La strada della depravazioneQuello che avevo visto mi aveva sconvolto. Niente sarebbe stato più come prima. Mia moglie era caduta sempre più in basso ed io avevo assistito alla sua completa depravazione godendone perversamente. Alfred in quei pochi giorni le aveva fatto provare tutto quello che, in anni di matrimonio, neanche mi sarei immaginato. Mirna, la mia dolce mogliettina, era diventata la schiava di uno sconosciuto ed era solo all’inizio di un cammino masochistico senza ritorno fatto di umiliazioni che sarebbero via via diventate sempre più laide. Oltre ogni immaginazione, che lei lo volesse o no, era stata immortalata in un video porno amatoriale: lo possedevo io, due sconosciuti e chissà chi altro. Mentre sfilavo la cassetta senza sapere cosa fare sentii delle voci provenire dall’entrata dell’albergo. Lo riconobbi: Alfred. Il sangue mi ribolliva, avrei preteso delle spiegazioni da quello stronzo. Stavo per uscire dalla stanza TV ma, mi fermai senza che mi potessero vedere. Il mio cuore accelerò violentemente. Mirna stava scendendo le scale con abiti così succinti e volgari che neppure una puttana avrebbe osato indossare di giorno. Ormai sembrava non avere più ritegno o, forse, era stata obbligata a vestirsi in quel modo. Un mini abito nero a piccoli pois rossi attillatissimo Ogni movimento le faceva risalire l’orlo della gonna, già a filo di calza, mettendo in evidenza il rilievo dei laccetti del reggicalze e, ancora più su, lasciando scoperte almeno buona parte delle chiappe : trasecolai, quella svergognata era senza mutandine. Dalla minigonna si staccavano due fasce che risalivano ad allacciarsi dietro il collo con un profondo decolté che copriva a malapena le tette. Restai ad osservare la scena senza che mi potessero vedere. Andarono verso il banco della réception. L’abito lasciava la schiena completamente scoperta. I vertiginosi tacchi di due sandali rossi la obbligavano a sculettare oscenamente. Mi sentivo umiliato per lei nel vederla costretta a quell’esibizione. Alfred le teneva una mano sul culo continuando a parlare con il portiere che non le staccava un secondo gli occhi da dosso. Senza ritegno lui le slacciò il nodo dietro al collo, facendo in modo che le fasce scivolassero scoprendole interamente le tette. Mirna non si oppose, restando così in mostra davanti al portiere con le tette nude. Non era la donna che conoscevo, la moglie pudica, ma una sfacciata puttana ed io perversamente mi eccitavo nel vederla trattata in quel modo . Alfred le sussurrò qualcosa all’orecchio. Lei cercò di coprirsi le tette ma lui la fermò, abbassò lo sguardo, stese le braccia sui fianchi, esitò ma, alla fine lentamente si sfilò il resto dell’abito mostrandosi al portiere nella sua completa nudità. Un reggicalze le girava intorno alla vita e si agganciava alle calze nere; uno spettacolo mozzafiato vederla così provocante, nuda in pieno giorno, in un equivoco albergo di periferia. Ritta su quei tacchi a spillo, le tette sembravano sbilanciarla in avanti ed il suo culo diventava uno spettacolo. Quante volte avrei voluto vederla così solo per me, ma ora non mi apparteneva e quanto più questo mi poteva far ingelosire, tanto più mi eccitava. Sfilò davanti a quei due sculettando come una professionista del sesso. Quando si girò, venendo verso la stanza TV, mi scostai in tempo per non essere visto. Sentii i due ridere e lei che si allontanava. Origliai nuovamente. La intravvidi di schiena passare dietro il bancone ed inchinarsi li sotto.Il portiere guardò in basso per poi assumere un aria compiaciuta. Alfred si scostò sedendosi in un tavolo poco distante. Non era difficile immaginare cosa stesse facendo. Restavo fermo in quel punto ad aspettare che tutto potesse finire presto. Finalmente Mirna si rialzò da dietro il bancone. La voce di Alfred risuonò in quell’atrio deserto chiamandola “Vestiti puttana, non vorrai che entri qualcuno e ti veda così?” Mirna raccolse gli abiti, quei pochi centimetri di stoffa, e si ricompose. Attraversò la stanza e scomparve dalla mia vista finendo con l’arrivare proprio dietro alla parete della stanza dove mi trovavo io. Da quando la sera prima l’avevo ammanettata, sapendo di offrirla schiava ad Alfred, non le ero più stato tanto vicino. Solo una parete tra me e lei ma, un abisso tra il nostro vecchio mondo e questo sua nuova vita. Sentii solo la sedia muoversi, il portiere restare a guardare nella loro direzione. “ Sei proprio una viziosa. Se arrivasse qualcuno gli offriresti proprio un bello spettacolo. E’ troppo eccitante che una seria signora come te, così perfetta e pudica, si stia comportando come l’ultima delle puttane.” Il mio cuore correva all’impazzata sentendo Alfred insultare in quel modo mia moglie immaginandola laida seduta davanti a lui. Lei subiva senza reagire. “Pensavo ti saresti ribellata prima quando ti ho fatta spogliare, ma invece sei andata oltre. Quando lo racconterò a tuo marito chissà che faccia farà. Avrebbe mai pensato che saresti arrivato a tanto. Tuo marito avrà pur scelto di lasciarti nelle mie mani ma tu muori dalla voglia di essere trattata come una puttana.?”Alfred sapeva che ero li dietro? Forse la voleva umiliare, mostrarmela per quella puttana che era diventata e finirla li. Ebbi un sospiro di sollievo. Ma ancora una volta mi sbagliavo. Due lampi di flash ed il rumore di una polaroid. “E’ solo l’inizio -riprese Alfred- imparerai a fare del tuo corpo uno strumento di piacere per il tuo padrone degradata al più basso livello di quel servilismo sessuale per cui sembri portata e da cui non potrai più sfuggire”. Mirna non parlava. Angoscia ed eccitazione mi stavano facendo tremare. Potevo aspettarmi qualcosa di diverso? “Diventerai una docile cagna e quando la tua educazione sarà completata sarai messa all’asta; del resto te l’avevo detto che ti avrei portata in giro per Parigi vestita da zoccola. In fondo, se hai accettato tutto fino a questo punto, forse lo sei veramente: schiava o puttana non fa differenza.” Ero li dietro ,senza reagire la sentii a malapena supplicare Alfred “ no, vi prego, ritorniamo disopra, non vi deluderò questa volta”Ero impietrito, cosa gli stava promettendo? Cosa aveva fatto che già non avessi visto?