PRIMA PARTE DELL’OTTAVA GIORNATACi svegliammo all’alba, col rumore e l’odore di nafta dei camion che vuotavano i cassonetti dei rifiuti. La ragazza si stiracchiò e mi domandò:"Hai dormito bene?""Bene, sì. E tu?""Normale…""Sei abituata a dormire con un uomo su questo letto?""Coi clienti no. Ma a volte viene qualche amico. O qualche amica. Insomma, in due ci si sta"."Che fai stamattina?""Vado in bagno prima che si faccia la coda. Poi scendo a prendere un caffè con una pasta. Poi vado a fare un po’ di spesa, e poi i fatti miei. E tu?""Vado in stazione a prendere il primo treno. Sono arrivato ieri sera, e già riparto. Praticamente, sono venuto qui solo per scopare con te"."Che onore! Solo le puttane di lusso hanno i clienti che vengono da fuori. Ma se mi hai incrociata per caso, va!""Forse nulla accade per caso. Comunque, sono contento di averti conosciuta. Addio".Scesi la scala, uscii in strada, entrai nell’atrio della stazione. All’edicola comprai un giornale e una scheda telefonica. Chiamai a casa, tanto per sentire chi c’era e chi non c’era. Lasciai squillare a lungo; finalmente mi rispose, assonnata, Luisella:"Oh, chi è?""Sono io, sto aspettando il treno per tornare. Tutto bene lì?""Sì… Stavo dormendo. Ieri sera ho cenato con Valeria e Cristina, poi abbiamo fatto un po’ tardi a chiacchierare insieme, fra donne"."Pettegole! No, avete fatto bene, lo so che chiacchierare vi distende i nervi. Nel pomeriggio hai ricevuto qualcuno?""Solo uno, ma buono. Ho già messo a profitto quello che mi hai insegnato tu, e ho incassato quattrocentomila lire per una pisciata"."Quattrocentomila?""Sì, lui aveva detto trecentomila, io mezzo milione…Gli ho fatto credere che ero un’amica vostra, cioè tua e di Roberta, e che mi ospitavate per qualche giorno, e che abitualmente non facevo il mestiere, ma se proprio voleva…Insomma l’ho tirato un po’ sul difficile"."Hai preso un pollo, brava. Anche se a quel punto quattrocentomila non è tantissimo. Ti ha pisciato in faccia?""No, sulle tette. Poi mi ha scopata bene, per mezz’ora, ma senza altre cose speciali"."Va bene. Senti, sei sola in casa?""Sì, sono tornata da sola ieri sera; Valeria e Cristina mi hanno solo accompagnata un pezzo"."Rimettiti tranquilla, dormi ancora qualche ora se vuoi. Io prendo il treno e dovrei arrivare intorno a mezzogiorno. Nel pomeriggio poi lavori, d’accordo?""D’accordo. Ah senti, ha telefonato anche Roberta, ieri pomeriggio"."Roberta?""Sì, ha detto che al mare è successo un casino e lei oggi torna qui in città"."Un casino? Qualcosa di grave?""Niente di grave, non per lei almeno; ha detto che dormiva in un albergo, e oggi arriva qui. Alle sue amiche deve essere successo qualcosa, ma non si è spiegata. Oggi comunque la vedi, non so se arriverai prima tu o lei. Ma non è che adesso che torna lei cacci fuori me, eh? Io almeno per un po’ di giorni voglio lavorare, ne ho bisogno"."Stai tranquilla. Io non caccio mai nessuno via da nessuna parte per nessun motivo. Avrai il tuo posto per lavorare. Ma se arriva Roberta prima di me, falla salire e falla stare tranquilla, mi raccomando"."Certo, tanto non esco. Adesso mi riposo ancora qualche ora, poi leggo un libro. In casa c’è tutto quello che serve"."Brava, stai in casa. Io arrivo. Ciao"."Ciao".C’era un treno che partiva quasi subito. Presi il biglietto e salii; non c’era molta gente. Mi domandavo che cosa poteva essere successo al mare. Se era qualcosa di abbastanza grosso, l’avrei trovato sul giornale. Cominciai a sfogliare con attenzione le pagine di cronaca, e infatti trovai un articolo intitolato: "Retata di prostitute nella Perla della riviera". La Perla della riviera era proprio, nel linguaggio esagerato degli operatori turistici, il paese dove Roberta si era fermata. Lessi:"Dopo diverse segnalazioni di cittadini e accurate indagini, ieri è scattato il blitz della Polizia contro il dilagare della prostituzione balneare, spesso collegata allo spaccio di stupefacenti. Prima sono finite in manette due lucciole nere, sorprese nude nei pressi della strada statale e immediatamente denunciate per atti osceni. Nello squallido accampamento dove esse ricevevano i clienti, sono stati rinvenuti duecento grammi di hashish. Gli agenti hanno bloccato una terza prostituta di colore che tentava di allontanarsi furtivamente. Una rapida ispezione ha