Lo chalet di Eva era uno dei tanti dell’elegante ed esclusivo comprensorio, certo era il più bello e quello che meglio era inserito nella bellezza del luogo. Appartato, circondato da verde ed alberi, a tutela della privacy, ma nel contempo non lontano dagli impianti societari: la piscina, che in inverno di poteva coprire, campi per il tennis, il basket, la palla a volo, un maneggio con scuderie ben tenute e pulite. E il ‘Club’, con ristorante, bar, sale da intrattenimento e giuoco.Non c’era da stupirsi per il come si distingueva la villetta di Eva. L’ideatore e realizzatore di quel complesso era stato suo suocero, e il marito, Franz, lo aveva completato. Purtroppo, però, non ne aveva goduto per molto perché un infarto fulminante lo aveva stroncato. Inimmaginabile in un uomo di quel fisico e con quella attività sportiva, e con quella meticolosità che poneva anche nel sottoporsi a periodici accertamenti sul suo stato di salute. Franz era il figlio del migliore amico di famiglia, il giovane aitante che bazzicava per casa quando lei era ancora una crisalide. Alla vigilia della maturità le aveva detto che l’avrebbe sposata subito dopo, per completare, affermava la splendida maturità di quella che era divenuta un fiore di ragazza. Fu così che prima ancora dei venti anni, aveva avuto una figlia. Bella come lei, e come lei precoce nel matrimonio -un altro architetto!- che le regalò subito uno splendido nipotino, Adam, che aveva ereditato simpatia e bellezza dei nonni e dei genitori. Adam era con lei, a trascorrere qualche settimana di riposo dopo un pesante anno scolastico conclusosi lusinghieramente. Dimostrava molto più della sua età, ed era già adocchiato, malgrado fosse appena diciottenne, dalle ragazze del Club e soprattutto da molte delle sempre allupate mammine. Lui, però, fino a quel momento, non era stato assalito dal problema sesso. Gli piacevano, le donne, certo, e come. Ma riteneva che ogni cosa dovesse accadere a suo tempo. Eva era alta, snella, ottimamente in forma. Lo sport era il suo passatempo preferito, dall’equitazione al nuoto, al tennis. Adam aveva sentito quei due, non certo giovanissimi, che ammirando Eva intenta a bere una bibita, al bar, s’erano scambiati dei pareri: ‘Certo che Eva è sempre una bella gnocca…’ ‘Per non parlar del culo…’ -intervenne l’altro- ‘Chissà chi se l’incavalla…’ ‘Mah, da quando è morto Franz non è stata vista con nessun uomo…’ ‘Che fa, la spreca? Ci saranno nate le ragnatele… Hai visto sembra che non metta nemmeno il reggipetto.. Eppure deve avere quasi una quarta…’ ‘Vorrei proprio accertarmene…’ Giù una risata, e via, verso i campi di tennis. Adam si sorprese che stava analizzando Eva, percorrendola da capo a piedi con gli occhi, soffermandosi sulle parti che erano stato oggetto delle battute: natiche, tette e… in mezzo alle gambe. Concluse che quegli uomini, pur se nella rozzezza degli apprezzamenti, non avevano torto. “Adam, che ne diresti di una bella nuotata?” Il ragazzo sembrò uscire da un incantesimo, si alzò e, con Eva, s’avviò agli spogliatoi. Di solito entravano insieme, lui si cambiava, senza alcuna difficoltà, ed usciva per attendere che Eva facesse altrettanto. Quella mattina si muoveva con una esasperante lentezza, rimase pensoso, così nudo com’era, e il pensiero lo portava ad eccitarsi. Eva si volse a guardarlo. Scosse le spalle, iniziò a spogliarsi, tolse il vestito sportivo, chemisier, e rimase in slip. Dunque, era vero. Non indossava reggiseno, e le tette erano ben cricche. Non immaginava, Adam, che potessero essere così quasi a sessanta anni. Il suo fallo andava ergendosi, era anche difficile indossare le mutandine da bagno. Si mise a sedere sullo sgabello, con le mutandine, appunto, sulle sue gambe. Certo, Eva aveva un gran bel culo, l’esercizio sportivo la manteneva in perfette