Ormai la sessione estiva degli esami si stava avvicinando inesorabilmente. Io ormai avevo di non seguire più le lezioni, sempre più noiose e meno redditizie (professori che seguivano di pari passi il libro inserendo qua e là qualche errore di loro produzione, microfoni eternamente rotti, caldo insopportabile nelle aule) e inoltre avevo da recuperare un paio di esami arretrati. Passavo perciò tutte le mie giornate nelle aule studio, un eremo di pace e di silenzio (non sempre…), le uniche stanze dell’università dove l’aria condizionata sembrava non essere soltanto un lontano miraggio.Fare amicizie in questi posti non è nemmeno poi tanto difficile, ci si trova spesso a studiare fianco a fianco con persone che non si conoscono, però certamente non rientrava nei miei piani: stavo dandoci dentro per superare al primo appello quei due benedetti esami e poter regalarmi perciò qualche giorno in più di meritate ferie. Ferie che non sarebbero durate poi chissà quanto perché in agosto si tornava sui libri per la sessione autunnale, per recuperare gli esami che avrei dovuto fare a settembre. L’università è insomma un piccolo circolo vizioso, si perde un colpo e te lo porti dietro per anni.Comunque qualche faccia ormai cominciava a diventare nota, anche se magari non ci avevo mai parlato insieme era capitato più di una volta trovarsi a studiare allo stesso tavolo. Quel giorno mi ritrovava di fianco una coppia di ragazze che come me frequentavano quell’aula studio, a cui avevo già fatto caso altre volte, non solo perché fossero entrambe due belle ragazze ma anche per le loro caratteristiche fisiche così differenti. Una alta come me, e una ragazza che passa di qualche centimetro il metro e ottanta non passa certo inosservata, per di più se è carina come Roberta, un bel fisico atletico, senza un filo di grasso, capelli biondi e lisci, lunghi fin oltre le spalle, occhi marrone chiaro. Sara invece è quasi all’opposto: piccolina, un metro e sessanta, e mingherlina, un viso più paffuto di quello allungato di Roberta, capelli castani leggermente mossi sempre raccolti nonostante non siano poi così lunghi, un bel seno e un sederino tondo da capogiro. Senz’altro, sebbene la bellezza di Roberta fosse più appariscente, io preferivo il viso carino e dolce di Sara, con qualche lentiggine a darle un’espressione da ragazzina, il suo fisico meno appariscente ma sicuramente molto sexy.Ogni tanto alzavo gli occhi per lanciarle uno sguardo furtivo e cogliere la sua bellezza semplice e non appariscente, ma subito tornavo sui libri, come se fosse stata una cosa casuale, riprendendo immediatamente a studiare quella che era una materia caratteristica del mio corso di studio, una di quelle materie squisitamente tecniche che poi nella quotidianità di qualsiasi impiego o quasi non sarebbe servita a nulla. Andavo avanti svogliato, ma con decisione, mille sarebbero stati i motivi per mollare tutto e andarmene. Insomma, la mia soglia di attenzione non era certo delle migliori in quei momenti e anche i discorsi delle due ragazze, pur fatti a bassa voce, quasi sussurrati, mi arrivavano alle orecchie disturbandomi. Pian piano il tono della loro conversazione aumentò e io, pur rimanendo con la testa china sul libro, seguii i loro discorsi abbandonando la lettura del mio libro. Stava discutendo un problema di fisica 2, materia che avevo brillantemente superato già da un anno o due ma che ricordavo ancora bene, dal momento che mi aveva appassionato molto ed ero entrato in “sintonia” con essa. Si erano bloccate in un punto, di fronte a una situazione palesemente impossibile di cui si erano rese conto ma non riuscivano a trovare l’errore che aveva portato ad essa. Ripercorsero l’esercizio da capo a piedi, completamente, un paio di volte e subito mi resi conto del passaggio in cui entrambe commettevano lo stesso errore che le portava nuovamente a bloccarsi allo stesso punto.Soprappensiero, alzai finalmente la testa verso di loro e spiegai qual era l’errore che commettevano e in che situazione avrebbero invece dovuto andare a trovarsi. Prima di poter dire qualcosa mi guardarono insieme e a tal punto io dissi subito con tono di scusa: “Scusate, forse non era il caso che mi intromettessi…”.”No, no, anzi, grazie mille, non riuscivamo a trovare la strada!” esclamò gentile Roberta.Scambiammo così alcune parole, fra l’altro presentandoci, dal momento che non l’avevamo mai fatto prima.”Ma tu a che anno sei?” mi chiese sempre Roberta.”Al quarto”.”Come sei messo con gli esami?”.”Be’, abbastanza bene, sono indietro di un paio, ma conto di recuperarli a questa sessione. Poi a settembre dovrei dare quelli del secondo semestre di quest’anno”.Poi tornammo a studiare, loro a fare gli esercizi di fisica su cui non ebbero più grandi difficoltà. Da quel giorno incominciammo a salutarci, ci vuole veramente poco per fare amicizia all’interno dell’università: ci vedevamo soprattutto in aula studio, ogni tanto Roberta o Sara venivamo a chiedermi qualche cosa, anche se non eravamo allo stesso tavolo, capitava di prendere il caffè insieme o cose del genere.Un giorno arrivai in aula studio che era già affollata, c’erano solo dei posti singoli in qualche tavolo fra cui quello in cui c’erano loro due. Mi avvicinai salutandole: “Ciao Sara, ciao Roberta. Come va, tutto bene? Posso aggregarmi a voi?”.”Certo sì, siediti. Oggi sono venuti tutti a studiare qui”.Mi sedetti così proprio di fronte a Sara, che ormai cominciava a piacermi. Poi quel giorno era particolarmente bella, una camicia aderente beige le donava proprio, faceva risaltare il suo fisico e io ogni tanto non poteva fare a meno di guardarla, indugiando sulla pronunciata prominenza del seno. Un paio di volte incontrai anche il suo sguardo, ma io distolsi subito il mio, scoperto a sbirciare, finché la terza volta lei mi sorrise e mi chiese: “Come va?”.”Ma, poca voglia di studiare. È troppo una bella giornata per restarsene qui chiusi…” in effetti era proprio così, me ne sarei andato volentieri a fare un giro con lei.”Come ti capisco, anch’io non riesco a capirci qualcosa di questi esercizi!””Magari posso aiutarti”.Mi feci così più vicino e iniziai a spiegarle gli esercizi più complessi, mentre invece Roberta sempre essersi dedicata allo studio della teoria e continuava a leggerle per conto suo dal libro. Andammo avanti per ancora una mezz’oretta fianco a fianco, finché ancora una volta ci guardammo per qualche secondo e fu lei a interrompere un silenzio che presto sarebbe diventato imbarazzante: “Perché non ce ne andiamo davvero a fare due passi in centro?”.Io non potevo che dimostrarmi d’accordo, anzi, fui il primo di noi due ad alzarmi sulle ali dell’entusiasmo, mentre Sara sussurrava a Roberta: “Andiamo a fare due passi, vieni anche tu?”.Roberta si limitò a lanciare un’occhiataccia all’amica e a rispondere un po’ brusca: “No, no, io rimango a studiare”. Proprio non capivo perché facesse così di fronte a un gesto di cortesia. Comunque fosse, quella domanda per un attimo mi aveva gelato, ma fortunatamente era andato tutto bene. Saremo andati solamente noi due, e la cosa non poteva che farmi piacere.Nonostante la nostra conoscenza si limitasse a qualche saluto quando ci incontravamo e alle due parole che ci scambiavamo in aula studio, iniziammo subito a parlare come se fossimo amici da tempo, raccontandoci un po’ di tutto, dagli esami alle amicizie. Scoprii così che divideva un appartamentino proprio con Roberta, uno di quelli fatti ad hoc per gli studenti universitari, una zona giorno con cucinino, un bagno e, cosa assai rara, due camere singole.”Per me sarebbe stato un sogno dividere un appartamentino con un amico, è che all’epoca non ho trovato nessuna occasione, solo cose più in grande mentre io preferivo la tranquillità”.”E come mai non provi adesso a cercare qualcosa?” mi chiese lei con un certo entusiasmo.”No, non credo faccia al caso mio. Ormai mi sono troppo abituato al collegio, credo ormai di essermi assuefatto ai frati e di esserne quasi dipendente”.Lei si mise a ridere e continuammo la nostra passeggiata, passando ad argomenti ben più divertenti. Andammo anche a prenderci un gelato nei carrettini che si trovano d’estate in centro, e solo quando eravamo ormai arrivati al cono andammo a sederci su una panchina all’ombra di un vecchio platano continuando a dire stupidate. Mi sembrava impossibile, essere a passeggio come due fidanzatini proprio con la ragazza che mi piaceva tanto: ero al settimo cielo.Finimmo di sgranocchiare il cono e poi ci alzammo, con un ennesima battuta che la fece ridere. Era così bella quando rideva e la guardai sorridere, mentre mi abbracciava dicendomi: “Mi stai proprio simpatico, mi fai troppo ridere!”