A Martina, la mia ragazza, piace quando gli faccio scivolare un dito nel culo mentre chiaviamo o la lecco, ma ha sempre esitato a permettermi di fottergli il culo. “Non so,” dice sempre, “penso faccia male.” Per quanto tenti di persuaderla, non riesco a convincerla. Lei convive con due amiche mentre io sto da solo, quindi passiamo la maggior parte del tempo a casa mia. Un venerdì sera non ce la sentivamo di uscire, così ho affittato un paio di videocassette. Abbiamo fatto come al solito: abbiamo guardato il primo film, bevendo un po’ di vino e mangiando qualcosa; poi, dopo il film, abbiamo messo un nastro porno ed abbiamo seguito le nostre inclinazioni. Il film che avevamo noleggiato era piuttosto eccitante, una scena mostrava un vero stallone che lavora col suo attrezzo nel didietro stretto di una dolce ragazza. Martina ha smesso di giocare con me e si è seduta rapita ad osservare. Il tizio lentamente ha mosso il cazzo nella ragazza che evidentemente godeva dell’attenzione. Mentre l’individuo aveva trenta centimetri nel culo della ragazza, Martina respirava affannosamente e si è chinata a farmi un pompino mentre con un dito trafficava nel mio buco del culo. L’ho fatta rotolare su di me e ho cominciato a leccarla, ho fatto scivolare un dito nella micia bagnata, poi gliel’ho infilato nel culo. Le chiappe si sono strette e ha spinto la micia contro il mio viso. Ho spinto un altro dito nel suo culo e la sua bocca è scesa ancora di più sul mio cazzo, mi stava facendo il miglior pompino della mai vita. La sua passera era bagnata e scivolosa, ma nessuna supplica la convinceva a permettermi di far scivolare il cazzo nel suo culo. “Hai visto quel tizio, io non ce l’ho così grosso.” “Mi farà male.” “Sarò gentile. Te lo prometto. Se ti fa male mi fermerò.” “No, per favore, Matteo. Per favore.” Ha raddoppiato gli sforzi sul mio cazzo, il dito girava nel mio buco del culo. Ho infilato le due dita il più profondamente possibile ed ero concentrato a farlo con la massima forza. “Fermati,”. “Che c’è?” “Lo stai facendo apposta; non hai mai usato due dita.” “Vanno bene. Sono grandi come il mio cazzo.” “No. Proprio no.” “Ma ti piacciono le mie dita.” Altri l’avrebbero forzata, dopo tutto se le piacevano due dita, doveva piacergli anche il cazzo, giusto? Ma non sono quel genere di individuo, ed inoltre anche un dito nel culo fa male se spinto troppo, bisogna aprirsi e rilassarsi altrimenti è doloroso. “Matteo, non sei arrabbiato con me, non è vero?” “Vorrei proprio farlo, ecco tutto, ma farò qualunque cosa tu voglia.” “Mi dispiace, sono solo spaventata.” “Va tutto bene, bimba.” Mi ha baciato la bocca. “Guardami,” ha detto. “Ti piace.” Era vero, guardandola era difficile rimanere adirati. Il venerdì seguente Martina mi ha chiamato al lavoro e mi ha invitato da lei. “Laura e Silvia sono via, l’appartamento sarà tutto per noi.” Così alle 7 mi sono trovato a suonare il suo campanello con un sacchetto di cibo cinese bollente in mano. Mi è venuta incontro con un paio di jeans stretti ed una camiciola bianca di seta che gli avevo comprato. Dovrei descrivere Martina così capirete l’effetto che mi fa guardarla. Siamo ambedue vicini ai trent’anni. Martina è alta un metro e sessantotto e magra, ha capelli castano scuro, così scuro che è quasi nero, i seni sono veramente piccoli e ne è consapevole. “Scommetto che non sei mai uscito con una ragazza piatta come me,” ha detto una volta, non ha mai creduto che la cosa non mi preoccupasse. Invece non mi importa, io sono un intenditore di culi, ed il suo culo è poesia pura. Due natiche sode, gambe lunghe ed un monte di Venere che sporge orgogliosamente in fuori; peli della micia scuri, scuri ed un clitoride che, quando è eretto, sporge dai peli pubici. Guardando la sua camminata in jeans ero prossimo a venire e lei lo sapeva. Gli piacciono