condizioni. Le gambe sembravano quelle di una ragazza, tornite e snelle, appena nervose. Eva non si rendeva conto (o si?) di quella lentezza e decise di mettersi in costume. Usava quello olimpionico, tanto comodo per nuotare. Si voltò di spalle ad Adam, lasciò cadere lo slip, mostrando quel magnifico fondo schiena che, allorché alzò una gamba per infilarla nel costume, lasciò scorgere parte del nero boschetto che dal pube andava terminando tra i glutei. Adam la fissava turbato: Eva gli appariva sotto un aspetto che non aveva mai considerato: era una femmina, e che femmina. Ma, riconobbe tra sé, lui una donna adulta, completamente nuda, non l’aveva mai vista, tranne, qualche volta e di sfuggita, la mamma. A ben pensarci, però, Eva era stata sempre disinibita nei suoi confronti. Sì, non era la prima volta che ne vedeva il seno, il procace sedere, solo che non si era mai soffermato a contemplarla come femmina, e per di più appetibile. “Adam, mi avvio, ti aspetto ai bordi della piscina, sotto un ombrellone.” “OK, faccio presto.” Doveva smaltire la sua eccitazione.Eva era sulla sdraio, sotto l’ombrellone. Ma cosa stava accadendo ad Adam? Si era accorta dell’eccitazione del ragazzo. Per lei, era sempre lo stesso bambino, quello al quale faceva il bagnetto, insaponava il pipì, lo asciugava, lo incipriava. No, ora era un ragazzone ben cresciuto, e per quello che aveva potuto vedere anche ben dotato, eccome. Non che avesse argomenti di comparazione, oltre suo marito non aveva conosciuto nessuno. Lo sport l’aveva aiutata a superare, sia pure con molta difficoltà, le sue problematiche sessuali. Non poteva nascondersi, però, che nata in lei una qualche curiosità, o interesse? Mentre era così meditabonda, Adam le si avvicinò, sorridendo, disteso. “Tutto bene Adam?” “Benissimo, grazie. Ci tuffiamo?” “Pro a tuffarmi e se vedo che l’acqua mi piace di faccio cenno di raggiungermi.” “Si alzò, andò al margine della piscina, alzò le braccia… Uno spettacolo incantevole. Sì, rimuginava Adam, era proprio un bel tocco di gnocca, per non parlare del culo e delle tette. E pensava anche ad Eva… incavallata! La donna s’era tuffata, alzò il braccio per far segno al ragazzo di raggiungerla. Adam si gettò in acqua, le andò vicino. Fecero qualche vasca, senza fretta, sempre appaiati. Uscirono ed Eva andò a sdraiarsi al sole, su un telo che aveva portato da casa. Adam le era accanto, non le staccava gli occhi da dosso. Il costume, bagnato, aderiva come una pellicola. Il seno eretto, il ventre piatto, la lieve protuberanza del pube, le lunghe gambe abbronzate. Sì, chissà chi se l’inc……! Eva allungò la mano, prese quella del giovane. “Cosa stai pensando Adam?” “Ti stavo contemplando.” “Non mi hai vista mai?” “Si, ma oggi mi sembri un po’ diversa dal solito.” “Invecchiata? Decadente?” “Non dire sciocchezze, se mostri la metà della tua età!” “Bontà tua, caro, agli occhi tuoi. La verità è ben altra…” Trascorsero qualche minuto in silenzio. “Che ne dici, Adam, rientriamo?” “Vuoi che vada a prenderti il copricostume in cabina?” “No, preferisco cambiarmi, anche perché se sei d’accordo andrei a pranzare al Club.” “Per me va benissimo.” “Andiamo?” Si alzarono, Adam raccolse il telo, lo ripiegò. Si avviarono alla cabina. Sembravano pensierosi. Non scambiarono parola. Adam si chiese se doveva attendere fuori. Eva aprì la porta, entrò. “Non vieni Adam?” “Si, eccomi.” Entrò a sua volta, andò a sedere sul solito sgabello. Eva aveva abbassato le spalline del costume ed armeggiava con un telo di spugna per asciugarsi. “Posso aiutarti?” “Grazie, Adam.” Gli porse l’asciugamano. Il giovane, ben più alto della donna, le era alle spalle e la sovrastava col suo corpo atletico. Cominciò a passarle delicatamente la stoffa sulle spalle, lasciando che un dito sfiorasse la pelle. Era liscia, vellutata. Sembrava