.Sentivo il suo seno pieno e morbido contro il mio petto, mentre mi guardava con i suoi occhi deliziosi e il sorriso sulle labbra. Le vidi avvicinarsi alle mie e pensai: “Ecco, ora mi bacia, ora ci baciamo” e il cuore mi batteva a mille nel petto. Poi all’improvviso lei si fece seria e distolse lo sguardo, staccandosi subito da me. Stavo per chiederle cosa avesse, quando con lo stesso entusiasmo e lo stesso sorriso di prima mi prese per mano e mi trascinò quasi, dicendomi: “Dai, andiamo a vedere se è uscito l’album che dicevamo prima”.Maledii il momento in cui le avevo parlato di quell’album, che interessava anche a lei, e al fatto di essere a due passi dal più grande negozio di dischi della città. Alla fine lo trovammo, in bella vista, e sembrava costare ben più di quanto lei si attendesse, infatti rimase un po’ perplessa.”Allora, cosa facciamo, lo prendiamo?” le chiesi.”Mmm, non lo so, costa parecchio… Però non è di quei cd che puoi dire me lo faccio masterizzare, non credo lo prendano in tanti”.”Dai, te lo regalo io” buttai lì quasi scherzando.Lei si mise a ridere: “Eh, sì, magari!”.”No, dico sul serio, te lo regalo io”.”Ma va, costa un patrimonio!”.”Tanto piace anche a me, vorrà dire che me ne fai una copia!”.”Ma no, dai, non dire cavolate!”.Dovetti insistere ancora un po’ perché lei si decidesse ad accettare, così andammo alla cassa e uscimmo col nostro bel pacchettino.”Grazie” disse appena fuori dal negozio alzandosi in punta di piedi e stampandomi un bel bacio sulla guancia. Almeno avevo ottenuto un bacio quel giorno, non del tipo che avevo sperato poco prima, ma senz’altro meglio di quello che avrei immaginato quella mattina appena alzato.Tornammo in aula e incontrammo Roberta che ancora stava studiando: non ci vollero che pochi scambi di battute per capire che era parecchio nervosa. Non avevo certo la confidenza per chiederle cosa avesse, ma vedevo che Sara sembrava anche lei preoccupata a vedere l’amica così.L’indomani incontrai casualmente Sara per i corridoi, verso le undici.”È fantastico quel cd, grazie mille ancora!” mi disse.”Figurati!”.”Fra qualche giorno te ne faccio una copia…” aggiunse.”Perfetto, ho proprio voglia di ascoltarlo”.Sara fece un’espressione strana, poi continuò: “Guarda, scusami, sono di corsa, magari ne parliamo dopo in mensa: ora ho lezione”.”Ok, a che ora ci vediamo?”.”A mezzogiorno e venti davanti all’entrata della mensa, esco un po’ prima così evitiamo la ressa”.”A dopo!””Ciao!!” mi disse mentre già iniziava a correre per il corridoio. La guardai estasiato: era una favola! Guardavo il suo culetto muoversi stretto nei pantaloni bianchi, la sua schiena perfetta sulla quale, attraverso l’aderentissima maglietta rosa, spiccava un reggiseno scuro.L’effetto sul davanti ebbi ampia occasione di ammirarlo mentre mangiavamo, l’uno di fronte all’altra: quella maglietta rosa dal tessuto elasticizzato le si incollava addosso, rivelando ogni dettaglio del suo corpo, poi era anche abbastanza trasparente per cui era come se fosse col solo reggiseno addosso. Senz’altro aveva un seno meraviglioso, che risaltando nella sua pienezza sul suo corpo piccolino: avrei voluto mettere le mani su quelle rotondità, stringerle fra le dita, sentirne la consistenza. Fra l’altro un po’ di scollatura mi illudeva, senza mai soddisfarmi, di rivelare qualcosa di più di quei tesori nascosti. Bastò comunque quello che vedevo a indurirmi il sesso e a farmi fantasticare per tutto il pranzo, sebbene continuassimo a parlare di tutte altre cose.Solamente alla fine tornammo sul discorso del cd: “Che ne diresti di venire oggi pomeriggio a casa mia, così potresti ascoltarlo. Poi avrei bisogno di un aiuto con fisica…” mi disse guardandomi con i suoi occhioni marroni. Come potevo resisterle e dirle di no?”Fino a che ora hai lezione?” mi chiese poi.”Finisco alle quattro”.”Bene, allora ti aspetto per quell’ora lì”.La sua decisione mi lasciò completamente imbambolato, altrimenti mi sarei ricordato che in quel periodo non stavo assolutamente frequentando le lezioni e avrei potuto precipitarmi subito da lei. La sua espressione birichina faceva supporre qualcosa in più a quello che mi aveva detto.Ovviamente non andai a lezione e altrettanto ovviamente dopo che ci salutammo, al termine del pranzo, non riuscii a studiare nulla, ma solo a sfogliare più volte l’intero libro cercando di concentrarmi su qualche argomento. Alla fine rinunciai e andai a fare due passi in centro aspettando che il tempo passasse almeno un po’, ma l’orologio sembrava calamitato. Alle quattro meno un quarto fui sotto casa di Sara e Roberta, come sempre il portone era aperto e salii di corsa le scale fino al quarto piano, col cuore che mi batteva a mille più per l’emozione che per lo sforzo.Suonai il campanello e attesi per cinque lunghissimi secondi che mi parvero ore, nei quali mi passarono mille pensieri per la testa: e se non ci fosse? E se non rispondesse?Alla fine però la porta si aprì, ebbi un tuffo al cuore seguito da un’ondata di delusione che mi investì come un tir: non era Sara ad aprirmi la porta ma Roberta. Chissà perché, ma avevo sempre considerato che lei fosse fuori quel pomeriggio, e che sarei rimasto solo con Sara, invece avremmo avuto compagnia…”Ciao, mi ha detto Sara che saresti venuto! Mi ha detto di scusarla tanto, ma proprio s’era dimenticata che aveva un appuntamento dal dentista alle tre e mezza, fra l’altro dovrebbe essere una cosa piuttosto lunga. Per fortuna gliel’ho ricordato io, altrimenti quella smemorata… Be’, dai, entra”.Fu un’autentica onda di maremoto che mi sommerse. “Ma va a cagare tu e la tua memoria!” pensai fra me e me, mentre, ora completamente scazzato, entravo.”Mi ha detto che eri venuto ad ascoltare quel cd che avete comprato, è carino” mi disse mentre accendeva il piccolo stereo e un paio secondi dopo la musica entrò in quell’atmosfera che presto altrimenti si sarebbe fatta piuttosto imbarazzante per la mia incazzatura.”Sì, l’ha detto pure a me” risposi per cortesia.”Prendi qualcosa?”.”Be’, visto che sono qui ormai, volentieri, grazie”.”Ti va bene un succo di frutta? Siediti pure”.”Certo””So che eri venuto anche per aiutarla un po’ in fisica, c’erano un paio di esercizi che proprio non sapevamo fare. Se ti va potresti spiegarli a me”.Ormai, visto che c’ero… Magari tirandola un po’ per le lunghe Sara sarebbe rientrata.”Va bene, tanto oggi non avrei senz’altro studiato. Magari stasera mi metto un po’”.Scambiammo due parole, seduti attorno al piccolo tavolo della cucina. All’improvviso notai come guardava, uno sguardo strano, infuocato. La mia testa cominciava a non capire più nulla, forse stava diventando deficiente e pensavo che tutte le ragazze potessero provare interesse per me. Però, non era per niente male nemmeno Roberta: un’altezza non comune, un fisico invidiabile, due gambe lunghe e magra come avevo potuto notare dal momento che indossava una minigonna, un viso carino con capelli biondi e lunghi, un bel paio di tette anche se si notavano meno che su Sara proprio a causa della sua altezza. Indossava una maglietta bianca e sotto si vedeva il reggiseno pure bianco che sosteneva il suo discreto seno. Sì, era certamente appetibile.Rialzai lo sguardo dal suo seno e rincontrai il suo: mi sorrise maliziosamente, poi si alzò e venne a sedersi di traverso sulle mie gambe. Non riuscii a dire né fare niente, anche perché non sapevo cosa dire o fare. Le lasciai perciò via libera: le sue mani mi carezzarono per un attimo il petto, poi il suo viso si avvicinò al mio, le sue labbra erano sempre più vicine finché non le sentii incollate alle mie. Avevo la mente annebbiata, mi sembrava di vivere un sogno, veramente non capivo più cosa stava succedendo. Però riuscii lo stesso a baciarla, sentivo la sua lingua intrecciarsi alla mia e mi piaceva. Continuammo a farlo quasi ininterrottamente per qualche minuto, esplorandoci a vicenda la bocca: mi mise le mani sulle spalle e, praticamente senza mai lasciarmi, si rialzò e andò a sedersi a cavalcioni sulle mie cosce. Solo allora iniziammo anche a stringerci fra le braccia l’un l’altra, sentivo il suo seno, poi nemmeno così piccolo, premere contro il mio petto. Lasciai le sue labbra per baciarla sul collo, proprio diritto davanti a me (la sua bocca era addirittura leggermente più alta, poiché, nonostante fossimo alti uguali, lei guadagnava qualche centimetro essendo seduta sulle mie gambe). La mia lingua esplorò la pelle fin dove incontrò la maglietta, poi scesi con le labbra sul suo seno, fin sulla punta, mentre lei mi procurava piccoli brividi con il tocco delicato delle sue dita che si infilavano sotto la mia maglietta. Pian piano la alzò, senza trascurare con le sue carezze un solo centimetro di pelle, né sul ventre né sulla mia schiena: mi fece alzare le braccia e la mia bocca dovette abbandonare per un attimo il suo corpo, in modo che potesse sfilarmela. A quel punto fu lei a chinarsi su di me e a baciarmi e leccarmi il petto, stuzzicandomi in modo delizioso i capezzoli mentre le carezzavo delicatamente la nuca, approvando quel che faceva. A quel punto fui io a intrufolarmi sotto la sua maglietta, sulla schiena, ripetendo quella che lei aveva fatto a me, esplorando la pelle liscia con la punta delle dita. Risalii sempre più fino a incontrare il gancio del reggiseno, a quel punto passai sul davanti e arrotolai la maglietta sopra la curva del seno che immediatamente dopo strinsi per la prima volta fra le mie mani le sue tette ancora coperte dalle coppe del reggiseno che mi colmavano abbondantemente le mani ed che erano di una consistenza sorprendente. Sarei rimasto così ancora un po’, con lei che mi leccava il petto e io a stringerle i bei seni, ma fu Roberta ad