La sveglia suona, sta per iniziare una nuova giornata a casa Martini. Evelin si alza e va a preparare la colazione. Quando l’aroma del caffè si diffonde per casa sia alza anche il marito, Marco, che, prima di andare in cucina, passa dalla camera di Federica, la figlia neo diciottenne, a svegliarla.Tutto si svolge come un rituale, le solite cose dette e fatte ogni mattina prima di uscire tutti.Marco parte in macchina, portando Federica con sé, dato che la sua scuola è sulla strada che deve fare per andare in ufficio. Evelin, dopo aver chiuso la casa va alla fermata dell’autobus che la porterà sino a scuola, lei è un insegnate. Insegna in una scuola tecnica, dove le classi sono quasi esclusivamente composte da ragazzi. Le prime due ore le ha con una classe dell’ultimo anno. Fatto l’appello, inizia con la spiegazione che le prenderà entrambe le ore a sua disposizione. Era passata appena un’ora da quando aveva iniziato che si rese conto che due ragazzi della prima fila, invece di seguire la lezione erano distratti a parlare fra di loro e senza farsene accorgere li tenne d’occhio, pronta a riprenderli per la loro distrazione. Capì subito che parlavano di lei dato che i due continuavano a parlare guardando verso di lei, si sentì a disagio da ciò, e cercava di capire che cosa avevano da dire, sicura che stessero criticandola.Non gli ci volle molto ad Evelin per rendersi conto che, da sotto la cattedra le stavano fissando le gambe. D’istinto allungò una mano a sistemarsi la gonna e capì perché la fissavano. Mentre spiegava, muovendosi sulla sedia, aveva fatto scomporre e risalire la gonna. Sperava che comunque non si fosse visto troppo, dato che portava le calze con il reggicalze.Indispettita, mentre si sistemava la gonna, indirizzò un’occhiata gelida ai due impudenti che, come risposta, la fissarono con uno sguardo divertito che la mise a disagio e la fece voltare da tutt’altra parte. Scrutò il resto dei ragazzi sperando che nessuno si fosse accorto di quello che era accaduto e si senti un po’ rinfrancata vedendo che erano tutti chini sul libro e sui quaderni.Finite le due ore si alzò e se ne andò, buttando un’ultimo sguardo ai due ragazzi che la stavano ancora fissando con quelle facce divertite. Per il resto della giornata non fece altro che pensare a quello che era accaduto e si sentiva da una parte arrabbiata con quei due impudenti e dall’altra gratificata dall’attenzione mostratale, cosa che una quarantenne apprezza sempre nel suo intimo, anche se non lo dà mai a vedere.Quando fu ora di uscire si avviò, come al solito, alla fermata dell’autobus ad attendere la sua corsa. Quando vide i due ragazzi sul marciapiede che continuavano a fissarla parlando fra di loro, si sentì perduta, non sapeva cosa fare. Fu distratta dall’arrivo dell’autobus che le avrebbe permesso di scappare da quell’esame particolare al quale era sottoposta. Purtroppo per lei salirono anche i due ragazzi che si misero ai suoi lati e, dato che i posti a sedere erano tutti occupati, erano in fondo al mezzo, zona priva di sedili. Gli fu rivolto da entrambi un saluto gioviale che fu costretta a contraccambiare, suo malgrado.Le due fermate successive fecero aggravare la situazione, sali così tanta gente che si ritrovò, senza rendersene conto, schiacciata fra i due. Non sapeva che fare.Ne aveva uno di fronte e l’altro alle spalle, ne sentiva il fiato sul collo. Si era trovata altre volte sull’autobus pieno di gente, schiacciata dalla ressa, ma questa volta era diverso. Era persa nel terrore che quella situazione le aveva provocato e fu riportata alla realtà dalla voce del ragazzo che aveva di fronte che le chiese: "non le dispiace, vero?!"Evelin rimase colpita sia dalle parole che dal tono, non sapeva che rispondere, riuscì solo a dire "no, figuratevi".Al che capì che i due si scambiarono un’occhiata d’intesa e poco dopo avvertì che i due corpi la stavano pressando maggiormente, in modo strano. Infatti non erano i corpi dei due che si strinsero, ma solo i loro bacini, facendole sentire addosso l’irruenza dei loro sessi, attraverso la stoffa delle loro tute e della sua gonna. E dato che Evelin si trovava con le gambe leggermente divaricate, a causa della borsa con i libri che, per comodità, era solita poggiare a terra e stringerla appunto con le gambe, si trovava ad agevolare il contatto.Quei due corpi rigidi che le si strusciavano addosso la stavano facendo sentire strana, avvertì subito il calore che dal proprio bacino si diffondeva per tutto il corpo, facendole chiudere gli occhi e tremare le gambe a tal punto che ormai era sorretta