Prima parte della quarta giornataMi svegliai con una mano fra le cosce di Simonetta, e dalla finestra entrava già il mattino inoltrato. Lei dormiva ancora. Preparai il caffè e glielo portai a letto: il profumo le fece aprire gli occhi:"Ehi, che gentile! Mi sono fatta una dormita… Che ora è?""Sono le nove. Stanotte abbiamo scopato e ci siamo addormentati senza neanche andare a lavarci, né a bere un bicchier d’acqua, né a fare pipì"."Infatti sento un gran bisogno di fare tutte e tre le cose. Che puzza! Queste lenzuola non sono proprio di bucato, vero?""Non so quando le ha cambiate Roberta"."Ma Roberta non sta più con te?""No. Adesso abita al mare"."Allora fai vita da scapolo. Chissà che macello diventerà questa casa nel giro di una settimana"."No, so arrangiarmi. Molte faccende di casa le sbrigavo io anche quando c’era Roberta. Lei si dedicava al suo lavoro"."Sì, immagino quale fosse il lavoro, ne avevo parlato con le amiche in birreria, quando venivi con lei"."E allora? Non mi dirai che le ragazzine che lavorano in birreria non accettano mai proposte… C’è gente che va lì solo per quello: si mettono d’accordo la sera per il pomeriggio dopo in albergo: l’albergo a ore che c’è proprio dietro la birreria, a trecento metri. Il pomeriggio le cameriere le trovi tutte lì, con un uccello fra le cosce e un paio di fogli da centomila sul comodino"."Vedo che sei informato. Ma non è vero che lo facciamo tutte. Io per esempio no. Va bene che non sono una santa e che al padrone gliel’ho data, per farmi assumere, ma poi stop. Su sette ragazze, siamo in due a non fare il giro che dici tu. Le altre cinque che lo fanno, per me, sono sciocche"."Sono sciocche perché si prostituiscono?""Sono sciocche perché lo fanno a quel modo. Se vuoi fare la puttana, fallo decisamente, no? Che senso ha sgobbare dalle otto di sera alle tre di notte a portare boccali di birra, pizzette e crostoni, e poi guadagnare il doppio in un’ora da bagascia? Tanto, la reputazione da troia te la fai lo stesso, che ne prendi uno o dieci; e allora prendine dieci, che almeno diventi ricca, senza faticare in birreria"."Ma il lavoro in birreria è un lavoro regolare, buono per costruire il futuro, come dicono i saggi"."Regolare un accidente. Il padrone paga al nero, non gli fanno mai controlli perché conosce gente in polizia. Se chiedi i contributi ti manda via"."Lo immaginavo… Adesso che alle elezioni ha vinto la destra, poi, di controlli ne faranno sempre meno. Il programma del governo, tradotto in parole povere, è che ognuno si faccia i cazzi suoi. Solo se procuri fastidio alla gente perbene, allora interviene la forza pubblica"."E non è stato sempre così?""Quasi. Lascia stare, non parliamo di politica. Tu però, anche se non ti porti gli uomini all’albergo, lavorando lì la reputazione te la fai lo stesso: chi vuoi che ci creda che sei diversa dalle altre?""Qualcuno ci crede: quelli che ci provano e che mando affanculo, per esempio. I clienti fissi della birreria ormai lo sanno che Paola e io non ci stiamo"."Non ci state proprio mai? Sii sincera, con me che ho vissuto fino a ieri con una puttana non devi contar balle".Simonetta mi guardò indispettita:"Ci può essere un uomo che mi piace, no? Che cosa ho appena fatto? Non abbiamo scopato stanotte? Ma mica ti chiedo dei soldi. L’ho fatto perché ne avevo voglia"."E con quanti l’hai fatto nell’ultimo mese?""Senti sono cazzi miei… – rise – nel vero senso della parola". Poi aggiunse:"Succede che venga uno che non fa schifo, ogni tanto, metti due o tre volte al mese se va bene; e allora… unisco l’utile al dilettevole. Basta che non lo sappia il mio ragazzo".Mi resi conto che non era possibile attuare il progetto che mi era improvvisamente saltato in testa: prendere Simonetta, giovane e bella, a lavorare con me al posto di Roberta. No, quella ci teneva troppo alle apparenze e al fidanzato, anche se ero sicuro che per i clienti più ricchi della birreria slargava le cosce anche lei, eccome. Le dissi:"Ora vado in giro a cercare un lavoro anch’io, guarda. Ci vediamo magari una di queste sere al locale"."Vai così a cercare un lavoro, uscendo di casa alle dieci del mattino?""E come, se no? Ah, senti, hai detto che le tue colleghe in birreria fanno le puttane da stupide. Sai mica se ce n’è una che voglia provare a farlo seriamente, smettendo di sgobbare fra i tavoli?""Non lo so. Dovresti chiederlo a loro, no?"Simonetta uscì, e dopo qualche minuto