PrefazioneForse questo mio racconto desterà scandalo… susciterà orrore e qualcuno mi giudicherà una persona insensibile…. Forse chi lo farà avrà ragione ma se Benigni ha potuto fare un film come “La vita è bella”che ha fatto sorridere e riflettere sull’olocausto, io nel mio piccolo potrò fare lo stesso con un racconto erotico, senza per questo mancare di rispetto alla memoria di tante vittime della follia Nazista. Per questo ho “Plagiato” un’idea suggeritami dal mio amico “Fargo” (Autore di molti racconti raccolti su questo sito) che spero non me ne voglia per questo.Tre mesi più tardiLa vita degli della città era cambiata all’improvviso, nei giorni successivi alla promulgazione delle leggi razziali avevano dovuto subire l’umiliazione della schedatura, poi era venuta l’odiosa fascia bianca con il simbolo di David da portare al braccio ed infine per tutti vi era stata la perdita del proprio lavoro e l’obbligo di lavorare nelle fabbriche.Ogni mattina uscivano di casa ordinati e silenziosi, si raggruppavano agli ordini degli sgherri nazisti e s’incamminavano al lavoro per far ritorno a casa solo a sera inoltrata.Debora Levi si sforzava di non perdere il suo sorriso, erano ormai passati i tempi in cui piangeva per gli insulti dei compagni. Non le dispiaceva lavorare, ciò che le dispiaceva veramente era l’essere stata costretta a smettere la scuola che tanto amava.Il lavoro era duro, ma ciò non la infastidiva più di tanto anche se a volte tornando a casa riusciva a malapena a mangiare qualche cosa prima di crollare addormentata. Ciò che la infastidiva veramente era vedere come sia i militari che i civili liberi della fabbrica si divertissero a trattare loro tutti come bestie.Gli uomini venivano spesso picchiati, le donne nella migliore delle ipotesi dovevano subire pesanti apprezzamenti, a Debora faceva male vedere come tutti, rassegnati, subivano passivamente tutto ciò che accadeva. Non di rado le era capitato di vedere il caposquadra accarezzare una giovane e bella sposa anche sotto gli occhi del marito senza che nessuno si ribellasse.Poi era accaduto a lei, ed allora aveva capito, suo padre alle sue grida di protesta era intervenuto, ed era stato pesantemente punito per questo. Solo allora Debora aveva capito perché tutti sopportavano passivamente, e se questo non era riuscito a sopire la fiamma d’indignazione che ardeva nel suo petto era almeno servito ad imporle di controllarsi Cosi quando pochi giorni dopo il caposquadra, un uomo grande e grosso vicino ai cinquant’anni la incontrò nel corridoio che portava ai bagni e la bloccò, spingendola contro il muro, Debora non urlò. “Brutta cagna Ebrea…” le sibilò “Ogni scusa è buona per smettere di lavorare vero !!!” continuò alzando la voce. Debora cercò di divincolarsi ma l’uomo era troppo forte. “Comunque visto che non stai producendo nulla, forse posso trovare io il modo di farti recuperare la tua parte di quota….” Ridacchiò cambiando improvvisamente tono. Poi la sua grande mano si posò sui seni di Debora.”E’ da un po che ho notato queste tue belle tettone……….ed anche il resto del corpo… vedrai che ci divertiremo un sacco insieme… io sicuramente….” Debora lottò ma s’impose di non urlare per evitare che suo padre se ne accorgesse e fosse tentato d’intervenire venendo poi punito severamente come la volta precedente. Le enormi mani del caposquadra iniziarono a sollevarle la gonna mentre con l’altra mano le bloccava facilmente le mani che cercavano di graffiarlo. “Mi piacciono le gattine furiose… mi eccitano ancor di più….”Sghignazzò oscenamente investendola con il suo fiato pesante. Debora si rese conto dell’inutilità dei suoi sforzi, e lentamente si arrese all’ineluttabile… sino a che all’improvviso il peso del corpo dell’uomo si alleggerì come per magia…. Debora osservò incredula il caposquadra rotolare a terra con un gemito.Spostandosi il corpo del caposquadra le aprì la visuale e fu allora che vide il giovane alto