“ non fatemi uscire in questo modo, farò tutto quello che volete….è pieno giorno…. Mi vergogno”. Il buon senso, se mai ne avessi avuto ancora, mi avrebbe spinto ad uscire e strapparla ad Alfred ma, mi eccitava a morte l’idea che Mirna fosse costretta ad uscire in pieno giorno indossando una tenuta così volgare, lei che quando glielo chiedevo si era sempre rifiutata di mettere una gonna un po’ sopra al ginocchio.Non sentii altro se non la porta aprirsi, il rumore del traffico farsi più intenso. Mi affacciai alla finestra che dava sulla strada. La vidi camminare a fianco di Alfred , stirarsi il più possibile l’orlo della gonna. I sandali rossi contrastavano con le calze nere con la riga ed ad ogni passo scoprivano l’orlo della calza morsa dal reggicalze. Sapevo quanto per lei potesse già essere vergognoso mostrare le gambe, figurarsi farsi vedere in pieno giorno, su una pubblica strada, vestita in quel modo senza che nulla fosse lasciato all’immaginazione,ostentare calze e reggicalze, mostrandosi come una viziosa puttana. I passanti le tiravano delle occhiate e si fermavano a guardarla lanciando fischi e commenti. E come dargli torto, vedendola sculettare su quei tacchi in quel modo chiunque non avrebbe avuto dubbi sulla sua professione. La vidi parlottare con Alfred che le consegnava qualcosa tra le mani; scosse la testa , prese Alfred per un braccio fino a desistere ed alla fine attraversare da sola la strada raggiungendo il lato opposto del marciapiede. Mia moglie era su un marciapiede di una via malfamata di Parigi vestita volgarmente alla stregua della più squallida puttana. Fui scosso dai brividi e da una vampata di calore e sentii il mio sesso battere e poi le mutande bagnarsi. La guardavo come la prima sera di quella nostra vacanza a Parigi, quando, seminuda, su una panchina in un parco pubblico le chiesi ”allora sei o non sei una puttana, di cosa ti vergogni alzati e fatti vedere”. Eppure già allora, vergognandosi e temendo di essere vista, si era messa a camminare lungo il viale sculettando. Ora invece sembrava fosse diventata veramente una puttana in pieno giorno alla ricerca di qualcuno da adescare. Sentivo che stava morendo dalla vergogna, ma non aveva altra scelta. Un autobus si fermò, togliendomela dalla visuale. Quando l’autobus ripartì Mirna era scomparsa, salita da sola su quel mezzo pubblico seminuda. Provai ad immaginare la sua vergogna o il suo perverso piacere nell’essere stata obbligata a quella indecente esibizione. Anche Alfred era scomparso dalla strada. Cosa può pensare un marito, guardando in una via come quella, sapendo che la propria moglie è la fuori da qualche parte vestita tanto volgarmente da sfiorare l’oltraggio al pudore? Ma dove se ne stava andando? Uscii dalla stanza TV. Mi fermai nuovamente col portiere, il porco che era appena stato spompinato da Mirna. Mi chiese, quasi con indifferenza, se la cassetta fosse stata di mio gradimento. Sorrisi facendogli capire che ero interessato a quella “ puttana”. Feci fatica a pronunciare quel nome riferendolo a Mirna. Mi rispose che non ero il solo ad essere interessato, ma che quella era una signora per bene: “Mns Victor si diverte a filmare signore come lei che cercano sensazioni spinte. Poi le offre a qualcuno e si fa pagare saporitamente. Senza che se ne accorgano finiscono con non uscire più da questa rete e vengono trascinate sempre più in basso” Quella frase mi fece ripiombare nell’angoscia. Poi riprese dicendomi che in cassetta avevo visto solo l’inizio della sua educazione. Educazione? Cosa voleva dire? Lo lasciai continuare.“Dubito che Mns Victor la possa vendere prima che la sua educazione sia completa ”. Cosa stavo a sentire, parlava di Mirna, mia moglie come un oggetto di piacere nelle mani di qualcuno che fino alla sera prima neanche sapevamo chi fosse ed ora ne poteva liberamente disporre. Quella sua confidenza mi spaventava ma ormai non c’era più via d’uscita. I brividi correvano lungo la mia schiena le gambe mi tremavano. Lo spronavo a continuare per capire meglio. Il portiere continuò. “Alfred la sta educando bene – si guardò attorno circospetto – e credo che ne farà una gran troia”Non avevo salivazione . “ … e ve lo posso dire con certezza – sorrise – capite cosa intendo?”Scossi la testa“ Se non foste restato a guardare la cassetta l’avreste vista un attimo fa; sembrava una gran troia vestita, o meglio svestita com’era”. Sentii il mio cazzo rifarsi duro. Mi rodevo dentro eppure mi eccitavo all’idea che fosse andata oltre a tutti i miei più perversi desideri, ormai succube obbligata a mostrarsi come una volgare puttana.