PrologoMartin stava seduto sulla panca, con lo sguardo fisso nel vuoto e la racchetta tra le gambe semi aperte. Chiunque l’avesse visto, non conoscendolo, l’avrebbe preso in giro, non sapendo che in quel momento si stava concentrando prima della partita. Un uomo dell’organizzazione gli toccò la spalla, indicandogli che l’avversario stava arrivando. Martin si riscosse e si alzò in piedi. Quando l’avversario arrivò alla sua altezza i due si scambiarono un breve saluto, quindi si incamminarono verso l’uscita del corridoio che conduceva al campo.Il sole di Melbourne accecò per un attimo Martin, quando passò dall’ombra del corridoio al sole dell’esterno. Si abbassò rapidamente il cappellino sugli occhi, quindi si diresse verso la sua panchina, dove lo attendeva il suo allenatore.”Ti sei concentrato?” Gli chiese l’uomo, sorridendogli. Era abituato a questo suo modo di concentrarsi… di entrare quasi in catalessi nei minuti precedenti la partita, ripassando tutte le sue tattiche e tutti i movimenti propri e dell’avversario come un robot. Era per la maniacale preparazione che John Wallace aveva deciso di allenare Martin. John era stato un buon tennista, vincitore di diversi tornei senza mai arrivare a livelli eccelsi. Dopo avere terminato di giocare, si era accorto che il suo sogno era allenare, insegnare ai ragazzi a tirare fuori il loro talento. Dopo dieci anni che allenava un giorno mentre passava davanti ad un tennis club aveva visto dei ragazzini che si stavano allenando. Era rimasto colpito in particolare da uno di questi, che gli ricordava i movimenti del felino quando studia la preda. Affascinato, aveva deciso di guardarlo fino alla fine dell’allenamento. Stupito, aveva visto i suoi compagni posare le racchette ed andare a farsi la doccia, arrivare altri ragazzi e smettere anche questi. Solo alle sette e mezza il ragazzo, ormai stanco, si era diretto verso gli spogliatoi, e John era rimasto a guardarlo per più di tre ore!John era subito entrato nel club, e aveva chiesto di parlare con l’allenatore del ragazzo. Ormai era un allenatore noto nell’ambiente per la sua serietà, anche come maestro di vita, e l’allenatore del ragazzo era stato felice di farlo parlare con il ragazzo.Quando si erano incontrati per la prima volta, Martin aveva solo dodici anni, ma una determinazione e forza di volontà che avevano stupito immediatamente John. Dopo averlo conosciuto, aveva subito chiesto di essere presentato ai genitori e, dopo qualche resistenza della madre, questi glielo avevano affidato per farlo crescere come atleta e come uomo. John era diventato rapidamente quasi un secondo padre per il ragazzo: dopotutto avevano entrambi un culto quasi maniacale per la preparazione e per il lavoro duro e quasi ossessivo.John aveva fatto esordire tardi Martin nei tornei, non volendo bruciare le tappe: il ragazzo aveva esordito nel circuito Atp due anni prima, mettendosi in mostra come giovane interessante. L’anno dopo Martin aveva vinto qualche torneo di secondaria importanza, comportandosi molto bene agli Australian Open e a Wimbledon, dove era arrivato ai quarti di finale.Quest’anno aveva partecipato a due tornei, vincendone uno e perdendo l’altro in finale ed ora, a ventuno anni, diversi tra gli intenditori aspettavano la sua consacrazione, ponendolo tra i favoriti degli Australian Open. Era diventato un bel ragazzo: alto, con i capelli chiari lunghi fino alle spalle (ma durante gli incontri li teneva raccolti) occhi verdi penetranti ed un fisico plasmato dai lunghi allenamenti.Si alzò dalla panchina per cominciare il riscaldamento. Si girò verso la tribuna, cercando con lo sguardo qualcuno che non riusciva a vedere. Era quasi rassegnato, e stava per cominciare a colpire le prime palline quando la vide: Elena stava scendendo le scale delle tribune, dirigendosi verso il suo posto: era bella come sempre, con i capelli biondi, mossi, lunghi fino alle spalle, il top che metteva in evidenza il seno perfetto, ben modellato, che si muoveva appena nonostante la mancanza del reggiseno, le lunghe gambe abbronzate coperte da una gonna che le arrivava al ginocchio.Quando fu arrivata al suo posto si accorse che la stava guardando lo salutò, alzandosi gli occhiali dal nasino contornato da lentiggini che la rendevano ancora più carina e mostrando i magnifici occhi azzurri.Eva era una sua collega, anche lei allieva di John Wallace, anche se aveva solo diciotto anni. John l’aveva scoperta durante uno dei suoi viaggi in giro per il mondo alla ricerca di nuovi talenti che formassero la sua “squadra”. In Russia aveva visto questa ragazzina, allora quattordicenne, ed aveva intuito il suo talento superiore.Era riuscito convincere i genitori ad affidargliela, e l’aveva condotta con sè negli Stati Uniti, facendola allenare con Martin e altri ragazzi e ragazze di cui si occupava.Contrariamente a Martin, Elena sopportava a fatica i duri tempi di allenamento imposti da John, anche se vi si adattava senza protestare, anche se non provava verso John l’affetto che provava invece Martin. Il suo talento era fondato più su di una classe ed una fantasia nei