La macchina finalmente si ferma, , la ragazza prende la borsetta dal sedile posteriore, nel farlo piega un po’ le ginocchia, l’uomo sbircia quel piccolo tratto di coscia scoperta, scendono, arrivano al portone, la ragazza sorride mentre apre gira la chiave: – Ci son un po’ di scale..ricordi? – Ricordo altre cose di quel giorno – Roby sorride malizioso, occhi profondi scuri nel tardo pomeriggio di quella primavera avanzata. La ragazza sale per prima i gradini, l’uomo la segue poco distante. Guarda le gambe affusolate muoversi lungo la rampa delle scale, i nervi delle caviglie tendersi sui tacchi alti, vertiginosi, i muscoli dei polpacci fremere ad ogni passo, appaiono vivi e bianchi nella penombra del giroscala. La falda della gonna fino al ginocchio ondeggia ad ogni passo sembra un invito mellifluo sottinteso e potentissimo allo stesso tempo. La bocca dell’uomo sta allagandosi di saliva, i pantaloni e la camicia iniziano una nuova tortura, ogni centimetro della pelle si accuisce di sensazioni sconosciute irrefrenabili, non ce la fa più… la ragazza è metodica ripetitiva nel suo passo, nel suo invito continuo, imperturbabile, uno scalino dopo l’altro, una caviglia tesa dopo l’altra, la cavigliera sale e scende dolcemente sulla pelle, un alito di profumo di lei per ogni onda delle gonna per ogni polso che si avvicina per poi riscappare avanti. Roby vede il lucido sulla pelle del polpaccio, la ferma: – Aspetta, sei ancora bagnata qui- Si avvicina con la testa chinata in avanti e la mano per asciugarla. – Ecco fatto – la pulisce col palmo della mano un po’ sopra la caviglia dove poco prima in macchina l’aveva lasciata con la sua lingua. La ragazza si ferma, la gamba indietro fra le mani dell’uomo. – No aspetta, non pulirla, voglio sentire addosso il bagnato di te – Oh, ormai l’ho asciugata Si gira verso l’uomo seria, maliziosa: – Ribagnami allora Roby sente il fiato mancare, le mani indugiano sulla parte bassa del polpaccio, non l’ha ancora lasciato andare, è un dolce contatto fra pelli. – Ok se proprio devo… Abbassa la testa sulla caviglia dalla parte di dietro, apre le labbra, passa con la lingua ogni tendine teso nello stare in piedi così quasi in bilico della ragazza… sale lentamente lungo la parte posteriore del polpaccio, arriva sulle pieghe di dietro del ginocchio, c’è un filo di sudore lo sente piacevolmente col naso, prosegue sotto la falda della gonna lungo l’inizio della coscia. La ragazza non prosegue le scale è ferma immobile, i nervi tesi, i sensi accesi, guarda in basso, la bocca aperta a respirare a stento, si morde le labbra, i capelli le incorniciano il viso chino verso i gradini. L’uomo sale con la lingua dolcemente, è a metà coscia quando sente la ragazza chinarsi, sbircia le sue mani afferrare un gradino e appoggiare le palme, i nervi delle braccia sono tesi, il braccialetto cade sulla fredda pietra. Roby respira affannosamente, si stacca un attimo per alzarle la gonna sulla schiena liberando il fondoschiena in cui le mutandine bianche a pizzo celano la fessura fra le natiche sode e bianche. L’uomo riprende a leccare sfiorando il tessuto bianco, la ragazza spinge indietro il sedere, lo porge alla bocca dell’uomo più indietro possibile, è impossibile resistere. L’uomo scorre le labbra sulle mutandine, sente l’ondeggiare del fondoschiena della ragazza, sente il suo desiderio irrefrenabile. Con un dito si aiuta ad abbassare gli slip, affonda la lingua nella fessura, sul buchetto e poi scende verso la cavità già bagnata. Piega la testa per entrare in profondità ad esplorare la fessura, la ragazza non ce la fa più. Il membro dell’uomo sta spaccando ormai la stoffa dei pantaloni, vuole essere liberato. La mano dell’uomo corre sulle