Sugli scogli Era da poco passato mezzogiorno e il sole allo zenit cuoceva senza pietà chi gli stava sotto. Sazi del panino che avevamo appena mangiato, con il mio nuovo amico, figlio dei vicini in vacanza per la prima volta nella nostra isola, ci siamo allontanati dalla spiaggia, piena di ombrelloni e di grida, per cercare un posto pieno di patelle sulla scogliera.Giorgio era un bel ragazzo dai cappelli neri e ricci e due occhioni a mandorla che davano nell’insieme un’espressione femminea e dolce. Gli altri miei amici lo prendevano spesso in giro per il suo aspetto gracile alludendo che fosse omosessuale e per questo Giorgio preferiva solo la mia compagnia che, da parte mia non credevo alla sua omosessualità e, in ogni caso, non mi riguardava.Camminavamo da un bel po’ sugli scogli bruni senza più parlare perché, nonostante la nostra giovane età, la stanchezza cominciava a farsi sentire, quando ad un tratto l’abbiamo vista.Era bella, con un corpo da statua e la pelle color ambra. I suoi cappelli bagnati le coprivano appena il collo. Stava in piedi guardando il mare e rivolgendoci le spalle. Nelle mani teneva un grosso coltello da sub che le serviva per lo stesso motivo per cui noi ci eravamo inoltrati fino a lì. Eravamo vicinissimi, una decina di metri, e ci siamo subito accovacciati a guardarla in silenzio. I nostri cuori battevano forte per il risveglio dei primi istinti sessuali e nessuno dei due aveva il coraggio di guardare l’altro, quando la donna, oggetto dei nostri stimoli sessuali, ci procurò un ulteriore battito cardiaco. Si inchinò a raccogliere una patella offrendoci una visione meravigliosa dei suoi tesori più nascosti. I glutei rotondi si sono aperti portando alla luce del sole la sottilissima striscia di stoffa nera del tanga che percorreva la base dei due emisferi. Il buco del culo era appena coperto e si vedeva chiaramente l’anello color rame che lo avvolgeva e i raggi grinzosi che confluivano verso il bucchetto nascosto. Il costumino si allargava, leggermente, più sotto quel tanto che bastava a ricoprire le piccole labbra, lasciando le grandi labbra rigonfie alla mercé dei nostri avidi occhi. Questi particolari anatomici che ci turbavano notevolmente, erano evidenziati dall’assenza assoluta di peli che rigonfiavano, invece, la parte superiore del pube e dall’apertura delle gambe della donna che cercava di mantenere cosi l’equilibrio sugli scogli levigati. Dalla nostra posizione riuscivamo anche a vedere i seni della donna che pendevano liberi, come due grossi pompelmi, dal suo petto, incoronati da due scuri capezzoli prorompenti.Il mio membro era diventato turgido come se tutto il sangue del corpo fosse affluito lì. Ho anche notato lo stesso gonfiore nel costume del mio amico il quale non staccava gli occhi dalla donna. La cosa ha dato conferma alla mia intuizione sul ragazzo: era solo timido.Poi, lei si girò e ci vide. I suoi occhi che avevano il colore del mare, pieni di stupore in un primo istante, si riempirono di seguito di una strana luce che, ora, posso definire di lussuria. Ha fatto un bel sorriso amicante e l’immagine delle sue labbra rosse, da quel momento, non mi ha più abbandonato. Si è girata, su se stessa riprendendo la posizione iniziale, cercando, questa volta, di aumentare il nostro campo visivo porgendo di più le terga, anche quando questo non era necessario per la sua attività di raccolta.Ad un certo punto ha portato la mano sinistra fra le gambe e spostando il costumino cominciò ad accarezzare con le dita le sue più apocrife bellezze. Il color rosa delle piccole labbra ed il buco bruno del culo mi hanno fatto perdere ogni timore ed ho estratto il cazzo dal costume tenendomelo stretto tra le dita. La donna continuava ad accarezzarsi facendo scorrere le dita lungo il solco delle natiche, scendendo poi piano piano per aprire con il medio le piccole labbra rosee grattando con l’indice e l’anulare le grandi labbra color terra di Siena. Ad un certo punto il medio e l’anulare sparirono velocemente nella fica uscendo poco dopo bagnati e luccicanti nella luce del sole.Io godevo lo spettacolo tenendo forte il cazzo fra le dita e mi accorsi che anche il mio amico non solo aveva seguito il mio esempio ma già si sparava una