quella di un’adolescente. Spostò verso il basso il costume e andò asciugando anche i fianchi. Il petto di Eva era quasi del tutto scoperto. Ancora un gesto di Adam. Il costume era sceso, stava scendendo ancora, cadde in terra. Eva se ne liberò facilmente. Adesso asciugamano e dita, erano sui suoi glutei, tra essi. “Se ti volti posso terminare di asciugarti.” Eva si voltò come un automa, era di fronte ad Adam, e notava che lo slip del ragazzo era ben rigonfio, ed aumentò ancora quando lui cominciò a detergerle le tette, la pancia, più giù… e, certo per agevolargli il compito, allargò un po’ le gambe e sentì che la stoffa e le dita, ma soprattutto le dita, la strofinavano lì, proprio lì, dove non ricordava più quando aveva avuto l’ultima carezza. La sua voce era roca quando lo ringraziò; e si allontanò da lui, dalla incontenibile erezione che inutilmente Adam cercava di nascondere e che lei avrebbe voluto contemplare, e godere, in tutta la prepotente magnificenza. Qualcosa, quel giorno, li aveva invasi, tutti e due. Ognuno guardava come il rappresentante dell’altro sesso. Erano un maschio e una femmina. Infilò le mutandine, indossò il vestito. Adam era riuscito a chiudere la zip dei pantaloni… Al Club si svolse tutto come al solito. Un pranzo leggero, piacevole. Adam rifiutò il caffè, disse che per lui ci voleva la camomilla. Tornarono a casa. Decisero che era il caso di un riposino. Ognuno si ritirò nella propria camera. Adam rimase a lungo con gli sbarrati verso il soffitto, a rimuginare. Poi vinse il sonno e s’addormentò, indossando solo i pantaloncini corti del pigiama. Quando Eva, con passo felpato e prudente, aprì la porta, lui era supino, russando lievemente. Si avvicinò al letto, restò a guardarlo. Indiscreta, alzò un lembo del pantaloncino. Ecco, era là, imponente pur nello stato di relativa quiete. Allungò appena la mano, per sfiorarlo. Tremava a quel contatto,e dire che gli aveva fatto il bagno centinaia di volte,anche quando già era grandicello. Ora, però, era un uomo, vigoroso e villoso. Indugiò qualche istante, abbozzò una carezza. Adam si mosse appena, sempre immerso nel sonno, e sembrò mugolare qualcosa. Il suo fallo andava dilatandosi, sempre di più fino a dimensioni che Eva considerò smisurate. Un pensiero le attraversò la mente: ‘speriamo che non cresca più, con l’età, altrimenti povera la sua donna. (Povera o beata? Mah?)’ Adam certamente sognava, e il suo volto esprimeva godimento sentendo le mani della donna stringersi appena intorno al suo sesso, carezzarlo delicatamente.. Doveva fermarsi. Lui poteva svegliarsi improvvisamente. Ma cosa stava facendo.. Si disse che era una vecchia pazza, una spudorata, impudica, invereconda, lussuriosa, libidinosa, dissoluta, e soprattutto immorale. Depravata. Che schifo, Eva, rimestava dentro di sé, eccitarti con questo giovanetto, con tuo nipote, alluparti come una cagna infoiata! Vinse quell’attrazione morbosa, diede un’ultima carezza, sfilò lentamente la mano, ma non resisté alla bramosia di baciarlo, sfiorarlo con la sua lingua umida e calda. Adam ebbe un sussulto. Eva si allontanò, in fretta, prima che la sua insistenza non conducesse il ragazzo alla conclusione del suo intenso piacere che stava rapidamente sopraggiungendo, scolorandogli il volto. Qualcosa era cambiato in Eva, Adam se ne accorse subito, anche se non ancora comprendeva in cosa quelle manifestazioni, sempre affettuose come al solito, erano variate. Eva lo guardava in modo diverso, se lo carezzava si attardava a ritirare la mano, gli era sempre vicina, lo riempiva di premure, si preoccupava dei suoi desideri, aveva infinite ragioni per toccarlo, accertarsi se aveva caldo, freddo.. altro. Gli eventi gli vennero in soccorso per chiarire le cose. Erano andati a cavallo, un piccolo trotto, una galoppatine, qualche