Eloisa ha trent’anni. È alta all’incirca un metro e settanta centimetri; capelli molto neri e, soprattutto, naturali. Un viso molto espressivo con una chiarissima carnagione. Due bellissime e sensuali labbra; un fisico asciutto con un seno piccolo, ma sodo. Un meraviglioso culo e due cosce snelle e slanciate. Un unico difetto: le spalle, un po’ piccole.Laureata, dopo un primo periodo di praticantato, si è buttata nel mondo universitario. Sposata con l’unico uomo della sua vita, ai più è sempre parsa una ragazza posata e senza alcun grillo per la testa. Sino al giorno del matrimonio di un nostro amico. Fu in quella sera di giugno che scoprii le voglie nascoste, e represse, di Eloisa.Dopo la celebrazione della funzione, fummo ospiti di una masseria, situata in provincia, per il ricevimento.Prima di sederci ai posti assegnati, ci fu un rinfresco in piedi. Stavo conversando con due miei amici, quando tutti e tre rimanemmo in silenzio ad osservare: Eloisa stava di fronte ai nostri sguardi, intenta a parlare con un’altra inviata; in quell’occasione indossava un vestito color lilla, ma non molto acceso. L’abito si presentava corto con uno spacco vertiginoso, tanto che il pizzo delle autoreggenti bianche era ben visibile; inoltre era molto scollato (ma questo particolare lo notai, solo, successivamente). Il vestito era molto aderente e risaltava perfettamente la rotondità delle natiche; infatti, si appoggiava uniformemente sulla schiena per poi disegnare la perfezione del culo. Notammo anche il paio di scarpe nere con un alto tacco a spillo. Ci guardammo e ridendo ci ricordammo che non era corretto guardare con bramosia erotica la donna di un amico, ma aggiunsi… “Certo che una scopata con quella la farei immediatamente”, ricevendo il consenso degli altri due.La nostra conversazione s’incentrò, quindi, su Eloisa. Uno di noi riteneva che sessualmente fosse una frana, spiegando che una ragazza “pesante” come lei non poteva trasformarsi in una troia a letto. L’altro mio amico sosteneva, al contrario, che “acqua cheta rompe i ponti”, volendo affermare che le persone tranquille poi, nell’intimità, si trasformavano. Secondo me ed un altro amico che si era aggiunto alla conversazione, Eloisa faceva sicuramente dei magnifici pompini, spinti a questa considerazione dalle sue bellissime ed erotiche labbra, carnose naturalmente, che, infatti, Eloisa evitava di risaltare con il rossetto.La conversazione cadde nella più efferata volgarità ed insieme immaginammo la povera donna alle prese con le situazioni erotiche più disparate. Le nostre risate catturarono l’attenzione e quando il marito di Eloisa ci chiese il motivo di tanta ilarità, inventammo sul momento qualcosa, ma subito cambiammo l’oggetto della nostra chiacchierata.Il buffet di antipasti terminò, perciò andammo verso i nostri posti.Il nostro gruppo di amici fu sistemato tutto in un unico tavolo ed Eloisa si sedette di fronte a me. Dopo un paio di minuti mi accorsi dell’appariscente scollatura. Il vento apriva continuamente una parte dell’abito (che all’altezza del seno era diviso in due), scoprendo completamente il reggiseno bianco di pizzo. Naturalmente la cosa non sfuggì ai maschietti che mi sedevano vicino e, con discrete occhiate, ci facemmo segno dell’inaspettato quanto gradito spettacolo. Eloisa, senza accorgersene, attirò l’attenzione di gran parte del tavolo, per lo meno di chi le sedeva di fronte…Dopo un paio di ore ci alzammo da tavola per dirigerci verso il tavolo dei dolci. Il vino cominciava a fare effetto e le battute diventavano sempre più pesanti.Ad un tratto successe l’impensabile. Qualcosa che avrebbe cambiato la mia serata e le mie giornate successive. Il marito di Eloisa si avvicinò a me e chiese se potevo dare un passaggio alla moglie, perché lui non sarebbe tornato in città quella stessa sera per motivi di lavoro. Accettai con entusiasmo, ma quando rimasi solo mi resi conto della difficoltà di attuare il mio progetto: chiavarmi Eloisa.Il ricevimento terminò. In macchina, oltre Eloisa, avevo una coppia di amici che, naturalmente accompagnai subito a casa loro.Finalmente rimasi solo con Eloisa.