Romanzo di Carlo Molinaro (in dieci giornate come il Decameron)Vigilia della prima giornataOsservavo attentamente il cospicuo cazzo di Mauro che entrava tutto nella fica di Roberta e quindi usciva completamente, distaccandosi di alcuni centimetri, per poi rituffarsi con precisione nel solco rosa che fra un colpo e l’altro restava un attimo slargato a formare un buco profondo, aperto, quasi tondeggiante."Vacca squartata", pensai eccitandomi (l’ampiezza del buco precisamente mi eccitava).Dissi a Roberta in un orecchio:"Non capisco le religioni che mirano alla pace finale, cioè praticamente tutte le religioni. Se è vero il buddismo, per caso, io mi reincarnerò per sempre, finché tempo esisterà, avidissimo di vita. Meglio essere anche solo una mosca che vola sul letame ma insomma vola, piuttosto che stare fermo nel nirvana. Solo il desiderio e il movimento sono vita e sono esistenza. Il paradiso cristiano è orribile, perché non ci hai moto né passione né errore, e dunque non esisti più. Il paradiso cristiano è solo ribadire la morte, quasi non bastasse morire qui".Roberta annuì con gli occhi mentre Mauro le inondava di sperma il ventre. Aggiunse tuttavia:"Ma forse Dio saprà stupirci. Il paradiso sarà come nessuno l’ha mai pensato: pace e desiderio, quiete e movimento staranno insieme. Forse è questo il vero significato della metafora del leone e del vitello che giaceranno insieme. Proprio perché è impossibile pensarlo, sarà così".Io sussurrai a Roberta: "Mi piacciono il tuo ottimismo escatologico e la tua fica".Mauro si alzò, si mise le mutande senza lavarsi, si vestì. Disse a Roberta:"Ti telefono domani mattina per dirti se vado al mare. Nel caso, ci vieni?"Lei rispose:"Te lo dico domani mattina. Posso portare qualcuno?""Chi vuoi: la casa è grande, in macchina ci stiamo in cinque. A me basta che poi una volta arrivati tu sia a mia disposizione quando voglio"."Va bene".Mauro uscì. Io domandai a Roberta:"Quanto ti ha pagato?""Trecentomila. Le ho già messe nel cassetto in corridoio. Ma davvero ti andrebbe di reincarnarti in una mosca che vola sul letame?""No, dicevo al limite. In mancanza di meglio, sì. La vita è sempre vita. Ma potendo scegliere, avrei idee migliori".Roberta andò in bagno, si accovacciò sul bidè e si lavò sbrigativamente la fica. Poi indossò la minigonna di pelle."Voglio scendere ancora una volta in piazza, c’è gente in giro da rimorchiare. In che cosa vorresti reincarnarti, potendo scegliere?""In una puttana bella come te"."Per guadagnare tu stesso i soldi? Ti pesa fare il mantenuto?"La guardai fra il bordo della gonna e l’ombra delle calze a rete sulle cosce. Mi aveva fatto una domanda stupida, e pensai per un attimo di non risponderle. Mi dava fastidio quando Roberta diceva cose stupide, perché intaccava la stima che avevo di lei. E io amavo stimarla. Ma infine parlai:"Non mi dà nessun fastidio essere mantenuto. Oggi è così, domani chissà. Ho sputato sangue per anni in officina, potrei fare altri lavori, ma adesso i soldi li porti tu e mi sta bene, cioè non me ne frega niente. Vorrei reincarnarmi in una come te perché mi piaci, e mi piace quello che sei"."Ti piaccio io?" – mormorò Roberta impastandomi la bocca sul collo."Si capisce che mi piaci, hai gli occhi come pastiglie di carbone e i capelli come la barba delle pannocchie di granoturco – hai visto che hanno piantato il granoturco nel cortile della fabbrica in rovina? ci facevano motori per camion, venticinque anni fa – e hai le tette giuste, due goccioloni solidi di carne, e l’ombelico che non sporge, e i fianchi da ranocchia che sta per saltare, duri, tesi, e invece in mezzo alle cosce sei morbida come il fango. Mi piaci da scoppiare. Ma mi piace anche quello che fai, mi piace che sei puttana, mi piace che fra venti minuti se va bene torni su con un uno che ti scopa e ti dà centomila lire, uno che può essere chiunque, uno studente che ti molla tutti i soldi di papà, un disgraziato che si fa fuori le ultime lire, un ricco che ti darebbe anche un milione se invece che in piazza ti trovasse in un bel locale, uno scemo che vuol provarci, un ragazzino da svezzare, uno stronzo che tira sul prezzo, uno con giacca e cravatta che profuma di colonia o uno col maglione lercio che puzza di piscio, uno qualsiasi che passa in piazza per caso adesso, fra venti minuti ce l’hai fra le cosce. Basterebbe questo per far venire la voglia di reincarnarsi cento volte cento".Roberta si staccò da me brontolando:"Se tu provassi, dopo tre giorni ti stufi" – ma sapeva che non era vero, si mise il giubbotto e scese. Le gridai dietro:"Ce li hai i preservativi? Con gli sconosciuti si fa solo col preservativo, non sono sicuri come Mauro"."Ne ho ancora due, ma tu intanto vai in farmacia e comprane cinque scatole, se no resto senza dopo che chiudono".Mi misi le scarpe e scesi in piazza con Roberta, affrettandomi alla farmacia mentre lei si appoggiava al cofano di un’auto e metteva le gambe in vista, perché preferivo essere già tornato in casa, quando sarebbe salita col cliente. In farmacia c’era la commessa, una biondina sciocca. "Prendo cinque scatole di Rinforzati Super Plus e una di Valium"."Ce l’ha la ricetta per il Valium?""Il dottore me lo dà senza ricetta"."Io non lo posso dare".Non avevo voglia di discutere, avevo fretta:"Va bene, fa lo stesso, verrò domani o lunedì".La commessa mi guardò senza espressione, mise sul banco le cinque scatole di preservativi, poi alzò gli occhi e fece uno sforzo per intavolare un breve discorso:"Sono cinque scatole da dodici. Questi già sono ultrasicuri, ma c’è anche il tipo col lubrificante speciale che non irrita.""Ah sì? E tu che cosa consigli?""Quelli lubrificati speciali che non irritano sono più adatti se una è delicata… oppure se ha rapporti numerosi e si bagna poco da sé"."Vuoi dire che sono adatti per una puttana?""Non ho detto questo"."Ma è vero, no?""Sì, se una lo fa tante volte per mestiere, quelli