15 Luglio, 13:50 Aeroporto di Francoforte “Ladies and Gentleman we like to inform you that the flight CX288 to Hong Kong is now ready for boarding, passengers are kindly request to proceed to gate number E6 . . .” mentalmente provo a contare quante volte ho sentito questo messaggio. Decine. Per decine di volte mi sono avvicinato alla porta di imbarco, ho consegnato la mia carta di imbarco e per decine di volte la cortesia catalogata e codificata della voce che mi augura buon volo. Mi sono spesso chiesto se le frasi fatte vengono imparate a memoria o se gli addetti (anche se prevalentemente donne) sono liberi di inventare. Che so una frase del tipo “torni a trovarci presto”, tra le altre cose ben augurante, oppure “buona giornata e la porti un bacione a Hong Kong”. Sono due giorni che ho compiuto 41 anni e sono un veterano dei viaggi. Sono 10 anni che vado sui e giù per gli aeroporti e gli alberghi di mezzo mondo. Sono 10 anni che cerco di trovare significati nuovi a quello che faccio. Sono 10 anni. La divisa d’ordinanza è canonica. Come sempre del tipo sportivo, jeans, felpa e scarpe da tennis. Non capirò mai come facciano certi individui a stare 10 e più ore in aereo con la cravatta allacciata, il mocassino e scendere dall’aereo con la piega dei pantaloni perfetta. Evidentemente stanno comodi oppure devono mantenere un contegno. Fatti loro. Fatti nostri. Nella sala di attesa ho conosciuto Luca. Anche lui in partenza per Hong Kong. Avevamo avuto un piccolo ritardo nell’imbarco che ci aveva permesso di scambiare qualche parola, ovvero il rituale stereotipato delle lamentele dei passeggeri ai cancelli di imbarco, della bontà di questa o quella compagnia aerea, del tempo e delle esperienze con forti turbolenze. Le solite stronzate. Trite, ritrite e consunte. Come sempre. Luca era in compagnia di Axel Rose, sua segretaria. Fu lei a dire il vero che per prima si rivolse a me, come alla ricerca di una complicità in un mondo, quello degli affari, dove ancora le donne o sono segretarie o sono nemici. Forse mi aveva scambiato per un tecnico o un turista, e non per un dirigente sufficientemente importante e tuttora rampante. “. . . Abbiamo chiuso un contratto con la Corea … hanno anche una sede a Hong Kong ..” avevo cercato di dare una risposta esauriente ed in un certo senso di far capire che ero un professionista, non un turista o un tecnico ” . . . Mi chiamo Massimo C., direttore commerciale del gruppo FISINT . . .” avevo completato la mia risposta calcando un poco la mano. Luca aveva seguito il dialogo in silenzio, direi con disinteresse, mi accorsi però che il nome della mia ditta lo aveva colpito. “FISINT . . . mi scusi conosce il Dott. Castoldi, so che lavorava per voi, all’ufficio pianificazione . . .” Il tono di Luca era quasi da quiz televisivo, come a verificare la verità della mia storia. ” … si certo, abbiamo pochi contatti, anzi molto raramente ci parliamo, però lo conosco . . . ” Era come aver superato un esame. A quel punto ci fu il classico scambio di biglietti da visita. Tutto secondo i più rigidi canoni della consuetudine, con gesti misurati e ripetuti centinaia di volte. Tutto normale. “Axel Rose, chiami Hong Kong per confermare la nostra partenza e . . .per cortesia chieda di prenotarci un albergo decente… non come al solito” Il tono di Luca suonava leggermente autoritario, leggermente arrogante, leggermente da stronzo. Doveva stabilire il gioco delle parti, il capo e la segretaria. Come per chiarire a me che lui viaggiava con il seguito. Tipico di molti giovani uomini rampanti. Molto tipico. Impartito quest’ordine Luca si alzò, andando verso i bagni. Potevo vederlo interamente, un bell’uomo, fisico possente, non grasso ma sicuramente robusto. Portamento fiero, tipico di chi è sicuro di se e di chi