In pochi giorni Mirna era caduta sempre più in basso ed io partecipando a quello che sembrava un gioco trasgressivo ed eccitante, avevo assistito alla sua depravazione. Ora mi tormentavo per la mia stupidità e l’idea di saperla sola, in mano a degli sconosciuti rinchiusa in un tugurio, non mi faceva chiudere occhio. Rivedevo la stanza, quel pagliericcio inzozzato dal piscio misto a preservativi usati, e lei nuda , incatenata obbligata a dormirci dentro. Dovevo fare qualcosa, cercarla, ma dove?. Arrivò il mattino. Passai davanti alla sua stanza con la speranza di ritrovarla. Stavano facendo pulizia. Chiesi al portiere. Ma la notizia che mi diede mi gettò nella disperazione. Non alloggiava più li, qualcuno era venuto a riprendersi i suoi bagagli. E Alfred? Victor? Erano solo dei clienti abituali ma di cui nessuno aveva il recapito. Il direttore dell’albergo? Me lo chiamò. Panico, non era la stessa persona che mi aveva presentato Alfred e neppure conosceva Mns Victor; sapeva soltanto che bazzicava nel giro della prostituzione e che aveva chiesto una camera con il video a circuito interno per far esibire una sua puttana per dei clienti. Restai senza parole. Mi girava la testa, non ebbi neppure la forza di ribattere. Non era possibile: Alfred si era divertito con Mirna, o l’aveva veramente ceduta ad un magnaccia? Ero terrorizzato. Ed il portiere che mi aveva venduto la famosa cassetta? Aveva preso ferie e ovviamente non sapevano nulla dei suoi affari con i clienti. Presi un taxy ed iniziai a girare cercando, invano, di riconoscere la strada dove era stata portata. Ritornai in albergo, lessi il famoso contratto e tutto diventava irreale, folle. Mirna dopo aver accettato di essere marchiata aveva accettato di firmare quelle oscenità: “….. PRONTA AD OGNI VOSTRO ORDINE SENZA RIBELLARMI , SARÒ LA VOSTRA AMANTE, LA VOSTRA SERVA, LA VOSTRA CAGNA” Ma se traducevo con più attenzione, le altri frasi mi mettevano i brividi “ PRONTA A SOTTOMETTERMI A QUALUNQUE VOSTRA RICHIESTA. IN QUALSIASI MOMENTO ACCETTERÒ’ DI ESSERE VENDUTA A CHIUNQUE” Essere venduta a chiunque poteva anche essere tradotto: VENDERMI A CHIUNQUE. Riguardai la videocassetta : quelle immagini non lasciavano dubbi, mi ero eccitato mentre mia moglie era stata esibita ed usata come una puttana e lei firmando quel contratto aveva dato la sua completa disponibilità a trasformarsi come la volevano.. Anche il giorno dopo, sempre più disperato, riprovai a girare con dei taxy per la città cercando di rintracciare quel quartiere, ma fu tutto inutile. Da tre giorni non sapevo nulla di Mirna ed il giorno della fine delle nostre vacanze stava arrivando. Avevo i biglietti del volo di ritorno già prenotati. Che cosa avrei dovuto fare? Tornarmene in Italia senza di lei? Rientrando in albergo, verso sera, trovai Alfred ad aspettarmi. Rabbia, paura, gelosia,ma anche sollievo. Gli corsi incontro. Appoggia i pugni sul tavolo dove era seduto cercando di essere deciso e minaccioso “Portatemi da mia moglie, oppure…..”“oppure…” riprese lui sorridendo.Già, oppure. Cercai di cambiare tono “domani dobbiamo tornarcene in Italia ”Lui mi rispose che lo sapeva ed era proprio il motivo per cui era passato. “Tua moglie resta ancora qualche giorno per completare la sua educazione, poi si vedrà, quando sarà pronta….” Restai ammutolito per un attimo “Pronta a cosa-gli chiesi- l’avete obbligata a costretta a quelle porcate e ora…”“Mi hai offerto tu tua moglie e lei non si è tirata di certo indietro. Pensavi veramente che scherzassi quando sostenevo che l’avrei venduta? Ora appartiene a Mns Victor”.“Mirna non appartiene a nessuno, portatemi da lei e ve lo dimostrerò” gli gridai.“Credi? Quando Mns Victor ha saputo che tua moglie è una signora per bene, ha deciso di vedere fino a che punto, una seria e rispettabile signora, potesse precipitare in un abisso di perversione e depravazione. Per questo me l’ha affidata, per ottenere da lei la più completa sottomissione e poterla poi rivendere al miglior offerente” Era un copione già sentito e mi metteva i brividi. “All’inizio si vergognava, ma è stato ancor più eccitante vederla accettare di restare mezza nuda in tenute disdicevoli per una signora come lei e sottomettersi ai miei ordini. Anche tu ti sei eccitato ammettilo e nonostante tutto non ti sei mai opposto.” Non sapevo cosa rispondere, in fondo era vero.