Vi ho già raccontato della mia famiglia e di quella dei nostri vicini di casa. Io sono Vincenzo ed ho ora 50 anni, mia moglie Lucia ne ha 49 anni. Renato e Diana, dopo quello che è successo durante il nostro fine settimana in montagna, oltre che nostri vicini sono diventati i nostri compagni di sesso tutte le volte che si è presentata l’occasione. Abbiamo due figli un maschio di 24 anni di nome Renato ed una femmina di 22 anni di nome Piera. I figli dei nostri vicini hanno la stessa età dei nostri e si chiamano Matteo, il maggiore, e Claudia la minore. Essendo coetanei sono cresciuti frequentando, sia i due ragazzi che le due ragazze, le stesse scuole ed hanno formato per un certo tempo coppia fissa: i maschi snobbavano le due femminucce. Fino a quando, entrati nell’età della pubertà hanno incominciato a vedere l’altro sesso con un occhio diverso. I due ragazzi hanno pian piano accettato e cercato la compagnia delle ragazze. Uscivano assieme e hanno continuato a farlo fino a quando non sono comparsi all’orizzonte altre figure. Prima di allora pensavamo, noi quattro, vedendo com’erano affiatati, che si sarebbero sposati Renato con Claudia e Piera con Matteo. Claudia era sempre a casa mia. Bussava, entrava a volte senza aspettare la risposta, a volte entrava senza bussare chiedendo permesso una volta dentro, e s’infilava subito nella cameretta di Renato, se questi era in casa, oppure in quella di Piera. E ci rimaneva per ore. Non so cosa facessero. Per noi genitori era vietato entrare. Ma lo immaginavamo, almeno quando era stata con Renato, perché quando usciva aveva la faccia paonazza. Anche la nostra Piera si recava dai nostri vicini e spiavamo, quando tornava a casa, se la sua faccia rilevasse qualcosa. Sembrava più fresca di quando era uscita. Quando i maschi decisero, visti i non brillanti risultati universitari, di non chiedere più il rinvio e di partire per il militare, Claudia ha continuato a venire a casa nostra per ficcarsi nella cameretta di Piera. Quando usciva, io e mia moglie sorridevamo notando quanto fosse evidente la mancanza di Renato. Fino a quando un pomeriggio, Lucia era fuori casa, Claudia, dopo essere rimasta nella cameretta di Piera per oltre due ore, attraversò di corsa il nostro soggiorno senza mostrarmi il viso e senza neanche salutarmi. Ero perplesso. Che cosa era successo? Avevano forse litigato? Piera l’aveva fatta piangere? Bussai alla porta della cameretta. Piera m’invitò ad entrare. La salutai con un bacio sui capelli e stavo per chiederle cosa fosse successo, quando sentii un odore che conoscevo molto bene, piacendomi immensamente leccare la vulva. Era odore di secrezioni vaginali. Rimasi di stucco. Le ragazze, in mancanza dei maschi, si erano arrangiate tra di loro. Intanto ho incominciato a sentire un certo languore in mezzo alle gambe. Invece di arrabbiarmi, mi stavo eccitando. Il viso di mia figlia non rivelava alcunché. Mi sorrise e mi dette un bacio sulla guancia. Se non fosse stato per l’odore acre che mi entrava nelle narici, avrei pensato che per tutto il tempo avessero solo chiacchierato. Uscii subito per non far notare il bozzo che si stava formando sotto i pantaloni. Quando è tornata mia moglie, le ho raccontato tutto. Lei ha sorriso e mi ha detto che quasi se lo aspettava. “So quanto sia difficile rimanere per tanto tempo senza fare sesso. Alla fin dei conti è meglio che si soddisfino tra loro donne, piuttosto che fare un cornino a Renato e Matteo. D’altro canto anche Diana ed io, quando voi uomini siete andati a pescare all’estero per una settimana, abbiamo placato allo stesso modo i nostri pruriti. Tra l’altro c’è piaciuto e pensavamo di proporvi di introdurre questa variante nel nostro menage” “Che cosa dovremmo fare noi maschi mentre voi vi leccate a vicenda? Incularci?” “Se lo vorrete, saranno solo cazzi vostri in tutti sensi. A dire il vero non c’era venuto in mente