crede di essere superiore agli altri. Mi colpiva quella sua prestanza. Ero colpito. Axel Rose è una donna che da poco ha ruotato intorno alla boa dei 30 anni. Molto ben messa, curata nel fisico ed elegante. Credo fosse soggiogata dalla presenza di Luca. In queste situazione si può vedere come le persone cambiano in funzione della situazione. Con Luca presente lei è quasi timida e sottomessa. Da sola sfodera una femminilità quasi palpabile. Le persone cambiano, come le situazioni. Cambiano. “.. se crede posso chiamare l’albergo dove alloggerò, mi conoscono bene è un buon hotel e ho un sconto . . .” mi sentivo in colpa per come avevo trattato Axel Rose prima. “Grazie Dott. C.” quel Dott. Era molto forzato ” ..così mi evita i soliti commenti, sa com’è . . viaggiare con il proprio capo è sempre così, tutti pensano che ci vai a letto . . .” lo disse quasi a confermare che era vero ” . . . ti spiace se ci diamo del tu…” “No anzi, comunque ti capisco . . . poi comunque è un bell’uomo . . . ” La capivo. Feci la telefonata e confermai le prenotazioni, proprio in quel momento chiamarono per l’imbarco, Luca era tornato. Neppure il tempo di dire una parola che l’altoparlante annunciò l’imbarco. Le operazioni di imbarco a Francoforte sono normalmente rapide. Grazie alla frequenza dei miei viaggi sono un socio del club Massimo Polo della Cathay, cioè trattamento di favore e dose massiccia di cortesia. Il mio posto era distante da quello di Luca e Axel Rose. Peccato, potevamo fare quattro chiacchiere. Per fortuna. A dire il vero preferisco così, più libertà. Sono passato troppe volte attraverso discorsi inutili e lontani, farciti di un sacco di balle che nessuno può verificare. È incredibile come le persone, con la sicurezza che tanto la verità non si può scoprire, raccontino un sacco di stronzate. È incredibile. Su una aereo il contabile diventa direttore finanziario e l’operaio diventa ingegnere esperto. Il turista per caso diventa viaggiatore del tempo e la turista diventa una modella in vacanza: se è bella. Quando è brutta rimane quello che è. Una donna brutta che se la tira a palla. Ma è pur sempre una donna. 16 Luglio 7:15 Aeroporto di Hong Kong L’aeroporto nuovo è molto bello e più funzionale di quello vecchio. Appena scesi mi accorgo che Luca barava, è la prima volta che arriva qui. La goffaggine ai banchi dell’immigrazione ispira quasi tenerezza. Per me è come essere a casa mia. Così aiuto Axel Rose nelle formalità, cosa che gradisce molto, poca roba ma pur sempre una piccola affermazione sul suo capo. Recuperati i bagagli ci dirigiamo verso l’uscita. Io suggerisco di prendere il treno. Più veloce, economico e comodo. Luca insiste con il taxi. Siccome odio spendere di più per avere di peggio decido di sciogliere il gruppo. Regalo ai due il mio numero di cellulare, quello che utilizzo in Asia e vedo che la cosa non piace a Luca. Lui sarà pure un grande manager ma io sono più attrezzato. Sono 10 anni che mi attrezzo. Ci salutiamo, con l’accordo che saremmo sentiti in giornata. Luca mi saluta con distacco, mentre Axel Rose mi conferma che mi avrebbe chiamato. Sentivo lo sguardo di Luca addosso, odio, invidia e derisione, un cocktail insolito. Una sensazione che mi avrebbe accompagnato per tutto il giorno. La routine, vado in albergo, una doccia e via al lavoro. È il mio metodo per non subire troppo il cambio di fuso orario. Gli Americani lo chiamano jet leg, suona bene. Anche questa volta completo il rituale. Unica eccezione, anche se non insolita, un’erezione che sotto la doccia che, con la mia fedele mano destra, faccio scomparire. Mi piace masturbarmi, di solito mi immagino donne che conosco. Questa volta Axel Rose guidava la mia mano. Uscii in fretta, non senza constatare che Luca e Axel Rose non erano ancora arrivati. Ne