lubrificati…""A te piacerebbe fare la puttana?"La commessa si irrigidì:"Non faccia questi discorsi o chiamo qualcuno".Mi venne da ridere. Chissà perché le donne hanno paura a parlare delle loro voglie. Tagliai corto:"Dammi cinque scatole di quelli lubrificati che non irritano. Ci tengo che alla mia ragazza non s’infiammi la passerina. Costano molto di più?""La differenza è solo millecinquecento lire la scatola"."Uhm… Va bene. E il Valium non me lo puoi proprio dare?"La commessa guardò che non stesse entrando nessuno, prese da sotto il banco una boccetta di Valium e la incartò con le scatole di preservativi speciali, lasciando da parte quegli altri per rimetterli a posto dopo."Fa centododicimilasettecentocinquanta".Pensai che spendevo in farmacia più di quello che Roberta probabilmente stava per guadagnare, dissi:"La vita costa cara".La commessa alzò le spalle, come una che guadagna meno di due milioni al mese e quanto costa la vita lo sa. Uscii e tornai verso il nostro portone. Roberta era china al finestrino di un’utilitaria con due uomini a bordo. Feci finta di nulla e salii in casa.Spensi tutte le luci e mi sdraiai su un piccolo divano che tenevamo in cucina. Amavo quei momenti. Ero pulito, non avevo armi in casa. Ma accanto al lavandino c’erano i coltelli, affilatissimi. Nessuno può condannarti se hai in cucina i coltelli per tagliare l’arrosto e il pane. Avrei potuto usarli se qualche cliente di Roberta avesse fatto lo stronzo. Ma non succedeva. Roberta era brava a selezionare gli uomini, non portava in casa gente pericolosa.Dall’esterno filtrava poca luce. Dopo tre o quattro minuti sentii la porta che si apriva, e tesi l’orecchio per capire subito se Roberta aveva portato su un uomo solo o tutti e due quelli dell’utilitaria.Sentii prima la voce di un giovane, poi quella di un altro. Erano proprio i duedell’utilitaria. Probabilmente studenti. Pochi soldi. Roberta li arringava:"Ragazzi, io sono una studentessa dell’Istituto Superiore di Ginnastica, cosa credete?Queste cose le faccio una volta o due la settimana per tirare su due lire per mantenermi e non pesare sui miei che sono vecchi… Normale normale prendo mezzo milione, mica sono una battona. Adesso sono tre giorni che non faccio l’amore, sono più vergine delle vostre compagne di scuola… Ma giusto perché siete voi, ragazzi, studenti come me… Santo cielo, non l’ho mai fatto per così poco. Ma non avete proprio altre centomila lire? Vi passate un’ora che non la dimenticate più…"Uno degli studenti c’era cascato in pieno, e diceva:"L’ho capito che sei una fuori dal giro, e sei anche una bella ragazza… Ma non abbiamo altri soldi… Al massimo ho ancora ventimila sciolte…"L’altro invece era più smaliziato, lo sentii sussurrare al compagno:"Lascia perdere… Questa oggi ha già preso dieci cazzi come minimo. Puzza di troia. Se vuoi buttar via anche le ultime ventimila, chiediamo almeno qualcosa di più in cambio."E infatti disse a Roberta:"Abbiamo queste ventimila che sono proprio le ultime, ma ce lo prendi anche in bocca, si capisce, eh?""Proprio perché sei tu, bello", rispose Roberta.I due sbarbatelli fecero regolarmente a turno, due minuti di pompino, poi il preservativo sull’uccello e l’uccello nella fica. Intravedevo l’ombra di Roberta e dei suoi fottitori, e sentivo il modo di ansimare della donna: Roberta, anche con due tipi così, si impegnava al massimo, e pensai che forse ci godeva. Reincarnarmi in lei. Sì, non mi sarebbe dispiaciuto.Quelli erano gli ultimi due clienti della giornata.Quando se ne andarono, mi misi a letto con Roberta, non le permisi di andare a lavarsi e feci l’amore con lei con dolcezza e voluttà, inspirando l’odore della sua pelle, e trattenendomi a lungo per far raggiungere a lei l’orgasmo. Roberta, sul culmine del godimento, mi gridò:"Ti voglio bene, minchia, ti voglio bene!""Anch’io ti voglio bene", le dissi io a voce più bassa.Lei si rivoltò a pancia in su (aveva concluso il coito a cavalcioni sui miei lombi), e sussurrò:"Ma mi sei fedele, tu?"Pensai al paradiso di cui Roberta aveva parlato prima, un posto dove possono stare insieme pace e desiderio. Impossibile da pensare. Meglio non pensarci. E poi, anche se fosse stato… In quale paradiso si poteva mai mettere l’insulsa commessa della farmacia, o lo smilzo studente che aveva chiesto e ottenuto il supplemento del pompino per ventimila lire? Il problema dell’aldilà è anche questo: che, comunque lo immagini, certe persone non ce le vorresti vedere. E allora il sistema va a pallino. Mi coricai accanto a Roberta. E dire che a me sarebbe bastato vivere e rivivere così, fra una luce, un odore, un discorso, una donna, una sciocchezza. Volare. Chissà che cosa pensa una mosca del letame. Me, mi eccitava, cioè mi faceva vivere in quel momento, il calore umido di Roberta, il pensiero del buco largo aperto, profondo. Mi addormentai sereno.Dormii filato fino alle quattro del mattino, che era già buono, perché di solito mi svegliavo prima, mi svegliavo due o tre volte per notte e mi riaddormentavo. Ma non ero agitato finché era notte. Il Valium lo prendevo al mattino, quando il mondo cominciava a girare coi suoi motori e le sue saracinesche. Alle quattro, era ancora notte, c’era ancora almeno un’ora di quiete prima che qualcuno cominciasse ad affannarsi giù in piazza. Pensai a gustarmi quell’ora. Non avevo voglia né di riaddormentarmi né di fare altro.Faceva abbastanza caldo. Roberta dormiva a pancia in giù, nuda sotto un lenzuolo che la copriva fino a metà schiena. Infilai una mano sotto il lenzuolo e cominciai a carezzarle il sedere, spingendo un dito fra le natiche. Con l’altra mano mi masturbavo lentamente. Mi sembrava prodigioso che in quel momento di silenzio, in quella stanza, mi fosse offerta la possibilità di esplorare un piacere grande senza aver bisogno di null’altro che del mio corpo e di quello di una donna. Ringraziai Dio, e affondai il dito nel culo di