alzare il busto e a sfilarsi la maglietta gettandola a terra. Mi guardò ancora col suo sguardo infuocato e poi iniziò a carezzarmi a palmi aperti dove ero ancora bagnato della sua saliva: scese lentamente ma inesorabile verso il basso, fino ad arrivare ai miei jeans. Sbottonò un bottone dietro l’altro, senza fretta, con le sue dita lunghe e affusolate, poi arretrò col sedere per andare a posizionarsi proprio sulle ginocchia in modo da interporre il maggior spazio possibile fra noi due. Mi sfiorò il pene ben visibile perché già in via di erezione attraverso la tela delle mutande finché non acquistò le sue piene dimensioni, poi abbassò l’elastico rivelando la punta gonfia e pulsante.Prima ancora di toccarmelo si alzò e mi fece sfilare fino a terra i pantaloni: mi assistette in tutta l’operazione togliendomi anche scarpe e calze, poi fu la volta degli slip lasciandomi completamente nudo su quella sedia e lei inginocchiata davanti a me. Era la posizione perfetta per una fellatio, non osavo tanto ma fu proprio così: mi appoggiò le braccia alle cosce e avanzò con il busto, abbassando la testa sulla mia asta. Senza aiutarsi con le mani allungò la lingua e sfiorò la punta, poi lo prese fra le labbra. Non aveva una tecnica fantasiosa e senz’altro non era molto esperta nel sesso orale ma il fatto che mi avesse praticamente abbordato lei e che ora fosse lì, a scorrere le labbra su e giù sul mio cazzo, mi fece impazzire d’eccitazione.Non continuò a lungo, anche perché in questo caso non mi ci sarebbe voluto molto per spruzzarle in bocca tutta la mia sborra e, nonostante ciò fosse una cosa che mi avrebbe fatto godere come non mai, non sapevo se sarebbe piaciuto anche a lei. Comunque si alzò in piedi e frugò rapidamente su un astuccio messo in un angolo di un tavolo, sopra un quaderno e ne trasse un piccolo quadrato di plastica. Lo aprì e poi venne a sedersi nuovamente a cavalcioni su di me, infilandomi il profilattico sul mio cazzo eretto e poi afferrandolo con la mano destra per guidarselo sotto la minigonna.”Che ne diresti di prendere un po’ il mio posto e fare giocare un po’ anche me?” le chiesi con fare malizioso mentre nuovamente le stringevo i seni che, pur coperti, spiccavano nel reggiseno bianco.Lei sorrise avvicinandosi di più a me e mi disse solamente: “No, sono pronta”.In un primo momento non capii cosa volesse dire, mentre la sua mano mi appoggiava al suo corpo. Solo quando sentii che, dopo qualche rapido movimento, le sue labbra mi accoglievano dentro di sé, intesi cosa voleva dire. Non portava le mutandine e la stavo penetrando da sotto la gonna! Mi venne un colpo al cuore per l’eccitazione, non mi era mai successo niente di simile, la guardai sconvolto negli occhi ma vi colsi solo un’espressione furba e lasciva.Fu lei a scendere sulla mia erezione accogliendomi fin dove era possibile e ancora fu lei a iniziare a danzare su di me stuzzicandomi il pene in maniera sublime. Non mi ci volle più di un minuto o due per riuscire ad assecondare il suo ritmo e a spingere in avanti i fianchi quando lo faceva anche lei.Mugolava quasi sottovoce per il piacere e lo stesso facevo io, ma mentre lei poteva leggere sul mio viso stupore e godimento, io sul suo leggevo una decisione che mai avevo visto in una ragazza. Aveva organizzato tutto per avermi, me ne rendevo ora conto, ma non mi interessava più di tanto: stavo facendomi proprio una bella scopata con una ragazza veramente carina e che aveva anche altre qualità che andavo scoprendo.Si strusciò a me, continuando a muovere i fianchi: il suo seno, ancora coperto, mi attirava come non mai ora che lo faceva così strisciare sul mio corpo. Era senz’altro un bel seno, lo circondai con le mani e lo sentii sodo e consistente, provai il forte desiderio di vederlo nudo, di poterle toccare e stimolare i capezzoli che premevano contro il reggiseno e di cui si notava bene la sagoma.Le mie mani risalirono sulla sua schiena, le dita sfiorando la pelle nuda e liscia, finché arrivai al reggiseno. Non riuscii a sganciarlo subito, ero preso da quell’intrigante situazione e non potevo avere il pieno dominio di me, comunque dopo qualche secondo di armeggiamenti il gancio si aprì. Le abbassai le spalline, le mi aiutò a sfilarglielo e poi si piegò indietro con la schiena, appoggiandomi le mani sulle spalle e tenendo le braccia tese, quasi a voler mostrarmi con orgoglio le sue rotondità. In effetti era due seni veramente belli, sormontati dal piccolo capezzolo eretto in un rosa scuro. Mi buttai su di essi, stringendoli fra le labbra, succhiandoli e stuzzicandoli con la lingua, titillandoli a lungo, mentre lei continuava a muovere il bacino su di me. Sentivo il mio pene scorrere lentamente dentro e fuori, i suoi movimenti facevano sì che esplorasse la sua vagina da una parte all’altra, in un movimento incessante.Dopo essermi a lungo dedicato al suo seno, che lasciai splendente di saliva quando rialzai la testa, provai a mettere ancora un po’ di pepe in quell’amplesso, stringendole le natiche contro di me e cercando di imporre un ritmo più veloce e per me più eccitante.”No, lascia fare a me, voglio averti così la prima volta” mi interruppe lei riaprendo gli occhi che aveva chiuso e fissandomi con uno sguardo sconvolto. Non me ne ero accorto ma era ormai all’orgasmo, ora guardandola lo si poteva ben capire. Provai una strana sensazione, un tuffo al cuore fatto d’orgoglio e di eccitazione per quelle parole e per scoprirla alle soglie del piacere. Volevo farla godere, non per sentirmi bravo, per essere riuscito a darle piacere, ma perché sentivo che se lo meritava, doveva essere un orgasmo speciale per lei, che aveva organizzato tutto.Riprese a muoversi delicatamente sulle mie gambe, facendoselo scorrere dentro e fuori alla sua vagina che sentivo molto lubrificata. Mi mossi anch’io con più decisione, ma sempre senza fretta, in modo sempre diverso: ora ruotando i fianchi, ora andando solamente avanti e indietro, spingendomi in profondità o ritraendomi quasi fino al glande. Non seguivo più il suo ritmo, mi muovevo quasi per conto mio ma ciò sembrava piacerle parecchio e stimolarla ulteriormente da come si era fatto più affannato e profondo il suo respiro, a ogni inspirazione corrispondeva un gemito sommesso che via via aumentava di intensità. Io intanto la carezzavo con un dito da dietro fra le natiche: ero partito dal solco fra i glutei e scendevo via via. Incontrai per primo il forellino dell’ano, che sfiorai simulando di penetrarlo, poi mi dedicai al sensibile perineo finché arrivai a incontrare le labbra. Il mio dito s’inserì nella sua vagina movendosi stretto al pene; andai anche a stimolarle la bacca tumida del clitoride e appena lo feci lei gemete più consistentemente, un piccolo gemito acuto. La toccai di nuovo, senza smettere di muovermi in lei, e non passarono che pochi prima di sentirla ansimare rumorosamente, non gridolini ma rochi gemiti, mentre chiudeva gli occhi e l’orgasmo la invadeva.Solo allora aprì gli occhi e mi strinse a lei, baciandomi appassionatamente, mentre ricominciava a muovere i fianchi contro i miei. Nonostante il preservativo la sentivo bagnata e scivolosa, accogliente come mai mi era capitato con una ragazza precedentemente. Indossava ancora la minigonna, ormai arrotolata intorno ai fianchi e piuttosto stropicciata ma sembrava non farci caso; a me invece, quando me ne resi conto, diede una strana sensazione di piacere per la particolarità della situazione.”Grazie” mi disse solamente dopo essersi un attimo ripresa e mentre come un guanto vellutato si stringeva ancora su di me stimolandomi lentamente. Non sapevo che risponderle, ero io a dover ringraziare lei.”Che ne dici se andiamo a continuare sul mio letto?”.”Buona idea” risposi mentre si rialzava da me e lasciava il mio pene svettante coperto dal preservativo bagnato dalla sua eccitazione. Con un po’ di malizia finì di spogliarsi in piedi davanti a me, poi mi prese per mano come una maestria con il suo allievo e mi guidò nella sua camera.Si sedette sul letto singolo, a gambe incrociate, sorridendomi e guardandomi: in effetti dovevo anche essere un po’ buffo, con quel coso di plastica sulla mia erezione. Io ero come imbambolato dalle sue tettone che non riuscivo a guardarla più di un secondo negli occhi: lei se ne accorse quasi subito, ma la cosa non sembrò affatto infastidirla, anzi.Andai a sedermi dietro di lei, sfiorandole la schiena col cazzo che andò poi ad appoggiarsi ai suoi glutei e stringendola con un abbraccio in modo da poter toccarle ancora una volta quel seno che mi attirava tanto.Avrei voluto prenderla dietro, nel culetto, ma non sapevo ancora se la cosa le avesse fatto piacere o meno, tentai di sondare il terreno strusciando un po’ la sotto ma lei non manifestò desideri in merito. Scacciai quell’idea dalla mente: era la prima volta che lo facevamo, quella mattina nemmeno mi sarei immaginato di scoparmela, per cui magari per un’inculata ci sarebbe stato tempo più avanti. Comunque scesi con le dita a sfiorarle le natiche fin là in mezzo, cercandole il forellino dell’ano a cui mi dedicai per un po’.”Ti piace il mio culetto?” mi chiese.”Certo, è veramente bello” risposi credendo che desiderasse anche lei