ero sicuro, non potevo non approfittarne. Quasi a sottolineare una sorta di sfida con Luca lasciai un messaggio di benvenuto per loro. Completai il mio lavoro in poche ore, gli accordi erano già presi, quindi si trattava di formalità. Non erano neppure le 4 ed ero già in albergo. Per tutto il giorno pensai a loro, Axel Rose mi incuriosiva e Luca mi aveva molto colpito. Ma Axel Rose mi interessava di più. “. . . Pronto Massimo . . . sono Axel Rose . . .” il suono della sua voce, reso metallico dal telefonino, mi parve ancora più intenso e roco. Mi disse che sarebbero rientrati verso le 7, quindi avremmo potuto cenare insieme verso le 8. Accettai, pensando di portarli in qualche ristorante che conosco. Avevo la strana sensazione che qualcosa sarebbe successo, mi sentivo eccitato dalla situazione. Contai i minuti. Mancavano ore. 16 Luglio 19:50 Kowloon (l’altra parte di Hong Kong) Luca mi soprese. Aveva prenotato da JIMMY’S. Un ristorante dove si mangiano le migliori bistecche di Hong Kong, dove non si può usare il cellulare e dove la cena può durare ore. Non molti lo conoscono, a meno di frequentare parecchio Hong Kong. Credo che la cosa sia studiata. Appena sceso nella hall noto che Axel Rose si è cambiata d’abito, per essere sincero rimango folgorato. È una donna molto elegante, con un corpo che non ha subito molto l’attacco del tempo. La gonna leggera, di seta nera molto aderente, portata poco sopra il ginocchio, scopro che le gambe sono abbronzate e ben sode. La camiciola in seta fucsia le cade su due seni ben alti e sodi, non porta reggiseno ed il disegno che si produce sulla camiciola si può solo interpretare come due seni da infarto. I capelli sono castano chiaro, quasi biondo. Le fanno una cornice incantevole ad un viso splendente. Il suo profumo è fresco ed è una nota piacevole, vista il clima afoso che attanaglia questa città in luglio. Mi sorprendo di non avere notato prima la bellezza di Axel Rose. Sono sorpreso. Luca indossa il medesimo abito, solo che invece della camicia e della cravatta porta una polo, abbastanza aderente da mettere in risalto un petto muscoloso. Io come sempre casual, anche se tutto rigorosamente firmato ed in tinta. Conosco bene il ristorante, Chen il capo cameriere è quasi mio amico. Il quasi con i Cinesi non è un optional, è obbligatorio. Credo che Luca ci rimanga male quando arriveremo. Infatti l’accoglienza per me è calorosa, tanto che da ospitato divento ospite. Axel Rose sogghigna di nascosto. Sembra adorare le situazioni di imbarazzo per Luca. Mangiamo con gusto, bevendo un eccellente Cabernet Sauvignon Australiano che avevo ordinato con sapienza, dopo che Chen senza farsi accorgere me lo aveva indicato. Fu Luca a fare le ordinazioni del resto per tutti. Dopo cena andammo al bar. Luca ordinò del vino bianco, pessimo per la verità, da bere insieme a dei dolci che aveva scelto personalmente dal carrello. Mi piaceva quel suo modo di fare, anche se mal sopportavo quella arroganza di dare tutto per scontato. Sempre scontato. Il vino e l’atmosfera aiutarono a rendere le nostre lingue più sciolte e morbide, ci raccontammo le nostre storie, meglio dire che io e Axel Rose soprattutto raccontavamo e Luca ascoltava. Di tanto in tanto, con casualità misurata, sfioravo le ginocchia di Axel Rose, ogni volta producendomi un brivido che scorreva per tutta la schiena. Erano ormai le undici ed eravamo tutti stanchi. Per me è questa l’ora in cui il jet leg si fa sentire più forte. Visto che loro due non davano segni di cedimento pensai di accomiatarmi dal gruppo e di andare a dormire. “. . . sono stanco, grazie per la bella serata, io vado a dormire . . . ” Mi aspettavo un invito a rimanere, invece mi salutarono frettolosamente. Confesso di esserci rimasto male. Ci sono rimasto male. Ero