le camiciole perché pensa che nascondano il fatto che è piatta; quindi jeans ed una camiciola volevano dire che Martina si sentiva eccitata. Mi ha baciato e ha chiuso a chiave la porta dietro di me. “Metti via quella roba,” ha detto. “Non abbiamo fame.” “Oh, non mi dispiacerebbe mangiare qualcosa”. Ha riso e mi ha condotto nel soggiorno. Aveva messo dei guanciali sul pavimento ed acceso il videoregistratore. Ha spento tutte le luci a parte una blu. Piace a tutti e due la luce blu perché è una vera “luce notturna” invece della rossa, che è un po’ squallida. Ha messo le mani sulla mia testa e mi ha tirato a lei. Mi ha baciato spingendo la lingua tra le mie labbra mentre spingeva la micia contro di me. “Facciamo partire il film”. Quando è iniziato sono rimasto sorpreso di vedere che era lo stesso della settimana precedente e l’aveva fatto partire proprio alla scena dell’inculata. Mi ha tolto i pantaloni e, leccandomi la pancia, si e lasciata cadere sulle ginocchia e ha preso il mio cazzo in bocca. Ho accarezzato il suo capelli sentendo un formicolio nelle palle. Dio, come piaceva succhiare il cazzo alla ragazza! “Siediti,” ha detto, “ti ho comprato un regalo.” Mi sono seduto accanto a lei mentre prendeva qualcosa sotto il divano. “Crema lubrificante?” Ho detto. “Non ti piace,” ha detto contrariata. “Dolcezza, sono sorpreso ecco tutto. Sai per cosa si usa, vero?” “L’ho comprata per quello. Ho pensato tutta la settimana se farlo,” ed intanto accennava col capo verso il videoregistratore, “poi ho deciso. Ma fallo lentamente, ok?” Gli ho accarezzato i capelli e gli ho baciato le labbra, il naso, tutt’e due gli occhi. “Prometto. Se ti fa male, dillo e mi fermerò.” “Vuoi che prima te lo succhi, così ti ecciti?” “Penso di poterlo maneggiare.” Cosa si può dire di una donna così? L’ho attirata a me e gli ho fatto scivolare i jeans alle ginocchia. Il clitoride, quando l’ho toccato, era rigido e la micia gocciolava. Ho fatto scivolare un dito su e giù lungo la fessura. Martina si è lamentata e ha mosso le anche al ritmo del mio dito. “E’ così dolce farlo,” ho detto. “Voglio che tu sia felice,” ha detto. “Tu mi fai felice.” Ho fatto scivolare via completamente i suoi pantaloni, gli ho baciato le mammelle attraverso la camiciola pizzicando i capezzoli tra le labbra. L’ho alzata e gli ho leccato la pancia seguendo la sottile linea scura giù fino al monte. L’ho fatta sdraiare sulla schiena e ho preso il culo nelle mie mani cominciando a leccarla. Martina di solito ha molti orgasmi prima che io venga ed io volevo che si rilassasse il più possibile. Ho fatto scivolare un dito nella sua micia, dentro e fuori finché non è stato madido dei suoi umori, poi ho toccato il buco del culo. Ha fatto un salto. “Mi dispiace,” ha detto, “sono un po’ nervosa.” “Non preoccuparti, sono qui io.” Gli ho aperto le leggermente natiche e ho fatto scivolare il dito nell’apertura. L’ho lasciato là e lentamente gli ho leccato il clitoride. L’odore della micia diventava sempre più forte e la mia bocca sempre più bagnata. Ha cominciato stringere le chiappe sul mio dito. L’ho spinto più profondamente e ho passato il muscolo; l’ho fatto scivolare avanti ed indietro al ritmo della mia lingua, ha cominciato a sgroppare. “Oh Matteo. Matteo.” ha bisbigliato. Le sue natiche hanno afferrato il mio dito così strettamente che non riuscivo a tirarlo fuori e lei si agitava su e giù sul dito mentre gli leccavo la punta del clitoride. Ha sospirato, è rabbrividita e si è rilassata. “Fallo scivolare fuori,” ha bisbigliato ed io ho cominciato a maledirmi. Ora che era venuta rimpiangeva di aver promesso. “Non vuoi….” “No Matteo, per favore. Ti voglio.” Ho messo della crema sul mio dito e gli ho toccato il buco, ha fatto un salto. “E’ freddo.” “Non per molto.” Ho lubrificato tutto il buco e poi ha spinto dentro