Da adolescente ero un ragazzino scapestrato e contrario ad ogni regola e costrizione che provenisse dai miei genitori, fu cosi’ che mio padre per inquadrare il mio temperamento esuberante secondo una disciplina pre-militare mi obbligo’ a frequentare gli scout. – Vedrai che bella esperienza,ti formera’ il carattere – Mi disse papa’,e infatti grazie agli scout si e’ formato un lato del mio carattere che fino ad allora non conoscevo…la mia voglia di maschio! Eravamo divisi in due squadre molto competitive di una decina di ragazzi l’una, i pezzati e le pantere, i cui responsabili erano due favolosi esemplari di ursina virilita’: Giulio e Pietro. Maschi accumunati non solo dalla missione di far crescere ed educare allo spirito scoutistico noi giovani uomini ma anche da una notevole somiglianza fisica; Giulio appena ventenne, alto stallone dal pelo fulvo, pizzetto intorno ad un sorriso aperto e contagioso, capelli rasati che evidenziavano le piccole orecchie un po’ a sventola, folte sopracciglia scure su due occhi cobalto e un corpo da paura… Il collo enorme poggiava su due spalle da lottatore, la muscolatura gonfiava petto, bicipiti,cosce e polpacci dandogli un aspetto taurino da gladiatore e infatti si muoveva a volte un po’ impacciato portandosi appresso tutta quella carne,il corto e ricciuto pelo che lo ricopriva interamente aveva riflessi dorati al sole rendendolo luminoso. Pietro aveva superato i trenta, un uomo altrettanto massiccio ma piu’ pesante,quello che Giulio sarebbe diventato tra una decina d’anni,stempiatura alta nascosta dal taglio tattico e quella barba che anche se tagliata rimane ad ombreggiare le mascelle squadrate,scura come scuro era il pelo che lo ricopriva salendo dal petto senza discontinuita’ sul collo. Solo le mani bastavano per descrivere l’uomo che le possedeva, grandi e calde,passando poi agli avambracci grandi quanto le mie cosce d’allora; sembrava sempre un po’ incazzato perche’ lo sguardo era naturalmente corrucciato e gli occhi neri ti traforavano. Giulio era giocherellone e infondeva in tutti noi tanta energia, Pietro severo ci insegnava l’ordine e la disciplina e nonostante a volte faticavo ad obbedire a certe regole che ritenevo cretine cominciai ad ambientarmi tanto da ambire al ruolo di capo squadriglia del mio gruppo, i pezzati.Era una posizione privilegiata visto che il capo squadriglia della squadra avversaria, di nome Luca, riceveva un trattamento diverso dal suo responsabile adulto, il severo Pietro, rispetto agli altri scout; era trattato piu’ alla pari, anzi mi sembrava che Pietro avesse un debole per Luca e una sottile gelosia si impadroni’ di me. Anch’io volevo lo stesso trattamento da parte di Giulio, il responsabile del nostro gruppo, e di Pietro stesso che mi incuteva timore ma che quando mi parlava con la sua voce profonda mi faceva rabbrividire ed eccitare, ormai le mie seghe quotidiane erano sempre piu’ dedicate ai due uomini piu’ maschi che avessi mai visto fino a diventare un’ossessione. Fu con l’inizio dell’estate che il mio desiderio venne soddisfatto, cominciarono i campi estivi in montagna durante i fine settimana, e quando il mio capo squadriglia ci abbandono’ per motivi d’anzianita’ mi candidai per prendere il suo posto, ero a pochi giorni dai 18anni. – Dovrai superare molte prove di coraggio, responsabilita’ ed obbedienza mi- disse Giulio – sai anch’io alla tua eta’ sono diventato capo squadriglia, e il mio diretto responsabile era proprio Pietro, grazie a lui adesso sono un vero scout! – – Sono disposto a tutto – dissi. – Vedremo, comunque