La festa di Carnevale a casa di Giulio era appena finita, e gli ospiti erano appena andati via. Almeno così credevamo io e Giulio: Andrea era invece ancora chiuso in bagno e nessuno se n’era accorto. E così io e Giulio ci ritrovammo poco dopo in camera da letto, vestiti da cowboy… ma ancora per poco. Giulio in piedi si stava ancora sfilando la camicia che io, inginocchiato davanti a lui, già gli avevo abbassato pantaloni e mutande e gli succhiavo avidamente il cazzo al pieno della sua erezione. In quel momento Andrea uscì dal bagno e sentendo mugolare si affacciò di nascosto dalla porta: rimase allibito ed eccitato, ma lì per lì non ebbe il coraggio di intervenire. Io intanto spompinavo con foga Giulio, che ormai era nudo con il solo cappello da cowboy in testa e mi accarezzava la testa: “Sì, succhiamelo! Così, bravo!”. Gli leccai e gli succhiai il cazzo finché non fu pronto per la monta, duro come l’acciaio e lucido di saliva. “Dai cowboy!” gli dissi “Mettimelo nel culo adesso!”. Finii di spogliarmi anch’io e mi misi a pecora sul letto: Giulio si inginocchiò dietro di me e mi penetrò lentamente col suo uccellone. Me lo piantò nel culo fino alle palle, mentre io mugolavo di godimento sentendomi sfondato dal suo trapano di carne. Andrea intanto, infoiatissimo, si era spogliato e si menava l’uccello sempre più arrapato dalla visione dell’uccello di Giulio che iniziava a muoversi avanti e indietro tra le mie chiappe. “Dai, montami cowboy!” lo incitai “Fammi vedere cosa sai fare!”. Giulio mi prese per i fianchi e prese a scoparmi con colpi profondi e ritmati, facendomi gemere dal piacere che il massaggio anale praticatomi dal suo cazzo mi procurava. Ma io ne volevo ancora, e continuai ad incitare Giulio: “Hey cowboy, questo è trotto! Dai, spingi, andiamo al galoppo!”. Sentii i colpi di Giulio aumentare all’improvviso di intensità e di frequenza: ora sì che mi montava come un vero cowboy! Lanciò qualche urlo in perfetto stile western mentre mi cavalcava, ed ogni tanto mi spronava dandomi una sculacciata: “Dai, al galoppo! Su bello, corri!”. Ormai era entrato nella parte di cavaliere che gli avevo assegnato, incoraggiandolo e spronandolo: “Sì cowboy! Così! Spingi, spingi! Montami, dai, sfondami il culo!”.! “Sì, sì, ti sfondo!” urlava Giulio “Prendilo, prendilo tutto! Dai che siamo quasi arrivati!”. Mi fotteva ad una velocità incredibile: il mio sfintere ormai sfondato e rilassato accoglieva il suo pisellone docilmente, dandomi brividi di goduria intensissimi. Dopo alcuni meravigliosi minuti, finalmente il mio stallone arrivò a destinazione: mi piantò più a fondo che potè con un colpo vigoroso il suo uccello nel mio culo e venne. Il primo fiotto bollente di sperma mi allagò il retto, e ad esso ne seguirono molti altri. Ad ogni vigorosa affondata di Giulio nel mio sedere, il suo membro pulsava schizzandomi nel culo un caldo fiotto. Al temine di quello splendido clistere di sborra, Giulio rimase col cazzo durissimo piantato nel mio culo. “Vuoi fare un’altra corsetta?” mi chiese ansimando. “Sicuro!” risposi. “Anche se col cazzo che hai, più che un cowboy mi sembri uno splendido stallone!” aggiunsi. “Allora adesso tocca a te cavalcarmi!” disse lui. Senza sfilarmi l’uccello dal culo, si sdraiò su di me e mi fece ruotare con lui. Giulio si ritrovò così sdraiato sul letto a pancia in su, ed io su di lui col suo cazzo ancora ben piantato fra le chiappe. Mi misi meglio in posizione seduto sul suo cazzo, sostenendomi da una parte con le mani e sollevandomi dall’altra spingendo sulle gambe. Iniziai così la mia cavalcata a spegnimoccolo, dapprima al piccolo trotto, e poi sempre più veloce. “Bravo, così! Cavalca il mio cazzo! Dai, dai!” mi incitava Giulio. “Aaah, che cazzone meraviglioso!” mugolavo io, “Sei uno stallone fantastico!”