Arrivammo ad Atene. Dopo la piacevolissima esperienza sul traghetto, eravamo eccitati e speravamo che la vacanza sarebbe stata all’altezza del preambolo.C’imbarcammo su una nave per la crociera nell’Egeo; era una bella nave, anche se non molto grande. Poteva contenere 500 passeggeri, ma trattandosi d’inizio stagione, ce n’erano meno della metà: meglio così, pensai, staremo più comodi.Appena giunti a bordo, ci fu assegnata una bella cabina e ci sistemammo; poi, visto che era ora di pranzo, ci recammo dal commissario di bordo che ci chiese se avremmo gradito avere compagnia a tavola, o se avremmo preferito restare soli. Adriana ed io optammo per la compagnia. Ci recammo al tavolo che c’era stato assegnato e trovammo, già in attesa, una coppia d’italiani. Lui, Giorgio, era un giovane sui trentacinque; lei, Laura, una giovane intorno ai venti, molto bella, dall’aspetto timido e riservato. Erano simpatici e ci fecero un’ottima impressione.La sera, dopo cena, si ballava e ci recammo insieme nella grande sala; non c’era molta gente, ed il capitano della nave venne al nostro tavolo e ci offrì da bere, rimanendo qualche minuto con noi.Feci il primo ballo con Adriana, poi invitai Laura, mentre Giorgio ballò con mia moglie.La nave navigava di notte, mentre di giorno di solito si fermava nei porti delle varie isole, per permetterci di scendere a terra. Ormai noi quattro eravamo amicissimi, e ci separavamo solo al momento di andare a dormire. C’erano vari modi per intrattenere i passeggeri, quando non si poteva scendere a terra, ma a me non piacevano e spesso Giorgio ed io rimanevamo a chiacchierare, mentre le donne si divertivano con i giochi di società. Ci scambiavamo confidenze, che man mano si facevano sempre più intime. Un giorno chiesi a Giorgio se non fosse geloso di Laura: era una bellissima ragazza, e doveva attirare l’attenzione degli uomini; lui ammise che sì, era geloso, ma mi confessò che la gelosia lo eccitava. “Come” dissi, “Vuoi dire che ti eccita vedere Laura corteggiata da altri uomini?” “Si” rispose, “Proprio così”. Da quel momento non ci furono più limiti alle sue confidenze; finché, abilmente stimolato da me, si confessò apertamente. Mi rivelò che la loro vita sessuale non era proprio delle migliori; che Laura era molto timida e pareva non gradire il suo modo di fare l’amore: troppo irruente. Chiesi se Laura fosse frigida e lui: “Si e no”; “Che intendi dire?” chiesi; e lui “Voglio dire che credevo che fosse frigida, e lo è tuttora… con me”; “Con te? Vuoi dire che non lo è con altri?” “E’ una lunga storia” aggiunse. “Non vuoi raccontarmela?” lo incalzai io, che cominciavo a provare un notevole interesse. Lui parve non attendere altro che quel mio invito e si lasciò andare ad una lunga confessione. Eccola: Conobbi Laura che era poco più che una bambina; aveva circa tredici anni ed era figlia di un noto commerciante che abitava vicino a noi. Io ero già uomo fatto, avevo ventotto anni ed ero già indipendente. La ragazzina era una bellezza: cominciava allora a fiorire e si vedeva già che sarebbe diventata una donna notevole. Non molto alta, bionda, con un viso angelico, occhi azzurri e bocca sempre sorridente. Non potevo evitare di notare che già s’intravedeva un seno prepotente e che tutta la figura era di una perfezione assoluta. Il sederino era pronunciato, ed io mi scoprii a pensare quanto mi sarebbe piaciuto accarezzarglielo. Ma scacciai subito quel pensiero osceno e mi sforzai di vedere in lei solo una bambina.Col tempo, mentre Laura si avviava a diventare donna, facevo sempre più fatica a vedere in lei la bambina. Anche lei provava attrazione per me. Una sera, ad una festicciola, mentre ballavamo, le diedi un bacetto sulla guancia. Lei non si ritrasse ed io gliene diedi un