quello che avevo appena sognato.”Mi piace come mi tocchi… Puoi mettere dentro il dito se vuoi…”.Non me lo feci ripetere due volte ma lo infilai praticamente all’istante, lentamente, temendo di farle male. Era stretta, ma anche là dietro estremamente scivolosa: entrai fin dove potevo poi mi ritrassi e presi a masturbarla così sentendola sospirare piano. Chissà, magari era una patita del sesso anale…Con l’altra mano andai a carezzarla davanti, sulla sua vagina: era bagnata. Sì, credo proprio che la cosa non le dispiacesse affatto.La sua mano destra scese a unirsi alla mia nel toccare le labbra del sesso e il clitoride, su cui le sue dita mi guidarono abilmente: lo sfiorai e ci giocai per un po’, finché la sentii andare a cercare la mia asta eretta. Invece di guidarsela dietro come avevo sperato, sentii che si rialzava leggermente sulle gambe per farla passare sul davanti. Appoggiò la punta gonfia all’ingresso della sua fighetta e poi scese piano, impalandosi praticamente su di me.Fare l’amore da seduti non l’avevo mai trovato particolarmente interessante prima di quel giorno: Roberta danzava abilmente sul mio grembo e io mi spingevo in avanti con i fianchi ogni volta che lei si abbassava su di me, per poter penetrare il più possibile.Accelerò via via sempre più il ritmo, arrivando ad appoggiare la schiena sul mio petto e facendo forza con le mani sulle mie ginocchia per saltellare letteralmente sul mio membro. Sebbene la cosa mia piacesse da impazzire non continuò a lungo, di certo per lei non era il massimo della comodità. Infatti si distese in avanti, appoggiandosi fin con il viso sul materasso e aspettando che fossi io a muovermi da dietro. La pompai per un po’ così, stando in ginocchio dietro di lei, fissandole il culetto tondo che da un po’ avevo preso a toccare e a palpeggiare vogliosamente, senza nemmeno disdegnare di assaggiare ancora con il dito il suo forellino stretto. Per un attimo mi sembrava fosse distaccata e disinteressata al rapporto, ormai stanca, invece la sentii mugolare ancora contro il lenzuolo…Ormai ero al limite dell’eccitazione, non sarei durato ancora per molto e mi sembrò corretto avvertirla di questo sebbene il nostro rapporto fosse protetto:”Roby, sto venendo…”.”Aspetta” disse lei alzando un attimo la testa, senza peraltro poter guardarmi dal momento che ero dietro di lei. Obbedii fermandomi e attendendo appunto cosa volesse.”Voglio vederti venire davanti ai miei occhi, qui…”.Il mio pene congestionato guizzò e la mia mente per un attimo smise di funzionare a quelle parole che mi rimbombavano nelle orecchie… ero proprio vero quello che avevo sentito!Mi tolsi da lei, che peraltro non si mosse da quella posizione: dovetti essere io ad andare a sedermi, come mi indicava, proprio davanti al suo viso. Il pene eretto puntava verso la sua fronte e lei, sorridendo, si rialzò un poco appoggiandosi sui gomiti. Mi faceva impazzire quel suo sguardo malizioso, la luce furba dei suoi occhi, i suoi seni ondeggianti le cui punte sfioravano il materasso. Per non dire quando le sue dita agili andarono a sfiorarmi sull’asta, per togliermi il profilattico e poi, quando la sua bocca si avvicinò in maniera infinitamente lenta lasciando presagire quali piacere mi sarebbero stati riservati…E mi guardava diritto negli occhi, mentre le sue labbra baciavano il glande, e io non potevo che fissarla come un ebete: vedevo i suoi occhi provocarmi mentre la lingua sfiorava la pelle del membro, dall’alto verso il basso. Quando finalmente le labbra scivolarono dalla punta prendendola in bocca e la lingua passò proprio sulla base del glande, l’orgasmo tanto atteso arrivò.Mi sembrò quasi mi sorridesse mentre il seme copioso flottava nella sua bocca: attese che i lunghi spruzzi terminassero e che l’incredibile piacere che mi aveva invaso scemasse un po’. Quindi si lasciò sfilare dalle labbra l’asta che iniziava ad ammosciarsi e, aprendo la bocca, mi mostrò tutto il mio sperma bianco. Quando la richiuse ingoiò quasi in un sol boccone e il suo viso si aprì in un sorriso radioso.Dopo quel giorno io e Roberta cominciammo a frequentarci, qualcuno direbbe che stava cominciando una relazione ma non fu così. Io avevo più che altro un’infatuazione, soprattutto a livello sessuale, certamente non vedevo possibile nient’altro fra di noi che quello che combinavamo fra le lenzuola. Roberta dal canto suo si rese presto conto che verso di me aveva provato solamente attrazione fisica, conoscendoci, uscendo insieme si era accorta di questo.O forse io avevo più per la testa Sara che lei, così aveva preferito lasciar perdere un uomo “occupato”, anche solo mentalmente: questo devo capirlo bene ancor oggi.Fatto stà che un pomeriggio ci ritrovammo a parlare del nostro rapporto al tavolino di un bar all’aperto, una bella giornata che ormai si avviava verso sera. Arrivammo alla conclusione che nessuno dei due volevo impegnarsi in qualcosa di più serio di quello che facevamo: uscire ogni tanto insieme, fare quattro chiacchiere e anche fare un po’ di buon sesso.”Sì, è proprio inutile giocare ai fidanzatini, non ci provo gusto!” ammise Roberta, d’accordo con me.”Tanto vale continuare a frequentarci senza pretendere di stare insieme: con te mi trovo proprio bene…”.”Sì, anche a letto!” ed entrambi scoppiammo a ridere. Sì, dal punto di vista sessuale avevamo raggiunto un livello d’intesa maggiore rispetto a qualsiasi altro piano.”Però potremmo continuare a farci qualche scopatina ogni tanto: io non sono impegnata, tu nemmeno, che problema c’è?” mi disse seduta sulla sedia di fronte a me, con quello sguardo che mi faceva fremere il basso ventre.Provai a interpretare quelle parole e arrivare a una sola conclusione, la più ovvia, all’idea della quale mi si indurì subito il sesso: “Mi stai proponendo una relazione di solo sesso?”.Lei annuì scotendo la testa, sempre con uno sguardo malizioso e sensuale. L’erezione era completa: non mi era mai capitato di frequentare una ragazza con la sola intenzione di andarci a letto, incontrarsi solo e con l’unico fine di scopare e la cosa mi eccitava parecchio. Mi dava un’idea di trasgressione e novità, di sperimentazione…”Ti piace l’idea?” disse continuando a guardarmi con quei suoi occhi ammalianti, probabilmente immaginandosi cosa mi passava per la testa.”Quando iniziamo la nostra relazione tutto sesso?” le chiesi.”Anche subito, se ti va…” mi rispose facendosi avanti e baciandomi sensualmente, ma solo per un attimo, sulle labbra.”Sai che non posso” anche se in quel momento mandai al diavolo gli amici che mi avevano proposto quella serata. “Fra un’ora devo trovarmi con Giacomo e gli altri”.”Allora abbiamo giusto il tempo per una scopatina” mi disse ammiccando in maniere irresistibile. L’eccitazione aveva ormai superato il buon senso: non potevo ormai rifiutare ma anche in questo caso ci fu la classica goccia che fece traboccare il vaso. Roberta mi prese una mano sul tavolino, la guidò sotto, fra le sue cosce: a quel punto feci io da solo, aprendole i pantaloni, infilando dentro due dita e scostando le mutandine. La trovai fradicia d’eccitazione, forse come mai l’avevo vista prima.”Sono già tutta bagnata” mi disse come se ce ne fosse bisogno.”È la prima volta che una donna, alla fine di una relazione, si bagna così” le dissi mentre toglievo le dita e lei si risistemava. Ridemmo entrambi e meno di dieci minuti dopo eravamo sotto casa sua. Lei aprì il portone d’ingresso del condominio e salimmo sull’ascensore che era già al piano terra. Mentre salivamo sulla stretta cabina fu inevitabile che le nostre bocche e i nostri corpi entrassero in contatto. Mentre la baciavo le premevo contro l’inguine il mio sesso eretto e le mie mani invece armeggiavano con i bottoni della sua camicetta. Nonostante l’ardore e la fretta, riuscii ad aprirne una buona metà senza staccarne nemmeno uno: appena spuntò il suo seno lo afferrai a piene mani, stringendomelo fra le dita. Roberta aveva già da un pezzo infilato le sue mani sotto la mia maglietta passandole per tutta la schiena, carezzandomi sensualmente come sapeva fare lei e provocandomi dei brividi di piacere.L’ascensore salì troppo in fretta e in un attimo si fermò al terzo piano, le porte si aprirono. Presi dal trasporto della nostra passione, non pensammo minimamente a ricomporci ma ci catapultammo fuori come eravamo, io con la maglietta tutta stropicciata, lei praticamente con le tette di fuori. Fortunatamente non c’era nessuno al piano e Roberta ebbe tutto il tempo per trovare le chiavi di casa e aprire la porta. La richiusi in fretta dietro di me e ci appoggiai la schiena, mentre lei mi veniva incontro decisa. Entrambi non vedevamo l’ora di essere nudi, pelle contro pelle, sesso contro sesso: mi sfilò in un sol gesto la maglietta, io ripresi a sbottonarle la camicetta da dove mi ero fermato e intanto le nostre labbra si ritrovarono di sfuggita. Feci appena in tempo ad aprire l’ultimo bottone che lei si staccò da me sfilandosi l’indumento e lasciandolo cadere disordinatamente sul pavimento, vicino alla mia maglietta; poi si inginocchiò: le mani affusolate aprirono con fretta la patta, avvolsero il rigonfio dei boxer e abbassarono l’elastico. Il mio cazzo guizzò fuori da solo, duro