Dopo il primo incontro con Erika di cui vi ho narrato, ce ne sono stati altri durante i quali mi ha fatto il suo primo pompino e mi ha concesso di violarle il suo culetto vergine.Ormai era trasformata; non era più la Erika scontrosa, aggressiva, indisponente che avevo conosciuto appena arrivata in ufficio. Certo sul lavoro manteneva ancora una certa aria distaccata, anche perché non voleva rovinarsi “la reputazione”; ma quando stava con me era scatenata. L’avevo aiutata a tirare fuori la sua natura porca, pronta a sperimentare tutto ciò che nel sesso poteva dare piacere. Non me ne faccio un merito perché, secondo me, una o è porca di natura oppure è difficile farla diventare tale; tutto sta nell’accendere la miccia. E se un merito proprio me lo devo prendere è proprio quello di aver accesso quella miccia. In ogni caso, ero felice di poter essere io a godermi quel bel pezzo di femmina.Durante il primo periodo della nostra relazione sessuale – ci tenevo a sottolineare che tra noi c’era soltanto sesso al fine di evitare equivoci; e siccome anche lei era d’accordo, non mi facevo molti problemi – ci incontravamo nei fine settimana che lei trascorreva da me per intero. In pratica, quando staccava dal lavoro il venerdì sera anziché tornare a casa sua, veniva da me e non se ne andava prima di lunedì mattina. Erano giorni (e notti) molto intense, durante le quali scopavamo con reciproca soddisfazione, ma durante le quali parlavamo anche molto. Fu durante uno dei primi week end che passavamo assieme che Erika mi donò la verginità del suo culetto. Fin dalla nostra prima scopata avevo desiderato ardentemente poterla penetrare lì, ma non volevo correre; temevo che una eccessiva insistenza avrebbe finito con il rovinare tutto e con il farmi perdere anche la possibilità di scoparla in maniera tradizionale. Certo, qualche messaggio glielo mandavo: ad esempio, mentre le leccavo la fighetta scendevo spesso fino a lambirle lo sfintere; oppure ogni tanto glielo massaggiavo con un dito, a volte forzando un po’ e penetrandola con la falange. Durante queste mie operazioni stavo molto attento alle sue reazioni al fine di verifica re se la cosa potesse piacerle o no. Mi stupii, ma neanche troppo, che le sue reazioni fossero positive o al limite neutrali, nel senso che quando le leccavo il buchino i suoi gemiti si intensificavano e anche le pompate sul mio uccello – nel caso fossimo impegnati in un eccitante 69 – si facevano più intense; e quando le infilavo il dito, pur non facilitandomi l’operazione non me la impediva di certo. Così, dopo qualche trattamento di questo genere decisi che era l’ora di passare all’attacco confidando su una buona probabilità di successo. Fu così che durante uno dei nostri week-end di sesso mi procurai tutto l’occorrente per una bella sodomizzazione: preservativi (anche se non ero convinto di volerli usare: preferisco il contatto diretto pelle su pelle), lubrificante e tanta, tanta pazienza. Volevo fare in modo di arrivare al momento in cui glielo avrei chiesto che anche lei fosse eccitata al massimo, così le dissi che quel venerdì sera avevo un impegno e che non potevo dedicarmi a lei se non a partire dal sabato mattina. Come prevedevo Erika si dimostrò abbastanza contrariata, ma non potè far altro che accettare il mio impegno. Il primo passo era fatto; mi avrebbe raggiunto il giorno dopo molto più vogliosa.Il mattino mi raggiunse all’ora prestabilita; indossava una gonna al ginocchio piuttosto ampia, un top nero senza maniche che metteva in risalto le sue belle e sode tette; ma ciò che era più eccitante, e che avrei scoperto dopo, era ciò che c’era sotto la gonna: un paio di collant aperti e … niente mutandine. La feci entrare e lei, quasi senza salutare, si avvinghiò a me dandomi un bacio molto appassionato, segnale della sua grande voglia di cazzo. “Ehi, che passione stamattina!!” le dissi“Ho voglia di te, stronzo!!! Non avresti dovuto lasciarmi a casa stanotte”“Ma te l’ho detto che avevo un impegno di famiglia al quale non potevo rinunciare”“Sarei venuta anche nel cuore della notte, appena tu avevi finito”Nel dirmi queste cose non smetteva di strusciarsi su di me; dovetti fare uno sforzo notevole per impedirmi di prenderla lì in piedi; il mio cazzo scoppiava nei pantaloni, ma visto l’obiettivo che avevo dovevo pazientare.