Dovevamo prenderne atto ormai. Venduta la macchina, venduta la casa, se non riuscivamo a pagare l’ultima partita di merce, assolutamente necessaria se volevamo almeno sperare nella nostra ripresa commerciale, eravamo al bancarotta totale. Affondati e rovinati. Avremmo perso il negozio, sostentamento della nostra famiglia. Io, mio marito e la bambina, avevamo preso in affitto da un mese un umile monolocale dove vivevamo di stenti avendo come premura principale quello di far mancare il meno possibile tutto ciò che era necessario a mia figlia, nella speranza che superato questo momento saremmo ritornati ai nostri buoni livelli di vita. Mio marito era seduto alla tavola con le mani tra i capelli e gli occhi lucidi fissavano ingiunzioni di pagamento e l’ultima lettera della banca che, in toni gentili, ci rifiutava il prestito. Dopodomani era la scadenza del pagamento che, stando così le cose, non saremmo riusciti ad adempiere e allora ci sarebbe stato il buio totale per noi. Il mio istinto di madre mi travolgeva pensando alle conseguenze per la vita di mia figlia. Gli amici veri ci avevano già aiutato, gli altri si erano defilati. In questa situazione sentimmo bussare alla porta. Aprii e con sorpresa vidi il nostro vicino di casa, anzi della nostra ex casa, che sorridendomi chiese di poter entrare un attimo. Quest’uomo, sulla sessantina, mi aveva sempre suscitato una sensazione di fastidio. Con le sue camicie sbottonate, ornato da una pesante catenina e di un pacchiano anello d’oro, sempre abbronzato, ostentando macchine e a volte donne vistose. Un paio di volte, incontrato casualmente, si spinse addirittura a commentare quanto apprezzava la mia avvenenza fisica commentando il mio culo o le mie gambe. Naturalmente feci sempre finta di non sentire e quando lo intravedevo in strada cercavo un percorso che fosse il più lontano possibile da quell’individuo fastidioso ed ambiguo. Mi ero chiesta quale losco lavoro facesse. Dopo un primo momento di disorientamento gli chiesi cosa desiderasse. Mi rispose che voleva parlare con mio marito, il quale, perplesso, lo invitò ad accomodarsi. “Vorrei parlare un minuto da solo con lei” disse a mio marito. Lui ribatte che con me, sua moglie, non vi erano segreti, ma quell’uomo ribadì la necessità di un incontro a quattrocchi. Alla fine mio marito lo seguì fuori. Ero offesa, preoccupata ed mi chiedevo cosa volesse quell’individuo. Mi addormentai stanca. Non avevo mai passato un periodo così negativo, una negatività che investiva tutto. Da quanto non sorridevo serena!? Da quanto non facevamo più l’amore perché sempre travolti dai pensieri!?. L’unica cosa che mi costringeva a non mollare era la mia bambina. Dopo circa tre ore tornò mio marito. Gli chiesi subito di raccontarmi ciò che era accaduto e lui senza dirmi una parola mi mostrò un assegno con l’importo che ci serviva. Senza bisogno che aggiungesse altro capii ed allora fui travolta da rabbia e paura. Capivo che eravamo nelle mani di un usuraio e mi infuriai per la sua ingenuità. Urlavo, gli intimavo di restituire subito l’assegno a quell’uomo. Come aveva fatto a farsi incastrare, eppure di queste situazioni ne parlavano i giornali e la televisione. Cercò di calmarmi e mi disse che se tutto andava bene saremmo riusciti a pagare la merce e poiché avevamo già l’ordinazioni da parte dei clienti; ci sarebbero così entrati subito dei liquidi per restituire l’importo e per reinvestire in altri acquisti. Insomma, solo così il negozio poteva aver speranza di vivere. Mi disse che sebbene era un rischio andava affrontato. Che pensassi anche al benessere della nostra bambina. Il termine di restituzione era tra sei giorni e l’interessi sebbene alti non erano proprio da usurai. Rimasi molto preoccupata anche se dovetti calmarmi per forza. Il giorno dopo mio marito fece l’ordinazione della merce versando l’assegno come anticipo. Sarebbe dovuta arrivare tra 4 giorni. Fummo incredibilmente sfortunati. Uno