così stanco che quasi mi addormentai sul taxi che mi riportava in albergo. Quella notte potevo dormire ed anche la mattina dopo, sarei stato libero fino al pomeriggio. Credo di avere dormito poco più di un paio d’ore. Il trillo del telefono mi svegliò impietoso. Odio questo tipo di risveglio “.. Massimo . . volevo ringraziarti per la serata . . .” Era Axel Rose e dal silenzio di fondo capii che era nella sua stanza. “.. è stata molto piacevole e mi chiedevo se . . . non ti andasse un ultimo bicchiere…” Quell’invito aveva avuto l’effetto di una doccia gelata. Mentre accettavo ero già scivolato sotto la doccia. l’acqua che scorreva sul mio corpo era un godimento. In più serviva a smorzare quell’inizio d’erezione che accompagna ogni mio risveglio. La stanza di Axel Rose è al 21 piano, la mia al 23. Mi chiedo dove sia quella di Luca. Ma al momento sono solo i seni di Axel Rose a riempire i miei pensieri. Tutti o quasi i miei pensieri. Quasi. 17 Luglio 2:30 di mattina, Hotel Radisson Hong Komg. ” . . Accomodati Massimo …” e tirandosi di lato mi invita ad entrare. Ha addosso gli stessi abiti. Si è solo risistemata i capelli e forse è inciampata rovesciandosi addosso l’intera bottiglietta di profumo. Quasi non si respira. Le stanze degli alberghi ad Hong Kong non sono molto grandi ma solitamente confortevoli e ben attrezzate. Ci accomodiamo sulle poltroncine, seduti di fronte e noto con piacere che il condizionatore è regolato bene, regalandoci una giusta temperatura. Dal mini bar toglie una bottiglia di vino bianco fresco. Ottimo per essere un caso. Forse è un caso. “posso offrirti un bicchiere di vino oppure gradisci altro ….” la voce impostata per l’occasione è profonda e suadente. “grazie, .. accetto volentieri” La osservo versare il vino, è una donna di classe, accompagna ogni gesto con una grazia ed un’eleganza che fanno a pugni con il mio modo di vestire e la mia voglia di possederla. Poi ripone la bottiglia nel cestello con il ghiaccio (quelli per lo champagne), in modo da mantenerne fresca la temperatura più a lungo. Non molto più a lungo. “Credo che ormai ci conosciamo abbastanza bene, ci siamo detti molto e ….” sorride maliziosamente mentre mi porge il bicchiere. “Mai abbastanza, puoi offrirmi una nuova versione . . . .” cerco di essere profondo ma sono eccitato come raramente mi accade. “sono sicura di si, ho molto altro da offrire…” faccio finta di non raccogliere la maliziosità, meglio vedere cosa succede. Qualcosa deve succedere. Le nostre chiacchiere si allungarono per alcuni minuti, piene di sottintesi e di allusioni. Avevo appetito ed accettai con molto piacere l’offerta di un panino. Mi sorpresi della familiarità con cui aveva ordinato il servizio in camera, ancor di più per la celerità del servizio. Era chiaro, almeno per me, che non sarei uscito da quella stanza senza avere esplorato ciò che la seta nascondeva, ma mi chiedevo quanto a lungo sarebbe durato quel preambolo. Mi sembrava come se entrambi non aspettassimo altro che una mossa dell’altro. Purtroppo non conoscevo abbastanza Axel Rose da azzardare una mossa e non volevo rovinare tutto. I panini erano con salmone d’ottima qualità. Axel Rose aveva un modo di mangiare troppo eccitante. La lingua scorreva dolcemente a catturare inesistenti briciole sulle labbra e mentre masticava era come se il boccone fosse un oggetto di desiderio atavico e sessuale. Eccitante. Ero molto colpito dalla sua bellezza e dalla sua eleganza. Quel dividere uno spuntino “rustico” come lo aveva definito lei ci aveva avvicinato maggiormente, allentando ulteriormente le difese del pudore. Era seduta di fronte a me, le gambe ampiamente scoperte ed i seni meno nascosti dalla seta, sembravano chiedere solo di essere baciati. Volevo baciarli. Per un attimo mi ero perso su