Prima parte della terza giornataFu Mauro a svegliarmi bisbigliandomi:"Ssst! Guarda che spettacolo".Aprii gli occhi con un poco di fatica e li girai nella direzione indicata da Mauro, cioè verso il letto matrimoniale. Le tre ragazze dovevano essersi messe a dormire nude sotto un lenzuolo e una sottile coperta; poi, per il caldo che si facevano stando vicine in tre, si erano liberate di coperta e lenzuolo, che erano finiti sul pavimento. Ora stavano cominciando a svegliarsi, stiracchiandosi e stropicciandosi, ed era effettivamente un bello spettacolo.Roberta era in mezzo, con una gamba fra le cosce di Rosanna e un braccio sulle tette di Valeria. I tre corpi nudi facevano uno splendido unico intrico di muscoli e curve che si snodavano lentamente. Fu Valeria la prima a riscuotersi:"Ehi, è tardi, c’è già un sole! Sveglia ragazzi! Andiamo al mare!"Mauro però mosse ridendo un’obiezione a Roberta:"Al mare ci andiamo, ma tu dovevi essere a mia disposizione in questo finesettimana. Va bene che adesso lavori qui, ma stamattina almeno me la dài ancora una volta, d’accordo?"Valeria si intromise:"Sì, ma fate presto, che se no perdiamo il sole migliore".Roberta, ancora sul letto in mezzo alle altre due, strizzò un occhio e aprì di più le gambe. Mauro le fu subito sopra, col suo cazzone da superdotato e col suo stile a ritmo lento, un colpo e fuori, un colpo e fuori. Intanto anche Rosanna aveva aperto pigramente gli occhi, e Valeria le disse:"Su, mettiamoci anche noi, che li facciamo finire prima".Detto e fatto: Valeria si mise a cavalcioni sulla testa di Roberta, offrendo a Mauro la vista della fica, mentre Rosanna si piazzò dietro, a leccare sapientemente il buco del culo dell’uomo. In breve Mauro, con una specie di grugnito, si afflosciò su Roberta, iniettandole tutto il sugo in fondo alla passera.Io non ero rimasto insensibile alla scena, e invitai Mauro a togliersi, esclamando:"Adesso tocca a me!"Scopai Roberta mentre le altre due ripetevano il numero di prima, e anch’io sborrai dentro. Ma stavolta Roberta ebbe un orgasmo forte e gridò. Poi si rilassò rapidamente, e tutti ci lavammo e ci vestimmo per andare al mare.Nel tragitto, sotto un sole che faceva già sudare, Roberta mi disse:"Uff! Mi avete riempito di sugo e non ho nemmeno un salvaslip. Fra poco comincia a colarmi giù. Si vedrà la macchia sul tanga".Arrivammo in spiaggia, c’era già parecchia gente. Il ragazzo a cui Roberta aveva ventilato la possibilità di rivedersi il mattino dopo si presentò immediatamente: aveva preso la cosa sul serio, magari era lì dall’alba. Roberta, in topless, andò a fare un giro con lui verso la scogliera.Io e gli altri intanto ci stendemmo al sole. Roberta tornò dopo mezz’ora da sola, ridendo. Mi raccontò:"Il porcellino è previdente, ha fatto piazzare il camper di un amico sul confine del posteggio verso la scogliera! Mi ci ha invitata, e ci sono andata. Mi sono tolta lo slip, e lui s’è tolto i calzoncini e ha cominciato a pastrugnarmi. Senonché, aprendo le gambe, ho buttato fuori il sugo tuo e di Mauro. Mi avevate riempita bene, però! Ho fatto tre o quattro sbocchi di sperma, abbondanti, a ondate, proprio sul lettino del camper. Ci sono uomini che pagherebbero per vedere una cosa così, ma il ragazzino ci è rimasto male. Io avevo ottenuto il risultato di non bagnarmi il tanga, e l’ho sfottuto, gli ho detto cosa credeva, di essere il primo a scoparmi oggi, magari. E mi sono pulita usando i suoi calzoncini. Vedessi come s’è incazzato! Mi ha dato della vacca sventrata e del cesso pubblico, e mi ha sbattuta fuori nuda col tanga in mano. Ho chiesto scusa a un signore che passava di lì (che mi ha detto di non scusarmi, anzi…) e mi sono rimessa lo slip. Ed eccomi qui. Facciamo un bagno?""Vai tu, io stamattina non ne ho voglia, ti aspetto qui."Roberta andò a tuffarsi, io rimasi a sonnecchiare al sole. Dopo qualche minuto vidi il ragazzo che aveva avuto il diverbio con Roberta. Passeggiava nervoso. Probabilmente, davanti all’imprevisto che gli era capitato, aveva reagito d’impulso, e ora gli dispiaceva di essersi giocato una possibile scopata. Mi alzai, lo rincorsi e lo chiamai:"Ehi, tu!"Il ragazzino parve spaventato, disse:"Io non volevo insultare la signora che è con Lei, mi scusi"."Ragazzo, che paura che hai! Stai tranquillo. Quella è solo una puttana che mi sono portato dietro per una gita al mare. La