sega. La donna continuò ad accarezzarsi ancora per poco, poi si alzò e prese a camminare verso una piattaforma di rocce lisce, coperta in parte dagli scogli, dove un uomo, disteso su un materassino leggeva il giornale. Appena l’ho visto mi sono sentito sciogliere le ginocchia dalla paura ed il cazzo si ammosciò scivolandomi tra le dita. Ma l’uomo non ci aveva visti. Era rivolto verso di noi ma il giornale ben aperto gli nascondeva la faccia ed una parte del petto peloso. Non so se era per la paura o per la curiosità che non siamo scappati via e siamo rimasti lì a guardare lo svolgersi della situazione.Nel frattempo la donna gli si era seduta al fianco e cominciò ad accarezzargli la pancia con lenti movimenti circolari. Lui cercò di buttare via il giornale ma lei gli mormorò qualcosa, l’ha fatto distendere meglio e posò il giornale sulla sua faccia. La sua mano continuò ad accarezzarlo scendendo pian piano verso il notevole rigonfiamento del costume. Sparì sotto il costume, l’uomo emise un ipocofo grido da tenore, e subito uscì tenendo delicatamente tra le dita una verga che, confrontata subito con la mia, mi sembrò di notevoli dimensioni. La testa della donna si abbassò e le sue labbra si avvicinarono alla cappella, con la lingua cominciò a dare piccoli colpetti e lunghe slinguate con la stessa voluttà che si lecca un cono di gelato. La donna, con il cazzo che le entrava e usciva di bocca, ci guardava con gli occhi sorridenti e ad un certo punto ha estratto il cazzo dalla bocca e tenendolo come trofeo mi sorrise con malizia. Poi si alzò, ci girò le spalle, scostò il tanga, si mise a cavallo sull’uomo e, tenendo il cazzo eretto, se lo portò nella fica infilzandosi con un colpo secco. All’azione seguì un grido di entrambi, i due corpi si unirono e il cazzo dell’uomo sparì come per magia.Iniziò una cavalcata lenta, il cazzo dell’uomo usciva fino alla base della cappella e poi riaffondava sino a sparire del tutto. Un liquido appiccicaticcio lo imbrattava facendolo luccicare nel sole come un pistone ben oleato e poi formò un rigagnolo che gli scendeva fra le due grosse palle. La donna teneva ben aperte le natiche con le due mani facendoci notare ogni più piccolo particolare della focosa cavalcata. Ogni volta che il grosso cazzo le si affondava dentro, il buco del culo si sporgeva di fuori e la donna se lo accarezzava infilandoci ogni tanto l’indice fino alle nocche.L’uomo ha cercato più volte di togliersi il giornale dalla faccia ma la donna, alla fine, gli gridò un secco no e quello acconsentì senza più lamentarsi.I movimenti dei due erano ora più veloci e l’uomo ansimava forte; a questo punto lei si fermò e con forte disapprovazione dell’uomo estrasse il cazzo dalla fica. Poi si girò verso di noi, si accovacciò pian piano sul cazzo dell’uomo indirizzandolo verso il bucchetto più stretto. L’uomo stavolta approvò e lei, mordendosi le labbra, cominciò ad abbassarsi accogliendo il cazzo nel suo buco più profondo. Ero rimasto sbalordito dall’elasticità di quel buchetto che si allargava a dismisura per permettere la penetrazione di quel membro enorme. La donna si mordeva il labbro inferiore, non so se per dolore o per piacere. Dopo cominciò a muoversi lentamente alzandosi fino a che rimanesse dentro solo il glande ed abbassandosi fino a far sparire completamente il cazzo nel suo bucchetto grinzoso. La donna ormai si muoveva con una certa velocità. Teneva gli occhi chiusi e gocce di sudore le adornavano il viso. L’uomo trapanava forte e un liquido marroncino cominciò a percolare dal culo lungo il cazzo. Io mi sentivo come drogato e il mio cazzo stava esplodendo così come quello di Giorgio. Sentii forti spasmi addominali ed il liquido denso che sgorgava dalla mia uretra per imbrattare gli scogli davanti a me.Poco dopo vidi l’uomo tenere la donna stretta per i fianchi, il cazzo le si affondò sino alla base e con un grido venne pure lui.Ce ne andammo di fretta e in gran silenzio. Nella strada di ritorno nessuno dei due fece parola……………La sera c’era un gran via vai in casa nostra; per lo più parenti che erano venuti a fare visita a mio zio, fratello di mia madre, che viveva in città, in vacanza anche lui con sua moglie nella nostra isola. Io stavo seduto su un muretto del giardino quando mia zia si avvicinò tenendo un piatto con un po’ di calamari fritti. Me li offrì e tenendo un anello di calamaro col pollice e il medio se lo portò in bocca con movimenti lenti e sensuali . Dopo leccandosi le dita uno per uno, mi chiese con un sorriso malizioso: “avete raccolto molte patelle tu e Giorgio oggi?”