“tutte le sue remore da borghese per bene svanite e senza più ritegno, poco alla volta, ha iniziato a godere della sua sottomissione. Credo che in realtà fosse proprio quello che anche lei desiderasse: è una viziosa, le piace essere trattata come una cagna.”“La tenete con la forza, la state ricattando, è disgustoso”Alfred mi passò una busta “ leggi tu stesso e vedrai che cambierai idea”Riconobbi sulla busta la calligrafia di Mirna. La aprii con apprensione. “Amore mio, quando riceverai questa lettera non so cosa avrò fatto di ancora più sporco di quello che già sai. Mi vergogno enormemente eppure ho finito per cedere a richieste a cui non avrei mai immaginato acconsentire. Quando mi hai fatto camminare seminuda in quel parco mi hai fatto sentire una puttana, mi sentivo umiliata, ma poi ho lasciato che tu mi trascinassi in quel gioco che abbiamo iniziato con Alfred. Quando ho detto ad Alfred per la prima volta che ero la sua schiava, tu eri li vicino a me. Mi sentivo dominata da lui e non provavo alcun rimorso nei tuoi confronti. In fondo eri stato tu ad offrirmi a lui cedendomi come un oggetto. Per gioco mi avevi gettata nelle sue mani e quanto più trovavo umiliante quella situazione tanto più ne ero attratta. Ora non è più un gioco,mi sono resa conto in quale tunnel senza ritorno mi sono trovata, completamente sottomessa ad un padrone che di perversione in perversione mi ha trascinato fin qui. Prima di arrivare a Parigi non avrei mai accettato di aprire le mie labbra ad un sesso e tu lo sai; in questi giorni non so più quante volte le mie labbra si sono spalancate su sessi di sconosciuti ricevendo tutto il loro orgasmo prima con disgusto ma poi con piacere. Quando tu mi hai lasciato quella sera nuda, trascinata giù dal treno nella metropolitana, ho creduto di morire;il nano mi ha portata in una macchina di fotografie e mi ha obbligata a succhiarglielo mentre venivo fotografata. Ma la mia vergogna maggiore l’ho provata lasciandomi trascinare in mezzo alla gente nuda, incatenata; in quella tenuta laida con un dildo infilato nel culo derisa dai pochi passanti, con il suo sperma che mi colava dalla faccia: mi sono sentita oltraggiata, avevo perso ogni dignità. Mi guardavo attorno e speravo che tu fossi li per portarmi via.Fuori dalla metropolitana mi hanno obbligata a seguirli al guinzaglio come un cane, la loro cagna,laidamente esposta agli sguardi compiaciuti di chi ci incontrava in quelle viuzze di periferia. Il cuore era un tamburo, sentivo i brividi percorrermi, ed il mio sesso diventava sempre più caldo sempre più fradicio. Non mi riconoscevo più, mi sentivo soggiogata e non riuscivo più a capire il confine tra pudore e perversione. Mi facevo trascinare con i polsi incatenati dietro la schiena con quelle strisce di cuoio intorno alle tette; sentivo i capezzoli irrigiditi farmi male per quel percing che mi ero stupidamente lasciata fare; morivo di vergogna ma ero pronta ad esaudire le loro richieste. Credevo mi volessero scopare, anzi desideravo che qualcuno mi penetrasse per soddisfare quel mio stato di totale eccitazione che il dildo manteneva continuamente dolorosamente alto; invece mi hanno sbattuta in una zozza cantina. Mi hanno tolto il dildo dal culo. Li pregavo di smettere, ma, senza possibilità, mi hanno costretta a leccare quel coso, presa da conati di vomito per il sapore acre dei miei escrementi. Con una catena al collo chiusa da un lucchetto, mi hanno lasciata incatenata vicino ad un pagliericcio, andandosene spegnendo la luce. Sola, al buio,nuda, incatenata, mi sono distesa su quella paglia,bagnata e puzzolenta.Mi sono trovata a piangere,implorare un aiuto. Rivedevo la nostra vita, il lusso di tutti i giorni ed ora ero li distesa tremante, trasformata in una schiava. Non avrei mai immaginato di finire sbattuta in una topaia come quella, nelle mani di persone che mi facevano schifo ed a cui ero stato offerta. Mi hanno fatto sentire sporca inzozzata e non solo dentro. Dormivo su quel pagliericcio che era il loro