… Sentendosi toccare il culo, Eloisa si alzò istantaneamente, ma l’uomo continuò indifferente a palparle le sode chiappe, cercando anzi, di infilarle un dito direttamente nell’orifizio anale.Eloisa cercò di divincolarsi, ma la stretta del maschio cominciò a farsi più serrata. La donna con lo sguardo cercò di chiedere aiuto agli altri presenti, ma invece di difenderla, gli altri maschi dettero man forte all’amico.Il titolare del bar si avvicinò all’ingresso ed abbassò la saracinesca. Quindi si avvicinò al gruppo facendo salire il numero di uomini a sette.Eloisa cercò di ribellarsi, ma ben presto capì di essere in netta inferiorità e mollò qualsiasi resistenza cedendo ai desideri dei sette uomini, sperando solo che il tutto terminasse rapidamente. Volevano il suo corpo e lei lo avrebbe concesso senza lottare.Erano tutti intorno a lei, le toccarono le intimità e le accarezzarono, soprattutto, le chiappe, sode ed alte. Sentì un paio di dita penetrare nella fica ed uno farsi strada nel culo. Si bagnò quasi subito, mostrando la propria disponibilità, se non mentale, quanto meno fisica.Due mani presero i lembi del top ed Eloisa alzò le braccia per farselo agevolmente sfilare. Le piccole tette furono prese d’assalto dalle sette bocche che le seviziarono i due capezzoli ormai turgidi.Le tolsero la cortissima gonna. Eloisa rimase al centro del gruppo in calze, reggicalze e stivali con il tacco a spillo. Scorse la sua immagine nel grande specchio dietro il bancone del bar. Ancora una volta gli eventi avevano stravolto le sue convinzioni, ma ciò che più la preoccupava ero lo stato di eccitazione che sentiva dentro di sé.I sette uomini si erano liberati dei loro vestiti e quattordici braccia la spinsero in ginocchio. Eloisa si vide circondata da quell’enorme numero di cazzi che spingevano per entrare nella sua bocca.Ne prese due, uno per ogni mano e con la testa girava di continuo cercando di accontentarli tutti e spompinarli a turno.Le venne quasi un conato di vomito quando sentì il sapore di uno di quei membri. Non passava sotto l’acqua da giorni ed il puzzo che emanava era talmente forte da far girare la testa.Si fece forza e succhiò la verga maleodorante.Erano tutti in tiro. Tutti pronti per penetrarla.Eloisa si alzò. Stranamente i sette uomini non dissero nulla, ma aspettarono di vedere le intenzioni della donna. Si diresse verso la parete più lontana, sculettando sui tacchi a spillo ed evidenziando la consistenza delle chiappe. Appoggiò le mani al muro e, tenendo le cosce ben diritte, si piegò leggermente in avanti, inarcando la schiena. Le chiappe erano ben incorniciate dal reggicalze e sembravano un’opera d’arte tanto erano perfette.Eloisa si voltò con lo sguardo pieno di desiderio. Osservò i sette uomini per un istante e le bastò una parola per eccitarli ancora di più:- Riempitemi. Il primo ad avvicinarsi fu quello che aveva dato inizio a tutto.Era attratto dal culo di Eloisa e come prima cosa, riprese a palparle le chiappe. Avvicinò la testa a quella della donna e le sussurrò nell’orecchio:- Hai un culo stratosferico.Prese il cazzo e lo strusciò sul piccolo buco. Eloisa temette di essere sodomizzata senza alcun’accortezza, invece l’uomo abbassò la mira e la penetrò nella fica. La teneva per i fianchi e con il bacino iniziò a chiavarla.Eloisa sentiva la verga affondare dentro di lei. Bastò poco perché cominciasse a gemere ed a godere.Si sorprese a pensare quanto fosse diventata puttana. Non aveva fatto molta resistenza per farsi chiavare da un perfetto sconosciuto e stavano altri sei maschi pronti ad unirsi carnalmente con lei.Strinse le mani al muro cercando di contenere il lungo ed intenso piacere provocato