vuoi scopare?""Beh… Credo che adesso non sia più possibile"."Per quello che è successo? Stai tranquillo, te la mando io quando torna dal bagno. Aspetta qui vicino e stai tranquillo".Il ragazzo, stupito, si sedette sulla sabbia a una decina di metri di distanza. Quando Roberta tornò dall’acqua, tutta gocciolante, le dissi:"Ho parlato con quel ragazzo. Gli ho detto chi ti avrei mandata da lui e che tu ci saresti stata"."E perché l’hai fatto?""Perché mi è sembrato desolato. Se gli fai degli scherzi così, quello cresce misogino e magari violento. Vai a fargli capire che sei una brava ragazza, come effettivamente sei. Odio che qualcuno ti odi"."Tu sei proprio un tipo strano. Ti preoccupi di come crescono i ragazzi e di chi mi odia o no"."Ho una forte coscienza sociale, ti voglio bene e credo nella costruzione di un’armonia dentro il mondo"."Minchia!" – esclamò Roberta, proprio contenta e divertita. E aggiunse:"E va bene. Mi sono rinfrescata in mare, ora vado a farmi una sudata in quel camper, che è un forno. Aspetta che prendo due preservativi dalla borsa"."Due?""Sì, lo sai anche tu che coi ragazzini è facile che ne sprechino uno, prima di azzeccare il modo giusto"."Vai".Roberta andò dal ragazzo, e sentii le prime cose che gli diceva:"Su, bello, lasciamo stare le cazzate di mezz’ora fa.Tu mi piace, sai? Andiamo nel tuo camper e facciamo gli innamorati, su".I due si allontanarono. Intanto erano tornati gli altri, reduci anche loro da un bagno, e Valeria esclamò:"Che goduria l’acqua stamattina. Non è nemmeno tanto sporca. Roberta non c’è?""È andata a farsi un giro, arriva fra poco".Quando Roberta arrivò, mi disse:"Avevi ragione, l’ho convinto che anche le puttane hanno un’anima, forse stamattina ho contribuito alla maturazione di un uomo migliore"."Hai visto? Tutto bene?""Direi di sì. Gli ho spiegato il lavoro che faccio, gli ho dato l’indirizzo dove lavoro (la casa di Samanta e Sabrina), gli ho promesso che se viene a trovarmi gli faccio lo sconto. Ma gli ho anche spiegato che quando ne ho voglia faccio l’amore gratis, e sono una donna come le altre. Anzi meglio – tanto per essere modesta!""Benissimo"."Però non è tanto sprovveduto. Quell’indirizzo lo conosceva, me ne sono accorta anche se non me l’ha detto. È uno dei tanti ragazzi che passano il fine settimana qui, e credo che Samanta e Sabrina se le sia già scopate, magari con gli amici"."Non importa, la lezione gli serve lo stesso. Tu oggi pomeriggio vai a lavorare a casa di Sabrina e Samanta?""Sì. Ormai puoi chiamarla la casa di Roberta, Sabrina e Samanta: in ordine alfabetico"."Va bene. Allora ci salutiamo adesso. Io vado a casa di Mauro, sono stufo di spiaggia; e poi nel pomeriggio partiremo, suppongo"."Già. Magari ci sentiamo al telefono questa settimana.E magari ti scrivo una lettera. Mi piace scrivere lettere, e adesso ne ho l’occasione. Ti scriverò le impressioni dei miei primi giorni qui"."Ne sarò contento. Ma senti una cosa: io per un po’ riceverò telefonate dei tuoi clienti, cosa devo riferire? Devo dare il tuo recapito di qui, caso mai fossero così affezionati da volersi fare due ore di viaggio per fotterti?""Sì, glielo puoi anche dare, ma non credo che saranno in molti a venire in trasferta. Gli uomini con le puttane ci vanno al volo, ne troveranno altre. Qualcuno passerà a Rosanna, per l’abitudine del portone. Ma scommetto che tu fra pochi giorni hai qualcun’altra in casa.""Dici?""Sì. Magari Valeria"."No, non credo. Può darsi che Valeria, adesso che ha debuttato da troia, ci prenda gusto, anche perché ho capito che di soldi non ne ha ed è senza lavoro. Ma, in quel caso, lo farebbe nel suo alloggio. Ha una bella casa"."Ma con te avrebbe già una clientela, e poi avrebbe un uomo vicino. Io ho idea che proverà a piazzarsi da te"."Si vedrà".Salutai tutti, dicendo che li avrei aspettati per il pranzo, e andai a casa di Mauro a riposarmi. In realtà, però, non volevo riposarmi. Ero irrequieto. Dopo dieci minuti uscii di nuovo e feci una passeggiata sotto il sole cocente, non verso il centro ma verso la strada statale, in cerca di qualcosa. E il qualcosa si concretizzò in una prostituta nera, l’unica che c’era a quell’ora ad aspettare clienti sul ciglio della carreggiata.Lei disse subito:"Trentamila con guanto"."E dove ci mettiamo?""Qui dietro, tu vieni".La seguii in un viottolo che portava a una discarica, dove, dietro