uscii anch’io. La città aveva l’aspetto solito del lunedì mattina: affaccendato e grigio. Passai all’edicola, comprai una rivista specializzata in piccoli annunci gratuiti, mi sedetti in un bar, ordinai un cappuccino senza cacao, e cominciai a leggere le offerte di lavoro. Naturalmente, non c’era nessuna offerta veramente seria: le poche aziende che assumevano personale, in quel periodo di crisi, lo facevano per altri canali. Ma c’erano diverse proposte di lavoretti saltuari.Mi soffermai su questa: DITTA trasporti cerca addetto magazzino entrata uscita merce – richiesta esperienza nel settore.L’esperienza nel settore più o meno me l’ero fatta, in ditta avevo fatto quello e altro, e poi gliel’avrei raccontata un po’ su. Telefonai al numero indicato, e mi fissarono un appuntamento per le due del pomeriggio, avvertendomi preventivamente che l’incarico era stagionale, senza possibilità di proroghe. Sapevo quel che significava: a ogni stagione assumevano uno nuovo, senza mai mettere in regola nessuno coi contributi. Una prassi consolidata. Ma a me poteva andar bene.Così, avevo già trovato una possibilità di lavoro. Sfogliai la rivista e guardai gli annunci delle puttane, camuffate un po’ da estetiste e un po’ da chiromanti, a causa della solita legge ipocrita che vietava messaggi più onesti e chiari. Proprio per quell’ipocrisia, Roberta non aveva mai voluto mettere un annuncio: non le andava di camuffarsi.Ricordai che mi aveva detto una volta:"Se potessi scrivere sul giornale puttana e spiegare i miei pregi e le mie specialità, magari ce lo metterei, l’annuncio. Ma non mi va di scrivere Roberta dolcissima chiromante risolve problemi in ambiente tranquillo, oppure Massaggiatrice Roberta ambiente riservato rilassanti relax.Preferisco stare sul portone. E poi, se mi capita l’occasione di un pollo che mi crede mezza vergine, l’annuncio potrebbe fregarmi".Sì, Roberta aveva un’idea tutta sua dell’onestà, credo che la identificasse soprattutto nella limpidezza sociale.Spacciarsi per chiromante con il pubblico, non era cosa accettabile; ma spacciarsi per studentessa che ha avuto nella vita solo un ragazzo o due, era accettabile perché stava dentro un gioco in cui il pollo, quel singolo pollo designato volta per volta, meritava di essere spennato. E in fondo aveva ragione, Roberta. È fastidiosa la falsità diffusa e accettata degli annunci equivoci, mentre non è affatto fastidioso che uno stronzo che vuole la semivergine (ma pure è disposto a pagare per fotterla, dunque non è meno porco dei clienti normali, anzi lo è il doppio) abbia il fatto suo, e paghi un milione la fica slargata che dieci uomini al giorno pagano cinquanta o centomila lire.Mi accorsi che davvero pensavo spesso a Roberta, ma non ne provai fastidio. Non mi piccavano i miei sentimenti: solo i mostri non ne hanno. La cosa importante, piuttosto, è non trasformare i sentimenti in vincoli: le battaglie d’amore non devono fare prigionieri. Non devi vergognarti se ti dispiace che lei ti ha mollato; devi vergognarti se cerchi di trattenerla, o se le fai una colpa di averti mollato. Perché allora non rispetti più la libertà, e la libertà è tutto.Mi prese la curiosità di vedere come se la cavava una qualsiasi delle false chiromanti e false massaggiatrici della rivista di annunci. Selezionai quelle che ricevevano anche il mattino, e scelsi a caso: "Roswitha nuova astrocartomante risolve problemi amore riservatamente – da lunedì a venerdì ore 10-19 continuato – escluso sabato e festivi via Pacini 88 citofonare int. A4".Era un’idea che bastava a occupare la mattinata. Presi un autobus per raggiungere il quartiere, e feci ancora quasi un chilometro a piedi per arrivare alla via e al numero. Un grande condominio di periferia, case costruite dal comune e prima assegnate agli inquilini coi requisiti giusti come residenza popolare, poi vendute in teoria a chi ci abitava, in pratica finite quasi tutte in mano agli speculatori.Osservai la facciata, preceduta da una striscia di verde incolto che la separava dalla strada; pensai alla varia umanità che ci stava dietro. Mi avvicinai alla porta: sul citofono, la maggior parte dei pulsanti aveva un cognome, qualcuno aggiunto all’esterno con pezzetti di etichette autoadesive; solo pochi erano contrassegnati da sigle e numeri. Suonai quello marcato "INT. A4".Mi rispose una voce di ragazzina:"Si, puoi ripassare fra un quarto d’ora?"La troietta stava