salto. Al rientro, Eva notò che Adam zoppicava un po’, gliene chiese la ragione. “Niente…niente.” “Come niente, stai zoppicando.” “Forse un movimento sbagliato, una cattiva ricaduta sulla sella, un piccolo strappo.” “Ti fa male?” “Un po’” “Dove?” Adam arrossì, senza rispondere. “Allora, Adam, non farmi preoccupare.” “Ma no, ti dico che non è niente. Un indolenzimento… un indolenzimento del… del testicolo sinistro che si diffonde all’inguine… Cose da nulla.” “Adesso, a casa chiamo il medico.” “Ma no, non serve, domani sarà passato tutto.” “Chiamo il medico.” Paolo Palmeri conosceva la famiglia di Eva da sempre, aveva visto nascere Adam e lo aveva curato quando trascorreva i periodi di vacanza con Eva. Era già lì, dopo pochi minuti. Fu sorpreso, ma non più di tanto, quando la donna non si mosse dal letto del ragazzo che, del resto aveva aiutato a spogliarsi e a coricarsi. “Allora, Adam, vediamo.” E senza attendere risposta abbassò il lenzuolo, sotto il quale Adam giaceva, indossando la sola giacca del pigiama. I pantaloncini gli davano fastidio tra le gambe. Aveva indossato i guanti. Palpò il basso ventre, si soffermò all’inguine, prese delicatamente tra le dita il testicolo sinistro, lo palpò delicatamente, mentre Eva seguiva attentamente la visita e Adam la scrutava incuriosito. Palmeri riabbassò il lenzuolo. “Allora, Paolo?” “Niente di grave o di rotto, cara Eva. Un piccolo sforzo non controllato e una irritazione locale che dobbiamo combattere subito per far regredire la modesta tumefazione del testicolo e il risentimento dell’inguine. Una pomata specifica, anzi uno gel, e un antidolorifico, Fra ventiquattro ore dovrebbe scomparire tutto. Attenzione, però, di limitare il gel alle sole parti dolenti ed evitare che queste zone entrino in contatto col… resto, capito? “Perfettamente, Paolo.” “Allora, ti mando il preparato con la mia infermiera. Niente paura Adam, è veramente una sciocchezza.”Un quarto d’ora dopo l’infermiera portò il gel, della garza, un rotolo di strisce cerottate, parlucchiò con Eva e se ne andò. Eva si accostò al letto del ragazzo. “Pronti per la medicazione, eroe?” “Si, grazie, lascia sul comodino che mi arrangio…” “Ma che vuoi arrangiarti, fantino invalido, sta buono che ci penso io. Tu sta giù e fermo. Prima, però, vado a togliere questo vestito stretto che ho indossato per ricevere il medico.” Tornò in vestaglia. Abbassò il lenzuolo, prese il tubo del gel, preparò le compresse di garza e il rotolo. “Non calzi i guanti?” “Non preoccuparti, ho lavato accuratamente le mani e le laverò dopo.” Si chinò su Adam con fare professionale. “Ecco dunque dove il bimbo ha la bua. Apri le gambe che devo mettere il gel all’inguine.” Premette il tubetto, pose su due dita parte del medicamento e cominciò a spalmarlo attentamente e accuratamente dove il medico aveva prescritto. Il movimento faceva muovere il pene e lei, per impedirgli di toccare la parte unguentata, lo prese garbatamente con l’altra mano e lo tenne distante. Sentì che il fallo di Adam andava crescendo e notò il disagio del ragazzo. Impassibile seguitò a spalmare e nel contempo a stringere sempre più quel poderoso scettro che impugnava sempre più strettamente. Era china sul letto, e le tette meravigliose erano lo spettacolo che faceva ancor più eccitare il già esuberante ragazzo. “Sta fermo, Adam, che ora devo ungere il testicolo.” Aveva mani leggerissime, dal tocco delicato che, in ogni modo, fecero sussultare lo scroto di Adam ed aumentare l’erezione. “Ora, come ha detto Palmeri, dobbiamo impedire il contatto… Se tu restassi sempre così… non ci sarebbe nessun pericolo di… contatto… credo, però, che sia opportuno prevedere un ritorno alla normalità (e -pensò Ada- se la normalità di Adam fosse questa?). Ci vuole una bella fasciatura.” Pensò che doveva mettere la garza molto