rivelato che la ragazza nascondeva nella vagina un involto di plastica contenente altri duecento grammi di stupefacente. Per tutte è scattata l’accusa di detenzione e spaccio; si sospetta che altre prostitute spacciatrici siano riuscite a dileguarsi.Quasi contemporaneamente, altre pattuglie della Squadra Mobile hanno fatto irruzione in alcune case clandestine d’appuntamento, già oggetto di precedenti segnalazioni.Complessivamente sono state arrestate cinque donne, titolari degli appartamenti, per favoreggiamento e sfruttamento, mentre altre undici prostitute sono state diffidate.Particolarmente movimentata l’irruzione nella casa di Samanta Bertelli, 30 anni, pregiudicata per piccoli furti e oltraggio. La donna ha aperto la porta a un agente in borghese scambiandolo per un cliente e lo ha pregato di attendere in salotto, dichiarando di essere al momento impegnata in uno "svezzamento". L’agente ha atteso un minuto, poi ha fatto entrare i colleghi in divisa, e in camera con la Bertelli è stato sorpreso un minore, B.G. di 15 anni. Immediato l’arresto della prostituta per corruzione di minorenne, oltre che per sfruttamento e favoreggiamento. Nelle altre camere venivano bloccate, in atteggiamento inequivocabile coi rispettivi clienti, Sabrina Vocca, 27 anni, incensurata ma arrestata in quanto risultata comproprietaria dell’appartamento, e Roberta Iannacone, 24 anni, pregiudicata per atti osceni. Quest’ultima è stata diffidata, non potrà rimettere piede nel territorio del Comune per un anno. La polizia ha anche chiuso a tempo indeterminato il locale notturno Charlie’s Stone, perché quasi tutte le spogliarelliste che vi lavoravano (fra le quali proprio la Iannacone) sono risultate già schedate come prostitute abituali, e c’è il fondato sospetto che esercitassero il mestiere anche nel locale stesso".Il treno era partito. Ripiegai il giornale e pensai che qualche troietta doveva avere fatto qualche sgarbo alla polizia, oppure c’era stata l’influenza di qualche personaggio importante a turbare la tranquillità di quel sereno e innocuo puttanesimo litoraneo. Certo per Samanta, sfortunatissima a farsi beccare col minorenne, era un guaio, sarebbe rimasta in galera qualche mese; mentre Sabrina, incensurata, sarebbe uscita dopo un giorno o due. E per fortuna a Roberta era andata ancora bene, solo una diffida, cioè in sostanza nulla: semplicemente non doveva farsi vedere da quelle parti per un po’ di tempo.Adesso i puttanieri del paese avrebbero fatto i pendolari forzati, per quattro o cinque settimane, verso i paesi vicini, e poi tutto sarebbe tornato come prima, con altre zoccole nuove, come è logico, come succede da un milione di anni. Stronzate della legge, ci sarebbe da sorriderci, non fosse che a volte provocano tragedie. Ricordavo un fatto di anni prima, una puttanella diciottenne, una ragazzina pulita e sensibile, che s’era impiccata in cella dopo essere stata arrestata in un alloggio dove lavorava con le amiche.I suoi genitori non sapevano nulla del lavoro della figlia e nessuno li informò nemmeno dell’arresto: ricevettero direttamente la notizia della morte. Povera ragazza, vittima della giurisprudenza.Insomma, il soggiorno di Roberta al mare non era durato molto. Conoscendola, sapevo di non poter prevedere se tornava in città per rimettersi con me o per fare altro. Roberta, per fortuna, non era programmabile. In ogni caso, avrei saputo aggiustare la situazione. Dopo un incontro ravvicinato con la polizia non conviene farsi vedere sul marciapiede per qualche giorno, è una minima precauzione da adottare. Se Roberta tornava da me, avrei mandato giù a battere Luisella, e avrei tenuto Roberta su in casa per i clienti particolari. Un rischio c’è sempre, si capisce; ma ha senso la vita senza rischio? Il treno correva tranquillo sui suoi binari. Fra i tanti mestieri che avevo sognato di fare (molti, in verità, li avevo anche fatti realmente: ma le cose sognate restano comunque in maggioranza, rispetto alle vissute, sempre, si campasse anche un milione di anni) c’era quello del macchinista. Viaggiare di stazione in stazione, su percorsi regolari, conoscendo di ogni città solo un àmbito particolare, e approfondire quello soltanto, e cogliere le analogie e le differenze, e arrivare a ore insolite.Viaggiare mi piaceva, ma non ero mai stato un turista