“quella troietta era qua, nuda. Alfred me l’ha offerta…”Ero allibito dal modo con cui descriveva la scena che avevo appena spiato.Abbassò la voce. “ me l’ha mandata dietro al bancone….- si guardò attorno, anche se non c’era nessuno. – si è inginocchiata davanti a me, io non ho fatto niente. Si capisce che è una che ci sa fare” quelle parole mi ferirono più di quanto non avessi appena visto. Stava descrivendo mia moglie come una troia di basso rango ed io lo stavo ascoltando mentre il mio sesso di nuovo batteva violentemente contro i pantaloni“ mi ha abbassato la cerniera dei pantaloni me l’ha tirato fuori….beh non era ben ritto, del resto un pò di timore ce l’avevo, poteva entrare qualcuno, ma lei ha iniziato a leccarmi l’asta, me lo accarezzava con la lingua tanto dolcemente che non è stato difficile farmelo rizzare e diventare duro come un chiodo. La sua lingua ha girato attorno e quando era ben duro ha incominciato a succhiarmelo..”Ero allibito dalla sua descrizione. Quando Mirna era scomparsa dietro il bancone pensavo avesse fatto qualcosa quasi costretta, ma dalla descrizione sembrava assatanata di sesso, una gran puttana“Nessuno mi ha mai succhiato in quel modo. Io le strizzavo le tette ed il mio cazzone le sbatteva in bocca. I capezzoli di quella troia erano duri come nocciole, tanto era eccitata. Mi ha fatto venire in fretta e si è presa tutto il mio brodo caldo in gola senza protestare succhiando tutto fino all’ultima goccia.”Non resistetti oltre. Gli chiesi la chiave per ritornarmene in camera. Quando gli dissi il numero, sorrise,prese una busta e me la consegnò “Allora Alfred lo conoscete anche voi?”Sorrisi anch’io e presi la busta. Dentro c’era la foto che Alfred aveva appeno scattato a Mirna. Seduta al tavolo,tette scoperte, gambe allargate con la sua fighetta bene in mostra: che squallore. Dietro una scritta, indicava una fermata del metro e l’ora, le 23. Girai da solo per la città per il resto della giornata; avevamo progettato quella settimana per il nostro anniversario ed avevo invece assistito, in pochi giorni, alla degradazione di Mirna trasformata in una schiava sessuale. Alfred, uno sconosciuto,era riuscito a portare alle estreme conseguenze quello che stupidamente volevamo fosse solo un gioco.Ed eccomi li, come un cretino, a rodermi dentro senza sapere dove fosse mia moglie in quel momento, con chi fosse,o, peggio se fosse stata nuovamente offerta a qualcuno.Mi chiedevo se lei fosse consenziente. No, ero certo che fosse stata costretta, non poteva essere diversamente. E se non fosse stato così? Se realmente fosse arrivata ad un punto da non riuscire più a controllare le sue pulsioni? Del resto aveva goduto come una porca mentre quei cinque neri la possedevano contemporaneamente. E poi come una abile professionista aveva spompinato anche il portiere. Allora stava veramente godendo della situazione? Possibile che fosse così, una porca, una puttana e per anni avesse sempre nascosto questo suo desiderio perverso? Ripercorsi velocemente quei giorni, raggelai ricordando che Mirna non si era mai opposta a nulla e mi aveva confessato di provare anche piacere ma che aveva paura di perdere il controllo. Ma quel controllo l’avevo perso pure io se l’avevo incatenata e consegnata al nero; senza che lei si ribellasse, l’avevo venduta e lei si era lasciata vendere. Ma ora avevo solo un pensiero, ritrovarla. E se quell’indirizzo fosse stato uno scherzo?Raggiunsi la stazione della periferia parigina che erano quasi le 23. Un ambiente freddo e squallido, due figure parlottavano tra loro, un nano ed un altro vestito come un clochard capelli lunghi e sporchi, un viso poco raccomandabile. Passarono alcuni minuti senza che succedesse nulla; stavo pensando di andarmene, poi mi girai quasi avvertissi la sua presenza.Restai a bocca aperta . Provavo vergogna per lei e nello stesso tempo non riuscivo a non trovarla eccitante. Ormai Alfred non aveva più alcun rispetto per lei, la voleva solo umiliare o provarle che quel suo godere nella vergogna ormai faceva parte di lei. Scendeva dalle scale del metro e dietro di lei Alfred.Aveva ancora indosso il mini abito del mattino. Mi parve ancor più indecoroso, le tette straboccanti, l’orlo della gonna quasi inesistente tanto a lasciare in risalto il pizzo delle calze. I sandali rossi allacciati alla caviglia con un tacco di almeno 15 centimetri. Un rosso sfacciato che contrastava con il nero delle calze. Ci incrociammo con gli sguardi. Lei si fermò. Alfred mi fece un cenno di saluto. Le sussurrò qualcosa all’orecchio e lei scese gli ultimi gradini venendomi incontro. Un trucco pesante come mai se lo sarebbe messo, ombretti grigio scuri una riga marcatissima sulle palpebre, un rossetto rosso scarlatto come lo smalto delle unghie: le sentivo addosso un profumo dolciastro, intenso quasi nauseante lontano dai profumi morbidi e discreti che usava. Le gambe erano stupende, perfette. La sua sottomissione mi balzò all’occhio: ai polsi delle fibbie di cuoio nero con due anelli metallici ed il suo collare di cuoio al collo. Ora li vicino non mi ci volle molto per capire che sotto quel sottile indumento era completamente nuda. Alfred aveva mantenuto fede alla sua promessa di due giorni prima quando facendola sculettare per strada come una puttana mi aveva detto “ da domani la faremo andare in giro sempre vestita da troia”. Mi salutò con un filo di voce senza guardarmi negli occhi , mentre Alfred si era messo a parlare con i due “non ti vergogni” dissi la prima cosa che mi venne in mente. Mi fissò negli occhi, la sua faccia era trasformata da quel trucco così pesantemente volgare:“ ti prego, non farmi sentire peggio di come sto, non mi sono mai sentita così umiliata”Mi faceva pena, ormai non c’era più nulla di quel gioco che avevamo vissuto come una novità erotica.