E’ tardi, sono già le 23.30, il lavoro non finisce più. Sto aspettando di mettere a posto l’ultima cosa in ufficio. Chiudo il cassetto e sono pronto per andare a casa. Passo a salutare gli altri colleghi che sono ancora impegnati, e vedo Silvia che mi fa un cenno con la mano. Mi avvicino all’open space e mi dice: “Andiamo a fumare una sigaretta?”. A casa non ho nessuno che mi aspetta e accetto. Nel cortiletto ci sono un cumulo di carta e giornali. La ragazza è più giovane di me, avrà 19 anni, e io dai miei 27 mi sento un po’ padrone della situazione. Silvia a capelli neri a caschetto e gli occhi neri. Come tutte le ragazzine fa sempre la sostenuta. “Ieri sera ho fatto una scopata con il mio ragazzo… non veniva più!”. Io non mi scompongo sono le solite cazzate penso tra me, ma mi eccita la cosa e penso di sfruttare la situazione. “Tu parli e parli, ma secondo me ti tiri indietro quando è il momento” le dico. “Sfigato, sono pronta a farti vedere che io quando faccio sesso sono una dea”. Ok penso, mi sono rotto le palle: “Dai, adesso mi fai vedere cosa sai fare”. Lei, come previsto, è spiazzata ma non può tirarsi indietro proprio in questo momento, perderebbe tutta la sua sicurezza. “Ma cosa vuoi fare? E dove?”. “Nel magazzino, seguimi”. Spegne la sigaretta e rientra nell’open space poi mi segue in magazzino senza farsi vedere dagli altri. Appena è dentro spengo la luce, la prendo da dietro e la bacio avidamente. Lei è confusa ma ricambia. “Adesso basta fare la sfigata, adesso mi fai un pompino”. La sola parola detta a una ragazza mi fa eccitare da matti e mi tiro fuori il cazzo durissimo. Le prendo la mano e inizio a farglielo toccare. Lei ha paura ma prosegue senza fiatare. Inizia a farmi una sega lenta e poi più veloce. “Bella, me lo devi succhiare e non menare…”. Si inginocchia e si appoggia con la schiena a un cartone enorme. Io sono davanti a lei a gambe divaricate, appena si accovaccia le metto l’uccello a un millimetro dalla bocca. “Cosa devo fare adesso?” domanda. Io non rispondo e spingo il cazzo nella sua bocca di colpo. “Devi solo farmi un pompino”. Lei è sorpresa e con le mani cerca di allontanarmi “Non cara mia, adesso fai quello che dici. Sei una maiala? E allora dimostralo”. “Sei un bastardo” mi dice, ma io riparto all’attacco e con il cazzo in mano lo spingo contro la sua faccia. Sento le guance morbide, le prendo la nuca e le faccio inghiottire tutto l’uccello, fino alle palle. Dallo spavento mi stringe i glutei con le mani. “Porca puttana, almeno fai piano, così non respiro. Te lo faccio il pompino, non rompere i coglioni”. Le riprendo la nuca e inizio a scoparla in bocca “Devi parlarmi intanto che me lo succhi”. “Cosa devo dire?” dice lei, “Quello che vuoi, basta che succhi e parli”. Ogni tre colpi le spingo il cazzo fino in gola, sento che stringe mi stringe la cappella con i muscoli. Le viene da vomitare, sbava e tossisce, ma non la faccio smettere. Dice cose senza senso, mi insulta, ma non capisco sento che ha la bocca piena di saliva e del mio cazzo. Sto per venire e le spingo l’uccello più in fondo che posso, sento i denti sulla base. Mi fermo per cinque secondi lunghissimi, lei non riesce a respirare e cerca di liberarsi, ma con il peso del corpo la tengo premuta la testa al cartone. Sborro tantissimo, lei dopo un secondo mi vomita sul pube saliva mista la mio sperma. La libero dalla presa e vedo che sta piangendo dallo sforzo. “Sei un maiale, stavo morendo, adesso metti via quel cazzo enorme, sei contento?”. Io mi tiro su i pantaloni e le dico: “Pensavi di fare la puttana solo a parole? Nella vita devi imparare a controllare la bocca, come hai fatto adesso…”. Mi pulisco i pantaloni macchiati dal suo liquido (saliva e sperma) con un fazzoleto. Lei si rifà un po’ il trucco e poi torniamo in ufficio. Io torno a casa e saluto tutti: “A domani, Silvia quando vuoi fumare una sigaretta chiamami ancora” lei non risponde e torna al suo posto.
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