I figli di Claudia erano ormai sposati da più di dieci anni: una bella coppia, giovanile nonostante avessero passato entrambe i quaranta. Amanda, restauratrice di pale medioevali con un carattere molto riflessivo. Una bella donna dallo sguardo sensuale, un corpo statuario volutamente mai evidenziato attraverso l’abbigliamento, ma tenuto sempre in forma con una quotidiana dedizione alla ginnastica. Marco, invece, un fotografo pubblicitario, con la mente che pareva viaggiasse su un universo parallelo, perennemente distratto, pigro quanto basta, ma dalle intuizioni geniali: un vero creativo. Non era bellissimo ma il suo fascino gli derivava dai modi sempre quieti e dalla sua autoironia. Erano la sintesi della complementarità. Dopo continue e massacranti insistenze di Amanda avevano venduto il bell’attico di Corso XX Settembre per trasferirsi in campagna. Nonostante Marco non fosse completamente contrario a questo tipo di scelta; vuoi un po’ per la sua pigrizia, un po’ per le abitudini di vita metropolitana ormai consolidate, l’aveva mandata giù a fatica. Amanda invece che non era mai stata molto propensa alla mondanità, agli ambienti chiusi, al fumo delle sigarette, al tirar tardi e a tutto quello che comporta il vivere in una città; era rinata, sbocciata a nuova vita. Era una mattinata d’inizio estate e come tutti i sabati scattava l’accordo fra Amanda e Marco che prevedeva fosse dedicata ai lavori di casa, mentre la sera si poteva scendere in città a far bagordi con gli amici. Marco stava maledicendo una siepe di bosso che non si voleva far pareggiare senza lasciargli graffi ovunque, lei invece stava tagliando l’erba, quando suonò il telefono. Amanda corse dentro casa, lui gettò le cesoie nel punto più lontano del giardino continuando ad imprecare intanto che si guardava le mani piene di graffi. -Lo sai chi era? Chiese Amanda. -Non ho ancora raffinato doti di chiaroveggenza, rispose Marco. -Era Claudia. -Chi Claudia, la matta che abitava sotto di noi! ? -No quella era Gilda; Claudia la pittrice che vive a Milano…. -Beh…. -A luglio parte per preparare una personale a New York…. -E allora? Marco cominciò a sospettare che ci fosse qualcosa che Amanda non sapesse come dirgli. -Niente…. Ti ricordi i suoi figli? -Chi quei due bambini orribili che mi riempirono d’acqua il serbatoio della macchina? -Si proprio loro, vengono a stare un po’ da noi. Rispose Amanda tutto d’un fiato. -Eh no adesso basta; io per quel periodo credo che me ne andrò nello Yemen per quel servizio che non volevo fare, preferisco affrontare la guerra. -Smettila di fare il terrorista, da allora sono passati più di dieci anni. Saranno cresciuti nel frattempo? -E avranno affinato la loro cattiveria…. Rispose lui. Trascorsero così i giorni e non se ne parlò più. La vita continuò il suo scorrere abituale con Marco e Amanda che lavoravano sodo. Arrivò così quel mercoledì di luglio che dovettero andare in stazione a ricevere i figli di Claudia. Attesero di fronte alla carrozza n°8; scesero molte persone prima che si intravedesse la figura di un ragazzone biondo con una grande T-shirt con su qualcosa contro il transgenico, bermuda enormi fino al polpaccio ed un sorriso splendente, sembrava sbalzato lì da Beverly Hills. Alle sue spalle una ragazza bruna, capelli a carré con frangetta, occhi azzurri, una maglietta corta sopra l’ombelico, un paio di jeans distrutti e sandalini indiani; ognuno col suo zaino. -Amanda, Marco; io sono Ginevra e lui è Bernardo. Marco rimase spiazzato a vedere quei due giovani così belli. Per un attimo, ma solo per un attimo pensò che forse sarebbe piaciuto anche a lui avere due figli così. Amanda mentre abbracciava Bernardo incontrò il suo sguardo; ne rimase in qualche modo turbata, se ne staccò immediatamente dicendo: -Su andiamo a casa che dobbiamo prepararci per la cena. Una volta a casa, dopo aver mostrato le stanze ai ragazzi, Marco e Amanda si trovarono giù in cucina. -Cosa ne pensi? Esordì Amanda -Sono ragazzi. Rispose Marco -Quel Bernardo, che aria strafottente! Riprese lei –Non mi piace punto, è il classico sedicenne con la sindrome da onnipotenza. -Ma va rilassati, non c’è bisogno di essere così rigida; è un bambino. Rispose lui. -Che necessita di una regolata. Completò Amanda. Quando i ragazzi scesero erano circa le diciannove, la