- Hai sonno o ti va di fare un giro? le buttai lì senza alcuna reale speranza. Lei mi sorprese, rispondendo- Ho voglia di mangiare una crepe con la nutellaIn quel momento ricordo che pensai “Mangia qualsiasi cosa eppure ha un fisico asciutto e snello”.La portai in una creperie, parcheggiai la macchina, ma le dissi di aspettarmi dentro. Era meglio che nessuno ci vedesse. La città è piccola ed entrambi siamo abbastanza conosciuti.Eloisa mi aspettò cinque minuti, il tempo di far preparare due crêpes. Tornai e consumammo il dolce seduti in macchina a parlare, ma per lo più a ridere. Lei cominciò a confidarmi di essere vittima della noia. Ormai le giornate trascorrevano tutte uguali e, se non fosse per queste serate, non c’era divertimento nella sua vita. Cominciai a capire che la strada verso la sua fica non era poi così tortuosa ed impossibile. Continuai a fare il brillante, conquistando i suoi sorrisi.Eloisa terminò di mangiare la crepe si pulì le labbra con la lingua, con un gesto molto erotico e per nulla casuale, quindi appoggiò la testa sulla mia spalla destra e mi chiese di portarla a casa.Le accarezzai la testa, le sollevai il mento e la baciai sulle labbra. Eloisa dischiuse leggermente la bocca, quindi si lasciò andare ad un bacio appassionato e lungo. Ci staccammo e ci guardammo quasi con vergogna.- È meglio che mi porti a casa, disse lei, Non facciamo stronzate, continuò.Misi in moto la macchina ed uscii dal parcheggio. Rimanemmo entrambi zitti per quasi un minuto. Trovai il semaforo rosso e, naturalmente, mi fermai. Con la coda dell’occhio guardai in direzione delle sue cosce. Quella sinistra era completamente scoperta dallo spacco della gonna. Misi la mano all’altezza del pizzo della calza autoreggente e iniziai ad accarezzare la carne nuda. Eloisa fu scossa da un brivido di piacere e mi guardò per la prima volta dopo il bacio. Aveva gli occhi lucidi e faticava a tirare fuori le parole. Feci il galante, assicurandole che se per lei era così difficile, era meglio lasciar stare. Continuai dicendo che la capivo e che nulla sarebbe cambiato nel nostro rapporto d’amicizia e che avrei continuato a stimarla come sempre avevo fatto (ormai avevo imparato a memoria le parole da dire in questi casi alle donne). Ed, infatti, ottenni ciò che volevo. Eloisa mi baciò sul collo e disse:- Ho voglia di te; non m’interessa nient’altro in questo momentoTrovai un posto abbastanza appartato e nello stesso tempo sicuro, dove parcheggiare; spensi il motore, chiusi le portiere e l’abbracciai.Questa volta non persi tempo. Ci stavamo baciando quando le infilai la mano sotto la gonna e raggiunsi il perizoma, lo scostai e la toccai sul clitoride: era fradicia.Le stimolai per alcuni minuti solo il clitoride, quindi le infilai un dito nella passera. Eloisa aprì le cosce invitandomi a scoparla con le dita. Abbandonò la testa all’indietro e si gustò il ditalino sino in fondo. Continuai a scoparla con due dita, mentre strofinavo il pollice sul clitoride. Lei affondò le unghie sulla mia pelle, sollevò il bacino, seguì il movimento delle dita, chiuse gli occhi e godette.Dopo il prolungato