Prima parte della quinta giornataFui svegliato il mattino dal telefono. Era Roberta. Mi disse:"Allora vieni stasera? Puoi venire direttamente al locale dove faccio lo spettacolo, è il Charlie’s Stone, proprio in centro"."Cazzo, ma che ora è? Dormivo!""Dormiglione. Io fra mezz’ora lavoro. Qui ci sono clienti che vengono il mattino, prendono un permesso dal lavoro per scopare alle nove del mattino"."La voglia non ha orari. Senti, non so se vengo. Ho trovato una debuttante da far lavorare qui, oggi devo farle scuola"."Bravo. Ma stasera vieni. Basta che vieni per mezzanotte, lo spettacolo lo faccio a mezzanotte, puoi partire di lì anche alle dieci di sera, se trovi una macchina"."Già. Va bene, vedrò. Ho già messo da parte le tue cose. Ah, a proposito, non sapevo che ti avessero condannata per atti osceni".Roberta rise."Hai trovato quel pezzo di giornale, eh? Ero una ragazzina allora. Per attirare gli uomini mostravo tutto, e due stronzi di poliziotti mi hanno portata dentro. Ma poi mi hanno dato solo una multa. Sono stata schedata come prostituta abituale, quello sì. Ma che importa? Tanto, è la verità. Se le mettano nel culo, le loro schedature".Conclusi la conversazione telefonica con una mezza promessa di andare al mare, e mi feci un caffè con dieci gocce di Valium. Poi salii in soffitta da Rosanna, dovevo avvertirla dell’arrivo della tirocinante.Rosanna non fu sorpresa, mi disse solo:"Spiegale che giù in piazza vale la regola che valeva già con Roberta: se si ferma un possibile cliente, va all’abbordaggio quella che è scesa per prima. Solo se l’uomo sceglie espressamente l’altra, allora tocca a quella che viene scelta da lui, per forza: il cliente ha sempre ragione, salvo quando ha torto".Tornai sotto, a casa mia, in attesa di Luisella. Ma le ragazze non finiscono mai di stupire, e anche quel mattino ebbi di che stupirmi. Infatti, verso le dieci, dopo aver sentito suonare il campanello e avere aperto la porta, vidi arrivare sì Luisella, ma non da sola: con lei c’era un’altra ragazza.Luisella me la presentò e spiegò:"Questa è Cristina, una mia collega e amica. Ieri sera le ho raccontato tutto, ed è voluta venire anche lei a tutti i costi. Scusami, ma non potevo dirle di no".Allargai le braccia un poco scocciato e dissi:"Ma qui non posso farvi lavorare in due, è un pasticcio, vengono fuori delle grane!"Luisella fu contrariata dalla mia reazione e rispose:"Senti, sarò solo io a fermarmi stabile, ma anche Cristina vuole fare l’esperienza, non si può?"Guardai questa Cristina, era una bionda coi capelli lunghi, una tipetta fine, un bel viso, un corpo regolare.Alzai le spalle e dissi:"Non so, vedremo. Per oggi facciamo così: giù in piazza ci scende solo Luisella, poi Cristina interviene qui in casa se qualcuno vuole provare con due ragazze; inoltre per Cristina cerco qualche cliente al telefono, e ci arrangiamo. Ma solo per oggi, poi si vedrà. Spero almeno che ci sappiate fare. Anzi, prima di tutto fatemi vedere che cosa sapete combinare. Spogliatevi nude tutte e due, su".Feci mettere le due ragazze nude sul letto e le studiai. Erano entrambe molto belle, pezzi d’alta classe. Ma non volli trattarle troppo bene, perché non si montassero la testa. Mi coricai fra di loro e dissi:"Vediamo come sapete lavorare di lingua, tanto per cominciare".La buona volontà non mancò alle due allieve puttane. Il mio cazzo passò per un po’ da una bocca all’altra. Cristina si limitava a succhiare, spingendoselo fino in gola; Luisella girava intorno con la lingua, e faceva digressioni a leccarmi le palle e il buco del culo.Poi le feci smettere e presi in considerazione le loro fiche. Luisella era pelosetta, con la striscia rosa di carne alquanto sporgente e molle; Cristina era depilata, con la fessura sottile, poco appariscente. Le misi una accanto all’altra, infilai le dita della mano destra nella passera di Cristina e le dita della sinistra in quella di Luisella, spinsi e dissi:"Ora, che godiate davvero o no, fatemi vedere una bella goduta: ai clienti piace vedere la puttana godere, o illudersi che goda".Muovevo le dita con impegno, e le due troiette mugolavano e si contorcevano con altrettanto impegno. Dovettero entrare bene nella parte, se non altro, perché mi accorsi che si stavano bagnando sempre di più. Spinsi con forza le mani a dilatare le vulve, ormai bene lubrificate