e robusto che aveva colpito l’uomo liberandola. Si scambiarono uno sguardo “Che aspetti ??? Scappa torna al tuo posto… tra poco arriveranno le guardie….” Le gridò il ragazzo concitato mentre teneva d’occhio il caposquadra che stava faticosamente rialzandosi bestemmiando e minacciando “Lurido bastardo… mi hai colpito alle spalle… ma adesso te la faccio pagare….” Ruggì e prima che Debora ebbe modo di muoversi, si catapultò contro il giovane.Con grande sorpresa della giovane il ragazzo non arretrò, anzi gli corse incontro… tutto accadde velocemente e Debora non riuscì nemmeno a capire come, ma il caposquadra rotolò ancora una volta a terra gemendo di dolore. Il giovane si rivolse nuovamente a lei “Presto scappa….” E questa volta Debora scappò più veloce che poteva.Non appena la vide uscire dal corridoio, l’atteggiamento del giovane cambiò immediatamente, si avvicinò al caposquadra e gli porse la mano aiutandolo a rialzarsi “Cazzo picchi duro… non era nei patti.-..” protestò “Non ti preoccupare… avrai modo di rifarti, deve sembrare che io sia stato punito per la mia intromissione…” gli rispose il giovane “Capitano io non potrei mai picchiare un ufficiale delle SS….” Rispose il caposquadra “Certo non potresti mai… ma lo farai e credo che non ti dispiacerà nemmeno tanto….” Rispose sarcastico il giovane “Andiamo sbrigati stanno arrivando i soldati…. Nessuno oltre a noi deve sapere come stanno veramente le cose….” Disse il giovane.Poco dopo erano nuovamente avvinghiati nella lotta ed all’arrivo dei soldati, il giovane venne immobilizzato ed il caposquadra lo picchiò, apparentemente in modo selvaggio. Luigi Rastelli, era un vecchio squadrista…. Aveva anni di pratica e sapeva come far male quando picchiava… ma sapeva anche come farlo esaltando l’effetto esteriore dei suoi colpi senza infliggere in realtà troppi danni. Con pochi colpi ridusse il giovane ad una maschera di sangue, ma in realtà gli aveva solo procurato un taglio al cuoio capelluto nemmeno troppo doloroso e qualche livido in faccia.I Soldati trascinarono via il giovane, facendogli attraversare la fabbrica in modo che tutti vedessero che cosa succedeva a quelli che si ribellavano.”E’ stata tutta colpa mia….” Singhiozzò Debora vedendo passare vicino a lei il giovane che l’aveva salvata trascinato da due soldati. “Che cosa è successo ???? Ne sai qualche cosa ????” domandò subito la donna che lavorava vicino a lei. Debora annuì dolorosamente “E’ successo vicino ai bagni… nel corridoio, il caposquadra mi ha sorpresa e bloccata…. Mi avrebbe violentata sicuramente se non fosse intervenuto quel giovane… mi ha salvata… ed io non lo conosco neppure….” Disse con voce flebile ed angosciata.”E’ arrivato da poco… una testa calda stando a quello che si dice….prima o poi gli sarebbe successo comunque…” rispose la donna aggiungendo le ultime parole per cercare di lenire il senso di colpa di Debora.Passarono alcuni giorni prima che il giovane si rivedesse al lavoro, era ancora malconcio, pieno di lividi e con una vistosa fasciatura alla testa. Debora nell’intervallo del pasto lo raggiunse “Come stai ??? Non ti ho ancora ringraziato per l’altro giorno….” Disse timidamente il giovane alzò le spalle “Ho solo fatto quello che andava fatto… non potevo permettere a quel porco…” s’interruppe “Non perdere tempo, devi mangiare se vuoi mantenerti in forze, anche se questa roba fa scifo….” Le disse vedendo che Debora teneva in mano la ciotola con la minestra che servivano loro per pranzo. Poi le fece un poco di posto e la invitò a sedersi al suo fianco.”Io sono Debora Levi e tu ?” domandò presentandosi “Thomas Ghernsher…” rispose il giovane e Debora assunse un’espressione sorpresa “Un nome strano per un ebreo vero ???” ridacchiò lui, ma con un’espressione amara “Devi sapere che io sono ebreo solo a metà. Mio padre è Tedesco… mia madre Ebrea…. Siamo venuti in Italia perché in Germania non era più possibile vivere per noi e qui mia