dai brividi che l’uomo le stava procurando.Quasi non si accorse che il primo cazzo era stato sostituito da un altro che aveva ripreso il lavoro nella sua fica. La verga del secondo maschio le sembrò meno lunga, ma più grossa e, soprattutto, più dura. Sentiva una mazza d’acciaio dentro di lei.Il secondo compagno la trombò con violenza, la prese per i capelli e le sputò sul volto chiamandola con disprezzo:-Troia.Eloisa sapeva che quell’uomo aveva ragione. Altrimenti non si spiegava perché stava godendo da matti a farsi scopare da sette cazzi a lei completamente estranei.Arrivò il terzo maschio che reclamava la sua dose di Eloisa. La prese per i fianchi e con le mani le aprì le chiappe. Cercò il suo piccolo buco e dolcemente l’inculò.Eloisa sentì un forte dolore, ma anche se l’intensità raggiunse un ragguardevole picco, fu comunque di breve durata e subito sostituita dall’inconfondibile piacere della sodomizzazione.Eloisa si piegò di più per permettere un più semplice accesso nel suo ano e quando l’uomo le fu completamente dentro, cominciò a seguire il movimento del compagno, esplodendo ancora in un altro orgasmo questa volta dettato esclusivamente dal proprio culo.Il quarto riprese ad occupare la fica. Eloisa si rilassò gustandosi la scopata. Non riuscì a godere nemmeno con il quinto cazzo, mentre il sesto la prese con maggiore foga sino a farla urlare di piacere.Il settimo aveva il cazzo più grosso. Le sfondò il culo, facendola temere per la propria incolumità. Il cazzo dell’uomo ricordava quello di Claudio, ma era ancora più grosso. Averlo nel culo le procurò una profonda lacerazione, ma un intenso ed indimenticabile piacere.Finalmente anche l’ultimo terminò, senza però portare a compimento l’opera.Eloisa si girò e li raggiunse in mezzo al locale.Si mise carponi come le fu ordinato. Uno dei sette la penetrò facilmente nella fica mentre un altro le andò davanti scopandosi la bocca. Eloisa si trovò a quattro zampe, un cazzo in bocca ed uno nella fica.Altri due si avvicinarono piazzando i loro membri nelle sue mani. I tre rimasti fuori del gruppo, si segarono per conto proprio aspettando il loro momento di gloria.Quello che stava spompinando, le sfilò il cazzo dalla bocca e si girò, intimandole di leccargli il culo. Eloisa si fece forza, affondò la lingua tra le natiche del maschio leccando sino in fondo il culo dello sconosciuto. Finalmente questo si girò, la prese per i capelli, le ficcò il membro in bocca e le scaricò in gola un’incredibile quantità di sborra. Eloisa faticò a prenderla, ma riuscì ad ingoiarla completamente.L’uomo fu subito sostituito da un suo compare, rimasto sino allora in disparte, ed Eloisa tornò a succhiare un altro cazzo.Il maschio che la stava scopando, intanto, stanco di quella posizione, sfilò il cazzo dalla fica della donna ed appoggiò la cappella tra le natiche della femmina. L’inculò con un colpo secco ed iniziò la giostra dentro l’ano della povera Eloisa.Improvvisamente sentì un fiotto di caldo sperma scivolarle in gola. L’uomo che stava spompinando non riuscì a reggere la lingua dell’esperta donna e godette con violente gittate di seme. Anche quella sborrata fu completamente ingoiata dalla femmina.Eloisa fu fatta alzare in piedi. Uno dei maschi raggiunse una sedia senza braccioli e si sedette. Invitò la femmina a raggiungerlo. Eloisa obbedì, allargò le cosce e s’impalò al cazzo facendosi scopare. Due uomini si piazzarono ai suoi lati e pretesero ognuno una sega. Eloisa afferrò le verghe ognuna con una mano ed inizio a spugnettarli, mentre il cazzo continuava a trapanarle la passera.Un quarto uomo le andò dietro, le allargò le natiche e l’inculò con fatica. Eloisa arcuò la