quel corpo e lei se n’accorse, posò il panino, prese il bicchiere e bevve un sorso di vino, ma una goccia di condensa le cadde giusta sul capezzolo. Posò il bicchiere e con il dito medio si passo la macchia come se volesse asciugarsi, mentre il capezzolo non riusciva più a nascondersi dietro la seta bagnata. Mi vennero alla mente quelle immagine californiane delle bambolone alle quali bagnano le magliette. La scena molto simile, molto più elegante e devo dire molto eccitante. Similitudine eccitante. “forse vorresti vedere qualche video…. ” la proposta mi suonava strana, ma sentivo che dovevo farlo. Ero a meta strada tra l’essere serio e compassato e l’essere selvaggiamente eccitato, d’altra parte era quello che lei voleva e dovevo stare al gioco. Era un gioco. “si, perché no, può essere divertente …” nella realtà intuivo di cosa si trattasse e morivo dalla voglia di vederlo. Si era seduta sul letto e giocando con il telecomando scelse la pay-tv, quella per adulti. I film hard in Hong Kong sono censurati barbaramente, ma quelli Giapponesi sono eccitantissimi. Le parti intime sono nascoste da un riverbero che in realtà non nasconde quasi nulla. Con appena un alito di fantasia si indovina tutto. Basta la fantasia e la voglia di vedere ciò che non c’è. Basta la voglia. Come immaginavo il video era carino. Due donne che si scopavano a vicenda con cazzi di plastica, l’audio era dal vivo, così che si potevano sentire i gemiti e gli urletti di piacere. In Giapponese. Ad un tratto nella scena intervenne un uomo, ripreso di spalle, le due donne che immediatamente si occuparono di lui, lavorando di bocca e di lingua. Ci volle poco perché lui esplodesse e ancor meno perché sparisse dall’immagine. ” … interessante? . . .” fu la sua domanda “non molto, niente che non potessi immaginare…. Poi non amo molto i video..” fu la mia risposta, quasi insolente. “come mai? . . . sei più abituato all’azione…..” La sua voce era molto maliziosa. Si sedette sulla poltrona di fronte a me. La gonna sollevata oltre metà coscia. Prese il vino e ne versò nei bicchieri, me ne porse uno e bevve il suo tutto di un fiato. Poggiò la bottiglia sul tavolino. Alzandosi sollevò il cestello e con un gesto deciso ma gentile, lentamente cominciò a versarsi l’acqua gelata sul petto. In un secondo la seta della camiciola era diventata una seconda pelle, mostrando i seni splendidi che il freddo aveva reso di marmo. Continuò a versare, così che anche la gonna s’inzuppò. Non parlava, mi guardava con occhi intriganti e provocatori. Quando depose il cestello si alzò in piedi e la gonna fradicia rimase a mezza coscia. Si avvicinò a me. Mi afferrò le mani e se le mise sulle cosce, invitandomi a salire. Invito a salire. Le mie mani non ci misero molto a trovare l’elastico superiore degli slip ed a farli scendere verso il basso. Lei intanto si sbottonò la camicia, lasciando che i seni si proiettassero verso la mia lingua che non si fece aspettare molto. Mentre succhiavo quei capezzoli duri come sassi, le mie mani frugavano tra le sue cosce fino a trovare l’umido del piacere che era già abbondante, segno che la sua eccitazione era cominciata da parecchio. Come la mia. Non riuscivo a slacciare o sfilare la gonna, così la sollevai sopra i fianchi ed ebbi un’apparizione stupenda. La sua vagina era scolpita, tutti peli perfettamente ordinati, tagliati corti quel tanto da lasciarli morbidi ma la fessura assolutamente senza un solo pelo. La mia lingua si mosse più veloce del mio pensiero. Con le dita mi scoprii la clitoride che cominciai a succhiare, mentre con le mani le strizzavo il sedere, tondo e sodo come pochi. Perché la leccassi meglio aveva sollevato una gamba, appoggiando il piede sul bracciolo della poltrona. Anche così però la lingua non riusciva penetrare come