classico. Avevo visto sì qualche chiesa e qualche museo, qualche piazza famosa; però preferivo i luoghi apparentemente insignificanti, che invece quasi sempre nascondono i veri significati.Le cattedrali delle grandi città si assomigliano tutte, sono sfoggi tronfi delle culture dominanti, e le culture dominanti sono un po’ sempre la stessa cultura, sono la "loro" cultura, che non è mai la mia: e che importa che lo stile sia gotico o barocco, romanico o bizantino? Per me sono grosse chiese inutili, sostanzialmente non mi piacciono e non mi interessano.Le viuzze che odorano di fritto, gli androni delle stazioni, i lampioni, i tombini, i cessi pubblici, le strade di periferia, le aiuole con poca erba secca, le puttane, gli scolari, le cacche dei cani, le scritte sui muri, le massaie orribilmente cariche, la polvere dei marciapiedi: è lì che si trovano la vita e la differenza, è per lì che passa il mio cammino.Pensavo queste cose, così per far trascorrere il tempo del viaggio, e alternavo i pensieri al giornale e all’osservazione di ciò che mi stava intorno. Sul giornale, accanto all’articolo che avevo letto, c’erano due fotografie di prostitute arrestate in un’altra casa. Meno male che non c’era la foto di Roberta; non era bene che in città la riconoscessero.Davanti a me stava seduta una distinta signora di mezza età, che teneva sulle ginocchia alcuni fascicoli di fogli dattiloscritti, rilegati a spirale, con la copertina trasparente. Forse era una docente universitaria. Non era brutta.Era intenta a leggere, e ogni tanto con una matita segnava appunti nel margine. Ecco, quel mestiere non l’avevo mai sognato. Eppure, forse aveva il suo fascino. Bisognerebbe provare tutto, ma non è possibile. Dopo una fermata, entrò nello scompartimento una mamma con due bambini. Ecco un’altra cosa che non avevo mai preso in grande considerazione: avere figli. I bambini m’infastidivano con quel loro continuo goffo agitarsi, ma soprattutto mi infastidiva l’idea di doverli educare, di dover imporre regole e idee. Su quali basi, poi? Non mi ero mai sentito adatto a fare il padre: già avevo fatto fatica a liberarmi dai miei genitori… Eppure fare figli è necessario, altrimenti l’umanità si estingue, e l’estinzione dell’umanità non è desiderabile, checché ne dicano gli scettici e i cinici. Ci piace esistere, in fondo.Ma il padre, poi, come figura presente nella famiglia, dev’essere un’invenzione stupida di una società dolciastra, autoritaria e accentratrice di potere. Un uomo legato a una famiglia è ricattabile e condizionabile: solo per questo, probabilmente, si sono inventati il matrimonio e la paternità. Procreare è un fatto della donna, la donna ci si realizza. Anche le puttane, spesso, fanno figli e se li tengono. La maternità esiste naturalmente. La paternità no: all’uomo piace la donna, gli piace scoparla perché è bella e dà piacere e gioia.Per l’uomo, fare figli è solo il frutto di un abile inganno della natura. Lo stesso inganno che fa sì che le api fecondino i fiori, credendo semplicemente di abboffarsi di nettare. Nessuna ape desidera fecondare fiori: semplicemente, succede che li feconda. Lo stesso è per l’uomo.L’uomo scopa, e a volte nascono bambini. Poi, la società lo convince di averli desiderati e voluti e di doverli allevare. Ma nella sua natura tutto questo non c’è.Sull’onda di queste belle elucubrazioni, mentre uno dei bambinetti giocava col laccio di una mia scarpa, arrivai verso mezzogiorno in città.SECONDA PARTE DELL’OTTAVA GIORNATAIn piazza da noi, seduta per terra a due metri dal nostro portone, c’era una ragazza che stava evidentemente male. Mi chinai a chiederle:"Che hai?""Niente".Le presi una mano, era piena di lividi e buchi, aveva un tatuaggio mal fatto sul polso."Sei tossicodipendente?""Sì… Sei un assistente sociale o un poliziotto?""Né l’uno né l’altro. Sono un tizio che passa di qui"."Ah… vabbè. Grazie dell’interessamento, ma lasciami perdere, tanto poi mi passa, ho solo preso delle pastiglie"."Che fai per comprarti la roba? Batti?""Si capisce che batto, non si vede? Perché, t’interessa? Se t’interessa dammi centomila e ti faccio un bel lavoro… Ma non adesso però… Fra un’ora o due…Adesso sono tutta rimbambita"."Hai mai pensato di smettere di bucarti?""Lascia perdere, lascia perdere. Uno di questi giorni mi ammazzo e ho finito