. Giulio, arrapatissimo, cominciò anche lui a spingere in alto il bacino, dando colpi veloci e profondi. “Cavalca! Cavalca!” mugolava Giulio. “Devi domarlo questo stallone! Non farti disarcionare! Dai, dai che si va più veloci! Al galoppo, al galoppo! Allarga il culo troia!” gridò aumentando l’intensità e la velocità dei colpi. Io ero ormai in balìa del suo uccello e non potevo fare altro che assecondare i suoi movimenti per non finire disarcionato. In quel momento, Andrea non resistette più oltre all’arrapamento e si presentò nudo, con l’uccello equino di quasi 24 centimetri teso allo spasimo dalla goduria: “Posso partecipare anch’io al rodeo?” ci chiese. Io e Giulio ci fermammo per la sorpresa. Alla vista dello splendido cazzo di Andrea io cominciai a desiderare solo che Giulio dicesse di sì per poterlo gustare in bocca e nel culo. “Te la senti di domare due stalloni?” mi chiese Giulio. “Vi voglio!” risposi arrapatissimo, “Vi voglio entrambi! Scopatemi, sfondatemi, riempitemi con i vostri cazzi e la vostra sborra!”. “Si riparte allora!” disse Giulio ricominciando a pomparmi nel culo con foga la sua mazza bollente. Andrea intanto era salito in piedi sul letto, con una gamba alla mia destra e l’altra alla mia sinistra, e si era leggermente piegato, presentandomi davanti al viso il suo cazzone, duro come il ferro e profumatissimo. Mi prese delicatamente la nuca e mi avvicinò alle labbra la cappella tesa dall’eccitazione.! “Succhiamelo cowboy! Ristorati della lunga cavalcata!” mi disse mentre io aprivo la bocca ed accoglievo il so membro fra le labbra. Iniziò a muovere il bacino avanti e indietro scopandomi in bocca con il suo membro, mentre io lo succhiavo gustandone l’eccitante sapore. Ero ormai completamente succube dei loro cazzi che mi penetravano in culo ed in bocca, ed ero uno strumento di godimento al loro servizio: mi ero ormai completamente rilassato, e gustavo dentro di me la loro carne dura, in balia del loro arrapamento. Ma ci volle poco perché Andrea, infoiatissimo, non raggiungesse l’orgasmo: fermò il movimento del bacino, lasciò che io tenessi fra le labbra solo il glande bollente ed iniziò a menarsi furiosamente la nerchia. “Ecco cowboy! Bevi, bevi! Bevi la mia sborra, bevila tutta!” rantolò mentre mi veniva in bocca. Gli abbondanti fiotti di nettare caldo e denso mi riempirono in pochi attimi la bocca, ed io ne gustai il meraviglioso sapore fino all’ultima goccia. Mentre Giulio continuava a trapanarmi il buco del culo, Andrea lasciò che io mi gustassi con calma la spremuta di coglioni che mi aveva schizzato in gola. Poi mi sfilò dalla bocca il suo uccello che, nonostante l’eiaculazione era ancora duro come il ferro.“Dai Giulio, fammelo montare, muoio dalla voglia di provarlo!” disse. Giulio fermò la sua corsa ed io mi sfilai dal culo il suo uccello. Lui si sedette sul letto, in modo che io, a pecora, potessi spompinarlo mentre Andrea in ginocchio dietro di me si apprestava ad incularmi!. “Dai Andrea, mettiglielo dentro! Sentirai che culo favoloso!” disse Giulio. Io smisi per un momento di succhiargli il cazzo: “Sì, dai! Montami, fottimi!!” incitai Andrea, per poi riprendere con passione il bocchino a Giulio. Andrea mi spinse nel culo i suoi quasi 24 centimetri di carne dura e prelibata lentamente, centimetro dopo centimetro. Il mio sfintere, nonostante fosse allenato al pur grosso cazzo di Giulio, all’inizio fece fatica ad accogliere quel tronco enorme, ed io non potei fare a meno di interrompere il pompino a Giulio per gemere di godimento: “Aaaaaahh! Che cazzone enorme! E’ stupendo!” mugolai estasiato, sentendo Andrea che cominciava a muovere avanti e indietro nel mio retto il suo meraviglioso pisellone. Si muoveva lentamente dietro di me, facendomi scorrere l’uccello nel culo per tutta la sua lunghezza, ed ogni volta che lo affondava io lo sentivo fino in gola. “Dai stallone, montami!” lo incitai. “Ti piace il mio cazzo, eh?” disse lui. “E’ fantastico! E! ‘ così grosso e duro! Fottimi, sfondami!”. Andrea aumentò la velocità della scopata, squassandomi il retto con la sua proboscide, mentre io ripresi a sbocchinare con foga il cazzo di Giulio. Pompavo e succhiavo avidamente il suo pisello mentre lui incitava sia me che Andrea: “Così, scopalo! Sfondagli il culo! E tu succhiamelo, così, bravo! Dai che voglio sborrarti in bocca, troia!” Andrea orami mi pompava nel culo con colpi rapidi e profondi, e il mio sfintere ormai rilassato lo accoglieva docilmente. Mentre mi gustavo quei due stupendi cazzoni, sentii Giulio fremere, e capii che era ormai vicino all’orgasmo. “Così, così! Succhia che ti vengo in bocca! Sì, sì! Vengo! Vengo!!” gridò Giulio in preda all’estasi. Io gli menavo furiosamente il cazzo, mentre ne succhiavo la cappella: sentii Giulio