lei desiderava, potevo tenerla allargata e leccare avidamente le labbra, entrando solo un poco in lei. Voleva di più e senza dire nulla si girò piegandosi in avanti. Ora tutta la fessura era a disposizione della mia bocca. Il suo sapore era dolciastro ed intenso, avevo la sensazione di un profumo artificiale tanto era insolito ed invitante. In quella posizione riuscivo a carezzarle i seni, alternando un tocco morbido ad altri più violenti. Sentivo la sua eccitazione salire ed allora afferrandole i seni con forza la tirai contro di me. Ormai la mia lingua era parte di lei. Alternavo passate dentro la fessura a colpetti dati alla clitoride con la punta della lingua indurita al massimo. Continuavo a leccare, sentivo quasi dolore alla mascella, tanto la mia bocca si apriva per permettere alla lingua di spingersi in avanti. Dopo qualche minuto cominciò ad agitarsi ed a spingere verso di me, ebbi solo il tempo di allargare la lingua per leccarle tutta la fessura che il suo orgasmo giunse con un piccolo schizzo. Potevo sentirlo fino in gola. Più continuavo a leccare più il suo succo m’inondava la bocca, le guance e tutto il viso. Goccioline di umore mi colavano fin sul collo. Oltre il collo. Quando l’onda dell’orgasmo si placò, si sollevò e si mise in piedi di fronte a me, gli occhi carichi di piacere ma che trasmettevano un senso di sfida. Si mise in ginocchio di fronte a me e con violenza mi slaccio i jeans e tirò fuori il mio membro ben duro e pulsante. Lo strinse tra i seni e cominciò a muoverli ritmicamente. Di tanto in tanto le sue labbra abbracciavano il mio glande e la bocca seguiva il movimento dei seni. Le afferrai la testa, volevo la sua bocca, ma lei non smise quella danza. Avrei voluto sollevarmi, muovermi ma ogni mio movimento era vinto dalla sue spinte a trattenermi seduto. Capii che non mi avrebbe lasciato, tolsi ogni freno alla mia mente, mi abbandonai sulla poltrona ed al piacere. Proprio in quel momento, con grande sorpresa da parte mia, la porta del bagno si aprì e Luca entrò nella stanza. Nudo. Era evidente che aveva visto tutto e si era masturbato. Gocce di sperma colavano ancora dal suo sesso ancora turgido. Si avvicinò a noi ed afferrò la testa di Axel Rose. Quasi come un automa lei lo accolse nella sua bocca, raccogliendo ogni traccia del piacere di Luca. Facendolo si mise di schiena verso di me, seduta sopra di me. Così che la penetrai, godendo di lei ero lo spettatore di una cosa nuova, mai avevo fatto l’amore con una donna insieme ad un altro uomo. La sorpresa e la naturale repulsione furono vinte dall’eccitazione. Ero ubriaco di sesso. Il solo pensiero era di provare il massimo del piacere possibile. Axel Rose aveva some un sesto senso. Appena percepì che il mio orgasmo era alle porte si sollevò da me. Ancora una volte si inginocchio a la sua bocca si impadronì selvaggiamente di me. Con la testa rivoltata all’indietro cercai di tendere i muscoli della schiena, per sentire il mio orgasmo nascere e scorrere dentro di me fino ad eruttare dal mio glande. In questa posizione, preso dal mio piacere non avevo realizzato che anche Luca si rea inginocchiato, alternando la sua bocca a quella di Axel Rose. Me ne accorsi solo quando il mio getto caldo proruppe dal mio corpo. Luca e Axel Rose si contendevano avidamente ogni goccia di me. La mia mente era annebbiata. Non capivo ed ero combattuto. Un uomo mi stava dando piacere. Un Uomo. Anni di preconcetti e di moralismi. Anni di educazione cattolico borghese. Anni di vuoto e di pieno. Anni tramutati in gocce di piacere che riempivano la bocca di Luca. E la bocca di Axel Rose. Le bocche. Dopo qualche attimo si distolsero, Axel Rose buttandosi addosso a me e baciandomi. Le nostre bocche piene dei miei succhi, con le lingue che s’intrecciavano frenetiche. Ci