colpi innate che sulla preparazione ottenuta grazie all’allenamento.John ed Elena avevano subito fatto amicizia: lei era stata colpita da quel ragazzo così serio, che si allenava sempre un po’ più a lungo degli altri e sembrava essere il pupillo del suo allenatore. Aveva cominciato a guardarlo come esempio, cercando di allenarsi come lui, anche se le riusciva difficile.Lui aveva preso sotto la sua ala protettrice quella ragazzina carina e dal grande talento, consigliandola e consolandola quando la nostalgia dei genitori la colpiva. In breve tempo erano diventati come fratello e sorella.In realtà, quello che provava Martin era qualcosa di diverso rispetto all’affetto fraterno… aveva visto Elena crescere, cessare di essere una bambina e diventare una bellissima ragazza con un corpo già da donna, e se ne era innamorato. Per questo aveva cercato il suo sguardo, prima di cominciare a riscaldarsi.John era tranquillo, mentre osservava Martin riscaldarsi: il ragazzo era ormai pronto per spiccare il volo, era certo che non l’avrebbe deluso. Era molto più preoccupato, invece, per Elena. La ragazza avrebbe fatto il suo esordio in un torneo dello Slam la sera successiva, e John temeva che non riuscisse a controllare l’emozione. Aveva cercato di proteggerla fino ad ora dalle pressioni, facendola esordire nei tornei importanti solo quest’anno, quando aveva ormai compiuto diciotto anni, mentre altri allenatori lanciavano allo sbaragli le ragazzine di sedici anni. Nei primi due tornei aveva fatto faville, vincendone uno, e nelle qualificazioni per entrare nel tabellone principale degli Australian Open (non aveva un punteggio sufficientemente alto per qualificarsi di diritto) aveva demolito le avversarie, non perdendo nemmeno un set. Ma sapeva che quando il torneo entrava nel vivo la tensione era diversa…Intanto l’incontro era iniziato: Martin stava giocando con la sua solita flemma, controllando l’avversario e accelerando improvvisamente il gioco quando questo lasciava scoperta una parte del campo. John si rilassò sulla panchina, godendosi lo scontro… sapeva che non avrebbe avuto bisogno di dargli consigli, per questo incontro.La partita si concluse con uno schiacciante 6-2 6-0 6-2 in favore di Martin, che entrò nello spogliatoio fresco come se avesse fatto una passeggiata.John ed i due atleti cenarono presto, quindi Elena andò a dormire mentre l’uomo ed il ragazzo rimasero alzati un po’ di più a parlare.Elena era tesissima: finalmente stava per esordire nel suo primo torneo importante, e la paura le faceva tremare le gambe… il sorteggio era stato generoso: l’avversaria era forte, ma non una delle favorite del torneo. Si girò verso la panchina, dove erano seduti John e Martin, ed i due videro che il suo sguardo era troppo teso. Toccava all’avversaria battere, ed Elena decise di cercare di seguire al massimo gli insegnamenti tattici di John, anche se non era ancora riuscita ad adattarcisi. L’avversaria, una spagnola di dieci anni più vecchia di lei, fece il suo servizio: la palla era forte e non troppo angolata, ma Elena ci arrivò sbilanciata spedendola fuori. Il primo set fu un calvario: finì 6-2 per la spagnola che le rubò per due volte il servizio.Anche il primo game del secondo set proseguì sulla falsa riga del primo set… la spagnola, che batteva, portò facilmente a casa il primo punto.Quando Elena arrivò sulla panchina era sul punto di piangere per la rabbia… “Senta… voglio ritirarmi… evidentemente non sono all’altezza, ci eravamo tutti illusi…” Disse a John, nascondendo la testa tra le mani.L’uomo la guardò per un attimo, quindi l’apostrofò duramente. “Se credi, fa pure… ma credevo che avessi un po’ più di dignità… non mi sembra il caso di scappare alla prima difficoltà, la tua avversaria non è niente di speciale, sei tu che stai sbagliando tutto, cercando di giocare in un modo che non è il tuo… prova a giocare come sai, liberando il tuo istinto… ok? Se anche così non riuscirai… pazienza, sarà colpa mia che ti ho illusa”.La ragazza lo guardò sconsolata, quindi sbuffò e fece un cenno di assenso. Martin vide che non era convinta, e decise di punzecchiarla. “Ele… guarda che se se non ti dimostrerai più forte non mi allenerò più con te… come farei? Diventerei scarso come te…” Il suo sorriso smagliante e la presa in giro fecero sorridere Elena, che si alzò senza rispondergli, mormorando un “Vedremo…” mentre si dirigeva verso il campo.John e Martin si guardarono annuendo: avevano visto che nello sguardo di Elena ora c’era qualcosa di diverso, una determinazione che prima era assente.La ragazza alzò la palla e servì… la risposta dell’avversaria era un passante difficile da prendere, ma Elena riuscì ad arrivarci e ributtarla di là, senza quasi guardare, incrociandola imprendibilmente.La giovane russa si era trasformata: portò facilmente a casa il secondo set per 6-3 e dominò il terzo 6-0, regalando al pubblico del campo numero 5 sprazzi di classe sopraffina. Alla fine il pubblico era tutto in piedi ad applaudire mentre, raggiante, usciva dal campo.Mentre erano fuori dagli spogliatoi, ad aspettare che la ragazza uscisse, John