irrigidirsi e contemporaneamente il suo uccello irrigidirsi nella mia mano. Un attimo dopo, roventi schizzi di denso sperma mi si riversarono in gola: ciucciavo, succhiavo ed ingoiavo il! gustoso succo dei coglioni di Giulio, mentre Andrea continuava imperterrito a sfondarmi il culo col suo cazzone, facendomelo arrivare fino allo stomaco. Appena ebbi terminato di ripulire l’uccello di Giulio con la lingua e le labbra, mi fecero cambiare posizione: mi stesi supino, e Andrea mi sollevò le gambe e me le fece piegare, e mi ripiantò fra le chiappe il suo grosso cazzo. Giulio mi mise un cuscino dietro la testa, si mise su di me, e mi infilò tra le labbra il suo uccello, iniziando a scoparmi in bocca. Ero di nuovo totalmente il loro balìa: erano loro a dettare il ritmo della scopata con i loro uccelli che mi scorrevano nel culo ed in bocca. Io non potevo fare altro che accarezzare i glutei di Giulio ed i suoi coglioni turgidi, gustandomi la carne dei loro cazzi che penetravano dentro di me. Nelle decine di minuti che seguirono ci fu un susseguirsi ininterrotto di cambi di posizione con Giulio e Andrea che godevano a turno del mio culo e della mia bocca. Dapprima Giulio volle che gli montassi sopra a spegnimoccolo con le mani appoggiate al suo petto, mentre Andrea si faceva spompinare. Poi fu Andrea a volermi scopare! su un fianco, mentre succhiavo il cazzo di Giulio che era seduto sul letto. Dopo Giulio volle scoparmi in piedi, mentre io, piegato in avanti, sbocchinavo Andrea seduto sul bordo del letto. Ormai al culmine del piacere e prossimi all’orgasmo, i due stalloni mi sfilarono dalle labbra e dal retto i loro membri e si misero in piedi, l’uno accanto all’altro. “Dai, facci venire adesso!” disse Giulio. “Succhia i nostri cazzi, forza!” aggiunse Andrea. Io mi inginocchiai davanti a loro, ed iniziai a masturbarli. “Sì, sborrate!” li supplicai, “Fatemi bere il vostro sperma, venitemi in bocca!”. Iniziai così a distribuire succhiate, leccate, baci e carezze ai due uccelloni roventi che avevo in mano. Ne leccavo a turno le cappelle purpuree per la lunga scopata, baciandole e passandomele delicatamente sulle labbra. Gli leccavo i coglioni carichi di quello sperma che non vedevo l’ora di ricevere fra le labbra e a turno davo energiche succhiate ai due cazzoni ormai prossimi all’ondata di piena. Il profumo di quei due grossi membri mi inebriava, ed io li ciucciavo con foga sempre maggiore, ansioso di farne sgorgare fuori la sborra. Spompinai e masturbai i miei due stalloni fin! ché non li sentii irrigidirsi prossimi all’orgasmo: avvicinai allora le due cappelle tese allo spasimo fra loro, e vi avvicinai le labbra, mentre ora erano loro a menarsi velocemente i cazzi prossimi all’eiaculazione. Vennero praticamente insieme, inondandomi la bocca e la faccia con interminabili schizzi di sborra calda e densa. La quantità di seme che mi pisciarono in gola e sul viso fu straordinaria, tanto che credetti di affogare: sette o otto schizzi di nettare bianco e filamentoso sgorgarono da ciascun uccello, e più si masturbavano e più mi riversavano sulle labbra il loro seme. Io non potevo fare altro che accarezzare i loro testicoli e tentare di ingoiare lo sperma che sprizzava da due membri, finché entrambi non smisero di masturbarsi. Potei così riprendere in mano i due uccelli ancora pulsanti per il fantastico orgasmo, e potei ricominciare a succhiarli, leccarli, baciarli e ciucciarli avidamente per ripulirli dalla sborra e per tirarne fuori fino all’ultima gocci! a che ancora avevano nelle palle. Poi me li passai più volte sul viso, raccogliendo la sborra che mi avevano schizzato addosso, per leccarla dai loro cazzi. Slinguai e baciai i piselli dei due stalloni, gustandone l’odore ed il sapore fantastici per lunghi e piacevoli minuti, finché Giulio e Andrea, esausti, si sedettero sul bordo del letto. Io continuavo ad accarezzare i loro membri caldi che andavano lentamente ammosciandosi: “Sei stato grande!” disse Toni. “Come sempre!” aggiunse Giulio. “Ci hai davvero spompati. Dovrai darci un po’ di tregua!”. “Va bene, per stasera mi accontenterò” risposi loro, baciandoli ancora sulla cappella. Sapevo che era solo la prima di una lunga serie di splendide scopate…
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