schiena per permettere la penetrazione anale in contemporanea con la scopata. L’ultimo maschio andò a porsi di fronte a lei e si fece spompinare.Gli altri due, che avevano già goduto, presero il top e la minigonna della donna e sparirono.Andarono nel bagno e gettarono dentro il gabinetto gli indumenti di Eloisa, quindi si misero a pisciare nel water, lasciando in ammollo i vestiti della donna.La femmina, intanto, era impegnata in una maxi orgia. Un cazzo stava scopando la fica, un altro la stava inculando, un terzo veniva spompinato, mentre gli altri due erano avvolti dalle sue sapienti mani.Squillò un telefonino. Gli uomini si guardarono. Nessuno riconobbe il trillo come proprio.Guardarono Eloisa che annuì non potendo parlare per via del cazzo nella bocca.Uno dei due maschi che aveva già goduto, prese la borsa della donna e frugò dentro sino a trovare il cellulare. Lesse sul display il nome del chiamante.- È tuo marito?, chiese il capo dei sette.- Sì, rispose avventatamente Eloisa facendo cenno con la testa.- Allora rispondi che ci divertiamo un po’…Eloisa si sentì gelare. Quello che stava spompinando le liberò la bocca per poter parlare, ma gli altri quattro continuarono a scoparla, incularla e farsi spugnettare. Uno dei due che stava godendo della sega, prese il telefono ed aprì la comunicazione, appoggiando il cellulare all’orecchio della donna.- Ciao, dove sei?, chiese la donna.- Sono ancora qui. La cosa sembra prolungarsi e ti ho chiamato per avvertirti che tarderò ad arrivare.- Tardi quanto? Mi manchi, mentì Eloisa che vide sghignazzare i maschi presenti.- Penso di non arrivare prima di mezzanotte. Intanto si erano fatte le 19.30.- Ti aspetterò in piedi.A quel punto il maschio che la stava inculando forzò il ritmo e ad Eloisa scappò un gemito misto di dolore e piacere.- Cosa c’è? Chiese il marito- Niente, rispose lei, stavo camminando ed ho preso una piccola storta.- Come mai non sei a casa? Che hai fatto oggi?- Sono uscita a fare un giro, ma fra un po’ torno.- Io non penso di poterti più chiamare prima di aver finito. Comunque è inutile che mi aspetti in piedi. Ma che fai? Stai mangiando?Non stava mangiando. Il maschio che prima stava spompinando, le aveva appena appoggiato il cazzo sulla lingua e le stava riempiendo la gola di calda sborra. La donna riuscì ad inventare una plausibile scusa.- Mi sono fermata in un bar a bere un po’ di… latte di mandorla.- E’ buono?- Ha un buon sapore, certo un po’ denso…come piace a me, sorrise la donna guardando il maschio che le aveva donato il suo seme.- Adesso devo chiudere. Ti amo e mi manchi.- Anch’io.Finalmente la conversazione fu chiusa.Eloisa tornò a dedicarsi al cazzo che aveva appena sborrato, pulendo con la lingua i residui dell’orgasmo. Il maschio non sembrava volersene andare e dopo poco Eloisa capì il motivo. Iniziò a pisciarle in bocca, facendo sapere ai suoi compari cosa stesse facendo ed obbligando la donna ad ingoiare l’intera pisciata. L’uomo che la stava inculando, sfilò il cazzo dall’ano ed andò davanti al viso della donna ficcandolo nella sua bocca. Il culo di Eloisa fu subito penetrato dal maschio che stava spugnettando con la mano destra. Eloisa ora aveva quattro cazzi, uno nella fica, uno nel culo, uno nella mano sinistra ed uno in bocca. Quest’ultimo raggiunge il piacere tenendo le mani dietro la testa della donna ed obbligandola ad ingoiare anche quella sborrata. Anche lui, come l’amico, fece seguire il piacere ad una lunga pisciata che la femmina, naturalmente, dovette bere.Ne rimanevano “solo” tre. Eloisa si ritrovò nuovamente a spompinare un cazzo (quello del maschio che stava spugnettando), mentre i suoi due buchi principali erano