cesso, visto che ci pisciavano sopra in continuazione. Mi hanno tolto ogni dignità, dicevano che ero una merda e quello era il mio posto. Sai quanto ero schizzinosa, eppure ero li in mezzo a quel lerciume, pronta ad esaudire le loro voglie:non immagini neppure cosa ho dovuto accettare in questi giorni. Hanno potuto godere di me nel modo che hanno voluto senza che io mi opponessi . Ormai era più forte di me, non riuscivo neppure a pensare lontanamente di sottrarmi alle loro richieste. Mi sono lasciata fare di tutto mostrandomi completamente compiacente.Tu volevi vedermi trasformata per gioco in una schiava ma lo sono diventata realmente. Pensavi fosse un gioco lasciarmi nelle mani di Alfred e lui mi ha realmente venduta ed ora appartengo a Mns Victor, sono un suo oggetto, devo ubbidire a qualunque suo ordine e basta. Il mio padrone vuole che impari a concedermi a chiunque , offerta a uomini con cui non avrei mai neanche pensato di averci a che fare ed a cui, da signora per bene, avrei rifiutato anche una sola carezza Mi vuole trasformare in una specie di puttana privata disposta a tutto All’idea rabbrividisco e nello stesso tempo provo un’eccitazione perversa. E’ ignobile quello che sto facendo ma cosa posso fare? Forse questa condizione di sottomissione era dentro di me da chissà quanto tempo. Ora so che non posso aspettarmi qualcosa di diverso. Il fatto è che questo mio degradarmi mi eccita , godo nel sentirmi umiliata e nello stesso tempo mi vergogno immensamente. Mi hanno detto che finirà, che ce ne torneremo a casa ma, solo quando avranno fatto di me una schiava completamente sottomessa .Fino ad allora non useranno più nessun riguardo e non so immaginare cosa dovrò ancora provare. Non seguirmi, ti prego ma lascia che sprofondi da sola in questo inferno” Mirna era veramente arrivata al punto di non ritorno ed aveva dimostrato la sua disponibilità a continuare, ormai sembrava non saper resistere a qualunque umiliazione, e me lo aveva scritto. Facevo fatica a credere che quella fosse la sua volontà. Era di certo costretta a subire quelle schifezze.“Quando la rivedrò se ne tornerà con me” dissi ad Alfred.“Sei così sicuro? sei anche sicuro di rivolerla con te dopo quello che ha accettato di fare?”Quella domanda mi spiazzò..“Mns Victor vuole venderla, vuole una schiava disposta a tutto, senza limite di decenza”Quelle parole mi misero in uno stato di prostrazione ed ansia. Alfred continuò “una donna come la tua è nata per essere trattata in quel modo. La sua natura è quella di essere umiliata, appartiene al genere di donne che gode ad essere trascinata ai gradini più bassi della degradazione e non può che dipendere da un padrone che le domini completamente e tu per anni non te ne sei neppure accorto” Il cuore mi batteva forte, ero percorso da brividi, sapevo che non c’erano molte speranze che tutto finisse li; quanto avrei pagato perchè non fosse mai iniziato nulla! “Vieni, sono curioso di vedere la faccia che farai , dopo aver visto quello che è diventata” mi disse schernendosi. Lo seguii. Ritornammo alla casa dove Alfred aveva gettato Mirna perchè completasse la sua educazione. Ci accolse il nano che subito fece cenno di parlare a bassa voce “E’ restata qui in questi giorni ha fatto la loro serva” disse Alfred “….e anche la nostra puttana” aggiunse il clochard e, mettendosi le dita sulle labbra come se ci chiedesse di non fare altro rumore, ci guidò verso l’altra stanza. Alfred prese visione per primo poi, scostandosi, mi sorrise e mi disse di guardare. Credetti di svenire. Pochi secondi ed il flash della vita passata con Mirna passò velocemente davanti ai miei occhi. Mirna era distesa nuda con indosso solo un paio di autoreggenti nere Fosse stato solo quello. Anche se ormai credevo di averla vista sottomessa a quanto di più ingiurioso si potesse pensare, la vedevo per quello che volevano da lei, la loro schiava-puttana. Il bestione, che avevo visto qualche sera prima, era disteso nudo sul letto e Mirna era accovacciata tra le sue gambe con la testa appoggiata sulla sua coscia con il volto proteso verso un sesso flaccido ma appariscente. Le caviglie erano imprigionate da due anelli uniti da una catena ed