più alta del prepuzio. E fece cos’, mentre i toccamenti vari stavano facendo effetto sul giovane, Fissò il tutto con una striscetta di cerotto. “Vediamo se funziona.” Scappellò il prepuzio, turgido, rosso, che sembrava scoppiare da un momento all’altro, poi ritirò su la pelle, e ancora giù… e su… Il collaudo sembrava non aver termine e Adam pensava che quella manovra l’avrebbe presto condotto alla eiaculazione…si…. Non riusciva a frenarsi, era una cosa meravigliosa e terribile nel contempo… cosa avrebbe detto la donna? Che vergogna farlo così…. Eva era in cosciente attesa dell’evento, e raccolse il frutto di quelle sue carezze nelle garze che aveva precauzionalmente preparato, ma dovette ricorrere a… rinforzi, tanta l’esuberanza di quel giovane che, ormai, giaceva con gli occhi chiusi e il respiro pesante. La donna asciugò tutto, attese che il sesso di Adam iniziasse a placarsi, lo abbassò teneramente, rialzò il lenzuolo. Uscì. Doveva lavarsi le mani. Lo aveva detto. Ma prima non resisté a spalmare la sua vulva col vischioso frutto della sua manovra. Da quanto tempo non provava una sensazione del genere. Tornò da Adam, che era ancora ad occhi chiusi. Sedette sul letto, accanto a lui. “Quando vuoi che cambi la medicazione al tuo… pisellino (…ino???) dimmelo.” “Quando vuoi tu.” Le mise una mano sulla coscia, nuda, perché la vestaglia s’era aperta. D’istinto salì, verso il cespuglio setoso che nascondeva le grandi labbra ancora appiccicaticce del suo seme, ma lui non lo sapeva, né sapeva che il suo succo s’era fuso con la linfa che era distillata dalla vagina della donna. In queste cose la barriera dell’età, se non imposta dalla natura, è solo una insignificante convenzione sociale. Eva s’alzò, si avviò verso la sua camera. Si voltò al ragazzo. “Credo sia meglio che non ti alzi, ti porterò qualcosa a letto, per mangiare.” “Ma no. Sto già molto meglio, anzi bene. Sono certo che potrò alzarmi facilmente ed essere a tavola con te.” “OK, ma niente affaticamenti.” “OK”Eccola, in camera, in poltrona, abbandonata, accasciata, avvilita, demoralizzata prostrata, umiliata ed esaltata nel contempo. Intuiva di essere su un piano inclinato avviata al precipizio che doveva (ma non voleva) evitare. Come, però? S’era scatenato qualcosa in lei che non avrebbe mai immaginato. Non era regolare, no. Si sentiva in preda a un raptus, che le impediva d’essere razionale. Che sconcezza, alla sua età. Dopo tanti anni di astinenza sessuale e, obbrobrio, era suo nipote, un ragazzino, l’oggetto della sua folle mania. Dove era andato a finire il suo equilibrio, il suo controllo. Era con la testa bassa, le mani unite e serrate tra le gambe, rigida, tesa, con un nodo che le serrava la gola. La doccia doveva attenuare l’eccitazione. Quando l’acqua tiepida carezzò il suo corpo e lambì il suo ventre, allungò la mano per lavarsi, l’appiccicaticcio che incontrò la eccitò d’improvviso, nuovamente, e andava lisciandosi lascivamente come quando era adolescente, Si riscosse, respirò profondamente. L’arido deserto della sua vagina implorava una goccia d’acqua, anche una sola goccia.Adam giaceva supino, frastornato per quanto era accaduto. Non riusciva a crederci. Incredibile e imprevedibile. Eva che, confessiamolo, lo aveva consapevolmente e deliberatamente masturbato! E a lui era piaciuto. Aveva fatto fatica a trattenersi dall’abbrancare una tetta, stringerle il capezzolo, ciucciarlo. Dove stava sfociando quell’anormale modo di comportarsi? E lui, era veramente bramoso di possedere quella femmina, o era soltanto l’impazienza di avere il primo rapporto sessuale? Ma con chi! Con una che non era più giovane, certamente, che conosceva dalla nascita. E se tutto fosse solo una sua fantasia? E se Eva, una volta lui fattosi avanti, fosse scoppiata in una sonora risata, dileggiandolo, irridendolo? Doveva