L’estate tarantina è sempre caratterizzata da un’opprimente afa. Sono considerate normali le giornate in cui la colonnina di mercurio raggiunge i quaranta gradi ed il tasso di umidità è talmente alto che il calore percepito dal corpo umano è ben superiore a ciò che viene indicato dai rilevatori meteorologici.Quel caldo pomeriggio di fine luglio Fabrizia si trovava in una strada adiacente la Litoranea Salentina. Dalla villetta di una sua amica doveva raggiungere la fermata dell’autobus.Sebbene il tragitto non fosse lungo, il caldo ed il sudore fecero apparire quel breve tratto di strada un’irta montagna da scalare. A nulla servì il comodo e fresco abbigliamento di Fabrizia: un vestito bianco molto corto, anche se stretto ed elasticizzato, copriva la sua nudità priva di abbigliamento intimo. Un paio di sandali con la zeppa, anche se alta, appariva abbastanza comoda.La donna iniziò la marcia.Dopo dieci passi era già sudata, ma vedeva vicino l’incrocio che poi avrebbe portato sulla strada principale.Ad un tratto si spaventò. Cinque cani randagi, di grossa taglia e dal pelo corto, le si avvicinarono minacciosi. Forse l’odore del sudore, forse il caldo o più probabilmente la fame, avevano attirato il branco verso di lei.La circondarono e Fabrizia cominciò a tremare. Provò a gridare, ma le parole le rimasero bloccate in gola.Ad un tratto intravide la propria salvezza; una stradina laterale iniziava pochi metri più avanti. La imboccò senza badare al segnale che indicava come la strada fosse senza uscita.I cani la seguirono quasi sapessero che Fabrizia si era andata ad infilare in un vicolo cieco. Infatti da lì a qualche decina di metri arrivò dinanzi ad un alto muro che delimitava la fine della strada.Le cadde il mondo addosso. Il muro era altissimo. Avanzò sperando in un miracolo. Arrivò in adiacenza del muro, si girò e vi appoggiò la schiena.I cinque cani si avvicinarono sino ad arrivare a pochissimi metri da lei. Fabrizia si levò gli occhiali da sole e cercò di cacciare gli animali. Non servì a nulla.Quello che sembrava il capo del branco avvicinò il muso alle cosce della donna. Fabrizia rimase impietrita. L’animale le annusò la pelle e, continuando a sentire l’odore della femmina, sollevò il capo sino ad alzare la gonna. Infilò il grugno tra le gambe sempre più su sino ad arrivare al sesso di Fabrizia.Lei si spaventò, ma istintivamente aprì le gambe ed il cane ne approfittò. Attratto dall’odore, tirò fuori la lingua e leccò la passera.Fabrizia sgranò gli occhi. Quelle leccate la stavano eccitando; si piegò sulle ginocchia favorendo l’opera del quadrupede.Persa ogni inibizione ed ogni paura, con entrambe le mani allargò le labbra della fica, cercando più da vicino il contatto con il cane.L’animale riusciva, grazie alle dimensioni della lingua, a racchiudere la vulva ed il clitoride, facendo letteralmente impazzire di eccitazione la donna.Le altre quattro bestie si avvicinarono a quella preda. Una di loro si avvicinò alla strana coppia, volendo la propria dose. Fabrizia si staccò dal muro, sollevò lo stretto abito sino a scoprire le proprie intimità. Con le gambe aperte, porse al nuovo arrivato il proprio culo. Il secondo cane cominciò a leccarla da dietro e la donna sentiva le due lingue spazzolarle sia la fica sia il culo e non resistette dall’ululare per il prolungato orgasmo.Il piacere raggiunto, invece di placare la sua inaspettata voglia, aumentò il desiderio di portare a termine quella strana e perversa situazione.Sfilò l’abito appoggiandolo sulla borsa in modo da non sporcarlo, si mise a quattro zampe per rendere più facile il contatto con gli animali. Da quel punto di vista riuscì a vedere l’erezione dei cinque cazzi e, d’impulso, allungò la mano cercando il contatto con quei membri per lei sconosciuti. Al tatto si presentavano strani: di piccolo diametro ma più duri di un cazzo umano. Cominciò a segarne uno con due dita. Un altro si portò dietro di lei e la montò. Non ebbe facilità di penetrazione e Fabrizia lo aiutò, allungando una mano