“Come hai potuto, lasciarti portare in giro concia in questo modo” “Sarei mai andata in giro vestita così spontaneamente? Non avrei mai pensato di cadere così in basso. Non capisci che dopo tutto quello che ho fatto sono completamente nelle loro mani ? devo accettare tutto” Si girò, la scollatura arrivava fino quasi al culo e sulla sua schiena correvano delle cinghiette di cuoio probabilmente del reggiseno. Le due fasce che si allacciavano al collo scendevano a coprirle le tette, ma di fianco restavano in buona parte scoperte ed anche i capezzoli si disegnavano bene sotto la stoffa . Ero esterefatto. Avevo difronte a me mia moglie trasformata in una schiava completamente sottomessa. Non avevo parole“Mi ha venduta, ha consegnato tutto a Victor lui è il mio padrone, capisci sono una schiava, mi tratta come la sua puttana……. non immagini neanche cosa ho dovuto fare , mi hanno usato come hanno voluto …. Gli appartengo, credi che mi avesse solo scopato?” Le dissi che avevo visto il film, che non mi interessava se aveva succhiato cazzi tutta la notte e che se anche si era fatta scopare non gliene avrei mai fatto una colpa avremmo dimenticato tutto Mirna si azzittì. “come….hai visto, cosa hai visto?” balbettò. Le presi una mano lei me la strinse. “tutte quelle sconcezze che ti sei lasciata fare” “Ma allora è vero, mi ha filmata, e adesso, quel film….. mi avevano detto che l’avrebbero tenuto loro. Vuole vendere quella cassetta? “L’ha già fatto”- le dissi sconsolato “Tu avresti potuto fermarmi quando c’era ancora tempo, avrei dovuto ribellarmi ed invece ho lasciato che mi esibisse nei modi più osceni senza obiettare – abbassò lo sguardo- lo sapevi che temevo di perdere il controllo, guarda ora cosa sono arrivata a fare. Quel che è peggio è che più trovavo umilianti le sue richieste tanto più non riuscivo a farne a meno”“cosa dici? ““E’ così. Quando ho firmato il contratto avevo i brividi nel leggere quelle richieste ma mi sentivo attratta da quell’educazione fatta di perversioni indecenti ed ho capito che infondo era quello che volevo anch’io. Sapevo che firmandolo avrei legittimato le sue richieste ma non immaginavo di certo fin dove mi avrebbe portato. Avevo accettato di diventare la sua schiava appartenevo a Alfred, lui era il mio padrone, era sconcio ma eccitante sapere che avevi deciso di cedermi a lui come una schiava e che avrebbe potuto ordinarmi qualunque cosa . Quando mi hai messo quelle manette ho sentito i brividi mi hai fatto sentire laida. Non era più un gioco dovevo ubbidire e basta, appartenevo a qualcuno che non mi amava ero un suo oggetto, una schiava . All’idea rabbrividivo e nello stesso tempo provavo un’eccitazione perversa. Non avrei più giocato con te, non avrei fatto cose indecenti per amore tuo, ma solo perché costretta . Mi hai lasciata nuda ed in catene, quell’ascensore e quando si è chiuso, per quel poco pudore che mi restava sono sprofondata nella vergogna ed ho provato un piacere che non avevo mai sentito. ”Mirna mi stava confessando tutta la sua vergogna ed al tempo stesso consapevolezza di sentirsi una schiava.“Ho pensato alla nostra vita di tutti i giorni di lussi , comodità, lontana da questi mondi, ed invece mi trovavo in ginocchio, ammanettata, nuda, tatuata, nelle mani di uno sconosciuto e capii che ormai sarei stata incapace ad oppormi a qualunque cosa mi avrebbero ordinato. Ero veramente una schiava. Tremavo all’idea, mi ripetevo dentro quella parola e mi eccitavo. Ero caduta così in basso e me ne rendevo conto. Quando la porta dell’ascensore si aprì ero li in ginocchio….” Mirna non finì che Alfred si avvicinò a noi. Mi girai guardandolo con disprezzo “ormai vostra moglie si è spinta troppo lontano per tornare indietro”Gli inveii contro, cosa si era permesso di fare alla mia Mirna “Puttana, Vieni qua”. Non immaginavo che la sottomissione di Mirna fosse ormai assoluta.Mi si accapponò la pelle sentendola “ Si padrone”. Non c’era mezzo e non c’era più alcuna via d’uscita. Mirna gli andò incontro. Era stata trasformata in una schiava, non poteva certo chiedere di essere trattata con gentilezza. Sembrava che il desiderio di godere così vergognosamente la trattenesse li, “ Sei eccitata ,confessa che ti stai bagnando tutta ?” Mirna abbassò gli occhi “Dillo a tuo marito che sei pronta a tutto. Diglielo che oggi ti ho fatta girare per Parigi come una puttana e ti sei lasciata guardare da tutti. Un giapponese le ha infilato anche una mano sul culo e lei questa troia non si è neppure ribellata. Diglielo che ti è piaciuto” Mirna a bassa voce annuì. Restai di pietra. Non ci potevo credere I due intorno a noi sembravano non allontanarsi più da quello spettacolo. “ Poi siamo andati dal tatuatore, che conoscete anche voi ed ha completato il lavoro su vostra moglie come ha richiesto Mns Victor ……. se ha visto il video di ieri sapete cosa intendo…. Ma le sorprese non sono finite, vi ho fatto venire qua apposta” Arrivò il treno. Alfred spinse Mirna verso la carrozza, io la seguii ed anche il nostro pubblico ormai incuriosito da quella donna così laidamente esibita. Non c’era molta gente. Alfred fece sedere Mirna. Con una