al collo il collare di cuoio, segno della sua sottomissione, a cui era agganciato un guinzaglio. Il bestione aprì gli occhi per niente turbato dalla nostra presenza e, senza neppure coprirsi per decenza, sorrise ad Alfred. Strattonò Mirna per il guinzaglio. Lei aprì gli occhi. Io arretrai per non essere visto, ma Mirna neppure si accorse che sulla porta della stanza c’erano altre persone oltre a quell’uomo che la possedeva come una cagna. Lei senza chiedere nulla iniziò a leccare quell’arnese davanti alle sue labbra, come se quello fosse il suo compito. La verga del bestione prese consistenza. La lingua di Mirna correva su quell’asta vergognosamente, le sue labbra sfioravano i testicoli baciandoglieli, la sua saliva impregnava quel sesso fino a che spalancò la bocca e lo accolse iniziando a succhiarlo. Non potevo resistere nel vederla ridotta in quello stato. Mi tirai in disparte.Alfred mi raggiunse subito dopo e, senza che gli altri lo sentissero, mi disse: “Cosa ti aspettavi di vedere? Ormai tua moglie è quello che hai visto, un oggetto sessuale. In questi giorni non ha fatto altro” Mi sedetti attorno al tavolo svuotato di ogni forza, disperato, mentre Mirna era ancora nell’altra stanza alle prese con il cazzone del suo padrone. Il nano ed il clochard restavano sulla porta a guardarsi la scena. Le reti cigolavano, il respiro del bestione nella stanza si faceva pesante e contemporaneamente crescevano i gemiti di Mirna, gemiti di piacere, posseduta da un bestione peloso dall’aspetto ripugnante; era la sua schiava, il suo strumento di piacere. Abbassai la testa sul tavolo Non potevo credere, sentivo Mirna gemere dal piacere. Poi silenzio, rialzai il capo.Il bestione se ne stava uscendo con un profilattico nelle mani e sorridendo ne svuotò il contenuto in una ciotola per terra. Sorrise “è la sua cena…” Non poteva essere vero ciò che pensai in quel momento. Però fui subito distratto dai gemiti di Mirna e la rete che cigolava di nuovo. Il clochard non c’era più, Alfred sorridendo mi guardava “allora te la vuoi riprendere quella troia?” Anche il clochard si stava scopando Mirna. L’avevo vista posseduta da più persone nella videocassetta, ma ora era peggio. Io ero li e nella stanza vicina mia moglie veniva scopata come una troia e lei, senza ritegno, stava godendo. La scopata fu più lunga della precedente e per questo ancor più deprimente. Anche il clochard uscì dalla stanza tenendosi tra le mani il profilattico abbondantemente disteso e ripetè la stessa sceneggiata del versarne il contenuto nella ciotola. Intanto il nano era scomparso nell’altra stanza con Mirna. Non sapevo più cosa provare per lei; ero ancora innamorato, mi pentivo di averla iniziata a quel gioco ma, sottomessa in quel modo, la trovavo perversamente eccitante. Mi ricordai quando non metteva le calze perché , diceva,”fanno tanto puttana” ed ora cos’era diventata? Per tre giorni era stata la troia di quei loschi individui. Sentii il nano dire qualcosa, ma capii solo “.. cagna…”Mi alzai di scatto avvicinandomi alla porta in preda ad una crisi di rabbia, il bestione mi fermò ma mi bloccai io stesso sulla porta.Mirna inginocchiata davanti al nano glielo stava succhiando. Avrei voluto entrare, strapparla a quel suo destino. Il nano le porse un profilattico e lei lo scartò mentre continuava a leccargli la verga eretta. Smise solo per infilarglielo.Poi senza che lui le dicesse nulla, quasi per un cerimionale a cui era stata abituata, si mise a quattro zampe e gli girò il culo. Nelle due manette tatuate sul culo si vedevano chiaramente due lettere “V” e “S” le iniziali del suo padrone. L’avevano marchiata definitivamente con le iniziali del suo padrone. Il nano le appoggiò la mano tra le chiappe divaricandole e infilandole un dito nel culo. “ti piace porca” Mirna non parlava, sculettava volgarmente sotto la spinta di quel dito.Il nano si girò verso di noi compiaciuto, le levò il dito dal culo e le tirò una manata violenta sulle chiappe “sul letto puttana come ti ho insegnato.”