Tempo d’esami di maturità, avevo deciso di studiare Economia aziendale ed Italiano con Monica perché io l’avrei aiutata con i bilanci e lei me con la letteratura. Era una ragazza che sprizzava vitalità e gioia di vivere da tutti i pori, alla simpatia associava una bellezza fuori del comune: era alta un metro e settanta circa, capelli castani lunghi e ricci, occhi dolcissimi e nasino da cerbiatta, piuttosto snella, il suo seno era una bella terza misura piuttosto soda. Le sue forme sferiche erano esaltate dalle magliette aderenti con cui Monica si presentava a scuola, si distinguevano le aureole larghe ed i capezzoli pronunciati. Il ventre era piatto, con un grazioso ombellico, un bel culetto e due belle gambe completavano la figura. Tutti a scuola avevamo voglia di lei e quando andavamo al mare per lo più le ronzavamo intorno. In costume era deliziosa, sprizzava erotismo allo stato puro specie con un costume chiaro che quando usciva dall’acqua metteva in risalto la sua femminilità. In pratica per un paio di fantastici minuti, aureole e capezzoli e più giù il boschetto, si potevano apprezzare facilmente! E a Monica piaceva molto essere al centro dell’attenzione e desiderata sessualmente anche se più di questo non concedeva, era ancora vergine e non era tipo che si lasciava mettere le mani addosso. Anche per questo mi piaceva. Mentre le nostre compagne anche meno “quotate” non disdegnavano le palpatine anche piuttosto spinte, lei no! Intendiamoci non era bigotta, a scuola veniva anche con la minigonna e sotto i pantaloni chiari s’intravedeva bene che portava il tanga, ed un paio di volte persino sotto la maglietta scollata dalle maniche non aveva il reggiseno facendoci distrarre ed impazzire dal desiderio per tutta la giornata. Ed in fondo stava anche alle battutine allusive che si scambiano i ragazzi. E quell’aria da “frutto proibito” che poteva trasmettere in noi compagni maschi non c’infastidiva, anzi provavamo grand’ammirazione e rispetto per la sua persona. Con il trascorrere dei giorni che passavamo insieme a studiare scoprivamo molti punti in comune ed il feeling tra noi cresceva. Ci alternavamo ora in casa sua ora in quella mia. Cresceva anche l’attrazione fisica, vedevo lei che mi guardava con gli occhi dolci, insomma le piacevo e mi rendevo conto che avrebbe fatto volentieri l’amore con me! Con il caldo Monica quando eravamo a casa sua era sempre più scollata, le cosce ormai senza calze erano invitanti ed un paio di pantaloncini o una bella minigonna né mettevano in risalto la bellezza. Ecco perché preferivo andare da lei, i suoi il pomeriggio lavoravano e noi potevamo stare più comodi nella sua stanza, lei sdraiata nel suo letto come Salomè ( quella della danza dei sette veli) ed io nella poltroncina. Cosicché finì per togliersi la maglietta e poi dopo anche la gonna o i pantaloncini di turno. Voi direte cari lettori e lettrici, a proposito un bacione a quest’ultime, che ci sarà di male se una bella fanciulla si mette a studiare davanti ad un compagno di classe in reggiseno e mutandine se già la vista a mare in costume e per giunta a scuola ha sbirciato tra le maniche della maglietta apprezzando le mammelle nude? Niente per carità, ma al mare siamo in un altro contesto, si è in gruppo, ci sono molte passerotte in due pezzi ed altre in monokini, ma lì noi due soli con quel bel lettino a disposizione il cazzo diventa duro, e come diventa duro! Lei m’invitava a mettermi comodo cioè in boxer e con quegli occhietti già pregustava il rigonfiamento che procurava il mio sesso sulla stoffa. Un giorno mi dice: “Alfonso ti da fastidio se mi tolgo il reggiseno?”. “No, scherzi Monica, fai pure, è cosi bello il tuo seno che tenerlo coperto è peccato”. “Sei il solito galante-si sganciò il reggiseno liberando le due belle mammelle-ahhh, che sensazione di libertà…ma non è che ti distrai adesso!”. “A pensarci bene non è un granché questo topless”, le dissi scherzando. “Ma vaaaa stronzo che hai il pisello lungo un chilometro!”. “Monica non pensi che staremmo bene insieme?”. “Non lo so, tu vuoi solo scoparmi o ti piace anche il cervello”. “Dai, che parola brutta in bocca ad una ragazza!”. “Perché parola brutta, se dico tu vuoi solo fare sesso invece di scoparmi non ha lo stesso senso? Sempre l’uccello dentro di me si tratta!”. “Queste risposte le devi trovare nel tuo cuore, per quello che mi riguarda io ti trovo attraente anche nella mente, e tu? Che cosa provi per me? Ti piaccio solo qui o anche come intelligenza?”