Roberta, che si stava svegliando a poco a poco.Le montai sopra e la scopai da dietro, tenendole le mani sulle tette. Non feci nulla di speciale, andai avanti così per qualche minuto e poi mi lasciai andare dentro di lei, come ascoltando lo sperma che si travasava nella sua fica. Solo a quel punto Roberta parve svegliarsi del tutto e bofonchiò:"Umf… Oggi comincio di buon’ora. Con questo ritmo, me la sciuperò presto"."Non ti piace? Il mio uccello non te la sciupa, stai tranquilla. Ci tengo a conservarti bene"."Sì che mi piace con te, mi piace. Ma stavo ancora dormendo. Dormivo e sognavo che qualcuno mi scopava. E invece non era un sogno. Ma adesso lasciami dormire ancora un po’, è notte"."Dormi. Oggi non hai niente da fare, fino al pomeriggio non prendere clienti. Ieri ti ho comprato preservativi nuovi, il tipo lubrificato che non irrita"."Sì? Purché non sia troppa, la lubrificazione. Certi clienti hanno il cazzo piccolo, io gli vado larga, se c’è troppa lubrificazione non sfregano abbastanza e non riescono a godere, così non finiscono più"."E tu stringi le chiappe, troiona spaccata che sei".Roberta si girò su un fianco:"Ti piace dirmi che sono una troiona spaccata…""Mi piace che lo sei".Lasciai che si riaddormentasse e rimasi a guardare la luce che cominciava a rischiarare le fessure. Dopo qualche minuto mi alzai e andai in cucina a farmi il caffè. Mentre il caffè passava, presi quindici gocce di Valium con un po’ d’acqua del rubinetto. La giornata cominciava.Prima parte della prima giornataNon che incidessero molto sul bilancio, i soldi che guadagnavo scaricando qualche camion al mercato. Due ore di fatica da strapparmi i muscoli della schiena, e mi davano meno di quello che Roberta prendeva per una sveltina. Ma lo facevo per tenermi in forma. C’è chi va in palestra e paga lui per sollevare pesi inutilmente, una vera scemenza. Io il mio sport lo facevo al mercato: più logico, più armonioso, più dignitoso.Quel mattino sudai molto, tornai a casa a farmi una doccia mentre Roberta dormiva ancora. Non si svegliò. Mi vestii con roba decente e uscii. Avevo un appuntamento con Valeria, non a un’ora precisa (inutile fissare ore precise con le donne, in genere) ma in mattinata da lei. Valeria era una che aveva fatto la segretaria dove io ero operaio, due anni prima; poi la ditta aveva chiuso e ci eravamo trovati a spasso entrambi. Lei aveva cambiato casa e io l’avevo persa di vista, poi l’avevo incontrata e mi aveva detto:"Perché non vieni a trovarmi?"Ecco, ci stavo andando. Arrivai all’indirizzo scritto a biro da Valeria dietro unoscontrino di un negozio, guardai la casa, entrai in un bar a bere un caffè. Quando mi toccava entrare in una casa nuova, dove non ero mai stato, spesso facevo così: prima guardavo la facciata e il portone, poi aspettavo, facevo un giro o prendevo un caffè, e soltanto dopo suonavo il campanello.Anche gli animali agiscono così, se devono esplorare un nuovo territorio: lo studiano, lo annusano, prima di avventurarsi lo scrutano. Ma io non facevo così sempre, dipendeva da come mi girava. Non c’era praticamente nulla che io facessi sempre, cioè che fosse completamente prevedibile nel mio comportamento, per fortuna. Nessuno, nemmeno io, poteva dire con sicurezza assoluta, in qualsiasi minuto, che cosa avrei fatto nel minuto dopo. Solo così è vita: se sai già come sarà, non c’è gusto, è un futuro già passato, una formalità, un penso: scrivi cento volte "sono un pirla": sono un pirla, sono un pirla, sono un pirla, e così fino alla centesima riga, lo sai già, per questo lo danno per punizione agli scolari ribelli.Entrai da Valeria al terzo piano, era un monolocale intasato di mobili e scaffali pieni di libri e altra carta.Valeria aveva addosso una tuta da ginnastica, non era cambiata. Quando lavoravamo insieme, avevamo scopato tre o quattro volte, lei ci sapeva fare, poi non aveva più voluto.Adesso non sapevo che cosa voleva, e dissi:"Che strana casa che hai. Lavori coi libri?""Non lavoro con niente. Non ho più trovato un lavoro"."E come campi?""I miei dal paese mi mandano due soldi, poi ho degli amici che mi aiutano. Ma non amici come credi magari tu"."Ah no? E amici come?""Compagni. Faccio attività politica per riorganizzare il sindacato. E tu che fai?""Nessun lavoro particolare"."E come campi, tu?"Guardai Valeria in faccia, per decidere se raccontarle qualche balla o dirle le cose giuste. Mi accorsi che non m’importava granché di lei. Questo poteva essere un motivo per raccontarle una balla e lasciar perdere. Ma poi mi prese la voglia di dire le cose giuste:"Sto con una puttana".Valeria non parve scossa, rimase in silenzio un attimo e poi rispose:"Contenta lei, contenti tutti"."Una volta eri più moralista"."Non è tempo di fare i moralisti. Dopo le elezioni vinte dalla destra, c’è da lottare per conservare la libertà di pensare, di parlare, di scrivere. Se una vuole fare la puttana e dare i soldi a te, sono fatti suoi"."È una splendida ragazza"."Sì, lo credo. Non la disprezzo, davvero. Anch’io ho cambiato qualche mia idea, sai? La lotta politica serve a garantire libertà, giustizia sociale, lavoro. Che una non sia costretta a battere, questo sì è giusto. Ma se è lei che vuole far la troia, è da idioti pensare di impedirlo. È stato un errore storico della sinistra adottare il moralismo delle sagrestie. C’è stato un momento che le sezioni del PCI erano come i cortili degli oratori delle parrocchie. È anche per quello che abbiamo regalato la vittoria alla destra. Adesso bisogna aprire gli occhi. Lavoro, libertà, servizi sociali. Che lo Stato ci sia e funzioni; e poi ognuno faccia la vita che crede"."Parli sempre come un volantino".Mi avvicinai di più a Valeria, e le misi le mani sui fianchi. Lei mi lasciò fare,dicendo:"Se ti ho invitato a venire a trovarmi, è perché mi fa piacere rivedere un amico. Ma non prenderti troppe confidenze, adesso"."Lo sai che sono sempre stato favorevole