trovare una soluzione. Ci voleva una ragazza. No, meglio una professionista alla quale avrebbe candidamente confessato che era la sua prima volta.Il pranzo fu consumato senza particolari scambi di idee. Si parlò di salute, di cavalli… Eva chiese alla cameriera di servire il caffè nell’angolo-salottino, dove andarono a sedere tutti e due. Rimasero a guardare la televisione, senza seguire il contenuto della trasmissione. Erano vicini. La coscia della donna premeva contro quella di Adam, e lui non era indifferente a quel tepore. Il suo sesso, pur avvolto nella garza, andava dimostrandolo. Eva seguiva, di sottecchi, cosa stava accadendo e non poteva nascondere di sentirsi profondamente lusingata nel constatare come il ragazzo si eccitasse per la sua sola vicinanza. La cameriera venne a ritirare le tazzine e chiese se, una volta rassettato tutto, poteva uscire. Sarebbe tornata prima di cena. Eva si disse d’accordo. Dopo un po’ si sentì chiudere il portoncino. “Tutto bene, Adam?” “Benissimo, grazie, era solo un fastidio passeggero. Credo che sia il caso di togliere tutto, anche il gel. Anzi, sai che faccio?, vado in bagno e vi provvedo.” Il raptus tornò ad impadronirsi di Eva, incontenibile. “Un momento, vediamo prima come stanno le cose. Alzati, vieni di fronte a me.” Adam decise di vedere proprio come sarebbe andata a finire. Si mise di fronte a lei, abbassò la zip dei pantaloni. Eva introdusse la mano, non le fu difficile estrarre il fallo che andava ergendosi, lo liberò delle garze. Eccolo, in tutta la sua sontuosità. Pensò che era proprio la ‘pompa’ che avrebbe potuto estinguere l’incendio che le divorava il grembo. Era imponente, eccezionale, per rigidità e dimensione, e sembrava crescere ancora. “Andiamo in bagno.” Li giunti, gli tolse pantaloni e mutandine e lo fece andare vicino alla vasca. Prese il tubo della doccia, lo aprì, regolò il calore dell’acqua, e insaponò il sesso di Adam, l’asta, lo scroto, l’inguine, parte del pube, insistendo delicatamente, stringendolo e carezzandolo. Adam pensò che lo stava di nuovo masturbando. D’un tratto, Eva chiuse l’acqua, prese un asciugamano e lo asciugò accuratamente. La sua mente era sempre tormentata, perplessa, dubbiosa. Cosa doveva fare? E quello straordinario brando sarebbe potuto entrare in lei? Dopo due decenni di inutilizzazione il fodero è certamente rugginoso… L’inattività atrofizza l’organo… Fu subito smentita, rassicurata, dall’ umidiccio che sentiva dentro di se, dai palpiti del ventre. Che fare? Un gesto sbagliato poteva distruggere tutto. Comunque, era in preda alla smania che non le dava pace. Doveva essere l’ultima vampata del fuoco prima della definitiva estinzione. O era la brace che covava sotto la cenere del tempo, una piccola favilla che poteva trasformarsi in una fiamma violenta? Come avrebbe potuto saperlo, senza correre il rischio? Le balzarono alla mente i detti latini: memento audere semper, arrischia sempre, alea iacta est, il dado è tratto! “Vieni.” Lo prese per mano. “Ma… i pantaloni… sono così…” Senza rispondere, seria e serena, lo condusse nella sua camera. “Siedi li.” Gli indicò la larga poltroncina ai piedi del letto. Adam eseguiva macchinalmente, senza reagire. Gli era di fronte. Il pene del ragazzo sembrava un obelisco svettante verso l’infinito. Si chinò verso di lui, guardandolo con una strana espressione negli occhi, come chi si accinga ad affrontare una prova decisiva. Gli sbottonò la camiciola, gliela sfilò, la gettò in terra. Andò alle spalle del ragazzo, pochi gesti, rapidi, decisi, per liberarsi d’ogni indumento. Gli tornò dinanzi, nuda, dominante, superba, meravigliosa, splendida, incantevole, col seno eretto, i capezzoli freneticamente protesi. Il vello del pube era come arruffato, risvegliato, le grandi labbra tumescenti erano scure e