madre ha dei parenti che ci avrebbero aiutato…. Ma ora purtroppo anche qui non è molto meglio che in Germania….”Debora fissava il ragazzo come non aveva mai fatto con nessun altro, solo in quel momento si era accorta di quanto fosse bello. Era alto almeno un metro ed ottanta, il volto aveva lineamenti delicati anche se la mascella era forte, le braccia avevano muscoli possenti che gonfiavano le maniche della camicia ed il petto era largo vicino alle spalle per poi stringersi con decisione alla vita. E poi le piaceva anche quello che il ragazzo diceva, le piaceva la sua decisione, la sua voglia di non rimanere passivo.”Purtroppo non c’è nulla da fare, non resta che rassegnarsi e sperare che questa follia finisca presto…” sospirò Debora, lo sguardo di Thomas avvampò “Questo è un pensiero da vili…. Altro che sottometterci… dobbiamo ribellarci…” sibilò a bassa voce “Tu l’hai fatto ed ecco che cosa ne hai guadagnato…..” disse dolcemente Debora, allungando la mano e sfiorando la vistosa fasciatura sulla testa del giovane “Già… ma quel porco non ti ha toccata e poi…. Non è finita ancora…..” rispose lui. Debora a quelle parole sobbalzò spaventata “Che cosa intendi dire…. Non vorrai mica fare pazzie Thomas….” Disse con apprensione. Il giovane scosse la testa “Niente pazzie… solo quello che deve essere fatto… in nome della giustizia in un mondo che non conosce più il significato di questa parola……”.L’espressione determinata del giovane e quelle parole scossero profondamente Debora che seppe solo annuire e balbettare “Stai attento ti prego……” il segnale della fine della pausa pranzo suonò fragoroso ed i due giovani si lasciarono tornando al proprio lavoro. Debora non riuscì a smettereper un solo secondo di pensare a Thomas., al suo bel viso ed alla sua forza e decisione. Si domandava che cosa avrebbe fatto per punire il caposquadra…. Non lo sapeva ma era certa che lui l’avrebbe fatto realmente.Thomas Ruffler, tornando al suo posto di lavoro sorrise compiaciuto, non si era sbagliato nello scegliere Debora, la ragazzina non lo avrebbe deluso, ne era certo, e l’avrebbe aiutato a compiere la sua missione, ora restava solo da mettere in atto la parte finale del suo piano per conquistarla… punire il caposquadra Luigi Rastelli. Sarebbe stato facile per lui farlo rivelando la sua posizione reale di Capitano delle SS, ma la natura segreta della sua missione non lo permetteva. Certo, non avrebbe potuto limitarsi a dargli una severa lezione…. Avrebbe dovuto eliminarlo altrimenti il Rastrelli avrebbe potuto riconoscerlo e mandare tutto all’aria. Un simile omicidio avrebbe certamente destato grande scalpore, per cui doveva fare in modo che le colpe ricadessero su qualcun altro.Non sarebbe stato poi molto difficile dal momento che il Rastelli si dava molto da fare con le operaie…. Sarebbe passato facilmente per la vendetta di un marito geloso… non provò nemmeno per un istante rimorso per il povero innocente che sarebbe rimasto ingiustamente coinvolto…anzi, subito pensò a Josef.Josef era stato uno dei primi ad accoglierlo quando si era unito al gruppo, era un giovane socievole ed aveva fatto di tutto per essergli amico, aiutandolo nell’imparare il lavoro. Non che Josef gli fosse antipatico, ma i sentimenti che Thomas provava per lui erano gli stessi che avrebbe potuto provare per un cane…. Un simpatico bastardino di quelli che ti corrono incontro scodinzolando per strada.L’unica colpa di Josef era quella di aver sposato Sara….. Sara era giovane e molto carina, certamente il caposquadra le aveva messo gli occhi addosso. Sara gli era parsa anche una ragazza molto pratica…..di quelle che sanno rendersi conto delle situazioni e, nel caso, mettere da parte assurdi principi morali. Era certo che prima o poi i due gli avrebbero fornito l’occasione che cercava. Il capitano Thomas Ruffler aveva imparato ad avere pazienza…. Ci volle meno del previsto, con curiosità Thomas spiò il caposquadra che, a suo modo, corteggiava Sara, vide come lei sulle prime sopportò le sue carezze, vide quando lei un giorno voltò leggermente la testa mentre lui la accarezzava e senza mutare l’espressione del viso gli sussurrò “Se vuoi di più fammi lavorare di meno” e lui che ridendo le rispondeva “Se voglio di più me lo prendo….”