Ci sono episodi della vita che restano impressi in maniera indelebile nella nostra mente e nella nostra anima. Spesso sono momenti traumatici, dolorosi, momenti in cui tutto ciò che ti circonda non ha più senso e ti sembra che il futuro non debba più esserci.Ma, fortunatamente, capitano anche momenti così belli, così intensi e coinvolgenti da restare impressi in quella parte di te stesso più profonda e nascosta.Quando ti trovi a vivere una di queste esperienze, quasi mai hai la percezione immediata che la tua vita abbia avuto una svolta importante e definitiva; devi prima assimilare l’accaduto, lo devi lasciar decantare per qualche tempo per poi giungere alla certezza di aver raggiunto una nuova dimensione, più appagante e più soddisfacente della precedente.Spesso tutto inizia per una cosa da poco: un’immagine, una canzone, una fotografia. Per me è stato un gioco, un gioco semplice e partorito in un afoso pomeriggio d’estate. Ma quel gioco è servito ad unire ancora di più due ragazzi, due fidanzati di poco più che 20 anni, a vincere quelle sottili paure che, pur amandoci, ci legavano impedendo la libera espressione della nostra sessualità. Ci è servito per capire che in amore, tutto ciò che è condiviso, non solo è lecito, ma è indispensabile a realizzare quella fusione di due corpi e di due anime che è la vita di coppia. La giornata era soffocante.Ero passato a prendere Athina al mattino. Lei si era fatta trovare pronta per la giornata al mare e, dopo aver salutato i suoi genitori, proseguimmo per la baia di Anthony Quinn, un angolo di paradiso in terra.A quasi 21 anni Athina studiava farmacia ad Atene.Tornava a Rodi per l’estate, quando le lezioni venivano sospese. Durante i mesi invernali ci vedevamo saltuariamente:appena c’era qualche giorno di vacanza, o tornava lei a casa, o andavo ad Atene io.Allora già lavoravo come impiegato al comune, un lavoro semplice ma sicuro. Vivevo a Pefkos, un villaggio ad una quarantina di chilometri da Rodi, in un monolocale che avevo affittato l’anno prima, dopo che i miei genitori si erano separati. Non avevo voluto restare con nessuno dei due, ufficialmente perchè mi sentivo grande e pronto per vivere da solo, ma in realtà perchè non volevo addolorare nessuno scegliendo di vivere con l’uno o con l’altra. L’amore fra me e Athina era sbocciato anni prima. Eravamo compagni di scuola già a 12 anni e, a 16, ci amavamo già abbastanza per pensare al futuro e per fare l’amore.Athina era una di quelle ragazze greche che, per quale strano intreccio di sangue nelle passate generazioni, di greco aveva solo la pelle: morbida e delicata, ma scura, come perennemente abbronzata. Per il resto, era alta, bionda a con gli occhi verdi, seno pronunciato ma non troppo abbondante, vita sottile e un sedere da urlo.Era veramente di una bellezza molto particolare.Al contrario, io sono scuro anche di capelli, greco in tutto e per tutto. La baia di Anthony Quinn è uno dei posti più suggestivi di Rodi: larga e profonda, circondata da alte scogliere, è disseminata di rocce e scogli immersi in un mare da favola, trasparente, cristallino, verde e azzurro. Anche quel giorno i turisti l’avevano presa d’assalto, e ci ritagliammo uno spazio quasi a fatica.D’inverno, la baia deserta è di una bellezza incredibile; e, malgrado l’acqua fredda, il bagno è libertà allo stato puro.Ma quella domenica era molto affollata.Passammo la mattinata prendendo il sole e facendo il bagno più volte, abbracciandoci e scherzando come al solito. In acqua, sentivo sotto le mie mani il corpo snello di Athina, quel corpo che non aveva per me più segreti da molto tempo. Sdraiati al sole, guardavo la sua figura slanciata e seducente, le sue lunghe gambe scure e tornite.Ecco, le gambe. Athina le considerava