e rilassate, e ottenni il risultato: prima fu Luisella a trovarsi tutto il pugno dentro; poi anche Cristina, con un gridolino, fece della sua fica braccialetto al mio polso."Vedo che non siete novelline, ragazze. Credo che possiamo cominciare. Avete una scorta di preservativi?"Dissero di no, le rimproverai dell’imprevidenza, e mandai Cristina a comprarne quattro scatole. Intanto feci un giro di telefonate a cinque o sei clienti di Roberta, spiegando che Roberta era andata via (non dissi se momentaneamente o definitivamente) e che avevo un’occasione d’oro, due giovani cameriere che facevano il lavoretto insieme. A tariffa adeguata, s’intende. Riuscii così a fissare tre appuntamenti consecutivi distanziati di un’ora: alle undici, a mezzogiorno e all’una.I clienti furono puntuali e Cristina e Luisella lavorarono benissimo, anche se, dopo i pompini e altri giochi di gruppo, in tutte e tre le occasioni fu solo Luisella a scopare e a concludere. Non perché Cristina si tirasse indietro, no, ma perché i clienti erano più attratti dalla fica carnosa e morbida di Luisella: il depilato non è poi troppo erotico.Ogni cliente lasciò mezzo milione, totale un milione e mezzo, che dividemmo equamente in tre, cinquecentomila a Cristina, cinquecentomila a Luisella, cinquecentomila a me.Dissi allora:"Vedete? Scommetto che è già di più che una delle vostre giornate di prima; e siamo solo all’ora di pranzo. Ma tu Cristina non dovresti depilarti: la fica pelata piace a qualche amante particolare, speciale; però alla maggior parte degli uomini non va granché".Portai le due ragazze a mangiare una pizza, e durante il pasto chiesi:"Avete l’automobile?"Cristina non ce l’aveva; Luisella aveva una vecchia utilitaria, dove comunque in cinque ci si poteva stare, stringendosi un po’. Meditai il viaggio al mare da Roberta: saremmo stati io, Luisella, Cristina, Rosanna e Valeria. Ma come proporlo? Dissi:"Ragazze, stasera dopo un pomeriggio di lavoro vi porto a divertirvi in un bel posto al mare, con altre due mie amiche, vi va?"La risposta fu affermativa con semplicità; Luisella disse che il viaggio con la sua macchina sarebbe stato un po’ scomodo, ma non importava. Tornammo a casa, telefonai a Valeria che accettò, e salii da Rosanna che pure accettò. La gita era combinata. Luisella chiese:"Adesso devo scendere sul marciapiede?""Non adesso, stakanovista! Adesso si fa un riposo di un’oretta almeno, ci mettiamo nudi nel letto, e se mi viene l’ispirazione mi faccio togliere una certa voglia da una di voi due, perché anch’io ho piacere a scopare, sai?"Le ragazze sorrisero. A letto, Luisella mi disse:"Io non sono mai stata sul marciapiede, mi sento un po’ a disagio. Se passa qualcuno che conosco…""Luisella, se scegli di fare questo mestiere, devi fregartene. Guarda che anche stando in birreria passavi da puttana con tutti: non cambia molto".La strinsi fra le braccia per incoraggiarla e continuai:"Piuttosto, devi imparare come si sta, in piazza. Non devi fare gesti verso gli uomini, devi solo stare lì e aspettare. Quando un uomo ti fa segno lui, allora sì, ti avvicini e ti metti d’accordo. Ah, una cosa: qui sul portone lavora anche un’altra ragazza, si chiama Rosanna, è un’amica che verrà stasera con noi al mare (l’altra amica che viene è Valeria, l’hai conosciuta ieri sera). C’è la regola che se vi trovate tutte e due insieme giù, e arriva un uomo, va avanti quella che è giù da più tempo, capito? Solo se l’uomo sceglie lui l’altra, allora si fa come sceglie lui. E se càpita un uomo che vuole fare con tutte e due, viene Rosanna qui. Sono piccole regole che vanno rispettate per andare tutti d’accordo e non avere grane. Se segui i miei consigli, grane non ne avrai"."E stando così ferma lì, i clienti vengono?""Eccome se vengono. Intanto sanno il posto; e poi tu ti vestirai nel modo adatto. La minigonna ce l’hai già; converrebbe metterti delle calze a rete, che oltre tutto non ti fanno troppo caldo. Te ne do un paio di Roberta, autoreggenti, dovrebbero andarti bene".Mentre parlavo a Luisella, accarezzavo con una mano i capezzoli di Cristina, che capì e si mise a gambe larghe. Le due ragazze nuove mi avevano eccitato. Indossai un preservativo e montai su Cristina, scopandola in posizione classica, con movimenti lenti e ritmici. Luisella non rimase da parte: venne a leccare con vivacità l’insieme