con questa vita di merda".Non c’erano molte cose da dire, però dissi:"Io abito qui in questo portone, se hai bisogno di qualcosa vieni a cercarmi".E mi allontanai. Rivelando alla ragazza che abitavo lì e offrendole un’ipotesi, per quanto vaga, di aiuto, non avevo fatto altro che espormi al pericolo di nuove grane, e probabilmente senza alcuna possibile utilità per nessuno. Ma non ero potuto passare senza fermarmi. Non è nemmeno un fatto di altruismo, figuriamoci, ma di armonia, di estetica. Se qualcuno sta male, bisogna aiutarlo, altrimenti qualcosa stona nel concerto, e la vita fluisce male. Mi era sempre venuto spontaneo, così.Inoltre, mi facevano pena le tossiche che battevano.Erano le più infelici delle puttane, anzi, non si potevano nemmeno definire vere puttane: odiavano quello che facevano, odiavano gli uomini che le scopavano. Detestavano il loro mestiere con la stessa forza con cui lo detesta chi è costretto a stare in un ufficio mentre avrebbe voluto suonare il contrabbasso per strada o coltivare mele in collina.Che cosa c’era in comune fra loro e Roberta, per esempio? Roberta avrebbe fatto la puttana anche se fosse stata di famiglia ricca: aveva un gioioso bordello nell’anima.Roberta aveva seguito la sua vocazione e si era scelta il mestiere che più desiderava, senza che nessuno la obbligasse. Le tossiche invece avrebbero fatto qualsiasi cosa per comprarsi la droga, e battevano solo perché battere era uno dei "qualsiasi cosa" più a portata di mano. Sì, certi dentisti guadagnano più soldi delle battone, ma hai voglia laurearti in medicina e specializzarti in odontostomatologia, mentre ti fai di eroina… Decisamente più semplice battere. Però, con che tristezza lo facevano! Salii in casa e vi trovai Luisella con Roberta, che era già arrivata. Roberta non era nemmeno agitata, mi baciò e mi raccontò quello che in parte avevo già letto sul giornale.Disse:"Sabrina e Samanta lodavano tanto la tranquillità e la tolleranza del paese, e invece! Dev’essere successo qualche trigo. Beh, meno male che io ne sono uscita bene. Ma tu qui mi hai già sostituita, eh?""Non ti ho sostituita, ho solo preso Luisella a lavorare con me. Del resto, sei tu che te ne sei andata. Ma ora studieremo di far posto per tutte"."Mi diceva Luisella che Valeria e Cristina si sono messe a lavorare insieme. Valeria ha proprio scoperto il suo talento, direi. Una concorrente in più"."Ci sono donne che non farebbero mai le puttane, piuttosto morirebbero; e donne che invece non lo fanno per puro caso, perché non hanno mai avuto l’occasione di provarci e forse non hanno osato pensarci seriamente; queste, se poi ci provano, non smettono più. Valeria era una puttana potenziale, repressa; poteva benissimo continuare a esserlo per tutta la vita e nessuno se ne sarebbe accorto; invece le è successo che ha provato, e adesso è puttana in piena attività"."Chissà quante sono le puttane mancate"."Difficile dirlo. Ma speriamo che non siano in troppe a scoprirsi questa vocazione, se no c’è troppa offerta e il prezzo cala"."A proposito, come pensi che potremo lavorare adesso qui Luisella e io?""Per adesso, tu resterai in casa a farti i clienti speciali: dopo la disavventura marina, non ti conviene esporti subito sul marciapiede. Giù in piazza ci scenderà Luisella.Per almeno una decina di giorni facciamo così. Poi si vedrà.Io non faccio mai programmi a lunga scadenza, lo sai".La stanchezza del viaggio mi aveva innervosito, e andai in bagno a prendere dieci gocce di Valium. Poi ci sedemmo a tavola a mangiare qualcosa, di quel che c’era in casa. Roberta disse:"Mi spiace proprio per Samanta. Sarà condannata per corruzione di minorenne. Che stronzata. Sono proprio i minorenni che hanno bisogno di qualche lezione di sesso da una buona maestra, e la legge punisce le maestre. Assurdo"."Alla legge non frega mica niente dei minorenni, lo sanno tutti benissimo che i ragazzini devono imparare a scopare; ma è uno dei tanti metodi per rompere l’anima alle puttane. Sono residuati della caccia alle streghe".Qualcuno suonò il campanello alla porta, era Rosanna che esclamò:"Ah, mi pareva di aver sentito la tua voce, Roberta! Sei tornata, lo sapevo… Sei innamorata di questo tuo uomo, non è vero?""Ma va. È che è successo un casino giù al mare".Roberta spiegò tutto a Rosanna, che comunque ribadì