la parte più bella del proprio corpo, la parte di cui andare più orgogliosa. Non che il resto fosse da meno, ma effettivamente aveva gambe e piedi perfetti.Le curava in modo quasi maniacale: sempre depilate e lisce, sempre cosparse di creme ed unguenti. Le unghie dei piedi sempre laccate, curate, magicamente erotiche.Sì, i suoi piedi erano per me erotici in maniera diabolica. Tante volte, mentre facevamo l’amore, li avevo sfiorati, accarezzandoli ma desiderando di passare la mia lingua su quelle dita perfette.Ma ogni volta mi ero trattenuto, non sapendo bene come lei avrebbe reagito alla mia iniziativa, se avesse considerato la cosa imbarazzante se non ancora fastidiosa.Le guardai i piedi. Oggi, stranamente, non aveva lo smalto. Le chiesi, scherzando, se quello doveva essere interpretato come il primo sintomo del suo lasciarsi andare, perchè tanto il ragazzo l’aveva e non c’era più bisogno di esercitarsi nell’arte della conquista.Lei, ridendo, mi aveva spiegato che la sera prima era troppo stanca per pensare anche allo smalto, e che la mattina non aveva fatto in tempo prima che io arrivassi. Se proprio volevo, se lo sarebbe messo più tardi, a casa mia, che tanto lo aveva portato con sè.Crogiolandoci al sole parlavamo di questo e di quello, ma la mia mente continuava a fare strani pensieri.Sentivo che la mia incapacità di comunicarle i miei desideri più nascosti era una fonte di frustrazione, era forse l’inizio di quella strada che tante coppie imboccavano, vivendo la loro sessualità a metà, inaridendo irrimediabilmente il rapporto.Chissà se anche per Athina era così, se anche lei aveva voglie e desideri che non riusciva a comunicare.Prima o poi avrei dovuto affrontare l’argomento, a rischio magari di confonderla o di deluderla o di imbarazzarla.Ma fu proprio Athina, e proprio quella domenica, a trovare quel coraggio che a me era sempre mancato. Mangiammo un panino da Miron, un mio cugino che gestiva una taverna sulla spiaggia. Erano quasi le due del pomeriggio quando decidemmo di fare una pausa, visto il caldo e l’afa.Andammo in macchina a Pefkos, a casa mia, per un paio d’ore di riposo (ma ovviamente avremmo fatto l’amore). Saremmo tornati la sera per un ultimo bagno.Dopo esserci fatti una doccia, ci sdraiammo sul letto nella camera in penombra, godendoci quel poco di fresco che c’era. Io mi ero infilato un paio di pantaloncini mentre Athina indossava il ridottissimo costume che si era portata di ricambio. Non avevamo mai fretta di fare l’amore.Indugiavamo sempre un pò, tenendoci per mano e giocando con le nostre dita intrecciate; ed era in quei momenti che il mio amore per lei era più forte.Quell’attesa faceva salire il desiderio, ma più ancora mi faceva sentire vicino a lei come non mai.Era una sorta di limbo, dove i miei pensieri andavano al suo corpo così vicino, così caldo, così invitante e a quello che sarebbe accaduto di lì a poco. E l’amore e l’eccitazione salivano di pari passo. Era in quei momenti che la mia riluttanza ad esprimerle i miei desideri si faceva più dolorosa.Ogni volta ero sul punto di iniziare, ma puntualmente esitavo.Poi il momento passava e nulla di quello che volevo dirle veniva a galla. La guardai. In quella penombra il suo corpo abbronzato risultava ancora più scuro e invitante. Il seno, trattenuto dal costume, si alzava e si abbassava al ritmo lento del suo respiro. Quando il desiderio saliva anche in lei, vedevo la sua respirazione accelerare, il movimento dei suoi seni farsi più rapido. feci correre gli occhi lungo il suo corpo, fino alle gambe, fino ai piedi.Avrei voluto….”Amore, lo sai che non è vero che io non mi curi più come prima.La tua battuta, sulla spiaggia, mi ha fatto male perchè io cerco sempre di essere desiderabile ai tuoi