i mucchi di rifiuti, erano state piazzate alcune vecchie tende canadesi, di tipo militare, ricuperate chissà dove. Un piccolo bordello da campo organizzato dalle prostitute africane, evidentemente. Ma era mezzogiorno, e sotto le tende c’era da cuocere, senza contare i miasmi della discarica. E il sudore della ragazza nera, lì dentro…Eppure, volli fare anche quell’esperienza.La ragazza era bella, probabilmente giovanissima. Le diedi un biglietto da cinquantamila, mi disse che non aveva il resto (era ovvio), e io replicai che allora mi avrebbe trattato un po’ meglio dell’ordinario. Mise i soldi in una borsa di paglia e dalla stessa borsa trasse i preservativi, poi si spogliò prima di entrare nella tenda. Non aveva molti indumenti da togliersi: blusa e minigonna. Era senza reggiseno e senza mutandine.Anch’io del resto avevo solo calzoncini e maglietta, e mi svestii entrando nella tenda. Dentro, la ragazza sudata emanava un afrore fortissimo, ma anch’io non ero da meno. I nostri corpi sgusciavano uno sull’altro, lucidi come anguille. Mi misi il preservativo e la scopai, senza raggiungere l’orgasmo: il caldo mi fiaccava. Non pretesi altre prestazioni e uscimmo dalla tenda.Mi rivestii e tornai a casa. Ero fradicio di sudore. Mi feci una doccia fresca e mi distesi nudo sul tappeto senza asciugarmi, per avere un certo refrigerio. Dopo qualche minuto, mi sentii bene. Pensai per un attimo di portarmi in città quella ragazza nera e di prenderla a vivere con me. Ma mi accorsi che non era possibile: sicuramente la ragazza era legata a una mafia, non aveva i documenti in regola, e mi avrebbe attirato la polizia addosso nel giro di un giorno.Verso le due, arrivarono Mauro, Valeria e Rosanna.Dissi:"Ve la siete goduta la spiaggia, stamattina"."Era bellissima. Tu perché sei tornato così presto?""Ero stanco. Mi sono riposato".Mauro disse:"Per il pomeriggio, ho in mente di andare alla spiaggia naturista oltre il confine; e poi di lì torniamo direttamente in città".Il paese dove eravamo dista solo quindici chilometri dal confine, e subito dopo la frontiera ci sono molte spiagge naturiste. L’idea era buona. Domandai:"Abbiamo tutti la carta d’identità in regola per l’estero?""Sì, per fortuna non l’ho dimenticata a casa" – rispose Rosanna, che era la più a rischio di problemi, essendo schedata come prostituta."Allora, mangiamo un boccone e andiamo. Quando va giù il sole, poi, partiamo per la città".seconda parte della terza giornataNon ci furono problemi a raggiungere la spiaggia naturista. Durante il breve viaggio in macchina, Rosanna disse:"Non sono mai stata su una spiaggia naturista. Chissà che effetto fa stare tutti nudi in mezzo agli sconosciuti".Valeria le rispose:"Io invece ci sono stata due volte, ho fatto due vacanze di tre settimane ciascuna in campeggio naturista. Ci si trova benissimo, vedrai. Ecco un’esperienza che io ho fatto e tu no, così forse all’inizio sarai imbarazzata tu"."Difficile che io sia imbarazzata. Ma i campeggi naturisti sono posti che stuzzicano sessualmente?""No, sono posti molto naturali, come dice il nome.Però, si capisce, se ci sono bei ragazzi e belle ragazze, li vedi direttamente nei dettagli. E poi, negli angoli un po’ nascosti e nelle spiaggette tranquille in disparte, magari verso sera, si può fare l’amore all’aperto senza troppi problemi, perché se si sente arrivare qualcuno basta smettere un attimo, non c’è bisogno di rivestirsi o coprirsi di corsa, tanto stare nudi è permesso".Mauro intervenne:"Entriamo nello stabilimento balneare in doppia coppia, così non ci fanno difficoltà, ma poi magari ci separiamo e vediamo se qualcuno di noi riesce a rimorchiare"."Perché, a chi non è in coppia fanno difficoltà?""Oh, a volte ai singoli chiedono la tessera dell’Unione Naturista, e noi non ce l’abbiamo"."Facciamo pure questo gioco, ma prima troviamoci un posto, e restiamo d’accordo che se rimorchiamo portiamo lì i rimorchiati o le rimorchiate. Tu Mauro conosci la spiaggia?""Abbastanza. Ci mettiamo in un angolino tranquillo".Arrivammo in fretta, ci spogliammo nelle cabine dello stabilimento, e ci inoltrammo sulla spiaggia tutti nudi.Passammo vicino al campetto di pallavolo, dove otto ragazzine adolescenti, quattro da un lato e quattro dall’altro della rete, giocavano allegre, naturalmente nude. Mauro disse:"Che immagini deliziose. Io poi torno qui a provare a