smorfia lei si accomodò e capii solo dopo perchè. L’orlo della gonna risalì sopra l’orlo delle calze lasciandole le cosce nude.I due difronte a noi strabuzzavano gli occhi. Mirna tremava ma questa volta la sua vergogna era superiore all’eccitazione. Cercò di accomodarsi con una mano l’orlo dell’abito per coprirsi di più . Alfred manovrò l’orlo scoprendole ancora di più le gambe lasciandole nude in mostra a quel pubblico improvvisato. Mirna strinse le gambe Alfred sorrise, le fece un cenno e lei ubbidiente abbassò lo sguardo e ben educata allargò le gambe esponendo l’interno delle cosce nude ed il suo sesso. I due seduti come me difronte a lei, si godevano quello spettacolo ed io ormai incapace di reagire la guardavo quasi impietosito. Alla fermata successiva non salì nessuno. “Alla nostra fermata – disse il nano,parlando ad Alfred- l’auto è subito fuori dalla stazione” Era evidente che si conoscevano. Alfred tolse di tasca due manette. MA non erano per Mirna.Mi prese per un polso, strattonai la presa. Mi disse che agitarmi avrebbe solo peggiorato la situazione. Cedetti senza scelta. Lo ammanettò e lo fissò ad un paletto del sedile. I due strabuzzavano gli occhi, Alfred fece un cenno di assenso, si alzarono e sedettero uno a sinistra e l’altro a destra di Mirna. Lei era immobile, le gambe aperte, fasciate dalle calze, offrivano la pelle nuda dove finiva il bordo della calza e lasciavano ben intravvedere che non portava mutandine. Il clochard le appoggiò una mano sulla spalla abbracciandola e trascinandola verso di se, mentre il nano le appoggiò una mano sulla coscia compiendo ampi giri giocando con il reggicalze e scivolando sotto la gonna. Mirna si lasciava fare, mi fissò per pochi istanti sconsolata e poi chiuse gli occhi restando in balia dei due aspettando solo che iniziassero a stringerla ed accarezzarla. Il clochard le prese la mano e se la trascinò sulla bozza dei pantaloni. Mirna accarezzata e violata iniziò pure lei ad accarezzare quel vistoso arnese sotto la stoffa. Il treno si fermò. Salirono alcuni passeggeri, lei riaprì gli occhi sgranandoli di fronte ad altri che vedendola in quell’atteggiamento e così volgarmente esibita si spostarono lontano dalla nostra postazione scuotendo la testa. Le labbra del clochard scivolarono sul suo collo e lei ormai sucube continuando ad accarezzargli il sesso offrì le proprie labbra a quelle di quel vecchio bavoso, lasciandosi baciare in bocca. Schizzinosa com’era sempre stata, ora si offriva e veniva baciata da un barbone dall’aspetto così ripugnante. Era umiliante vederla concedersi in quel modo, ero roso dalla gelosia ,più di quanto non lo fossi stato nel vederla scopata dai negri.. Capii perchè Alfred mi aveva ammanettato, per evitare di potessi ribellarmi ed intervenire. La mia Mirna si stava concedendo interamente con mio raccaprccio ad un vecchio barbone, zozzo, e puzzolente mentre il nano le stava accarezzando quasi sicuramente il sesso e tutto sotto gli sguardi dei passeggeri che guardavano compiaciuti o schifati la scena. Il nano smise di accarezzarla. Picchiò la mano sulla spalla del clochard quasi a chiedere il suo turno. Si avvicinò al viso di Mirna per baciarla. Lei girò il volto. Il nano le prese violentemente il collo e la girò verso il suo viso “Sei una cagna e non vuoi che ti baci”. Appoggiò il suo viso ed iniziò a leccarle il volto. La lingua di quell’uomo lasciava un rigo di saliva sul volto di Mirna. Lei gli girava ancora il volto ma stava chiaramente godendo e la sua volontà smetteva lentamente di proteggerla. Teneva gli occhi chiusi. Il nano le disse di guardarlo “baciami puttana” Allibito assistetti alla scena. Mirna ,ormai succube, appoggiò le sue labbra al viso del nano, iniziò a baciarlo, scivolò con la sua lingua sulle labbra del nano che le schiaffò la lingua in bocca mentre l’altro a sua volta aveva ripreso a palparla facendo in modo di lasciarle la gonna sollevata e non lasciando nulla all’immaginazione, palpandole vergognosamente il sesso coperto ormai solo da quella mano che la accarezzava. Il treno si fermò e gli ultimi passeggeri scesero lasciandoci soli.Alfred le chiese di alzarsi. Lei barcollando si alzò. Prese Mirna per mano e la spostò lontano da me “ Voglio vederti nuda” Mirna tremava, la richiesta era folle, eravamo su un mezzo pubblico cosa poteva essere più indecente di questo?“Non fare la schizzinosa lo sai che devi imparare ad esibire il tuo corpo ovunque ti venga ordinato. Hai girato da sola su un autobus ti hanno insultato come una puttana e se non fossi arrivato io ti avrebbero sbattuto in un commissariato”Io ero eccitato alla sola proposta che quel pazzo stava facendo a mia moglie. “E poi hai dimostrato fino ad ora anche tuo marito quanto puttana tu sia diventata Non puoi fare diversamente.”Il treno ondulava riproducendo un suono irreale. Mirna guardò Alfred, i due ma non incrociò il mio sguardo.“vi prego non qui, ho fatto tutto quello che avete voluto, ma non qui, non davanti a mio marito, non così ….”