in movimento che formavano il mio cazzo e la fica di Cristina.Andai avanti a lungo, Cristina ebbe un orgasmo, ma io mi trattenni. Mi spostai, mi tolsi il preservativo, e conclusi la faccenda in bocca a Luisella, mentre anche l’altra si avvicinava a inghiottire un po’ di sperma, cogliendolo con la lingua dalla guancia dell’amica.Ci riposammo una mezz’ora, poi provvedemmo a preparare Luisella per il debutto in piazza. Un poco di rossetto, la maglietta aderente corta che lasciava fuori l’ombelico, la minigonna, e le calze a rete autoreggenti. Solo le scarpe non erano molto adatte, troppo basse, ma pazienza.Sentii Rosanna che saliva per le scale con un uomo, e dissi:"Ecco, l’altra zoccola ha rimorchiato, se scendi adesso hai campo libero. Mettiti bene in mostra, come fossi in una vetrina; non fare gesti, ma stai attenta ai gesti degli uomini. In bocca al lupo!"Luisella incrociò le dita e scese. Dopo che fu uscita, dissi a Cristina:"È l’emozione del debutto. Succede anche alle grandi attrici, ai pianisti, ai professori! Tu sei mai stata su un marciapiede?""No, ma non credo di volerci andare. Se si può lavorare in casa, va bene, ma sul marciapiede no. Io, a differenza di Luisella, ho un po’ di famiglia che mi rompe. Sai che succede se mi becca mio padre sul marciapiede? Mi spacca il muso. Non perché gliene freghi qualcosa di me, ma per egoismo, per il suo onore di merda. Non avrebbe nessun diritto, sono maggiorenne, ma il muso me lo spacca lo stesso. Quindi per ora niente marciapiede"."Abiti coi tuoi?""Un po’ sì e un po’ no. Vorrei trovare posto altrove"."Mi spiace, ma qui da me non si può. Però su all’ultimo piano ci sono delle soffitte, in una ci sta Rosanna, l’altra ragazza che va sul portone sotto, hai capito chi è, sì. Ci sono diverse soffitte, ci abitano studenti e gente varia, qualche marocchino, ogni tanto una si libera e mettono il cartello affittasi. Se ti interessa, ti tengo informata"."Abitando lì potrei lavorare senza scendere sul marciapiede?""Sì, ti fai mettere il telefono, metti un annuncio sul giornale e lavori. Però personalmente non so che cosa sia meglio, fra l’annuncio sul giornale e lo stare in piazza. In piazza vedi con chi ti metti, puoi dire di no con una scusa, se il tipo è sospetto. Con l’annuncio, ti arrivano direttamente in casa, e lì diventa difficile selezionare"."Anche questo è vero. Ci penserò. D’altronde, io non mi sono ancora licenziata dalla birreria, per adesso aspetto.Ho solo chiesto un giorno di libertà, cioè una sera, stasera. Andiamo davvero al mare?""Certo che ci andiamo. Andiamo a trovare la mia amica che prima stava qui con me".Si aprì la porta, era Luisella che arrivava su con un uomo, con il suo primo cliente adescato in piazza. Cristina e io ci mettemmo in cucina, per lasciarli tranquilli. Dissi a Cristina:"Solo nel caso che il cliente voglia due donne, intervieni anche tu".Ma il cliente era molto normale, scopò Luisella, le diede centomila lire e filò via. Luisella venne in cucina ancora nuda, esclamando:"Ce l’ho fatta: è andata bene!" – ed era contenta come una bambina che ha preso un premio desiderato.Seconda parte della quinta giornataLuisella tornò in piazza e Cristina si sdraiò sul letto con le mani dietro la testa, dicendo:"Uff! Forse è meglio che me ne vada. Che ci sto a fare qui? A guardare Luisella che si fa clienti e soldi?"Mi coricai accanto a lei e risposi:"No, adesso telefono a qualcuno che vorrà conoscerti, vedrai".Feci il numero di Mauro, ma non trovai nessuno: forse era ancora troppo presto, non era tornato dal lavoro.Allora chiamai il Mister – lo chiamavamo tutti così, perché era il direttore sportivo di una squadra di calcio di quarta categoria."Ciao Mister. Com’è andata la partita domenica?""Favolosa! Abbiamo infilato la vittoria all’ultimo minuto contro l’altra capolista, e adesso siamo primi da soli.Quest’anno entriamo fra i professionisti, te lo dico io"."Senti, i ragazzi sono in sede per l’allenamento?""Certo che ci sono. Allenamento leggero, una sgambata per tenere caldi i muscoli, e poi prova degli schemi tattici. Stanno finendo adesso, anzi forse sono già alle docce"."Senti, visto che si sono comportati bene, che ne diresti di offrirgli un premio extra?""Ah, la solita scopata con Roberta, eh?""Roberta non c’è. Ho qui due ragazze nuove"."Buone?""Due bocconcini"."Ma ci sanno