scopando, evidentemente. Rimasi nei paraggi, attendendo di veder uscire dalla porta il cliente.Sapevo che l’avrei riconosciuto, anche se altra gente usciva ed entrava. Infatti, dopo meno di un quarto d’ora, eccolo: un tipo che di certo non abitava lì e si allontanava svelto senza guardare in giro, facendo finta di non esserci. Tornai al citofono, suonai:"Vieni, quarto piano, a destra uscendo dall’ascensore".L’ascensore era pieno di scritte e di graffiti: cuori, amori, insulti, oscenità, sigle note solo a chi le aveva incise e a pochi amici. Anche la ragazza che stavo per conoscere era menzionata, con sintesi poetica: "Roshvitella Rosvakka sei solo una kakka". Amichetta invidiosa o innamorato deluso, pensai.Mi aprì la porta una bella ragazza con un accappatoio rosso:"Entra veloce, su"."Sei Roswitha?""Sì, hai letto l’annuncio, sei nuovo, è la prima volta che vieni, giusto?""Evidentemente"."Allora ti dico le cose: fa centomila col preservativo e te lo prendo anche in bocca senza. Prima, dopo no, certo"."Va bene"."Però se mi dai duecento stacco il citofono e sto un’ora senza che nessuno ci disturbi"."Duecento è un po’ caro, ma non mi piace essere disturbato e ho giusto un’ora da passare, quindi vada per le duecento. Ti arriva molta gente?""Abbastanza, anche perché è da poco che lavoro. Ci sono puttanieri che se le fanno tutte e vengono subito a provare quando ce n’è una nuova"."Beh, io non sono uno di quelli. Ho scelto a caso. Però vedo che mi è andata bene. Scusa, ma quanti anni hai?"La ragazzina parve spaventata dalla domanda, come se temesse di perdere il cliente, e disse:"Senti, io non pianto grane, so quello che faccio, e qui non viene nessuno a fare casini, tu non rischi nulla, e poi mi manca poco a essere maggiorenne".Capii così che era minorenne e che doveva avere qualcuna più grande (magari una sorella, o la madre…) che le organizzava il lavoro, anche perché gli annunci li pubblicano solo con la garanzia di un documento d’identità. Le diedi le duecentomila e le misi il cazzo in mano. S’era tolta l’accappatoio e sotto non aveva nulla. Le domandai:"Ti sei lavata, dopo quel tipo di prima?""Quale tipo di prima? Sei tu il primo stamattina. Ti ho fatto aspettare perché dovevo finire di prepararmi, mi ero appena alzata, è presto"."Non fare la stronza con me. Ho visto uscire uno che aveva la faccia precisa di chi ha appena scopato con una puttana".Roswitha mi guardò scocciata. Poi ammise:"Va bene, comunque mi sono lavata, e poi ho usato il preservativo, no? Che ti frega? Se vai a puttane, è logico che ci sia un cliente prima di te e uno dopo"."Infatti, non mi frega niente. Ma non mi piace che mi conti balle".La guardai bene. Tettine e fianchi da sedicenne, bei capelli folti, neri come gli occhi; una leggera abbronzatura da domenica al mare, coi segni bianchi del costume, anche sul seno: niente topless per le ragazze di periferia, neanche se fanno le bagasce di mestiere. Un segno di gioventù era che diceva "preservativo". Sua madre (mi sentivo ormai sicuro che fosse figlia d’arte) certo diceva "guanto".Seconda parte della quarta giornataLa scopata con la piccola Roswitha non era stata né bella né brutta. Le ragazzine che ricevono in casa non sono troppo diverse da quelle che battono il marciapiede, hanno solo la fortuna di avere una casa dove lavorare. Avevo speso due carte da centomila con una puttanella qualsiasi, ma non era stata una cattiva esperienza. Entrai in un bar, mangiai un panino e, nell’attesa che venisse l’ora del colloquio per il lavoro, sfogliai il giornale. C’erano soprattutto le notizie sportive della domenica calcistica, poi una striminzita pagina culturale, e poi la cronaca. Politica quasi niente: i giornali ormai parlavano poco di politica, da quando al potere c’era la destra. Ciascuno badava ai fatti suoi.Non era vero, però, che tutta la gente fosse cattiva e cinica. Un mese prima in piazza un balordo aveva aggredito Rosanna. Non doveva essere un balordo pericoloso, sembrava un povero segaiolo andato fuori di testa guardandole le cosce – magari erano giorni che le guardava, Rosanna si metteva sempre lì ad aspettare uomini. Le aveva afferrato le spalle e la sballottava cercando di baciarla. Eppure molti "passanti" erano prontamente accorsi e lo avevano subito bloccato. Insomma, non si sarebbe potuta compiere una violenza carnale sotto lo sguardo indifferente della folla, come scrivono i giornalisti.Non in