al libero amore…" – sussurrai io. Valeria rise:"Tu, favorevole al libero amore! Sei favorevole alle tue scopate, ecco tutto. Se ci fosse il libero amore, la tua puttana non avrebbe clienti e non potrebbe mantenerti"."No, Valeria, questa è una vecchia cazzata delle femministe. Anche col libero amore, le puttane troverebbero clienti. C’è sempre qualche uomo in qualche momento in qualche posto che non trova una fica se non pagando, oppure che ne ha novantanove gratis ma vuole la centesima a pagamento. La prostituzione entra nel libero amore come le agenzie turistiche entrano nel libero viaggiare: tu puoi benissimo andare dove vuoi per i fatti tuoi, senza pagare nessuno; eppure le agenzie non falliscono, c’è sempre chi preferisce rivolgersi a loro per organizzarsi le vacanze"."Bella similitudine. Sei sprecato, tu, a fare il magnaccia. Eri sprecato anche a fare l’operaio, del resto"."Io faccio tante cose. Chi ne fa una sola, quello è sprecato. Stamattina ho scaricato cinque camion di pesche all’ortofrutticolo. Non per i soldi, ma perché mi andava di farlo"."E anche il magnaccia lo fai perché ti va di farlo?""Esattamente"."Mi piacerebbe conoscere la tua puttana. Perché non la porti qui da me? Potremmo cenare insieme"."No, non credo che lei abbia voglia di venire fino qui. Piuttosto, vieni tu da noi. Se non ti fa schifo… O il moralismo non ti è ancora passato del tutto?""Io da voi?"Valeria rimase pensierosa, poi mi girò intorno e mi abbracciò da dietro. Mi soffiò in un orecchio:"Adesso ho voglia di fare l’amore".Io non dissi nulla. Valeria si tolse la giacca della tuta e rimase a torso nudo. Non portava il reggiseno. Era scarsina di tette, ma graziosa, coi capelli castani tagliati a caschetto. Si tolse in sequenza, senza pausa, anche i pantaloni e le mutandine, restando spoglia: non aveva addosso nemmeno un anello né un orecchino né una chincaglieria qualsiasi, proprio nulla. Era graziosa, sì, niente di più; mi ricordai delle volte che avevamo scopato, prima. Il suo odore era poco intenso. Ma cominciai a baciarle il corpo, e a poco a poco la sentii meglio e mi eccitai. Così lo facemmo, abbastanza alla svelta. Non sapevo se prendeva anticoncezionali o no, così ci misi attenzione, e la spruzzai fra il pelo e l’ombelico.Valeria domandò:"Come si chiama la tua donna?""Roberta. Ma non è la mia donna. È libera. Fa la puttana, è bella, è intelligente, e sta con me"."Va bene. Stasera vengo a cena da voi. Abiti sempre in piazza al Lingotto?""Stesso indirizzo, casa mia, è Roberta che è venuta a stare da me"."E i clienti li riceve lì?""Ovvio"."Non hai paura di essere denunciato per sfruttamento della prostituzione?""Tutto può succedere. Ma se non c’è qualcuno che ti vuole fare proprio un dispetto, di solito non succede. Specialmente se in una casa lavora una sola donna. Casino non ne piantiamo"."Va bene se vengo alle otto?""Al massimo trovi ancora uno o due clienti da fare"."Allora vengo più tardi"."No, vieni alle otto. Se Roberta non ha finito, aspettiamo in cucina, intantoprepariamo la cena"."Ma tu te la scopi, questa Roberta?"."L’ho scopata stamattina alle quattro"."D’accordo. Vengo alle otto da voi".Tornai a casa nel primo pomeriggio, dopo aver mangiato due tramezzini in un bar e aver fatto un giro in centro.Trovai Roberta con un tipo grasso, e aspettai che quello uscisse."Ho invitato un’amica a cena stasera, una che lavorava con me in ditta"."Fai attenzione a portare qui donne. Che non facciano grane"."No, quella non ne fa. Tu, come stai andando?""Questo era il secondo che ho agganciato in piazza, due colpi da centomila, normali. Niente di speciale proprio. Ma ha telefonato un pollo, uno che aveva messo un annuncio"."Uno che cerca l’amica del cuore?""Distintissimo generoso cerca studentessa per momenti piacevoli… Gli avevo scritto al fermoposta la settimana scorsa dandogli il telefono, e adesso ha telefonato. Mi sembra uno che di soldi ne ha tanti. Bisogna però fargli credere che sono una brava ragazza che gli si concede molto eccezionalmente e che ha tanto bisogno di un bel regalino cospicuo. Un classico"."Se è un pollo…""Credo di sì; ma bisogna mettere un po’ a posto la casa, che assomigli a quella di una studentessa venuta dalla provincia a studiare in città"."A che ora viene?""Alle sei… Sì, fra meno di due ore. Senti, tu comincia a mettere a posto la casa. Io vedo se rimorchio ancora uno in piazza, poi ho bisogno di un’ora almeno per lavarmi bene e sistemarmi"."D’accordo, scendi pure, io faccio il casalingo".Roberta uscì e io cominciai a riordinare la stanza. Più che di riordinare, c’era bisogno di far sparire le cose che sapevano di bordello. Le cicche, i preservativi sul comodino, lo scottex in bagno per i cazzi dei clienti. A parte questo, di libri ce n’erano abbastanza, in bella vista: erano i miei di quando studiavo io. Se il pollo si inebriava di Roberta, non avrebbe fatto tante indagini, infine. Magari poteva sganciare un milione. Roberta gli avrebbe certo raccontato che era la prima volta che faceva una cosa così, che prima era stata a letto solo col suo ragazzo… Era brava Roberta a fare quella commedia. E se uno stronzo antepone una studentessa falsamente casta a una bella puttana genuina, merita di essere preso per il culo, proprio senza nessun rimorso. Io di studentesse me ne ero fatte parecchie, un paio le avevo anche sverginate; ma preferivo Roberta che era una troia larga.Roberta salì dopo dieci minuti con un tipo d’impiegato di mezza età che si rivelò abbastanza fantasioso, pagò duecentomila per leccare la topa e sborrare fra le tette, senza scopare. Meglio così, il pollo che doveva arrivare avrebbe rischiato meno di sentire odore di preservativo, caso mai avesse voluto anche lui slinguare fra le cosce.Liquidato il cliente, Roberta si fece una doccia e si tolse il trucco, che già non era poi troppo pesante. Si lavò bene, con particolare cura nei punti essenziali, e si profumò