. Mirna a gattoni raggiunse il letto e vi si stese sopra.Iniziò a carezzarsi le tette mostrando la sua sporca eccitazione . “brava la mia cagnetta – disse lui – sei veramente una vacca”Mirna allargò le gambe mostrandogli il suo sesso pronto per essere nuovamente usato. Il nano le montò sopra. Mirna lo abbracciò e lui penetrandola interamente le si incollò sulla bocca.Non resistetti e nuovamente mi ritirai. Quella sua completa disponibilità mi trapassò il cuore.Altro che obbligata, era veramente quello che dicevano di lei, una porca che godeva della sua sottomissione. E pensare che con me, per anni, aveva fatto la santarellina .Ritornai a sedermi “Avete fatto un buon lavoro -disse Alfred- l’avete proprio educata bene la puttana”Il bestione sorrise: “E’ sposata lo sapevi?” Alfred annuì. Evidentemente non sapevano che il marito fossi io.“Suo marito voleva giocare ed io l’ho accontentato – disse Alfred – ora lui se ne è tornato in Italia e lei dovrà starsene qua per completare la sua educazione” Alfred mi guardò quasi sfidandomi ad ammettere il contrario.. Era quello che aveva in mente? Separarci, lontani quasi mille chilometri senza poter far nulla, era così dunque, dovevo lasciarla veramente nelle loro mani a subire ogni tipo di perversione e continuare la sua strada verso il più infimo degrado sessuale? “ Stai certo che abbiamo organizzato tutto per bene per questa sera” disse il clochard. Non capivo, né seguivo completamente i loro discorsi distratto dai gemiti e sospiri di Mirna che nell’altra stanza veniva posseduta dal nano. Anche lui poco dopo ritornò tra noi e con lo stesso rituale, tenendosi il proflilattico in mano, versò il contenuto nella stessa ciotola. Poi mi guardò e gridò: “Puttana vieni c’è gente…… – e guardando nella stanza le ordinò – a quattro zampe come ti ho insegnato quando ci sono ospiti” Senti muoversi. Mirna entrando a carponi nella stanza, vedendomi si bloccò quasi scioccata, restando con lo sguardo fisso al suolo .Il bestione non le diede tempo di riflettere, le si avvicinò e le tirò una pacca sul culo “Avanti fai gli omaggi di casa come ti abbiamo insegnato”. Mirna sempre a gattoni si infilò sotto il tavolo armeggiò verso Alfred; pensai che gli avrebbe fatto un altro pompino, ma capii solo quando fu sotto di me cosa intendevano per omaggiare gli ospiti. Mirna mi abbassò la cerniera dei pantaloni, non cercai neppure di fermarla. Mi estrasse il cazzo ritto e duro e lei non fece altro che prendermelo in bocca e darmi una succhiata, dopo di che si prostrò ai miei piedi baciandomeli. Il bestione le concesse di rialzarsi solo per portarci da bere. Nuda, senza opporsi, evitando di incrociare il mio sguardo, aprì un armadietto tolse dei bicchieri e li posò sul tavolo . Versò della birra mentre il bestione la teneva abbracciata palpandole il culo. Bevemmo. Potevo solo lontanamente immaginare cosa avesse dovuto sopportare in quelle giornate. Puzzava di un dolciastro e nauseante profumo, le era stato imposto un trucco volgare . Alfred rivolto al clochard ripeteva quanto fosse entusiasta per come la “Puttana” fosse stata educata. Quando parlavano di lei non usavano il suo nome, la chiamavano “la puttana” secondo le indicazioni che il suo padrone aveva dato. Il bestione la prese in braccio agguantandole una tetta iniziando a giocarci. Il capezzolo, trapassato dall’anello del percing, diventava turgido. Ormai Mirna non aveva più ritegno ed anche davanti a me sembrava eccitarsi per quelle carezze. “Quando Mns Victor la porterà al Club R…… H… per venderla riscuoterà un buon successo” Mi andò la birra di traverso, tossii e mi sentii trapassare da mille frecce. Guardai mia moglie cercando un cenno di ribellione, lei abbassò gli occhi lasciando che il bestione continuasse a giocare con la sua tetta. Il clochard si alzò girò attorno al tavolo “ la Puttana non deluderà le aspettative di Mns Victor, è pronta ad accettare qualunque cosa, anche la più schifosamente oscena”. La prese per i capelli e mentre restava in braccio al bestione le girò la testa all’indietro. Tenendola in quella posizione iniziò a farle roteare il suo indice intorno alle labbra che Mirna socchiuse. Lui si riversò verso il suo volto. Mirna ignobilmente socchiuse le labbra, lui le sfiorò con le sue, si risollevò un poco e lasciò scivolare un filo di saliva verso la bocca di Mirna che lei