sentì qualcuno che lo chiamava. “John, vecchio mio! Che piacere rivederti!” L’uomo che lo chiamava aveva circa quarantacinque anni, ed i due dovevano essere coetanei. Lo riconobbe subito, anche se non sapeva essere felice per l’incontro oppure no.”Ciao, Bob…” gli disse John, avvicinandosi e stringendogli la mano.”Quanto entusiasmo…” Commentò l’uomo. “non mi sembri felice di vedermi…”Martin si era allontanato, non volendo immischiarsi negli affari del proprio allenatore.”Visto come ci eravamo lasciati dieci anni fa…” Commentò laconicamente John.”Andiamo… è passato tanto tempo… e poi ci ho messo poco a perdonarti…”I due erano stati a lungo grandi amici, ma i rapporti si erano irrimediabilmente deteriorati quando Bob aveva scoperto la sua ragazza, con cui si sarebbe dovuto sposare un mese dopo, a letto con John. Si era detto disposto a perdonarla, ma lei non avrebbe mai più dovuto vedere l’altro uomo. La donna, però, aveva scelto John, abbandonandolo.Bob aveva saputo che in seguito i due si erano sposati, e che lei era morta due anni dopo in un incidente stradale.”Senti… volevo solo invitarti a cena da me, uno di questi giorni… così potremmo parlare dei tuoi due campioni… sono straordinari, credo che abbiano bisogno di un manager all’altezza…””Credo proprio che da quell’orecchio non ci sentirò…” Gli rispose John, sorridendogli comunque. “ma verrò volentieri a cena da te, se questo potrà sancire una nuova amicizia…””Certo…” gli rispose Bob “E’ questa la cosa che più mi preme. Allora ci vedremo il giorno dopo la finale, ok? Così potremo festeggiare insieme i risultati dei tuoi pupilli.””Ok…” rispose distrattamente johnI due si salutarono, quindi John raggiunse Martin ed Elena, che nel frattempo aveva finito di cambiarsi. Quando gli chiesero chi fosse quell’uomo, rispose che era Bob Manning, uno dei più conosciuti manager del mondo dello sport.Il torneo intanto proseguiva con un crescendo di soddisfazioni per Martin ed Elena, che erano arrivati entrambi ai quarti di finale. John non aveva detto ai due ragazzi dell’invito a cena, forse per scaramanzia: sperava infatti che ci fosse veramente di che festeggiare. I quarti di finale procedettero nel migliore dei modi, ed entrambi i ragazzi ne uscirono vincitori. Elena era riuscita ormai a conquistare il pubblico e la critica per il suo modo di giocare fantasioso e spettacolare e per la sua bellezza.In semifinale arrivò la prima piccola delusione. Dopo la vittoria di Martin, che era riuscito con un po’ di fatica a raggiungere la finale, toccava ad Elena scontrarsi contro la forte Tedesca numero 1 nel ranking. Con grande tenacia era riuscita a chiudere il primo set vittoriosamente per 6-4 quando, all’inizio del secondo, sentì un forte dolore al gomito destro. Continuò a giocare, ma stava attenta ad evitare movimenti troppo bruschi ed il suo gioco ne risentiva. Quando si trovò in svantaggio per 3 games a zero, con il dolore che si accentuava, decise di ritirarsi. L’applauso che il pubblico e l’avversaria le tributarono riuscirono comunque a trasformare in sorriso il suo pianto.Il giorno dopo, Martin vinceva il primo grande titolo della sua carriera, ed entrambi i ragazzi cominciavano ad apparire sui giornali sportivi come le grandi promesse del tennis.John arrivò alla villa di Bob Manning con un leggero anticipo. L’uomo lo accolse con allegria, quindi lo fece entrare nella grande sala del piano terra.Quando entrò nella stanza, John rimase stupito alla vista delle due giovani ragazze che chiacchieravano sul divano. “Ti presento Erica e Vanessa…” gli disse, vedendo lo stupore che si era dipinto sul suo volto. “Erica è mia moglie… fa la modella… mentre Vanessa è una sua collega, la sua migliore amica. Ho pensato che non ti saresti sentito in soggezione con loro… una cena tra soli uomini sarebbe stata un po’ troppo triste.”John fece un cenno di assenso: dopotutto non era mai stato insensibile al fascino femminile. La serata proseguì in maniera divertente: le due ragazze erano simpatiche, e durante la cena i quattro conversarono per tutto il tempo amabilmente. John era rimasto colpito dalla bellezza delle due giovani donne. Avevano detto di avere entrambe 26 anni, ed erano nel pieno della loro bellezza. Erica aveva i capelli rossi, ricci, che le arrivavano fino alle spalle, ed il suo fisico era un concentrato di armonia e sensualità: il seno un po’ piccolo era compensato dalle gambe chilometriche e dal sedere appena nascosto dalla minigonna che indossava. Vanessa era completamente diversa: castana, con un seno decisamente florido ed i capezzoli scuri che venivano messi in bella mostra dal top bianco che indossava. Gli occhi neri ogni tanto si fissavano su John, provocanti, ma era stata Erica a provocarlo di più durante la cena, arrivando anche a porgli un piede scalzo sul membro mentre mangiavano, da sotto il tavolo.Dopo la cena, i quattro si sedettero sul divano. Il discorso spaziò sugli argomenti più disparati poi, aiutato anche dagli alcolici che scorrevano abbondantemente, finì sull’argomento del sesso. “Forse non ci crederete… ma John era un grande scopatore una