Morena, la migliore amica della mia ragazza, è quello che si definisce universalmente come “un gran pezzo di figa”. Alta 1.75, bionda, due gambe lunghe come un’autostrada e, dulcis in fundo, due tette quinta misura tonde e gonfie da farti addrizzare il cazzo anche per telefono.Quel sabato mattina io ed Eva, la mia ragazza, stavamo andando, come quasi ogni sabato d’estate, al lago, quando, proprio appena partiti da sotto casa sua,incontrammo Morena che stava andando a fare un giro in bicicletta. Eva le chiese se voleva venire con noi, e lei dapprima si mostrò riluttante, dato che era sola, ma poi, viste le nostre insistenze, si decise a venire. La aspettammo sotto casa sua per darle il tempo di cambiarsi e posare la bicicletta, dopo di che partimmo per il lago dove arrivammo dopo circa mezz’ora.Ci sdraiammo per un poco al sole, poi Eva suggerì l’idea di noleggiare un pedalò. Io non ne fui molto felice, dato che pedalare sotto il sole non è proprio il mio ideale, ma poi mi lasciai convincere, così partimmo verso il centro del lago. Lì giunti, Eva passò dietro con Morena e si misero a prendere il sole, ed io restai al posto di guida pedalando molto lentamente senza meta. Dopo qualche minuto Morena, scherzando, suggerì di mettersi in topless. Eva accettò di buon grado, tanto non c’era nessuno intorno, e così anche Morena, forse un po’ pentita di avere lanciato quella proposta, si tolse il pezzo superiore del costume.Io voltavo loro le spalle, ma il pensiero di quelle due ragazze là dietro con le tette di fuori mi stava facendo arrivare il cazzo fino alla gola, ed inoltre morivo dalla voglia di vedere le zinne di Morena. Fu Eva a dirmi se volevo stare dietro con loro, ed io accettai cercando di mostrarmi indifferente. Ma le tette di Morena erano qualcosa di strepitoso. Tonde come due meloni, con due areole di almeno cinque centimetri di diametro e due capezzoli che sembravano invitare la bocca a succhiarli. Mi sdraiai in mezzo a loro, e la vicinanza con quei corpi seminudi, emananti odore di donna, mi inebriava al punto che non riuscivo a controllare le mie emozioni. Morena era voltata dall’altra parte, così io ne approfittai per prendere la mano di Eva e appoggiarmela sul cazzo duro come un pezzo di marmo. Eva dapprima si mostrò riluttante, poi cedette, forse eccitata anche lei dalla situazione, e, dopo avermi abbassato leggermente il costume, prese il cazzo in mano e cominciò a masturbarmi lentamente. Io feci lo stesso con lei, e, infilata una mano nel suo costume, cominciai ad accarezzarle la figa già bagnata. Morena doveva aver sentito qualche cosa, perché improvvisamente disse: “State facendo i porcelloni?”. Dopo un momento di imbarazzante silenzio, io risposi, molto sinceramente, di sì. “Posso guardare?” disse, inaspettatamente, Morena, con una faccia tosta di cui non la credevamo capace, dato che era sempre stata una ragazza estremamente timida. Mi guardai con Eva sbigottito, ma prima di avere il tempo di dare una qualsiasi risposta, Morena si era già voltata e ce la trovammo a guardarci mentre le nostre mani erano impegnate con i reciproci genitali. Né io né Eva ci eravamo mai trovati in una situazione del genere, ma, sarà stato per il sole, per l’aria aperta, per il movimento ondulatorio del pedalò, ci sentimmo tutt’altro che imbarazzati, e continuammo a masturbarci a vicenda. Anzi, la consapevolezza dello sguardo di Morena sul mio cazzo mi stava facendo eccitare come mai mi era accaduto prima, e mi fece perdere qualsiasi senso inibitorio. Mi sollevai un poco e mi tolsi del tutto il costume, poi feci lo stesso con Eva, quindi avvicinai la mia bocca alla sua fica e cominciai a leccargliela. Lei cercò non troppo fermamente di trattenermi, ma poi le mie leccate ebbero la meglio sulla sua volontà e si abbandonò completamente al piacere, gemendo senza ritegno. Morena aveva cominciato a toccarsi da sola, senza togliersi il costume, finchè le dissi che poteva mettersi in libertà. Non se lo fece ripetere due volte, ed in un attimo fu nuda anche lei, con quella sua fica turgida ricoperta da un morbido pelo biondo. Poi vidi la mano di Eva allungarsi verso di lei, e compresi che aveva voglia di toccarla. Morena si avvicinò, e i suoi seni erano a pochi centimetri dal viso di Eva. Questa si sollevò un poco finchè non fu in grado di appoggiare la bocca ad un capezzolo e cominciò a succhiare. Io smisi di leccarla e le infilai il cazzo bene dentro la fica, e cominciai a pompare lentamente. Dissi a Morena di accovacciarsi sopra il viso di Eva, perché questa potesse leccarle la fica. Così fece, e, mentre Eva leccava quella fica tumida, io mi trovai davanti al viso i seni di Morena. Chiesi ad Eva se potevo succhiarli, e lei acconsentì. Cominciai a strofinare il viso tra quelle due bocce fantastiche che sobbalzavano ad ogni colpo, e dopo qualche minuto sentii che Eva stava godendo. Quando fu venuta uscii dalla sua fica e, alzatomi in piedi, avvicinai il cazzo al viso di Morena. Questa lo prese con una mano e cominciò a strusciarselo sul viso, poi lo imboccò decisamente e cominciò a farmi un pompino, mentre Eva era sempre sotto di lei che le leccava la fica. Sfilai il cazzo dalla bocca di Morena e le chiesi di fare un sessantanove. Morena si sdraiò sopra Eva e cominciarono a leccarsi reciprocamente. Io mi misi dietro Morena e appoggiai il cazzo all’imbocco della sua fica. Vidi lo sguardo di Eva da dietro le cosce di Morena, e con un colpo deciso lo infilai dentro e cominciai a muovermi avanti e indietro, mentre con le mani cercavo di toccare tutto di quei corpi nudi e sudati che ansimavano davanti a me. Chiesi a Morena se prendeva la pillola, lei rispose di sì, poi mi disse che stava per venire. Aspettai il suo orgasmo, poi le sborrai nella fica senza nessun freno, dandole dei colpi di reni che la facevano sussultare. Venne anche Eva, e i nostri gemiti si fusero in un solo coro di piacere, dopo di che seguì il silenzio ed il rilassamento. Sfilai il cazzo che aveva cominciato a sgonfiarsi dalla fica di Morena, e lo appoggiai alle labbra di Eva ancora sdraiata sotto Morena. Lo prese in bocca e cominciò a succhiarlo, ingoiando quelle poche gocce di sborra che non avevo versato nella fica di Morena. Fu quando ci staccammo e tornammo a sdraiarci, che realizzammo che avevamo dato spettacolo. Intorno a noi, un paio di pedalò e tre o quattro canoe, con in tutto una quindicina di persone che, quasi si fossero messi d’accordo, ci ringraziarono con un applauso fragoroso
Aggiungi ai Preferiti