fare? Perché io ti arrivo lì con dieci atleti, sì, almeno dieci vengono di sicuro, su venti che sono in tutto. Gli altri dieci hanno la fidanzata che li aspetta" – rise il Mister."Le mie ragazze ci sanno fare, basta che i tuoi ragazzi non facciano troppo casino. Spiegagli che vengono a scopare, non a ribaltare la casa"."Ma sì, te li porto. Oggi va bene, è la giornata adatta per rilassarli un po’. Ma dimmi il prezzo, si fa la solita tariffa cumulativa?""Ne porti dieci?""Uno più, uno meno"."Facciamo un milione e mezzo, e le ragazze sono a disposizione fino all’ora di cena, ti va?""Ma con Roberta bastava un milione"."Ma queste sono due, Mister. Due ragazze. Roberta si prendeva dieci cazzi da sola, e se la cavava bene; però con due ragazze, i tuoi campioni vanno più calmi e godono meglio, no? Però ci vuole quel mezzo milioncino di supplemento"."Va bene, lazzarone, lo metto nelle spese generali. Fra meno di un’ora sono lì con la squadra".Cristina aveva ascoltato attenta la conversazione, e mi disse:"Arrivano in dieci, davvero?""Sì, ti dispiace? Sono dieci ragazzi giovani, neanche sgradevoli. A Roberta piaceva moltissimo come esperienza"."Non dico di no. Certo che dieci tutti insieme sono una cosa a cui non avevo mai nemmeno pensato"."Ma poi, sarete in due, che fa cinque ciascuna, poco più di quello che succede in un pomeriggio normale rimorchiando in piazza".Luisella tornò su con un altro uomo; Cristina e io facemmo per alzarci dal letto e andare in cucina, ma l’uomo disse:"No, no, restate lì. Facciamo il gioco della doppia coppia. Questa signorina mi ha detto che è possibile…"Guardai l’uomo. Un tipo medio, quarant’anni, l’aspetto di un commercialista, elegante senza fantasia. Dissi:"Si può fare, certo, ma ha il suo prezzo".Luisella intervenne:"Gli ho detto trecentomila"."Va bene. Non è moltissimo, ma passi. Per tre quarti d’ora, però, non di più, perché dopo abbiamo un impegno.Allora giochiamo che queste sono le nostre mogli, se ho ben capito".Infatti, si fece il gioco recitando anche i dettagli più cretini, i salamelecchi e i saluti fra le signore; ma senza perderci troppo tempo, però, dato il limite di orario.Ci si buttò in quattro sul letto, prima ciascuno con la sua mogliettina (la mia era Cristina, la sua Luisella), poi il cliente disse:"Alla mia signora piacerebbe provare il brivido della doppia penetrazione".Detto e fatto, Luisella si trovò un cazzo nella fica e uno (il mio) in bocca. Dopo qualche minuto così, fui io a dire, adeguandomi al gioco:"Anche la mia signora ama le doppiette, ma le preferisce di un altro tipo".Mi distesi a pancia in su, presi Cristina su di me, anche lei a pancia in su, e cominciai a spingerle l’uccello contro il buchetto posteriore, sussurrandole:"Spero che tu non abbia problemi in questo senso"."No, ma fai piano, e poi potevi chiedermelo prima, stronzo, almeno per gentilezza".Il cazzo entrò con facilità nel culetto di Cristina, che in quella posizione offriva a gambe larghe la fica all’altro uomo. Il cliente disse:"Sarò ben lieto di soddisfare il desiderio della signora".Cristina, un poco prosaicamente ma opportunamente, gli fece osservare una precauzione igienica:"Sì, bello, fammi godere, ma prima cambia il preservativo, ce ne sono sul comodino".Il cliente eseguì con docilità e fu sopra Cristina.Luisella assistette per un poco alla doppia penetrazione senza intervenire, poi andò a dare qualche colpetto di lingua qua e là a tutti e tre.Si poteva concludere così, ma a quel punto il cliente voleva provare anche lui il gusto dell’inculata, e disse:"Anche la mia signora ama prenderlo dietro, vero?"Luisella alzò le spalle e si dispose a ricevere l’uomo (che intanto aveva di nuovo cambiato preservativo, giustamente) fra le chiappe. Si misero nella stessa posizione in cui Cristina e io stavamo ancora, e così la scena, interessante, fu rappresentata da due troiette in parallelo che, inchiodate col culo su due cazzi, mostravano a un ipotetico spettatore le fiche aperte e vuote fra le cosce spalancate.Uno spettacolo che nessuno poteva osservare: peccato. Del resto, il sole fa i suoi tramonti di fuoco anche se nessuno guarda.Quando il cliente se ne fu andato, spiegai a Luisella quello che Cristina già sapeva: che di lì a pochi minuti sarebbe arrivata una squadra di calcio.I ragazzi infatti salirono le scale mentre le due puttane