“Ti prego scopami; voglio sentirmi piena!!!!!!!”“Come sei irruenta; io devo ancora fare colazione, abbiamo due giorni interi per scopare” stavo mentendo; la volevo anche io da impazzire“Ti do io la colazione: leccami ti prego, ho la passerina che è un lago” e mi mise una mano sotto la gonna e lì potei constatare che non aveva le mutandine“Ehi porcellina, hai dimenticato le mutandine a casa”“Non perdo tempo a toglierle almeno”E si mise a pecorina, appoggiata al tavolo, e tirandosi su la gonna mi mostrò il suo splendido culo e la sua passera che si apriva calda e invitante. Non potei resistere e avvicinandomi a lei tirando fuori il cazzo, la penetrai in un colpo solo fino in fondo. “Siiiiiiiiiiiiiiiiiiii finalmente; è da ieri che sogno questo momento; riempimi tutta, sbattimi forte”“Si proietta, lo senti come ti scopo bene? Lo senti come ti infilo l’uccello fino all’utero?”Né Erika né io resistemmo a lungo; dopo 5 minuti di quel trattamente lei venne in maniera molto rumoroso, più del solito; anche le contrazioni della sua figa erano più decise delle altre volte. Era davvero eccitatissima; a sentire come i suoi muscoli avvolgevano l’uccello, non resistetti e le scaricai in figa tutto il mio seme. Meglio così, pensai: avrei resistito di più nel suo culo.Dopo questa prima scopata, Erika andò in bagno a lavarsi; la raggiunsi e la vidi mentre si spogliava, mantenendo le calze che io trovo molto eccitanti. Si sedette sul bidet e iniziò a lavarsi la passerina piena del mio sperma; è un immagine che mi eccita molto. Feci lo stesso anche io, ma sotto la doccia. Dopo esserci lavati ci sistemammo sul letto, io totalmente nudo, lei con indosso i collant aperti. All’idea di quello che stava per succedere, il mio uccello non ne voleva sapere di ammosciarsi; ovviamente Erika ne fu molto contenta e iniziò a toccarmi e a segarmi lentamente. Poi piano piano portò la sua bocca all’altezza del mio inguine ed inizio a farmi un magnifico pompino (era diventata brava in quell’arte). Me lo leccava tutto, scendendo fino ai coglioni, poi me lo imboccava e lo succhiava con maestria: aveva imparato ad alternare la lingua alla bocca. La feci salire su di me per fare un 69; iniziai anche io a leccarle la figa bagnata e profumata dal recente bidet. Le leccavo, la penetravo con la lingua, mi portavo verso il buchino posteriore che lei serrava, segno di inequivocabile piacere. Poi sostituii alla lingua il dito e la penetrari: prima in figa a fondo cercando di bagnarlo il più possibile. Poi passai dietro, al suo buchino: appoggiai il dito e aspettai la sua reazione che non arrivò; così forzai l’apertura spingendolo dentro. Avvertii una maggiore pressione delle sue labbra sul mio cazzo: o le avevo fatto male, o le piaceva. Nel primo caso me lo avrebbe detto; ma così non fu e interpretai quello come un segnale di godimento; così spinsi un po’ di più. Era ora di provare.“Che culo favoloso che hai Erika”“MMM ti piace vero? Mi sono accorta che è da un po’ che ci giri intorno”. “È vero, mi piace da impazzire” unii al primo dito un secondo che appoggiai all’ingresso“ e mi piacerebbe tanto provare ad incularti” e spinsi il secondo dito dentro“Ahhhhh; non ci riuscirei mai, è troppo stretto”“Ma è elastico e con pazienza e tanto lubrificante vedrai che si lascerà andare; e poi due dita le hai già dentro”“Appunto, già mi fanno un po’ male due dita, figuriamoci il tuo cazzo”Durante questo scambio di battute non aveva mai abbandonato il mio uccello; segno che la resistenza c’era ma c’era anche una forte eccitazione“Vedrai che sarà molto delicato, ti metterò tanto lubrificante e se tu me lo dirai io mi tirerò indietro” “Ok, proviamo. Ma se dovesse farmi male e te lo dirò, promettimi che non insisterai”“Tranquilla, non voglio mica rovinarti”Il mio cazzo era durissimo; stavo per procedere