rimorchiare".Io gli diedi una gomitata e gli dissi:"Fai attenzione che possono esserci in giro genitori e fidanzatini, non metterti nei guai!"Valeria osservò:"L’uomo nudo non è avvantaggiato nel rimorchiare. Però qui dove sono nudi tutti, la cosa viene neutralizzata".Raggiungemmo un’insenatura fra gli alberi dove non c’era quasi nessuno, solo una coppia che prendeva il sole sul limite della battigia. Stabilimmo lì la nostra base, lasciando asciugamani e borse, e ci sparpagliammo, col patto che ci saremmo ritrovati lì al massimo tre ore dopo.Io mi diressi verso il centro della spiaggia, dove c’era più gente. Guardavo soprattutto i gruppetti di ragazze sole, e cercavo di captare qualche discorso. Quasi tutte le ragazze, benché nude, avevano una borsa più o meno grande in mano o a tracolla o, se erano sedute, appoggiata accanto a loro. C’erano fanciulline bellissime, e io mi sarei accontentato anche solo di guardare quel panorama in quel pomeriggio assolato.Ma, tanto per stare al gioco, provai a rimorchiare. Il problema era capire quale ragazza poteva essere disponibile: il segreto del seduttore, a mio modesto parere, non sta tanto negli artifici e negli arzigogoli della seduzione, nel modo di corteggiare o di attaccare discorso, quanto piuttosto nel saper capire quale ragazza ha voglia e inclinazione a starci in un dato momento da cogliere.Dopo un giro di studio, decisi di piazzarmi in un tratto di sabbia largo tre metri fra, da un lato, un asciugamano rosso con due ragazzine brune sopra e, dall’altra parte, due lettini da spiaggia accostati su cui prendevano il sole altre due ragazze, una bionda e una castana. Quattro belle figliole, valevano tutte la pena. Mi feci notare abbastanza, spianando la sabbia e stendendomi a pancia in giù. Voltai il viso verso le ragazzine sull’asciugamano rosso, e attesi le possibili reazioni: pronto, in caso di esito negativo, a volgermi nella direzione opposta, verso quelle sul lettino.Avevo scelto bene. Le due ragazzine brune, che si assomigliavano e probabilmente erano sorelle, si stavano visibilmente annoiando. Non passò molto che una di loro mi fece:"Ehi, tu, sei italiano? Hai mica una sigaretta?""Sono italiano, ma non ho una sigaretta. Però possiamo andare a comprarle al bar, e intanto ci beviamo qualcosa.Passiamo dalle cabine che prendo i soldi, li ho lasciati là… Voi siete in vacanza qui?""Sì, che palle, con mamma e papà. Beh, andiamo al bar, allora".Le ragazzine vennero entrambe con me al bar, dove comprai due pacchetti di sigarette e bevemmo qualcosa in piedi al bancone. Le osservai con attenzione per capire a quale delle due conveniva fare la proposta. Ma furono loro a prevenirmi, perché una disse:"Andiamo a cercare mamma per vedere quando si va a casa e cosa si fa stasera?"E l’altra rispose:"Vai tu. Io resto ancora un po’. Se andate a casa, di’ a mamma che io vi raggiungo dopo, la so la strada."Quella che voleva andare a cercare i genitori protestò un poco, poi si decise a lasciarci. Io dissi alla rimasta:"Ci facciamo un giro lungo la spiaggia?""Sì, sono stata ferma due ore. Tu come ti chiami?"Glielo dissi, e domandai a mia volta il suo nome. Rispose:"Mi chiamo Luana. Sono stata rimandata di francese e matematica, e tutte le mattine la mamma mi fa studiare in albergo, poi il pomeriggio veniamo a romperci le balle qui, sai che vacanza".Ci dirigemmo, lungo il mare, verso la spiaggetta dove era fissata la base con gli altri, e Luana mi raccontò altre cose: che aveva sedici anni, che aveva piantato il ragazzo prima di partire per le vacanze, che qui non trovava nessuno divertente. Su quest’ultimo argomento ovviamente intervenni:"Possibile, una carina come te, non trovi ragazzi divertenti in tutta la spiaggia?""Oh, non ce ne sono tanti, sai? Poi a me non piacciono i bambocci, qui è pieno di lattanti".Eravamo a buon punto: se non le piacevano i lattanti, dovevano piacerle gli uomini un poco più maturi; e io, che pure ho la fortuna di mostrare meno anni di quelli che ho, almeno sulla trentina dovevo apparirle certamente. Quando fummo in una zona meno frequentata, le misi un braccio dietro la schiena, allacciandola a me, e lei rispose con lo stesso gesto. Arrivammo così alla spiaggetta base. Seminascosta da un albero caduto, c’era una coppia, in cui riconobbi Rosanna. Altre persone non si vedevano. Dissi a Luana:"Qui ho lasciato il mio