erano ancora in bagno. Erano undici, accompagnati dal Mister, e ognuno aveva la sua borsa con la roba dell’allenamento. Il Mister li comandava a bacchetta:"Eccoci qua, ragazzi. Mi raccomando, niente casino e niente urli. Non siamo allo stadio. Spogliatevi e ognuno metta tutti i vestiti nella propria borsa, se no dopo non trovate le cose".Io distribuii i preservativi, due a ogni ragazzo, dando fondo alle scorte, e presi i soldi dal Mister, dicendogli:"Se vuoi favorire anche tu, naturalmente, puoi"."Oh, io preferisco farlo con calma per conto mio, mica in quest’orgia di torelli con due vacche. Ho un paio di amanti fisse, donne che si fanno solo me… almeno per qualche ora, s’intende. Tipe d’alto bordo, non cessi pubblici".Pensai alla stupidità di quell’uomo che cercava distinzione di classe fra le puttane, quando è già stupido cercarla fra le donne in generale. È stupido, non perché le donne sono tutte uguali, ma perché sono tutte completamente diverse: dunque, non raggruppabili in classi. Lapalissiano, eppure quasi nessun uomo ci arriva. Temetti o sperai per un momento che una delle sue zoccole d’alto bordo fosse Luisella, oppure Cristina, ipotesi possibilissima, se frequentava la birreria. Temetti, perché non avevo voglia di vedere maschere di delusione e di stupore idiota; sperai, perché bene gli sarebbe stato, al Mister.Ma non accadde: i due cessi pubblici, quando si presentarono, accolti con entusiasmo dalla truppa nuda, non furono riconosciuti dal Mister. Luisella però mi disse all’orecchio una cosa che mi confermò che il mondo è piccolo e che il corto circuito era stato sfiorato:"Sai che quello vecchio è uno che se la fa con Simonetta?"Poi la festa cominciò, e le due ragazzine furono sballottate per quasi tre ore fra gli undici ragazzi, che erano loro coetanei, o di ben poco più vecchi. Impetuosi ma rozzi, facevano battute come:"Vieni qui puttanona che ti traforo"."Apri la fica, ma quanti cazzi ci entrano qui?""Succhia, su, che ti faccio un long-drink di sborra!"E pensare che quelle potevano essere, e per puro caso non erano, le loro fidanzatine, portate mano nella mano al chiaro di luna. Non amo molto i calciatori.Tutto si svolse peraltro senza troppo rumore, la squadra se ne andò soddisfatta e le due ragazze si buttarono sul letto stremate. Cristina esclamò:"Madonna, che strapazzata!"E Luisella:"Sì, ma ti ho sentita che godevi"."Ma va, facevo finta"."Figuriamoci, credi che non sappia distinguere?""Però anche tu hai goduto"."Non dico di no!"Io le guardai: erano molto belle, così scompigliate e arruffate. Dissi:"Per oggi basta. Vado su a chiamare Rosanna, fra poco arriva Valeria, e si fa una romantica gita al mare"."Ehi, non mangiamo qualcosa prima?" – domandò Luisella, a cui tutti quei cazzi dovevano aver messo appetito."Se avete fame cercate in cucina, ma la cenetta direi che è meglio farcela al mare, piuttosto che viaggiare col boccone sullo stomaco".Salii da Rosanna, ma non la trovai. Allora scesi in piazza, dove logicamente era sul portone. e le dissi:"Rosanna, lascia perdere per oggi, vieni su che andiamo al mare. Tanto, avrai già lavorato abbastanza. La mia tirocinante ne ha rimorchiati solo due dopo pranzo, poi l’ho tenuta impegnata in casa, così hai avuto campo libero"."Sì, ho visto arrivare il Mister con la squadra. Le hai fatto una terapia d’urto, alla tua allieva. Come l’ha presa, o per meglio dire, come li ha presi?""Benissimo, direi: da brava navigatrice"."Già: c’è chi lo metti in acqua la prima volta e sa già nuotare, e c’è chi non impara a fare due bracciate nemmeno con mille lezioni; allo stesso modo, c’è chi diventa troia fatta il primo giorno che ci prova, e chi non lo diventerebbe mai. Gran cosa il mondo"."Sei filosofa oggi. Vieni su, aspettiamo Valeria e partiamo. La mia allieva ha l’automobile. Ci facciamo un giro, una buona cena, e poi andiamo a vedere Roberta che si esibisce al Charlie’s Stone"."Dov’è che si esibisce? Al Charleston?""No, si chiama Charlie’s Stone, che poi tradotto farebbe il sasso di Carletto, un gioco di parole cretino, non sanno più come chiamarli i locali".Salimmo in casa, Rosanna scherzò un po’ con le due ragazzine, citò persino un film di Totò dicendo:"Bimbe mie, puttane si nasce, e io lo nacqui. Ma mi sa tanto che anche a voi l’ispirazione non manca".Valeria arrivò poco dopo, tutti bevemmo molta