Mia sorella Giorgia è quello che tutti chiamano “un peperino”. Diciannove anni, simpatica, attiva, un visino fine, un corpo minuto dalle proporzioni morbide e al tempo stesso perfette. Spalle strette e un bel seno sodo, pancia piatta, fianchi rotondi ed un culetto disegnato alla perfezione. Le gambe sono in armonia con il resto del corpo. Un particolare mozzafiato? Le cosce, che all’altezza dell’inguine disegnano una curva sinuosa che mette in risalto la fighetta. E’ come se si allontanassero l’una dall’altra per fare posto alla micia. Che differenza se paragonate a quelle delle mie ex-fidanzate: alcune brutte, altre belle, ma il più delle volte con cosce che dal ginocchio in su non lasciavano passare neppure un filo di luce. Quelle di Giorgia invece ritagliano uno spazio ed è come se dicessero “ecco, qui in mezzo troverai il paradiso”.Mia sorella ha otto anni meno di me. Questo dovrebbe bastare a tenermi lontano dalle tentazioni.Incesto e differenza d’età dovrebbero fungere da deterrenti anche contro i pensieri sconci. Ma sono un porco e se anche le mie mani rimangono al loro posto, i miei occhi, forse persino i miei sospiri, tradiscono la foia animale che mi sconvolge ogniqualvolta la vedo.Come succede per tutte le ragazze belle, qualunque cosa indossi le sta benissimo e assume connotati afrodisiaci. Maglioni di lana, t-shirt estive, camiciette diventano a contatto con il suo corpo oggetti di seduzione. Vorrei strapparglieli a morsi. Gonnelline, jeans attillati. La visione del suo culetto che si muove nell’aria.Giorgia ha mani delicate, calde e profumate. Talvolta mi capita di sfiorarle, ad esempio mentre apparecchiamo la tavola. Allora mi pervade il desiderio di afferrarle, per prolungare il contatto e provare a baciarle, sentirne l’odore. Quante volte quelle dita hanno sfiorato la sua morbida micia? Quante volte hanno scostato delicatamente le piccole labbra e vi si sono insinuate procurandole piacere?Mia sorella ed io viviamo da soli in un appartamento-per-studenti. Due stanze da letto e una cucina. C’è un divano, un tavolo, quattro sedie, una televisione e una xbox per i momenti di svago. Gioco spesso e a lei piace guardarmi facendo il tifo. Oggi pomeriggio mi si è seduta in braccio proprio nel mezzo di una partita. “Mi fai sbagliare, dai!” ho protestato inutilmente. Aveva un modo di fare, uno sguardo ed un sorriso dispettosi. Le ho chiesto “Vuoi giocare?””No, gioca tu, io ti guardo.” E poi ha aggiunto “se ci riesci, a giocare…”. Portava un gonnelino corto, una specie di divisa da porno-collegiale. Le sue cosce erano a contatto con le mie. Sentivo il cazzo esplodere nei boxer. Ho cercato di farla scendere, con la scusa di sistemarmi meglio sulla sedia. “Dai, non ti muovere, così cado!”.Di male in peggio. Per stare più “comoda” mi si è sistemata a cavalcioni di una gamba. “Ecco, così non cado più!”, si è giustificata.Ora era la sua figa ad essere a contatto con il mio corpo. Avevo l’uccello durissimo. Quasi avesse un radar, si stava facendo largo nei boxer lungo la gamba su cui era poggiata mia sorella. Se si fosse spostata una spanna indietro avrebbe potuto sentirlo in tutto il suo vigore. Ho tentato la carta dell’indifferenza e mi sono concentrato nuovamente sul gioco. Lei si divertiva ad ostacolarmi, schiacciando i tasti del joypad, soffiandomi nelle orecchie o sussultando sulla mia gamba. Quelle dita, quelle labbra, quella figa. “Giorgia, dai, è sconveniente questa cosa…””Cosa?””Se entrasse qualcuno e ti vedesse seduta in questo modo, cosa direbbe?””Che siamo fratello e sorella!”Stava giocando la carta dell’innocenza. Mi sentivo un porco debosciato ma soprattutto un fesso preso per i fondelli. Perché so bene che nessuna ragazza che abbia raggiunto l’età della ragione si comporta in quel modo con ingenuità. Evidentemente era su-di-giri. Le responsabilità di un fratello maggiore. Primo “Non scopare tua sorella”. Secondo “Non scopare tua sorella neppure se te lo chiede”. Terzo…C’è stato un momento oggi pomeriggio in cui il dondolio di Giorgia sulla mia gamba si è trasformato in un lento strusciare. Il suo bacino ha cominciato a muoversi snodato, avanti e indietro. Si aiutava con contrazioni della pancia, alla maniera delle danzatrici del ventre. Tutto questo in silenzio, come se non stesse accadendo alcunché.”Basta, sono stanco”. Mi sono alzato dalla sedia e sono andato a sprofondare sul divano. “Cosa c’è che non va!””Lo sai benissimo””Se stiamo parlando della stessa cosa, non devi preoccuparti, non lo dico mica a nessuno. Non sono mica una stupida!”Da parte mia solo silenzio.”Ho voglia di farlo e non ho un ragazzo. Cosa dovrei fare, uscire e farmi scopare dal primo sconosciuto? Sarebbe forse meglio?”Silenzio.”O dovrei chiamare qualche mia amica e provare a vedere se almeno lei vuole divertirsi un po’. Magari la cosa ti piacerebbe… Ecco, farò così. Se vuoi puoi anche spiarci…”Incredibile! Mia sorella stava facendo i capricci perché non la scopavo.”Potresti farti un ditalino, per scaricare la tensione!”.”Sono stufa di ditalini. Mi sto scorticando le mani a furia di ditalini!”Poi, cambiando espressione: “Fammene uno tu, almeno questo!”Detto questo si è lasciata cadere sul divano. La gonnellina le è rimasta sollevata. Ha scostato le mutandine e mi ha invitato a procedere. Guardavo ipnotizzato quello spettacolo. Le piccole labbra turgide, sporgenti tra la morsa delle grandi labbra. Era un sogno.Mi ha afferrato una mano e se l’è portata sulla figa, muovendola in un lento massaggio. Pian piano ha lasciato che riprendessi il controllo della mano. La muovevo descrivendo piccoli cerchi. Con due dita mi sono dedicato al clitoride. Al crescere del piacere, Giorgia si lasciava cadere indietro, come sciogliendosi. Si è sdraiata completamente. Ora di fronte a me non restava che una figa aperta, imperlata di umori. Ho chinato la testa in avanti e l’ho baciata, dapprima in maniera casta, come se fosse una guancia, poi via via più perversa, stuzzicandola con la punta della lingua. Giorgia ha cominciato a tremare. Un primo orgasmo la stava sconquassando. Allora ho sprofondato con più foga la mia faccia fra le sue gambe, come se volessi suicidarmi, soffocandomi in quel paradiso. Lei godeva, io schiacciavo la mia faccia sulla sua figa con sempre più forza, mentre con colpi rapidi di lingua le lavoravo la micia, cercando di spingere oltre ogni limite la violenza dei suoi orgasmi. Ha goduto, ha gridato ed io ho continuato imperterrito a penetrarla con la lingua, fino a farla implorare perché la smettessi. Era stravolta dal piacere. Quando si è ricomposta sul divano mi ha guardato interrogativa. La sua espressione chiedeva “E tu?”.I miei pantaloni erano chiazzati di sperma in più punti. Non so come, ma ho trovato la forza di dirle: “Per oggi può bastare”.In un certo senso avevo vinto la mia battaglia. La guerra? Chissà…
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