asciugamano; non mi piacciono i posti troppo affollati".E senza aspettare altro la baciai, e fu un bacio entusiasta da parte della ragazzina, eccitatissima nella freschezza dell’età. Ci mettemmo sull’asciugamano e cominciai a carezzarla e a coccolarla, anche con le parole:"Sei bellissima"."Anche tu".Quando le misi una mano sulla fica, trovandola bagnatissima, Luana si inquietò o finse di inquietarsi:"Dài, no… Non così subito… Mi giudicherai male… E poi qui in mezzo alla spiaggia… Se arriva qualcuno…""Stai tranquilla che non ti giudico male. E sto attento se arriva qualcuno. Tanto nudi lo siamo già".Non le chiesi niente a riguardo di metodi anticoncezionali, semplicemente presi un preservativo dal borsello che mi ero portato dietro dalle cabine e lo usai, senza discussioni. Mi misi sopra e la scopai in posa classica. Luana zampettava con le gambe al cielo e ansimava forte; io cercavo di essere dolce e deciso, di tirarla in lungo e di farla godere coi movimenti giusti e con altri baci in tutti i punti dove potevo arrivare con la bocca.Quando lei ebbe un orgasmo più forte, mi lasciai venire anch’io, dentro il preservativo. Poi mi stesi accanto a lei, tenendole la mano, e dissi:"Vedi il vantaggio di essere qui? Non dobbiamo vestirci o scappare. Se passa qualcuno adesso, non ce ne frega più niente"."Cazzo se è stato bello" – disse Luana. Mi sentii gratificato, anche se sapevo che era fin troppo facile essere grandi amatori con una ragazzotta che fino ad allora aveva provato, probabilmente, solo gli uccelli di tre o quattro suoi coetanei inesperti e precipitosi.La baciai sul collo e le dissi:"Fra dieci minuti ci facciamo un bagno per rinfrescarci, ma fra dieci minuti, non subito".Lei annuì, poi guardò in direzione dell’altra coppia e mi disse:"Quelli ci devono avere visti, però"."Quelli sono troppo impegnati per i fatti loro, non vedi che se ne fregano di noi, anche adesso che li guardiamo?"Effettivamente Rosanna si era accorta della mia presenza, e notai che stava compiendo una strana manovra: il suo uomo era disteso a pancia in su e lei, facendogli un pompino, a quattro zampe, si stava girando con il sedere verso di noi. Le cosce erano alquanto divaricate, la fica in bella mostra con la fessura rosa sporgente. Luana mi disse:"Ma guarda che vacca! Che cazzo fa?""Credo che stia facendo proprio una cosa da vacca: io dico che le scappa la pipì e vuole farla senza smettere di succhiare l’uomo. Per questo si mette di traverso, per farla nella sabbia senza bagnare l’asciugamano".Non avevo finito di parlare, che lo zampillo sprizzò dalla passera di Rosanna, grosso, dorato e sparpagliato, diretto all’indietro, con la traiettoria proprio del piscio di una vacca. Luana era sbalordita:"Ma no… Da matti! Che pezzo di squarzona fetente!"Io però sapevo che Rosanna l’aveva fatto per me, ricordando il fascino che nella mia infanzia avevano esercitato le vacche piscianti nei prati e nelle stalle. Comunque l’atto non era difendibile presso una ragazzina, e dissi:"Una troia. Lasciamola perdere, facciamoci il bagno"."Sì, ma scappa anche a me la pipì. Al bar ho bevuto una birra media, adesso mi dà fuori"."E falla anche tu qui, tanto non c’è nessuno".Luana fece diligentemente un buchetto nella sabbia, ci si accovacciò sopra e pisciò. In fondo, cambiava solo la posizione, e alla ragazzina sembrava tanto diverso. Andammo a farci il bagno in mare, giocando nell’acqua, poi la riaccompagnai al bar e ce la lasciai. Le dissi che partivo la sera stessa, lei si disperò adeguatamente, io le lasciai il mio indirizzo e lei mi lasciò il suo. Ma stava in un’altra città, a duecento chilometri di distanza, e difficilmente ci saremmo rivisti.Tornai alla spiaggetta, dove trovai Mauro e Valeria che stavano a guardare ridacchiando Rosanna e l’uomo, che ancora non avevano finito di fare sesso. Dissi:"Voi due siete andati in bianco, eh?"Mauro rispose:"Ahimè sì. Te invece ti ho visto con la bimba, complimenti".Valeria invece disse:"Io non ho trovato nessuno che mi andasse a genio. Ma Rosanna si sta impegnando al massimo, eh?"Solo allora, infatti, Rosanna si stava alzando in piedi, e ci salutò. L’uomo le chiese chi eravamo, lei rispose che eravamo suoi amici. Poi l’uomo se ne andò, e il nostro gruppetto si ricostituì. Rosanna raccontò:"Un bel tipo, l’ho agganciato in acqua. Scopa bene. Ma tu ti sei fatto una lolita, brutto