acqua perché faceva caldo, e senza altri indugi partimmo. Stipati nella piccola automobile di Luisella, faceva più caldo ancora. Luisella stava al volante, perché non voleva cedere ad altri la guida della sua macchina; Valeria era seduta davanti; io mi schiacciavo sul sedile posteriore con le ragazzine.Il cielo era arancione scuro, quasi bruno. A quell’ora, le luci della strada sono buone, sembrano andare d’accordo con gli altri colori, in una vivacità reciproca di concordanze. Poi, nel buio completo della notte, i fari si fanno più violenti. Ma compaiono altrove altre dolcezze.Ci fermammo a metà strada a fare pipì in un’area di parcheggio, dietro una siepe; poi proseguimmo diritti verso il paese della costa. Luisella non andava molto veloce, e ci impiegammo un po’ più tempo del previsto. Fummo anche fermati da una pattuglia della polizia, a un posto di blocco: gli agenti controllarono i documenti di tutti e quelli della macchina. Era tutto in regola, ma restammo fermi un buon quarto d’ora. Gli agenti ci guardavano curiosi, avrebbero voluto sapere che cosa ci faceva un uomo con quattro giovani donne; e chissà che cosa s’immaginavano, i maiali.Giunti a destinazione, scegliemmo un ristorante con i tavoli sul lungomare, e ordinammo una classica cena a base di pesce, da perfetti turisti.Terza parte della quinta giornataAccanto a noi c’era una lunga tavolata di ragazzi e ragazze, con due o tre adulti: probabilmente un viaggio organizzato da qualche parrocchia, dato che non era più stagione di gite scolastiche. Il ristorante era quasi pieno: ai tavoli rimanenti, coppie e gruppetti.Io ero seduto con quattro donne che, sia pure a diversi livelli, esercitavano il mestiere di prostitute, e mi divertiva l’assenza di contrasto fra loro e le altre presenti in quel ristorante. Valeria poteva sembrare un’insegnante; Luisella e Cristina si sarebbero confuse benissimo nella brigata parrocchiale; Rosanna assomigliava alla moglie di un impiegato in gita. Forse solo l’essere quattro insieme, in compagnia di un uomo, avrebbe indotto qualche sospetto nei più maliziosi.La cena fu allegra e abbondante. Dovevamo tirare un po’ tardi, per far venire l’ora dello spettacolo di Roberta.Guardando le gambe di una ragazzina del gruppo in tavolata, mi tornò in mente Luana, la squinzietta conosciuta sulla spiaggia naturista. Avevo l’agendina col suo indirizzo di casa, ma anche col telefono dell’albergo dove si trovava in quei giorni. Mi venne voglia di chiamarla, e lo feci, dall’apparecchio che c’era all’interno del ristorante.Al portiere che mi rispose, dissi correttamente il mio nome, e chiesi di parlare con la tal signorina. Mi fu risposto di attendere. Un paio di minuti, e sentii la voce di Luana:"Pronto? Ma sei tu?""Sì. Sono in un paese non lontano da te; ma non posso venire stasera. Forse domani mattina. Hai sempre voglia di rivedermi?""Cacchio, sapessi che rottura è qui! Ci vieni davvero, domani?""Se ci riesco, sì. Facciamo che ti trovi alle dieci, dieci e mezzo, su quella spiaggetta dove abbiamo fatto l’amore. Hai problemi?""No. Domattina va bene. Sarò lì. Cerca di venire, eh?""Farò il possibile".Tornai al tavolo, pagai il conto, e portai le ragazze a fare un giro sul lungomare. Luisella e Cristina erano un poco ubriache e ridevano; Valeria e Rosanna parlottavano.Era una bella nottata; verso le undici e mezzo ci presentammo all’ingresso del Charlie’s Stone. Il locale non era ancora molto affollato; prendemmo posto su un divanetto vicino alla pista.La musica era soffice, qualche coppia ballava. A mezzanotte in punto un presentatore all’americana fece il suo ingresso e cominciò a sproloquiare benvenuti, , battutacce, superlativi e promesse di "grossissimi" show. Intanto un paio di inservienti trascinavano sulla pista il grosso materassino gonfiato, quadrato, coi bordi rialzati, all’interno del quale alcune ragazze, fra cui Roberta, avrebbero fatto la lotta cosparse d’olio.Ma prima ci sarebbero stati alcuni spogliarelli. Cominciò la serie una biondona col seno esagerato, che si tolse lentamente un abito bianco da sposa. Nel frattempo, alcuni uomini soli, venuti nel locale per lustrarsi la vista ma non senza la speranza di eventuali conquiste, avevano adocchiato il nostro gruppetto. Decisi di stringermi addosso Valeria, che fu d’accordo, e di lasciare le altre tre alla portata dei