dalla morsa che l’attanagliava.Il ragazzo che le stava davanti le poggiò una mano sulla coscia ed iniziò a fare salire la gonna sino a portare a nudo la carne lasciata scoperta dalle calze che palpò accuratamente prima di dirigere le dita sotto le sue mutandine che erano completamente bagnate. Nel frattempo il ragazzo alle sue spalle, agevolato dal lavoro fatto dall’amico, arrivò dentro le mutandine a palpare le natiche.Il movimento di quelle mani sul suo corpo la stava facendo impazzire di goduria ma il massimo fu quando i due, in contemporanea, la penetrarono in entrambi i buchi. La povera Evelin si dovette trattenere dal gridare dal piacere anche quando, dopo pochissimo di quel trattamento godette in modo assurdo.Ripresasi e aperti gli occhi ebbe appena il tempo di sentire i due ragazzi che le dissero "a domani" e scesero subito lasciandola li stravolta.Quando le porte dell’autobus si richiusero dietro di loro si ritrovò a pensare a quello che aveva appena fatto e l’assalirono subito i sensi di colpa, riuscì a trattenersi dal piangere dalla vergogna solo perché sarebbe stato troppo in mezzo a tanta gente, non era da lei. Ma non era da lei neanche farsi fare quelle cose da due ragazzetti che potevano essere suoi figli, avevano la stessa età di Federica.Arrivata a casa ha avuto appena il tempo di farsi una doccia prima che arrivasse sua figlia, Marco rientrava in serata dal lavoro, come sempre.Per tutto il giorno non fece altro che pensare a quello che era accaduto ed era sconvolta dal fatto che non aveva opposto la benché minima resistenza, anzi si era anche trovata ad agevolare.Appena andati a letto si avvicinò al marito in quello che era il loro segnale per fare del sesso, sentiva che doveva farlo, non sapeva bene se per farsi perdonare o per paragonare le sensazioni che le avrebbe dato con quelle provate sull’autobus con i due ragazzi. Comunque, finito il rapporto Marco si addormentò e lei rimase sveglia a pensare, pensava a quanto poco le dava il marito a letto e di quanto le avevano dato quei due mascalzoni.Si addormentò con una miriade di pensieri che le mulinavano in testa.Il mattino seguente il rituale si ripeté identico come sempre sino a quando si trovò a tornare nella classe dei due ragazzi per due ore in cui avrebbero fatto un compito.Aveva paura di quello che sarebbe potuto accadere, se avrebbero fatto battute che l’avrebbero messa in imbarazzo o peggio se avevano raccontato a tutti quello che era successo? Sarebbe morta dalla vergogna. Comunque non poteva tirarsi indietro, entrò. Tutto era normale, come tutti i giorni, tranne il fatto che lei e i suoi due alunni"particolari" sapevano quello che era accaduto il giorno prima. Dettate le tracce il silenzio calò nell’aula e lei cercò di comportarsi come sempre, sistemava i registri, prendeva appunti vari e teneva sempre d’occhio la classe, in particolar modo i due ragazzi che le diedero solo qualche occhiata, mettendola sempre a disagio. Stupidamente si mise a controllare il rendimento scolastico dei due per paura che avevano architettato il tutto solo per avere qualcosa in mano per poterla ricattare, ma la loro erano fra i più studiosi della classe e se ricordava bene non solo nella sua materia.Assorta in questi pensieri si rese conto solo all’ultimo che uno dei due si era alzato e si era avvicinato alla cattedra. Era quello che le stava davanti in autobus, si chiamava Antonio Carlini, quando i loro sguardi si incrociarono non poté fare a meno di arrossire, senza riuscire a dire niente. Il ragazzo consegnò il compito dicendo che aveva finito e nel posarlo le fece notare un foglietto che aveva messo dentro. Evelin capì subito che quello era un messaggio per lei ma non ebbe il coraggio di aprirlo e leggerlo lì, quindi lo mise nella sua borsa. Subito dopo anche gli altri consegnarono e fra di loro incrociò anche lo sguardo dell’altro ragazzo, quello che le stava dietro, Claudio Genovesi.Uscita da scuola, alla fermata, si guardò in giro per vedere se l’avevano seguita di nuovo ma non li vide. Tornata a casa lesse quel biglietto che le era stato passato, diceva: "non ti preoccupare, quello che è successo ieri non lo ha saputo nessuno, tantomeno quello che accadrà domani. Sappiamo che hai solo la prima ora, noi ti spetteremo in piazza …….."Cosa sarebbe dovuto accadere l’indomani? Non sapeva che fare, si trattava di una storia assurda, impossibile. Anche quella notte si avvicinò a Marco e, come la notte precedente, si ritrovò a paragonarlo ai due ragazzi e restando ancora una volta insoddisfatta dal marito si addormentò.
Aggiungi ai Preferiti