volta…” Disse ad un certo punto Bob “Non sapete quante ce ne siamo fatte assieme…””Veramente?” Chiesero le due ragazze, mentre John rimaneva zitto, imbarazzato. “Sì… ogni tanto rimorchiavamo due ragazze e ce le facevamo assieme… o anche una sola… uno per volta o, se lei voleva, le davamo anche il biscotto doppio…”La battuta, pur nella sua volgarità, scatenò l’ilarità tra i quattro. John, seduto vicino ad Erica, sentì che la donna gli si appoggiava insistentemente, sfiorandogli più volte il membro con il braccio, con movimenti all’apparenza casuali.”Ed in questi anni, vecchio mio, quali sono state le tue grandi imprese?” Gli chiese Bob, appena le risate si furono placate. “Diciamo che ultimamente sono a riposo… i miei allievi non mi lasciano molto tempo…””Eppure sembra che tu piaccia ancora alle donne…” commentò Bob, mentre Erica gli metteva la mano sul pacco. Ora non ci potevano più essere equivoci sulle sue intenzioni. “Che ne dici di ricordare i vecchi tempi? Questa volta mia moglie te la cedo volentieri… io intanto mi occuperò di Vanessa…” Mentre diceva queste parole, Bob aveva messo una mano sul top della francese e aveva cominciato a palparle il seno.”Ci sono proposte che non si possono rifiutare…” commentò John con un filo di voce, mentre la rossa gli apriva i pantaloni e gli liberava il membro.Erica cominciò a giocare con il suo membro, muovendo su e giù la pelle, accarezzandogli i testicoli e l’ano. Quando la donna lo prese in bocca, John chiuse gli occhi, abbandonando la testa sul divano e godendosi il pompino. Mentre la rossa lo succhiava, ripensava a quanto era successo dopo la morte della moglie… si era buttato a capofitto nel suo lavoro, dedicando ai ragazzi che allenava tutto il suo tempo, cercando di evitare di innamorarsi di nuovo… quando sentiva il bisogno di sfogarsi, si trovava a dover ricorrere a prostitute, ma nessuna ci metteva la passione che ci stava mettendo Erica.Le urla di Vanessa lo riportarono alla realtà: Bob l’aveva fatta mettere a pecorina e aveva cominciato a montarla da dietro. John vedeva con eccitazione le smorfie di piacere sul volto della francesina, i seni che ondeggiavano al ritmo dei colpi di Bob, e la bocca di Erica che scorreva sul suo glande.”Non vuoi scoparmi, tu?” Gli chiese la donna, alzandosi e sfilandosi la minigonna.John riuscì solo ad annuire con la testa, prima di affondare il volto tra la peluria del pube della ragazza.”Prendimi a pecorina…” gli disse la donna, allontanandosi e inginocchiandosi a terra. L’uomo si avvicinò e puntò il glande verso la vagina, ma la donna lo fermò. “Non lì…” gli disse, spostando il membro verso lo sfintere. John rimase per un attimo stupito poi spinse, sentendo che l’ano della donna si allargava accogliendo facilmente il suo membro. Si spostò in avanti, aderendo con il petto alla schiena di Erica, e cominciò ad incularla, mentre guardava Bob che faceva lo stesso con Vanessa.Aveva deciso di godersi a lungo quel culo, per trarre il maggior piacere possibile, quindi era ancora lontano dall’orgasmo quando Bob uscì da Vanessa, che si girò verso di lui ricevendone lo sperma in faccia ed in bocca. Dopo l’orgasmo di Bob, i due si erano diretti verso il bagno per darsi una lavata.”Dai… inondami…” lo implorò Erica, gemendo per l’orgasmo che si era procurata masturbandosi.John la fece girare sulla schiena e cominciò ad incularla in questa posizione: voleva vederla in faccia mentre le riempiva l’intestino con il suo sperma.Cominciò a muoversi rapidamente, affondando sempre di più nelle viscere della rossa, facendola urlare mentre sentiva il piacere che saliva. Con un ultimo sforzo la penetrò a fondo, lanciando un urlo sordo mentre lo sperma cominciava a fluire nell’ano di Erica.Si accasciò sulla donna, respirando affannosamente per il piacere.Nella foga, non aveva sentito Bob rientrare, nè si era accorto dello sfollagente che teneva in mano. Sentì solo un improvviso dolore alla testa, e la luce che se ne andava mentre Bob lo prendeva in giro. “Credevi veramente che volessi solo ritornare tuo amico? Sei un idiota… sappi che quando voglio qualcosa lo ottengo, che sia la mia vendetta o i tuoi ragazzi…”Elena non riusciva ancora a capire come era cambiata la sua vita nelle ultime settimane. La semifinale degli Australian Open l’aveva fatta salire nelle prime trenta del ranking, e tutti gli intenditori le prevedevano un futuro da campionessa. Purtroppo, due giorni dopo la sua vittoria era scomparso John. Negli ultimi giorni le era sembrato strano, triste, ma il loro rapporto era stato sempre un po’ conflittuale e non se ne era preoccupata. La sua scomparsa però l’aveva stupita, e quando la polizia era arrivata a cercarli per il riconoscimento del corpo si era quasi sentita male. Non provava affetto per lui, ma una profonda gratitudine. Quello che l’aveva rattristata maggiormente era stata la reazione di Martin.Quando aveva scoperto che John si era suicidato, gettandosi nel fiume di Melbourne la sera dopo la sua vittoria, lo aveva mandato in crisi. Quando aveva letto la lettera di addio, in cui diceva che lasciava il mondo per nostalgia della