leggermente, dicendo:"Se non è proprio un pollo-pollo, la prima cosa che fa è annusarmi la fica. Gli uomini lo sanno che l’odore del preservativo impregna la fessura e rimane. Questi lubrificati, poi, non ti dico: una puzza inconfondibile"."Aspetta che ti aiuto io a farla andar via" – dissi, e le succhiai il solco rosa perdieci minuti, aspirando in bocca le piccole labbra e il clitoride, e poi spingendo la lingua dentro, sciacquando tutto di mia saliva mischiata al suo bagnato naturale.Roberta ebbe un orgasmo forte. Le dissi:"Ora lavati un’altra volta ma solo con acqua fresca, e il pollo non sentirà nessun odore; e, se sarai ancora un pochino eccitata, crederà che sia merito suo, gli piacerà crederlo, e tu potrai dirgli che non fai l’amore da mesi, e ci crederà anche a questo". Mentre Roberta si lavava nuovamente sul bidè, io mi distesi sul divano, in attesa di uscire per lasciare campo libero al moroso in arrivo, e pensai:"Che fantastico gioco. Che meraviglia".Seconda parte della prima giornataQualche minuto prima delle sei, scesi in piazza, rimanendo nei pressi del portone per vedere l’uomo che doveva arrivare. Ma vidi invece uscire Rosanna, una puttana giovane che lavorava assiduamente in una soffitta della stessa casa. Rosanna, con le cosce nude fino all’orlo delle calze, si appoggiò al muro, a un metro dai citofoni, ad aspettare i suoi possibili clienti.Questo poteva influire negativamente sul nostro pollo: fargli sospettare di essere capitato in un giro di troie.C’era un solo modo per togliere Rosanna di lì rispettando le regole del gioco: mi avvicinai e le proposi un normale giro da centomila."Con te? Vuoi assaggiare la concorrenza?" – rispose Rosanna, che conosceva bene Roberta e me."Voglio toglierti di qui perché Roberta ha un pollo in arrivo. Ma, già che ti pago, perché non dovrei assaggiarti? Prima però allontaniamoci dieci minuti, finché non arriva quello"."Per me va bene. Se mi paghi, ti tratto come un qualsiasi altro cliente. Roberta ha trovato uno buono da spennare?""Speriamo"."Voi avete una bella casa. Io, se porto qualcuno nella mia soffitta, capisce subito quello che faccio. Però qualche pollastro l’ho tirato su anch’io, facendomi portare in albergo, dicendo che sto coi genitori e non posso dare l’indirizzo".Intanto il pollo arrivò. Lo individuai prima ancora che si avvicinasse al citofono. Un professionista, o comunque un ricco, sulla quarantina, probabilmente sposato. Poteva funzionare. Anche Rosanna guardò e disse:"Sì, credo che da quello Roberta tirerà fuori una bella cifra. Ora che facciamo? Andiamo da me in soffitta? Vuoi scopare davvero?""Non ti do centomila lire per niente".Salimmo nella soffitta di Rosanna. Ero eccitato all’idea di scopare tre donne nello stesso giorno in tre modi diversi per tre ragioni diverse. Rosanna non era niente male, una bruna del Sud, fianchi stimolanti e faccia da puttanella. Pensai che, anche se avesse avuto una bella casa per ricevere gli ospiti, si sarebbe capito lo stesso che faceva il mestiere. Era figlia d’arte. Sua madre batteva nei viali, ed era stata sgozzata da un maniaco quando già Rosanna aveva cominciato le prime esperienze dello stesso lavoro. Poi la ragazza si era trovata una sistemazione più sicura in quel condominio dove ora abitavo anch’io con Roberta. Chissà in che cosa si era eventualmente reincarnata la madre di Rosanna.Rosanna, stesa sotto di me, mi fece un pompino di buona tecnica, mentre io le esploravo la fica con le dita e con la bocca. Effettivamente c’era fra le sue cosce un odore di orinatoio e di preservativo (lo stesso odore che aveva Roberta dopo una giornata di attività intensa) che avrebbe lasciato pochi dubbi sul tipo di donna anche al più sprovveduto degli uomini. Pensai:"Roberta si sarà spurgata abbastanza? Forse doveva fare una pausa più lunga, prima di ricevere il pollo. Ma ci sa fare, lo convincerà di essere quasi vergine". Rosanna mi passò un preservativo dicendo:"Di regola lo metto io ai clienti, ma tu sarai ben capace di mettertelo da solo".Mi coprii il cazzo con quel sacchetto di gomma e scopai Rosanna con vigore. Sapevo che lei pensava:"Ah, se tu mandassi via quella vacca di Roberta e prendessi me a stare con te!" Ma era abbastanza intelligente da non dirlo: sapeva che fra Roberta e me c’era un buon rapporto, e che io non ero un normale protettore di prostitute, bensì un tipo che nella vita faceva diverse e varie cose. Mi disse invece ciò che avrebbe detto a un altro cliente:"Ora hai scopato. Se vuoi che restiamo ancora, devi darmi altri soldi".Misi il preservativo usato in un vasetto di terracotta col coperchio, che Rosanna teneva sul comodino proprio per quello scopo. Nel vasetto c’erano già parecchi preservativi che formavano un impasto perlaceo filamentoso di lattice e sperma freddo. "Quanti cazzi hai preso oggi?""Una decina, credo"."A centomila l’uno, guadagni più tu di Roberta"."Ma lavoro di più! Lei si fa due o tre uomini al giorno, massimo cinque… E poi non sono centomila l’uno. Certe volte devo accettare anche cinquanta"."Ah, allora a me m’hai fregato…""Stronzo. A quelli da cinquantamila faccio la sveltina minima. Con te, siamo qui da tre quarti d’ora"."Ma sarà meglio che ci stiamo ancora un po’. Roberta manda via il pollo alle otto meno un quarto, gli dice che aspetta un’amica per le otto"."Ci manca un’ora. Altre centomila è il minimo. Se no, scendo in piazza, ne rimorchio ancora uno o forse due prima di cena"."Speriamo che Roberta lo stia spennando bene, se no chiudiamo in perdita. Ti do altre centomila lire, Rosanna, ma voglio fare cose turche"."Comincia a darmi le centomila, e poi vediamo che cosa fai. Vuoi il culo?""No. Ti piscio in faccia"."Va bene, ma proprio perché sei tu"."Ma va là, vacca, per centomila lire ti faresti pisciare in bocca anche da un’intera squadra di rugby, credi che non ti conosca? Non tirartela tanto"."Se è per quello, so che Roberta si fa fare la cacca