pretendenti.Cristina respinse le attenzioni di un ciccione unto di mezza età, che si ritirò senza troppo insistere. Rosanna prese a chiacchierare con un distinto signore. Luisella fu attaccata da un ragazzo bello, uno dei pochi giovani presenti, e dopo qualche scaramuccia si lasciò baciare.Dopo la biondona, toccò a una nera, coi capelli crespi e le tettine a punta, di spogliarsi sotto la luce dei riflettori; poi venne il turno di Roberta, che partì vestita da fanciulla del West o qualcosa del genere: ma in tre minuti restò in mutandine, reggicalze e calze a rete bianche.I clienti abituali, che dovevano conoscere già bene le due che si erano esibite prima, furono subito attratti dalla novità. Roberta venne prima davanti a noi, sculettando, e si sedette in braccio a me per togliersi le mutandine, mentre Valeria si fingeva infastidita e molti uomini fischiavano e la chiamavano.Luisella era troppo impegnata a limonare col suo ragazzo, ma Cristina mi disse:"Allora è quella la tua famosa Roberta. Non è malaccio, ma niente di eccezionale".Le risposi con un poco di stizza:"Porta rispetto alle colleghe più esperte di te. Roberta sarebbe capace di portarti via da sotto il naso qualsiasi uomo, credimi"."Ah, sarà magica, allora…"Roberta non deluse il pubblico: muovendosi agile, si spostò su tutti i lati della pista, spalancando le cosce davanti agli spettatori più entusiasti, che applaudirono a lungo. Solo uno, evidentemente un frequentatore della casa di Sabrina e Samanta, per mostrare la propria sapienza disse forte ai vicini, in un momento senza musica:"Questa falsa novellina prende una dozzina di cazzi tutti i pomeriggi. Il locale sta scadendo, ingaggiano le bagasce".Ma qualcuno lo rimbeccò:"E le altre cosa credi che siano? Crocerossine?"E ci fu una risata. Roberta non badò all’azione di disturbo e concluse il numero accanto al presentatore che era rientrato in scena annunciando:"Bella la nostra nuova girl, davvero okkey, un fantastico strip. Ma ora vedremo se è brava anche nel wrestling, perché sfiderà la campionessa May-kù, una lotta da shock.Adesso un break per un po’ di dance, e poi sotto con lo show! Al pub trovate i nostri fantastici drink, yeah, fatevi sotto boys!"Dopo questa raffica di barbarismi sparata stringendosi Roberta a un fianco, il presentatore si ritirò e Roberta venne ancora un attimo da noi. Le dissi:"Brava. Ora vedi di non farti male con la campionessa"."Stai tranquillo. Dopo ci facciamo un giro insieme?""Si capisce che ce lo facciamo".Roberta andò in camerino a prepararsi. La pausa durò una ventina di minuti. Poi ci furono le solenni ridondanti presentazioni delle due contendenti per la lotta con l’olio.Mi vennero in mente le entrate delle primedonne di mezzo secolo fa, quando gli uomini si lasciavano ingannare dallo sfolgorare dei lustrini e dal crescendo wagneriano delle musiche, e le attricette, nemmeno brave, mostravano mezza gamba e lanciavano uno sguardo da pesce lesso che immediatamente veniva definito "fatale" da qualche abile propagandista, e "fatale" rimaneva a tutti per supina perenne accettazione, tanto che c’è chi lo rimpiange ancora adesso, lamentando magari l’involgarimento odierno dei costumi. Io non sono d’accordo, non rimpiango quei tempi, li trovo ancora più falsi di questi di oggi; e ce ne vuole. Ma ora, almeno, una donna, per piacere al pubblico di questi locali, deve svolgere il tema, e non solo girarci intorno come allora. L’oggetto del desiderio è sempre il medesimo, ma la mira è più limpida, l’acqua meno torbida: la fica suggerita e negata sotto i mutandoni induceva violenza (due guerre mondiali a dimostrarlo); la fica aperta placa gli animi e rasserena le città.Non a caso le guerre continuano soprattutto in quelle zone del pianeta dove le donne tengono le cosce chiuse. Lo slogan Fate l’amore non la guerra ha la sua potenza rivoluzionaria sempre intatta. Infatti, dopo la vittoria della destra, l’hanno praticamente vietato. Ma, almeno per adesso, lasciano in pace puttane, spogliarelliste e attrici a luce rossa, e si contentano di finanziare coi soldi pubblici le scuole bigotte.Lasciai il filo di questo pensiero, che mi aveva messo di cattivo umore per un attimo, e dissi a Valeria, che era sempre accanto a me:"Chissà come se la caverà Roberta. Anche se è tutto abbastanza truccato, non credo che sia facile dare