voglio che tu faccia piu’ amicizia con Luca,mi sembra che non andiate molto d’accordo,potrebbe invece aiutarti, e’ a capo delle pantere da un anno ormai. – In effetti io odiavo Luca che poteva stare fianco a fianco ai due titani che ammiravo e turbavano i miei sogni,ma cercai di fare buon viso a cattivo gioco e mi mostrai disponibile.Luca comincio’ a elencarmi i privilegi di un capo squadriglia, il ruolo di comando, la possibilita’ di imparare direttamente dal tuo responsabile e la sua costante vicinanza, ad esempio durante i campi si dorme nelle stesse tende. – Ma e’ vero che si puo’ fare la doccia, dopo che hanno finito tutti, insieme ai responsabili? – Chiesi maliziosamente, Luca arrosi’ all’istante – Certo e’ un nostro privilegio dopo che la “mandria” si e’ lavata – Ed io – E quanto ce l’ha grosso Pietro? Sai dicono che i tipi grandi e grossi ce l’hanno piccolo,e’ vero? – – No per niente, Pietro ce l’ha grossissimo e venoso e Giulio ha la cappella in vista e le palle pesanti – Pero’ li aveva ben memorizzati il piccoletto e ne parlava con vivo trasporto…Cominciai ad indagare con discrezione, Luca era un chiaccherone e bastava un complimento su come organizzava il montaggio delle tende per farlo parlare piu’ del dovuto,seppi cosi’ che dei tanti scout che avevano provato a diventare capo squadriglia, prima del mio arrivo,nessuno era riuscito a superare la prova finale segretissima (e qui’ Luca non fiatava) e avevano abbandonato il gruppo… ma perche’ non erano rimasti?Era una prova il cui mancato superamento umiliava a tal punto da lasciare gli scout? Era un mistero. Da quando mi ero proposto Pietro era un po’ piu’ benevolo con me, le pacche sulla spalla erano piu’ frequenti e giurerei che una volta una pacca sul culo per darmi il via ad una corsa ad ostacoli me la diede a mano aperta e stringendomi tutta la chiappa per un istante. Giulio mi dava lezioni di lotta e quando mi stringeva con una mossa la testa sotto le sue possenti braccia respiravo a pieni polmoni l’odore del suo sudore ascellare ed ero felice mentre tutti intorno i ragazzi mi incitavano a resistere. – Ho sentito Giulio dire a Pietro di provarti nella lotta – Mi disse un giorno Luca – che sei un tipo tosto ma arrendevole diceva – In che senso arrendevole? Facevo del mio meglio ma e’ chiaro che contro 100Kg di uomo non potevo granche’. La Domenica prima del fatidico campo estivo in cui avrei superato le prove per diventare il capo della mia squadra Pietro e Giulio mi trattennero in sede per parlarmi.Le solite menate della dedizione e dell’obbedienza ai responsabili, poi Pietro si tolse la camicia mostrando i suoi rosei capezzoli grossi come una tettarella da biberon, immersi in un folto bosco di peli neri, e cosi’ fece Giulio per mostrarmi alcune mosse di lotta. Alla vista di quei corpi avvinghiati ero piu’ eccitato che mai,vedevo l’avambraccio di Pietro intorno al grosso collo di Giulio e i bei pettorali contro la schiena sudata dell’amico. Se solo mi avessero sfiorato sarei venuto all’istante… Le loro mosse erano fulminee e seguite da urli e gemiti,ma mi parve un gioco erotico in cui alternatamene uno dei due soccombeva godendosi il peso del corpo dell’altro, il rigonfiamento tra le gambe era evidente e le mani scivolavano sui muscoli bagnati e afferravano anche dove non era mai stato lecito fare… sotto la cintura ed io ne ero sconvolto. Poi il piu’ giovane dei due mi si avvicino’ dicendomi che toccava a me, mi sbottono’ la camicia e il contatto della mia pelle con le sue dita era elettrizzante, la sfilo’ e mi