. “Io sto bene accanto a te e non penso che sia solo una questione d’attrazione fisica”. “Ed anche per me è cosi, credimi”. Lei si avvicinò a me abbracciandomi, sentivo la dolce pressione del suo seno al mio torace, la baciai mentre con la mano scivolai dentro le mutandine accarezzandole il sedere. Lei si ritrasse: “Forse è meglio che tu vada, si è fatto tardi, tra poco verranno i miei”. “Hai paura di farlo?”. “No, con te non ho paura!” . Il sabato i suoi andarono al villino, era il gran giorno in cui Monica avrebbe conosciuto il piacere della carne. Mi aprì che aveva indosso una vestaglina di seta chiara molto leggera che le arrivava appena sopra le ginocchia. Era allacciata molto lenta, si notava il solco mammario ed i capezzoli turgidi spingevano la stoffa facendosi immaginare nel loro splendore. In teoria avremmo dovuto studiare ma il desiderio per l’altrui corpo era un richiamo troppo forte per non essere appagato subito. Chiusa la porta lei mi tolse la maglietta poi lentamente le slacciai la vestaglina gustando la sua pelle profumata che si andava scoprendo. Adesso aveva solo il tanga color bianco che tral’altro era pure di pizzo che mi consentiva un assaggio visivo del boschetto molto soddisfacente. Lei mi slacciò i pantaloni ed incuneandosi sotto la stoffa dei boxer arrivò al mio membro. Avevo ormai brache e boxer abbassati e lei dopo aver goduto visivamente del mio fallo cominciò ad esplorarlo manualmente con delicatezza. Con una mano teneva l’asta e con l’altra percorreva i testicoli gonfi, poi risalì dalla base del pene fino al glande scappellando il prepuzio. Questa gestualità mi stava facendo eccitare molto. “E’ la prima volta che vedi e tocchi un organo maschile Monica?”. “No, una volta ho visto mio cugino che si faceva la doccia e quel figlio di puttana se n’è accorto, così mi ha costretto ha fare la doccia con lui ed a toccargli il sesso sennò l’avrebbe detto ai miei”. “Che stronzo!”. “Pensa che avrebbe voluto che ingoiassi il suo pisello, lurido porco ma io gli ho dato un calcio ai coglioni e me ne sono andata”. “Hai fatto bene! anch’io ho visto le mie cugine nude e loro hanno visto me ma non mi sono mai sognato di metterle le mani addosso e di farmi succhiare l’uccello”. “Andiamo nel letto dei miei, saremo più comodi Alfonso”. La sdraiai nel lettone, poi lei alzò leggermente il bacino per consentirmi di sfilarle il tanga. Aveva una bella passerina, tuffai la bocca in quella delizia, contemplai i contorni delle grandi labbra, m’incuneai con la lingua tra i suoi ripieghi, i suoi umori la stavano lubrificando velocemente, risalii sul monte di venere assaporandone la peluria ben curata, poi fu la volta dell’ombellico e più su i suoi seni accoglienti aspettavano di essere accarezzati e i due capezzoli mordicchiati. Ormai ero completamente sopra di lei, le sue cosce flesse e divaricate mi consentivano di posizionarmi tra esse serrandole con le mie pronto ad affondare il movimento pelvico che avrebbe deflorato Monica. “Prendimi-mi sussurra con estrema dolcezza-fammi conoscere i piaceri della carne”. Allora cominciai ad oltrepassare le labbra con estrema delicatezza, il mio pene lacerò il suo imene provocandole un po’ di dolore. “Ahiii”, disse con un lamento misto di piacere. Nonostante l’imene fosse integro il mio fallo era scivolato abbastanza facilmente. La rassicurai: “Non è niente piccola, adesso sei una donna e proverai solo piacere!”. “Ahhhhh siiiii, ti prego stai un attimo fermo dentro di me, non ti muovere, fammi assaporare la gioia di averti dentro”. Mentre stavo fermo mi limitavo a baciarla sulla bocca e sul collo. “Ti piace vero Monica?”. “Che bello averti dentro, daii..adesso spingi fammi godere!”. Ormai era più sciolta e rilassata, passata la “paura” della prima volta Monica stava cominciando a gemere di piacere. Cominciai con movimenti pelvici piccoli e ben assestati, poi tenendo il ritmo aumentai la cadenza dei colpi e della spinta che esercitavo col mio bacino sul suo corpo. Ad ogni stoccata lei gemeva, mugolava di piacere ed al culmine eiaculai il liquido del piacere bagnandola tutta. Ci riposammo uniti nella carne, poi ci rivoltammo su noi stessi. Adesso era lei sopra di me, la posizione era molto piacevole per Monica perché mentre io le accarezzavo le mammelle e di tanto in tanto le stringevo i capezzoli, lei inarcando la schiena e dimenando il bacino adattava le pareti vaginali al mio membro. Per mio conto con le mani la tenevo dal fondoschiena e potendo apprezzare sdraiato tutto il suo corpo, dal viso al collo, alle sue deliziose tette all’inguine con il mio cazzo dentro mi eccitavo molto. Finalmente appagati ci concedemmo una bella doccia in comune dove c’insaponammo a vicenda.
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