sempre prede di due diversi cazzi.Anche quel pompino terminò con la solita sborrata nella sua gola seguita dalla naturale ed abbondante pisciata.Ormai Eloisa sembrava un automa. Leccava cazzi, ingoiava la sborra e beveva il piscio.I due rimasti continuarono a farsela a sandwich. Eloisa seguiva i loro movimenti e per un attimo s’illuse di non dover ingoiare altra sborra. Quel pomeriggio aveva già fatto il pieno e si ritrovò a contare quante sborrate aveva sino ad allora ingoiato… e pensare che sino a pochi giorni prima si rifiutava di farlo! Quello che la stava sodomizzando si tolse e si sedette a fianco all’amico che la stava scopando. Fecero alzare la donna e le ordinarono di inginocchiarsi tra loro. Eloisa obbedì e prese i due cazzi in mano, infilandoseli a turno in bocca e quello che rimaneva fuori veniva coccolato dalle proprie mani. Sentì la mano di quello che stava succhiando in quel momento dietro la propria testa, imporle un ritmo più frenetico del pompino e dopo alcuni secondi avvertì le pulsazioni del cazzo nella propria bocca ed il primo schizzo non tardò ad arrivare. Le colò direttamente in gola, seguito da un’ondata di densa sborra che pian piano scese in bocca e giunse dentro di lei attraverso la cavità orale.Dopo averlo pulito a fondo, fu costretta a tenerlo tra le labbra per ingoiare l’abbondante pisciata che seguì.L’ultimo. La prese per i capelli e la portò a succhiare il cazzo. Eloisa si manteneva con le mani alle gambe dell’uomo e subiva passiva il ritmo della pompata dettato dalle braccia del maschio. Aveva completamente il cazzo in bocca quando l’uomo cominciò a godere. Ingoiò la settima sborrata e, rassegnata, attese di bere la quinta pisciata.Aveva finito. Erano tutti soddisfatti. Si alzò. Aveva le ginocchia tremolanti, la mascella indolenzita ed in gola un sapore salmastro di piscio. Era entrata nel bar per levarsi quell’orribile gusto dalla bocca e ne usciva con quello stesso sapore reso ancora più forte dalle sette sborrate e dalle cinque pisciate.Sul banco erano poste in bella mostra alcune fotografie. In un primo momento non ci fece caso, poi ne fu incuriosita e si avvicinò: la ritraevano nell’orgia fatta qualche minuto prima. La sua faccia era ben visibile e, soprattutto, la sua espressione di piacere si presentava inconfondibile. Si sentì mancare.Noi avevamo un filmino compromettente. Ora quei sette sconosciuti avevano fotografie che avrebbero potuto rovinarla. Li guardò con aria interrogativa. Che cosa avevano intenzione di farle? Uno dei sette maschi si allontanò dal bar da un’uscita secondaria posta sul retro del locale.Eloisa attese terrorizzata l’evolversi degli eventi. Era ancora nuda e per pietà le dettero un bicchiere d’acqua.Si sentiva un verme, nuda davanti a sei uomini di cui non sapeva neppure il nome, ma con cui aveva appena fatto sesso estremo.Qualche giorno prima era una donna appena sposata con un futuro davanti a sé. Ora si sentiva una puttana.Il maschio che si era allontanato tornò, ma in compagnia. Eloisa lo vide entrare con due cani, un alano ed un dobermann dal pelo corto.Non capì o preferì non capire.Il capo dei sette prese la parola e si rivolse alla donna:- Ti garantiamo che queste foto non saranno mai diffuse, ma tu devi sottostare ad alcuni nostri giochi.- Che tipo di giochi?, rispose Eloisa, trattenendo a fatica le lacrime.- Ci devi far divertire. Qualsiasi cosa ti chiediamo tu la devi fare, senza alcuna condizione.- Temo di non avere scelta.- Già… Allora? Ci stai?- Cosa devo fare?- Avvicinati ai due cani e fatti leccare.- Voi siete pazzi.- Sei liberissima di alzarti, vestirti ed andare via, ma le foto faranno rapidamente il giro della città… oppure le divulghiamo su internet.