porco, eh? Hai apprezzato la scena della mia pisciata? L’ho fatta per te".Spiegammo la cosa agli altri due, che ne furono divertiti, benché Mauro fosse un poco ombroso per il suo insuccesso. Rosanna lo notò e gli disse:"Va là, Mauro, che stasera in città ti faccio chiudere in gloria io, se non vuole anche Valeria. Mi sono piaciuti questi due giorni al mare".Ci incamminammo verso le cabine e quindi verso l’automobile e verso il ritorno in città. Io dissi:"Chissà come se la passa Roberta".E Valeria:"Ah, ma sei innamorato, pensi sempre a lei. Non sei poi così cinico e freddo come vorresti sembrare".La guardai facendo il muso stupito ed esclamando:"Io, cinico e freddo? Ma quando mai? Io sono l’essere più sensibile di questo mondo".Ridemmo tutti, però in fondo non avevo detto una cosa falsa. La gente crede che chi scopa al plurale abbia poco sentimento, ma è una gran cazzata, come tante altre idee della gente.terza parte della terza giornataFu un viaggio tranquillo, piacevole, nella sera in automobile verso la città. Questa volta toccò a Mauro guidare, con Valeria accanto, e io mi sedetti dietro con Rosanna, che aveva molta voglia di chiacchierare, e cominciò a raccontare una sua avventura vissuta con Roberta un paio di mesi prima:"Era una volta che eravamo tutte e due davanti al portone ad aspettare clienti. Si ferma una macchina molto di lusso con un signore di mezza età. Mi avvicino prima io, perché ero scesa in piazza da più tempo, Roberta era arrivata qualche minuto dopo. Ma il tizio fa segno che ci vuole tutte e due; allora si avvicina al finestrino anche Roberta e gli diciamo che noi riceviamo in casa lì, non c’è bisogno di andare in giro in macchina. Ma quello invece vuole che saliamo in macchina, e ci convince tirando fuori quattro biglietti da centomila, due per me e due per Roberta. Poi ci spiega che ci deve parlare. Noi pensiamo che sia uno di quei matti ricchi che pagano le puttane non per scoparle ma per raccontar balle: ogni tanto se ne trovano. Ma invece l’argomento è molto concreto: dice che gli serviamo per fare un regalo a un amico, ma che prima deve studiarci per vedere se siamo adatte. Ci porta in una camera d’albergo, un albergo di quelli costosi, dove il portiere lo conosceva già.In camera troviamo già altre due ragazze, si vede che ce le aveva accompagnate prima. Ci fa spogliare nude tutte e quattro e ci tocca dappertutto, come per scoprire se siamo sode o se abbiamo qualche difetto. Poi entra nella camera una donna, senza bussare, e gli chiede se ha trovato le puttane. Confabulano un po’ fra loro, dopodiché la donna si avvicina a Roberta, le prende le tette in mano come per soppesarle, la fa sedere sul letto e le fruga la fica con le dita, la guarda bene in faccia e dice che se non c’è di meglio può andare. A questo punto finalmente ci spiegano la faccenda. Si tratta di fare un regalino a un assessore del Municipio, per ottenere l’appalto della fornitura di acqua minerale nelle mense comunali. Sembra una cazzata, l’acqua minerale, ma invece le mense comunali sono praticamente tutte quelle della città, nelle scuole, negli uffici pubblici, negli ospedali, alla casa di riposo e in altri posti ancora, e quindi è un affare di miliardi. L’assessore ha un debole per le donne, oltre che per i soldi, e allora hanno deciso di fare le cose in grande. Roberta, la prescelta, lo deve ricevere in abito da sera, con la bustarella dei soldi infilata fra le tette: il signor assessore insomma prende la busta e poi spoglia Roberta e se la scopa, e concede l’appalto. Le altre tre ragazze, me compresa, servono invece per i portaborse, da portare nelle stanze accanto. Compenso previsto, un milione per Roberta, e mezzo milione per le rimanenti (oltre alle duecentomila che avevamo già preso, almeno io e Roberta, ma credo anche le altre due: il signore sembrava molto metodico). Poteva sembrare un buon affare, e invece ecco che Roberta dice che lei non ci sta. Sulle prime credono che voglia tirare sul prezzo, ma invece no, proprio non ci sta, e anzi si riveste e se ne va. E io? Io la seguo, esco anch’io con lei, faccio in tempo a sentire la donna che s’incazza con l’uomo e gli dice dove ci ha pescate che non siamo puttane vere, e lui si difende, ma come, se erano sul marciapiede con le cosce di fuori a rimorchiare".Io conoscevo già questa storia, e forse la conosceva anche Mauro, ma