e pulsante: Roberta non si degnò nemmeno di abbassarmi i pantaloni o i boxer ma si buttò famelica su di esso con la bocca. Nonostante fossi un po’ scomodo per gli indumenti ancora addosso, le sue labbra e la sua lingua mi stavano facendo godere immensamente: nonostante ci frequentassimo da così poco lei aveva subito imparato come mi piaceva essere toccato e stimolato.Nel fare sesso orale aveva riconquistato un po’ di calma abbandonando la frenesia che aveva preso entrambi, i suoi movimenti non erano più affrettati ma lenti e sapienti mentre mi passava la lingua sul glande o mi accoglieva più o meno dentro la sua bocca facendomi sentire la carezza delle sue labbra. Quasi all’improvviso, alzando gli occhi verso di me con uno sguardo di sfida, le labbra scorsero per l’ultima volta per tutta l’asta con un momento da vertigine quando passarono sul glande per poi abbandonarmi. La sua mano afferrò l’asta e la guidò in basso, lungo la dolce curva della gola fin dove i seni si congiungevano. Giocherellò un po’ là in mezzo, poi usò il mio pene infilandoselo sotto il reggiseno e cercando di abbassarselo. Fu un’operazione piuttosto lunga e complessa, fatta di tentativi sopra tentativi che finivano continuamente in un insuccesso, ma alla fine riuscì a far sgusciare fuori dal reggiseno le sue tette. Allora, sempre tenendomi il cazzo chiuso nel suo palmo, passò il glande sulla punta dei capezzoli, uno dopo l’altro.Poi mi spogliò completamente: i pantaloni, i boxer, addirittura fu lei a slacciarmi le scarpe e a togliermi i calzetti. Io intanto le avevo abbassato le spalline del reggiseno sulle braccia: l’indumento era sempre allacciato, ma così almeno si era allentato un pochettino rilevando ancora qualche centimetro di pelle.All’improvviso, finito di spogliarmi, si rialzò e mi disse: “Vado a prendere un profilattico, tu intanto siediti sul divano”. Ubbidii mentre si allontanava ed entrava nella sua stanza, la sentii frugare nei cassetti, esclamare fra l’impaziente e l’arrabbiato. Ci mise più del dovuto e intanto la mia erezione smontò lentamente: quando uscì lo fece con una scatola di preservativi in mano e mi disse: “Porca miseria, li abbiamo finiti ieri! Provo a vedere se Sara ne ha”. Mi passò davanti con quei pantaloni chiari così aderenti e per il resto completamente nuda, il seno che spuntava dal reggiseno ancora allacciato ma ormai inutile.Frugò in camera dell’amica per qualche minuto, poi un’esclamazione di gioia mi fece capire che aveva trovato qualcosa che faceva al caso nostro, infatti dopo pochi secondi uscì con un sorriso birichino sulle labbra mostrandomi la scatoletta rettangolare che aveva trovato.”Sapevo che Sara non mi avrebbe deluso, la porcella ha sempre una scatola da dodici di riserva!” la sua franchezza mi colpì molto e un po’ devo dire anche che mi eccitò che parlasse così della sua compagna di appartamento, evidentemente avevano molta confidenza, anche su argomenti così personali. Più di tutto però mi stuzzicava l’idea che fosse andata a fregarle i preservativi e che ora avremmo fatto l’amore usando quelli che erano destinati alla sua, me la immaginavo proprio così, meravigliosa fighetta.Roberta mi guardò di sottecchi e finalmente rivelò di aver sempre capito tutto dei miei pensieri perversi sulla sua compagna d’appartamento: “Ti piacerebbe ci fosse la proprietaria dei profilattici al posto mio, no?”. Mentre mi chiedeva questa stava srotolandomi la sottile guaina di lattice sul cazzo eretto e finita la frase alzò un attimo lo sguardo per cogliere la mia reazione. Fui un attimo spiazzato da tutto ciò, ma lei subito mi rimise a mio agio: “Me ne sono accorta quasi subito che ti piaceva Sara, d’altra parte oggi ci siamo parlati chiaro: solo sesso, nessun impegno sentimentale. Per cui, per quanto mi riguarda, sei liberissimo di provarci con lei, anzi!”.Io continuai a rimanere fermo imbambolato, per cui lei dovette finire di spogliarsi da sola: fu molto imbarazzante vederla togliersi i pantaloni e le mutandine come una puttana davanti al cliente che l’attende seduta sul divano, quando però salì a cavalcioni su di me, guidandosi il mio membro al centro del suo piacere mi risvegliai quasi d’improvviso. Lei si portò le mani dietro la schiena e si slacciò l’ormai inutile reggiseno, lasciandolo cadere disordinatamente a terra mentre cominciavamo a muoverci in un altro stupendo amplesso. Le appoggiai le labbra sul seno che stava protendendo verso di me in cerca di quel contatto, circondai un capezzolo piccolo ed eretto mentre lei chiudeva gli occhi iniziando a muovere i fianchi contro i miei. Sembrava lanciatissima in quel frangente, infatti mi lasciò ben poca libertà continuando a cavalcarmi sapientemente, dapprima lentamente e con maestria, contorcendo in smorfie di godimento il suo bel volto senza mai aprire gli occhi, credo stesse assaporando ogni singola sensazione che il movimento di scorrimento della sua vagina sul mio cazzo le regalava. Anch’io rimasi a gustarmi quel suo lento movimento senza muovermi affatto col bacino, ma dedicandomi al suo seno, che baciai senza foga ma comunque appassionatamente per lunghi minuti, poi alzai la testa a cercare il suo bacio. Lei non se ne accorse, ma avvertì solamente che mi ero staccato: non aprì gli occhi, assorta dal lento movimento, ma spinse in avanti il suo seno alla ricerca della mia bocca. La trovò invece quasi all’improvviso davanti alla sua, ma non ne fu spaventata, anzi, me la offrì per un lento, lentissimo bacio, durante il quale le ghermii i seni tondi; lei invece mi stringeva dolcemente a sé carezzandomi con le mani la nuca. Scese poi sulle spalle, giù lungo la schiena e i fianchi fino a cingermi le natiche: ora ero dentro di lei in profondità, i nostri fianchi perfettamente aderenti, e muoveva solo minimante, con lentezza infinita, il bacino di lato. Tenendomi così stretto a lei, si riversò su di me: mi appoggiai all’indietro con la testa sullo schienale del divano mentre lei continuava a baciarmi e a starmi sopra così. Sentivo il suo abbondante nettare colare dalle sue labbra sul mio inguine, bagnandomi i peli e scorrendomi lungo i testicoli: era una sensazione deliziosa, anche per la particolare abbondanza dei suoi succhi.Le mie mani erano passate dai suoi seni alla schiena perfetta, che tanto mi piaceva ammirare e che immancabilmente mi dava dei fremiti di piacere, la carezzai dolcemente, sfiorandola con le dita e le mani. Le nostre lingue si intrecciavano senza posa, con spossata lentezza, fino a qualche momento prima dell’orgasmo, che capii stava sopraggiungendo proprio perché la sua lingua cessò il vorticoso movimento. Spalancammo insieme gli occhi, poi la vidi richiuderli di colpo e il suo viso contorcersi di piacere quasi d’improvviso, contemporaneamente a tre o quattro movimenti del bacino brevi e limitati, ma decisi. Un fiume di succhi le colò dalla vagina mentre staccava la bocca da me ansimando rumorosamente, quasi a voler riprendere fiato dopo una lunga apnea. Scattò ancora decisa col bacino, stavolta stringendo anche le mani sui miei glutei, unendo tali movimenti a dei gemiti rochi sempre più acuti, una volta, due, tre, quattro in rapida successione, poi tornò solamente ad ansimare affannosamente.Il mio cazzo era ancora duro dentro di lei e non riuscivo ad immaginare qualche sconvolgente orgasmo l’avesse pervaso, iniziai a intuirlo solo quando, dopo che ebbe ripreso fiato, sempre rimanendo impalato sul mio pene che non sembrava affatto intenzionato a perdere l’erezione, mi guardò dolcissimamente, baciandomi le labbra e sussurrandomi: “Grazie, è stato fantastico…”. Tacque ancora qualche secondo, appoggiandosi la testa alla mia spalla, poi si rialzò e mi guardò negli occhi: “Da tanto tempo non provavo un orgasmo così, grazie”. Non sapevo cosa dire, aveva fatto praticamente tutto da sola, io non mi ero neppure mosso!Riprese a muoversi lentamente e sorrise guardandomi ancora: “È ancora bello duro, ora tocca a te la festa” disse animandosi e lasciandomi presagire gioie simili a quella che l’avevano sconvolta. Riprese a muoversi su di me, non più strusciando i fianchi in una lenta danza, ma agitandosi in maniera più decisa. Anch’io iniziai a muovermi per quanto lo permetteva la posizione, riuscivo solamente a spostarmi di qualche centimetro sul divano e ad andarle incontro mentre si avvicinava a me. Le mie mani tornarono a stringerle i bei seni, a sfiorare i capezzoli eretti che sembravano richiamarmi con una forza misteriosa.Poi successe tutto all’improvviso, né io né Roberta ce ne rendemmo conto prima di qualche secondo: c’era qualcuno nella stanza, la porta era aperta. Lei si fermò, non di colpo, ma gradualmente, rallentando i suoi movimenti sul mio corpo fino a sedersi praticamente sulle mie gambe girando la testa. Ora guardavamo entrambi verso la porta, dove c’era Sara in piedi: occhi sbarrati, espressione sconvolta sul viso. Comunque bella come non mai, immobile sulla soglia con in mano le borse della spesa.”Scusate l’intrusione” disse dopo un’eternità che ci guardava, o almeno a quella che a me sembrò un’eternità. Nel bel mezzo dell’imbarazzo che mi pervadeva per quella situazione ebbi un fremito di eccitazione per l’essere scoperto