- Non ci provate nemmeno.Così dicendo Eloisa si alzò e si avvicinò ai due cani. L’alano cominciò ad annusarle i piedi, ma dopo pochi secondi alzò il muso e lo mise tra le cosce della donna. Tirò fuori la lingua attirato dal forte odore di sesso che proveniva dalla fica di Eloisa. Lei allargò le cosce, intimata dai suoi padroni, e lasciò che il cane la leccasse per bene.Il dobermann fu fatto andare dietro la femmina ed incoraggiato a leccarle le chiappe.In un attimo Eloisa si trovò in piedi tra le due bestie. Il primo le leccava la fica, mentre il secondo le esplorava l’ano con la sua lunga lingua. Quel che più terrorizzò la donna fu l’effetto piacevole che provava. Stentava a crederci, ma stava per raggiungere un orgasmo. Non volle far vedere ai sette maschi il suo godimento e cercò di trattenere i gemiti, ma non ne fu capace. Cominciò a muovere il bacino seguendo quelle due lingue che tante gioie le stavano procurando.Esplose in un violento orgasmo. Quelle lingue la fecero impazzire e le fu facile obbedire al successivo ordine di piegarsi e succhiare il cazzo dell’alano.Presa dall’intenso piacere, Eloisa s’inginocchiò ed afferrò il pene dell’animale più grande. Lo smanettò per alcuni secondi, quindi piegò la testa sino ad arrivare alla verga del cane. Leccò il membro e cominciò a ciucciarlo.Il dobermann, favorito dalla nuova posizione della femmina ed aiutato da uno dei sette, la chiavò aggrappandosi con le zampe alla schiena di Eloisa.Non credeva potesse essere vero: stava facendo un’orgia con due cani… Il cazzo dell’alano reagiva tempestivamente alle leccate di Eloisa. Il dobermann dal canto suo, affondava con sempre più vigore dentro la fica della donna.Eloisa non contava più gli orgasmi raggiunti. Priva di qualsiasi tipo d’inibizione, si lasciò andare a gemiti e latrati. Mai aveva goduto così tanto.Ad uno dei sette venne un’idea.Non fu facile costringere il dobermann ad interrompere la trombata, così come non fu semplice calmare l’alano che si era visto portare via la bocca della donna.Uno dei maschi prese l’alano e lo fece mettere a pancia all’aria. Aveva il cazzo ancora in tiro. Eloisa si sdraiò su di lui facendosi chiavare come fosse un uomo. Aveva la bocca sul suo muso e dovette sorbire le leccate del cane sul proprio viso.Il dobermann dovette districarsi tra le zampe all’aria dell’alano e con l’aiuto di due dei sette padroni, inculò Eloisa.I maschi urlarono di gioia al compimento della loro idea. Eloisa era partecipe di un sandwich tra un alano ed un dobermann.Sentiva le spinte dei due animali dentro di sé e cercò di controllare il proprio piacere. La fica sgorgava umori, mentre il culo sembrava largo per il cazzo del cane.La resistenza dei cani impressionò la donna. Rimase più di cinque minuti a farsi penetrare in double dagli animali, finché li staccarono.A quel punto Eloisa sparì sotto la mole dell’alano, prese in bocca il cazzo del quadrupede e lo spompinò fino a farlo godere.Il getto, violento, le arrivò in gola ed assaporò il gusto acre dello sperma del cane. Faticò ad ingoiarlo, ma riuscì a farlo non lasciando persa nemmeno una goccia.Lo stesso fece dopo con il dobermann e sommò le sborrate dei due cani a quelle in precedenza ricevute dai maschi.Forse era finita. I due cani sparirono.Eloisa si alzò da terra sempre più stanca e più umiliata.I sette compagni si avvicinarono tutti con il cazzo nuovamente a tiro. La donna abbassò lo sguardo, sconfitta. Non era ancora finita. Eloisa fu costretta a piegarsi a novanta gradi, poggiando le mani su un tavolino e tenendo le cosce diritte.Il capo la prese da dietro, le allargò le chiappe e la penetrò facilmente nella fica. Ancora