il dito. Lubrificato dalla crema e dal nostro precedente giochetto è scivolato dentro profondamente. L’ho tolto e ho messo della crema sulla punta del cazzo, l’ho fatta sdraiare sul fianco e, usando le mani per aprirgli le natiche, ho portato il cazzo a toccargli il buco. E’ rabbrividita e si è ritirata, ho fatto un po’ di fatica ma la cappella è scivolata nel culo. Mi sono fermato per lasciare che si abituasse alla sensazione, poi gli ho allargato di più le natiche e sono scivolato più profondamente. Il cazzo ha colpito il muscolo e l’ha saltato. “Fa male,” ha bisbigliato. “Rilassati. Non continuo. Rilassati ed abituati alla sensazione.” Gli ho accarezzato il fianco e poi la pancia, gli ho baciato il collo e lei si è inarcata. “Mmm”. Ho strofinato una mano contro il monte di Venere, ha alzato leggermente una gamba e ho fatto scivolare un dito contro la sua fessura. “Senza fretta,” gli ho detto. “Abbiamo tutta la notte.” “Più profondamente,” ha comandato. Ho fatto scivolare il cazzo più profondamente nel culo. Ha rantolato e io ho superato l’anello dello sfintere ed il cazzo è scivolato dentro. Dentro. Ero nel culo della mia dolcezza. Il solo pensiero a momenti mi faceva venire. “Aspetterò,” ho detto. “Rilassati e sarà eccezionale.” Lei si muoveva lentamente avanti ed indietro, facendo scivolare dentro e fuori il mio cazzo. “Non muoverti,” ha detto, “Voglio provare questo.” Si è rannicchiata aprendo il culo ed ha afferrato il mio cazzo. Le sue natiche toccavano il mio corpo. “Così,” ho bisbigliato. “Così.” “Bene,” ha detto. La sua voce aveva quel suono che talvolta aveva quando stava realmente godendo. Ha aperto le gambe e ne ha messa una dietro di me. Ha aperto la micia e ha usato la gamba per spingersi sopra e poi lontano dal mio cazzo. Ha continuato ad alzarla, ogni volta un po’ più in alto; alla fine l’ha alzata così in alto che il mio cazzo è scivolato fuori. “Oh,” ha detto. “Aspetta.” Ha abbassato le mani e ha puntato il cazzo contro il suo buco, con un movimento rapido si è seduta sopra. “Whew!”. Ha cominciato a dondolarsi sul cazzo, stringeva le chiappe. Il suo respiro ha cominciato ad essere affannoso e ha fatto scivolare uno dito alla micia. “Matteo,” ha bisbigliato, “fallo, fottimi il culo.” Ho cominciato a dondolare al suo ritmo; Dio, come era stretto. Non potevo quasi muovermi e quando ha stretto mi ha congelato. Il suo dito ha volteggiato attorno alla micia e lei ha cominciato a dondolare spasmodicamente. “Vieni,” ha bisbigliato, “oh vienimi nel culo.” ” Verrò con te,” ho detto baciandogli il collo. “Sì…ora,” ha detto, staccando le sillabe lentamente e distintamente. Si sditalinava furiosamente e le sue anche dondolavano sempre più velocemente. “Matteo…sto…venendo.” Ha stretto il mio cazzo con tanta forza che sono rabbrividito, la sborra cominciava ad esplodere nei testicoli. “…vengo!” Con un brivido violento ha spinto sul cazzo, le chiappe continuavano a stringere, il suo corpo è rabbrividito ad ogni onda di piacere. Il mio orgasmo cominciava a salire ed ero cieco per la frenesia, pompavo il suo culo e poi lo pompavo ancora. Con una spinta finale il mio sperma si è spinto profondamente nel suo buco del culo, ed ha continuato a lungo. La forza era notevole, lo sentivo spingere contro di me tentando di far uscire il cazzo dal buco. Siamo crollati, il cazzo palpitante e le natiche che stringevano e si aprivano, siamo rabbrividiti mentre le onde del nostro piacere diminuivano d’intensità. Finalmente era finita. Si è girata ed il cazzo è scivolato fuori dal suo culo che continuava a gocciolare sborra e crema lubrificante. “Com’è stato bello,” ha detto. “Veramente bello.” “Sono contento. Mi è piaciuto. Ha fatto male?” Si è seduta. “Sì,” ha detto, sorridendo. “Mangiamo e poi lo rifaremo.”
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