la sua convinzione sull’innamoramento fra Roberta e me, e anzi aggiunse che quello che era accaduto era un segno del destino. Poi scese con Luisella in piazza. Dissi a Roberta:"E se davvero tu fossi innamorata di me?"Roberta rise:"E perché non tu di me, allora?""Chissà"."Io non sono innamorata di nessuno, e neanche tu lo sei. Però tu e io stiamo bene insieme, ci troviamo bene a parlare, a scopare, a guardarci; e non litighiamo nemmeno per i soldi, cosa rara. Può darsi che altre persone chiamino questa cosa innamoramento, non lo so. Per me è una buona amicizia, una faccenda di valore"."Sì, hai ragione. E poi, la gente, non so nemmeno se lo chiamerebbe innamoramento, perché tutti pensano che l’innamoramento sia una cosa esclusiva; e invece a te piace scopare anche con gli altri, e a me con le altre"."Dunque non ci mettiamo in prigione, e la nostra amicizia vale molto di più. Te la sei fatta, l’amica che sei andato a trovare ieri sera?""Macché, è una stronza. Ci sono andato solo a litigare.In compenso, mi sono fatto una puttanella che batteva vicino alla stazione. Ho anche dormito tutta la notte con lei"."Carina?""Simpatica. Riceve i clienti in uno stanzone terribile, diviso in due con un lenzuolo appeso a un filo, che dall’altra parte lavora un’altra. Ma dice che i soldi le servono per restaurare un teatro. E scopare le piace, me ne sono accorto"."Allora dev’essere abbastanza felice: fa un lavoro che le piace con una finalità che per lei dev’essere entusiasmante… Un teatro! Piace anche a me esibirmi, è stato bello giù al mare, in quel locale che hanno chiuso"."Già, eravate tutte prostitute a lavorarci"."Che poi non è una buona ragione per chiuderlo. Ma, come dicevi prima, sono… residuati di caccia alle streghe, giusto?""Giusto"."Forse anche qui in città posso trovare locali dove esibirmi"."Perché no? C’è molta concorrenza, si capisce, lo fanno anche le studentesse universitarie per mantenersi. Ma tu sei bella e brava, e dunque…""Andrò a chiedere in qualche locale, magari già stasera. Visto che tanto non devo espormi sul marciapiede, posso variare attività".Luisella salì con un cliente e disse:"Questo bel ragazzo ha voglia di provare con due donne".Roberta fece un sorriso al cliente domandando:"E quanto offre il bel ragazzo?"La cifra fu pattuita, e le due troie spomparono rapidamente l’uomo. Luisella lo riaccompagnò giù, e Roberta mi disse:"Dovrei rinnovare un po’ il mio guardaroba, almeno per la roba di sotto. Non ho più un paio di calze sane"."Le calze si strappano facilmente col tuo lavoro"."Già. Guarda qui, si è strappata sotto l’orlo".Così dicendo, Roberta alzò una gamba, per mostrarmi la smagliatura della calza, ma soprattutto mi mostrò la fica nuda e umida, con lo spiraglio rosa socchiuso fra il pelo.Fui preso da una voglia improvvisa e forte, afferrai le braccia della ragazza rovesciandola dolcemente sul letto e le fui sopra, scopandola nella posizione classica. Sentivo il mio cazzo particolarmente grosso e potente, e anche Roberta lo avvertiva con intensità. Senza bisogno di far niente di particolare, stavamo godendo moltissimo entrambi.Schizzai tutto il mio succo ben dentro la sua passera, e mi rilassai. Roberta disse:"Niente male davvero. Proprio da innamorati. Ma quando smetto di prendere la pillola bisogna che ti avverta, a te, se no mi metti incinta"."Perché, hai smesso?""No, dicevo nell’eventualità. No, la pillola la prendo.Anche se coi clienti uso il preservativo, è meglio prenderla"."Proprio stamattina in treno stavo pensando a come deve essere avere bambini"."Vuoi diventare padre?""Assolutamente no. E tu madre?""No, attualmente no. Non so come farei con un bambino.Samanta ne ha avuto uno, sai, cinque o sei anni fa"."Davvero? E dove l’ha messo?""L’ha partorito senza riconoscerlo, ed è stato dato subito in adozione. Lei praticamente non l’ha visto"."Ma guarda. Allora Samanta l’ha provata, quell’esperienza"."Sì. E lavorava anche quando era al nono mese, sai? Anzi, guadagnava di più: si cercava clienti speciali appassionati di donne incinte, uomini che volevano fottere la femmina gravida, col pancione e col bambino che si muoveva dentro"."So che ce ne sono, di clienti così. Ma non fa male al bambino?""Ma no. Anche i ginecologi dicono che si può fare l’amore durante la gravidanza, se non ci sono problemi particolari. Basta