occhi. Però mi ha fatto anche piacere, perchè mi ha dimostrato che di me tu noti tutto, anche i particolari. E questo mi piace. Come mi piace il fatto di aver capito che per i miei piedi provi un desiderio particolare.”Ebbi un tuffo al cuore. Athina mi aveva spiazzato.”Piccola mia, io….scherzavo. Sei sempre più bella, sempre più desiderabile. Era solo così per dire….” le risposi con la gola secca. Lei mi guardava divertita dal mio imbarazzo”Ti va di mettermelo tu lo smalto ai piedi ? ” mi chiese con un sorriso complice.Se mi avessero misurato la pressione in quel momento, sono sicuro che sarei finito sparato all’ospedale. Lei mi stava offrendo la possibilità di giocare con i suoi piedi, di poterli carezzare, di potermi riempire la vista della loro bellezza. Si stava aprendo una nuova pagina nel nostro rapporto, una pagina segreta come era stato segreto il mio desiderio. Forse Athina lo faceva solo per me, come un gesto d’amore che si fa per la persona amata, ma che in fondo ci costa un pò. Ma quello era il momento di lasciarsi andare, di apparire anche egoisti se necessario, senza ragionarci troppo su.”Certo” le risposi ricambiando il suo sguardo.Athina si alzò e dalla borsa da mare prese lo smalto. Aveva la forma di un pennarello con la punta a fare da piccolo pennello.”E’ facile da usare – mi disse – si asciuga subito e non ha un odore troppo sgradevole. “Si sdraiò di nuovo vicino a me e mi porse quell’oggetto a me sconosciuto. “Dai, coraggio. Se farai un pastrocchio me lo levo, e lo rimetto io ” disse sorridendo.Mi misi in ginocchio davanti a lei, che aveva tirato su una gamba perchè il piede poggiasse parallelo al letto.Mi piegai sul piede, decidendo di iniziare dal mignolo; mi sembrava la scelta migliore. Era l’unghia più piccola e anche il disastro che probabilmente avrei combinato sarebbe stato minore.Accostai la punta dello smalto all’unghia e iniziai.Immediatamente il rosso intenso aderì, colorando e ricoprendo.Coprii tutta la superficie dell’unghia con estrema attenzione, senza macchiare la pelle circostante; Athina si sollevò sui gomiti, alzò il piede e controllò la mia opera.”Okay, stai andando bene. Tieni sempre la mano ben ferma, mi raccomando ” mi disse soddisfatta di quello che aveva visto.Ecco, tenere la mano ferma mi risultava particolarmente difficile.Ero così eccitato che le mani mi tremavano, altro che storie.I pantaloncini mi scoppiavano nel tentativo di contenere la prepotente erezione che avevo. Sapevo che Athina aveva notato la cosa, e questo accresceva il mio desiderio.Laccai la seconda e la terza unghia con mano un pò più decisa, e alla quarta ero ormai un esperto. Mi sentivo scoppiare dalla voglia di venire, ma ero fermamente intenzionato a resistere per prolungare quei momenti, per godere del contatto con quei piedi che avevo tanto desiderato.Carezzai la parte superiore del piede, fino a sfiorarle la caviglia e la catenina d’oro che la cingeva. Erano sensazioni sublimi e sconosciute, che dalla mano e dagli occhi si propagavano a tutto il mio corpo, concentrandosi e fondendosi in un’unica esplosione di desiderio.Prima di iniziare con l’unghia dell’alluce, alzai gli occhi un attimo su Athina: la parte superiore del suo costume non c’era più e le mani, dalle unghie dello stesso colore di quelle che stavo dipingendo, si carezzavano morbidamente il seno.Ci fu come un’esplosione nella mia testa; tutti i miei dubbi sparirono in un attimo.Athina era visibilmente eccitata; anche lei godeva di questo nuovo gioco. Non l’aveva proposto solo per compiacermi.Lo voleva anche lei. Forse anche lei aveva immaginato quella situazione, relegandola nel mondo delle fantasie, senza avere mai il coraggio di parlarmene.Laccai accuratamente l’unghia dell’alluce e poi, con voce