dietro, prendendo il cazzo del cane ed infilandoselo nella fica. Il cane si aggrappò alla schiena della donna e cominciò a scoparla con vigore.Fabrizia spalancò la bocca. Quindi con la sguardo colmo di bramosia, vide la terza bestia a portata, abbassò la testa e prese in bocca il membro di questa.Le risultò facile leccarlo mentre lo teneva completamente in bocca.Il quarto cane si avvicinò dal lato libero ed iniziò a leccarla sulla schiena. Fabrizia allungò la mano libera e segò anche quel cazzo.Raggiunse l’orgasmo nell’attimo esatto in cui il cane che stava spompinando le inondò la gola di sperma.Presa dal piacere, Fabrizia deglutì con facilità la copiosa sborrata dell’animale, ma quando la ebbe ingoiata si chiese come aveva potuto trovare il coraggio di farlo.Il cane che la stava fottendo continuò a penetrarla e Fabrizia liberò la bocca dal cazzo che aveva goduto. Un cane che stava segando cominciò ad abbaiare e per calmarlo Fabrizia si voltò e gli prese il cazzo in bocca.All’imporvviso sentì la bestia che la stava scopando, godere. Un fiume di sborra le riempì la fica e per un attimo si chiese se poteva procreare il frutto di quella scopata. Acquistò lucidità e capì che non era possibile. Il cane le sfilò il cazzo dalla fica solo dopo che ebbe svuotato la sborrata nella passera della donna. Nel frattempo anche il cane che stava spompinando portò a termine la propria opera, riversando nella bocca della donna la propria sborrata.Fabrizia ci pensò su, quindi decise di ingoiare anche quello sperma.Dedicò gli ultimi minuti al quarto cane. Avvicinò la faccia alla piccola verga e continuò a segarlo sino a farlo venire direttamente sul proprio volto.Quando anche l’ultima goccia le schizzò sul viso, lasciò andare anche il quarto quadrupede.Si era dimenticata del quinto cane.Arrivò con passo felpato, andò dietro, si sollevò su due zampe, appoggiò quelle anteriori sulla schiena della femmina e la penetrò con facilità. Fabrizia proprio in quel momento stava per alzarsi, ma la potenza dell’animale la spinse nuovamente carponi. Si fece scopare a lungo finché il cane ululò riversando nella fica tutto il proprio piacere.Anche la quinta bestia si staccò e Fabrizia rimase carponi, immobile. Aveva appena fatto un’orgia con cinque cani…Le bestie erano ancora lì, a pochi metri da lei e non intendevano andar via. A Fabrizia venne un’idea, ma faticò ad attuarla perché doveva convincersi. Ma più ci pensava più si rendeva conto di eccitarsi. Si avvicinò ai cani e fece in modo da disporli uno dietro l’altro. Le bestie le ubbidivano in un modo incredibile.Fabrizia si stese sotto le loro dieci zampe. Il primo della fila aveva il cazzo in direzione del viso di lei; il secondo all’altezza del seno; il terzo quasi sulla fica e gli altri due sulle cosce.Attese un tempo che parve interminabile. Gli animali erano lì fermi e nessuno faceva nulla. Fabrizia provò a stimolarli dapprima con un semplice “Pssss”; poi le venne un’idea. Si mise a pisciare. I cani sentendo l’odore partirono quasi in contemporanea. Fabrizia fu pervasa da cinque pisciate. Aprì la bocca e sentì l’acre sapore dell’urina. Il proprio corpo era immerso in una doccia di piscio senza fine. Anche la propria pisciata continuò a sgorgare dalla fica e Fabrizia si masturbò noncurante della propria urina.Dopo un minuto abbondante le cinque pisciate terminarono. Fabrizia era avvolta in una patina di calda urina.I cani si allontanarono e Fabrizia riuscì ad alzarsi. Era distrutta. Una volta in piedi le mancò quasi la forza sulle gambe.Recuperò il proprio abito e lo infilò senza curarsi del grondante piscio che scivolava sulla propria pelle. Il vestito aderì perfettamente, aiutato dalla presenza dell’urina su tutto il corpo. Fabrizia s’incamminò verso l’uscita della strada. Lasciava un forte olezzo di piscio, ma invece di mortificarla, tutto ciò la eccitava.Raggiunse la fermata del pullman e si accorse di aver perso di vista i suoi cinque…amanti.Chissà se li avrebbe mai rivisti…
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