questo. Pensavamo che avreste potuto mettercelo nel culo a noi. Pensa che numeri. Diana ed Io che ci facciamo un bel sessantanove mentre voi ci pompate il buchino” Quando per la cena Piera venne a tavola, mi sorpresi ad osservarla di nascosto. Mentre lei chiacchierava con sua madre senza imbarazzo alcuno, io la guardavo e mi veniva in mente quanto avevo scoperto. Incominciai ad eccitarmi mentre le fissavo il seno prosperoso e mentalmente lo paragonavo a quello di Claudia. Se quello di mia figlia era molto bello, quello della sua amica era superbo come quello di sua madre. Appena lo realizzai nella mia mente, la mia erezione divenne dolorosa. Finito di cenare, tardai ad alzarmi da tavola per non rendere nota la mia eccitazione. Appena le donne, finito di sparecchiare, si recarono in cucina per inserire le posate e i piatti nella lavastoviglie, andai in bagno. Avevo voglia di masturbarmi. Tirai fuori il mio pene a fatica, chiusi gli occhi ed incomincia a menarmelo fantasticando sulle tette di…..? Mi apparve nella mente la figura di mia figlia. Mi bloccai spaventato. Cosa mi stava succedendo? Che depravato ero? Non potevo. Era sangue del mio sangue. Feci scorrere l’acqua fredda nel bidet, mi tolsi i pantaloni e le mutande ed immersi il mio membro. Al contatto dell’acqua gelata il pene perse consistenza e si ammosciò. Mi rivestii in fretta e tornai in salotto. Mia moglie e mia figlia stavano guardando la televisione sedute rispettivamente sulla poltrona e sul divano. Mi sistemai anch’io sul divano, il più lontano possibile da Piera. Fissavo il televisore, mi sforzai di non volgere lo sguardo verso di lei, ma era più forte di me. Con la coda dell’occhio l’osservavo mollemente adagiata sul bracciolo con le gambe rannicchiate. Si era già preparata per la notte. Indossava un pigiama leggero che faceva intravedere che indossava mutandine scure. Sentendo che stavo eccitandomi nuovamente, presi un libro, accesi la lampada vicino al divano e mi misi a leggere. Riuscii a concentrarmi sulla lettura fino a quando mia figlia distese le gambe appoggiando i piedi sulle mi gambe. Non era la prima volta che lo faceva. Era solita farlo. Ma quella sera! Le chiesi di toglierli e lei ubbidì facendomi le boccacce ridendo. Non le raccolse sotto di se come prima. Con le gambe piegate iniziò ad aprirle e a richiuderle con un sorriso canzonatorio sulle labbra. Ritornai a leggere ma non riuscivo più a concentrarmi. Leggevo ma non capivo quello che leggevo. Ad un tratto mi parve di percepire un movimento differente. Volsi lo sguardo verso mia figlia e la vidi che aveva gli occhi chiusi e sorrideva con una smorfia sul viso. Stava avendo un orgasmo. Pensai che stesse rivivendo il rapporto avuto con Claudia nel pomeriggio. Apparentemente mia moglie non si era accorta di niente. Finalmente il film che stavano vedendo finì e Piera andò a letto. Mia moglie si alzò, andò in cucina a prendersi da bere e tornò con in mano due bicchieri di birra. Me ne passò uno venendo a sedersi al mio fianco. Finito di bere mi si strusciò addosso facendomi sentire i capezzoli che spingevano contro il mio petto e portando una mano sulla mia patta. Mi sussurrò: “E la miseria! Non posso toccarti che già ce l’hai duro. Ti ha eccitato il programma che ti ho illustrato prima?” “Sei tu che sei eccitata” le risposi baciandola in un orecchio “Senti i capezzoli come sono turgidi. Sei tu che mi trasmetti l’eccitazione” le mentii. “Andiamo in camera che vediamo cosa si può fare.” Non ce la facevo più. Avevo bisogno di sfogarmi. Senza perdere tempo la trascinai verso la nostra camera. Appena chiusa la porta incominciammo a svestirci a vicenda mentre la mia lingua le rovistava il palato e lei contraccambiava. Appena svestiti Lucia mi buttò sul letto e s’impossessò del mio pene ed incominciò a farmi un pompino che in un batter d’occhio mi provocò un lungo orgasmo che riempì di sperma