moglie era scoppiato a piangere come un bambino. Dopo tutto, Elena ricordava che lo considerava un padre.Al funerale erano stai avvicinati dall’uomo che aveva visto parlare con John Wallace il giorno della sua prima vittoria importante. Bob Manning si era rivelato distrutto quasi quanto Martin per la morte di John… aveva detto che si erano appena riconciliati dopo che per dieci anni non si erano parlati, e che non si sarebbe mai aspettato che sarebbe finita così…Aveva anche detto che sapeva che loro erano le persone a cui Wallace teneva di più, e si era offerto di essere il loro manager, chiedendo pochissimo come pagamento e cercando i migliori allenatori.Martin all’inizio aveva detto che non gli importava niente, che avrebbe smesso di giocare, ma l’uomo l’aveva rimproverato duramente, accusandolo di non rispettare la memoria del suo vecchio amico. I due avevano avuto un duro scontro verbale, ma alla fine Martin aveva abbracciato l’uomo ed i due avevano accettato l’offerta.Si erano quindi trasferiti in Australia, in modo da essere vicini a Manning, che voleva stare il più vicino possibile ai due ragazzi. cinque giorni prima, a tre settimane dalla fine degli Australian Open, Martin era partito per partecipare a due tornei in Europa, mentre Elena era rimasta ad allenarsi dopo che l’infortunio durante la semifinale l’aveva bloccata per diversi giorni.Era stato Manning a volere che Martin partecipasse a questi due tornei dicendo che solo giocando avrebbe potuto superare il momento difficile.Manning le era stato molto vicino negli ultimi giorni, andandola a trovare tutti i giorni durante o dopo l’allenamento, quindi Elena non si stupì quando lo sentì bussare alla porta del suo spogliatoio. Aveva appena finito di farsi la doccia e di rivestirsi, e si stava asciugando i capelli, quindi gli disse di entrare. “Ciao Elena” La salutò, chiudendosi dietro la porta ed appoggiandosi al muro, osservandola mentre si asciugava i capelli.”Ciao Bob” Lo salutò la ragazza. Manning aveva insistito più volte perchè la ragazza lo chiamasse per nome.”Cos’hai lì in mano?” gli chiese, quando vide in sacchetto che teneva nella mano destra.L’uomo la squadrò, attentamente prima di rispondere. Era di una bellezza fulminante, con quel viso da bambina, il seno che svettava impertinente, alto senza l’aiuto del reggiseno, messo in evidenza dal top, e le gambe coperte dalla gonna che le arrivava fino alla caviglia. “Ti ho portato il tuo nuovo completo per le partite… e con questo la tua prima sponsorizzazione.” Le disse, ammiccando. “Sempre se ti andrà bene…”Elena sorrise: aveva deciso di lasciare che si occupasse lui dei contratti di sponsorizzazione e di tutte quelle altre cose che lei trovava estremamente noiose… dopotutto, lui ci era abituato, e comunque sarebbe toccato a lei mettere la firma sul contratto.”Vediamo…” disse lei, avvicinandosi. In quei giorni era stranamente allegra: le era passata subito la tristezza per la morte di John, e aveva sopportato bene il momentaneo allontanamento di Martin, al quale era stata abituata già l’anno precedente. Oltre a questo, ora era trattata in modo completamente differente: cominciava ad avere tempo da dedicare a sè, viveva da sola (Manning aveva comprato per lei e Martin due appartamenti a meno di un chilometro dalla sua villa) e sentiva la presenza di Bob come qualcosa di molto rilassante… non era ossessivo ed inquisitorio come John, che le faceva trascorrere tutto il tempo tra allenamenti e studio (infatti si era diplomata quattro mesi prima, a settembre, tramite una scuola privata). Anche l’attuale allenatore, che aveva conosciuto da pochi giorni, la trattava molto più umanamente.Bob le lasciò prendere il sacchetto, ed Elena ne tirò subito fuori i due completi che c’erano dentro. Il primo era composto da un top rosso e da un gonnellino bianco cortissimo. Lo trovava molto carino, anche se probabilmente la lasciava molto scoperta. Cancellò subito questo pensiero, pensando che la maggior parte dei completi che indossavano le tenniste professioniste era così, per lasciare maggiore libertà di movimento (ma anche per soddisfare il voyeurismo degli spettatori, si ritrovò a pensare.Il secondo era una variante del primo: il top era sostituito da una canottiera bianca, ed il gonnellino era nero. Su entrambi compariva il logo della Nike. “Ovviamente c’è anche il cappellino, per i tornei outdoor…” le disse Bob “ma quello non era necessario fartelo provare.””Già…” disse tra sè e sè la ragazza “Devo provarlo adesso?””Sarebbe meglio…” le disse l’uomo “Tanto non è una cosa lunga… a meno che tu non abbia qualcosa di urgente da fare…””Per nulla… il resto del pomeriggio lo passerò all’insegna dell’ozio e dello studio” Elena, infatti, aveva deciso di passare del tempo ogni giorno a studiare: non per conseguire una laurea ma per interesse personale.”Puoi rimanere a vedere come mi vanno?” Gli chiese improvvisamente Elena. La civetteria propria dei suoi diciotto anni l’aveva spinta a pensare che avrebbe dovuto indossarli davanti a diverse centinaia di persone, quindi dovevano andarle a pennello, non solo essere