Adagiata comodamente sul divano tentava invano di seguire il film in televisione. Nonostante suoi sforzi intellettuali non riusciva a concentrarsi sul video, e dire che lo spettacolo era avvincente. Aveva preparato tutto con cura estrema: la bottiglia d’acqua, i biscotti, le sigarette, il telecomando, tutto era disponibile ed a portata di mano. Tutto inutile. Sentiva crescere dentro di se un diffuso senso d’eccitazione, un calore che lentamente s’espandeva in ogni parte del corpo attivandole la fantasia, trascinandola, in questo modo, verso la totale perdita del controllo mentale sulle sue azioni. Si raggomitolò in posizione fetale comprimendosi il ventre con le mani nel vano tentativo di lenire il dolore dovuto alla pressione che sentiva localizzata in quella parte del suo corpo. Sapeva a cosa era dovuto il suo stato. Non era certo per causa di quello che aveva mangiato a cena, così come non era dovuto ad un malessere sintomatico di un principio d’influenza. Le capitava di provare quella sensazione ogni qual volta il collegamento empatico con sua sorella gemella era più forte del solito. Succedeva quando, una delle due, provava delle emozioni forti, coinvolgenti al punto da trasmettere all’altra quello che si provava in quel momento. Non era vera e propria telepatia, Lara non sapeva cosa stessa facendo esattamente Sara in quell’istante, ma partecipava a parte delle sue emozioni. Era sempre stato così, anche ai tempi della scuola. Studiavano in classi separate, avevano deciso così i professori, ma se una delle due temeva di essere chiamata alla lavagna o era terrorizzata dall’imminente compito in classe, anche l’altra era terrorizzata. Quando una gioiva l’altra diveniva allegra anche se la situazione in cui si trovava non stimolava certo il suo buon umore, se una godeva l’altra si eccitava a dismisura, al punto da sentire la necessità di godere anche lei, da sola o se era fortunata con il suo ragazzo. Questa situazione alla lunga poteva risultare svantaggiosa, basti pensare alle sensazioni o alle emozioni negative che una era costretta a vivere a causa dell’altra. Far del male, offendere, ferire moralmente una significava colpire anche la sorella. Sara e Lara, però, erano riuscite a trarre il meglio dal loro contatto empatico, avevano scoperto già da giovanissime che le sensazioni piacevoli erano trasmesse come, e forse meglio, di quelle spiacevoli. Con l’età della ragione impararono che il sesso dava le percezioni migliori e che, se tutte e due facevano l’amore con il proprio ragazzo contemporaneamente, il piacere di una era amplificato da quello dell’altra. Forse era solo illusione, nessuna prova certa confermava il loro collegamento, ma loro non si chiedevano se fosse reale o immaginario. C’era e loro lo accettavano e basta! Lara non aveva dubbi. Sara si stava accingendo ad avere un incontro molto intimo con il suo ragazzo. Si chiese come mai non l’avesse avvertita, di solito una breve telefonata avvisava la sorella di quello che l’altra stava per fare. Era chiaro che Sara voleva farle una sorpresa. Da qualche settimana Lara era tornata singola dopo il fallimento della sua pluriennale storia con un ragazzo troppo lontano dall’idea del matrimonio. Avevano convissuto per un bel po’ prima che lei si facesse avanti, visto che non ci pensava lui, con la proposta di rendere ufficiale il loro legame. A ventisette anni sentiva il bisogno di appoggiarsi a qualcosa di più solido di una convivenza, anche in vista dei moltissimi bambini che lui affermava di desiderare. Lui prima tergiversò, poi con delle generiche promesse menò a lungo il can per l’aia, quindi sottoposto alla martellante insistenza di lei, cedette e confesso il suo totale disinteresse verso quella forma di contratto che è il matrimonio. Lara si ritrovò quindi da sola a rimpiangere il tempo perso con un uomo che l’aveva ingannata sulle sue reali intenzioni. Forse non era il caso di rompere un rapporto per questo, ma sotto c’era dell’altro: Lara era stufa di lui, voleva altro. Da qualche tempo lui non era più capace di stimolare come una volta i suoi sensi, non riusciva più a coinvolgerla, ad eccitarla, a farle perdere la testa come un tempo. Lei sperava nella novità introdotta dal matrimonio per riaccendere la fiamma della passione nel loro rapporto ed ora che anche questa possibilità le era sfuggita, non trovava più nessun interesse in quella storia. Forse, Sara, non voleva farle una sorpresa. L’aveva tenuta all’oscuro delle sue intenzioni per non minare