Valeria invece ascoltava con interesse e curiosità, e domandò:"Ma perché Roberta non ha accettato quel lavoro?"Rosanna fece un gesto col capo come chi sta per dire cose importanti, e continuò:"Abbiamo rifiutato, dico abbiamo perché anch’io sono venuta via, per una ragione giustissima. Quello che volevano farci fare, era corrompere un assessore per combinare un affare sulla pelle della gente. E questo non ci andava, ecco tutto".Valeria sorrise un po’ stupita:"Lo trovo molto civile… Però in fondo erano loro, quei tali, che facevano la corruzione: voi eravate solo l’oggetto del regalo, facevate solo, insomma, il vostro lavoro. Come se uno regala a un assessore, per corromperlo, una villa al mare, mica puoi accusare l’architetto che ha costruito la villa, no?""Sì, da un lato sì; ma appiccicarci a quell’uomo e ai suoi scagnozzi, sapendo bene qual era lo scopo, non ci andava".Mauro esclamò:"In questo benedetto paese sembra che le uniche persone che rifiutano di sputtanarsi siano le puttane!"E Rosanna:"Beh, mica tutte. Credo che le altre due siano rimaste, e poi ne avranno trovate altre due. Ma a Roberta e a me non andava. Ci vuole una dignità nella vita".Valeria aveva capito benissimo, dal racconto, che in quell’occasione era stato determinante il rifiuto di Roberta, e che Rosanna era solo andata dietro all’amica. Se Rosanna fosse stata da sola, nella circostanza, non avrebbe rifiutato il lavoro. Ma adesso che aveva fatto quel bel gesto, se ne gloriava giustamente anche lei. Valeria disse, rivolta a me:"Che tipa strana e straordinaria è Roberta".Io sapevo che era abbastanza vero, ma risposi:"Non è così straordinaria. È una puttana intelligente, una donna sensibile. Ce ne sono anche altre"."Non tantissime, credo" – replicò Valeria.Continuando a chiacchierare, arrivammo in città che era da poco passata l’ora di cena. Mauro propose una mangiata insieme al ristorante cinese, ma io dissi che non avevo fame e che preferivo tornarmene a casa. La stessa cosa dissero le ragazze, e Mauro si rassegnò:"Non avete la stoffa. E va bene, ognuno a casa sua. È stato un finesettimana piuttosto insolito".Accompagnò prima Valeria, che stava più lontano, e poi Rosanna e me: ci lasciò sul portone e se ne andò, salutando ad alta voce. Dissi a Rosanna:"Che due giornate… Andiamocene a dormire, via".Rosanna forse avrebbe voluto chiedermi di dormire da me, ma non osò; ci baciammo fraternamente e lei salì nella sua soffitta mentre io entravo in casa. Mi buttai sul letto e vi rimasi per qualche minuto. Sapevo, però, che non era ancora il momento di prendere sonno, e che avevo detto di essere stanco non per altro che per rimanere solo.Mezz’ora dopo, infatti, ero già a passeggiare per la città, per i fatti miei, come spesso mi piace fare. Pensai che non avrei mai avuto voglia di raccattare le cose di Roberta per mandargliele: no, le avrei chiesto di farsi un giro a prenderle, magari la settimana dopo. Chissà, poi, se si sarebbe davvero fermata al mare con le due amiche. Sembrava ben decisa, ma bisognava vedere come girava di fatto il lavoro laggiù, nei giorni feriali, e se tutto era proprio così ideale come l’avevano descritto Sabrina e Samanta.Intanto però non avevo voglia di infilarmi nel letto da solo. Sarebbe stato facile portarmi in casa, quella sera, Rosanna, che non aspettava di meglio, o forse anche Valeria; ma io invece, come mi succede ogni tanto, avevo voglia di una sconosciuta, di un odore nuovo fra le lenzuola.Entrai in una birreria dove la domenica sera di solito suonava una complessino jazz e dove sculettavano fra i tavoli cinque o sei cameriere carine che conoscevo tutte, quale più e quale meno. Mi sedetti a un tavolo da solo e ordinai un succo d’arancia e un panino farcito. Venne a portarmeli una biondina coi capelli lisci, il grembiulino nero corto d’ordinanza sulle calze con la riga dietro. Lei mi riconobbe e mi salutò confidenzialmente, ma io non mi ricordavo il suo nome, e le dissi:"Scommetto che stai sudando marcia, con quelle calze"."Non parlarmene, è la divisa obbligatoria, anche col caldo che fa qua dentro"."Ma sono calze o collant?" – ribattei con velocità, alzandole l’orlo del grembiule."Giù le mani… Che poi cos’hai da guardare tanto sotto, che questo grembiulino è già così corto! Si vede il bottoncino del reggicalze appena mi muovo. Ma per fortuna che sono calze, coi collant ci