmo che avremmo affittato, una volta rientrati in città, una garconniere, dove saremmo andati frequentemente con la scusa delle esercitazioni universitarie.Così facemmo, rinunciando a spendere per trasporti, caffè, colazioni, discoteche.. ma avevamo il nostro nido, che arredammo con un matrimoniale, un impianto stereo, un tavolo da disegno, poltrone-letto ed un cucinino:eravamo felici.. e molto studiosi per i nostri genitori, che ci vedevano solo al mattino ed alla sera, molto spesso stanchi e provati.Un pomeriggio, svegliandoci dopo un’intensa maratona amorosa, Elisa sorrideva in modo strano, tanto che io, credendola non ancora soddisfatta, ricominciai i giochi di amore, andandole a cavalcioni, strofinando l’uccello sulle sue tette..”no, ti prego.. sono sfinita” “e allora perché fai quella faccia?” Si ranicchio tra le mie braccia, accarezzandomi il viso, “perché mi pare d’ aver capito che Giovanna.. te la ricordi? Siamo state insieme a scuola dal primo liceo, e continuiamo in corso…. beh, secondo me anche lei ha una storia col fratello.. la accompagna e la viene a prendere tutti i giorni.. non la vedo mai con altri ragazzi.. e poi, ultimamente, cerca di sapere se io ho delle storie, mi chiede di te. insomma c’è qualcosa sotto” “C’è qualcosa sotto” pensai ”perché me ne parla?” Cercai di ricordare Giovanna.. era un paio di anni che non la vedevo.. me la ricordavo, bella bionda dai lunghi capelli, un bel seno, ben profilato, abbondante, begli occhi e bella bocca.. vedremo! “Passa a prendermi, un giorno di questi, vedremo di incontrarci.. che so andare a farci una pizza insieme.. non possiamo isolarci completamente dalla società”.Elisa aveva ragione: tutti i ragazzi della nostra età si accompagnano, si fidanzano, si sfidanzano: noi invece, secchioni e orsi: poteva essere una soluzione. Andai a prendere Elisa all’Università, e lei scese con Giovanna, che era anche più splendente di come la ricordavo. Avevamo seguito le stesse sezioni, ad un anno di distanza, io e le ragazze: attaccammo subito a parlare dei ricordi di liceo, dopo pochi minuti si unì a noi il fratello di Giovanna Enzo, che al liceo mi aveva preceduto di un anno. Andammo a sederci in un bar, una birra e tanti ricordi… Enzo si produsse nell’imitazione di alcuni professori, bravo e brillante. In meno di un’ora ci eravamo affiatati, e decidemmo che la domenica successiva saremmo andati a farci una pizza. Elisa aveva in mente qualche progetto, e così decise che si andava a farci una pizza ad ora di pranzo, e dopo saremmo andati al mio “studio” per un bicchierino ed un po’ di buona musica.Ottima la pizza, in un locale popolare, una birra ed un caffè, e poi ci dirigemmo verso il mio “studio” per un cognac. Il monolocale era abbastanza ampio da passare per lo studio di uno studente di architettura, ed Elisa e Giovanna, serviti ai maschietti due bicchieri di Cognac, si misero a cercare un po’ di musica: scelsero un Cd di Desmond&Mulligan di musica dolcissima: Elisa invitò a ballare Enzo, Giovanna me… non so chi stringeva chi, di certo sentivo il calore delle sue tette, il calore dl suo ventre, mentre anche Elisa ed Enzo ballavano ben stretti. Nel brano successivo Giovanna si allacciò al fratello, Elisa a me, iniziò il ballo della mattonella.. al termine, strettamente abbracciati, i due fratelli si scambiarono un bacio in bocca della durata di un blues: io ed Elisa non fummo da meno. Finalmente giocavamo a carte scoperte, e ci abbracciammo tutti ridendo..”anche voi?” “anche noi”. “come è accaduto?”.
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