. Il giorno dopo si accorse che il caposquadra aveva cambiato mansione a Sara, destinandola all reparto di controllo. Sospettò che a breve il Rastelli avrebbe preteso il pagamento di quel favore, ed intensificò la sua sorveglianza.Non si sbagliava, quella sera stessa, mentre le guardie li raggruppavano per riportarli alle loro case, si accorse che Sara non era nel gruppo. Per Thomas non ci volle molto ad eludere la sorveglianza e tornare sui suoi passi. La fabbrica era buia, si diresse sicuro verso l’ufficio del caposquadra…. Sorrise notando che era illuminato, si avvicinò con cautela. Vide che Sara era già nuda il caposquadra le stropicciava i piccoli e sodi seni con le sue grosse mani. “Lo sapevo che eri solo una troietta in calore…. Non sarà un grosso sacrificio vedrai..,. ti darò modo di divertirti…. Ci so fare con le puttane io….” Sentì dire al Restelli. Sara era decisamente bella, non alta di statura, ma con un corpicino ben fatto due natiche sode e prominenti, fianchi snelli e seni piccoli ma sodissimi. Vide il Restelli staccarsi da Sara ed andare a sedersi sulla poltrona vicino alla scrivania. L’uomo si slacciò i pantaloni e li aprì e ne estrasse il membro eretto , agitando nell’aria.”Forza troietta…. Guadagnati la promozione succhiandomelo per bene…..” l’apostrofò oscenamente “Se continuerai a trattarmi bene te lo succhierò ogni volta che vuoi………” senti Sara rispondere. La ragazza gli rendeva le cose più facili… dal momento che avrebbe dovuto eliminare anche lei non gli dispiaceva sapere che era solo una troia senza scrupoli. La vide avvicinarsi sculettante al caposquadra… inginocchiarsi tra le sue grosse gambe ed impugnare il membro. Si chinò su di lui e protese la lingua iniziando a vellicarne il glande mentre la mano non smetteva di accarezzarlo. Lui la lasciò fare per un po poi le pose una mano sulla nuca…”Basta con i giochetti… inizia a succhiarlo….” Il membro penetrò tra le labbra di Sara che prese a succhiarlo. Thomas decise che avrebbe concesso ai due l’ultimo desiderio dei condannati a morte… non gli dispiaceva gustarsi lo spettacolo.Il Rastelli si tolse i pantaloni, ed iniziò a slacciarsi la camicia scoprendo il suo grosso e peloso ventre, Thomas vide Sara che scendeva a leccargli e succhiargli lo scorto “Brava puttana.,… stai facendo proprio un bel lavoro….” La gratificò “meriti proprio una ricompensa adeguata…..” sghignazzò oscenamente. Lo vide alzarsi e liberarsi della camicia mentre Sara non smetteva di succhiarlo. La prese e la sollevò come se fosse una bambola…. La sistemò sulla poltroncina al suo posto “Si scopami… voglio proprio sentire il tuo bel cazzo dentro di me….” Lo incitò Sara “Sei pazza ????” sghignazzò il Rastelli “io non scopo le cagne ebree come te….” Continuò, e Thomas vide l’espressione stupita di Sara. Il Rastelli la attirò a se, il bacino della giovane sporse dal bordo della poltroncina, “ora lo lubrifico un po… e poi sono pronto a darti la tua ricompensa….” Continuò a sghignazzare il Rastelli mentre strofinava il cazzo sulla vagina di Sara, Thomas vide che spostava con decisione il glande in basso… a Sara ci volle un attimo per reagire… ma fu troppo tardi lui la trattenne senza sforzo mentre cercava di sfuggire. Il glande si spinse tra le sode natiche della giovane…. Raggiunse l’ano e vi si appoggiò… alla successiva decisa spinta dei fianchi del Rastelli Sara urlò di dolore… provocando solo la sua oscena risata. Una nuova spinta ed un nuovo grido… mentre il glande violava il vergine sfintere ed iniziava ad affondare nello stretto budello che seguiva.”Che culetto fantastico… uno dei migliori che abbia mai