luce era quella che precede il tramonto: i colori erano vivi e i toni caldi. Seduti sotto l’ippocastano, il posto preferito di Amanda parlarono tanto per conoscersi. Bernardo continuava a fissare Amanda in maniera quasi sfacciata, tanto da metterla in difficoltà. Al punto che pensava: -Adesso colgo l’occasione per rimetterlo al suo posto. Ma che cosa si crede di fare Questo bamboccio? Marco, che non si era accorto di nulla, continuava a parlare con Ginevra con toni molto rilassati. Questo fece infuriare Amanda ancora di più: -Ma guardalo, come al solito non si accorge di niente. Venne poi il momento di andare a cena. Marco aveva fissato un tavolo d! a “Luigi”: una trattoria di campagna famosa per i cibi genuini e il buon vino. Verso la fine della cena Ginevra, che crollava dal sonno, chiese a Marco le chiavi della macchina per andarsi a stendere. Gli altri tre finirono con calma e poi si avviarono verso la vettura; là trovarono Ginevra seduta sul sedile destro che dormiva come un angelo, quindi Amanda si accomodò dietro insieme a Bernardo. Come Marco si sedette alla guida, Ginevra si scosse un po’ ed appoggiò la testa in grembo a Marco facendo cuscino con le mani. Partirono ed alle prime scosse la mano della ragazza ebbe delle contrazioni, Marco non ci fece caso, quando poi si accorse che ad ogni scossa della macchina corrispondeva un movimento della mano di Ginevra fu preso dal terrore di un’erezione inopportuna. Si immaginava già Ginevra che si svegliava poggiata sulla sua verga dura come un sasso. Cosa avrebbe pensato, o peggio cosa avrebbe detto? E lui come si sarebbe potuto giustificare: -Scusa sai ma il mio cazzo si! muove con una volontà tutta sua. Cercò quindi di indietreggiare finché lo schienale lo permise guadagnando così qualche centimetro, ma la mano lo seguì. Adesso, quelle che erano contrazioni dovute al rilassamento del sonno, potevano chiamarsi carezze. Marco controllò che Ginevra dormisse. Si dormiva, chissà cosa stava sognando. Mentre lui sudava come una bestia i suoi pantaloni cominciarono a gonfiarsi irreversibilmente. Fu a quel punto che Ginevra girò la testa e guardò Marco con un sorriso che voleva dire 1000 cose, nessuna delle quali confessabili pubblicamente. Lei con tutta calma gli tirò giù la zip e gli infilò la mano dentro la patta andando a cercare la carne nuda. Marco aveva, nel frattempo, perso i contatti con la realtà. Quando sentì il calore della bocca di Ginevra scaldargli il glande e la lingua che si muoveva con una sapienza inaspettata per una ragazzina di neanche 18 anni, pensò improvvisamente a sua moglie seduta dietro. Alzò lo sguardo sullo specchietto per! vedere Amanda con la testa reclinata all’indietro e la bocca semiaperta. Si girò e vide una spettacolo che lo lasciò di sasso: la gonna era alzata sulle cosce aperte mentre Bernardo, che con una mano aveva spostato lo slip, con l’altra stava armeggiando con la fica di sua moglie. Mille pensieri gli passarono per la mente in un secondo, ma poi fu sopraffatto da un’ondata di piacere e mentre ancora stava pensando alla visione della fica di Amanda nelle mani di un ragazzino ebbe uno scossone, senza più controllo venne in quella giovane bocca che, senza difficoltà, bevve tutto il seme che Marco fece uscire. Quasi contemporaneamente anche Amanda cominciò a gemere sempre più forte. Lui avrebbe voluto girarsi per vedere lo spettacolo di sua moglie che godeva per mano di un altro ma non ne ebbe il coraggio. Lei in ogni modo se la stava passando benone. Mentre Bernardo con mano sapiente la faceva godere, Amanda gli aveva tirato fuori il cazzo, che era di dimensioni notevoli e glielo menava mantenendo lo stesso ritmo della mano del ragazzo portandolo ben presto all’orgasmo. Lo sperma schizzò libero colpendo la donna sul collo e su una guancia. Dopo pochi minuti erano arrivati a casa. Quando furono soli in camera Amanda disse: -Non so cosa mi sia successo, deve essere stato il vino, ti prego perdonami, non succederà più. Al che Marco capì che Amanda non si era accorta di nulla. Decise allora di raccontarle la sua esperienza. Lei lo ascoltò con attenzione e quando ebbe finito disse: -Amore, cosa ci sta succedendo? Domani quei due se ne devono andare! -Stai calma noi siamo gli adulti e non dobbiamo più cadere in questi giochetti, a meno che