sulle tette, da uno"."Ma per mezzo milione. E poi, come lo sai?""Me l’ha detto lei"."Siete due chiacchierone".Andammo in bagno (un piccolo sgabuzzino adattato, con cesso, bidè e doccia: il lavandino era invece in camera) e Rosanna si accovacciò nel piatto della doccia, in attesa. Si era tolta, per non bagnarle, le calze autoreggenti che aveva invece tenuto prima scopando.Era da un po’ che mi scappava da pisciare e ne avevo di acqua tiepida da sprizzarle addosso. Puntai sulla fronte, e poi sulla bocca, che Rosanna aprì, respingendo il getto con la lingua e facendolo gorgogliare fra le labbra. La pipì scorreva sul suo volto e sul suo corpo, faceva ruscelletti sulla gola, fra le tette lustre, sul ventre; si raccoglieva fra le cosce e impregnava il pelo della fica e di lì colava giù, quasi come se fosse lei a pisciare.Pensai che quello spettacolo era un capolavoro di composizione plastica e di movimento, realizzato usando solo il corpo e i suoi prodotti, un’estensione delvirtuosismo della danza. Pensai ai giochi d’acqua in certi giardini di ville nobili, ma il corpo bagnato di Rosanna era qualcosa di più.Quando ebbi finito le dissi:"Ora apri bene le cosce e piscia tu, voglio vedere come pisci".Rosanna pisciò nella doccia, e osservandola le parlai:"Ho letto in un libro antico che per scoprire quanto una era troia la facevanopisciare a gambe larghe su un palco, davanti ai giudici, che naturalmente erano dei preti.Più pisciava sparpagliato, più era troia. Se decidevano che era troia abbastanza, il padre, se era ragazza nubile, o il marito, se era donna sposata, potevano liberarsene con comodo, o mandandola al bordello o facendola impiccare. In questo secondo caso, la impiccavano nuda davanti al popolo, che presumibilmente si divertiva moltissimo. Certo il giudizio era falso, dipendeva da chi aveva pagato meglio i preti, come sempre. Ma tu pisci molto largo, schizzi dappertutto: saresti finita male"."Ti piace vedermi pisciare, porco"."Da bambino al paese mi eccitavo guardando pisciare le vacche. Andavo nella stalla e aspettavo con pazienza che una pisciasse, poi un’altra. Mollavano certi getti grossi come le fontane dei cortili, quelle con la pompa a mano, tu non le hai viste. Certe volte stavo lì due ore per veder pisciare tre o quattro vacche. Però non le ho mai infilzate col manico della scopa, come invece faceva mio nonno. Io odio la violenza, amo gli spettacoli della natura. Una volta in campagna c’era molta violenza, più che adesso in città. Adesso è già meglio di allora"."Davvero ami gli spettacoli della natura?""Sì. Ne trovo quasi dappertutto. Anche qui, in questo momento. Tu sei solo una puttana come tante, ma in questo momento, qui, sei stata un grande spettacolo della natura. Lo rivivrei cento volte, per studiarlo nei minimi dettagli.E so che anche tu ne stai godendo. Non lo fai solo per i soldi. Me, non m’inganni. Succhiami di nuovo il cazzo".Rosanna me lo prese in mano dicendo:"Non so se sia un complimento essere paragonata come spettacolo della natura a una vacca che piscia in una stalla, ma da come lo dici sembra veramente di sì. Anche se in genere come spettacolo della natura si intende un tramonto di fuoco o un torrente in un bosco o un albero maestoso"."È lo stesso. La natura fa tramonti, boschi, torrenti, tette, fiche, piscio, alberi maestosi. E con qualsiasi ingrediente dà spettacolo. C’è da lodare Dio per questo. Ma ora taci e succhiami il cazzo, ti ho detto".Ero veramente eccitato, e in due minuti le riempii la bocca di sperma. Eppure non mi sentivo né stanco né sazio.Sapevo che la sera probabilmente avrei riscopato Roberta, reduce dal pollo. Il quale ormai doveva essere sul piede di partenza. Lasciai Rosanna a farsi una doccia, mi vestii e uscii sul pianerottolo, a spiare i rumori che venivano da sotto. Il tempismo fu perfetto: l’uomo stava uscendo, Roberta lo salutava sulla porta:"È stato bellissimo. Spero che ci rivedremo presto.Sono così contenta"."Ti telefono per dirti quando posso tornare a trovarti"."Dammi ancora un bacio".Roberta e il pollo limonarono qualche secondo sulla porta. Era proprio brava, Roberta.Molti credono che tutte le puttane non bacino sulla bocca, l’hanno imparato nei film, e un bacio li convince definitivamente di non avere a che fare con una puttana. Il pollo doveva essere cotto a puntino. Lasciai che scendesse e fosse proprio fuori dal portone, per sicurezza. Poi scesi in casa domandando a Roberta:"Tutto bene?"Per risposta, Roberta mi fece vedere un assegno: lire un milione."Bravissima. Però è un assegno. Ci sarà da fidarsi?""Non mi è sembrato un tipo da assegni falsi. Comunque, è di una banca qui vicino. Domani mattina vado a incassarlo".Misi un braccio sulle spalle di Roberta:"Sei stanca?""Macché. Non abbiamo mica fatto molto, sai? Aveva voglia di chiacchierare"."Ma avete scopato, almeno?""Sì, una cosa di dieci minuti, col preservativo. Il preservativo se l’è portato dilui, uno di quelli con le nervature esterne per far godere di più la donna, pensa!Dieci minuti di normalissima scopata, ma ci si è appassionato ed è stato contento. Mi ha baciata molto in bocca. Gli ho detto che ero in difficoltà finanziarie, ma non gli ho chiesto una cifra. L’assegno l’ha fatto lui e l’ha messo sul comò. Ho fatto finta di nemmeno guardarlo"."Un milione è tanto. Forse si aspetterà la replica gratis, se torna"."E io una replica gratis gliela concederò. Ma la terza volta no, ovviamente. Al terzo colpo si paga di nuovo"."Ovviamente. Hai goduto?""Oh, non mi sono trovata male. Un tipo dolce, affettuoso, ma con un discreto cazzo. Ho tenuto le cosce un po’ strette e il preservativo ha fatto attrito bene. Ho avuto un mezzo orgasmo. Poi, lui scopava baciandomi continuamente. Gli ho messo la lingua in bocca, e si entusiasmava. Dopo, mi ha succhiato a lungo i capezzoli e poi la fica. Per fortuna la fica me l’ha leccata solo dopo avere scopato, e così, se c’era odore, avrà