sfondato è stato gentile tuo marito a lasciarlo inviolato per me…. Sara non si dibatteva ormai più, conscia dell’inutilità del suoi sforzi, si lamentava solamente “Coraggio non è successo nulla di grave tra qualche giorno starai meglio vedrai…. Non so come riuscirai a spiegare a tuo marito perché cammini così male….. ma non sarà un problema vedrai….” Rise il Restelli mentre aumentava la forza dei suoi affondo.Poi improvvisamente si staccò da lei, la trascinò a terra e la sistemò carponi le grosse mani divaricarono le giovani natiche evidenziando l’ano ancora dilatato della giovane “Mi compiaccio…. Ho fatto proprio un bel lavoro… adesso lo completiamo….” Ridacchiò “Ti prego basta….” Gemette Sara, ma lui non si diede la pena di risponderle anzi, si sollevò e spinse in avanti il pube appuntando nuovamente la turgida cappella all’arrossato sfintere “Vediamo se si è allargato abbastanza lo sentì commentare Thomas poi con un solo potentissimo affondo penetrò nuovamente nel culo di Sara che emiseun nuovo urlo. Con tutta la sua mole l’uomo si adagiò sulla schiena di Sara iniziando ad agitarsi freneticamente. La ragazza non resse all’impeto del maschio e crollò sotto di lui schiacchiata dall’immane peso ma Restellì continuò ad agitarsi. Le giovani natiche risuonavano cotto i colpi del pube di lui mentre l’enorme pancia aderiva perfettamente alla schiena della giovane.Un torrente di osceni insulti precedette di poco l’orgasmo di Restelli, l’uomo con mosse frenetiche si staccò da Sara, la fece rovesciare sul pavimento e si spinse in avanti masturbandosi freneticamente. La grossa mano afferrò il viso della giovane e la costrinse a spalancare la bocca “Bevi puttana ebrea…… bevi tutto….” Ruggì mentre lo sperma incominciava ad eruttare copioso ed i bianchi schizzi si arrestavano sul viso e nella bocca di Sara…….”.Era il momento di agire…… Thomas si mosse rapido e giunse alle spalle di Restelli e gli afferrò la grossa testa pelata, lo costrinse a ruotarla un poco mentre l’affilato coltello tagliava velocemente i morbidi tessuti della gola. Un copioso fiotto di sangue schizzo quando recise la carotide e colpi Sara ancora stesa sotto di lui. La donna urlò, Thomas non ci faceva caso… se anche c’era qualcuno nella fabbrica, certamente il Rastelli l’aveva avvisato che quella sera si sarebbe divertito con una ragazza. Rastelli morì fissando Thomas con uno sguardo incredulo. Tutto doveva sembrare frutto di un furioso scatto di gelosia… Thomas si mosse velocemente, bloccò la giovane Sara… il coltello si mosse preciso e devastante… i colpi seguirono ai colpi come se l’assassino non riuscisse a fermarsi….ma Thomas era perfettamente lucido anche se non provava nessun piacere nel fare quello che doveva fare. Infierì sul corpo di Sara anche dopo che lei smise si agitarsi.Completò l’opera con un tocco ad effetto che non avrebbe lasciato dubbi sul movente. Evirò il Restelli ed andò ad infilare il membro tranciato nella bocca di Sara ancora spalancata in un ultimo muto urlo di terrore. Raggiunse silenziosamente i bagni e si ripulì togliendosi i vestiti macchiati di sangue ed indossandone altri che aveva portato con se, poi raggiunse gli armadietti dei lavoranti Ebrei e nascose i vesti nell’armadietto di Josef. Si allontanò rapidamente… non mancava molto prima che le guardie si insospettissero non vedendo uscire il Restelli ed andassero a vedere cosa stavasuccedendo……Nella notte, la polizia fece irruzione nell’appartamento dove l’ignaro Josef attendeva invano il rientro di Sara. Lui si difese… urlò la sua innocenza, ma quando lo portarono alla fabbrica e gli fecero vedere la scena del delitto… lo scempio del povero corpo di sua moglie… l’oscena profanazione della morte rappresentata da quel membro reciso infilato nella bocca non resse. L’unica cosa che in quel momento Josef desiderava era la morte…. Raggiungere la sua amata Sara…. Pur essendo innocente confessò il delitto.
Aggiungi ai Preferiti