Che noia… solita chat… solita gente… non mi va di parlare con nessuno… conosco tutti… che palle. E su icq… tutti invisibile, proprio come me. E poi… abitano tutti lontano, e se anche mi piace qualcuno mi tocca prendere un aereo… Mi balena un’idea… Ricerca… location… sì… sbircio un po’ di profili… Bingo! Ecco Peter, trentacinque anni e trentacinque chilometri da casa mia… abbastanza distante da essere uno sconosciuto, abbastanza vicino da poterlo incontrare. Il messaggio che gli spedisco è disarmante: <<Ciao, la mia lista è tutta offline e mi annoio… ti vanno due chiacchiere? Mi chiamo Francesca, ho 24 anni e abito a pochi chilometri da te>>.Lui non si fa pregare, sfodera qualche faccetta sorridente e mi chiede la chat. Fin troppo facile. Faccio la brava ragazza, parliamo dei soliti argomenti, chi siamo, cosa facciamo, dove abitiamo. Lui è sposato, ma precisa che il suo matrimonio è "libero", senza specificare cosa intende, e io non indago… lasciando la cosa in sospeso.Ci scambiamo i complimenti di rito, su come sia difficile trovare in rete persone intelligenti, simpatiche, dotate di umorismo come noi… e "openminded". In effetti Peter è intrigante, spiritoso e ci scambiamo subito le foto, "giusto per dare un volto alla persona con cui parliamo". Non male…proprio non male. Mi dice che mi sente "femmina", che appartengo a quella categoria di donne che possono far impazzire un uomo, che siamo simili. Gli do corda, ho voglia di giocare, di fingermi topolino. Mi subissa di elogi cercando disperatamente di non essere banale e contemporaneamente di tirarsela un po’. Lo avverto: <<Non darmi mai l’impressione che sia io a condurre il gioco, altrimenti mi annoio>>. Peter è sicuro di sé, mi sembra di vedere quel sorrisetto che ha stampato sul viso. Continua a dirmi che siamo simili, io e lui, persone speciali in un mondo di mediocri. Apprezzo lo sforzo. Guardo l’ora… ormai è tardi, la conversazione è piacevole, ma mi bruciano gli occhi. Lo saluto, faccio un po’ la stronza, ma lui mi lascia il numero di cellulare e mi prega di chiamarlo subito… sua moglie non è a casa, rientrerà l’indomani. Sono curiosa, eccitata, voglio sentire la sua voce; mi infilo sotto le coperte e gli telefono. So già come andrà. Ben presto, infatti, la conversazione prende una piega particolare: cominciamo a parlare delle nostre fantasie, e lui mi racconta di quando è stato con una prostituta e se l’è fatto succhiare, eccitandosi ancor di più alla scoperta di avere dinanzi a sé un trans con un cazzo molto più grande del suo. Le sue parole, la sua voce roca mi provocano un brivido, mentre la mia mano scende ad accarezzarmi …sono un lago. Gli descrivo come sono vestita, o meglio svestita, e baro… tanto non saprà mai che non indosso un body rosso supersexy per dormire… e gli parlo della mia fighetta depilata in modo particolare, e sento il suo interesse, il suo respiro affannoso… si sta masturbando e mi accorgo che anche le mie dita sono attive. <<Dimmi cosa vorresti farmi>> gli ordino… sì, è proprio un ordine, e Peter non si fa pregare. Mi sorprende, tanto corretto e forbito prima, quanto volgare e crudo adesso: mi parla di "fottermi", di "sborrare", mi chiama "puttana", "troia"… ha un tono quasi cattivo e mi sembra in qualche modo ridicolo… soffoco una risata e Peter incalza "Sì così… troia… godi!". Sto al gioco, mi eccita il potere che hanno le mie parole su di lui, ma contemporaneamente sento il distacco da ciò che sto facendo: è come un esperimento. Gli descrivo ogni singola leccata, ogni sfregamento e ogni succhiata che gli avrei fatto in quel momento… lui è subissato, non sa esattamente cosa vorrebbe fare prima… lo sento gridare che me lo sta mettendo nel culo e contemporaneamente mi sta mordicchiando il clitoride. Lo sento ansimare più forte, poi il silenzio… <<Sei ancora lì?>> Il sarcasmo nella mia voce è quasi tangibile. Peter dopo l’orgasmo è dolce e carino, quasi remissivo, mi saluta teneramente, giura che mi chiamerà presto e mette giù il telefono. Cazzo, sono le 8 del mattino… lo stronzo rimarrà a dormire ma io devo alzarmi e andare a lezione, e con l’aria pesta che ho sono sicura che il prof di Privato mi interrogherà di nuovo.
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