piazza, almeno, e non di giorno. Forse sui viali di notte, dove passa poca gente e quella poca può avere paura a intervenire. Infatti in cronaca c’era la notizia di una prostituta assassinata in periferia, al confine con la campagna, dove si mettono quelle che scopano alla veloce nelle automobili dei clienti. Non era una nera, era una della città, andata via da casa a quindici anni per sfuggire alle botte del padre alcolista.Il giornale abbondava nei particolari truculenti, come è ovvio, per soddisfare il sadismo dei lettori, opportunamente camuffato da pietà. In breve, la ragazza era stata sbudellata da qualcuno che le aveva piantato un rasoio o un coltello affilato nella fica e aveva tagliato in su fin dove era riuscito ad arrivare con la forza del braccio. Ma questo che io dico in una frase, il cronista l’aveva diluito in due colonne.Pensai che forse ci sono persone che nascono con un destino disgraziato; ebbi la sensazione che quella ragazza sarebbe finita così anche se non avesse fatto la battona. Mi tornò in mente il discorso della reincarnazione: le vite tragiche, brevi e dolorose sono forse errori di reincarnazione, un’anima messa nel corpo sbagliato, nel posto sbagliato e nel tempo sbagliato. Ma è Dio che sbaglia, allora? O forse lui ha le sue incomprensibili stupefacenti spiegazioni e tutto alla fine quadrerà, come diceva Roberta.Certo a volte è difficile.Pensai alle ragazze che fanno le puttane e a quelle che non lo fanno, alle ragazze che fanno l’amore e a quelle che non lo fanno. Anche lì, un’infinita varietà. Ragazze vergini che vendevano la loro prima volta a un marito ricco o appena benestante, per sistemarsi; ragazze fottute da un reggimento che però mai avrebbero fatto sesso per soldi, nemmeno una semplice sega in cambio di un miliardo. E tutte avevano le loro buone ragioni. La felicità non è legata a nessun comportamento particolare, ma è un prodigio d’equilibri e d’armonie che succede quando succede e non si sa mai a chi e perché e per quanto tempo.Pensai tuttavia che in fondo erano poche le ragazze che facevano le puttane. In città ci saranno state trecentomila donne circa in età e condizioni adatte per adescare uomini e guadagnarci. Eppure le puttane a tempo pieno potevano essere sì e no cinquemila, e diecimila quelle più o meno occasionali, come le cameriere della birreria. Mettiamone altre cinquemila nascoste negli strati sociali alti, tanto per abbondare: si arriva, comunque, solo a ventimila al massimo.Ventimila su trecentomila significa una su quindici, calcolai a mente.Gli psicologi dei centri di assistenza sociale (peraltro ormai ridotti a quasi nulla dai tagli alla spesa pubblica decretati dal governo reazionario dei ricchi) cercavano sempre di capire che cosa spingesse quell’una su quindici a fare la puttana. Io invece mi domandai che cosa mai potesse spingere le altre quattordici a non farlo. Un lavoro facile, simpatico, avventuroso, ben pagato e che, se organizzato nel modo giusto, in cinque o sei anni ti garantiva di campare di rendita per tutta la vita. Come poteva piacere solo a una su quindici? Ma sì, forse ero troppo influenzato da Roberta e Rosanna, due troie sostanzialmente serene e contente del loro mestiere. A vedere loro, non poteva non venire la voglia di essere puttane. Altre però lo vivevano e lo sentivano, quello stesso lavoro, in modo diverso. La grande varietà dei cuori e delle teste, appunto. E poi, alla fine, c’è la legge di mercato che richiede i suoi bilanciamenti. Con una puttana su quindici donne, il mestiere rendeva bene; ma se fossero state di più, l’inflazione di fiche avrebbe fatto crollare il prezzo e buonanotte. Bene così, dunque. Io personalmente continuavo a desiderare, comunque, di reincarnarmi in una bella puttana, nella prossima vita eventuale.Venne l’ora del colloquio per il posto in magazzino, e mi presentai puntuale. Mi chiesero tante cose stupide, poi mi dissero che mi avrebbero fatto sapere. Capii che significava che avevano già trovato qualcuno in un colloquio precedente, e me ne andai.Il quartiere dove avevo sostenuto il colloquio era nella zona in cui abitava Valeria, e passai a trovarla. Venne ad aprirmi la porta ed era in compagnia di due uomini, parlavano di cose sindacali. Le raccontai del colloquio e dell’impressione che ne avevo avuto. Uno degli uomini intervenne:"Certo, fanno così, mettono l’annuncio ma poi prendono il raccomandato da qualche parente