orgasmo, chiuse la gambe, aprì gli occhi e mi sorrise. Gli occhi, prima ancora della labbra, sorridevano; avevo le dita completamente zuppe dei suoi umori, allora le portai verso la sua bocca, ma lei in un primo momento non volle assaggiare il proprio sapore. Quando vide che io insistevo, aprì timidamente le labbra e leccò il succo del suo piacere.Avevo il cazzo che stava per esplodere, chiuso com’era nella patta dei miei pantaloni. Finalmente Eloisa portò la sua mano sul pacco e disse:- Adesso dobbiamo far divertire luiLa baciai mentre lei armeggiava con i bottoni. Li aprì tutti, infilò la mano dentro il boxer e lo prese.- È durissimo, disse, Come piace a me, aggiunseLo tirò fuori dei pantaloni e lo segò per tutto il tempo del bacio. Quindi le sussurrai nell’orecchio- SpompinamiMi sorrise, si abbassò e cominciò a leccarlo. Passò la lingua su tutta l’asta per poi soffermarsi sul glande. Infilò in bocca la sola cappella, la succhiò con le labbra quindi affondò prendendolo interamente dentro. Pompò con un ritmo alto, per poi fermarsi nuovamente tenendo l’intero membro nella bocca. Con la lingua non si fermava mai. Fu un pompino fantastico e quando ormai stavo per esplodere, Eloisa serrò le labbra intorno alla mazza e raccolse l’intera sborrata nella bocca. Solo quando anche l’ultima goccia era nella sua gola, lasciò la presa.Il cazzo era pulito e non pulsava più. Eloisa aveva inghiottito una gran quantità di sperma. Si profilava all’orizzonte una Eloisa che non conoscevo. I nostri dubbi stavano per essere sciolti. Eloisa era una gran troia, bastava saperla aprire e far sfogare.Misi in moto la macchina e mi diressi verso casa sua. Eloisa teneva la mano sulla mia coscia, abbandonandosi qualche volta in piccoli baci sul collo. Mi sussurrò all’orecchio che era stata bene e che le piaceva il mio sapore ed era contenta di sentirlo ancora in gola.Arrivammo davanti al cancello sotto casa sua e parcheggiai. La zona era molto illuminata così ci baciammo fugacemente per paura di essere visti da qualche vicino, quindi le chiesi se mi faceva salire su con lei.Forse sperava lo chiedessi, ma aveva una gran paura che qualcuno potessi vederci insieme. Raggiungemmo un accordo. Lei sarebbe salita sola; dopo pochi minuti l’avrei raggiunta e mi avrebbe fatto trovare portone e porta di casa socchiusi così da potermi intrufolare senza problemi. Se ne fossero sorti, ci saremmo sentiti per telefono.Scese dalla macchina e potetti gustare il suo portamento. Non nascose la sua felicità sculettando come non l’avevo mai vista fare. Prima di girare per entrare nel portone si girò verso di me e sorrise. Quindi scomparve all’interno del palazzo. Misi in moto e portai la macchina in un posto più lontano così se qualcuno ci avesse visto dal balcone, non avrebbe potuto sapere che sarei tornato. Infatti, parcheggiata l’auto, mi diressi a piedi verso casa di Eloisa.Il portone era socchiuso come l’aveva lasciato lei. Entrai deciso chiedendomi se fosse stato più opportuno salire per le scale; ma casa sua era all’ottavo piano e presi l’ascensore. Arrivato al piano andai subito verso la porta di casa sua, lasciata socchiusa. Senza indugio entrai e chiusi alle mie spalle. Eloisa mi stava aspettando. Aveva fatto in tempo ad infilarsi anche il reggicalze ed a sfilarsi gli slip. Si presentò davanti a me completamente nuda con la sola lingerie addosso, composta di autoreggenti e reggicalze bianche, oltre alle scarpe con il tacco a spillo.L’abbracciai e ci baciammo. Lei si strusciò con la fica nuda sulla patta dei miei pantaloni, quindi mi levò la giacca e mi sfilò la cravatta; tolse i primi bottoni della