rigogliose come un grosso frutto appena aperto. Adam la guardò confuso, incredulo, ma sempre più eccitato. Il suo coso sembrava voler scoppiare nella pelle. Era paonazzo. Eva si avvicinò a lui, inesorabile, aprì le gambe, una gamba di qua e l’altra di là della sedia, si abbassò lentamente, afferrò il glande gigantesco e lo raggiunse con l’ingresso della sua fremente vagina. Sarebbe entrato? A mano a mano che s’abbassava sentiva che lei si schiudeva, l’accoglieva fremente, l’avvolgeva golosa e avida. Sempre più giù, fin quando non lo sentì che non sarebbe andato oltre. Si accomodò sulle gambe del ragazzo che dimostrava le sensazioni nuove, inimmaginabili, che lo travolgevano. Afferrò Eva alle spalle, prese tra le labbra un capezzolo di quel rigoglioso seno, e cominciò a succhiare, sentendo che altrettanto stava facendo la vagina di sua nonna col suo fallo. Si, lo mungeva, con movimenti delicati ma decisi, dimenandosi avanti e dietro, col capo riverso, gli occhi socchiusi, la bocca semiaperta, e un roco gemito che andava incalzando. Il miracolo era accaduto… Il grosso sesso d’un maschio era in lei, invadente ma appagante, palpitante che la faceva fremere, che la portava verso mete più sconosciute che dimenticate. Quando mai un giovane di quelle fattezze e di quella proporzione era entrato in lei. Le mani di Adam percorrevano, curiose, il corpo della donna, la frugavano, Erano entrate tra le sue natiche, sentivano le pulsazioni dello sfintere che reagiva al suo tocco, alla sua curiosità a quel volerla penetrare, anche li, sia pure con un dito. Si ecco, le stava massaggiando il retto, e ciò si ripercuoteva nel grembo della donna che sembrava quasi rantolare per il piacere. Adam ricordò le parole di quegli uomini: per non parlar del culo.. Eva stava salendo sempre più in alto nell’empireo della voluttà, un orgasmo incontenibile, ripetuto senza soluzione di continuità, che la scuoteva violentemente, per concludersi nell’abbandono totale che le procurò il caldo fiume che stava irrompendo in lei. Gli gettò le braccia al collo, esausta, affannata. Ancora con la tetta nella bocca di lui, il dito nel sedere, il fallo nella vagina. Era accaduto tutto come in un sogno. Cercò di riacquistare il controllo di sé, almeno in parte. Gli sussurrò all’orecchio, sono Eva, la prima donna, la tua prima donna, vero? “Si, non immaginavo che potesse essere così bello.” Il solo pensiero di quello che era appena avvenuto lo stava eccitando di nuovo, ed Eva non lasciò sfuggire l’occasione di tornare al settimo cielo.Giacevano sul letto, nudi, supini, si tenevano per mano.“Non hai nausea per quello che ho fatto? Quello che ha fatto la tua vecchia nonna?”“Come potrei? Mi hai fatto conoscere il paradiso.”“Non mi giudici disonesta?”“Ma che sono queste parole. Sei bellissima, incantevole.”“Vorrei che nessun altra donna possa insegnarti mai qualcosa di nuovo. Vieni qui, siedi su di me, metti il tuo fiore tra le mie grosse tette, al caldo. Come un uccellino nel nido.”Adam eseguì, curioso e coinvolto. Solo che il suo… uccellino era divenuto un condor.Eva lo accolse tra le mammelle, e cominciò a muoverle in una carezza sempre più eccitante, poi fece in modo che le sue labbra potessero lambire il grosso glande, e cominciò a picchierellarlo con la lingua.“Non venire, Adam, ho in mente di eleggerti al mio primo uomo. Io la tua prima donna, tu il mio primo uomo.”“Ma come può essere? Io il tuo primo uomo?”“Non essere impaziente, vedrai.”Lo fece adagiare di nuovo accanto a lei, eccitatissimo. E si vedeva.