altro, questa volta sulle labbra. Laura arrossì, ma nemmeno questa volta si ritrasse. Aveva ormai diciassette anni ed era veramente uno schianto di ragazza. Mi era sempre più difficile resistere al suo fascino, tanto più che ora lei mi dimostrava abbastanza chiaramente di essere innamorata di me.Un giorno che eravamo soli la baciai sulla bocca e le dissi di amarla. Lei era felice e confessò tutto a sua madre. Successe un mezzo scandalo, ma poi prevalse il buon senso. Fui invitato una sera a cena, ed il padre mi chiese che intenzioni avessi nei confronti di Laura. Con grande imbarazzo, confessai di esserne innamorato e che volevo sposarla. Laura teneva gli occhi bassi e non fiatava. Il padre la interrogò e lei ammise di amarmi e disse che sarebbe stata felice di sposarmi. La differenza d’età era notevole, ben quindici anni, ma non fu ritenuto un impedimento, solo si stabilì di attendere che Laura raggiungesse la maggiore età.Un mese dopo il compimento del diciottesimo anno, Laura ed io ci sposammo.Mi pareva di toccare il cielo con un dito. Partimmo subito per il viaggio di nozze: aeroporto; volo; atterraggio; albergo. Appena fummo in camera ci spogliammo. Laura, molto pudicamente, andò a spogliarsi in bagno, e ne uscì dopo una diecina di minuti indossando l’accappatoio. Io la imitai e feci altrettanto: anch’io mi sentivo imbarazzato a spogliarmi davanti a lei. Quando uscii dal bagno, lei era vestita e pronta per andare a cena.Eravamo stanchi per il matrimonio e per il viaggio, perciò, dopo cena, andammo subito in camera.Io non sapevo come comportarmi. Ero talmente innamorato di quella ragazzina che temevo di fare qualche cosa di sbagliato; d’altra parte lei era così bella che mi era difficile resistere. Lasciai che andasse ancora una volta in bagno a spogliarsi, mentre io mi spogliai in camera; indossai il pigiama e mi misi a letto. Lei arrivò indossando una camicia da notte trasparente. Vedevo quelle forme che avevo sempre solo indovinato sotto i vestiti, e n’ero pazzo. Avevo un’erezione pazzesca che mi faceva quasi male. Trascurando ogni precauzione, le tolsi rapidamente la camicia da notte e, vincendo la sua ritrosia, cercai subito di penetrarla ma, tanta era l’eccitazione, che eiaculai prima di riuscirci. Quella prima sera tutto finì così.Il giorno dopo fu dedicato alla visita dell’isola che avevamo raggiunto nelle notte: molto bella per la verità, ma io ero impaziente, e non vedevo l’ora di tornare nella nostra camera.La sera, mentre lei si stava spogliando, io mi masturbai velocemente, sperando con ciò di evitare l’incidente della sera prima. La stavo attendendo nudo, ma coperto dal lenzuolo. Appena venne a letto le tolsi la camicia e la baciai dolcemente sulla bocca, poi mi accinsi a penetrarla. Lei, che non aveva ancora fiatato, disse in un soffio: ”Fai piano, per favore”. Le misi un cuscino sotto il sedere, le alzai le gambe, le allargai le labbra della vagina, ed entrai in lei rapidamente. Laura emise un grido soffocato ed io godetti dentro di lei.Da quel giorno i nostri rapporti furono sempre così: io la penetravo, godevo dentro di lei e tutto finiva. Lei non dimostrò mai di provare piacere e, quando le chiesi se le piacesse, rispose: “Se fa piacere a te, piace anche a me”. Ero deluso ma, non ostante fossi un uomo ormai maturo, ero assolutamente inesperto in materia di sesso, e non sapevo cosa avrei potuto fare.Il nostro rapporto si trascinava così, stancamente. Io tornavo dal lavoro molto tardi, verso le nove e mezza; lei aveva già preparato la cena, cenavamo e, dopo aver guardato un po’ la televisione, andavamo a letto. Facevamo l’amore non più di una volta la settimana, ma lei non dimostrava di essere dispiaciuta. Io ne soffrivo, ma non volevo forzarla a farlo più spesso, perché