Anni di studi e di applicazioni, sacrifici e rinunce, mi avevano portato ad ottenere quel posto che è un po’ il sogno di tutti i bambini. Ed anche io come tutti i bambini sognavo di fare l’astronauta, solo che il mio sogno l’ho sempre mantenuto ben vivo nella mia mente al punto che, una volta cresciuto, dopo il liceo i miei studi sono proseguiti verso l’università di ingegneria spaziale dove mi sono laureato con il massimo dei voti e la lode. Questo mi ha permesso di avere un sacco di offerte di lavoro ed ho potuto così scegliere quella che probabilmente mi avrebbe portato a coronare il mio sogno, la NASA. Il trasferimento in America, non è stato un gran problema, parlavo benissimo l’inglese e poi sono un tipo che si adatta bene a qualsiasi situazione. Le donne, l’altra grande mia passione, non mancavano e, anzi, il mio fascino latino trovava grandi consensi. Oltretutto, assumendo ruoli sempre più importanti, ero sempre più in vista e questo mi permetteva un gran ricambio. Non volevo relazioni fisse, avrebbero creato ostacoli per il mio lavoro. Fra i colleghi però, c’era una brunetta non altissima, ma con un corpo da favola e due occhi fiammeggianti, di origini messicane, credo, che ogni volta che la incontravo mi provocava le reazioni tipiche di un count-down, quando cioè il missile è pronto a partire e intorno si crea un gran ribollimento di fumo e fuoco. Mi eccitava da matti quel suo modo di camminare sculettante che faceva sobbalzare un seno sempre malcelato dal camice bianco. Sono sicuro che lei lo sapeva e faceva di tutto per mettersi in mostra, anche se poi, quando mi avvicinavo, reagiva sempre come un gatto davanti ad un cane, la stronza! Tornando sul lavoro, fu programmato un lancio di alcuni tecnici che avrebbero dovuto riparare un satellite che aveva subito dei danni. Io ero tra i candidati, insieme ad altri otto. Ma solo in tre sarebbero andati. Fu programmato uno stage di preparazione intensiva e mi meraviglia di vedere nel gruppo anche Monica, la brunetta di prima. Mi disse che non avrebbe volato, ma che partecipava all’addestramento per un prossimo lancio. Infatti, alla fine del corso furono scelti gli astronauti ed io ero fra quelli, insieme ad altri due colleghi americani. La felicità per aver raggiunto il sogno di una vita è impossibile poterla descrivere, mi sentivo al…settimo cielo! Pensavo che una sensazione di quel tipo non l’avrei mai più potuta provare, tanto era forte. Lo stesso era per i miei colleghi e decidemmo così, a tre giorni dal lancio di festeggiare con una cena l’avvenimento e nell’occasione invitammo anche gli altri colleghi che non erano stati selezionati ed anche Monica. Scegliemmo naturalmente uno dei migliori ristoranti di Houston e fu una serata bellissima a base di ostriche e champagne. Feci anche un tentativo di approccio con Monica ma, nonostante lo champagne, si mantenne fredda come sempre. Pazienza, mi dissi, non sa quello che si perde. Ma successe un fatto imprevisto. Probabilmente a causa proprio di quella cena alcuni colleghi ebbero un violento disturbo di stomaco con principio di intossicazione. Ne fu colpito anche uno dei miei compagni di viaggio e si fu al punto che la missione minacciava di saltare. Improvvisamente arrivò la comunicazione che Monica avrebbe sostituito il collega per cui, si partiva! Il giorno precedente al lancio non ero molto entusiasta di ritrovarmi nello spazio con una donna, sì bellissima, ma che non aveva l’esperienza necessaria per compiere gli obiettivi della missione. Oltretutto, essendo donna, avrebbe tolto quel chè di goliardico che c’è sempre quando tre uomini intraprendono un viaggio insieme, anche nello spazio. Ma così era e dovevo accettare di buon grado. Il lancio andò come previsto e in poco tempo ci ritrovammo a qualche migliaio di chilometri dalla terra, a godere di uno spettacolo unico, a ripensare in un attimo a tutti i sacrifici fatti per essere lì in quel momento. Un turbinio di emozioni e sensazioni che le immagini trasmesse alla televisione non potranno mai provocare. Ero un astronauta! Il nostro soggiorno sarebbe durato una settimana nella quale avremmo avuto anche molto tempo