. Lezioni… I giorni scivolavano dolcemente nella calura estiva ed eravamo ormai vicini alla festa di S. Elia nei primi di agosto. Il paese era in fermentazione, le donne pulivano le strade, imbiancavano con la calce i muretti e i tronchi degli alberi e noi giovanotti raccoglievamo frasche per i falò della notte alla vigilia della festa.Quella mattina mi sono alzato tardi perché il giorno prima avevo lavorato molto con i miei amici per creare uno dei più grandi falò della spiaggia. Mio padre con mio zio si erano alzati all’alba per andare a pescare con la barca dall’altra parte dell’isola e mi avevano invitato ad andare con loro cosa che sicuramente avrei fatto se non mi fossi sentito così stanco. Avevo declinato con fermezza anche l’invito di mia madre che mi voleva portare con sé nella chiesa di S. Elia, che si trovava sulla collina a pochi chilometri dal paese, per aiutare il prete a pulire la chiesa come, diceva mia madre, facevano tutti i bravi ragazzi del paese. Ma a me non interessava affatto essere il bravo ragazzo della mamma, cosa che tra l’altro consideravo un’offesa, ed i chierichetti che mia madre considerava bravi ragazzi, io e i miei amici li trattavamo con disprezzo. Così sono andato a dormire tra le forti disapprovazioni di mia madre che se la prendeva con mio padre il quale, secondo lei, era colpevole per il mio disinteresse per la chiesa e le risate dei miei zii che sfottevano entrambi.L’indomani mi sono alzato dal letto verso le otto e mezza sicuro di non trovare la colazione pronta. Ogni volta, infatti, che mia madre litigava con me si vendicava con questo modo puerile.La prima cosa che feci era levarmi le mutande, mi piaceva molto girare nudo per casa quando non c’era nessuno, e mi inoltrai verso la cucina alla ricerca dei biscotti felice per quei momenti di libertà. Appena entrato in cucina, però, mi dovetti ricredere. Di fronte a me stava mia zia intenta a infilare una teglia di peperoni nel forno. La sua maglietta le copriva appena la parte superiore del culo e…. non portava le mutandine. I particolari che avevo notato qualche giorno prima al mare erano ulteriormente evidenziati dalla vicinanza. Il mio cazzo si inalberò con la velocità della luce e rimasi lì impalato a guardare lo spettacolo. In quel momento non riuscivo a pensare a niente, neanche ad andarmene in silenzio, cosa che sembrerebbe molto logica. Invece rimasi, invaso da un senso di sfida e di irriverenza verso mia zia che negli ultimi giorni era diventata l’oggetto delle mie sfrenate seghe.Questo mio coraggio, però, sparì di colpo quando mia zia si girò e vedendomi in quelle condizioni gridò “mascalzone, cosa stai facendo?”. Diventai rosso come un peperone e cominciai a balbettare delle scuse mentre la zia si avvicinò, stavolta sorridente, dicendomi maliziosamente con una punta di ironia “ ma guarda come siamo diventati grandi!! e ben accessoriati!!”.Non sapevo che pesci pigliare quando lei allungò la mano e prese tra le sue dita le mie palle massaggiandole delicatamente. Poi si abbassò e continuò il massaggio delle palle con la lingua. Leccava e succhiava con una voluttà incredibile, mi sentii mancare e mi tenni dalla maniglia della porta. Ad un tratto la sua lingua partì dai coglioni e cominciò a salire lentamente lungo il cazzo. Arrivata in cima, fece il giro del glande con la punta, cercò di introdursi nell’uretra provocandomi un dolce dolore e poi la bocca si aprì accogliendo tutta la verga nella cavità orale. Sentivo le sue labbra attorno alla base del cazzo e le sue unghie che si affondavano nelle mie natiche.Mentre lei faceva uscire pian piano la verga da quel nido caldo e umido ho avuto la sensazione che dalla mia uretra stesse uscendo la pipì. Purtroppo non era solo una sensazione! Fiotti irrefrenabili di pipì dorata sgorgavano dal mio cazzo senza che io li potessi fermare. Lei lo estrasse velocemente dalla bocca mentre io