ginocchia, sale piano lungo le cosce ora tese e dure nella posizione inclinata, scorre lungo la fessura dietro, assapora tutta la peluria, il fradicio della pelle, il sapore di desiderio che si confonde col suo odore di gelsomino, passa davanti, comincia a giocare con il clitoride poi col dito medio entra nell’interno profumato di lei. La ragazza mugola di piacere, Roby la sbircia in faccia fra i capelli pendenti, è rossa e sudata, morde ancora le labbra per non urlare, respira con le labbra rosse aperte. E’ a quel punto che Roby si accorge di una presenza. Una ragazza sta osservando la scena dal pianerottolo sopra. E’ una bionda sulla trentina, capelli lunghi con colpi di luce a metà spalle, camicetta nera a maniche corte, pantaloni rossi alla pescatora elasticizzati che modellano delle cosce fini da stepista. L’uomo non sa da quanto sta lì, la vede sfiorarsi le cosce con la mano mentre un’invidia abnorme traspare dal suo sguardo truce. Si avvicina alla ragazza: – Ciao Gabry, che fai? La ragazza lievemente imbarazzata: – Marina, ciao, beh non lo vedi? – Sei una puttana. – La voce della nuova venuta è tagliente e sensuale allo stesso modo. Roby non sa cosa può succedere ora… – Si lo sai che lo sono… – La voce di Gabry è un sussurro. Marina si piazza davanti alla ragazza ancora chinata carponi sui gradini, avvicina la sua faccia a quella di lei rivolta ai gradini sotto. Avvicina verso l’alto la sua bocca fino a incontrare quella di lei. I suoi capelli scendono scoprendo una dolce curva della guancia, begli orecchini pendenti d’oro, una zaffata di profumo si mescola al gelsomino ed al loro irrefrenabile desiderio. Apre la bocca, le due lingue si cercano e si intrecciano. Marina accarezza la nuca di Gabry che non può ricambiare sennò cade a terra, l’uomo lecca la fessura sotto e traguarda le bocche rosse che si mangiucchiano fameliche. Gabry sta assaporando la mia lingua fra le cosce ed è troppo presa per inghiottire la saliva, ne lascia colare un po’ sulla bocca di Marina quando questa di colpo si stacca. Lei si pulisce sul collo della ragazza lasciandolo bagnato, poi si alza, scende qualche gradino fino a dietro l’uomo chinato in avanti. Si infila con la testa fra le sue gambe da dietro, sbircia la patta dei pantaloni tesa all’inverosimile. Comincia ad armeggiare con i bottoni, Roby sente le unghie lunghe di lei che aprono la patta, frugano nelle mutande, sfiorano il glande bagnato. Il membro finalmente si sfodera dalla sua prigione, si erge duro e fiero nella penombra del giroscale, la ragazza si fa vicino con la bocca, lo squadra con lo sguardo. Marina prende in mano il membro eretto, deve salire leggermente ancora con la testa per non piegarlo troppo all’ingiù. Lo prende in bocca partendo dalla punta e poi affonda in avanti scoprendo la pelle del glande. L’uomo non riesce a trattenere un grido di piacere. – Ahh Gabry si gira a vedere che sta accadendo. Sarcastica: – Non mangiartelo tutto. Lasciane un po’ anche a me Marina, continua nel suo lavoro di bocca dentro e fuori, unghie laccate sull’asta, sul bagnato di lei quando sale e scende con le labbra. Lo lascia un attimo per parlare: – Ok. saliamo a casa mia? – Si, basta che facciamo presto non resisto oltre… Roby sbircia indietro il corpo lungo della ragazza disteso sulle scale, lo sguardo corre alle gambe nude, alle caviglie tese negli shabò aperti dietro, ai pantaloni rossi aderentissimi che finiscono in una nicchia cuva tagliata in grembo, ai capelli biondi cadenti sul suo pube e sul membro bagnato. Sa che non potrà protestare né tirarsi indietro, sa che fra poco raggiungerà la sua fetta di paradiso in questa terra, in via dei Giardini al 24.
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