volle qualche minuto prima di riprenderci. Sdraiati una sopra l’altro ansimanti e grondanti di piacere. Luca di fronte a noi, guardando i nostri corpi come se stesse ammirando un paesaggio. Gli occhi appannati dal piacere. Stordito forse più di me. Sentivo il mio corpo riprendersi lentamente dal torpore dei sensi. Mano a mano che la menate si riappropriava di me sentivo salire una sensazione strana. Eccitazione. Ma diversa dal solito. Diversa. Sentivo la pelle, lievemente sudata di Axel Rose contro la mia. Le sue mani che mi carezzavano piano il ventre. Luca seduto di fronte a noi. Con una mano carezzava le gambe di Axel Rose, con l’altra mi sfiorava le cosce e saliva lentamente fino al pene. Mi eccitai nuovamente e più di prima. Cercai di sollevarmi ma i miei due compagni mi bloccavano. Axel Rose in ginocchio a cavalcioni sopra di me mi spinse la sua esistenza contro il viso, e la mia lingua entrò in lei. A fondo. Luca seguiva con la punta della lingua il profilo del mio mondo. Prima la sacchetta dello scroto. Con perizia e maestria, offrendo un massaggio ad ognuno dei due testicoli, poi lentamente lungo il cordone del mio pene fino al glande. Poi dentro la sua bocca. Mi sentii avvolto dal calore del suo respiro. Mai in vita mia avevo provato una sensazione neppure paragonabile a questa. Ero così eccitato che la mia lingua e le mie mani si agitavano inferocite dentro Axel Rose e sui suoi seni. Godeva, anche lei come non mai. Tutto sembrava potesse durare in eterno. Volevo che durasse in Eterno. Axel Rose si tolse da me e si sedette sulla poltrona di fronte, cominciando a masturbarsi. Subito mi avvicinai per penetrarla ma lei mi allontanò con un piede e m’invitò a masturbarmi, lì in piedi di fronte a lei. Ancora una prima volta. Luca al mio fianco che si masturbava. Potevo vedere la sua mano scorrere in modo ritmato. Mi misi in un modo da ppter vedere sia Axel Rose che Luca. Ero perplesso ed eccitato. Più eccitato per la verità. Tanto che mi sentivo pronto a qualsiasi esperienza. Come una automa ubbidivo, inebriato dalla sua bellezza e dal piacere dei miei sensi. Anche Luca sembrava perso in quel turbinio dei sensi e lo vedevo masturbarsi in modo quasi esagerato. Luca si inginocchio di fronte a lei, leccandole la fessura con forza. Axel Rose mi attirò a se e mi prese in bocca. Vederla godere e sentire la sua bocca calda mi annebbiarono la vista. Dopo poco Luca fece voltare Axel Rose e la prese da dietro, mentre lei continuava a tenermi dentro la bocca. I colpi di Luca erano possenti e decisi. Axel Rose non poteva più succhiare e respirare. I suoi gemiti erano attutiti dalla mia carne che le riempiva la bocca. Le narici dilatate a caccia di ossigeno. Godette in quel modo. Posseduta e padrona di me. Le vene sulla fronte ingrossate, il colorito rosso intenso, come se potesse scoppiare in qualsiasi momento. Come se quel soffocare aumentasse a dismisura il suo orgasmo. Luca si tolse da lei, invitandomi a prendere il suo posto. Desideravo tanto penetrarla che prima che egli ebbe finito di parlare già ero dentro di lei. La foga era tale che quasi facevo cadere a terra Axel Rose. Luca si sdraiò sotto di lei. In modo che la bocca di Axel Rose offrisse anche a lui il servizio che tanto era piaciuto a me. Non potevo vederlo ma il pensare che lui fosse sotto di me e vedesse mentre io penetravo Axel Rose mi faceva impazzire di lussuria. Ancora di più quando ritmicamente la sua mano si impadroniva di me, si portava il mio membro in bocca, come a ripulirlo degli umori di Axel Rose. Per poi guidarmi di nuovo dentro Axel Rose. Questa operazione era cadenzata. Eravamo come sospesi nel tempo. Non capivo più dove fossi. Non sapevo più chi fossi. Luca e Axel Rose erano esperti in questo gioco. Capivano quando il mio abbandono