o da qualche cliente importante. È una mafia dappertutto, uno schifo".Valeria mi chiese come me la passavo, le risposi:"Di salute bene, di spirito bene, di carne bene; solo che i soldi nel giro di qualche giorno finiranno. Pazienza, chi se ne frega. Stasera voglio cenare in una birreria che conosco, vieni con me?"Valeria tentennò un attimo, infine accettò, disse che sarebbe passata lei a prendermi verso le otto. Allora me ne tornai a casa, con l’intenzione di rimanerci. Sul portone incontrai Rosanna e le domandai:"Come gira oggi?""Così così"."Senti, il prossimo che abbocca portalo da me, starete più comodi e ci faremo compagnia".Rosanna fu felice dell’invito. Io sapevo che ne sarebbe stata felice, e proprio per questo l’invitai. Meglio creare tutta, sempre, subito, la felicità creabile. Ero contento anch’io. Entrai nel mio alloggio e mi buttai sul divano, rilassandomi, guardando il soffitto. Poi presi un libro da uno scaffale e cominciai a leggerlo qua e là, a caso: erano poesie di un autore contemporaneo che mi piaceva molto.Passò più di mezz’ora prima che Rosanna salisse con un cliente: non era proprio una giornata di grandi affari. Il rimorchiato era un ometto sulla cinquantina, si spogliò solo dalla vita in giù. Mi misi in una posizione che mi consentisse di vedere dentro la camera da letto. L’uomo mise il cazzo direttamente in bocca alla bagascia, che glielo succhiò con perizia.Il pompino era a buon punto, quando squillò il telefono. Il cliente credette che Rosanna dovesse andare a rispondere, e sbuffò:"Vai pure al telefono, non voglio farti perdere del lavoro".Quindi si stupì quando Rosanna replicò:"No, c’è chi risponde"."Ah, hai qualcuno in casa?""Sì, non preoccuparti, è mio amico".Io intanto ero arrivato al telefono e avevo sollevato il ricevitore. Era Roberta che mi salutò, mi chiese come stavo e proseguì:"Sei solo? Che fai di bello?""Non sono del tutto solo; c’è Rosanna di là che scopa nel letto con un cliente"."Però! Le hai già dato il mio posto?""No, l’ho fatta venire un momento, così, per compagnia.E poi che t’importa? A te come va?""Abbastanza bene. Ho lavorato fino adesso, c’è davvero una buona clientela. Ora sono uscita a farmi un giro, ti telefono da una cabina, con la scheda"."E vai avanti così, come ritmo?""Più o meno, ma non voglio annoiarmi. Ho già parlato col gestore di un locale notturno, domani notte esordisco"."Spogliarello?""Prima uno spogliarello, poi un incontro di wrestling nell’olio, sai, due ragazze nude che si accapigliano tutte lustre e luccicanti in un ring pieno d’olio scivoloso, una cosa eccitante"."Sono americanate… Ma tu sai farla la lotta? E non hai paura di ritrovarti piena di lividi o graffi? Una puttana di lusso non deve mai avere segnacci sul corpo"."La lotta la so fare, ma poi ci sono regole e precauzioni, che tanto a nessuna giovano i lividi e i graffi, quindi si rispettano le regole senza problemi"."E brava Roberta. Avrei quasi voglia di venirti a vedere domani notte"."E vieni, così mi porti anche la mia roba. Trova una macchina e vieni"."Non so, ci penserò"."Sì, vieni, su. E stasera che fai?""Vado a cena con Valeria"."Fai bene. Non stare troppo solo. Domani ti aspetto"."Ti ho detto che non so. Ti telefono, va bene?""Va bene. Nel primo pomeriggio mi trovi di sicuro a casa, cioè al lavoro"."Come sono i clienti? C’è richiesta di cose particolari?""Abbastanza. Uno me l’ha messo nel culo, un altro ha voluto guardarmi soltanto, mentre mi penetravo con oggetti diversi (Sabrina e Samanta ne hanno un campionario, roba studiata apposta per non irritare la fica). Poi è venuta una coppia, lui mi ha scopata mentre leccavo il culo a lei. Una buona varietà, e buoni incassi"."Buon per te. Ci sentiamo domani"."E ci vediamo, spero"."Forse. Ciao".Rosanna adesso era a quattro zampe, il cliente l’infilava alla pecorina. Il preservativo rosa entrava e usciva rapidissimo, compariva e poi spariva fra i lombi di lui e le natiche di lei. L’uomo finì in una decina di minuti, pagò, si vestì e uscì senza dire nulla che non fossero i saluti più banali. Chiamai Rosanna:"Riposati un momento prima di scendere di nuovo in piazza. Ha telefonato Roberta. Pensa che domani sera fa uno spogliarello e poi un incontro di lotta nell’olio"."Ah, la lotta nell’olio. Pare che adesso attiri!""Mi ha chiesto se domani sera vado a vederla, così intanto le porto la sua roba"."Se trovi una macchina, vai. È pur sempre un giro, ed