le inondavo la faccia e il corpo con il piscio caldo. Sul momento rimase sbigottita ma poi indirizzò il getto sui suoi seni mentre con la mano destra si toccava la fica.Io ero mortificato per questa incontinenza. Cercavo una scusa ma lei non mi diede il tempo. “Vai a riempire la vasca e infilati dentro, io devo pulire qui” mi disse.Maledicendo la mia incontinenza mi avviai verso il bagno e feci quello che la zia mi aveva ordinato.Avvolto dall’acqua tiepida della vasca mi sentivo confuso quando la zia entrò nel bagno. Si levò la maglietta e la mise in una bacinella con acqua e detersivo, poi si mise sotto la doccia e si sciacquò per bene. Senza asciugarsi si avvicinò alla vasca e con movimenti lenti entrò nell’acqua.Sorridendo mi disse di non preoccuparmi, che questa cosa poteva succedere a chiunque e che in ogni caso le avevo procurato un piacere che mai prima aveva provato. Mentre mi parlava mi massaggiava delicatamente la pianta dei piedi facendomi rizzare di nuovo il cazzo. Lei lo notò subito e mi disse maliziosamente “siamo di nuovo a tiro eh?”. Io non risposi e lei si portò l’alluce del mio piede destro in bocca e cominciò a succhiarlo. Era una sensazione bellissima, quasi come quella che sentivo quando mi aveva fatto la stessa operazione sul cazzo.Prese ad insaponarmi in ogni parte del corpo perdendo più tempo nella zona dei genitali. Mi chiese di fare la stessa cosa con lei ed io eseguì molto volentieri. Mentre le insaponavo i seni chiuse gli occhi mordendo il labbro inferiore, i capezzoli le diventarono turgidi e le areole si raggrinzirono. Presi coraggio e continuai a insaponarla scendendo man mano di quota sino ad arrivare sul pube. Lì mi fermai per un attimo ma poi introdussi la mano con fermezza tra le sue gambe. La sua fica era bollente, le mie dita si perdevano tra le grandi e le piccole labbra, quel tessuto molle e liscio, quel buco dove facilmente si perdevano quattro mie dita mi fecero perdere la testa. Mi avvicinai e in modo maldestro cercai di infilare lì il mio cazzo. La zia mi fermò con decisione e con dolcezza mi disse di non avere fretta, che dovevo godere con calma ogni momento.Ci sciacquammo in fretta e lei mi asciugò con cura, poi prendendomi per mano mi portò nella sua camera da letto.C’era un copriletto di lino sul letto di ferro battuto. Le tendine bianche a intaglio spargevano una luce lattea nella stanza imbiancata di calce. In netto contrasto con questo biancume erano il massiccio armadio di quercia annerito dal tempo ed il comò con il grande specchio che era appartenuto al mio bisnonno.Mi fece distendere sul letto, poi salì pure lei e si mise a caproni sulle mie gambe infilandosi il cazzo in bocca. I suoi capezzoli mi solleticavano le ginocchia e lo specchio del comò, posto dietro di lei, mi offriva lo spettacolo delle sue terga ben dilatate. Non sono riuscito a trattenermi per molto; fiotti caldi di sperma sgorgarono dal mio cazzo in quella bocca avida che non fece perdere neanche una goccia. Mi sorrise con malizia dicendomi che avevo un buon sapore. Si distese accanto a me e per cinque minuti nessuno dei due parlò. Io mi sentivo tra le nuvole, ubriaco e una dolce stanchezza percorreva le mie membra.“Ti insegnerò un nuovo gioco” mi disse e si mise a cavalcioni sulla mia faccia. Si rimise il mio cazzo in bocca mentre io potevo, finalmente, esaminare da molto vicino l’anatomia della sua fica e del buco del culo grinzoso che palpitava davanti ai miei occhi.Cominciai a toccare le varie parti con una sincera curiosità; le aprivo le labbra ed osservavo con grande piacere le sfumature di colore che presentava la pelle in quella zona. Poi lei si girò e si sedette a gambe aperte sul mio petto. Aprì la fica con l’indice e il medio e mi indicò ogni parte della fica e la sua funzione. Io, fino a quel momento, credevo che la fica altro non era che un’uretra allargata, ma lei mi insegnò ogni cosa, compreso il concepimento, con una semplicità e noncuranza straordinarie. Mi indicò il clitoride e mi spiegò la sua funzione; mi parlò del ciclo mestruale e dei giorni fertili, mi disse di stare attento con le ragazzine e di eiaculare fuori quando non era possibile usare il preservativo. Mi parlò degli altri metodi anticoncezionali più