camicia e mi baciò il collo, quindi terminò di sbottonarla. Mi leccò il torace piegandosi lentamente e, finalmente, finì in ginocchio. Appoggiò la mano aperta sulla patta, abbassò la cerniera dei pantaloni e la infilò dentro. Sbottonò il boxer ed afferrò il cazzo, lo tirò fuori e lo segò osservando la cappella. Avvicinò le labbra e schioccò un bacio sulla punta, quindi tirò fuori la lingua e leccò il glande; aprì la bocca e c’infilò dentro il cazzo mettendosi a pompare con vigore. Serrò le labbra intorno all’asta e con la lingua giocò sul glande. Tornai immediatamente al massimo dell’eccitazione; Eloisa si alzò e mi disse di seguirla.Arrivammo nella stanza da letto. Mi liberai di tutti gli abiti, intimi e non, e mi buttai al suo fianco sul talamo nuziale.Ci abbracciammo e ci baciammo, quindi mi misi su di lei che già aveva provveduto ad allargare le gambe; portai una mano sulla fica ed appurai che fosse bagnata. Presi il cazzo con la mano e lo puntai verso l’origine del mondo. Eloisa chiuse gli occhi ed emise un lungo gemito nell’esatto momento della penetrazione. Le entrai completamente e cominciammo a scopare. Lei si avvinghiò a me bloccandomi con le cosce, mentre io cercavo il ritmo giusto. Continuammo a baciarci mentre i nostri corpi si strofinavano contro e le intimità si esploravano a vicenda.Passarono alcuni minuti, comunque sufficienti a farle raggiungere l’orgasmo, il secondo della serata. Eloisa sentì il piacere sconvolgerle il corpo e la mente, sollevò il bacino e cercò di assecondare i miei movimenti. Strinse le gambe più forte per non farmi andare via, quindi reclinò la testa all’indietro, tenne gli occhi chiusi e gridò il proprio godimento. M’implorava di continuare ed urlava a tutto il mondo che stava per godere.Aprì gli occhi, si accasciò sul letto e sorrise.- Voglio che mi fotti tutta la notte, mi disseDi tutta risposta continuai a chiavarla nella medesima posizione per un altro paio di minuti.Mi sollevai e mi stesi al suo fianco, Eloisa mi venne sopra a cavalcioni e dopo essersi strusciata il cazzo sul clitoride, lo prese in mano e se lo infilò a stura candela. Continuò a scoparmi in quella maniera con una foga incredibile. Vedevo il mio pene completamente dentro di lei per poi uscire quasi completamente rimanendo con la sola cappella nella sua fica. Nel frattempo Eloisa si palpava le tette, cercando di leccarsi i capezzoli. Furono cinque minuti di fuoco, forse i più passionali dell’intera serata. Ad un certo punto la vidi stringere ancora più forte il seno, chiudere gli occhi e lanciarsi in un fragoroso urlo di piacere. Un altro orgasmo aveva bussato alle porte della sua fica. Si accasciò su di me e raccolsi con entrambe le mani le sue sode chiappe, le allargai ed accarezzai il piccolo buco inviolato.Volevo godere, ma volevo anche continuare quella fantastica trombata. Se avessi sborrato sarebbe stata la seconda e, conoscendomi, non n’avrei avuto più. Perciò cercai di ritardare il più possibile la fine di quel meraviglioso e passionale incontro. E ci riuscii.La feci mettere carponi sul materasso. Le andai da dietro e poggiai il cazzo tra le sue chiappe. Mi strusciai un po’, quindi le allargai le labbra della fica e la scopai.La tenevo ferma per i fianchi e la penetravo con foga, facendo sbattere le palle sul fondo delle sue chiappe ed infilandole il cazzo completamente nella vagina. Eloisa mugulava per il piacere e mi chiedeva di non fermarmi. Mi piegai leggermente sulla sua schiena quel tanto necessario per afferrarla dai capelli, le sollevai la testa e le dissi di guardarsi allo specchio. L’immagine riflessa proiettava lei con lo sguardo