non lo vogliamo e, probabilmente stasera lo volevamo entrambi. All’indomani, di buon ora, furono svegliati da un tintinnio di tazzine e dal profumo del caffè. Aprirono gli occhi e si trovarono Ginevra che si era presa la briga di preparare e portare loro la colazione. -Dormito bene? Io non sono abituata a questo silenzio, ho avuto qualche difficoltà a prendere sonno. Ma adesso sono piena di energia, pronta ad affrontare la mia prima giornata di campagna. Ciò detto si chinò verso Amanda, le accarezzò una guancia e le dette un bacino sull’altra. Amanda si irrigidì e, bruscamente, senza una parola si alzò dal letto e si avviò verso il bagno. -Perché è così nervosa? Chiese la ragazza. –Mi pareva che le fosse piaciuta la serata. Proseguì con un leggero ammiccare dello sguardo. O almeno, così parve a Marco che non rispose. Lei proseguì. – Ho pensato tutta la notte a quello che è successo in macchina ancora adesso sono tutta eccitata. Prese la mano di Marco e se la portò sotto la camicia da notte. – Senti come sono bagnata. Marco deglutì a fatica riuscendo a stento a dire: – Attenta sta per tornare Amanda. Lei tirò giù velocemente la camicia e corse via dicendo: – Peccato, dovrò fare altrimenti. Come Amanda rientrò in camera, Marco, ormai eccitatissimo, la chiamò vicino a sé attirandola sul letto, le s! costò l’accappatoio sul seno e cominciò a leccarle dolcemente il capezzolo. Lui sapeva che a questo trattamento lei non sapeva resistere, infatti, lei ebbe quasi uno scossone poi la sua mano scese a cercare il cazzo, quando l’ebbe trovato si chinò e lo prese in bocca. Marco si stese sotto di lei e con la faccia immersa tra le sue cosce cominciò delicatamente a leccarla, mentre lei lo succhiava con voluttà. Mentre stavano in questa posizione Marco vide comparire dinanzi agli occhi un grosso cazzo, era Bernardo che stava avvicinandosi minacciosamente al culo di sua moglie. – Oh mio Dio, pensò Marco, stavolta succede un casino. Con lo sguardo cercò di dissuadere il ragazzo che teneva in mano il suo grosso arnese puntandolo come un’arma. Quando fu bello duro lo appoggiò al buchetto di Amanda che come si accorse del corpo estraneo emise un grido. Marco giocò il tutto per tutto. Abbracciò strettamente la vita di Amanda per non farla muovere, mentre Bernardo cominciò a spingere con f! orza. Dopo i primi attimi di resistenza, lei si rilassò e quel grosso affare la penetrò fino in fondo facendola gemere di dolore e di piacere. Marco stava assistendo così, in primo piano, all’impalamento di sua moglie. Ginevra intanto, dopo aver tolto il cazzo di Marco dalla bocca della moglie aveva cominciato a succhiarlo mentre con una mano si stava masturbando. Quando lui percepì dall’angolazione della bocca che non poteva trattarsi di Amanda, anche perché lei stava gridando: – Bernardo sei un maiale, io ti ammazzo. Si sfilò da sotto e vide così Ginevra che lo stava spompinando. Si gettò così su di lei penetrandola con tutta la foga di cui era capace. Dallo specchio ebbe così la possibilità di vedere tutta la scena: Amanda con la faccia congestionata stava carponi, mentre Bernardo la infilzava da dietro e Ginevra seduta su di lui che si muoveva come un’indemoniata. Ognuno, a modo suo trasse così il proprio piacere. Durante la giornata, sia Marco che Amanda, senza essersi detti niente, organizzarono qualche giorno di libertà dal lavoro. Ambedue, avevano passato il loro tempo a riviversi mentalmente l’accaduto e a farne proiezioni in uno stato di euforica vitalità. La sera si incontrarono in piazza Cavour per tornare a casa insieme, sulla strada del ritorno non parlarono, ma ognuno sapeva a cosa stava pensando l’altro. Quando arrivarono la casa era stranamente silenziosa: – Ginevra, Bernardo, siamo arrivati; dove siete ragazzi? Non fate scherzi, smettetela di fare i bambini, non giocate a nasc…… Un foglio bianco con su scritto qualcosa tolse loro le parole di bocca. – Cari Marco e Amanda stamattina ci hanno chiamato degli amici, loro vanno a fare un giro in barca. Ci hanno invitato. Non c’era il tempo neanche di aspettarvi. Vogliamo ringraziarvi comunque dell’ospitalità. Se torniamo presto possiamo fermarci ancora qualche giorno da voi? Firmato Ginevra e Bernardo. Certo che avrebbero potuto fermarsi e per tutto il tempo che volevano.
Aggiungi ai Preferiti