stare un po’ attente alle posizioni, non farsi schiacciare la pancia, non farsi frullare troppo"."Tu saresti capace di fare un bambino e di darlo in adozione senza nemmeno vederlo?""Credo di sì. Io sono capace di tutto. Ma adesso non ne ho voglia".Ridemmo, mentre Luisella rientrava con un altro cliente, e trovandoci freschi d’amore sul letto il cliente diceva:"Ah, ma qui lavorate in gruppo. Mi fate vedere uno spettacolino lesbo, allora?"Le ragazze accontentarono l’uomo avvinghiandosi e leccandosi reciprocamente; l’uomo si eccitò e si avvicinò a loro; io gli ricordai con un gesto il preservativo; lui se lo mise e inculò Roberta sulla faccia di Luisella. Stimolata dalla penetrazione anale, a Roberta si rilassò la fica, e il mio sperma colò sulla bocca di Luisella.C’era affollamento in quel primo pomeriggio. Luisella scese in piazza e tornò su immediatamente con un ciccione sulla cinquantina, che fece venire alla bell’e meglio con una scopata a spegnicandela dopo avergli leccato a lungo le palle e il buco del culo. Poi fu Rosanna a entrare da noi con un uomo disposto a pagare una bella cifra per vedere tre donne in circolo a leccarsela a catena e a mettersi la mano dentro: infinite fantasie del maschio.Insomma, le tre puttane del condominio ebbero poco tempo per riposarsi; dovetti andare in farmacia a rinnovare la scorta di preservativi. La commessa mi riconobbe e mi domandò se volevo anche il Valium, perché in quel momento poteva darmelo dato che non c’era il capo; le dissi che non ne avevo bisogno, ma che ne prendevo una boccetta per riserva.Guardai bene in faccia la commessa. Non sembrava contenta di lavorare lì. Chissà se anche lei era una puttana mancata, chissà se le sarebbe piaciuto essere su con Roberta, Rosanna e Luisella a scopare. Però, non era il caso di proporglielo, ne avevo già troppe.TERZA PARTE DELL’OTTAVA GIORNATAVerso sera, quando la giornata era già abbondantemente guadagnata, proposi a Roberta e Luisella di andare in piscina. Luisella disse:"Adesso? Ma il sole sta tramontando".Replicai:"Andiamo alla piscina coperta della Società Ginnastica, ci facciamo una nuotata e poi ci asciughiamo e basta".Le ragazze furono d’accordo. Roberta ricordò:"Sì, ma lì è obbligatorio il costume intero, e io non ne ho"."Nemmeno io" – fece eco Luisella."Passiamo prima un attimo ai grandi magazzini a comprarli".Roberta propose:"Anzi, passiamo dal nostro solito negozio, devo prendermi alcune cose di biancheria intima; e lì hanno anche costumi da bagno. Aspetta intanto che mi tolgo le calze, per uscire"."È divertente, che ti togli le calze per uscire e te le metti in casa; di solito si fa il contrario"."Col nostro mestiere, d’estate, è così! Le calze le metti solo per piacere ai clienti, anche se ci sudi".Andammo al negozio, che era una via di mezzo fra una normale bottega di biancheria e un pornoshop: una buona parte della clientela era formata infatti da prostitute, che ci trovavano all’incirca tutto ciò di cui avevano bisogno per vestirsi di sotto, sia sul lavoro che nella vita quotidiana.La commessa mostrò a Roberta e a Luisella le cose migliori che aveva e le ultime novità, fra cui un reggicalze munito di una taschina portapreservativi e portasoldi, una buona misura antiscippo. Roberta si comprò dieci paia di calze di diverso tipo, quattro reggicalze, cinque mutandine, due reggiseni e un corpetto. Visto il cospicuo acquisto, la commessa le regalò un vasetto di una crema profumata, dicendole:"Questa toglie l’odore del preservativo e stimola la lubrificazione naturale. È un prodotto cinese. Basta spalmarne pochissima dentro, e l’uomo crede che tu sia eccitata da lui, e non si accorge che hai appena usato preservativi".Roberta alzò le spalle scettica, e disse:"La mia amica e io abbiamo bisogno anche di un costume da bagno intero, per andare in piscina. Ce ne sono?""Sì, qualcosa mi è rimasto. Vanno bene bianchi elastici, chiusi davanti e scollati dietro, tipo olimpico?""Benissimo".Mettemmo tutta la roba in un grosso sacco di carta e andammo in piscina. Ci cambiammo nelle cabine a rotazione, consegnammo le ceste, passammo sotto la doccia obbligatoria e ci tuffammo. La vasca non era affollata, potemmo nuotare bene, su e giù per mezz’ora: tonificante e rilassante. In un angolo c’era un gruppetto di studenti e studentesse che giocavano