è bello fare giri"."Vuoi venire anche tu, se trovo modo di andare?""Perché no? Ma adesso lasciami scendere, a quest’ora arrivano clienti. Posso portare qui anche il prossimo?""Certo".Andai in cucina a bere qualche bicchiere d’acqua, poi cominciai a prendere dall’armadio le cose di Roberta e a metterle in una valigia. Dovetti interrompere il lavoro quando Rosanna tornò su con un altro uomo, un tipo più agitato, che la scopò tutto nervoso dicendole continuamente che era una troia e una troia e una troia, e alla fine le mise il biglietto da cinquantamila nella fica.Intanto io prendevo dal bagno altre cose di Roberta, non lavate, e le mettevo in un sacchetto. C’era un reggiseno macchiato di sperma all’interno delle coppe, quella vacca se l’era rimesso, dopo una sborrata sulle tette, senza neanche pulirsi con un fazzolettino.In un cassetto del tinello c’erano documenti e quaderni, e in un quaderno un ritaglio di giornale che non avevo mai visto, con una foto di Roberta sotto un titolo che diceva: Prostituta nuda arrestata per atti osceni. Lessi il breve articoletto: "Una giovane prostituta, Roberta Iannacone, 19 anni, abitante in città in via Montezappa 101, è stata sorpresa da una pattuglia della squadra mobile mentre attendeva clienti in strada del Lauro, lungo il muro della vecchia fabbrica di cuscinetti a sfere. Al passaggio degli automobilisti la donna apriva la pelliccia che indossava, esibendosi completamente nuda. Gli agenti l’hanno immediatamente arrestata e condotta in questura, dove le è stata notificata la denuncia per atti osceni".Roba di cinque anni prima. Su Roberta c’era sempre qualcosa di nuovo da scoprire.Terza parte della quarta giornataValeria arrivò alle otto e un quarto, molto elegante, con un vestitino corto colorato e le scarpette col tacco. Mi abbracciò, mi baciò sulla guancia e domandò:"Dov’è che andiamo a cena, allora?""In una birreria che conosco"."Cena in birreria? Come mai? Ti piace la birra?""No, sono astemio. Ma mi piace il locale".Valeria sorrise, parve lieta di essere con me. Disse:"Sei astemio, non fumi… Hai decisamente pochi vizi!""L’alcol e il fumo alterano la mente, io non ne ho bisogno. Voglio essere lucido a vedere gli spettacoli della vita, che sono quasi sempre affascinanti"."Anche quando ti gira storto?""Quando mi gira storto, comunque, alcol e fumo non sarebbero un grande aiuto, anzi"."Sei virtuoso… Allora forse il tuo unico vizio sono le donne. La tua droga è la fica"."Sì, in un certo senso sì. Devo ammettere che le donne mi piacciono più del normale: anche se ho accanto a me la più bella del mondo, non posso, e anzi non voglio, impedirmi di desiderarne altre, e altre ancora"."Gli psicologi dicono che è una forma di insicurezza infantile…""Gli psicologi sono dei coglioni. Io mi muovo di donna in donna come un esploratore poteva muoversi di foresta in foresta nel cuore dell’India cinque secoli fa. Oggi in mezzo alla giungla rischi di trovare una lattina di Cocacola o una bottiglia di plastica. Il globo terrestre è stato tutto esplorato. Nello spazio circostante non c’è nulla di interessante, la luna si è rivelata un deserto invivibile. E non è stata nemmeno una sorpresa, lo sapevano già prima di metterci piede. Con gli strumenti moderni non c’è più gusto.Anche se per caso, o meglio per assurdo, esistesse un’isola inesplorata in mezzo all’Atlantico, tu prima di sbarcarci sapresti già com’è, con le fotografie fatte dai satelliti e roba del genere… Così ti passa la voglia".Valeria mi guardava con attenzione. Continuai:"Uno dei pochi orizzonti rimasti inesplorati sono proprio le donne. Ogni donna una giungla nuova, diversa. E non c’è nessuno strumento che ti fa prevedere come sarà. Ogni donna nuova può essere il piacere più grande, o può non esserlo. Ma è già meraviglioso andare a vedere, a scoprire. Un infinito da scoprire".Valeria obiettò:"Ma anche le donne sono un numero finito"."Matematicamente e fisicamente sì; ma l’impossibilità reale di visitarle tutte, le rende di fatto infinite. Il viaggio continua finché hai forza per viaggiare. Di sicuro muori o rincoglionisci prima di avere esplorato un milionesimo delle donne che vivono su questo pianeta. E anzi c’è di più…""Di più?""Sì, c’è che un’isola o una giungla, una volta esplorate, perdono interesse. Che gusto c’è ad arrivare secondi al Polo Sud? Molti esploratori si sono disperati per non essere stati i primi ad arrivare su una vetta o