la sua bocca. I getti furono così numerosi ed abbondanti che Lucia non riuscì ad ingoiarla tutta. Le colò fuori dalla bocca sporcandole il mento ed il collo. Una volta constatato che non veniva fuori più niente mi venne addosso introducendo la sua lingua nella mia bocca facendomi sentire il sapore del mio seme. “Adesso devi calmare anche i miei bollori” sospirò, staccando un attimo la sua bocca dalla mia. Non me lo feci ripetere. Continuando a baciarla e leccarla prima sul mento, scendendo pian piano sul collo, sui seni, dove mi soffermai a succhiare i capezzoli duri per l’eccitazione, sulla pancia, sul suo ciuffo folto che quasi nascondevano il suo sesso. Appena sotto, scontando i peli luccicanti d’umore che impedivano l’esplorazione, apparve il suo clitoride che sembrava un piccolo pene. Era turgido e congestionato. Lo morsi leggermente e lo succhiai colpendolo ogni tanto con la lingua. Mia moglie si mordeva le labbra per non gridare. Ma non potette resistere quando sopraggiunse l’orgasmo. Emise un grido soffocato che mi sembrò rimbombasse per tutta la casa. Temetti che Piera l’avesse sentito e che venisse a vedere cosa fosse successo. Invece non si sentivano rumori provenire dalla sua cameretta. Rassicurato ripresi a prendermi cura della vulva che mostrava ora le grandi labbra intrise delle secrezioni. Le baciai e leccai molto delicatamente fermandomi ogni tanto per spiare l! e reazioni di mia moglie che non si fecero aspettare. “Leccami, cazzo! Non ti fermare! Voglio godere un’altra volta” disse sottovoce schiacciandomi la testa contro il suo sesso. Bevvi avidamente tutto il suo succo, ma quando avvertii i primi spasmi e capii che stava montando l’orgasmo, mi fermai. “Stronzo vuoi lasciarmi in questo stato?” buttò fuori sottovoce a denti stretti. Con un balzo le fui in ginocchio tra le sue cosce oscenamente spalancate, presi in mano il mio pene, ridiventato duro, e lo indirizzai verso la sua micia che senza difficoltà alcuna lo accolse avviluppandolo vogliosamente. Dopo qualche colpo Lucia ebbe un secondo orgasmo venendo copiosamente. Gli umori fuoriuscivano dalla vulva, colando in basso verso il suo buchino, finendo sulle lenzuola. Le chiesi di mettersi in ginocchio perché volevo prenderla alla pecorina, ma quando vidi il suo buco più stretto già umido mi venne voglia del secondo canale. Con la lingua prendevo il liquido vischioso dalla vulva per lubrificare l’oggetto del mio desiderio. Affondai il mio membro nella vulva per lubrificare anch’esso, appoggiai la cappella e con un colpo deciso le fui dentro fino quando i miei testicoli andarono a sbattere contro le chiappe. Mentre pompavo lentamente avanti e indietro, alzando la testa intravidi l’immagine di mia figlia riflessa sul quadro appeso sulla testata del letto. Non riuscivo a vedere cosa stesse facendo. Immaginai che si stesse toccando mentre ci spiava. La cosa invece di bloccarmi, mi stava facendo eccitare ancora di più. Accelerai l’andirivieni con sempre maggior furore e mentre Lucia mordeva le lenzuola per non gridare mentre godeva per la terza volta, chiusi gli occhi e, immaginando di sodomizzare la mia Piera, inondai di sperma le viscere di mia moglie con un orgasmo che non finiva più. Riaprii gli occhi. Il quadro non mi restituiva più l’immagine della mia bambina. Mi venne il dubbio di aver avuto le traveggole. Che Piera non fosse mai stata lì a spiarci. Che fosse solo frutto della mia immaginazione e del mio desiderio perverso. Sfinito ma con il membro ancora dentro, mi chinai verso mia moglie che girando la testa mi baciò dolcemente sulla bocca, paga e riconoscente per gli orgasmi che le avevo provocato. Mentre eravamo in quella posizione, le confidai quello che mi era sembrato di aver visto. Mi rispose che avevo visto male, che la Piera sicuramente dormiva. La mattina successiva mi svegliai con un’erezione poderosa. Mia moglie non si era ancora