come ochette; sull’altro lato tre fusti molto professionali, consci della loro serietà atletica, percorrevano lo specchio d’acqua con bracciate regolari e vigorose, indossando anche gli occhialini per riparare gli occhi dal cloro.Roberta, che davvero non sapeva perdere un’occasione, fece in modo da mettersi in mostra con uno di quei tre, intralciando come per sbaglio il suo allenamento. Il ragazzo la rimproverò:"Ehi, gira al largo, imbranata!"Ma poi, guardandola meglio, si addolcì tutto e disse:"Scusa, ero tirato. Tanto, ho finito l’allenamento. Ma tu sei nuova, è la prima volta che vieni qui, o sbaglio?""Ci vengo raramente, così per fare una sguazzata…""Ah, ma non sai nuotare bene, allora".Così insinuando, il ragazzo le agganciò i piedi e la spinse sott’acqua, poi la afferrò sotto le ascelle (pomiciandole per bene il seno al volo) e la tirò su esclamando:"Tranquilla signorina, la salvo io!"Roberta tossì e sbruffò e gridò:"Scemo!"Uno degli altri due ragazzi apostrofò l’amico:"Ohi, che fai con quelle due zinne? Guarda che lo diciamo a Pamela…"Roberta strizzò l’occhio al nuotatore:"Pamela è la tua ragazza?""Ma sì, cioè, è una con cui sto adesso. Tu ce l’hai il fidanzato?""No. Sono stata per un bel po’ di tempo con uno, ma poi ci siamo piantati. Sono mesi che non faccio l’amore, se vuoi saperlo"."Interessante. Mi lasci mica il tuo numero di telefono?""Sfacciato che sei. Non mi hai nemmeno chiesto come mi chiamo, e vuoi il numero di telefono"."Già, come ti chiami?""Roberta, e tu?""Io no"."Con questa battuta da bambino dell’asilo nido forse ti sei giocato una possibilità, bello. Fai meno lo spiritoso e dimmi il tuo nome"."Mi chiamo Simone, ti piace?""Non particolarmente. Ma tu non sei da scartare, battute a parte"."Ti piacciono gli atleti?""E a te piacciono le mie… zinne? Non le ha le zinne la tua Pamela?""Le ha fin troppo. Voglio dire, ci ha una latteria, ma è un po’ cicciona. Con te, non c’è paragone"."Senti, il mio numero di telefono non te lo do, perché sto con i miei genitori e non mi fido a darlo al primo che incontro. Ma se vuoi unirti a noi stasera, io sono con quei due miei amici, andiamo in trattoria, se vieni anche tu almeno siamo due donne e due uomini"."Aggiudicato, tanto non ho nient’altro da fare stasera"."Non sei un bravo corteggiatore. Dovevi dire che stasera avevi impegni importantissimi e che ci rinunciavi per cenare con me. Ma fa lo stesso; i bravi corteggiatori alla fine mi annoiano. Andiamo dai miei amici".Roberta si avvicinò a me e a Luisella, che eravamo rimasti a sentire il dialogo scambiandoci occhiate divertite alle più grosse panzane che Roberta raccontava al ragazzo.Ci furono brevi presentazioni, poi uscimmo dall’acqua e andammo tutti ad asciugarci e a cambiarci.Fuori dalla piscina, il ragazzo aveva l’automobile, e ci diede un passaggio, e colse immediatamente lo spunto per proporre:"Prima di cena, ci facciamo un giro in collina?"Luisella, per stare al gioco, ribatté:"Sì, giusto che è quasi buio… In quattro in questa macchina, viene una bella ammucchiata. Ma con chi credi di essere?"Sullo stesso gioco, io intervenni:"E via, Luisella, non fare la guastafeste. Tanto si è capito che ne abbiamo voglia noi e ne hanno voglia loro, che male c’è? È già sempre così difficile trovare un posto!"Roberta aggiunse:"Io, dopo mesi di digiuno, non è che voglio fare la difficile, ma come ci sistemiamo? Tutti insieme qua dentro in una stradina fra gli alberi?"Simone disse:"Insomma, mica stiamo a guardarci gli uni gli altri. I sedili si tirano giù e viene un bello spazio. È primavera, svegliatevi bambine!""Veramente è già estate!"Io, per fare l’impaziente, abbracciai Luisella e cominciai a limonare, mentre eravamo ancora in città. L’altro, che aveva il problema della guida e quindi non poteva fare lo stesso con Roberta, disse:"Accidenti, ragazzi, c’è la voglia matta, eh?"Poi, dato che lui in fondo Roberta non l’aveva ancora baciata, accostò l’auto al marciapiede e le cacciò la lingua in bocca; e Roberta reagì con entusiasmo da ragazzina. Sfogàti quei primi impulsi, si riprese la marcia, fino alla penombra di un luogo più tranquillo dove stabilire l’alcova volante.Prima che ci arrivassimo, Luisella furtivamente mi passò i preservativi che teneva nella borsetta, e io li misi in tasca: così potei dire, estraendoli al momento