da troia e la bocca semi aperta in un’espressione a metà tra la sorpresa e la gioia del piacere.Continuai a fotterla e le chiesi a bruciapelo- Ti piacerebbe succhiare un cazzo, adesso?Nell’impeto e nella confusione del piacere mi rispose di sì ed imitò una fellatio con la bocca. La scopai con ancora più ardore e feci colare una buona quantità di saliva sull’ano. Senza smettere di penetrarla, le spalmai la saliva sul piccolo buco e notai un irrigidimento da parte sua. Continuai senza fermarmi ed infilai una minima parte di dito nel culo. Eloisa si fermò e strinse le chiappe; attraverso lo specchio vidi che chiuse gli occhi ed abbassò la testa. Affondai un’altra porzione di dito nel suo deretano, a quel punto Eloisa si voltò e mi disse- Per favore, nel culo no. Mi fai maleNon l’ascoltai e continuai a sodomizzarla con il dito, infilandolo tutto e muovendolo avanti e dietro. Eloisa cominciò a rilassarsi e le chiesi- Se ti faccio ancora male interrompo- Noooo continua, m’implorò leiEloisa si dibatteva come una forsennata, sentendo il cazzo invaderle la fica ed il mio dito violarle il culo. Le chiappe incondizionatamente stringevano il già strettissimo buco ed Eloisa poteva assaporare per intero la sua prima sodomizzazione, anche se solo con un dito.Esplose in un orgasmo dell’intensità di un uragano. Si aggrappò alle lenzuola per cercare di placare la fortissima sensazione che le regalò quel godimento. Cercava di riempire i suoi buchi all’infinito, abbassava ed alzava la testa e dopo diversi secondi in preda a quelli che sembravano veri e propri spasmi di piacere, si placò.Le sfilai il dito dal culo e successivamente il cazzo dalla fica.Ormai ero giunto al capolinea. Il glande era enorme e rosso e pulsava solo che lo sfiorassi. Mi portai davanti a lei, rimasta carponi sul letto, mettendomi in piedi così da avere il cazzo all’altezza della sua bocca.Eloisa lo prese in mano e se lo infilò immediatamente in bocca. La presi dalla nuca e la spinsi verso di me così da infilarle il cazzo interamente dentro, facendole arrivare la cappella in gola. Eloisa si trovò a dover respirare con il naso, quindi la presi per i capelli e le spinsi la testa avanti e indietro facendomi spompinare velocemente e con forza.All’improvviso le sfilai il cazzo dalla bocca, lo segai per alcuni secondi e le schizzai sul volto una quantità impressionante di sperma.Il primo violento schizzo le andò a cadere sotto l’occhio destro, il resto capitò sulle labbra e sulla fronte, con una striscia di sperma che le intaccò i nerissimi capelli.Alcune gocce residue albergavano sul glande ed Eloisa prontamente le pulì con la sua lingua. S’infilò il cazzo in bocca per rimuovere qualsiasi residuo e lucidarlo con la propria saliva. Quindi mollò la presa ed andò in bagno per lavarsi il viso.Era ormai notte fonda, anzi quasi albeggiava. Andai in cucina e vidi la macchinetta del caffè espresso. L’accesi aspettando che si riscaldasse. Raggiunsi Eloisa nel bagno e la vidi che si stava facendo il bidè.Io ero ancora nudo, mi avvicinai e le accarezzai la testa. Lei mi guardò e sorrise, ma fu un sorriso molto imbarazzato.Le chiesi se le fosse dispiaciuto aver fatto tutto ciò. Lei mi rispose che non era affatto pentita, ma si sentiva molto strana. Aveva sempre creduto alla fedeltà matrimoniale, ma negli ultimi tempi si trovava sempre più spesso a pensare come potesse essere fare sesso con un altro uomo. Finalmente si era data alcune risposte, “ma non tutte”, si affrettò ad aggiungere, lasciandomi intendere che quello non sarebbe stato il nostro unico incontro.Eloisa era ancora seduta a cavalcioni sul bidè, mentre io