dalla donna dei miei sogni a scopare la sua migliore amica a casa loro e il mio cazzo ebbe un guizzo dentro Roberta. Non so se se ne accorse, credo proprio di sì, anche perché, quando si rialzò da me mentre Sara si affrettava a posare le borse in cucina ed andare in camera sua, aveva una delle erezioni più grandi della mia vita. Mi guardò con una strana espressione, non capii se era arrabbiata, stupida, impaurita o solo imbarazzata; forse tutte le cose allo stesso tempo. Comunque andò in bagno a infilarsi l’accappatoio e bussò alla porta di Sara, entrando poi chiedendo permesso.Le sentii parlare un po’ oltre la porta chiusa, nono distinguevo le parole ma il tono sì: era pacato, normale, non certo quello di due persone che stanno litigando. Almeno quello! Io ero ancora seduto sul divano, nella stessa posizione in cui prima Roberta mi cavalcava e non sapevo cosa pensare. Se essere arrabbiato o deluso per la scopata interrotta, imbarazzato per essere stato beccato nudo su un divano mentre scopavo, incavolato con me stesso per aver ceduto alla convivente della ragazza che mi piaceva, stupido per non averci provato prima con Sara, fregato dalle due ragazze. Nell’incertezza passavo da una situazione all’altra con più cicli nell’arco di un secondo.La mia confusione mentale peggiorò quando Roberta uscì in accappatoio e mi guardò, sempre con un’espressione indecifrabile sul viso. Poi disse: “Andiamo di là” e mi accompagnò in camera sua. Mi sentivo un po’ ridicolo, ancora con quell’erezione vigorosa che non accennava a diminuire e il preservativo luccicante a ricoprirla.Tutto cambiò nel momento in cui io mi sedetti sul letto e lei si sfilò l’accappatoio lasciandolo cadere ai suoi piedi. Ora l’espressione sul suo volto non era più indecifrabile, era un’espressione vogliosa, che non nascondeva certo ma rivelava tutta la sua libidine. Io d’altro canto mi ero finalmente deciso: ero piuttosto scocciato dall’interruzione, ancor più eccitato da questa e per il fatto che Sara c’avesse visti ma soprattutto desideroso di riprendere da dove eravamo stati interrotti.Mi distesi allora sul letto di schiena, il cazzo svettante: Roberta sorrise maliziosamente e si affrettò a salire sopra di me a cavalcioni. Guidò il membro verso il suo cespuglietto biondo, accogliendolo fra le labbra ancora umide. Scivolai facilmente dentro di lei e preso stavamo nuovamente facendo l’amore, lei sopra di me, col busto eretto e i bei seni che sobbalzavano ai movimenti dei suoi fianchi, la testa reclinata all’indietro per il piacere e per lo sforzo.Mi sollevai sui gomiti e poi cercai di mettermi a sedere, nonostante fosse un’impresa ardua, dal momento che continuava a cavalcarmi vigorosamente: desideravo averla fra le mie braccia, stringerla, toccarla, sentire su tutto il mio corpo il contatto con la sua pelle morbida. Lei però mi spinse giù appoggiando le sue mani al mio petto, ma comunque intuì il mio desiderio. Si piegò in avanti, puntellandosi con i gomiti al materasso e strusciandomi addosso il seno dai capezzoli eretti e sensibili, mentre il suo sguardo traboccante di desiderio, piacere e libidine non si staccava dai miei occhi.Le mie mani intanto andarono a stringerle i glutei piccoli e sodi, che si muovevano aritmicamente avanti e indietro. Sembravano fatti apposta per essere stretti fra le mie dita, ma allo stesso tempo sembravano volessero continuamente sfuggirmi. Avrei voluto prenderla fra le mie braccia, sottometterla a me, ogni parte del suo corpo che ora invece mi sfuggiva: era lei però a controllare e a decidere. Finalmente si distese su di me completamente, potevo ora baciarla, toccarle i capelli, il collo, il viso, sentire il suo seno morbido schiacciato sul mio torace, il suo ventre piatto strusciare sul mio.Le nostre bocche si esplorarono a lungo, le lingue serpeggiarono intrecciandosi finché cercarono anche il resto del corpo, dal viso alle spalle, dal collo alle orecchie insieme alle dita che volevano ricalcare l’intera superficie della pelle.Mi stava portando rapidamente verso l’esplosione dei sensi, non solo con la sua calda vulva, che mi avvolgeva e carezzava racchiudendomi rapidamente in sé il membro per poi rilasciarlo, ma con tutto il corpo, perfino col suo respiro caldo che mi sfiorava la pelle. Cercavo di resistere il più a lungo possibile, prolungare quel godimento all’inverosimile, ma lei se ne accorse: mi strinse in profondità dentro di lei, la sua mano mi raccolse i testicoli stringendoli quasi a voler spremere fuori il mio seme, le sue labbra mia accarezzarono l’orecchio in modo irresistibile.”Su, datti a me, lasciati andare, voglio sentirti venire!” le parole, ora anche le parole! Questo era troppo, non riuscii più a trattenermi, sentii un primo piccolo fiotto di sperma sfuggire dal cazzo contro la mia volontà. Poi ne seguirono altri mentre il piacere erompeva in me e la coscienza lentamente scivolava via. Fu un’autentica esplosione, presto il godimento raggiunse livelli mai provati prima, il nirvana dei sensi, si impadronì di tutto me stesso per un tempo lunghissimo. All’inizio sentivo il mio sperma flottare, vedevo Roberta nuda sopra di me, poi fu solo puro piacere, le immagini si fecero confuse e irreale come nei sogni, poi… Poi non ricordo più nulla chiaramente, mi restano solo impressioni: un’atmosfera ovattata, un urlo ripetitivo, crescente e piacere, piacere, piacere.Mi svegliai che ero ancora disteso sul letto, seduta vicino a me, avvolta in un accappatoio Roberta mi sorrideva. Mi chiesi dov’ero e cosa lei ci facesse lì, poi lentamente iniziai a ricordare.”Ben svegliato” mi disse continuando a sorridermi.”Grazie” dissi solamente.”Ti è piaciuto?” mi chiese con un occhio birichino e furbo, sapeva meglio di me la risposta.”E me lo chiedi? Non ho mai goduto tanto in vita mia!” esclamai.”Me ne sono accorta” disse solamente come qualcuno che la sa lunga, anche troppo lunga.”Hai urlato il suo nome, prima solamente mugolato, poi a voce sempre più alta, fin che hai avuto fiato in gola”.Rimasi di sasso. Non sembrava arrabbiata.La guardai preoccupato, mi dispiaceva ma non trovavo niente che valesse la pena di esser detto.”Non fa niente, eravamo d’accordo che era solo sesso, non pretendevo urlassi il mio nome. Fra l’altro già lo immaginavo che ti piacesse Sara”.All’improvviso mi ricordai che lei era lì a poca distanza e che avrebbe potuto sentire tutto. Anzi, da come lo aveva raccontato Roberta, aveva sicuramente sentito tutto. Come se potesse leggermi nel pensiero cominciò a raccontarmi: “Appena ti sei addormentato e dopo essermi ripresa dall’orgasmo…”.”Sei venuta anche tu?” la interruppi, un po’ stupito.”Sì, forse non è stato un orgasmo intenso come il tuo ma mi è comunque piaciuto molto” mi rispose.”Sono contento, è bello venire insieme”. Ci guardammo un attimo in silenzio, poi lei riprese a raccontare.”Sono andata da Sara in camera sua e l’ho trovata a gambe spalancate che si masturbava con un enorme cazzo di gomma. Lo fa raramente: mi ha detto di averti sentito urlare il suo nome e di essersi eccitata enormemente…”.”Adesso dov’è?” chiesi sconvolto dalle emozioni.”È uscita, altrimenti avrebbe finito per venir di qua a farsi scopare da te. Mi ha detto che ha bisogno di riflettere… e anche di darti questo”. Mi lasciò in mano un sacchettino di nylon.”Che cos’è?” chiese senza capire.”Il preservativo che ha infilato sul suo cazzo di gomma per masturbarsi fino a venire”.Lo passai sotto le narici, aveva un odore particolare, sapeva di sesso e di femmina eccitata, sfiorai le guance e le labbra: era umido. Lo leccai a lungo, finché di bagnato sul lattice non rimase che la mia saliva.Guardai Roberta, che non staccava gli occhi di dosso da me e dal mio sesso che si era prontamente eretto.Con la sua voce allegra mi chiese: “Ti va di scopare insieme per l’ultima volta?” non c’era nella sua voce un velo né di tristezza né di malinconia, ma solo la voglia di venire, di fare sesso, di godere.Annui silenzioso, solo con un cenno di testa, mentre mi rialzavo sempre con quel preservativo in mano: non riuscivo a liberarmene al pensiero che era stato dentro alla vagina di Sara mentre lei pensava a me.Mentre le stavo di fronte, Roberta fece cadere l’accappatoio rimanendo ancora una volta nuda, ma non totalmente: indossava reggiseno e mutandine di un chiaro celeste pastello. Le guardai i seni piacevolmente racchiusi nell’indumento, la pelle del ventre sparirle nelle mutandine. Lei mi guardava eccitata e soddisfatta di vedermi ancora così interessato a lei, nonostante tutto. Si infinocchiò all’improvviso, stringendo la mia asta fra le mani, toccandola come fosse la prima volta o forse come fosse l’ultima, cercando di imprimersi ogni piega, ogni angolo di pelle nella memoria. Poi lo prese in bocca, sapeva farlo abilmente con deliziosi tocchi di lingua e lo scorrere irresistibile delle labbra. Dopo un po’ dovetti fermarla: “No, non così”. Lei capì, mi prese il preservativo che ancora tenevo in mano e me lo infilò.Ci abbracciammo e ci baciammo così, in piedi: la sua bocca aveva un aroma strano, capii che era del mio sesso ma lo cosa invece di turbarmi mi piacque. La sua bocca andava dalla mia al collo, alle spalle e ai capezzoli, infine