libero, se così vogliamo dire. Nella navicella indossavamo delle tute di un materiale elastico tipo lycra che si attaccavano al nostro corpo come una seconda pelle e che naturalmente esaltavano le forme della mia compagna di viaggio che mi ritrovavo sempre a volteggiare davanti agli occhi creando rigonfiamenti nella mia tuta che difficilmente potevo nascondere. Piano piano il nostro rapporto si fece più confidenziale, in fondo eravamo compagni in una bellissima avventura ed era giusto così. Nei momenti di relax portavo sempre più il discorso su argomenti personali e venni a sapere che era sposata con un vecchio industriale nel mondo del petrolio americano. Naturalmente non era molto soddisfatta sessualmente, ma questo lo capii senza che me lo dicesse. Una sera (o un giorno, chissà?), dopo aver fatto un duro lavoro all’esterno, entrai volteggiando nella parte della navicella privata, cioè senza telecamere, dove Monica mi seguì e vedendomi stanco si propose di farmi un massaggio. Nello stupore di quell’offerta accettai con gioia sia perchè ne avevo veramente bisogno, sia perchè da lei mi sarei fatto fare qualsiasi cosa. Con tutte le difficoltà dovute all’assenza di gravità, trovando un punto dove potermi agganciare senza volteggiare, si mise alle mie spalle e iniziò a far scorre le sue mani lungo la schiena. Era bravissima e trovai subito dei benefici piacevoli. Il calore che mi trasmetteva si diramava su tutto il corpo sotto forma di scosse elettriche e la reazione fu naturale e spontanea: il cazzo mi si indurì senza condizioni! Cominciavo ad essere imbarazzato da quella protuberanza, quando sentii che alle sue mani si era aggiunto anche il contatto del sul petto, compresso nella tutina, ma comunque ben evidente era il profilo dei suoi capezzoli che stavano inturgidendosi. La situazione stava scaldandosi e senza dire una parola le sue mani andarono a cercare il mio uccello che ormai mostrava perfettamente il suo profilo. Voltai la testa e andai a cercare la sua bocca da baciare. Trovai due labbra già umide e carnose che accolsero la mia lingua come un uccellino nel nido. Fu un bacio incredibilmente appassionato, ci succhiammo ci mordicchiammo ci scambiammo le nostre salive e nella distrazione mollai la presa che mi permetteva di stare fermo e ci ritrovammo a volteggiare sospesi nel vuoto con le nostre bocche incollate e le nostre mani che si frugavano dappertutto. Attirato da alcuni rumori strani, Jeff, il nostro compagno di viaggio del quale ci eravamo dimenticati l’esistenza, entrò nella cabina e ci trovò già praticamente nudi mentre Monica cercava di agguantarmi il cazzo senza riuscirci a causa del vuoto che non ci permetteva di stare fermi. Comprendendo la situazione , Jeff si agganciò ad una maniglia e afferrando Monica la indirizzò verso d! i me. Devo dire che apprezzai molto l’altruismo di Jeff, soprattutto quando Monica riuscì ad avvicinare il mio cazzo alle sue labbra e inizio un vero pompino…. spaziale. Le sue labbra avvolsero delicatamente il mio bastone e lentamente se lo ritrovò tutto in bocca, mentre la sua lingua ne seguiva il profilo, indugiando sulla cappella e sul buchino, insalivando poi ben bene tutta l’asta. Dopo un po’ di quel trattamento lo ritirò fuori e iniziò a leccarlo da cima a fondo senza trascurare le palle. Praticamente, mi trovavo a volare, sospeso nel vuoto con il solo cazzo puntellato nella sua bocca… incredibile! Nel frattempo la sentivo gemere e mugolare dimostrando di apprezzare il trattamento che Jeff le stava riservando. Infatti tenendola sollevata per le caviglie, si era intrufolato fra le sue gambe allargate, fino ad arrivare a leccare la sua fica gocciolante in una posizione che gli permetteva di ammirarla a 360 gradi. Passava dalla fica al buchino posteriore in un attimo saettando con la lingua e aumentando l’eccitazione di Monica che era ormai partita per un orgasmo multiplo. La mancanza di gravità ci permetteva posizioni impensabili e nuove e piacevoli sensazioni. Dopo un po’ di quel trattamento, quando ormai il mio cazzo era arrivato alla sua massima espressione, staccò la sua bocca e volteggiando cambiò rapidamente posizione. Adesso