vedevo che per lei non era una cosa piacevole. Cominciai a masturbarmi sempre più spesso, ma non ero soddisfatto. Abitavamo in una villetta ad una ventina di chilometri dalla città; vicino a noi c’erano altre villette; i giardini erano separati da una grossa siepe, e non c’erano in pratica contatti con i vicini. Una delle villette che confinavano con la nostra era abbandonata da parecchi mesi; un giorno arrivarono degli operai e in poco tempo la casa fu rimessa a nuovo. Una domenica, mentre ero in giardino, mi sentii apostrofare: “Buon giorno, sono il nuovo vicino”. C’era un varco nella siepe, che non avevo mai notato, e nel varco si affacciava un signore distinto, abbastanza anziano, con un simpatico aspetto. Mi avvicinai, ci presentammo. Si chiamava Giovanni Laurenzi, ed era un funzionario statale in pensione. Parlammo per una diecina di minuti; mi chiese informazioni sul paese, eccetera. Ci lasciammo con l’intesa di rivederci ed io lo invitai a prendere un caffè da noi quella sera stessa.Era la prima volta che avevamo un ospite dopo cena, e Laura organizzò tutto come se si fosse trattato di un pranzo di gala. Il signor Laurenzi arrivò poco dopo le venti; Laura lo fece accomodare in soggiorno e servì subito il caffè; io chiesi se avrebbe gradito un liquore; accettò un bicchierino di grappa ed io andai a prendere la bottiglia ed i bicchieri. La serata si svolse piacevolmente. Il signor Laurenzi era un ottimo conversatore e Laura pendeva dalle sue labbra. Il caffè dopo cena, con il signor Laurenzi, divenne un’abitudine quasi quotidiana. Laura era affascinata da quell’uomo anziano, che era di grande cultura, e raccontava le vicende della sua vita, suscitando in noi un notevole interesse.Era vedovo da diversi anni, ma dai suoi racconti mi parve di capire che non avesse rinunciato a consolarsi. Passarono alcuni mesi, e la conoscenza con il Laurenzi si era trasformata in amicizia. Ora lo invitavamo spesso a cena, e qualche volta era lui che, la Domenica, c’invitava a pranzo (era anche un ottimo cuoco).Purtroppo molto del mio lavoro si svolgeva proprio di sera, e tornavo sempre a casa tardi, perciò la cena non veniva mai servita prima delle nove e trenta. Il più delle volte, Laura la preparava prima e, quando tornavo, riscaldava tutto con il forno a microonde. Una sera, stranamente, mi trovai senza appuntamenti serali e tornai che erano passate da poco le sette. Parcheggiai la macchina nella rimessa, ed entrai in casa. Laura non c’era. Poiché era presto, credendo che fosse ancora fuori, pensai di andare dal signor Laurenzi per un aperitivo, passando dal giardino, come facevo di solito. Il soggiorno di Laurenzi, come il nostro, aveva una porta a vetri che si apriva sul giardino. Vidi la sala illuminata e mi accinsi a bussare al vetro della porta; una tenda impediva di vedere all’interno, ma sentii una voce che mi parve quella di Laura, allora mi spostai un po’ e, da uno spiraglio della tenda vidi lei, sdraiata sul divano, con la testa appoggiata alle ginocchia di Laurenzi, che era seduto, e le accarezzava il viso. Un brivido mi corse per la schiena, tuttavia rimasi a guardare come affascinato. Non ricordo quanto tempo passò, ma ad un certo punto vidi la mano di Laurenzi passare dal viso al petto di Laura, sbottonarle la camicetta ed insinuare la mano per accarezzarle il seno nudo. Fu in quel momento che sentii una potente erezione. Dovetti estrarre il membro e masturbarmi: godetti come non avevo mai goduto prima. Ormai non succedeva più niente e tornai in casa; accesi le luci, e telefonai a Laurenzi, per chiedergli se avesse visto mia moglie; rispose che era da lui e sarebbe arrivata subito.Laura tornò sorridendo, come se non fosse successo nulla, preparò la cena e cenammo tranquillamente. Io