all’orecchio.”Queste cose che ho addosso sono di Sara, le ha indossate tutto il giorno. Ora è uscita senza biancheria” mi sussurrò. La mia erezione diventò più dura e lei lo senti sussultare contro il suo inguine. Stava facendomi impazzire, non sapevo se fosse vero o no, ma la sola idea era per me di un arrapamento unico.Ci sedemmo sul letto, uno di fronte all’altra. Lei mi sorrise dolcemente, senza malizia, per la prima volta da quando la conoscevo. Aveva deciso di farmi impazzire col suo corpo e con i miei più reconditi pensieri: non riuscivo a capire come facesse a leggermi tanto bene nel pensiero. Era una cosa che mi spaventava essere totalmente in sua balia ma di fronte all’eccitazione che provavo in quel momento non era che una vocina insignificante.Lei riportò le mani dietro la schiena e si slacciò il reggiseno, sfilandoselo e appoggiandomelo sulle cosce. La guardai sui seni tondi dai capezzoli eretti per l’eccitazione, anche a lei piaceva quel gioco; poi negli occhi. Mentre ci guardavamo lei mi sfilò il preservativo e prese di nuovo in mano l’indumento: mi fece scorrere lentamente l’interno delle coppe sulla punta umida del mio sesso.”Pensa, per tutto il giorno è stato a contatto con le tette di Sara”.Chiusi gli occhi estasiato mentre lei continuava a carezzarmi a quella maniera. Quando li riaprii lo buttò da parte e si sfilò le mutandine: fra il suo pelo serico e biondo rilucevano di umori le labbra della vagina. Automaticamente mi dimenticai delle mutandine e mi inginocchiai per leccarla sul suo scrigno segreto, madido d’eccitazione. Lo feci lentamente, con attenzione, fra i suoi mugolii di godimento: mi fermai all’improvviso, volevo lasciarla in sospeso, non darle subito soddisfazione.Quando mi risedetti lei mi prose quelle mutandine dicendomi: “Annusale, c’è l’odore dei suoi umori”.Obbedii e mi arrivò al naso un profumo leggere, dolciastro. Chissà se erano i succhi di Roberta o di Sara. Probabilmente di entrambe. Questa ragazza non finiva di eccitarmi! Infatti riprese lei le mutandine, avvolgendomele sull’asta e iniziando a masturbarmi con entrambe le mani.”È come se lo facesse Sara… Ora lecca il reggiseno” mi ordinò. Riuscii a prenderlo e subito vi affondai la faccia, leccando il tessuto. Una curiosità mi si insinuò e gliela chiesi: “Che misura porta di reggiseno?”Lessi un po’ di stupore, ma tutto sommato soddisfazione, nei suoi occhi. Sorrise ancora dolcemente e rispose: “Una terza piena, a volte ci scambiamo i reggiseno”.”Anche le mutandine?”.Roberta rise, senza smettere di masturbarmi: “Sì, anche quelle”.”L’hai mai vista nuda?”.”Eh, un sacco di volte!”.Il gioco cominciava a farsi interessante e piaceva ad entrambi.”E com’è?”.”In che senso com’è? È una bella ragazza, te ne sarai accorto” mi disse prendendomi in giro.”No, dico, là sotto fra le gambe…” stranamente ero un po’ imbarazzato a farmi raccontare da lei particolari così intimi.”Diciamo che ha una bella fighetta” rispose Roberta vagamente.”Sì, ma com’è? Pelosa, rasata…” insistetti io, sempre meno imbarazzato e più curioso.”Ah… birichino… Lei di suo, di naturale intendo, sarebbe bella pelosa. Non una zona vasta, ma bella folta. Ora si rada fra le gambe e dalle parti, lasciandosi un bel triangolino folto. A volte però lo taglia più corto…”.”La conosci da tanto?”.”Dalle medie, eravamo in classe insieme”.”Si è mai rasata completamente?”.”Ti piacciono depilate?” mi chiese a sua volta. Ormai il ritmo delle sue mani era fortemente calato ed eravamo intenti in quel discorso piccante.”No, preferisco un po’ di pelo, però qualche volta mi piace completamente rasata”.”Io avevo un ragazzo a cui piaceva rasarmela: voleva farlo lui, personalmente. Era molto eccitante, lasciava che mi crescesse completamente, poi via tutto. Comunque Sara per un periodo s’è rasata per un ragazzo che odiava i peli, poi un paio di volte per far colpo”.Inspiegabilmente (forse nemmeno tanto) fui colto da una fitta di gelosia. Ma di cosa dovevo essere geloso che ero qui nudo con la sua migliore amica, altrettanto nuda, pronto a scoparmela?Comunque mi incuriosì il suo passato, mi chiesi quanto doveva essere graziosa da ragazzina.”Non hai delle foto?”.”Di Sara nuda con la micetta rasata? No, non credo!” mi rispose ridendo e un po’ prendendomi in giro.”No, dicevo delle foto normali, mi piacerebbe vedere com’era da ragazzina”.Roberta mi soddisfò subito alzandosi e prendendo da un cassetto un paio di grossi album.”Che ne diresti intanto di scoparmi un po’ finché guardiamo?”.Le feci l’occhiolino: “Perché no?”.Mi infilò ancora il famoso preservativo di Sara e mi fece sedere sul bordo del letto; lei si sedette sulle mie gambe infilandoselo abilmente da dietro. Presi a muovermi lentamente, quasi in maniera impercettibile, ma lei non se ne lamentò aprendo il primo album. A causa della sua altezza non riuscivo a vedere molto, solo a intravedere qualcosa. C’era loro due a 12, forse 13 anni, Roberta già alta, Sara piccola e timida, con le lentiggini.”Qui facciamo la seconda media, guarda, io ero completamente piatta, Sara invece aveva già due belle tettine”. Passarono alcune foto, qualcuna anche del mare e le “tettine” di Sara già spuntavano sul costume da bagno. Girò pagina e mi cascò l’occhio su alcune foto di lei guancia a guancia con un ragazzo.”Lui è stato il mio primo fidanzato, si chiamava Ciro, aveva 19 anni ed era di Salerno. Bellissimo, ma un po’ fetente. Pensa che io avevo 13 anni!”.”Quanto è durata?” chiesi.”Due settimane al mare. L’ultima sera mi chiese la prova d’amore…”.”Insomma, voleva solo la tua fighetta…”.Lei non prese bene la battuta, si vedeva che ci soffriva ancora.”Mi dispiace” cercai di rimediare.”Non importa, è stato veramente uno stronzo mentre io lo amavo”.”E il primo amore di Sara?” chiesi curioso, ma non geloso stavolta. Era proprio una ragazzina, così diversa da ora! Passò altre pagine e parecchie foto alla ricerca, poi disse: “Eccolo qua!”.Era un ragazzino moretto e vivace, più o meno della loro età. Sembrava sveglio e intelligente, sicuramente stupido non lo era… “Eravamo in terza media, avevamo compiuto da poco i quattordici anni. Ai ragazzi non eravamo ancora più di tanto interessate, ma fu proprio lui, Giovanni, a farsi avanti. Mi ricordo che Sara mi raccontava quanto fosse dolce e timido. All’inizio non le interessava, poi pian piano si innamorò anche lei… era così felice quando si misero insieme, anche se qualche amica comune un po’ criticava perché lui aveva un anno in meno”.”Davvero?” chiesi un po’ stupito.”Sì, proprio così… era un ragazzo molto maturo per la sua età”.”Come andò a finire con lui?” chiesi incuriosito mentre riprendevo a muovermi dentro di lei tenendola per i fianchi.”Mmm…” mugolò soddisfatta prima di rispondermi: “Proprio così…”.Non capii cosa volesse dire: “E cioè?””Finirono a letto…” disse lei candidamente.”A quattordici anni?”.”Sì, durante l’estate terminata la terza media” e girò pagina.”No, dai, raccontami come perse la verginità” insistetti io, incuriosito ed eccitato dalla cosa. Lei si girò a guardarmi e mi sorrise: “Porcellino!”, ma poi riprese a raccontare: “Fu quell’estate, da tempo desideravano sperimentare qualcosa più che le toccatine e le seghe che lei gli tirava, in particolar modo Sara. Andai io a comprarle i preservativi, loro “combinarono” una sera di luglio a casa di lui, mentre i suoi erano via. Sara poi passò per casa mia, aveva un’espressione sognante, era fuori di sé dalla gioia. Poi insieme quell’estate combinarono un po’ di tutto, lei ogni tanto mi raccontava quello che gli faceva e io restavo sempre più scandalizzata. Mi diceva che glielo prendeva in bocca, che glielo leccava, che a sua volta si faceva leccare fra le gambe, mettere le dita dentro, che gli sparava le seghe tenendolo fra le tette… Io mi fingevo sempre disgustata ma in gran segreto mi facevo dei lunghi ditalini!”.”Come andò a finire con Giovanni?”.”Si lasciarono a settembre, all’inizio delle superiori. Sara era diventata un po’ puttanella e assetata di sesso: presto iniziò a interessarsi a ragazzi più grandi e lasciò perdere Giovanni. Quell’anno passò da un letto all’altro dei ragazzi di quinta. Fortunatamente non si creò la fama di quella che ci stava con tutti (anche se era proprio così) e l’anno dopo, quando ormai tutti quelli di quinta erano usciti, mise finalmente la testa a posto”.”Cosa successe?” chiesi mentre mi rammaricavo sinceramente di non aver conosciuto Sara a quindici anni.”Semplice, si innamorò di nuovo sul serio” mi rispose riprendendo a muoversi anche lei sulle mie gambe. Lasciammo un attimo da parte l’album per fare l’amore con calma per qualche minuto, finché le strinsi i seni morbidi sussurrandole: “E quando ti sono cresciute queste?”