accolse senza ribellarsi. Abbassai lo sguardo schifato, Mirna era diventata una sorta di fogna, la sua bocca aveva accolto chissà quanti sessi e ora un vecchio barbone le stava sputando in bocca. Uno squillo del telefono interruppe la scena. Mollarono la presa e Mirna si alzò; ormai in quella casa era diventata non solo il loro oggetto sessuale ma anche la loro serva. Ripensai alla nostra casa in Italia e alla cameriera che avevamo. Mi ricordai di una frase di Mirna detta tempo addietro parlando proprio di lei “ se anche non avessi una lira non farei mai la cameriera”. Ora invece cosa stava facendo ed in che modo? Ma ancor più scioccante quello che rispose evidentemente educata “Sono la puttana di ……..- un attimo di silenzio e lei si rivolse, con un filo di voce, al nano- …. Padrone è per voi. Il nano parlò velocemente, riappese e rivolgendosi a Alfred “E’ tutto a posto si può fare, già questa sera possiamo mettere alla prova questa cagna nel locale del nostro amico”. Quello stronzo parlava di mia moglie come di una cosa a cui poteva chiedere qualunque cosa,era ignobile. Alfred mi guardava sorridendo ed il nano aggiunse “Sono sicuro che come esordio la puttana non farà brutta figura ”Alfred chiese se fosse sicuro di ciò. Il nano sorrise, disse che quei pochi giorni erano già bastati per capire fin dove Mirna potesse arrivare. Già quella frase non lasciava molto all’immaginazione, e restai di sasso quando il suo padrone indicandole la ciotola sul pavimento piena delle sborrate la indicò a Mirna “non lasciare indietro il dolce”. Penosamente raggiunse la ciotola a gattoni ed iniziò a leccarla. Era disgustosamente eccitante vederla ridotta a quell’asservilismo degradante. Restammo tutti a guardarla. La svuotò tutta. “vatti a preparare che usciamo- le ordinò il nano, dopo di che la liberò delle catene alle caviglie. Uscì dalla stanza e quando qualche minuto dopo ricomparve mi lasciò nello sconcerto più assoluto. Labbra rosse, un trucco ancor più pesante e volgare, una mini gonna rossa a filo di chiappe, calze nere con la riga agganciate al reggicalze chiaramente in vista, una camicetta a cui erano stati tolti i bottoni e che Mirna si era annodata alla vita senza riuscire a coprirsi completamente le tette che in quel modo erano ancor più vistosamente messe in mostra sollevate dalle coppe di una geupière nera che si infilava nella gonna: una vera troia. Alfred commentò “ l’avevo detto che sarebbe andata in giro sempre vestita da puttana” Neppure un moto di ribellione, aprirono la porta e ci trovammo per strada. Camminava sculettando come una volgare puttana, come Alfred le aveva insegnato. Solo pochi minuti a piedi di quella laida esibizione, ed entrammo in un locale pieno di fumo, luci soffuse,musica di sottofondo. Un locale equivoco il S…. e non era difficile capire che la maggior parte delle femmine fossero delle puttane. Guardandomi attorno per non ne vidi una che fosse più indecente di lei ed Alfred non esitò a rimarcarlo “Sembri la più puttana di tutte”. Mirna si fermò quasi cercasse di non entrare, ma Alfred la spinse dentro. Qualcuno fischiò altri fecero battute più o meno pesanti. Il mio cuore impazzì letteralmente. Mi resi conto di come fosse caduta in basso e soprattutto del ruolo diverso che stava assumendo. Sapeva di offrire uno spettacolo indecoroso, ma in fondo non aveva fatto nulla per evitarlo. Si era fatta trattare e aveva accettato di vestirsi come una puttana ed ora li in un ambiente conosciuto e tollerato per la prostituzione. Il bestione spinse Mirna, obbligata a concedersi in quel modo, davanti a lui offrendola a quel sordido pubblico che allungava le mani su di lei cercando di trattenerla; la guardavano sorridendo e non potevano fare a meno di notare le tette nude appena coperte dalla camicetta allacciata così precariamente. Mirna era zitta, abbracciata dal clochard che incurante del luogo pubblico le aveva infilato una mano sotto la gonna direttamente sul culo. Ero senza parole e la salivazione azzerata eccitato nel vederla come una vera una troia. Quante volte l’avevo immaginata così nei miei sogni erotici, ma quella era diventata la sordida realtà.Il bestione le parlava e lei restava