avevo un vulcano nel petto, ma riuscii a non far trasparire il mio turbamento. Dopo cena, Giovanni, sorridente ed allegro, venne per il solito caffè: una serata come tante.Quella sera, a letto, ero talmente eccitato che balzai su Laura e la penetrai più violentemente del solito facendola gridare per il dolore. Da allora cercai di organizzare il mio lavoro in modo da liberarmi presto; non sempre era possibile, ma il desiderio di spiare i due era talmente forte che, a volte, trascuravo anche gli affari.Quando tornavo presto, avevo l’accortezza di parcheggiare la macchina lontano da casa e di avvicinarmi a piedi; se vedevo la luce accesa, andavo a sbirciare dalla finestra e, se Laura era in casa, mi allontanavo ad aspettavo che arrivasse la solita ora per rientrare, perché non sapesse che tornavo prima del solito. Più spesso, però, Laura era da Giovanni ed io, come la prima volta, dopo aver lasciato la macchina lontana da casa, andavo nel giardino e spiavo, dalla porta finestra, quello che avveniva all’interno. A volte Giovanni metteva un disco di musica classica e Laura si sdraiava, come la prima volta, con la testa appoggiata alle sue ginocchia. Lui l’accarezzava e, pian piano spostava la mano fino ad accarezzarle il seno. Altre volte, invece, parlavano, mentre lei teneva il capo appoggiato alla sua spalla, e lui le dava dei leggeri bacetti sulla fronte. Una sera le sollevò il viso e la baciò sulla bocca; lei aprì le labbra e rimasero uniti nel bacio molto a lungo. Io sentivo uno strano turbamento a quella visione e, non ostante la gelosia mi tormentasse, mi eccitavo e mi sorpresi a desiderare che le cose procedessero più speditamente.La sera successiva, quando arrivai, i due si stavano baciando; lui la prese per mano e si allontanarono dal soggiorno. Non li vidi più, ma pochi secondi dopo vidi accendersi la luce al piano superiore, dove sapevo esserci la camera di Giovanni. La mia eccitazione raggiunse un livello incredibile. Ero certo che stessero facendo sesso, ma avrei voluto vederli. Purtroppo era impossibile, a meno di avere una scala, che non c’era. Rimasi nel giardino, sotto la finestra, senza saper che fare, eccitato dal pensiero che la mia adorata mogliettina si stava facendo chiavare da quel vecchio porco. Non potei sottrarmi al bisogno di masturbarmi. Rientrai in casa appena raggiunto l’orgasmo; tornai alla macchina e, alla solita ora rientrai, come se arrivassi in quel momento. Laura stava apparecchiando; mi accolse sorridendo, mi diede un bacio e ci sedemmo a tavola. Cercavo sul suo viso qualche segno di turbamento, ma Laura era normalissima, e pensai quanto sapeva fingere bene la mia dolce sposina. Qualche giorno dopo comprai una scala, con la scusa di pulire le grondaie che spesso si riempivano di foglie. Era una scala in due parti, in modo che la lunghezza potesse essere regolata secondo necessità. La sistemai nel deposito attrezzi in fondo al giardino. Per qualche giorno non potei proprio tornare prima dell’orario previsto: troppo lavoro importante. Appena riuscii a liberarmi, però, mi precipitai a casa, impaziente di vedere i due fedifraghi all’opera. Quando arrivai, c’era già la luce accesa nella camera. Corsi a prendere la scala e, evitando di far rumore, l’appoggiai al muro sotto la finestra. Il buio e la siepe altissima avrebbero impedito all’altro vicino di vedere la mia manovra. Salii la scala con il batticuore; temevo che la tenda m’impedisse di vedere. Fortunatamente c’era un piccolo spiraglio fra i due lembi della tenda che mi permettevano di vedere chiaramente. Laura e Giovanni erano in piedi abbracciati; erano vestiti e credo che fossero appena saliti. Lui prese a spogliarla lentamente, mentre continuava a baciarla sulla bocca. Le tolse la camicetta, poi la