“taci schiava, spogliati ti voglio nuda”Cercai di strattonare la manetta cercando di liberarmi, impossibile.Mirna si prese una spallina, cosa stava facendo era pazza? “non farlo- le dissi a bassa voce”Non mi rispose. Alfred sorrise” non può fare altro” “Non voglio, vi supplico” ripeteva Mirna Mi angosciava con quella scusa sussurrata in italiano a bassa voce. Ma non si oppose. Si disfò il nodo dell’abito, trattenne il capo per un attimo e poi lo lasciò scivolare lentamente con il movimento del treno scoprendo le tette e restando con indosso solo la parte della gonna. Ma la mia sorpresa non finiva li. I capezzoli erano attraversati da due anelli di un piercing. Come aveva potuto accettare anche quella profanazione del suo corpo? Dal collare che teneva al collo, partivano due cinghiette che scendevano verso le tette e si univano a due anelli che vi giravano intorno, un reggiseno particolare fatto di cuoio e metallo che poi scendeva con un altro nastro di cuoio per lato unendosi ad un piccolo anello attorno all’ombelico. Da li partiva una cintura che arrivando dietro si univa al cuoio di quel reggiseno. Sia davanti che dietro partivano verso il basso ancora due nastri di cuoio paralleli che scomparivano sotto la gonna. “togliti anche la gonna, cagna” la apostrofò Alfred duramente. Mirna si abbassò la gonna senza protestare, lasciandosela scivolare ai piedi . Completamente nuda potevo ammirare l’intera tenuta allucinante che indossava. Le cinghiette che scendevano verso il basso giravano intorno alla sua fighetta ; Alfred la fece girare, Mirna barocollò . Vidi solo i nastri di cuoio che seguiva il solco delle natiche e altri due che dopo aver contornato le labbra della sua fighetta si agganciavano insieme ad un dildo, che in quel modo veniva tenuto ben impiantato nel suo bel culetto. Restai senza parole“ cosa ti sei lasciata fare, come hai potuto.” . Alfred mi sorrise soddisfatto. “ E’ una giusta tenuta da schiava non vi pare e poi è tutto il giorno che gira vestita come una puttana con quell’affare nel culo” Sulle manette tatuate la sera prima sul culo ora facevano risalto due iniziali “ V” e “ L”. Era marchiata come una cagna con le iniziali del suo padrone. Sei proprio una puttana ad accettare anche questo, pensai tra me e me. Non era un sogno o un’incubo, ma la realtà. Quel che seguì fu peggio. Il nano si alzò le andò incontro, le arrivava appena sopra la sua fighetta. Le abbrancò le chiappe e in un abbraccio la trascinò verso di se sprofondando con il volto nel suo cespuglietto. Mirna si irrigidì e lui iniziò a leccarla. In pochi istanti, vidi i suoi capezzoli irrigidirsi e lei ansimare dal piacere. Anche il clochard le si era fatto vicino e con le mani scivolava su tutto il suo corpo strappandole dei gemiti. Che spettacolo indecoroso stava offrendo;era una schiava pronta ormai a sottomettersi completamente ai comandi del suo padrone. O forse era diventata tanto puttana da accettare ormai di degradarsi a qualunque volgarità lui la volesse sottoporre? Mi sentivo umiliato ed impotente legato a quella sbarra. Alfred raccolse l’abito di Mirna. Spinse Mirna in ginocchio di fronte al nano lui le si avvicinò. Le accarezzò le tette. Le prese un anello del capezzolo tra le dita e lei gemendo si lasciò tirare verso di lui. Le infilò la mano sul sesso ed iniziò a frugarla. Alfred estrasse da tasca una piccola catenina agganciò quella catena al collare di Mirna e lasciò il capo al clochard. “ Potete tenerla ed usarla come volete, la verrò a riprendere tra due giorni, intanto sarà la vostra cagna” la spinse a mettersi a gattoni. Il clochard ora la teneva al guinzaglio come si tiene un cane schernendosi di lei.La strattonò e lei senza ribellarsi iniziò a camminare a quattro zampe lungo la carrozza trascinata a guinzaglio dal barbone. Il suo culo per aria lasciava ben in mostra la parte sporgente del dildo che le usciva dal suo buchino . Cercai ancora di liberarmi, volevo fare qualcosa, quella pazzia doveva finire. La trascinò vicino al nano e le strattonò il viso all’altezza del suo sesso. Mirna appoggiò il volto mentre lui in maniera vergognosa le si strusciava addosso. Mirna non si ritraeva e lasciava che continuasse in quello spettacolo che oscenamente mi stava offrendo. Il clochard la strattonò verso di se ordinandole lo stesso servizio. Mirna si inginocchiò ed appoggiò il viso sui pantaloni lerci di quell’uomo strusciando il suo volto all’altezza del sesso che faceva una evidente bozza sotto i pantaloni. Lo spettacolo che stava offrendo era pietoso, come poteva accettare quella sottomissione, come poteva lasciarsi esibire nuda con un paletto conficato nel culo , su un vagone della metropolitana, trascinata come un cane? Alfred la guardò severamente e lei come un automa intuendo cosa intendesse con quello sguardo, iniziò ad armeggiare attorno ai pantaloni del barbone che si lasciava fare. Quella sua sottomissione stava diventando estrema. Mi guardò come se non avesse scelte. Estrasse il sesso dell’uomo e senza battere ciglio iniziò a succhiarglielo inginocchiata nuda davanti a lui in mia presenza. Alfred sorrise estrasse da tasca un luchetto . La prese per i polsi e agganciò i due anelli tra di loro dietro la schiena. Lei continuando a succhiare quel cazzo lurido si lasciava fare tutto passivamente.Guardavo impotente la scena incredulo e lo stesso faceva il nano. Velocemente il clochard ebbe un orgasmo violento lanciando un urlo. Mirna si retrasse ma lui la trattenne per i capelli facendo in modo di scaricarle il suo sperma direttamente sul viso e sul collo. Un liquido biancastro le colava ora sulle tette ed i capezzoli retti improgionati nel loro piercing tradivano la sua eccitazione. Si stava eccitando trattata in quel modo come una cagna su cui un estraneo, l’ennesimo estraneo aveva goduto. Il treno stava rallentando. Mirna guardò impaurita Alfred. “ padrone -ormai