sciopero improvviso dei trasportatori fece slittare le consegne di qualche giorno. Arrivò invece il giorno della restituzione del prestito. Eravamo travolti dall’ansia. Sapendo della situazione che poteva determinarsi mandai avevo mandato mia figlia da mia madre. La sera alle 20 suonò la porta. Aprii con il cuore in gola. Era lui, accompagnato da due ceffi da paura. Entrarono con decisione e si sedettero a tavola. Quando seppe da mio marito che non era in grado di restituire il denaro fece un cenno ad uno dei due suoi gorilla il quale sbottonandosi la giacca mise in mostra la pistola che aveva alla cintola. Poi colpì con un forte pugno il volto di mio marito. Mi lanciai urlando su quell’uomo, ma l’altro gorilla mi fermò per i capelli. Ero terrorizzata. Il nostro ex vicino, il capo cioè, si avvicinò a mio marito che perdeva un poco di sangue dal naso, e gli disse: “Hai tempo fino a domani alle 10, intesi” Mio marito gli disse che non sarebbe mai stato possibile per l’indomani. Allora quell’essere spregevole tirò fuori dalla tasca una foto della nostra bambina ripresa all’uscita della scuola. Era chiara la minaccia contenuta in quel gesto. Impallidimmo non riuscendo a proferire parola. Poi parlò: “Una soluzione ci sarebbe. Metterebbe tutto a posto subito e definitivamente. Basterebbe che ci invitassi questa sera a cena per farci gustare la tua cucina e tua moglie”. Mio maritò cercò di avventasi contro quell’uomo, ma uno dei due gorilla lo colpi prontamente con un colpo allo stomaco che lo fece accasciare su di una sedia. “Sai quando mi abitavate vicino mi guardavo sempre tua moglie e devo dire che più volte mi ha fatto pensare a cosa ne avrei fatto di una femmina con un seno, con un culo, con un corpo come il suo. Adesso posso farlo. E’ un corretto accordo tra uomini d’onore. Tu avrai abbonati i tuoi debiti, potrai vivere sereno con la tua famiglia senza timori, ed io questa sera mi godrò lei. Cosa vuoi che sia, per una volta e poi ….la tranquillità. Mio marito sulla sedia si teneva lo stomaco e non riusciva a parlare, emetteva solo dei grugniti di dolore e di rabbia. Io in piedi, travolta dalla paura specie per mia figlia, non pensai più oltre. Mi liberai della stretta di uno dei due gorilla, andai verso l’angolo cottura e misi una pentola d’acqua sul fuoco. Mio marito mi guardò senza espressione e senza parlare. Allora quegli uomini sorrisero soddisfatti e si accomodarono. I due gorilla ai lati di mio marito,e lui, il capo, un poco più scostato. Si accese la sigaretta e mi ordinò “Spogliati, lasciati solo le scarpe e mettiti il grembiule da cucina.” Ubbidii tra i commenti ed i mugolii di approvazione di quegli uomini. Il capo disse “Ragazzi ma guardate quanto è bona”. Poi rivolto ad uno dei due gorilla lo invitò ad andare ad accertarsi di quanto aveva detto. Allora il più grosso mi venne vicino e cominciò a palparmi ed ad esplorami. Mi apriva per far vedere il mio sesso ed il mio culo agli altri due che si complimentavano irriverenti con mio marito. Ero umiliata e ormai annullata nella volontà. Scolai la pasta e la servii a tavola. Iniziarono a mangiare tra battute e commenti osceni, costringendo mio marito a mangiare anche lui, mentre a me fecero togliere il grembiule e mi chiesero di assumere le pose che gradivano. Provocavano ed umiliavano mio marito chiedendogli particolari osceni su come facevo l’amore. Uno dei gorilla, mentre con una mano arrotolava gli spaghetti e li mangiava rumorosamente, con l’altra si tirò fuori il membro eretto e cominciò ad accarezzarselo. Allora il capo mi disse.”Bella, ma non vedi come sta il mio amico, poverino, aiutalo fagli qualcosa.Facci vedere come fai i bocchini, dai, da brava.” Ormai la situazione era arrivata al culmine. Irreversibile non potevo più tornare indietro. Scambiai uno sguardo con mio marito ma la sua espressione mi fece decidere di non guardarlo più. Sentivo troppo la sua umiliazione e dispiacere, Mi chinai