gonna, lasciandola in mutandine e reggiseno; quindi la fece sdraiare sul letto. Laura lo lasciava fare docilmente, poi, poiché lui aveva qualche difficoltà a slacciarle il reggiseno, lo aiutò e se lo tolse. Lui le baciava il seno, le succhiava i capezzoli e, pian piano, le tolse le mutandine. Mi pareva di impazzire a vedere la mia adorata Laura nuda con quell’uomo. Ora era Laura a prendere l’iniziativa, aiutò Giovanni a spogliarsi, finché anche lui fu nudo. Il membro non era in erezione, ma solo un po’ turgido. Si strinsero un po’ continuando a baciarsi, poi lui scese con la bocca a baciarle tutto il corpo. Lei lo lasciava fare, tenendo gli occhi chiusi; si vedeva chiaramente che le piaceva molto quello che lui stava facendo. Giovanni raggiunse il pube, poi continuò a scendere baciandole l’interno delle cosce, sfiorando solo leggermente la figa. Laura gemeva ed io l’udii distintamente sussurrare: “Si! Si! Ancora”; poi alzò le gambe, prese il capo di Giovanni e se lo premette fra le cosce. Lui cominciò a leccarle la figa, mentre lei cominciò ad urlare di piacere ed a dimenarsi convulsamente. Come una furia, quindi, si alzò, fece sdraiare Giovanni, il cui cazzo non era ancora completamente eretto, glielo prese in bocca ed in breve tempo l’erezione fu completa. Laura si sdraiò di nuovo e lo attirò su di lei, facendosi penetrare. Godeva urlando come un’ossessa. Ero sconvolto: mai avrei immaginato che la mia dolce Laura potesse trasformarsi in una simile porcella. Quando Giovanni raggiunse l’orgasmo, rimase dentro di lei (che fortunatamente prendeva la pillola) per alcuni minuti; poi si sdraiò al suo fianco. Io mi allontanai e rimisi la scala al suo posto. Avevo goduto anch’io con loro, ben due volte.Tutto ciò è accaduto solo pochi giorni prima che partissimo per la crociera. Da allora ho evitato di fare l’amore con lei, e lei non me l’ha mai chiesto. Ora non so che fare. Il racconto di Giorgio mi aveva interessato notevolmente, e lo riferii ad Adriana. Insieme decidemmo di aiutare i ragazzi a trovare una soluzione al loro problema. Prima, però, bisognava conoscere la versione di Laura. Se n’occupò Adriana.La nave aveva raggiunto Rodi, e tutti scesero per visitare la città. Anche noi scendemmo, ma le due donne non rimasero con il gruppo, stettero per conto loro tutta la giornata. Ero ansioso di sapere cosa s’erano dette, e non vedevo l’ora di essere in cabina con Adriana per sentire il suo racconto. Appena fummo soli nella nostra cabina, Adriana mi raccontò tutto. I fatti non si discostavano di molto da quello che già sapevamo, eccetto che Laura spiegò il motivo della sua frigidità nei confronti del marito: fin dalla prima volta Giorgio non s’era mai preoccupato che del suo piacere, e non aveva mai avuto un gesto di tenerezza nei confronti di Laura, e questa ne sentiva la mancanza. La comparsa del signor Laurenzi fu per Laura un’illuminazione: la sua gentilezza, le sue attenzioni, e poi la sua tenerezza, più ancora che la sua cultura, l’avevano conquistata. Non che non amasse più Giorgio, anzi, ma Giovanni le dava quello che il marito non la aveva mai dato, e lei si sentiva sempre più attratta da quel gentiluomo che la faceva, per la prima volta, sentire donna. Da un certo punto in poi, il passo dalle tenerezze, alle coccole, alle carezze, e poi al sesso esplicito fu breve. Quando faceva l’amore con lui, provava delle sensazioni che non avrebbe mai immaginato: la sua sessualità era esplosa! Ora godeva pienamente a sentirsi baciata dappertutto, leccata nelle parti più intime, penetrata. Laura confessò che Giovanni l’aveva leccata anche dietro, ed era entrato con la lingua nel suo buchetto più intimo, tanto da spingerla a chiedergli di penetrarla anche lì; cosa che Giovanni fece con la massima