ad ascoltare con lo sguardo basso. Le accese una sigaretta. Gli avvicinò una mano alla spalla e senza che lei si ribellasse le scoprì ancora di più le tette che ora quasi fuoriuscivano dalla camicetta mostrando il bordo dei capezzoli inanellati. Sentivo le voci dietro di me” guarda quella puttana come è concia”. Ormai l’eccitazione si miscelava con rabbia e gelosia ma non potevo più farci niente. Mirna era trattata come una puttana perché era quello che volevano da lei e lei aveva volontariamente accettato di immedesimarsi in quel ruolo. Poi Mirna da sola si diresse verso lo sgabello del bar. Camminando ad ogni passo lasciava ben in vista le cosce nude ed il bordo delle calze a filo di chiappa. Raggiunse uno sgabello e si sedette Continuava a fumare la sigaretta rendendosi in tal modo ancor più volgare. Prese posto sullo sgabello accavallando le gambe, scoprendo interamente le cosce lasciando ben in mostra la pelle nuda che contrasta con il bordo delle calze. Il bestione le si avvicinò le sussurrò qualcosa all’orecchio. Lo vidi accarezzargli il collo e cercare di baciarlo, poi lui si scostò. Mirna si guardò attorno,gli occhi sgranati, quasi impauriti, smise di tenere le gambe accavallate le portò lungo lo sgabello e lentamente divaricò le ginocchia. La gonna si sollevò di più e laidamente lasciò in mostra tutta la sua fighetta. Il nano rivolto ad Alfred compiaciuto confermò che non era ancora nulla. Gli avventori la guardavano come una cagna in calore ma , prima ancora che qualcuno l’abbordasse, una losca figura si avvicinò a noi; non molto alto, obeso,rubizzo e pelato, salutò il nano che lo presentò a Alfred. “allora questa è l’italiana? mi sembra una troia qualunque, mi state prendendo in giro?” sorrideva. Il nano gli garantì che era una ricca signora per bene e che il loro divertimento era poterla pervertire. Si avviò verso di lei senza dire altro. Lo vidi parlarle senza scollarle gli occhi di dosso dalle tette semiscoperte. Le appoggiò una mano sulle cosce nude. Lei non riusciva neppure per un attimo a ribellarsi; tra me e me, vista la stazza che lo faceva somigliare ad una balena pronta a mangiare la sua preda, lo soprannominai Dick. Lasciò la mano dalla coscia e appoggiandola sulla tetta si girò verso di noi sorridendo. Anche gli altri avventori sorridevano e sicuramente invidiando la sua posizione. Mirna gli staccò la presa tremante di irreprimibile vergogna. Gli sguardi di tutti squadravano le sue nudità. La mano di Dick la immobilizzò. Mirna smise di ribellarsi. Una figura come quella, conoscendo i gusti di Mirna, le faceva sicuramente schifo ma ormai cosa non avrebbe fatto più schifo dopo quello a cui si era sottoposta? La volevano umiliare e lei doveva accettare qualunque cosa; li non era in condizione di dettare regole: si stava lasciando trattare come una puttana accarezzata da uno sconosciuto cose da non credere. La mano scivolò sui fianchi e poi sul sesso. Alfred mi rivolse la parola ”proprio una vera porca scommetto che starà già colando tutta”Credetti di svenire, Dick spinse la mano tra le cosce di Mirna sempre più passiva. Non aveva più alcuna volontà o forse era meglio dire che lei stessa non avrebbe voluto liberarsi da quella stretta. La vedevo ispezionata come una bestia in calore. La fece scendere dallo sgabello e la girò verso il banco obbligandola a cercare un po’ di spazio a fianco di uno sconosciuto. Le mise un braccio attorno alle spalle e la spinse lentamente a flettere il busto in avanti. Vidi lo sconosciuto dare una gomitata all’altro uomo vicino a lui ed entrambi spingersi un avanti sul bancone. Non potevo vedere, ma solo immaginare come in quella posizione le tette di Mirna sarebbero state in bella mostra. Alfred sorrideva godendosi la scena. Non ebbi il tempo di pensare ad altro che rabbrividendo vidi Dick abbracciare Mirna ed in pochi secondi scivolare con la mano sulla schiena fino al culo per scendere sulle cosce. Con indecenza, le infilò la mano sotto la gonna solo per rovesciargliela lentamente e scoprirle completamente il culo. Era diventata un giocattolo nelle sue mani, violata ed umiliata e tutto senza che si ribellasse. I due sconosciuti vicino a lei si