Era da tempo che il lavoro mi stancava e non vedevo l’ora che arrivasse il week-end per godermi il meritato riposo e gustarmi quattro chiacchiere con mia figlia Giulia, splendida 20enne, sempre piena di argomenti e cose simpatiche da dirmi. Giunse il ponte del 25 aprile e finalmente potevo gustarmi un po’ di pace. Prima di tornare a casa, andai a bere qualcosa con i miei colleghi e, forse la troppa birra, avevo la vescica che stava per esplodermi. Feci a tempo a chiudere la porta del garage e aprire la porta senza farmela addosso ma, giunto alla porta del bagno, scoprii che era occupato da mia figlia. Si stava facendo un bidèt ed era seduta con indosso solo una canottierina rosa e delle calzette di cotone, sempre dello stesso colore. Canticchiava qualcosa e la vedevo talmente intenta a lavarsi bene la vagina che non pareva nemmeno m’avesse sentito entrare. Io mi stavo trattenendo il pacco per evitare di farmela nei pantaloni e la chiamai per far sì che si sbrigasse. “Non si sconvolge” diceva lei, certo ma io un po’ ero preso dalla visione di quelle chiappe bianche aperte verso di me, potrete capire che non era proprio il massimo della vita pisciare accanto ad una figlia con le gambe aperte! Però non feci tempo a dire nulla che la forza di libertà della vescica, mi spinse a slacciarmi la patta e tirarmi fuori il cazzo che, era proprio alla stessa altezza del viso di mia figlia. Eravamo uno di fianco all’altro e io, rosso in viso, facevo finta di niente, immaginandomi che non ci fosse nessuno. Inizia a pisciare tutto nel wc mentre notavo con la coda dell’occhio che mia figlia ammirava il mio pene e non si sentiva certo in imbarazzo… Mentre me lo scrollavo lei sorrise e disse una frase che ogni padre non vorrebbe sentire mai. Il cuore finì la sua inarrestabile corsa per almeno due secondi, la birra salì sino in gola e il sangue correva tra il cervello e il mio uccello. Riuscii solo a dire una cazzata, forse la frase più sbagliata che potessi dire. e rise come una stupida. Io, sempre fermo col mio pene fuori dai pantaloni, mi girai verso di lei e cercai di trattenere le mie pulsazioni per evitare un indurimento del membro: . Mentre realizzavo ciò che mi diceva, aveva preso un pezzetto di carta igienica e si accingeva ad asciugarmi la mia cappella violacea mentre lei era sempre messa seduta con le gambe spalancate, dove era in gran risalto quel suo triangolino nero di peli, ben curato e quei bei seni che si intravedevano dalla canottiera. Il mio pene non resistiva a tanto e divenne più duro che mai. La salivazione mi si era azzerata e non sapevo come tirarmi indietro anche perché, la cosa, lo ammetto, iniziava a piacermi. Alludendo come una troia da film porno di serie b iniziava a menarmi l’uccello su e giù, intercalando qualche frase come “Ti piace così, paparino?” o “Vado così o più veloce?”…insomma, mi stava facendo una sega e io non sapevo che fare per liberarmi da quella presa così eccitante e morbosamente fuori legge…le presi la testa e l’accarezzai mentre lei continuava a farmi una sega sempre più forte giungendo quasi all’orgasmo, la fermai e sospirai due parole: . A tali parole non resistei a lungo, fiotti di sborra partirono contro le piastrelle del bagno mentre la sua mano continuava a spremere e spremere per farmene uscire sempre più. Esausto, rimasi con gli occhi semi chiusi a guardare la sua faccia sorridente che mi guardava e che faceva cenno ad una masturbazione ma lo shock giunse quando si alzò e si mise a pecora col culo verso di me, guardandomi con occhi da gatta e dicendomi cose che non avrei mai immaginato: . Detto e fatto, tirò fuori la lingua e iniziò a leccare tutto lo sperma sulle piastrelle, dandomi il culo in faccia mentre con le dita si masturbava la sua giovane fighetta. Si allargò le chiappe con le mani e mi chiede di leccarle culo e figa. Non resistei; eri mia figlia ma hi se ne frega, era adulta e consenziente ed io ero in astinenza da troppi mesi! Presi dunque coraggio e iniziai a leccare tutto il suo ben di dio toccandole i seni e palpandola ovunque fin quando si contorse dal piacere, inondandomi la bocca di umori caldi e salati. . Mi alzai i pantaloni, presi due fogli di carta igienica, le sorrisi, la accarezzai ed uscii dal bagno, dirigendomi in salotto dove, un po’ ubriaco ed un po’ esausto, mi addormentai di botto sul divano. Mi svegliò il suo richiamo. Era truccata ora e con i capelli neri gonfi e pettinati come una diva. Aveva indosso un completino in pizzo nero e delle calze autoreggenti con delle scarpe alte con i tacchi. Non aveva niente altro. Si voltò e vidi quel suo culo marmoreo diviso da una linea nera tra le due chiappe, contornato da quelle calze autoreggenti che le stavano da dio, con quella linea rossa che demarcava la metà delle cosce. Non stavo più nella pelle. Si mise a pecorina e mi guardò dal mezzo delle gambe, aprendole leggermente. Mi sentii in colpa e rimasi di sasso ma non stavo più in me, mi sembrava di essere di fronte ad una troia e non a mia figlia, ad una donna che fosse una mia schiava e non la mia creatura, insomma, mi scappò quella frase terribile e non seppi come togliermi le mani dal viso che coprivano il mio pallore e la mia sudorazione accelerata…è finita pensai, scapperà di casa ma…mi dovetti ricredere. Aprii le mani e la vidi in ginocchio col culo verso di me e tre dita nella figa che andavano dentro e uscivano in velocità mentre con l’altra mano si strizzava i seni e con la lingua cercava di implorarmi a fotterla. Mi alzai in piedi, mi tolsi i pantaloni, presi il mio cazzo in mano e mi diressi verso la testa di quella cagna di Giulia. La presi per i capelli e la tirai su, all’altezza del mio pene: Lei iniziò un pompino di quelli storici portandomi in estasi nel giro di pochi minuti, la schiacciai contro la parete, le aprii le chiappe e infilai il mio cazzo nella sua figa rovente e piena di umori caldi. La scopai selvaggiamente ma a lei non bastava, era ninfomane e vogliosa al punto tale da offrirmi il culo… l’ano a suo padre. Ricevetti l’ordine senza pensarci due volte e tirai fuori l’asta dalla vagina bagnata per ficcarglielo in culo, tirandole la testa per i capelli. Venne copiosamente e, una volta liberatasi dalla mia presa, si girò per inondare la mia lingua della saliva della sua bocca, portandoci ad un bacio passionale che durò qualche istante. Mi girava la testa e non capii più nulla. Mi rigettai sul divano guardandola che sorrideva e raccoglieva il suo perizoma, inoltrandosi nel bagno. Chiusi gli occhi e mi addormentai. Mi svegliai il giorno dopo ed ero vestito. Giulia passò davanti a me, mi salutò e mi riprese dicendomi solo . Andò in cucina a preparare il pranzo mentre una banda suonava l’inno nazionale per festeggiare il 25 aprile sulla via non più trafficata che stava sotto le miei finestre. Fu un ottimo 25 aprile e però non capii mai bene una cosa… Ma, mia figlia, me la scopai veramente o no? Lei non fece più niente ma il dubbio rimane. Era…sogno o realtà?
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