le stavo di fianco in piedi, con il pene completamente moscio ed a riposo. La presi per i capelli e le dissi di prenderlo in bocca. Lei con assoluta ingenuità lo fece e cominciò a leccare. La mia verga non rispondeva a nessun impulso, anche perché ero concentrato su ben altro. Finalmente arrivò la spinta ed in un attimo Eloisa si ritrovò la bocca piena del mio piscio. Il primo getto le arrivo all’improvviso ed inaspettatamente in gola. Non realizzò subito cosa stessi facendo, ma quando lo capì cercò di divincolarsi. Io la tenevo stretta a me e vidi l’urina formare delle sottili strisce sul suo mento. Le scaricai in bocca l’intera pisciata che Eloisa per gran parte si ritrovò ad ingoiare, il resto riuscì a sputarla. Si alzò dal bidè e sputò nel lavandino, ma non riusciva a togliersi dal palato il sapore della pipì. Mi chiese perché l’avessi fatto e le risposi che mi eccitava vederla bere il mio piscio e che non se la sarebbe dovuta prendere. Le chiese anche se le fosse piaciuto e lei d’istinto mi disse di no. Poi si calmò, mi abbracciò e mi disse:- Se piace a te, farò in modo di farmelo piacere. Scusa se ho reagito cosìCapii che ormai era nelle mie mani.Ci facemmo la doccia insieme, quindi alle sei di mattina andai via da casa sua con la promessa di sentirci al più presto.Ci sentimmo telefonicamente ogni giorno sino al giovedì seguente. Eloisa mi telefonò dicendomi che il marito sarebbe partito e non sarebbe tornato prima del giorno successivo. Le assicurai che, non appena finito di lavorare, mi sarei precipitato da lei.Ed, infatti, verso le dieci di sera citofonai a casa sua. Eloisa mi aprì il portone e quando salii trovai la porta di casa socchiusa. La spinsi ed entrai. Eloisa mi venne incontro più eccitante che mai: indossava un top nero aderente con due minuscole bretelline. L’aderenza non nascondeva la turgidità dei capezzoli. Aveva una minigonna di pelle nera con due vertiginosi spacchi ai lati. Chiudeva il quadro un paio di stivali sin sotto il ginocchio con tacchi a spillo alti dieci centimetri.Ci salutammo con un caldo e passionale bacio.Ci spogliammo in un attimo. Io rimasi completamente nudo, mentre Eloisa aveva indosso soltanto la lingerie e gli stivali.L’abbracciai e la feci appoggiare al muro del salone, ancora privo di arredamento. Le allargai le cosce e la presi in piedi. Eloisa si aggrappò al mio collo, sentendo il cazzo entrarle prepotente nella fica. Le nostre lingue non smettevano di aggrovigliarsi, mentre i sessi continuavano a stuzzicarsi.Le sfilai il pene dalla fica e la feci mettere carponi per terra. Ero deciso a trattarla da troia per verificare la sua reazione. Le andai dietro e la chiavai come una cagna. Eloisa gradì moltissimo ed, infatti, dopo non molti colpi raggiunse il suo primo orgasmo.La scopai per alcuni minuti ancora, quindi mi sistemai davanti a lei, poggiai la verga sulla sua testa e mi segai. Le sborrai sui capelli facendo contrastare il bianco del mio seme sul nero dei suoi capelli.Eloisa mi guardò infuriata perché quella stessa mattina era andata dal parrucchiere. Per tutta risposta le infilai il cazzo in bocca per farmelo pulire dai residui di sperma.Eloisa continuò a tenere la mazza in bocca temendo che volessi nuovamente pisciarle in gola. Ma quando lo ebbe lucidato a dovere, lo sfilai. Eloisa si alzò e andò in bagno per pulirsi i capelli. Io la seguii e mi misi a pisciare nel water. Attraverso lo specchio vidi la sua espressione di sollievo nel constatare che stessi pisciando nel gabinetto invece che nella sua bocca. Però non tirai lo scarico.Le andai dietro e l’abbracciai. La baciai sul collo, quindi m’inginocchiai