godettero tutta la scena. Sentivo il vociare degli uomini divertiti vicino a noi che non avevano perso un attimo dell’eccitante spettacolo di quella esibizione. Ero restato inerme,esterefatto non avevo mosso un dito. Dove eravamo arrivati? Accettare, come un gioco perverso, tutto quello che sino a quel momento Alfred le aveva fatto fare rientrava in quello che avevamo cercato. Alfred ed i suoi amici avevano usato Mirna come avevano voluto spingendola oltre il suo pudore. Lei così altezzosa e distaccata dalla gente si era degradata a tal punto da accettare di diventare la loro schiava, ed ora,seminuda ,si stava lasciando esibire in uno squallido bar come una delle tante puttane del posto. Le sussurrò qualcosa all’orecchio e poi si spostò da lei lasciandola in quella posizione. Gettò un occhiata allo sconosciuto più lontano invitandolo a prendere la sua posizione. Ora Mirna se ne stava, tra due sconosciuti, in bella mostra con il culo nudo all’aria e le gambe stupendamente fasciate da quelle calze con la riga nera, slanciate su quei sandali con tacchi a spillo vertiginosi. Dick parlottò con i due, fece un cenno al barman che con la testa annuii, dopo di che battè la mano sulla spalla di uno dei due e se ne tornò verso di noi. Appena girate loro le spalle uno dei due sconosciuti si mise a parlare con Mirna infilandole la mano sul culo iniziando ad accarezzarglielo pesantemente. La porca non faceva una piega, sapeva ormai di essere lasciata in nelle mani di sconosciuti a comportarsi come una puttana, sapeva che io ero li ad assistere a quella sua squallida esibizione. Dick ci raggiunse. “la lasci provare per qualche giorno?” gli chiese il nano.Era superfluo chiedere cosa dovesse provare: la risposta era una sola , la puttana e quel che era peggio lei sembrava aver accettato completamente quel ruolo. Non le scollavo gli occhi di dosso, intanto anche l’altro sconosciuto aveva iniziato ad accarezzarle una coscia. Provai orrore nel vederla trasformata in un’adescatrice. La gelosia scoppiava nel mio sesso nel vedere quegli sconosciuti palparle il culo senza che lei si ribellasse. “Lasciatemi vedere fino a che punto può arrivare – disse Dick – e poi è il mio uomo di fiducia, che si occupa di queste cose!”Infatti il barman girò dietro al bancone, lo vidi discutere con i due, fino a che uno di questi tolse dalla tasca qualcosa e gliela passò. Il barman srotolò il contenuto, erano dei franchi. Allora era vero, stavano pagando per le prestazioni di Mirna. Il barman fece un ceno di assenso. Mirna si girò, sembrava volersi allontanare da loro. Il barman la prese per mano, sottraendola a quel mercato di offerte che sicuramente le stavano fioccando addosso, e, senza che Mirna si ribellasse, la trascinò dietro di se scomparendo nel retro del locale. Avrei voluto interrompere quella situazione ma ormai sapevo che non sarebbe più stato possibile. Mi girai ed anche i due sconosciuti erano scomparsi dietro di loro.Intanto Dick ci invitò a seguirlo. Entrammo in un’altra stanza. Passarono i minuti e non parlarono d’altro che della disponibilità assoluta di Mirna. Dick chiese se lei sarebbe stata disposta a fare veramente tutto quanto le sarebbe stato chiesto. La risposta di Alfred non lasciava dubbi “E’ per questo che Victor ha scelto te, è sicuro che tu sai essere molto convincente, dovrai essere il traghettatore per questa seria, da stasera direi molto poco seria, signora allargandole sempre più i confini dell’umiliazione e della sottomissione, senza usare nessun riguardo” Ma il discorso si interruppe presto. La porta si riaprì, era Mirna accompagnata dal barman. “E’ una succhia cazzi formidabile, quando sente il sapore dello sperma sembra non capisca più niente – disse lui sorridendo- sono sicuro che non ha limiti”. e se ne andò .Ferma, in mostra davanti ai suoi padroni di quegli ultimi giorni a Dick ed a me che la guardavo invidioso di non averla mai potuta possedere in quel modo. Dick si alzò, le sfiorò le spalle e bruscamente le chiese di togliersi la camicetta. Mirna era immobile. “Allora puttana, cosa aspetti”. le gridò secco Dick. Ormai era solo la loro puttana.
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