era preludio del piacere. Proprio mentre volevo esplodere, così come la tempesta si placa così loro due si mossero, lasciandomi per un attimo solo, in ginocchio. Con il mio pezzo pregiato così turgido da dolermi. Fu la volta di Luca a penetrare Axel Rose. Mi avvicinai per darmi a lei, ma non volle. Luca mi afferrò il pene e quasi mi costrinse a ponermi dietro di lui. Mio Dio. Voleva che io lo penetrassi. Quel briciolo di controllo che mi era rimasto mi fermò. Allora Axel Rose si scostò. Mettendosi dietro Luca. Con le mani gli allargò le natiche e con la lingua umettò tutto il fiore di carne. Cosa che egli gradì moltissimo. Poi Si passò le dita sulla fessura allagata, come a raccogliere umori e succhi, passando poi le dita sul bocciolino, come a volerlo oliare. che stava lentamente dischiudendosi. Faceva questo con una mano e con l’altra mi teneva ben fermo. Padrona della mia carne. Quando le parse sufficiente invece di continuare all’esterno infilava con un gesto secco e deciso il dito dentro Luca. I gemiti di lui erano vibrazioni ad ogni penetrazione. Piano piano vedevo il bocciolo schiudersi. La vista di questa preparazione mi eccitò tanto che ogni freno inibitore scomparì. Ad un tratto Axel Rose mi tirò a se. Pochi e sapienti colpi di lingua e poi guidò il mio cavaliere di carne verso Luca. Entrai in lui, delicatamente ma inesorabilmente. Quando la sua carne si fu adattata cominciai a spingere più a fondo e più forte. Lusia riprese la posizione di prima, così che Luca potesse entrare in lei. Impazzivo. Possedevo chi Possedeva. Luca dettava il ritmo ed io assecondavo i suoi movimenti, così che ad ogni affondo era come se entrassi ancora di più in lui. Una serie di rantoli e gemiti seguirono affondi più veloci. Non so dire chi godette prima. Se Axel Rose o Luca. Forse insieme. Sicuramente fu violento. Mi sentivo esplodere ma ero come bloccato. O forse erano loro. O forse la situazione. Però godevo. Godevo e spingevo. Un attimo ancora poi Luca si spinse in avanti, liberandosi dalla mia lancia, spingendo via Axel Rose. Quasi in gara tra di loro si avventarono sul mio membro. Fu Luca ad appropriarsene. Un istante, Il solo contatto con il calore delle sue labbra ed esplosi. Ero come un fiume in piena. E lui beveva, come se fosse nettare tanto pregiato che neppure una goccia potesse essere sprecata. Passai dall’orgasmo al sonno. Quasi senza rendermene conto. 17 Luglio 15:00 Reception dell’Hotel Radisson Hong Kong “.. Io parto tra 3 ore per Seoul …. È stato un piacere conoscervi…” Questa volta il commiato era vero, io andavo in Corea e loro tornavano in Italia. “.. ci possiamo sentire in Italia . . se credi..” le parole di Axel Rose erano un invito ed una speranza. “… teniamoci in contatto… ” Luca era tornato Luca. Scostante e arrogante. Un ultima stretta di mano e via verso il taxi. L’esperienza della notte prima mi aveva in parte sconvolto. Mai avevo avuto rapporti dove ci fosse un altro uomo ed ancor meno avevo goduto di un uomo. Mi sentivo sporco. Al tempo stesso mi sentivo leggero. Come se quella prima esperienza mi avesse aperto la mente. In fondo siamo animali. Avevo sperimentato su di me come la mente sconvolta dal piacere possa annullare ogni falso moralismo. Con questi pensieri e con un desiderio immenso di rifare l’esperienza mi allontanavo da loro. Senza sapere se mai ci saremmo rivisti. Finalmente giunsi all’aeroporto. Finalmente il volo. Desideravo mettere chilometri e tempo tra me e la notte prima. Tra me e la bocca di Luca ed il corpo di Axel Rose. In realtà desideravo essere con loro. Nella mia mente la confusione era tale che piano, lentamente una sottile emicrania si impadronì della mia testa e mi addormentai. Chissà cosa avrei trovato in Corea.
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