sicuri, come la pillola, e di quelli naturali. Alla mia domanda quali erano quelli naturali mi sorrise con malizia ed indicandomi il buco del culo mi disse “quello che avete ben visto tu e Giorgio al mare”. Quel ricordo mi fece inalberare di nuovo il cazzo e le chiesi se potevo provarlo anch’io. “Prima cominciamo con questa” mi disse, “poi ti farò assaggiare il mio bucchino”.Si sedette sul mio cazzo e lo fece scivolare nella fica. Era molto bagnata e scivolosa e pensai che non avrei provato un gran piacere con il mio cazzo piccolo che navigava in quella fica. Mi sbagliavo, lei cominciò a stringere i muscoli della vagina alzandosi lentamente, poi, allentando la presa si abbassò per rifare la stessa operazione. Questo massaggio andò avanti lentamente a lungo procurandomi un grande piacere fino a sentire i fiotti di sperma che stavano per sgorgare fuori. Lei lo capì e si fermò. “Non devi avere fretta a godere” mi disse, “il piacere deve essere reciproco, più dura a lungo, più bello è”. Estrasse il cazzo dalla fica, poi si girò mettendosi carponi sulla mia faccia dicendomi di leccarle lentamente il clitoride. Lei cominciò a slinguettare con il mio cazzo.La fica era bagnata e faceva un buon profumo. Avvicinai lentamente la bocca e cominciai a leccarla. Provai un piacere che non mi aspettavo e continuai con grande impegno diventando sempre più invadente. “Sei molto bravo, mi fai impazzire” mi disse. La mia lingua giocava con il clitoride, poi si intrufolava nella vagina e di nuovo fuori a dare lunghe slinguate dal clitoride sino al culo. Già, il culo. Quel buchetto grinzoso mi aveva colpito da quando l’ho visto, appena coperto dal tanga, al mare. Ora l’avevo davanti a pochi centimetri dagli occhi e pensavo come aveva fatto quel cazzo enorme di mio zio a entrarci. Cominciai ad accarezzarlo lentamente con la lingua mentre la zia Elisa cominciò a mugullare. Ero come impazzito. Il cazzo mi diventò durissimo e la mia lingua sempre più prepotente esplorava le profondità di quella porca della zia. “Diventerai un grande amante e un grande porco” mi disse alzandosi. Si girò e, tenendo il cazzo ben insalivato tra le dita, lo indirizzò nel buco del culo. Si sedette lentamente ed il cazzo sparì in quel buco profondo. Era molto più caldo della fica ed anche più stretto. Lei strinse forte i muscoli anali e cominciò ad alzarsi. Pensavo che mi staccasse il cazzo, tanto era forte la morsa. Poi si riabbassò piano piano e continuò con la stessa operazione. Era diventata rossa in faccia. Mi è sembrato che le piacesse prenderlo più in culo che nella fica. Alternava movimenti veloci con movimenti lenti e rilassanti. Era per me una sensazione molto più forte di quella che avevo sentito quando l’avevo messo nella fica. E poi vedere quella fica depilata spalancata davanti a me era una sensazione sublime. Stavolta mi sono reso conto prima che stavo per venire. Cominciai a muovermi più velocemente affondando il mio cazzo più profondo che potevo e dopo un po’ le inondai le viscere di sperma.Ero spossato, sentii il cazzo afflosciarsi lentamente. Lei lo estrasse lentamente e si coricò vicino a me.Siamo rimasti così per diverso tempo senza parlare. Poi mi sono alzato. “Così te ne vai?” mi chiese la zia e io le risposi che stavo andando a fare la pipì. “Aspetta” mi disse, “voglio provare un’altra cosa che finora non ho mai fatto”. Mentre stavo in piedi accanto al letto, mi prese di nuovo il cazzo in bocca. Diventò subito duro ma mi stava scappando la pipì e le dissi che era meglio che questa operazione la facessimo in bagno per non sporcare la coperta. Mi rispose che aveva in mente un’altra cosa. Si inginocchiò sul letto porgendo le terga verso di me. “Infilamelo nel culo” disse, “e inondami con tutta la pipì che hai”. Era veramente porca. Questa richiesta mi ha fatto impazzire. Glielo infilai senza gentilezza facendola gemere forte. Dopo alcuni colpi portentosi mi fermai e cominciai a pisciare. Era una pipì lunga e abbondante e lei l’accettava gemendo e mordendo le lenzuola. Quando ebbi finito lei si alzò e lo estrasse molto lentamente. “E’ stato bellissimo” mi disse, “vai nella tua stanza. Io vado in bagno e ne avrò per un bel po’“…….
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