invito’ ad andare al centro della stanza sedendosi al mio posto, mi attendeva il piu’ anziano in ginocchio con le cosce che esplodevano dai pantaloncini, con “la promessa”, il fazzoletto che noi scout portiamo al collo, immersa tra i pettorali dal pelo imperlato di sudore e stranamente con un sorriso in volto. Piu’ che una lotta fu un’ispezione fisica da parte sua, mentre Giulio a gambe spalancate, con la mia camicia che gli copriva il pacco ,mi sembrava si massaggiasse la minchia lentamente. Poche mosse bastarono e gia’ ero bagnato del suo sudore, mi sovrastava con la sua mole, ovviamente non mi schiacciava gli sarebbe bastato cosi’ poco per farlo,ma mi faceva sentire tutta la sua maschia presenza.Le sue grosse mani mi stringevano e palpavano e il suo caldo fiato mi eccitava, io mettevo le mani ovunque per sentire sotto la pelle quei muscoli, quei soffici peli, quella carne del toro che sbuffava come un animale. Mi ritrovai piu’ volte sdraiato immobilizzato mentre il suo petto ansimante mi premeva i capezzoli turgidi sulla mia giovane schiena, ne sentivo la consistenza sulla pelle sensibile, il prurito della carta vetrata del suo mento sul mio collo per un attimo, ne sono certo, venne alleviato dalle sue labbra e quel bastone duro che sentivo spingere tra le chiappe non poteva essere che il suo uccello… A un certo punto ci trovammo uno di fronte all’altro e lui di scatto mi passo’ un braccio tra le gambe sollevandomi quasi di peso mentre mi guardava negli occhi ,io non ce la feci piu’, sentivo l’avambraccio tra le palle che mi alzava,il bicipite duro e gonfio come un melone contro il mio uccello, non me ne fregava niente se si era accorto del mo cazzetto in tiro e venni nelle mutande con tutta la forza della mia giovane eta’ riempiendole! Trattenni un lamento di goduria e una macchia liquida di sborra si allargo’ sulla patta proprio dove il braccio di Pietro stava mollando la presa. I suoi occhi erano benevoli e quasi comprensivi,non duri come al solito, mi rimise a terra senza abbassare lo sguardo tra le mie gambe per non crearmi imbarazzo dicendomi che avevamo finito e potevo andare. Vidi di sfuggita una macchia umida della mia sborra sul suo bicipite e con la testa bassa e il viso in fiamme dalla vergogna mi avvicinai a Giulio per riprendermi la camicia. Il mio giovane responsabile, seduto a petto nudo, mi porse l’indumento con un caldo sorriso, mi disse di non preoccuparmi, che era tutto OK, di andare tranquillo che ero pronto per il campo scout del prossimo week-end. Mi infilai la camicia senza allacciarla per la fretta di uscire da li’, ma l’occhio mi cadde sul pacco di Giulio che era stato nascosto fino ad allora,un grosso cazzone sagomava i pantaloncini lungo tutta la coscia destra e la punta appena percettibile della cappella faceva capolino alla fine dell’orlo. Salutai e corsi verso la porta a vetro, ma poco prima di aprirla ed uscire mi sconvolse la vista di Pietro riflesso sul vetro, in piedi in mezzo alla stanza dove lo avevo lasciato, con le sue gambotte divaricate, la schiena arquata su due glutei sferici grossi come angurie che sopportava il peso di un bel ventre peloso,stava portando il bicipite destro al viso alzando il gomito e dalle labbra carnose ne usci’ un linguone ruvido e lucido di saliva, con volutta’ lecco’ via con una lappata la mia sborra che li’ era rimasta soddisfando l’acquolina che gli si leggeva negli occhi e un gran sorriso di goduria e soddisfazione gli si stampo’ su quella bella faccia bastarda.
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