su quel sesso e cominciai a muovermi su e giù. Quell’essere mi spingeva con forza la testa sul suo sesso che mi slogava le mascelle e a volte mi soffocava quasi. Allora sentii l’altro gorilla venirmi dietro ed il suo sesso teso strusciarmi sulle natiche. Ero presa, usata, umiliata da quegli energumeni. Qualcosa allora cambiò. Mi spaventai con me stessa, mi sorprese, mi manifestarono mille contraddizioni quando sentii bagnarmi. Non poteva essere, rifiutavo la cosa. Eppure nonostante tutto sentivo una sorta di piacere crescere, Cercai di giustificarmi con me stessa pensando da quanto tempo non facevo l’amore, ma sapevo che questo non reggeva poi molto. Sentii il capo dare il suo consenso all’uomo che mi stava dietro: “Ok scopala, ma ricordati che il culo è del capo” Il membro che mi stava in bocca esplose improvvisamente allagandomi la bocca che fu pervasa da un aroma pungente, acre, come non avevo mai sentito. Ci fu un applauso strafottente. Alzai la testa con il volto tutto impiastricciato e in quel momento sentii penetrarmi. Provai un attimo di dolore poi i colpi di quell’uomo, che mi teneva i fianchi, cominciarono a sciogliere in me qualcosa. Cercavo di non manifestare le mie sensazioni pensando a mio marito costretto ad assistere. Poi persi il controllo, ansimai, poi urlai. Sentivo i commenti degli altri due che dicevano a mio marito di guardare bene quanto ero troia. Forse stanco della posizione a pecorina, mi girò e riprese a scoparmi forsennatamente. Era una vera bestia. Sentii che stava vicino al godere, allora assecondai i suoi movimenti perché anche io volevo la mia parte di piacere. Venimmo insieme. Allora urlai, abbracciai quell’uomo, cercai la sua bocca, lo baciai, gli dissi “amore….amore”. Dopo poco sentii il capo dire: “Va bene ragazzi, ora sta a me. Ora viene il bello. Preparatemela come sapete” Mi sentii sollevare e mettere alla pecorina. Poi uno dei due uomini mi passò, senza stringere, una cinta intorno al collo. Ero al guinzaglio e,come una vacca viene condotta al toro per la monta,venni condotta davanti al loro capo. Aveva sguainato un membro che visto da basso verso l’alto appariva possente e largo. Questi si rivolse allora a mio marito, ormai succube e completamente inebetito:”Per il bene della tua donna ti consiglio di prendere un po’ di olio e lubrificargli il culo” Strattonato da uno dei due gorilla sentii mio marito che ubbidiva. Persi ogni premura nei suoi confronti sentendo emergere la rabbia. Era stato in fin dei conti lui a determinare tutto questo. Uno dei due uomini mi si inginocchiò di fronte e mi fermò le spalle mentre l’altro mi divaricava i glutei. Ecco ora lo sentivo appoggiato alla mia entrata posteriore. Un colpo selvaggio e quel membro comincio ad entrarmi dentro. Non potei celare il mio dolore piangevo e gemevo, ma sentivo che, sebbene lubrificata, lui dietro forzava e forzava, Sentii cedere qualcosa, una fitta acutissima, e poi lo scivolare, millimetro dopo millimetro, quasi senza fine. La sua presenza possente arrivarmi al ventre e spingere ancora. Cominciò allora a sodomizzarmi senza pietà, dicendomi le peggiori oscenità e manifestando la sua soddisfazione ad ogni mio lamento. La virilità di quell’uomo mi squassava, mi possedeva spavalda. Io mi sentivo una femmina presa, posseduta, umiliata, usata, sodomizzata senza ritegno. Questo sentire mi vece scivolare nel piacere e fui sconvolta di me quando venni,provando per la prima volta nella mia vita un orgasmo anale. Lui continuò e continuò fino finalmente a riempirmi della sua essenza di uomo. Provavo piacere del suo piacere. Finito il godermi se ne andarono via. Rimasi stesa a pancia sotto. Mi sentivo piena del godimento di quegli uomini. Pensavo che il negozio era salvo, che la bambina avrebbe potuto vivere tranquillamente e che con mio marito avremmo trovato la forza per superare tutto. E mai più prestiti ad usura.
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