spettacolo in quel tipo di lotta".La campionessa May-kù aveva qualche tratto orientale, ma doveva essere una del posto, forse un’amica del gestore che aveva avuto l’idea di quel nuovo genere di attrazione.Aveva all’incirca la stessa corporatura di Roberta. Le due lottatrici si erano messe ad angoli opposti del quadrato, e alcuni avventori avevano il privilegio di spruzzarle d’olio, puntando il getto nei punti più sfiziosi. Il costume di gara era un bikini ridottissimo e poco stabile, che le avrebbe certo lasciate spoglie ai primi assalti.La lotta cominciò. Roberta afferrò l’avversaria e la mise sotto, in un guizzare di carni luccicanti. L’altra le strappò il reggiseno, come da copione. Si rivoltolarono a fasi alterne, fra l’entusiasmo del pubblico.Dopo la prima ripresa, erano nude entrambe, ovviamente; ma era difficile dire chi stesse prevalendo dal punto di vista agonistico. Eppure sembravano lottare davvero. A metà del secondo incontro, che la cosa fosse prevista o no, Roberta, durante una presa ingarbugliata, ficcò tre dita dentro la fica dell’avversaria, che strillò, e rivoltandosi come una biscia le rese pan per focaccia a pugno chiuso. Gli uomini guardavano estasiati.Il combattimento andò avanti per cinque riprese, poi un colpo sferrato da May-kù col dorso del piede fra le cosce di Roberta la mise al tappeto, e la vittoria andò alla campionessa.Mentre la confusione si placava e la musica riattaccava per qualche coppia che voleva ancora ballare, raggiunsi Roberta in camerino:"Ehi, Roberta, come ti senti? Ma era tutto calcolato?""Calcolato fino a un certo punto. Quella stronza mi ha tolto il fiato, con quel calcio sulla fica. Dovrò dirglielo, che ha esagerato"."Ma chi è quella May-kù?""Che May-kù e May kù! Si chiama Giulia e fa la puttana nel primo paese dopo il confine, più o meno là dove siamo stati alla spiaggia naturista".Roberta si vestì, passammo in sala a riprendere le altre ragazze per andare a prendere il fresco sul mare. Solo Luisella non volle venire, s’era innamorata del ragazzo con cui stava limonando, e così ci dette appuntamento per le tre davanti al locale e rimase a goderselo.Facemmo una lunga passeggiata. Mi presi Roberta sotto braccio e chiacchierammo di tante cose, poi ci baciammo sulla spiaggia, giocando, mentre Valeria, Rosanna e Cristina guardavano le stelle e si facevano accarezzare dalla brezza.Io pomiciavo Roberta e lei faceva le schermaglie:"Togli le mani di lì, scemo, per chi mi hai presa?""Su, lo sai che mi piace toccarti lì"."Alla larga. Toccami solo dalla vita in su…""Perché, sei vergine?""Certo, non conosco uomo"."Nemmeno io conosco donna".Erano battute, ma in fondo era pure la verità: si può mai conoscere fino in fondo un uomo o una donna? Continuai:"Però ci ho una voglia di conoscere, sai… Fatto non fui a viver come bruto, ma per seguir virtute e conoscenza.Lascia che io assaggi la tua virtute e faccia la tua conoscenza, su"."Ma se poi resto incinta? La mamma mi ha detto di stare attenta ai tipacci come te"."Perché?""Perché poi non pagano!""E oggi quanti ti hanno pagata, vacca?""Saranno stati quindici e mezzo"."E mezzo?""Sì, uno che si è sborrato addosso prima di togliermi le mutande, lo conto mezzo"."Ma allora non sei vergine, traditora!""Mio principe, io intendevo vergine oggi, da mezzanotte in qua non ho scopato con nessuno. Non sei tu che dici che ogni giorno fa storia a sé?""Infatti, mia adorata. Lascia che io ti svergini l’oggi, che il domani poi si vedrà".Così facemmo l’amore sulla spiaggia, su una sedia a sdraio stesa a terra. Le tre compagne di passeggiata rimasero in disparte, discrete, a riposarsi. Roberta mi disse:"Quelle due nuove te le sei già fatte?""Certo. La Luisella mi piace anche abbastanza"."Sei sempre il maiale che conosco. Vieni a trovarmi e ti porti quattro donne, tutte e quattro scopate di fresco"."Se crepo, crepo. Ma finché ho forza e voglia, me le faccio, le ragazze. Tutte quelle che mi piacciono"."E quando crepi ti reincarni in me, così ti fai anche gli uomini. Io mi faccio tutti gli uomini che mi piacciono, e anche quelli che non mi piacciono tanto ma mi pagano bene, e vorrei scopare anche con Dio"."Esagerata. Perché con Dio? Sarà vecchio…""Già, ma se scopa da Dio!"Scoppiammo a ridere, e Roberta mi baciò gli occhi e le orecchie.
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