.Rallentammo un po’ il ritmo e lei riprese a raccontare: “Sarà stato in prima o seconda liceo, non ricordo esattamente. Dovremmo guardare qualche foto…”. Comprendendo il mio desiderio riprese in mano l’album e scovò una sua foto in cui il seno cominciava a gonfiarle la maglietta. “Ecco, qui è la primavera della prima liceo. Qui invece sono nell’estate della seconda” disse passando alcune pagine e indicandomi una sua bella immagine in cui risaltava il seno di profilo. Cambiò album, ormai il primo l’avevamo passato tutto: sfogliò rapidamente le prime pagine per arrivare più o meno a metà. C’erano alcune foto di gruppo sullo sfondo del Colosseo e di altri monumenti romani, qualche bel primo piano di alcune ragazze e anche un paio di inquadrature di una sorridente e deliziosa Sara.”Qui siamo in gita a Roma in quarta. Ci sono delle foto che potrebbero interessarti…” disse girando pagina… Comparvero alcune immagini di lei e Sara in una camera d’albergo, evidentemente brille, con solo mutandine e reggiseno addosso. In qualcuna erano addirittura senza il pezzo sopra, mentre si coprivano i seni con le mani. Roberta si accorse dei guizzi d’eccitazione che involontariamente ebbe il mio membro dentro di lei e mi disse guardandomi: “Ti piacciono, eh?”.”Siete fantastiche!” farfugliai solamente.”Ce lo dissero anche i nostri compagni di classe…”.”Non dirmi che ve li siete fatti tutti!” esclamai sorpreso, non potevo credere avessero fatto qualcosa del genere.”No, non tutti, solo tre… Abbiamo fatto un’orgetta, io ero ancora vergine e ci tenevo a rimanerlo. Sara si diede molto da fare e nessuno dei tre si lamentò per non essere passato nel mio buco davanti”.”E tu?” chiesi curioso di sapere cosa aveva fatto.”Mi davo ugualmente da fare, fra seghe, pompini, spagnole e…”.”E…?” la invitai immediatamente a continuare presagendo qualcosa di speciale.”Beh, quella sera sperimentai per la prima volta il sesso anale e ricordo che mi piacque. A dire la verità ero un po’ brilla, lo eravamo tutti quanti, ma ho un bel ricordo…”-“L’avete più fatta un’orgia tu e Sara?”.”No, non ci è più capitata l’occasione”.”Ma tu quando hai perso la verginità?”.”L’anno dopo, con un ragazzo con cui stavo da qualche mese. Nulla di speciale, anzi: solo in seguito ho scoperto i piaceri del sesso”.”Quanti ragazzi ti sei portata a letto?”.”Sette te compreso”. La baciai sul collo movendomi più in profondità dentro di lei: Roberta chiuse gli occhi e mugolò.”E Sara?”.”Non li ho contati quelli” disse ridendo. “Saranno stati venti o trenta”.Chissà com’era Sara al momento dell’orgasmo, se urlava senza freni, se ansimava… Glielo chiesi: “A dire la verità non l’ho mai vista scopare con un ragazzo a parte quella volta in gita, in cui ero anch’io parecchio occupata. Lei mi ha detto che di solito fa uno strano gemito, una specie di lamento”.Per un po’ smettemmo di parlare e di guardare foto ma ci concentrammo a scopare: lei era veramente brava, sapeva muoversi nella maniera giusta, mai scontata o banale, una piacevolissima e continua asimmetria di movimento, ritmo e tempi. Ora in fretta, ora più lenta, ora ruotando i fianchi, ora accogliendomi in profondità: e la cosa sembrava piacere tanto pure a lei. Il respiro era leggermente affannoso, non gemeva ma mugolava piano, reclinando la testa all’indietro.Io non sapevo proprio cosa mi piacesse di più, che mi scopasse a quel modo, che mi raccontasse i particolari più intimi di Sara, che lo stessimo facendo a casa di Sara. In fondo la situazione si addiceva al momento di confusione mentale che avevo in quel periodo: mi piaceva una ragazza, ma ne scopavo un’altra (e la cosa mi piaceva pure!), ora sapevo che anch’io a quella ragazza piacevo ma continuavo a fottermi la sua compagna d’appartamento. Un’idea perversa mi si insinuò nella testa e non ptei fare a meno di proporgliela: “Perché non andiamo a farlo proprio sul letto di Sara?”. Ci aveva visti, ci aveva sentiti: di certo la cosa non l’avrebbe turbata, tutt’al più eccitata.Roberta si girò guardandomi mentre le carezzavo il pelo fra le gambe e il clitoride turgido: mi sorrise, stavolta in modo molto malizioso. “E che ne diresti di filmarci? Abbiamo una webcam: potrei registrare tutto e farglielo vedere stasera, masturbandoci insieme…”.Accettai calorosamente, ma prima che si rialzasse le chiesi: “L’avete mai fatto insieme tu e Sara?”Lei sfuggì il mio abbraccio e mi sorrise ambiguamente: “Forse sì, forse no: chi lo sa?”.Mi lasciò con questo dubbio e sparì di là. Quando la raggiunsi stava già provando l’angolatura giusta per la piccola webcam.”Sai come si usa?” mi chiese; io annuii. “Bene, allora io mi metto sul letto, tu regola l’inquadratura”.Salì sul letto sfatto e si inginocchiò guardando verso la telecamera, poi si piegò in avanti fino ad appoggiarsi al materasso.”Perfetto” annunciai. “Ora accendo”.”Sbrigati, vieni qua, non vedo l’ora: è la prima volta che mi filmo a letto!” mi incoraggiò lei alzandosi di nuovo in ginocchio e passandosi una mano fra la gambe. Le sue dita corsero dentro di lei, stuzzicarono il clitoride: era tanto eccitata che presto i suoi umori colarono sul lenzuolo formando un’ampia macchia bagnata. Mi inginocchiai dietro di lei e guidai il mio pene dentro la sua fighetta, strofinandolo anche sulle dita. La strinse a me abbracciandola sul ventre e baciandole il collo, mentre si contorceva dal piacere. Mi sorprese ancora distendendosi indietro con la schiena e spingendo giù anche me finché dovetti appoggiarmi con i gomiti al materasso. In quella posizione sapeva muoversi abilmente, stringendomi dentro di sé, magistralmente.”Ma dove hai imparato certi trucchetti?” le chiesi retoricamente.”Me li ha insegnati Sara, è lei la mia maestra”.”E qual è la sua posizione preferita?” le chiesi.”Sicuramente alla pecorina: dice che così gode come non mai, se lo sente entrare fino in fondo”.”Proviamo?” proposi.”Okay!” e si rialzò andando a piegarsi in avanti, senza farmi uscire dal suo scrigno. Ora ero io a dare il ritmo, a muovermi, a decidere cosa fare.La scopavo lentamente, uscendo quasi del tutto e penetrando fino in profondità, strusciandomi attentamente su di lei. Stando ritto dietro di lei cominciai a giocare col suo buchetto di dietro senza che lei protestasse: ancora stava semplicemente ansimando a occhi chiuse, godendosi appieno tutte quelle sensazione. Provai anche a penetrare con un dito, incontrai un po’ di resistenza ma alla fine arrivai fino in fondo: lo mossi delicatamente mentre un altro glielo infilai nella fighetta. La sentii ansimare sotto di me, muoversi, divincolarsi…Tolsi le dita, mi distesi su di lei e gliele porsi davanti alla bocca: lei le leccò indifferentemente, con grande foga, poi tornai a infilarle dentro in vagina insieme al mio pene un dito.Lei si appiattì il più possibile, alzando il bacino per quanto glielo permettesse il mio peso e la posizione.”Sto venendo, muoviti più in fretta!” mi incitò quasi gridando con voce roca. Io invece feci tutto il contrario e rallentai ulteriormente il ritmo, entrando e uscendo senza alcuna fretta ma con decisione.”Sì, scopami così, mi fai impazzire. Ti voglio, ti voglio!” mi incitò sempre a voce alta finché le parole non diventarono solo gemiti alternati. La sentii venire sotto di me, allora accelerai il ritmo fino a farlo diventare brusco e venne ancora, con un altro gemito quando il respiro s’era finalmente calmato un po’ o almeno aveva smesso di diventare sempre più affannoso.Solo allora uscii da lei e mi inginocchiai dietro il suo bacino andando a leccare là fra le gambe ove colavo piacere liquido. La mia lingua dardeggiò sulle labbra, all’interno della vagina, sul clitoride.Meno di dieci minuti dopo stava giù lasciando quello stato di abbandono per rialzarsi a far l’amore. Mi sedetti sul materasso, appoggiato ai gomiti, lei mi si sedette sopra e lo facemmo in maniera molto sensuale, ma lentamente, con calma, baciandoci e toccandoci ovunque era possibile. Sentivo le sue tette morbide premermi sul petto, così belle e tonde, non potei trattenermi dallo stringerle fra le mani, sfiorare i capezzoli con le dita, giocarci, abbassare la testa a baciarli e stringerli a lungo fra le labbra.Sentivo che non sarei durato a lungo, la sua fighetta vellutata mi carezzava in maniera lenta ma deliziosa e irresistibile: non potevo farne a meno…”Sto per venire. Voglio farlo così, leccandoti le tette” le confidai mentre ma la mia lingua passava dal capezzolo all’incavo, dalla base del collo fino ai lati di quelle meravigliose rotondità.”No, voglio vederti venire, spruzzare in aria, assaggiarti…Se vuoi puoi farlo su di me…” mi interruppe: era forse addirittura meglio! Comunque non fui io a decidere ma sia rialzò, getto via il preservativo e si chinò su di me prendendo fra le labbra la punta mentre l’asta era ferma fra le sue mani. Così, piegata su di me, non staccò la bocca dal pene mentre la lingua deliziosa mi massaggiava il glande. Non dovette insistere molto perché le fiottassi in bocca la prima volta: fu lesta a dirigerlo allora verso i suoi seni e lasciare che mi scaricassi là, inondandola di bianco e denso sperma.Mi baciò appena gli spasmi di un orgasmo lungo e intenso, che mi lasciò spossato e un po’ rintronato, ma non come prima, passarono. La sua lingua mi passò nella bocca un po’ del mio seme, poi se lo riprese e lo inghiottì. Mi porse poi il suo corpo imbrattato da leccare e lo feci senza protestare, passando la lingua dai seni e dal collo fino al ventre e all’ombelico. A ogni passata lei mi baciava, cercava nella mia bocca lo sperma e lo inghiottiva. Poi fu lei stessa a ripulirmi accuratamente il cazzo da ogni residuo, leccandolo con sapienza.
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