non si rivolgeva a lui che in quel modo- sono nuda…. mi lasci rivestire”. Il treno iniziò a rallentare sempre più. Alfred consegnò la chiave del lucchetto al clochard che velocemte si era ricomposto. Si rivolse a Mirna e le disse che sarebbe restata così. Lei con un filo di voce gli chiese di essere rivestita. Mirna cercò di liberarsi dalle manette , si alzò barcallando. Alfred indicò una macchia di sperma che era caduta sulle scarpe del clochard e le disse di leccarla. Lei tremava, io ero furioso; “dopo ti lascio rivestire”. Mirna si inginocchiò di nuovo e si piegò verso il suo abietto destino. Si curvò sulle scarpe dell’uomo.Alfred si abbassò verso di lei obbligandola a sdraiarsi sul pavimento. La fece strisciare per pochi centimetri con i polsi incatenata, con il corpo nudo steso sul lercio pavimento del metro. Avvicinò il volto alla scarpa del clochard, tirò fuori la lingua e leccò la macchia di sperma . Alfred sorrise. Si avvicinò al finestrino e gettò il mini abito. Era pazzo. Mirna gemeva, piangendo ripeteva “il mio vestito… vi prego…. copritemi” Il treno si stava frenando, e Mirna era li distesa nuda, su quel vagone legata ad un guinzaglio. Mirna gemette supplicandolo “ la prego, la prego, sono nuda, mi vergogno” Gli gridai qualcosa in una scena che diventava concitata. Alfred l’aiutò ad alzarsi; il corpo inzozzato da macchie di sporco, lo sperma che le colava dal volto e dal collo; indifferente le accarezzò il sesso “ Ti stai eccitando, lo sapevo più viene umiliata, più si eccitata la troia”. I due ridevano e quello che la teneva per il guinzaglio la strattonò vicino all’altro che le infilò la mano sulla fighetta penetrandola e commentando volgarmente “ non vedo l’ora di infilartelo dentro puttana”. Mirna gemeva, io gridavo inveendo contro Alfred. Il treno era in stazione alcuni volti sfilavano davanti alle porte. Mirna tremava, la pelle si accapponava ed i capezzoli sembravano esplodere. Poi le porte si aprirono nel nostro vagone salirono solo due signori mentre Alfred, prima di scendere, mi passò la chiave della mia manetta avvolta nel nastro adesivo. Il clochard aveva trascinato Mirna nuda giù dal treno al guinzaglio. Mirna si voltò un’ultima volta verso di me, impaurita, tremante,laidamente nuda e ammanettata, poi le porte si richiusero. La vidi trascinata nuda attraversare la stazione. I due stupiti si domandarono “ ma era nuda, completamente nuda ed in catene”. Mi guardarono mentre armeggiavo cercando di svolgere il nastro adesivo e recuperata la chiave mi liberai. Scesi alla stazione successiva con l’ansia ed il terrore che tutta la situazione mi aveva creato.Ritornai alla stazione precedente non sapevo neppure io perché: ritrovarla, riprenderla, aiutarla, sapevo che non sarebbe stato così. Trovai solo un nugolo di folla. Sembrava che fosse successo qualcosa. Un signore tra il divertito e lo sdegnato mi raccontò “una donna, sicuramente una puttana, completamente nuda, meglio solo con calze nere, legata e tenuta al guinzaglio da un barbone ha attraversato la stazione , credevo di aver visto di ogni, ma questa poi…” Uscii di corsa. Ora cosa potevo fare? Che cosa sarebbe successo? Fuori dalla stazione con ansia mi guardai attorno senza trovare nulla. Una mano sulla spalla mi fece saltare: Alfred. Gli giurai che l’avrei ammazzato per quello che aveva fatto a Mirna. “Prima ha lasciato che la esibissi ovunque laidamente sola o difronte a sconosciuti. Quando ha indossato quel vestito pieno dello sperma di quei guardoni c’eravate anche voi e non vi siete opposto. Non ho fatto altro che assecondare le sue pulsioni. La sottomissione di vostra moglie lasciava capire che avrebbe accettato altre depravazioni. Ha dimostrato di essere una donna facile ,docile e disposta ad ogni perversione. E’ diventata una schiava come la immaginavate anche voi” Alfred stava dicendo tutte cose vere ed io non potevo controbattergli nulla.“Hai lasciato- riprese dandomi del tu- che la offrissi impunemente ai miei amici. E poi hai addirittura accettato di cederla completamente a me come se fosse veramente una schiava . Guarda che ha sottoscritto delle sconcezze che neppure io pensavo potesse accettare e adesso cosa pretendi? Te l’ho detto, ormai è troppo tardi per tirarsi indietro, credi che a tua moglie dispiaccia così tanto farsi trattare in quel modo?” “Avete ottenuto da lei quello che volevate alla fine, lasciateci in pace, cosa volete ancora?” gli gridai“Io niente. Appartiene a Mns Victor. Lui mi ha chiesto di occuparmi della sua educazione ed ho i mezzi per educarla quella troietta Sarà il suo destino,del resto mi sembra che ormai non cerchi neppure più di ribellarsi qualunque cosa le si chieda” Non seppi neppure rispondere. Cercai delle spiegazioni in modo sconclusionato “Mia moglie è una seria professionista…… Dobbiamo tornare in Italia” “ forse non hai capito – riprese serio e duro Alfred- ma tua moglie è una schiava sessuale che ti piaccia o no” . Ero senza parole.