delicatezza. Mentre le penetrava il culetto, le titillava la clitoride e la faceva urlare dal piacere. A volte Giovanni aveva difficoltà d’erezione, allora lei lo baciava in tutti i modi, finché glielo faceva diventare duro; se proprio non ci riusciva, lui la soddisfaceva ugualmente con le carezze e con i baci intimi. Insomma, era soddisfatta. Ora, però, era preoccupata per il suo matrimonio: amava Giorgio ed avrebbe voluto che lui la trattasse come Giovanni sapeva fare. Lei si era scoperta sessualmente molto attiva ed esigente, cosa che né lei né Giorgio avrebbero mai immaginato. Adriana ed io escogitammo un piano per aiutare quella simpaticissima coppia, soprattutto lei, che era ancora poco più che una ragazzina. Decidemmo che Adriana, ormai un’esperta amatrice, avrebbe sedotto Giorgio e gli avrebbe insegnato come si tratta una donna; intanto io avrei tenuto a bada la ragazza, e chissà che non ci uscisse qualche cosa anche per me. “Porco”, esclamò Adriana, quando espressi quel pensiero, “Vuoi rovinare tutto? Aspetta almeno che le cose si aggiustino fra di loro, poi si vedrà!” Rimanemmo d’accordo che non avrei cercato di fare nulla con Laura, a meno che non fosse stata lei a farsi avanti, cosa poco probabile. Laura fu informata da Adriana del nostro piano, e, sia pure con qualche titubanza (era, non ostante tutto, gelosa del marito) accettò. Mancavano pochi giorni alla fine della crociera, e non c’era tempo da perdere. Fin da quella sera, mentre ballavano insieme, vidi Adriana stringersi a Giorgio in modo sensuale, e questi rispondeva con evidente piacere. Adriana, in un momento di pausa del ballo, mi sussurrò che gli aveva sentito una notevole erezione. Io m’industriai di distrarre Laura che, come ormai d’accordo, mi facilitò il compito. La feci ballare e poi la portai sul ponte per una passeggiata.Era una serata tiepida, e lei indossava un abito di seta che metteva in evidenza le belle forme. Avrebbe tentato anche un santo. Passeggiammo un po’, poi ci sedemmo su una panchina e continuammo la conversazione apparentemente banale, ma entrambi eravamo col pensiero ai rispettivi coniugi che, forse, in quel momento stavano facendo l’amore. Ormai sapeva che Adriana mi aveva raccontato tutto, quindi era inutile fingere. Le chiesi se non fosse gelosa: “Si, lo sono, ma spero proprio che Adriana riesca dove non sono riuscita io. Se Giorgio imparerà qualche cosa, penso che il nostro matrimonio si potrà salvare, altrimenti temo proprio che le cose si mettano male”. “Ti manca proprio il sesso?” chiesi. “Si, molto, specialmente da quando ho provato come possa essere bello se fatto con delicatezza, almeno all’inizio. Dopo, quando sono eccitata, non ci sono più limiti.” Disse queste parole sottovoce, quasi vergognandosi; ma io la incalzai: “Cos’è che ti eccita di più?” “Beh!” rispose “Intanto mi piace essere baciata, poi accarezzata dappertutto.” “Ti piace essere baciata sul seno?” chiesi ancora, “Si! Molto.” A questo punto non seppi trattenermi e le diedi un bacio sul collo. Dapprima lei si ritrasse, ma poi mi lasciò fare. C’era la luna, e intorno a noi non c’era nessuno perché tutti erano all’interno della nave; era molto romantico, ed io le strinsi la mano, che lei non ritrasse. Poi cominciai ad accarezzarle il capo, quindi le diedi un leggero bacio sulle labbra: lei non si ritrasse ed io osai di più. Le toccai il seno che, attraverso il sottile tessuto (non portava reggiseno), sentii piccolo e sodo, con i capezzoli eretti. Lei sospirò, e disse:”Non dovremmo: che direbbe Adriana, se sapesse?” “Come? Non ti ha detto che noi siamo molto liberi?” “Si, ma io credevo che esagerasse. Davvero non siete gelosi e fate l’amore molto liberamente?” “Certo!” risposi, “In questo momento Adriana probabilmente sta