roca, le chiesi: ” Controlla se è tutto a posto, amore. “Lei si sollevò : ” Perfetto. Ora fai l’altro.”Cambiò la posizione delle gambe e mi offrì l’altro piede. Stavo mettendo lo smalto al terzo dito, quando i sospiri di Athina si fecero più affrettati, carichi di eccitazione. Con una mano si spingeva un seno verso il viso, leccando il suo capezzolo eretto, mentre con l’altra si sfiorava le mutandine del costume, carezzandosi lentamente. Stravolto, portai a termine il mio compito il più rapidamente possibile. Quando anche l’ultima unghia fu rossa le mormorai: ” Ora i tuoi piedi sono perfetti. “Athina non rispose nemmeno: si sollevò solamente per sfilarsi il costume restando nuda davanti a me.Velocemente mi tolsi i pantaloncini, mostrandole la mia erezione e la mia voglia di lei. Feci per andarle sopra, per penetrarla e porre fine alla mia agonia.”No, aspetta ” – sussurrò Athina – ” fai quello che da tanto sogni: baciami i piedi, ti prego. “Le sollevai un piede guardando le sue unghie rosse e invitanti, e iniziai a farle scorrere la lingua sulle dita, sotto la pianta, lungo tutto il piede, mentre lei si agitava straordinariamente eccitata, tirandosi i capezzoli voluttuosamente.Vedevo il suo sesso aperto e bagnato, le sue labbra frementi che sembravano chiamarmi.Quando iniziai a succhiarle l’alluce, la sua mano scese lungo il corpo e due dita si infilarono rapide ed esperte nella vagina.Mi guardava succhiare e con la mano si portava rapidamente all’orgasmo, regalandosi quel piacere a lungo trattenuto, e immaginando la mia bocca succhiare non un suo dito, ma il pene di un uomo, in uno spettacolo solo a lei dedicato e perciò ancora più travolgente.Era bagnata come poche volte mi era capitato di vedere.La sua mano si muoveva frenetica: ora con le dita si penetrava, ora si concentrava sul clitoride, sentendo montare prepotente l’onda di quel piacere devastante.Finalmente si sciolse in un orgasmo prolungato ed intenso, gridando il suo amore per me.Ero fuori di me per l’eccitazione di quello che avevo fatto e di quello che le avevo visto fare.Athina mi baciò, un bacio lungo e caldo, intenso e profumato.Poi si sedette fra le mie gambe ed io mi preparai a godere fra le sue mani e nella sua bocca.Ma il gioco per Athina non era ancora finito.Si spostò verso il fondo del letto, allungò le gambe appoggiando i piedi al mio pene; una nuova ondata di piacere mi travolse: credetti di svenire per l’emozione, per il desiderio intenso e doloroso che mi avvolgeva.Stringendolo con i piedi, lo scappellò completamente, per poi iniziare il suo massaggio erotico lungo tutti i centimetri del membro pulsante.”Ora ti faccio scoppiare il cazzo ! ” mi disse, aggiungendo un altro tassello a quel mosaico che doveva portarmi in paradiso..Le dita di un piede mi carezzavano la cappella, insistenti, delicate e rudi allo stesso tempo, mentre l’altro mi teneva eretto il pene con la pelle quasi dolorosamente tirata in giù. Preso da quella situazione sconvolgente ed unica, esplosi tutto il mio seme in densi getti bollenti, bagnandole i piedi, schizzandole con il mio sperma le unghie rosse appena laccate. Quella domenica rappresentò una svolta nel nostro rapporto. Ci indicò la strada per raggiungere la consapevolezza di essere capaci, senza imbarazzi e senza vergogne, di saperci regalare il piacere in mille modi diversi, tutti straordinari e tutti condivisi.Scoprire che la fantasia può divenire realtà: questa fu la nostra grande vittoria.Negli anni abbiamo provato tanti altri giochi, tanti altri desideri sono diventati realtà.Sempre insieme e sempre volendolo insieme.Come quella volta che…..Ma questa è un’altra storia. Chissà, forse un giorno ve la potrei anche raccontare.
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