e da dietro, le leccai la fica. Eloisa si piegò sulle ginocchia. La scopai con la lingua, quindi le succhiai il clitoride accompagnando il tutto con un eccitante ditalino. Eloisa non riuscii a trattenersi ed allagò il mio mento con i suoi umori. Mi alzai e la baciai sulle labbra. La presi per la testa e la feci inginocchiare. Quindi le dissi di prenderlo in bocca. Sulla cappella erano ancora presenti alcune gocce della precedente pisciata ed Eloisa sentì l’acre sapore dell’urina sulla sua lingua. Lo leccò sino a farmelo drizzare nuovamente. Le dissi di rimanere in ginocchio, le andai da dietro e la feci mettere carponi con la testa quasi all’altezza del water.La penetrai dolcemente nella fica. Continuai a fotterla sino a farle raggiungere un’altra volta la vetta del piacere. Però pochi secondi prima che l’orgasmo raggiungesse i suoi centri nervosi, mi chinai su di lei e le spinsi la testa dentro il gabinetto.Le intimai di leccare le pareti del water e la pozza pieno del mio piscio ed intanto continuavo a scoparla. Eloisa tirò fuori la lingua mettendosi a leccare le pareti del water, quindi le spinsi la testa più giù obbligandola ad immergere la lingua nel pozzo colmo della mia urina. Vidi sulla mensola del bagno un tubetto di crema. La presi e la spalmai sul suo piccolo buco del culo. Svuotai il tubetto di crema, quindi sfilai il cazzo dalla fica e lo poggiai sul suo ano. Eloisa intanto continuava l’umiliazione cui era costretta. La inculai con fermezza, ma lentamente e la vidi stringere i bordi della tazza con le mani. Le fui completamente dentro mentre lei era ancora intenta a leccare il mio piscio.La tenevo ferma dai fianchi e cominciai a prendere il ritmo della sodomizzazione. La sentii gemere e godere e subito dopo le riversai nel culo una buona quantità di sperma.Terminai di riempirle l’intestino del mio seme, lasciando il cazzo nel suo deretano. Appena arrivò lo stimolo pisciai nel suo culo, facendo aggiungere allo sperma il getto caldo del mio piscio.Quando ebbi finito anche di pisciare, lo sfilai dal suo culo e la presi per i capelli tirandole la testa fuori dal gabinetto. Le infilai il cazzo in bocca facendomelo pulire per bene.Eloisa finalmente si alzò in piedi. Aveva le ginocchia doloranti per il continuo e lungo contatto con il pavimento; le mascelle indolenzite per l’incessante lavoro sulle pareti del gabinetto; la lingua disgustosa per tutto quello che aveva dovuto leccare; il buco del culo sofferente per la prima sodomizzazione; i capelli bagnati dallo sperma e dai liquidi del water. La fica, però, era soddisfatta di tutto.Proprio per questo Eloisa mi guardò, mi sorrise e mi disse- Stasera hai scoperto un lato di me che nemmeno io conoscevo. Mi piace fare la troia…Ci abbracciammo, quindi lei si mise sotto la doccia. Mi feci il bidè e mi lavai anch’io.Ci andammo a stendere sul letto e ci addormentammo abbracciati. Alle sei di mattina mi svegliai di soprassalto. Eloisa era accovacciata ai miei piedi intenta a spompinarmi. La lasciai fare finché non venni. Le riempii la bocca di caldo sperma che lei, diligentemente, ingoiò. Si tenne il cazzo in bocca, levandoselo soltanto per chiedermi se volevo pisciarle dentro. Le risposi di no. La feci stendere sul letto, mi misi in piedi con la sua testa tra le mie gambe e mi misi a pisciare sul suo volto. Ovviamente il piscio andò a colpire il suo viso, ed anche il lenzuolo s’impregnò dell’odore dell’urina.Terminai scotolando le ultime gocce su di lei, scesi dal letto e mi vestii. La salutai senza baciarla con la promessa di rivederci molto presto…
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