un’altra trombata. Ormai la donna accusava i sintomi della stanchezza.Sentì una mano afferrarle i capelli. Aprì gli occhi e vide un cazzo avvicinarsi alla propria bocca. Dischiuse le labbra, consentendo l’ingresso della verga. Fece tutto l’uomo: con le mani muoveva la testa di Eloisa che doveva soltanto tenere la bocca aperta e farsi scopare la cavità orale.Senza godere i due maschi lasciarono il posto ad un’altra coppia dei loro amici. Eloisa rimase nella stessa posizione; un maschio le infilò il membro in bocca, mentre l’altro la inculò con forza.Anche questi non godettero e furono sostituiti dagli ultimi tre. Dissero alla femmina di non cambiare posizione. Uno da dietro la chiavò nella fica, un secondo si fece spompinare, mentre il terzo si accontentò di una sega.Non sborrarono nemmeno loro. Eloisa si chiese mentalmente il perché.Si schierarono al centro del locale e le dissero di camminare. Eloisa aveva ancora indosso la lingerie e gli stivali con il tacco a spillo. Per il resto era completamente nuda.Si fece osservare come una troia finché non le ordinarono di avvicinarsi. La misero in mezzo e loro si disposero in circolo. Non interruppero mai di smanettarsi, ma prima di godere, ognuno di loro avvicinò la cappella al viso della donna per poterle schizzare in faccia. Al termine della settima sborrata, Eloisa aveva il viso ed i capelli completamente coperti di sperma. Rimase in ginocchio per alcuni minuti, lo sguardo basso e la certezza che ancora qualcosa sarebbe dovuto accadere. Aspettava di sapere dove volessero pisciare ed era convinta di dover ingoiare altra pipì. Li vide, però, andare in bagno a svuotare le vesciche. Infatti tutti e sette pisciarono nel water dove, però, a sua insaputa, giacevano i suoi vestiti.Tornarono nel locale. Il capo la prese per i capelli e la fece alzare. Lei lo guardò per un attimo negli occhi e cercò di comunicare pietà. Ma non c’era compassione nei suoi sette padroni. Le dissero di seguirli.Tre andarono davanti, mentre quattro rimasero dietro di lei. Tutti nudi uscirono dalla porta posta sul retro. Eloisa non sapeva dove stesse andando. Vide sola un vasto terreno e dopo poco tempo di cammino, lesse una scritta che la fece rabbrividire: MANEGGIO.Vide la stalla. Entrò seguendo i suoi aguzzini. C’erano tre cavalli, ma la fecero andare verso uno. Non aveva dubbi delle loro intenzioni.Provò a dissuaderli dicendo che era stanca e non ce la faceva più. Ma non l’ascoltarono. Le intimarono soltanto di avvicinarsi all’animale. Eloisa timidamente entrò in contatto con il cavallo. Lo accarezzò sul dorso cercando di rinviare l’inevitabile.Passarono pochi secondi e fu costretta ad inginocchiarsi. La verga dell’animale era già in tiro. Il primo pensiero che le venne fu sulle dimensioni di quel cazzo. Era lungo non meno di quaranta centimetri ed era largo una misura sconsiderata.I sette padroni continuavano a minacciarla. Dopo i cani non le fu difficile leccare il cazzo del cavallo.Non riusciva a prenderlo in bocca e si limitò a leccare l’intera asta. Lo prese con entrambe le mani e strusciò la cappella sulle labbra, quindi la leccò per bene.Il cavallo era mansueto e sembrava gradire le attenzioni della femmina. Eloisa si sistemò in modo da avere il cazzo dell’animale tra le cosce e poterselo strusciare, poiché qualsiasi tipo di penetrazione era umanamente impossibile. Con sua sorpresa riuscì a godere anche solo strusciandosi.S’inginocchiò nuovamente e riprese a leccare il cazzo del quadrupede.Sentiva il cazzo pulsare e si soffermò a leccare il glande.Il cavallo godette.Non fu una sborrata normale. Eloisa si trovò a fronteggiare con un’incredibile quantità di sborra che le riempì