sarebbe da crepare davvero"."Senti, a che ora stacchi dal lavoro?""Eh, sei scemo a chiedermelo adesso che appena si comincia. Qui chiudiamo alle tre passate. Ne ho da sudare"."E se ti faccio dare una sera libera?""Sì, e come fai? Non fare casino col padrone che poi fa le grane a me"."Stai tranquilla".Il padrone lo conoscevo da anni, naturalmente. Ero stato lì già quando lavoravo ancora alla ditta, poi c’ero tornato spesso, anche con Roberta. Avevamo fatto amicizia, non era un cattivo diavolo, anche se assumeva le cameriere esclusivamente dopo averle scopate, e questo non era sindacalmente troppo corretto. Lo trovai dietro il banco che stava cambiando il bidone della birra alla spina. Lo salutai con una pacca sulla schiena dicendogli:"Come va? Non hai il pienone, stasera"."Tira una mezza crisi, è un periodo di cacca. Ma comunque la domenica sera c’è sempre un po’ di stanca: sarà il pensiero che ha la gente di doversi alzare il lunedì, o sarà che a quest’ora i soldi stanziati per il fine settimana li hanno finiti già tutti!" – e rise."Senti, una cameriera in meno stasera non ti crea problemi, direi".Si alzò, mise le mani sui fianchi e mi fece il sermone:"Te ne vuoi scopare una, eh? Ma Roberta dove l’hai messa? Senti, io non ho niente contro, lo sai, ma il problema è l’armonia fra il personale, capisci? Quella che lascio libera prima, poi magari si monta la testa o ci prende il vizio; e le altre che la vedono andar via e restano a sgobbare, si mettono di malumore. Capisci che è un problema reale, no?""Sì, ma puoi inventare una scusa, per un vecchio amico.Ti garantisco che non le faccio montare la testa; e alle altre dici che ha ricevuto una telefonata urgente da casa, o qualche cazzata del genere, non sei scemo, non è difficile"."Già, la fai facile tu; neanche le ragazze sono sceme.Qual è quella che ti vuoi portare a letto?""La biondina coi capelli lisci. A proposito, come si chiama? Lei si ricorda di me, ma io non so come si chiama"."Stai invecchiando! Non si devono dimenticare i nomi delle pollastrelle. La biondina coi capelli lisci è tosta, ha il fidanzato che viene qui ogni tanto; capace che te la porti in giro tutta la notte e non la scopi"."Fammi provare, no? Tu te la sei fatta, immagino"."Lascia stare… Comunque, si chiama Simonetta"."Allora, affare fatto?""Poi non dire che non sono il migliore degli amici. Ma non facciamo scene qui dentro, vai fuori ad aspettarla all’angolo, in dieci minuti te la mando"."Grazie. Non dirò che non sei il migliore degli amici".Dieci minuti dopo, effettivamente, Simonetta mi raggiungeva all’angolo dell’isolato."Ehi, ce l’hai fatta davvero a farmi uscire prima, sei bravo; ma sei sicuro che il boss poi non me la fa pagare?""Non te la fa pagare. Vacci a letto una volta di più, e ti aumenta la paga, caso mai"."Stronzo! Chi ti ha detto che ci vado a letto?""Su, Simonetta, lo sanno tutti che non lavori lì se non scopi con lui"."E già. Senti, parliamo di cose più belle. E non farti troppe idee. Non sono una che va con tutti. Ho un fidanzato che lavora in un panificio e poi ci sposeremo"."Sposatevi quando e quanto volete, ma stasera fai un giro con me. Meglio una passeggiata al fresco che scoppiare di caldo e fatica nel fumo della birreria, no? E poi io ti piaccio più del tuo fidanzato, e lo sai benissimo"."Che presuntuoso, madonna, che presuntuoso. Intanto, dove andiamo?""Certo non in un altro locale, ci mancherebbe. Ci facciamo una passeggiata, poi vedremo"."E facciamoci la passeggiata. Se non altro, non ci speravo, di stare all’aria, stasera, invece che là dentro, pensa che io non fumo. Tu fumi?"Rimasi incerto un attimo, perché non mi ricordavo se in quel periodo fumavo o non fumavo. Io sono fatto così, anche i vizi li ho solo quando mi gira. E a volte mi distraggo. Ma probabilmente era da parecchio che non accendevo una sigaretta, dunque risposi:"Non fumo".Seguì una passeggiata classica, il bacio sulla bocca in mezzo ai giardini pubblici, senza troppa fatica: l’allegria di avere scampato una nottata di lavoro metteva a Simonetta la voglia di godersela. Arrivammo nella mia piazza e dissi:"Tu abiti coi genitori?""Sì, purtroppo"."S’incazzano se dormi fuori?""Se s’incazzano, me ne frego. Tanto dal lavoro arrivo a casa all’alba, cosa cambia?""Bene. Allora sali da me e ti fermi da me stanotte".
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