comodi.”Certo…” le rispose Bob, che immaginava che la ragazza glielo avrebbe chiesto “Sono qui per consigliarti, no?”Elena si girò e si sfilò il top, facendolo passare sopra la testa. Bob rimase ad ammirare la schiena della ragazza, dritta e perfetta, e la linea dei fianchi che si perdeva nella gonna. Quando Elena si chinò per prendere il top dalla panca, si girò leggermente lasciando intravedere per un attimo a Bob parte dei seni.L’uomo aveva visto decine di donne nude, ma questa ragazzina lo eccitava in modo particolare. Il seno, anche se visto per qualche istante, e nemmeno completamente, lo aveva colpito. Doveva essere molto sodo, nonostante le dimensioni non fossero indifferenti, pur non essendo da superdotata. Il capezzolo era largo e scuro, contrastando in maniera eccitante con i capelli biondi.Dopo essersi infilata il nuovo top, Elena si sfilò la gonna e si infilò il gonnellino, lasciando vedere per qualche secondo la forma delle sue natiche.Dopo essersi cambiata si girò, mettendosi come in posa per una fotografia. “Allora? Come mi va?” chiese al manager, ridacchiando per il modo in cui si era atteggiata. “Stai meravigliosamente…””Però… forse dovrei farti uscire mentre mi cambio…” Gli disse Elena, maliziosamente. In fondo, avere quell’uomo che poteva avere l’età di suo padre, e che aveva avuto diverse donne anche bellissime, lì per guardare lei, le dava una sensazione di potere e di eccitazione incredibile.”Non essere ridicola…” Le disse Bob, ridendo “Sai che mia moglie Erica fa la modella… non immagini quante ragazze seminude o nude ho visto le volte in cui sono andato con lei nei camerini…”Elena pensò di continuare quel gioco eccitante. “allora una in più o una in meno non cambia niente, giusto?” Gli chiese, prendendo il sacchetto e portandoselo davanti, per fargli capire che non intendeva girarsi questa volta, per cambiarsi.”Esatto…” Le rispose l’uomo, incrociando le braccia. “Soprattutto se è solo una ragazzina…”Elena arrossì per un attimo al commento dell’uomo, che nascondeva implicitamente una sfida, quindi si strinse nelle spalle e si portò le mani alla vita, sfilandosi il top da sopra la testa.Bob rimase per un attimo senza fiato, quando i seni furono lasciati liberi. Quando il tessuto si alzò sopra di loro, lasciandoli, si mossero appena impercettibilmente. Erano fantastici, non si era sbagliato prima giudicandoli a prima vista.Elena posò il top su una sedia, quindi rimase dritta con le braccia lungo i fianchi. Non si era accorta che probabilmente aveva spinto il gioco troppo oltre.”Niente male…” commentò Bob avvicinandosi “ma di solito, prima di giudicare, sono abituato a toccare con mano…””Forse… stiamo esagerando…” disse Elena con un filo di voce, tentando di fermare quello che aveva contribuito a fare partire, ma Manning era già davanti a lei, e le sue mani erano salite a circondarle i seni.”Sei stata tu a volere cominciare…” la rimproverò l’uomo strizzandole un capezzolo tra due dita “E poi, non sono sicuro che tu voglia veramente fermarti…”Elena si morse un labbro per non gemere… l’uomo aveva ragione, non era sicura nemmeno lei di volere che si fermasse. Era arrivata dalla Russia quando il suo corpo aveva appena cominciato a svilupparsi, e l’allenamento impostole da John non le aveva lasciato il tempo di trovare un ragazzo con cui andare oltre qualche bacio. Bob era il primo uomo che le toccava i seni, e la eccitava doppiamente il fatto che fosse quell’uomo sposato a farlo… si abbandonò al suo tocco, guardandolo negli occhi mentre le accarezzava i seni, li palpava a piene mani, strizzava i capezzoli e ci giocava.Quando Bob si abbassò, prendendo in bocca un capezzolo, Elena non riuscì a trattenere un gemito di piacere. Continuò per un po’ a succhiarla e a toccarle i seni, quindi si alzò… Con feroce soddisfazione, notò che sul volto di Elena si dipingeva un’espressione di disappunto. “Vorresti che continuassi?” Le chiese Bob, deciso a non darle tregua, a sottometterla al suo volere. Elena lo guardò per un attimo, con il respiro rotto, quindi annuì. “Mi sembra evidente…” ebbe la forza di dire, con un moto di sarcasmo.Fai la spiritosa, adesso? Pensò l’uomo. “Allora fai così… girati e spogliati del tutto… così posso vedere che bel culetto hai…” Elena fece per controbattere, ma le mancò l’aria per parlare. “Ormai…” borbottò tra sè e sè, quindi si infilò i pollici all’altezza dei fianchi, tra la pelle ed il tessuto del gonnellino e delle mutandine, abbassandosele a mezza gamba. “Ora girati verso il muro… e appoggiaci le mani…” Elena lo guardò, sperando che scherzasse, quindi si girò e fece quello che lui diceva, obbediente.Non le era passato per la testa nemmeno per un istante che poteva rifiutarsi se proprio lo voleva, che poteva intimargli di andarsene e rivestirsi. Si accorse solo che non poteva fermarsi… aveva cominciato a sentire le mani di quell’uomo su di sè, sfiorarla e darle piacere, e voleva sentirle ancora… Ancora di più, la eccitava essere in suo potere, un burattino nelle sue mani.L’uomo si portò alle sue spalle e si abbassò. Delicatamente le abbassò mutandine e gonnellino