“Per potersi abituare al suo nuovo ruolo passerà alcuni giorni con il nano ed il suo amico e dopo la sua sottomissione sarà totale e lei sarà pronta per essere offerta a chiunque la acquisti”Ero terrorizzato Alfred si fece serio. “Mns Victor era solo il primo passo del baratro per tua moglie. Victor non si è posto certo degli scrupoli ad usarla a suo piacimento e lei lo ha assecondato. Ha iniziato per gioco e finirà per essere venduta chissà a chi. ” .Non capivo. “state scherzando, ditemelo, ho visto abbastanza, andiamo a riprenderla” “ Ci sarà un’asta e tua moglie, come una vera schiava, verrà esibita e poi venduta al miglior offerente. Se vuoi puoi partecipare anche tu così potrai cercare di ricomprartela” Mi sghignazzò in faccia. Se voleva dei soldi gli dissi che avrei pagato qualunque somma . Alfred mi disse che non dovevo offrire dei soldi a lui, ma se la mia fosse stata l’offerta migliore fatta a Victor, lui mi avrebbe venduto Mirna. Pensai che fosse solo un sogno delirante, ma era tutto vero. Risalii come un automa sulla macchina di Alfred. Girammo per la città, non mi raccapezzavo dalla confusione che avevo in testa.Alfred fermò l’auto in un sobborgo della periferia che mai avrei potuto riconoscere. Case fatiscenti. Mi chiese di seguirlo. Entrammo in un cortile interno poco illuminato .L’acciotolato dissestato, accantonati in un angolo sacchi di immondizia. Il cortile quadrato con le abitazioni su tre piani che si affacciavano su dei lunghi terrazzi come una vecchia casa di ringhiera. Alcuni personaggi sporchi, e ambigui ci guardavano. Seguii Alfred che mi faceva strada. Ero convinto che mi stesse portando da Mirna. Al piano terra bussò alla porta ed una voce roca dall’interno ci invitò ad entrare. Un locale, la cucina, un lavello con dei piatti sporchi accatastati, un tavolo con una tovaglia lercia, un divano trasandato. Seduto al tavolo un uomo in canottiera sulla cinquantina, tarchiato, estremamente peloso, che fumava una sigaretta mentre sfogliava una rivista porno. Sorrise ad Alfred mostrando una dentatura marcia e giallastra. Si alzò accomodandosi, con la mano sulla patta, quello che teneva sotto i pantaloni. “ smettila di farti delle seghe, altrimenti non potrai goderti neppure il regalino che ti arriva” gli disse Alfred. Il bestione sorrise nuovamente e sbiascicò qualcosa in un dialetto che non capii. Alfred girò il resto della casa, in pratica un’altra stanza con due letti ad angolo. Poi gli chiese di mostrargli se avessero preparato come richiesto. Il bestione fece cenno di seguirlo. Fuori dalla porta scendemmo in cantina avvolti da un odore di muffa, gradini anneriti dallo sporco, illuminati da una lampadina fioca. Poco più avanti, una grata in legno si apriva su una rampa che scendeva ancora più giù, per una decina di gradini malfermi fino ad arrivare in una fetida stanza illuminata da una lampadina che pendeva dal soffitto. Muri sporchi tappezzati da foto di riviste porno; non c’era il pavimento ma solo della terra battuta, in un angolo una turca lercia e dall’altra parte della stanza un pagliericcio; l’odore della muffa si era sostituito con un odore acre, pungente di piscio. A fianco del pagliericcio per terra profilattici usati più o meno consunti. Il bestione diede qualche calcio alla paglia in modo da mischiarla con i profilattici e poi ci pisciò sopra. Alfred sembrava soddisfatto e si congratulò con quell’individuo. “Ora dov’è” chiesi quasi supplichevole, pensandola in giro nuda avvolta in quel cuoio al guinzaglio del clochard.“Ve l’ho detto l’ho ceduta per due giorni al nano ed al suo amico; sarà la loro schiava, ne faranno ciò che vogliono. Me la riconsegneranno quando sarà pronta per essere venduta”Un raptus di stizza, rabbia ed impotenza. “ Non potete, Mirna non vuole, non accetterà….”Alfred mi mostrò una foto, scattata da una macchina delle fotografie della stazione; quattro pose, il nano in piedi sullo sgabello con il suo sesso infilato nella bocca di Mirna, lei che lo leccava vogliosamente, un getto biancastro che le sprizzava sul volto e nuovamente lei che lo succhiava.Non avevo la forza di dire nulla. L’avevo vista godere nelle mani dei neri trattata come la loro puttana e poi usata come una latrina . Era vero non poteva o non voleva più sottrarsi a nulla anche lei sapeva verso quale destino stava andando incontro. Uscimmo da quel tugurio. Alfred salutò il bestione e mi disse che mi avrebbe riaccompagnato all’albergo. Il pensiero di Mirna sottomessa, umiliata, in giro per la città in mano a quei due sconosciuti mi tormentava. Alfred sembrava soddisfatto. Arrivammo a quell’alberghetto sulla cui porta pullulavano solo puttane; mi aprii la portiera. Salutandomi mi augurò di dormire bene. Gli sbattei la portiera in faccia. Abbassò il finestrino. “Sicuramente starete più comodo di vostra moglie. Dimenticavo di dirvi che quella che vi ho fatto vedere prima era la sua residenza per i prossimi giorni ” Restai interdetto, mentre Alfred ripartiva.Ripensai a quel tugurio, sarebbe stata obbligata a dormire la dentro? Dovevo fare qualcosa, cercarla, ma dove? Rivedevo la stanza, quel pagliericcio inzozzato dal piscio misto a preservativi usati, quella latrina e lei nuda sarebbe stata tenuta la dentro. Potevo impazzire.Salii in camera, mi gettai sul letto senza riuscire a togliermi quell’immagine dagli occhi . Ma quello che aveva detto Alfred al bestione era ancora più sinistro “… potrai goderti il regalino” Era chiaro, Mirna sarebbe stata offerta anche a lui, la stavano facendo passare nelle mani di chiunque per poterle far sentire addosso tutta la depravazione che una vita per bene le aveva tenuto lontano. Offerta a feccia, emarginati della società che potevano divertirsi con una signora per bene, ma questo eccitava ancor di più il suo padrone che ormai l’avrebbe trascinata sempre più in basso in un abisso di depravazione.
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