“Adesso Eva deve andare al bagno, torno subito.”Così, nuda, uscì dalla camera.Si, aveva un piano, ma non credeva che sarebbe riuscita a realizzarlo.La vagina era naturalmente elastica, molto elastica, doveva consentire il passaggio di un neonato. Ma lì. Il suo buchetto vergine era tutt’altra cosa. Un missile di quella portata non ci sarebbe mai passato. O l’avrebbe lacerata. Nel caso, che avrebbe detto al medico? Che alla sua età s’era fatta squarciare il di dietro? No era una pazza idea. Sarebbe stato bello, però, che Adam, in qualche modo, fosse il suo primo uomo. Pazza e pervertita.Intanto s’era lavata, asciugata, e aveva preso con sé il flacone del bagno schiuma sinalcal, quello con un ph assolutamente neutro.Tornò in camera.L’obelisco di Adam era sempre svettante.Si sdraiò di nuovo.“Ti è piaciuto carezzare il culetto della nonna?”Adam non se l’aspettava. Che avrebbe dovuto dire? Deglutì.“E’ attraente, ammaliante, invitante. Ti ho dato fastidio?”“Tutt’altro, è splendido ascoltare i tuoi apprezzamenti. Non diciamo, poi, com’è delizioso sapere che ti fa piacere fare qualcosa con me.”Si voltò verso di lui, mise nel palmo della mano un po’ di schiuma, e la cosparse sul grosso e violaceo glande.“Eva, cosa è? Perché?”Quel toccamento lo faceva eccitare sempre più.“Zitto, tesoro, vedrai che Eva farà in modo che tu sia il suo primo uomo.”Lestamente e destramente spalmò della schiuma anche tra i suoi glutei, intorno al buchetto, facendone entrare parte dentro.Si girò dall’altra parte, volgendogli la schiena, tirò su le ginocchia.“Vieni vicino a me, metti il tuo cosino dove hai, prima, introdotto il tuo ditino.”Il grosso fallo di Adam s’intrufolò tra le natiche, che l’accolsero stringendolo, e la punta sentì il pulsare dello sfintere.“Spingi piano, amore, non so se riuscirò ad accoglierti così, non essere violento.”Adam spinse, senza violenza, ma decisamente. Incontrò una notevole resistenza che accrebbe la sua eccitazione, il suo desiderio.Per non parlar del culo…Doveva entrare.Eva respirava profondamente, si premette come se dovesse evacuare. Era abbastanza doloroso, ma sentì che un po’ di quel siluro rovente era penetrato. Pensò che se era entrato il glande il resto non avrebbe trovato eccessiva resistenza. E fu così, ma a prezzo di una certa sofferenza che, però, andava pia piano attenuandosi. Le sembrava di essere stata invasa da un palo. Ecco, sì, la stava impalando, sempre più. Ma non finiva mai quel coso? Adam procedeva, inesorabile, sempre di più, fin quando i suoi testicoli non furono fermati dalle chiappe della donna. Rimasero così, immobili, qualche istante. Solo il fallo palpitava avvolto nel caldo ventre sussultante di Eva.Si, cominciava a piacerle. Prese la mano di lui e se la portò tra le gambe, la guidò perché le sfiorasse il clitoride. Lui cominciò un lento e crescente stantuffare che fu accolto voluttuosamente dalla donna. Non pensava che sarebbe stato così bello, per lei, che potesse godere anche il quel modo. E quelle dita che le tormentavano il suo cicchetto. Ecco, stava veramente godendo, si, moltissimo, non riusciva a dominarsi, l’orgasmo la travolse, la sommerse nello stesso istante che da Adam fluiva inarrestabile il balsamo che sembrava non dovesse finire mai, diffondendosi deliziosamente in lei.Non si resero conto di quanto tempo trascorse, così, lui strettamente trattenuto in lei. Eva volse appena il capo verso il ragazzo.“Adam, tu sei il mio primo uomo, il primo e l’unico che sia penetrato in me, in questo modo, e così profondamente. Non scordartelo. E’ un dono che ti ho con gioia dedicato, e che segna per me il più bel giorno della mia vita. Non avrei mai immaginato che questo potesse accadere, e con mio nipote. Grazie.”E lui sentì che lo avvolgeva appassionatamente.Adam aveva, adesso, la stessa età di Eva quella estate.Indimenticabile.E rifletteva che mai aveva sentito una donna così sua, totalmente sua, incondizionatamente. E mai nessun altra aveva saputo dargli le stesse emozioni, lo stesso piacere.Eva, la sua prima donna.Adam, il suo primo uomo.
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