la bocca e le ricoprì tutto il viso e parte dei capelli.Aveva difficoltà ad aprire gli occhi. Cercò di pulirsi il contorno delle palpebre anche perché le fu vietato pulirsi la faccia.Riuscì a vedere e s’incamminò verso il bar. Vide la propria immagine riflessa nello specchio dietro il bancone e per poco non svenne. Il proprio viso era completamente ricoperto di sborra. La immortalarono in una fotografia e le concessero di andare via.Eloisa chiese timidamente di poter fare pipì. Aveva la vescica piena da diverso tempo, ma temeva di fare una simile richiesta per paura che la costringessero a bere il proprio piscio o a trattenerla o a qualsiasi altra forma di tortura. Ma non ne poteva più. Con sua sorpresa, le indicarono il bagno e lei ci andò. La tazza era già aperta, si girò e si accovacciò senza toccare il bordo del gabinetto. Mentre pisciava pensò tra sé quanto fosse ancora attenta a quei piccoli particolari igienici come non poggiarsi sui gabinetti pubblici, quando aveva appena fatto sesso con cavalli, cani e uomini sconosciuti.Terminò di pisciare, si alzò e si girò per tirare lo scarico. Fu allora che guardò verso il water e rimase paralizzata.I suoi vestiti giacevano all’interno della tazza immersi in una pozza di piscio. Certamente non poteva esserci soltanto la sua urina. Ora comprese come mai i sette maschi avevano evitato di pisciarle in bocca dopo la seconda sborrata.Si guardò allo specchio. Il viso era ancora coperto dalla sborra del cavallo e non aveva altro da indossare se non gli abiti riversati nel gabinetto. Si fece coraggio dicendosi che era l’ultima umiliazione da subire. Affondò la mano nella pozza di piscio e raccolse la minigonna. Se la infilò sentendo il piscio colarle lungo le cosce. Prese il top. Era fradicio di pipì. Se l’infilò. Puzzava da fare schifo.Uscì dal bagno e guardò i sette maschi che se la ridevano.Ottenne sola una loro assicurazione che le foto sarebbero state bruciate insieme con i negativi, ma come poteva fidarsi?Non le rimase che accettare le loro condizioni, prendere la borsa, le chiavi della macchina e tornare a casa. Durante il tragitto si pulì il volto con lo spolverino rimasto in auto. Aveva vergogna a fermarsi da qualsiasi parte per bere o per pulirsi, anche perché l’ultima volta che aveva deciso di fermarsi, le avevano fatto la festa.Arrivò a casa e salì di corsa. Finalmente la fortuna fu dalla sua e non incontrò nessuno. Mise subito gli abiti nella lavatrice e si buttò sotto la doccia. Rimase sotto l’acqua per quasi mezz’ora per togliersi di dosso il puzzo di sborra.Si distese sul letto e si mise a ridere. Aveva trascorso il pomeriggio a fare la puttana. Per pura curiosità contò le sborrate che aveva ricevuto. Senza contare il nostro incontro, sommò le sette sborrate ingoiate nel bar, quelle dei due cani, quella del cavallo e le altre sette ricevute in faccia; per non parlare dei litri di piscio.Era stanca ed umiliata, ma non riuscì a prendere sonno perché in testa le ronzava la ferma convinzione di essere diventata una puttana.In piena notte arrivò il marito. Il sonno di Eloisa era rimasto leggero e quando sentì entrare il proprio compagno, fu assalita dai sensi di colpa. Rimase nel letto fingendo di dormire. Il marito si avvicinò, le accarezzò il volto e la baciò sulla guancia. Eloisa aprì gli occhi:- Ciao amore- Continua a dormire. Io mi cambio e vengo a letto- Ok. BuonanotteI rimorsi di Eloisa crebbero, ma non poteva farci nulla. Aveva scoperto il piacere di essere una puttana e non avrebbe rinunciato a quella gioia. Si ripromise, però, di stare attenta a non farsi scoprire.Finalmente si addormentò.
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