opportuno:"Ehi Simone, tu ce li hai questi?""Io, veramente…""Ragazzini imprevidenti. Meno male che ci ho pensato io. Tienine uno, anzi due che è meglio".Ci sistemammo nel migliore dei modi possibili dentro l’automobile coi sedili abbassati. Gonne e magliette furono tirate su, dato che toglierle completamente non conveniva; i pantaloni furono abbassati, le mutande scostate. Il ragazzo baciava con vigore bocca, faccia e tette di Roberta, che con la massima sfrontatezza gli disse:"È bellissimo… Ma non so se mi sento di farlo proprio… Forse è meglio fermarci così… Io l’ho fatto in vita mia con un uomo solo, sai?"Il ragazzo, eccitato, rispose con una certa preoccupazione:"Sì… Capisco… Ma non fermiamoci sul più bello…Guarda i tuoi amici, non si fanno problemi".Luisella infatti aveva già i piedi puntati contro il tettuccio della vettura, e io, tenendomi con le mani dove potevo, la infilzavo a ripetizione con un certo semplice brio d’allegria carnale. Roberta chiuse gli occhi con una smorfia che voleva significare accettazione, e Simone, indossato il preservativo, la penetrò. Era divertentissima Roberta che emetteva gemiti di piacere e dolore, e intanto si sforzava di stringere i muscoli della fica. Lui avrebbe certo pensato che era una tensione nervosa, e invece era un modo per non sembrare troppo sventrata.Di solito il gioco della semivergine Roberta lo faceva per spillare soldi ai polli, stavolta invece era per il puro gusto della recitazione. Il ragazzo rimase molto contento, e andammo tutti in trattoria a mangiare e chiacchierare.Poi Roberta si inventò che non poteva rincasare troppo tardi, e congedò Simone rimandandolo a un improbabile appuntamento nella piscina galeotta. Ci trovammo di nuovo noi tre a casa, Luisella volle andare a dormire e Roberta invece mi rammentò quello che aveva pensato durante il giorno:"Proviamo a chiedere in qualche locale notturno, se hanno bisogno di una spogliarellista, di una show-girl o di qualcosa del genere"."È per esercitarti a recitare che hai raccontato tutte quelle balle a quel ragazzo?""Un po’ per quello, sì, e un po’ anche perché mi piaceva e volevo farmelo. Un ragazzo di quel tipo, è meglio fargli credere che si scopa una ragazza non dico difficile (altrimenti avrei dovuto farlo aspettare qualche settimana, e non era proprio il caso!) ma nemmeno proprio facile, troia. Sai, hanno la mentalità degli atleti, gustano la difficoltà anche nella conquista delle femmine. Che è una stronzata, perché rovina l’umanità dei rapporti; ma, contenti loro, contenti tutti. Io avevo voglia di scoparci, con quello, mica di fargli una lezione sui benefìci della libertà: e ho ottenuto il risultato".Sorrisi a Roberta, che era sempre fantastica. Lei si mise alcune delle cose eleganti che aveva appena comprato al negozio, e una minigonna rossa con un giubbotto nero, e uscimmo. Il primo locale che visitammo era chiuso: "chiuso per turno il venerdì". Nel secondo, ancora poco affollato, chiedemmo di essere ricevuti dal proprietario o dal direttore o da chi per lui, e ci fecero accomodare in un piccolo ufficio ricavato in uno stanzino dietro il bar.L’uomo che ci ricevette non sembrava interessatissimo alla faccenda. Disse a Roberta:"Facciamo lavorare soprattutto le straniere, che non piantano grane. Quelle di qui hanno fisime, e succede che arriva il fidanzato a litigare. Infatti, anche tu ti sei già portata dietro un uomo. Che te ne fai? Noi non accettiamo intermediari, gli accordi si prendono direttamente con la ragazza, punto e basta"."Questo è un mio amico, ma gli accordi li prendo io personalmente, lui non c’entra, infatti. Anzi se vuoi lo faccio uscire"."Non è quello il problema. Basta che non si facciano grane. Qui, i patti sono chiari. Senti, non so se c’è posto per te adesso, ma comunque intanto fammi vedere la merce che sai offrire".Roberta si spogliò danzando senza musica ma con molta armonia: si tolse tutto meno il reggicalze e le calze, e andò anche a strusciarsi contro l’uomo, che fece cenni di assenso e disse:"Non c’è male. Vediamo se sei soda veramente…"Le toccò le tette, i fianchi, le natiche, le fece aprire le gambe e le slargò la fica coi pollici, borbottando:"Gran troia. Comunque sì, ti muovi bene e sei bella.Possiamo trovarti qualcosa da fare".
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