alla mia prima inculata, per di più con un culetto vergine: che cosa potevo volere di più?La feci mettere supina e le alzai le gambe in modo che le sue ginocchia arrivassero sul petto; era completamente aperta davanti e me in una posizione oscena che mi eccitava allo spasimo. Mi misi tra le sue gambe ed iniziai la preparazione sia con la lingua che con le dita con le quali raccoglievo abbondanti quantità di lubrificante che le spalmavo sullo sfintere e che le facevo scivolare all’interno con le dita. Si vedeva che era un po’ preoccupata, ma l’abilità della mia lingua e delle mie dita facevano sì che si abbandonasse ai piaceri. Quando pensai che fosse pronta glielo dissi:“Erika, è ora. Mettiti a pecorina che è più facile la penetrazione. Ti sto per violare questo bel culetto da favola; rilassati e cerca di assaporare tutto ciò che di buono c’è.”Si mise in posizione; era favolosa. Avevo cosparso il mio cazzo di lubrificante in maniera tale che potesse scivolare bene dentro; lo appoggiai allo sfintere. Erika ebbe un sussulto che riuscii a calmare con dolcezza. Iniziai a spingere.“Rilassati tesoro, lasciati andare. Toccati la micina intanto; vedrai che entrerà facilmente e non ti farà male. Rilassa i muscoli e spingi.”Sentivo che si stava rilassando; ed infatti la mia cappella stava entrando in lei. Quando fu dentro mi fermai un attimo.“Come va Erika? Ti fa male? Rilassati e massaggiati la passerina”“Fa un po’ male, ma non tanto. Fermati un attimo, lascia che mi abitui”Così feci, violentando la volontà che avevo di spingerglielo tutto in un colpo solo. Quando sentii che i suoi muscoli si erano finalmente rilassati ricominciai a spingere lentamente. Entravo piano piano dandole il tempo di abituarsi all’intrusione e assaporando, da parte mia, quella violazione. Quasi senza che ce ne rendessimo conto fui tutto dentro e le mie palle sbatterono contro la sua passera.“Sono tutto dentro Erika. Sei fantastica; mi fai impazzire dal piacere”“Siiiiiiiiiiiiiiiiiii. Brucia un po’ ma tienilo dentro. Mi sento piena, invasa, completamente riempita.”“Rilassati e godi; non pensare a nulla se non a trarre piacere”Sentivo la sua mano che martoriava la sua figa e sentivo il suo dito che ogni tanto entrava in contatto con il mio uccello. Quando fu rilassata cominciai ad andare avanti e indietro lentamente, molto lentamente. Visto che la penetrazione era stata un successo, non volevo rovinare il tutto per la troppa foga. Così mi imposi un ritmo che andava all’unisono con le contrazioni della sua passera. Era bellissimo; era stretta, mi dava delle sensazioni mai provate. Sentivo che non avrei resistito molto in quel paradiso, ma volevo che anche lei godesse. La aiutavo con le dita sulla passerina; anche io la masturbavo. Era bagnatissima; le piaceva quello che stavamo facendo. Stava godendo. Anche il suo respiro si faceva sempre più affannoso. “Mi fai godere con il tuo cazzo; non pensavo si potesse godere anche con il culo”“Dai vieni tesoro, fammi sentire il tuo orgasmo; fammi sentire i tuoi umori”“MMMMMMMMMMMMMMM; dai che vengo”Volevo venire con lei; quando sentii il suo respiro ormai cortissimo accelerai i colpi e scaricai nel suo intestino un fiume di sborra; non credevo di farne così tanta visto che avevo già sborrato poco prima. Contemporaneamente al mio orgasmo anche lei fu scossa da tremiti violenti che segnalavano che anche lei aveva raggiunto l’apice del piacere. Rimanemmo in quella posizione, con il mio cazzo dentro il suo culo, per qualche minuti; dopo di che uscii da lei e mi stesi sul letto; Erika si sdraiò accanto a me. Ci baciammo a lungo; ma era un bacio diverso dal solito: un bacio non soltanto pieno di passione e di sesso, ma anche pieno di gratitudine – di entrambi verso l’altro – e di affetto. Qualcosa si stava muovendo in me: io, che volevo dare una piega soltanto sessuale alla nostra relazione, sentivo che montava in me un sentimento più nobile.Sono tre anni che è successo questo episodio; da due Erika ed io conviviamo e ci amiamo.
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