facendo l’amore con tuo marito, e la cosa mi eccita. Tu non ti senti eccitata?” “Effettivamente, il pensiero di Giorgio con Adriana mi stuzzica, ma vorrei esserci anch’io”. Intanto la mia mano era scesa al suo ventre, poi alla coscia; quindi le avevo sollevato il vestito ed avevo raggiunto le mutandine. Laura era evidentemente eccitata, perché sentii subito la sua fighetta bagnata. Ormai mi lasciava fare e cominciò a gemere. Le accarezzai le labbra della figa, poi le stuzzicai la clitoride. Non ci volle molto perché avesse un orgasmo: mi prese il polso e mi spinse contro di sé; io introdussi due dita e lei, che colava copiosamente, godette urlando, senza preoccuparsi di essere sentita da qualcuno, mentre mi appoggiava una mano sul cazzo ormai durissimo. Lo tirai fuori, la feci alzare e, facendola girare, le feci appoggiare le mani sulla panchina. Le sollevai il vestito, mettendo a nudo un meraviglioso culetto; le spostai le sottilissime mutandine e la penetrai. Entrai dentro di lei, mentre, con la mano, continuavo a masturbarla. Laura godeva in continuazione. Era veramente una porcellina, e mi ricordava l’Adriana degli inizi del nostro matrimonio. Ormai erano passate quasi tre ore, da quando avevamo lasciato Adriana e Giorgio. Ci ricomponemmo e tornammo dentro. Accompagnai Laura alla sua cabina; Giorgio la stava aspettando. Io andai verso la mia e trovai Adriana nuda, addormentata sul letto. Ero eccitato al pensiero di quello che doveva essere successo fra Adriana e Giorgio. Mi spogliai e, nudo, mi sdraiai accanto a lei che dormiva voltandomi la schiena. Le carezzai il sedere, ed infilai la mano fra le sue cosce. Toccai la figa e la sentii bagnata fradicia. Forse era rimasta così fin da quando Giorgio se n’era andato; forse quello che sentivo era il seme di Giorgio che colava. Non resistetti ed avvicinai il viso al quel culo stupendo, e cominciai a leccare fra le chiappe. Lei si voltò del tutto, mettendosi bocconi, ed allargò le gambe. Forse fingeva solo di dormire, ed aveva voglia di essere leccata. Mi inoltrai con la lingua nel solco fra i glutei, e raggiunsi il forellino: evidentemente era stata penetrata anche lì, perché il foro cedette subito e la lingua entrò facilmente, inoltre era bagnata ed aveva sapore di seme maschile: la porcella si era fatta penetrare anche lì. Leccai tutto per bene, assaporando il liquido che usciva, eccitato al pensiero di quello che aveva fatto con Giorgio. Avevo il cazzo duro come il ferro; glielo appoggiai al forellino e spinsi: entrò come nel burro. Adriana emise un gemito; io allungai una mano per accarezzarle la figa, ma incontrai la sua mano: la porcella si stava masturbando mentre la inculavo. Venni nel suo culo, poi mi misi su un fianco facendo girare anche lei, senza estrarre il cazzo. Ci addormentammo così, senza dire una parola. Solo la mattina dopo Adriana mi raccontò quello che era successo. Come avevo immaginato, aveva insegnato a Giorgio a baciarla dappertutto, a farla eccitare, e solo dopo averla leccata a lungo gli aveva permesso di penetrarla, davanti e dietro. Quando io entrai nella cabina, lei dormiva veramente, e si era svegliata solo quando avevo cominciato a leccarle il forellino, ma non aveva fiatato perché le piaceva. La crociera finì, e Laura era raggiante. Trovai il modo di parlarle da solo un momento, e le chiesi com’era andata col marito. Lei rispose, sorridendo: “Evidentemente Adriana è stata una buona maestra perché, da quel momento, Giorgio mi fa godere moltissimo, e non viene dentro di me se non quando ho già avuto almeno un orgasmo. Non so come ringraziarvi. Spero che ci incontreremo ancora.”.Ci lasciammo scambiandoci l’indirizzo e.mail. Spero proprio di poterli rivedere.
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