con il riflesso dell’eventuale invidia della sorella la sua serata. Si pentì subito di quei pensieri, Sara non era così meschina! Era stata l’unica a restarle veramente vicino in quel brutto periodo, le aveva anche offerto il suo ragazzo nel caso desiderasse sfogare un accumulo di tensione sessuale. Lara sorrise a quel ricordo, qualche anno prima lo avevano fatto sul serio lo scambio, ma allora erano proprio identiche. Ora qualche chilo di più su Sara, che non stonava per niente, le diverse esperienze universitarie prima e lavorative poi, le avevano rese leggermente diverse. Non molto, ma quel tanto che bastava agli amici più intimi per distinguerle anche a distanza. No, quello di Sara era un regalo per lei. La sorpresa di sentirsi all’improvviso eccitata e vogliosa le stava facendo dimenticare i tristi pensieri in compagnia dei quali si stava accingendo a passare la serata. Un regalo, specie quando arriva dalla persona che forse ti ama di più al mondo, anche perché è facile amare se stessi, va accettato con gioia e sfruttato al massimo. Lara, disattivò l’audio del televisore, in modo che solo la leggera luce proveniente dal suo schermo illuminasse la stanza. Nessun rumore interferiva con la sua capacità di percepire l’emozioni della sorella, si lasciò invadere da esse senza opporre più resistenza. Si distese sul divano lasciando che il languore appena accennato crescesse dentro di lei sino a divenire eccitazione sessuale. Creava con la mente le scene erotiche che da sempre l’eccitavano di più, s’immaginava come protagonista di esse e focalizzava sul suo corpo i punti di contato delle mani, delle labbra, dei membri. Si accarezzò, ma le mani che sentiva scorrere sul corpo non erano le sue, bensì quelle dei suoi immaginari amanti e le sue mani non toccavano la sua ma la loro pelle. Un fortissimo desiderio di sesso cresceva dentro di lei, una pressione alla bocca dello stomaco sottolineava la sua immaginazione. Sentiva la bocca umida e le labbra inturgidirsi, mentre pensava che era veramente un peccato che non ci fosse nessun maschio lì presente a godersela. Lentamente le sue carezze si fecero sempre più insistenti sulle parti intime: afferrava una mammella con forza, tirandola verso l’alto nel tentativo di raggiungerne il capezzolo con la lingua, ma era disturbata dal vestito. Si alzò in piedi per potersi spogliare dell’ampia e comoda veste da casa. Nella penombra di quella stanza, Lara, immaginò di spogliarsi per un uomo che stava in trepidante attesa delle sue attenzioni. Lentamente sfilò l’abito, ondeggiando con i fianchi al ritmo di una musica che sentiva solo lei, lo lanciò sulla poltrona alla sua destra e imbastì un balletto molto erotico per l’uomo che desiderava fosse lì in carne ed ossa. S’inginocchiò sul divano a gambe larghe, con la fronte appoggiata sullo schienale scorreva con la mano l’interno delle cosce. Ebbe un brivido di piacere quando sfiorò le ormai umide labbra della vagina. Seguì con cura il bordo concedendosi solo delle veloci e fugaci escursioni sul clitoride, regolarmente s’inumidiva il dito, traendo ancora più piacere dal sapore che lei stessa le aveva lasciato addosso. In un altro appartamento non molto distante, Sara, seduta a cavallo delle ginocchia del suo ragazzo, si stava godendo la mano che la esplorava con cura tra le grandi labbra. Osservava con gli occhi mezzi chiusi in un’espressione di diffuso piacere, il membro che tra poco avrebbe avuto dentro di sé, tentava di accarezzarlo, prenderlo, brandirlo ma le braccia del suo ragazzo, tese verso il suo pube, lo impedivano. I suoi goffi tentativi di raggiungere l’obiettivo le fecero spingere il seno contro la sua bocca, sentì un brivido correre lungo la schiena quando percepì le sue labbra umide sul capezzolo destro. Istintivamente spinse ancora più avanti il seno nella speranza che lui lo mordicchiasse un po’. Sollevata sulle ginocchia apriva sempre di più le gambe, le piaceva sentire quel dito che giocava con il suo buchino, inclinava il bacino spingendo il pube in avanti cercando di farlo entrare e lanciando, allo stesso momento, un messaggio chiaro ed inequivocabile circa i suoi desideri. Lui strinse, molto delicatamente, tra i denti il capezzolo che stava succhiando, contemporaneamente infilò con decisione il suo dito dentro la vagina di Sara, seguendone la parete interna. Lei smise di leccargli l’orecchio e ansimò forte mentre volgeva lo sguardo al soffitto. Lara s’infilò un dito nella vagina, lo sentì entrare con determinazione