fino alle caviglie, ed Elena alzò meccanicamente le gambe per sfilarle. Bob la fece indietreggiare e le fece allargare le gambe, ed Elena obbedì senza fiatare.Chissà cosa direbbe Martin se mi vedesse… pensò con un moto di vergogna. Era nello spogliatoio, piegata oscenamente in avanti e con le gambe aperte, a mostrare il suo sesso ed il suo sedere a Manning.L’uomo avvicinò il volto alle natiche. Erano due globi perfetti, sodi, ed il forellino dello sfintere lo chiamava invitante. Appoggiò le mani sulle natiche, cominciando a farle scorrere verso le gambe, le cosce, quindi risalendo arrivando alla vulva della ragazza, coperta da corti peli biondi a triangolo. “Ti depili…” le disse, assaporando l’odore della sua eccitazione che cominciava ad espandersi per la stanza. “Sì… altrimenti si vede, quando giochi…” rispose la ragazza, quasi senza fiato.Ricominciò a fare vagare le mani dall’intorno della vulva elle cosce, all’ano, passando sempre più spesso sopra lo sfintere, mentre le dava rapidi baci sulle natiche. Ogni volta che passava sullo sfintere spingeva leggermente e, dopo le prime volte in cui Elena reagiva contraendosi, cominciò a riuscire ad infilarlo. Elena sentiva che l’intrusione non era dolorosa anzi, dopo un primo momento di paura e di stupore la trovava rilassante. Bob ormai riusciva a fare entrare la prima falange, ma non era soddisfatto.Elena sentì che l’uomo si alzava, quindi tornava verso di lei e le versava un liquido freddo sulle natiche. “Cos’è?” Gli chiese. “Non ti preoccupare…” le rispose “Fidati…””Guarda che sono vergine… non…” gli disse, un po’ preoccupata per le intenzioni. La sua preoccupazione diminuì quando sentì che l’uomo le spalmava il liquido sullo sfintere.”Lo immaginavo…” le rispose l’uomo, cominciando a spingere l’indice all’interno del forellino “Ed era anche la prima volta che un uomo ti toccava?”Elena si contrasse per un attimo, poi si rilassò e ricominciò a parlare “Sì… con John non avevo mai tempo per i ragazzi…”Bob stava riuscendo nel suo intento… facendola parlare la distraeva dalle sensazioni del suo ano, che dopo pochi minuti riusciva ad accogliere completamente l’indice. Bob cominciò a farlo entrare ed uscire, quindi a muoverlo circolarmente per abituare il canale all’intrusione. Nel frattempo le sfiorava la vagina, cercando di mantenerla eccitata ma conscio che a quel punto bastava poco per farla venire.Quando gli parve che il buco fosse sufficientemente allargato provò ad infilare il secondo dito… questa volta incontrò più resistenza, ma cominciò ad accarezzare con l’altra mano il monte di Venere della ragazza, salendo a massaggiarle i seni. Con pazienza, a poco a poco riuscì ad inserire entrambe le dita. Elena sentiva una somma di sensazioni che la martellavano come una febbre. L’intrusione era un po’ dolorosa, ma niente di insopportabile, ora, era piuttosto un piccolo fastidio. Sentiva anche un leggero stimolo a spingere, come se dovesse defecare. Ma la sensazione che più la stupì era la grande eccitazione che pervadeva il suo corpo… si chiese come avesse fatto a finire in quella situazione, ma scoprì che era felice di esserci capitata.Bob cominciò a inserire e sfilare le dita, allargando il buco. Quando le tolse per l’ultima volta, notò che il buchetto si era richiuso, ma non era tornato alle dimensioni originali… nei giorni successivi avrebbe goduto del culo di quella ragazzina. Sentì che era il momento di farla godere, quindi la fece girare verso di lui, con la schiena contro il muro, si alzò in piedi e portò la bocca sui suoi seni, mentre con una mano la masturbava rapidamente.Elena sentì di colpo mancare il fiato, quando l’uomo cominciò a masturbarla, quindi si morse le labbra per non urlare. Dopo meno di un minuto sentì di nuovo il fiato che le mancava, ma questa volta accompagnato da una sensazione di calore che le si irradiava per tutto il corpo. Si morse le labbra con tutte le sue forze, gemendo a bocca chiusa mentre veniva sulle dita di Bob.L’uomo le diede ancora due leccate ai capezzoli quindi si alzò, lasciando che si accasciasse sulla panca. Elena rimase per qualche minuto ferma, ansimando, con gli occhi chiusi, in preda a quello che era il primo vero orgasmo della sua vita.Quando riaprì gli occhi riuscì solo a mormorare un “grazie” stentato, mentre sorrideva con gli occhi lucidi per il piacere. Bob rimase per un po’ a guardare quel viso, che le lentiggini rendevano ancora più eccitante, ed il petto che si alzava e si abbassava con il respiro.”Visto che ti è piaciuto così tanto, che ne dici di contraccambiare?” “Come?” Gli chiese Elena, sorridendogli maliziosamente.”Potresti farmi un pompino, per esempio…” Le rispose l’uomo avvicinandosi e stringendole un seno.”Lo sai che non l’ho mai fatto…” gli rispose la ragazza, mettendo la mano sopra quella che le stava accarezzando il seno. Continuava a cercare di rimandare l’inevitabile: sentiva che era ancora eccitata, e che l’idea di fare godere per la prima volta un uomo la eccitava ancora di più. Sapeva che avrebbe ceduto, e anche Bob lo sapeva.”Comincia a metterti in ginocchio davanti a me…” Le disse