su un capo.La donna invece non ha questo inconveniente. È assolutamente nuova nella combinazione con me quando ci vado insieme, è nuova anche se è già stata esplorata da cento o mille o più. Se non l’ho mai scopata io, per me è nuova uguale, proprio uguale, che sia vergine o che sia una troia professionista che festeggia i trentamila clienti. Già, perché gli uomini che l’hanno scopata prima di me l’hanno semplicemente fatta crescere, l’hanno arricchita di sfumature ulteriori, hanno contribuito a creare ciò che io sto per scoprire se ci vado a letto in quel preciso, unico, irripetibile momento della vita. Dunque il percorso è davvero infinito, ed è affascinante sempre".Dovevo essermi infervorato alquanto, nella passione del discorso, perché Valeria esclamò:"Ehi, che oratore!"Io la fissai negli occhi, volevo accorgermi se mi aveva capito o no, ma non ci riuscii. Dato che era già relativamente tardi e che avevamo fame, uscimmo e raggiungemmo la birreria a piedi, e fu una bella camminata."È lontano questo posto. Ma anche a me piace girare a piedi" – disse Valeria.Il motivo per cui andavamo in quella birreria era triplice (così mi pareva, almeno: solitamente io prima decido e faccio, poi penso a perché ho deciso e fatto così). In primo luogo, volevo portare Valeria in un posto di puttanelle. In secondo luogo, volevo rivedere Simonetta. In terzo luogo (e sembrava il motivo più razionale) volevo provare ad agganciare una delle cameriere più zoccolette, per proporle di faticare di meno e guadagnare di più venendo a stare con me da bagascia full-time, a coprire un posto vacante in una piazza e in un letto. In fondo, era vero quello che aveva detto Simonetta: è cretino sgobbare metà notte fra i tavoli per guadagnare meno che il pomeriggio in camera, e avere comunque la reputazione di vacca e nessun contributo sindacale. Qualcuna delle ragazze metà cameriere e metà puttane poteva convincersi a optare stabilmente per la seconda posizione lavorativa.Valeria e io ci sedemmo a un tavolo in un angolo. Simonetta ci vide e ci salutò, ma a servirci venne un’altra ragazza. Mentre la camerierina apparecchiava, la squadrai con attenzione dalla testa ai piedi, senza curarmi che non si notasse, tanto che Valeria disse:"Sei proprio sfacciato. Va bene che sei coerente col discorso che mi hai fatto prima, però mangiarti così con gli occhi la cameriera, non ti sembra esagerato?""Non la sto mangiando con gli occhi. Ho in mente un progetto"."Addirittura!""Voglio trovare una puttana debuttante per sostituire Roberta. Una ragazzina che abbia voglia di perfezionarsi nel mestiere. Ma che abbia compiuto diciotto anni, però, se no è troppo rischioso"."Che bel tipo di magnaccia! E pensi di trovarla qui, fra le cameriere?""Ti ho detto che conosco questo locale. Qui le cameriere sono tutte anche puttane, i clienti vengono per quello più che per i panini e la birra. La sera prendono gli appuntamenti per il giorno dopo. Il lavoro di cameriera serve solo da copertura, in pratica"."Però così hanno un lavoro riconosciuto e in regola"."Mica tanto. Il padrone non le mette in regola, e inoltre le cambia spesso. Nessuna ha un grande futuro qui, non provengono dall’Istituto Alberghiero, o se ne provengono vuol dire che hanno sbagliato indirizzo. Stai tranquilla, non rovino le ragazze. Se una vuole fare la cameriera, non la spingo certo io a battere il marciapiede. So che ne farei un’infelice. Ma qui ci sono alcune ragazze con la vocazione da troie, che sono infelici di fare le cameriere. Magari non hanno il coraggio di andare a battere da sole allo sbaraglio, ma davanti a una buona occasione e a una buona sistemazione…""Buona sistemazione, poi, non credo. Se fra una settimana torna Roberta, la ripigli e butti fuori la supplente, ne sono sicura"."Può darsi; nella vita si prende un giorno per volta"."Dovrei darti uno schiaffo, alzarmi e andarmene. Invece mi sei simpatico e ho voglia di vedere che cosa combini. Non so perché. Ma almeno qui si mangia decentemente, puttane a parte? O ci avvelenano?""Si mangia decente, come in tanti altri posti. Ti consiglio un crostone col pomodoro, è buono".Cominciammo a mangiare. La cameriera che ci aveva presi in consegna era lenta e annoiata, ma in compenso era molto bella. Mostrava con orgoglio le gambe nude che sbucavano, perfette, dalla gonna inesistente; esibiva generosamente anche le tette solide e grossine, tenendo la camicetta così