pensato che era del suo preservativo"."Bene. Fra poco deve arrivare l’amica che ho invitato a cena, ci prepariamo?""Senti, io scendo un poco in piazza a farmi un giro, ho voglia di prendere una boccata d’aria prima di notte. A quest’ora c’è un clima che mi piace, lo sai"."Vai pure, fai bene. Io resto a casa, se arriva l’amica la ricevo e ti aspettiamo".Uscita Roberta, mi buttai sul letto con gli occhi chiusi, per un attimo di pausa.Terza parte della prima giornataMentre aspettavo che suonasse al campanello Valeria, o che rientrasse Roberta, squillò invece il telefono. Era Rocky, un cliente abituale, che chiedeva se poteva "passare un attimo". La cosa mi infastidì, ma un cliente abituale era meglio non contrariarlo.. Gli dissi che Roberta era uscita, ma che sarebbe ritornata di lì a poco. Lui rispose:"Allora vengo fra mezz’ora" – e riattaccò. Quasi nello stesso istante sentii il citofono, era Valeria. La feci salire e la feci sedere in tinello. Era vestita con pantaloni rossi stretti e maglione bianco. Le dissi:"Forse si farà un po’ tardi. Roberta è uscita a prendere una boccata d’aria, ma c’è il fatto che fra poco arriverà un suo cliente che ha telefonato"."Non importa. Noi intanto possiamo aspettare in un’altra stanza, no? Avete una casa carina, non me la ricordavo così quando ci abitavi solo tu"."È il tocco femminile… Ma ecco Roberta".Infatti la porta si stava aprendo, e Roberta entrò, ma non da sola: c’era un uomo con lei. L’uomo andò direttamente in camera da letto, Roberta si affacciò al tinello e disse:"Volevo solo fare due passi, ma ho incontrato Tino. Ha insistito per salire un quarto d’ora, dice che ha i coglioni pieni. Questa è la tua amica? Ciao, io sono Roberta"."Ciao. Io mi chiamo Valeria"."Non ti dispiace aspettare un po’, vero?"Mi intromisi:"Non dispiace a nessuno aspettare un po’, ma c’è che ha telefonato anche Rocky, e sarà qui fra poco"."Uh, che affollamento! Beh, ma li sbrigo in fretta entrambi. Vado di là con Tino, se arriva Rocky intrattienilo finché non ho finito".Tre minuti dopo Roberta era già sul letto con l’uomo fra le cosce. Io dissi a Valeria: "Scommetto che ti piacerebbe dare un’occhiata"."Scemo che sei. Perché dovrei?""Perché è una cosa che ti attira, lo sento. Se ci mettiamo nell’ingresso, li possiamo guardare senza disturbarli"."E va bene… Vediamo come lavora la tua puttana, che poi mi sembra una ragazza simpatica. Ma con questo quanto guadagna?""Con questo, cinquantamila: è una roba svelta".Infatti Roberta era sul letto a gambe aperte, posizione classica, e Tino ci dava dentro con foga muovendosi sempre allo stesso modo: proprio solo per svuotarsi i coglioni. E in dieci minuti se li svuotò, riempiendo il preservativo, che Roberta poi gli sfilò con cura, senza far uscire il contenuto, e mettendolo in un sacchetto di plastica vicino al letto. Intanto era arrivato Rocky, in tempo per vedere Roberta e Tino ancora sul letto. Rocky disse tre o quattro cose tutte di fila:"Ehi ciao, questa chi è, un’amica nuova? Ah, ma Roberta è impegnata… Non c’è bisogno che mi racconti la palla che è uscita a fare due passi, se sta scopando con un altro. Mica pretendo di avere l’esclusiva! E quest’altra è disponibile?"Davanti a tante scemenze, rimasi zitto, e fu Valeria a parlare:"Io mi chiamo Valeria. Potrei anche essere disponibile, se riesci a convincermi".Questa battuta era imprevista, ma fino a un certo punto. Sapevo che una ragazza come Valeria, messa dentro una certa situazione, poteva reagire così, con la curiosità verso l’occasione. Curiosità nascosta per tutta una vita, che può emergere quando all’improvviso si crea una circostanza favorevole – circostanza favorevole che nella maggior parte delle vite non si crea mai, peraltro. Continuai a tacere, e Rocky esclamò: "Ero venuto per farmi la solita, ma potrei cambiare.Quanto ci vuole per convincere te?""Sono una debuttante. Ci vuole molto".A questo punto intervenni nel discorso:"Valeria non fa niente da sola. Se vuoi, hai l’occasione di un triangolo con due donne. Se no, ti fai Roberta e stop. Dipende da quanto offri"."Ho capito, ho capito. Non si taglia fuori la padrona di casa. Per il triangolobastano tre carte? Tri-angolo, tre carte: trecentomila".Rocky disse le ultime parole ridendo col naso, da idiota. Io gli feci cenno che le trecentomila bastavano. Roberta, che intanto aveva finito con Tino e lo stava congedando, rimase un po’ stupita, ma neanche tanto. Disse:"Facciamo ancora questa cosa, e poi, se Dio vuole, ceniamo, perché ho fame".Roberta e Valeria si misero sul letto con Rocky. Valeria era impacciata, ma Roberta la guidò a prendere in bocca il cazzo dell’uomo. Così lo leccarono in due su varie parti del corpo, e lui leccò entrambe con frenesia. Poi si mise il preservativo e scopò Valeria mentre Roberta gli slinguava il culo.Io osservavo soprattutto Valeria, per vedere come reagiva a quella che presumibilmente era la sua prima scopata a pagamento in assoluto. La ragazza sembrava partecipe ed eccitata, benché leggermente nervosa. L’uomo ci dava dentro senza problemi, convinto di avere a che fare con una puttana appena appena meno spampanata di Roberta.Ma anche Roberta, come al solito, non mancò di appassionarsi. Si spostò a cavalcioni sul viso di Valeria, per farsi leccare la fica, ma Valeria non tirò fuori la lingua, e fece invece una torsione col braccio per arrivare a mettere una mano fra le cosce di Roberta. Le infilò dentro un dito, poi due.Capii che Valeria era curiosa di vedere quant’era larga la passera di una troia. Una curiosità infantile e maliziosa, associata forse al desiderio (inconscio o no) di distinguersi, di trovare una differenza fisica fra sé e la puttana: un diverso grado di non-verginità, un richiamo ad antichi fantasmi di paura e disprezzo. E io mi trovavo di nuovo di fronte a un quadro di grande intensità: il membro di Rocky pestava nella fica di Valeria, mentre la mano di Valeria si