avevo di fronte a me la fica aperta e calda della donna che più avevo desiderato nella mia vita, nello spazio in mezzo alle stelle. Nemmeno nei sogni avevo potuto immaginare un panorama simile! Potevo ammirare quel fiore rosa, aperto all’interno di un cespuglietto nero, imperlata di umori e pulsante di passione mentre sullo sfondo si apriva l’indescrivibile paesaggio dello spazio profondo. Le avvicinai il cazzo alla fica e la penetrai senza tanti complimenti, quasi a sottolineare il fatto di quanto mi avesse fatto aspettare quel momento. Fu una nuova scoperta quella di scopare in assenza di gravità. Il mio uccello si mostrava ancora più grosso del solito e il contatto con le pareti della sua fica fu piacevolissimo. Era bagnata come non avevo mai visto prima e mentre la scopavo i suoi seni,liberi dalla tutina, sembravano finti da come stavano su dondolando ad ogni colpo. Intanto Monica si era aggrappata al cazzo di Jeff tenendolo ben stretto fra le labbra mente lui la stantuffava. Adesso la scena proponeva Monica in una sorta di ponte sospeso attaccata alle due estremità da due piloni ben impiantati in lei. Godeva come una pazza ed io non capivo perché sulla terra fosse così fredda e se veramente era la stessa persona. Il mio piacere era aumentato dal contatto con la sua pelle, le sue gambe morbide e lisce che ballonzolavano davanti a me. Le mie mani scorrevano s! u quelle due colonne di carne mentre sentivo il suo succo caldo che mi lubrificava l’uccello dentro di lei. Ormai ero sul punto di venire e anche Jeff mi sembrava maturo. Lo vedevo ansimare con il viso paonazzo e dopo uno sguardo d’intesa decidemmo di godere insieme. Aumentò i colpi fino ad entrarle completamente in gola e mentre lei succhiava a più non posso le venne in bocca con una bordata di sperma che riuscì a stento a inghiottire mentre io al momento del mio orgasmo tirai fuori l’uccello dalla sua fica perché volevo vedere il mio seme sulla sua pancia abbronzata e sul suo seno, ma già dal primo schizzo mi resi conto dell’impossibilità di poter centrare il mio obiettivo in quanto la mancanza di gravità creò un movimento di sperma nell’aria che non ne voleva sapere di ricadere sul corpo della ragazza, la quale avendo finito di spremere Jeff, si godeva lo spettacolo del mio cazzo che eruttava in gran quantità mandando nell’aria filamenti di sborra che sembravano ballerini! che danzavano sinuosi senza mai fermarsi. Per evitare di combina altri danni si precipitò sul mio uccello con la bocca e riuscì ad agguantare gli ultimi fiotti di caldo seme e poi delicatamente mi ripulì l’asta e la mano dei residui. Per concludere, fu curioso vederla rincorrere a bocca aperta quelle stelle filanti di sperma che ancora volteggiavano e una ad una risucchiarle avidamente inseguendole con la lingua. Durante il viaggio ci riservò molte altre sorprese e mi spiegò che sulla terra non vuole farsi prendere la mano da questi fatti perché non vuol perdere l’eredità che presto il vecchio marito le avrebbe lasciato. Mi disse anche che il disturbo che i nostri colleghi avevano avuto lo aveva provocato lei mettendo una dose da cavallo di lassativo nei loro piatti, d’accordo con un cameriere, perché non voleva perdersi per nulla al mondo questa opportunità di fare la missione con me. In quanto a Jeff, non che gli interessasse molto, ma comunque era un bell’uomo ed era lì, nel posto giusto al momento giusto e questo non le dispiaceva. Al rientro della missione, tutti gli accertamenti sul nostro stato di salute, evidenziarono un affaticamento generale del nostro corpo con un calo di peso di 2 kg per ciascuno. I medici nutrizionisti si misero subito all’opera per rivedere le dosi di cibo liofilizzato in dotazione durante le missioni, ritenendolo insufficiente. Solo qualcuno osò domandare cosa facevamo nei momenti di relax a telecamere spente, ma le risposte che ricevettero non si discostarono molto da quelle di tutti gli altri astronauti delle missioni precedenti. Ci lasciammo con una promessa….. “se ti piace farlo mentre viaggi….magari la prossima volta affittiamo un camper, ok?!?!”
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