nonostante spingesse piano. Reagì con un forte gemito a quello stimolo; ruotava l’arto in modo da strofinarlo contro le pareti interne, premeva su di esse stimolandole, illudendole di una presenza più congrua. Sentì il bisogno di prendere un capezzolo tra l’indice e il pollice dell’altra mano per stringerlo forte, il delicato tocco della pelle sulla pelle, però, non era sufficiente a soddisfarla, quindi lo strinse tra le unghie. Sembrava che al posto della sua mano ci fosse una calda bocca a mordicchiarla, il capezzolo s’inturgidì seguito, con un breve ritardo, dall’altro. Una parte della sua mente, quell’ancora razionale, stava affrontando il problema del seguito. Sentiva nascere il forte ed irrefrenabile desiderio di sentire qualcosa di più consistente dentro il ventre, l’illusione con cui aveva tranquillizzato il suo istinto sino ad ora non sarebbe durata a lungo. Visualizzo l’immagine del soprammobile regalatole da sua sorella: ricordava ancora il sorriso malizioso che aveva lei mentre scartava il pacco, la sua sorpresa di fronte a quel simulacro fallico in vetro mascherato da opera d’arte moderna. Era lì, a pochi passi da lei, bastava sporgersi un poco e prenderlo per soddisfare il suo desiderio. Sara non resisteva più, continuava a sentire il pene del suo fidanzato scorrere tra le labbra della vagina. Avanti e indietro, si soffermava sul buchino d’ingresso ma si sottraeva ed ogni suo tentativo di prenderlo. Guardava negli occhi di lui tentando d’intuire le sue intenzioni e invitandolo, al contempo, a spingersi dentro di lei. Si lasciò cadere contro di lui sollevando il bacino, si lasciò ancora stuzzicare per un po’ godendosi quelle leggere carezze, molto particolari, che riceveva dal suo membro; poi raddrizzò la schiena appoggiandosi con le mani sulle sue spalle. Il pube si trovava nettamente al di sopra del suo fallo che lui teneva dritto e ben indirizzato verso l’obiettivo. Allargò lentamente le gambe scendendo verso di lui, lasciandosi finalmente penetrare da quel pene che aveva sospirato sino a quel momento Entrò lentamente, alla velocità stabilita da lei. Continuava a scendere aprendosi sempre di più, quando lo ebbe completamente dentro si ritrovò con le gambe talmente divaricate da non riuscire a mantenere l’equilibrio. Cadde nuovamente su di lui cercando le sue labbra. Iniziò a muoversi, sollevando ed abbassando i fianchi, prima, e muovendo il pube avanti e indietro, contraendo i muscoli del bacino, poi. Un gioco di anche che a lei riusciva benissimo e che sortiva sempre l’effetto desiderato. Il respiro rapido e affannato, sottolineato dai leggeri gemiti che uscivano dalla sua bocca, si sincronizzò con quello altrettanto incerto di lui. Lara era riuscita a recuperare il suo fallo sintetico, con delle abili manovre si era avvicinata all’obiettivo senza interrompere il contatto della sua mano sulla vagina. Desiderava coricarsi sul divano, aprire le gambe e infilarsi lentamente dentro la vulva quell’oggetto, non pensava ad altro; ma una forza esterna alla sua mente la costrinse a rimanere in ginocchio, ad aprire le gambe, collocare il fallo sotto di lei per scendere quindi su di lui. Quella posizione non era delle più facili nonostante la sua grand’eccitazione, un conto è accogliere in quel modo un vero membro, duro ma adattabile, e un altro è infilarsi un oggetto rigido e per nulla intenzionato a adeguarsi alla curva interna della vagina. Si stupì di se stessa e del suo corpo quando lo sentì entrare senza troppe difficoltà. Un forte impulso di piacere la convinse a spingere con la mano il fallo di vetro ancora più dentro di sé. Si ritrovò a giocare con il suo stesso piacere penetrandosi a ritmo sostenuto, facendolo quasi uscire per poi farlo scorrere con decisione verso l’interno del suo corpo. Contraeva, quando lo aveva dentro, i muscoli interni del pube per sentirlo meglio senza rinunciare a tormentarsi il clitoride. Stava iniziando a godere e nello stesso tempo malediva sua sorella, colpevole di averla messa in quella situazione. Questi pensieri, però, non le impedivano di provare piacere. Anzi, più il godimento cresceva più dimenticava la causa che l’aveva spinta a cercare di divertirsi da sola. Aumentò il ritmo della mano facendo entrare ed uscire da sé, la sua imitazione fallica, sempre più velocemente. Sara si era ritrovata a cavalcare furiosamente il suo uomo, le piaceva portarlo sino al limite per poi sentirlo riaprirsi la strada verso il suo ventre, esultava nel sentirlo affondare