spingeva sempre più a fondo in quella di Roberta. Non ci mise molto a entrare tutta (era una manina piccola di ragazza), e l’orologino da polso si immerse nel pelo. L’orgasmo dei tre partecipanti a una tale composizione d’arte in movimento giunse pressoché contemporaneo: Rocky con un tremito si afflosciò su Valeria che non trattenne un grido mentre le gambe le si irrigidivano nello spasmo; Roberta a sua volta si distese nel piacere bloccando stretto il polso che le riempiva la fessura, prima di liberarsene con un balzo.Le due ragazze rimasero distese sul letto mentre Rocky si alzava e, prima di vestirsi, prendeva dalla tasca dei pantaloni il portafoglio e ne estraeva tre biglietti da cento. Un biglietto lo diede a me, il secondo lo infilò fra le tette di Roberta (che aveva il reggiseno), il terzo lo cacciò nella fica di Valeria, spingendolo ad accartocciarsi dentro, e dicendo:"Ve le siete guadagnate, brave. Siete due grandissime vacche".Quando Rocky se ne fu andato, potemmo finalmente pensare a cenare. Ma, dato che era tardi per preparare in casa, decidemmo di andare in pizzeria. Roberta salì in soffitta a invitare anche Rosanna, scusandosi per il disturbo che le avevamo arrecato nel pomeriggio. Rosanna le raccontò quello che avevo fatto con lei, e Roberta ne rise, e mi disse:"Sei proprio un porco. Ecco in che cosa potresti reincarnarti: un porco"."Il porco è un modo di dire, come l’asino. Gli asini non sono più stupidi degli altri animali, e i porci non hanno particolari libidini sessuali. Quindi non avrebbe senso reincarnarmi in un porco".Rosanna accettò l’invito in pizzeria. Prendemmo l’autobus (nessuno aveva un’automobile a disposizione) e andammo in una buona pizzeria, in un altro quartiere della città, tanto per cambiare aria. A cena, Valeria era eccitata e nervosa, e disse:"Non credevo che fosse così semplice. Per tutta la vita ho sempre fatto l’amore solo da innamorata, o almeno con chi mi piaceva molto. Stasera invece l’ho fatto con un uomo che poteva essere chiunque. E non mi è dispiaciuto".Roberta e Rosanna si scambiarono uno sguardo d’intesa che voleva significare all’incirca:"Ecco, sta per entrare sul mercato una nuova concorrente: questa s’è scoperta puttana e ci prenderà gusto".Tuttavia Roberta disse:"Non credere che sia sempre così. Rocky è un uomo gradevole, tutto sommato. Uno di quelli a cui ti potrebbe capitare di darla anche gratis, in un momento adatto. Ma arrivano certi clienti vecchi e bavosi, però così ricchi che non ti conviene dire di no…".Valeria domandò curiosa:"Ma tu accetti proprio tutti, se pagano?""Proprio tutti no. Se uno mi fa ribrezzo, trovo una scusa e lo mando via. Ma voglio dire che non tutti quelli che mi faccio sono piacevoli, sarebbe troppo comodo".Rosanna annuì e aggiunse:"Roberta è già molto selettiva. Io non posso permettermi di essere selettiva come lei, perché ho un sacco di debiti da pagare: ho comprato la soffitta col mutuo"."Tu ora almeno stai diventando una proprietaria di casa," – replicò Roberta – "ma io, se questo bel tipo si stufa di me, resto in mezzo alla strada: la casa è sua. Però me ne frego, penso a un giorno per volta".Guardai in faccia Roberta e le dissi:"Se mi stufo di te, ti trovi un altro in una settimana, non preoccuparti. Tu attirigli uomini come mosche sulla merda. Attiri anche me".Era bello essere lì a mangiare una pizza con tre donne scopate di fresco; eppure avevo ancora voglia di fare l’amore con Roberta, quella notte. Cambiai discorso: "Mauro ha detto che domani mattina telefona per dirci se si va al mare. Quasicertamente ci si andrà. Che ne direste di andarci tutti?"Valeria chiese chi era Mauro, e Roberta rispose:"Un cliente di riguardo, tipo Rocky, e ha una casa al mare. È una buona idea andarci tutti".Per motivi diversi, Valeria e Rosanna tentennarono: Valeria era incerta su una gita così strana, mentre Rosanna temeva di perderci troppo a saltare due giorni di lavoro. Ma alla fine si convinsero: un fine settimana al mare sarebbe stato un intermezzo gradevole, fra una dura settimana e l’altra.Roberta disse a Valeria:"Benissimo, allora dormi da noi"."Ma non ho niente da portarmi dietro, non ho neanche il costume da bagno"."Te lo presto io, ne ho cinque o sei di bikini. Cioè, il reggiseno ti andrebbe largo, ma lo slip si adatta, e tanto in spiaggia stiamo in topless, no?"Valeria sorrise, convinta:"Sì, anch’io sto sempre in topless, non c’è problema di reggiseno. Già: il tuo mi andrebbe largo. Hai un bel seno abbondante"."Tutto genuino e sodo, però!" – rispose Roberta ridendo anche lei.Così, tornammo a casa insieme. Rosanna disse:"Ora che abbiamo deciso, speriamo solo che Mauro telefoni che si va davvero".Roberta esclamò:"A questo punto, se non dovesse andarci lui, prendiamo il treno e al mare ci andiamo lo stesso almeno così un giorno dalla mattina alla sera. Ma credo che ci porterà, vedrai".Valeria domandò ancora a Roberta:"Ma questo Mauro, va bene che dici che è piacevole, ma io non so se domani mi sentirò di andarci a letto. Vorrà farsi tutte e tre?""Scherzi? Se non vuoi, non ci stai. Il patto è che gliela do io, e solo io, come prezzo del viaggio al mare. Se dovesse volere anche te, o gli dici di no, o gli chiedi che ti paghi. Lo stesso vale per Rosanna. Siete mie ospiti, capito?"Andammo a dormire. Rosanna nella sua soffitta, Valeria sul divano in tinello, e Roberta con me nel lettone. Rifocillata e rinfrescata, Roberta era come qualsiasi altra donna che si corica con un uomo e con la voglia di fare l’amore. Se la giornata l’avesse passata in un ufficio a lavorare alla tastiera di un elaboratore elettronico (il mestiere che aveva ormai sostituito del tutto quello classico di dattilografa), sarebbe stato lo stesso.E infatti facemmo bene l’amore, baci carezze coccole e poi un sessantanove prima della scopata a spegnicandela; dopodiché ci addormentammo contenti.
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