sbottonata da lasciar uscire ogni tanto un capezzolo, e lanciava sguardi languidi in giro.Gli sguardi però erano diretti principalmente ai tavoli occupati da un solo uomo o da gruppi di uomini: la troietta chiaramente cercava il puntello per l’indomani, e credeva difficile che potessi esserle utile io, che già stavo con una donna.Così si stupì quando la chiamai e le indicai con un cenno del capo un biglietto da cinquantamila infilato sotto il portacenere, dicendole:"Facci compagnia dieci minuti".Prese i soldi, se li infilò in una taschina dentro la cintura e rispose:"Un attimo che porto un vassoio là a quel tavolo, e sono da voi".Portò il vassoio, diede dello scemo a un ragazzotto che le aveva messo una mano sul culo, tornò, e si sedette fra Valeria e me. Facemmo le presentazioni; la ragazza si chiamava Luisella. Le domandai l’età e se era da molto che lavorava lì."Ho vent’anni compiuti da un mese. Lavoro qui da due settimane, ma ne ho già due palle!"Parlando, si diede un’aggiustatina al vestito, cioè scoprì del tutto la fica. Valeria, che ormai stava al gioco e voleva aiutarmi, le disse con tono complice:"Hai una bella miniera d’oro fra le cosce. Perché perdi tempo in birreria?""Ah, ma sai! Ho provato a fare la modella, ma non ho trovato… Poi ho paura a girare da sola certi ambienti.Però anche tu hai… come hai detto… una bella miniera, no? Tu cosa fai?"Vidi che Valeria si stava inventando rapidamente qualcosa. Infatti, bevette un sorso dal bicchiere per prendere tempo, poi disse:"Io faccio proprio la modella, però non negli studi.Ricevo in casa fotoamatori privati"."Ah, li ricevi in casa. Per fare le foto erotiche, no?""Già. Beh, ammettiamolo, qualcuno viene anche senza macchina fotografica" – replicò Valeria ridendo.Luisella sembrò incerta; allora intervenni io a dire:"Per essere proprio sinceri, a trovare Valeria vengono quasi tutti senza macchina fotografica. Ma anche tu ricevi qualcuno senza macchina fotografica nell’albergo qui dietro, vero? Mica devi vergognarti a dirlo"."Io, veramente, qualche volta, uno…""Ma sì, via! Lo sanno tutti che le cameriere qui lavorano anche con questa! – e le misi una mano sull’inguine.Luisella non si scompose, rivelando così di avere già una certa esperienza. Valeria disse:"Io lavoro solo con quella, sai? Non ti sembra scemo perdere tempo a faticare in birreria?"Che grande attrice, Valeria. Avrei detto che batteva da dieci anni. Luisella domandò:"Ma dove lavori? E non hai paura?""Lavoro in casa, gli uomini li trovo in tanti modi".Era venuto il momento di fare alla ragazza la proposta concreta. Continuando a massaggiarla fra le cosce, dissi:"Luisella, io stavo con una, o, per meglio dire, c’era una che stava con me in casa mia. Ho una bella casa in una piazza tranquilla. Quella che stava con me adesso si è trasferita al mare, e io ho tanto posto in casa"."Ah, beata lei che è al mare"."Sì, forse, ma a casa mia si sta bene, sai?""E che cosa faceva quella che stava con te?""Riceveva uomini. E io badavo che non le succedessero guai e la aiutavo a trovare clienti speciali, oltre a quelli normali che agganciava lei in piazza. Tu hai parenti che ti scocciano per le cose che fai?""No, figuriamoci, sono fuori di casa da tanto. Adesso sto in una pensione, che costa anche cara"."Benissimo. Allora, ti dico francamente: io ti offro casa, vitto, sistemazione, e guadagnerai il quadruplo di quello che guadagni adesso, facendo un lavoro che già fai il pomeriggio, e lasciando perdere la noia della birreria".Luisella alzò le spalle, rise:"Mi stai offrendo un posto da puttana in piena regola!""Per dirla giusta, sì".La ragazza si rivolse a Valeria:"Ma tu che mi dici? Lavori anche tu con lui?""Io? No di certo, io sono autonoma. Però posso garantirti che lui è un tipo di cui ti puoi fidare. È un po’ diverso dai soliti papponi. Credo che ti troverai bene".Luisella stette un attimo a pensare, poi disse:"Sì, vaffanculo. Ci sto. Ne ho basta di rompermi la schiena qui, e di essere poi puttana lo stesso".Il mio teorema aveva funzionato. Avevo trovato la tipa adatta. Le dissi:"Stasera avverti il padrone che ti licenzi. Tanto lui non se la prende, ne trova un’altra al volo. E vieni da me domani mattina alle dieci, che cominci a conoscere l’ambiente".Le diedi l’indirizzo, e restammo d’accordo così. Finito di mangiare, uscii con Valeria, la accompagnai a casa, la scopai, e tornai a dormire nel mio letto.
Aggiungi ai Preferiti