l’uomo, prendendole la mano ed appoggiandosela sul pacco. Elena lo guardò per qualche momento dal basso verso l’alto, mentre l’uomo le premeva la mano sul membro facendole sentire la consistenza.”Ok…” mormorò Elena, alzandosi ed inginocchiandosi davanti all’uomo.”Tiralo fuori…” Le disse Bob, accarezzandole dolcemente i capelli.L’uomo vedeva il petto della ragazza che aumentava il ritmo con cui si alzava ed abbassava, a testimoniare che la bionda si stava nuovamente eccitando. Le mani le tremavano leggermente mentre gli slacciava la cintura ed i pantaloni, li abbassava mettendo in evidenza le mutande gonfiate dal membro che cominciava ad erigersi.Elena sfiorò con le dita il membro attraverso le mutande, saggiandone la forma e la consistenza.”Toglile…” Le sussurrò Bob, accarezzandole i capelli. La ragazza portò le dita sull’elastico degli slip dell’uomo, quindi cominciò ad abbassarli. Il membro, già quasi completamente eretto, uscì di colpo, ballandole davanti agli occhi. Fu costretta ad ammettere a sè stessa che la situazione la eccitava tremendamente. Portò le due mani sul membro dell’uomo, accarezzandolo, muovendolo, soppesando i testicoli, muovendo su e giù la pelle. L’odore che emanava il membro la inebriava, un odore di maschio, che la eccitava sempre di più.”Ora fammi il pompino…” le disse Bob, che si sentiva sempre più eccitato dall’inesperienza e dalla curiosità di quella ragazzina. “Devi prenderlo in bocca, facendo attenzione a non graffiarmi con i denti, andare su e giù muovendo la lingua, ogni tanto tiralo fuori e leccalo… stai attenta a quali sono le cose che mi piacciono di più… e quando senti che sto per venire prendilo in bocca ed ingoia la mia sborrata!”Elena arrossì per l’ultima volgarità dell’uomo. Si abbassò lentamente, andando a baciare la punta del membro, quindi tirò fuori timidamente la lingua, cominciando a leccare piano il glande.Bob era abituato a ben altre performance, ma lasciò fare quella ragazzina che prendeva confidenza con il suo membro. Lo eccitava vedere come Elena lo leccava, dando piccoli colpetti con la punta della lingua, prendendo man mano coraggio e tirando fuori sempre di più la lingua per bagnarlo, quindi vedere come la ragazza apriva le labbra e faceva entrare lentamente il glande… lo eccitava sapere che questo era solo il primo di una serie di passi che avrebbero condotto Elena ad essere una troia nelle sue mani…La biondina intanto era bombardata dalle sue sensazioni… immaginava che le avrebbe fatto schifo prenderlo in bocca, ma a poco a poco si accorgeva che non le dispiaceva leccarlo, e quando aveva cominciato a fare entrare tra le sue labbra il glande aveva sentito un brivido di eccitazione. Non è affatto male… si disse, quindi cominciò ad infilare maggiormente l’asta nella sua bocca ogni volta che scendeva. Ogni tanto se la toglieva dalla bocca e dava lunghe leccate al glande, che aveva intuito essere la parte più sensibile, quindi scendeva a leccare i testicoli e l’asta.Stava imparando a capire quali erano le cose che piacevano di più a Bob, ed usava la fantasia per dargli piacere. Aveva infatti scoperto che la eccitava vedere le espressioni del volto dell’uomo mentre lo succhiava, la faceva sentire potente vedere quell’uomo quasi cinquantenne completamente nelle sue mani…Bob era stupito dalla velocità con cui la ragazzina imparava… si chiese per un attimo se era vero che Elena non aveva mai preso in bocca un cazzo, ma poi si rispose che non poteva avere detto una bugia, si capiva da come l’aveva guardato appena l’aveva tirato fuori…E’ comunque una che impara in fretta, si disse… non lo sa ancora, ma ha una gran voglia di cazzo, ed io glielo farò avere…Elena cominciava a sentire male alle ginocchia per la scomodità della posizione, a cui non era abituata, quindi cominciò a muoversi più rapidamente. Sentì che il membro si irrigidiva, e lo prese in bocca fino a metà, preparandosi a ricevere lo sperma dell’uomo.Non sapeva cosa aspettarsi… aveva ancora paura che le facesse schifo, ma quando sentì il primo getto arrivare lo ingoiò quasi automaticamente, facendo lo stesso con gli altri che lo seguirono. Quando sentì che non arrivavano più getti, si abbassò ancora un paio di volte succhiando il membro, quindi leccò un po’ il glande pulendolo dalle ultime gocce che uscivano e, dopo averlo baciato, lo lasciò e si alzò in piedi.Con le ultime leccate aveva sentito bene il sapore dello sperma… certo non era come la Coca Cola, ma il gusto non era cattivo… “Sono stata brava?” Chiese a Bob, civettando.L’uomo la fissò, stupito per il modo in cui si era comportata durante e dopo il suo orgasmo.”Sei stata bravissima, piccola…” Le disse, accarezzandole il volto ed i seni. Con un dito le sfiorò le labbra, ed Elena le aprì prendendolo in bocca e succhiandolo con gli occhi chiusi.”Ora devo andare… ci vediamo…” Le disse l’uomo, togliendo il dito dalle sue labbra.Quando l’uomo si fu rivestito, Elena ritornò nella doccia. Sotto il getto d’acqua calda si trovò a chiedersi quanto di quello che era successo era stato programmato da Bob…
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