completamente, nel trovare nei testicoli il fine corsa della sua penetrazione. Dal canto suo, lui, faceva bene la sua parte; incoraggiava le sue evoluzioni con delle leggere ma decise spinte del bacino. Andando incontro a lei quando scendeva, in modo da darle il piacere di una penetrazione violenta e risoluta. Raggiunse con le mani la zona pubica di Sara tentando di aggiungere un’ulteriore stimolo al suo piacere. Lei credeva di essere ancora lontana dall’orgasmo, era molto eccitata e sentiva il membro del suo ragazzo scorrere libero nella sua vulva dilatata e ben lubrificata, quando sentì arrivare i primi sintomi dell’imminente piacere. In quello stesso istante Lara si stava godendo il suo orgasmo, generato più dalle sue abili mani che dall’oggetto con cui si penetrava. Curvò all’indietro la schiena reclinando la testa verso il soffitto urlando per il piacere che si stava diffondendo nel suo corpo. Tra gli spasmi dell’orgasmo pensava a sua sorella, felice di renderle il favore. Nel loro gioco fatto di stimoli a distanza si divertivano ad influenzare il comportamento l’una dell’altra. Sapeva che il suo orgasmo avrebbe indotto lo stesso effetto in Sara, così come sapeva che lei non lo voleva ancora. Era sicura che sua sorella volesse ancora divertirsi un po’ con il suo ragazzo prima di raggiungere l’apice del piacere. Questa consapevolezza unita all’immagine, che si era formata nella sua mente, del corpo di Sara sopra quello del suo ragazzo, della sua espressione stupita per l’improvviso piacere, determinarono un incremento del suo. Si lasciò, finalmente, permeare dal languore mentre si lasciava cadere supina sul divano tenendo a stretto contatto della pelle del ventre quell’oggetto di vetro che per quella sera l’aveva fatta godere. Sara spinse in basso il pube contraendo al contempo i muscoli. Un’espressione di piacere misto a stupore si andò dipingendo sul suo viso, accentuata dalla bocca leggermente dischiusa in un gemito. Inarcò la schiena spingendo in avanti il bacino, guardò per un istante negli occhi di lui poi urlò di piacere. In preda ad un frenetico orgasmo urlò forte, sconvolgendo anche il suo uomo. Guardò il soffitto prima di chiudere gli occhi nell’attimo in cui si lasciava andare. Si gustò tutto il piacere fino in fondo prima di lasciarsi scivolare tra le ginocchia di lui per finire la sua opera con la bocca. Mentre lo sperma denso e caldo le colava giù dalla gola pensava a sua sorella, che per quella sera, quella stupenda sensazione non poteva gustarsela. Peccato che Lara avesse una bottiglia di crema di whisky nell’armadietto della sala. Non era caldo ed era troppo dolce ma quel liquido denso e biancastro le dava un piacere unico quando le scendeva già dalla gola. Sara e Lara con il passare degli anni continuavano a chiedersi a cosa mai stessero pensando i loro genitori, quel giorno all’anagrafe quando decisero i loro nomi. Forse, la loro era una sottile forma di vendetta per tutte le notti in bianco ed i problemi generati da ogni infante moltiplicati per due nel loro caso. Forse il trauma generato dalla loro nascita gli aveva privati della fantasia. In ogni caso il mistero era destinato a rimanere tale, non avrebbero mai osato porre loro questa domanda. Lara e Sara avevano un rapporto di profondo amore, tra di loro. Da sempre molto unite non riuscivano a stare lontane più di qualche giorno. Non conoscevano invidia reciproca e si dividevano sempre tutto. Ognuna delle due sapeva di non essere mai sola, in ogni istante e per qualsiasi ragione, l’altra era sempre disponibile. Tranne che nei casi tipo quello appena descritto. Un generalizzato risentimento s’impadroniva di una quando l’altra trovava un amore, un ragazzo, un’avventura. Un rancore che non aveva basi su cui fondarsi, in nessun caso le relazioni sentimentali avevano mai intaccato il loro rapporto. Probabilmente il loro legame empatico che denunciava ogni forte emozione all’altra riusciva a renderle gelose degli uomini che s’avvicinavano a loro, visti come una fonte di disturbo, una forza in grado di allontanarle. Avendo la chiara percezione dell’eccitazione, del desiderio e del piacere che una provava quando era in compagnia del suo compagno, l’altra si sentiva tradita, abbandonata per qualcosa che lei non era in grado di dare alla sorella. Si divertivano a stuzzicarsi a vicenda, esaltando con la fantasia la situazioni piccanti che vivevano, come quella volta, durante una festa a casa di amici……
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