alzata. Dormiva ancora dandomi le spalle. Mi avvicinai appoggiandomi alle sue natiche e delicatamente la baciai sul collo. Lei doveva aver sentito la mia voglia, si girò, mi ficcò la lingua in bocca in un bacio appassionato e s’insinuò tra le mie braccia spingendo il suo pube contro il mio membro. Poi si rese conto dell’ora. Allora si svincolò ed in un attimo fu fuori dal letto. “Stai tranquillo adesso.Devo preparare la colazione. Sta per alzarsi Piera. Tu fatti una doccia gelata, così ti passano gli ardori. E poi devo andare da mia madre. Oggi tocca a me farle la spesa.” “Hai il coraggio di lasciarmi in questo stato? Fammi almeno un pompino!” “Sapessi la voglia che ho. Ma devo proprio sbrigarmi. Potresti farti consolare da Diana, prima di andare in ufficio. Marco non è ancora tornato da Mentone, io sarò da mia madre, Piera e Claudia all’università, avrete campo libero per fare quello che vorrete.” “Ma non l’abbiamo mai fatto senza te e Marco presenti. Abbiamo deciso di farlo solo quando fossimo tutti e quattro assieme.” “E’ stata una stronzata. Sai quante occasioni abbiamo perso!” “Tu dici così. Ma Marco?” “Chiamalo tu o fallo chiamare da Diana, e chiedetegli cosa ne pensa. Conoscendolo, credo che ne sarà entusiasta.” Finì, uscendo dalla stanza. Mi alzai anch’io. Andai nel bagno comunicante con la stanza da letto e, per prima cosa, seguendo il consiglio di Lucia, mi feci una doccia fredda, che ebbe com’effetto la cessazione dell’erezione. Mi sbarbai e indossai comodi vestiti leggeri, senza mettere gli slip, considerato che non avevo in programma di uscire di casa. La colazione era pronta. Mia moglie stava lavando le sue stoviglie. Piera non era ancora in circolazione. Andai da mia moglie e le scoccai un veloce bacio sui capelli evitando di toccarla ulteriormente. Sottovoce le dissi: “E’ meglio che stamattina ti stia lontano. Sei una diavola tentatrice! Con questo tuo corpo faresti resuscitare anche un morto!” “Senti chi parla. Galletto! Che fatica sto facendo a non saltarti addosso.” Mi rispose anch’ella quasi in soffio. Poi notò il mio abbigliamento. “Vai a lavorare vestito così?” “Telefonerò in ufficio che prendo un giorno di ferie.” Mia moglie mi sorrise con uno sguardo complice. Quando giunse Piera venne a baciarci sulle guance. Mi sembrò che le sue labbra si fossero soffermate sulla mia guancia un poco più del solito. Entrambi la spiavamo per cercare di capire se effettivamente avesse assistito ai nostri amplessi. “Che cosa avete da guardare voi due? Ho forse qualcosa fuori posto?” ci apostrofò sorridente senza imbarazzo alcuno. Era pronta per uscire. Aveva indossato un paio di pantaloni leggeri chiari che facevano capire quanto minuscole fossero le sue mutandine. Completava il suo abbigliamento un top di cotone che faceva risaltare il suo seno sodo, chiaramente non sostenuto da alcun accessorio. “Ma no! Stavamo solo beandoci della tua vista. Sei una bella ragazza e tuo padre ed io ne siamo fieri.” Lo sguardo di mia moglie sembrava mi dicesse: “Hai visto che ti sei sbagliato?” Finii per convincermi anch’io. Mentre mia figlia finiva la colazione, Lucia andò a vestirsi per uscire. Tornò spedita con in mano le chiavi della macchina e sollecitò Piera a sbrigarsi se voleva che accompagnasse lei e Claudia alla stazione. Piera bevve l’ultimo sorso di succo d’arancia, si alzò, andò a posare il piattino e il bicchiere nel lavello e, raccogliendo al volo il suo zainetto, corse dietro la madre che stava già suonando alla porta dei nostri vicini per chiamare Claudia. Le seguii sul pianerottolo per salutarle. Dalla porta dei nostri amici, dopo Claudia, apparve Diana che indossava una camicia da notte apparentemente non trasparente, ma che, in certe condizione di luce, lasciava chiaramente vedere che era l’unico indumento indossato. Dalla porta della scala che portava ai box Lucia mi mandò un ultimo bacio, facendomi l’occhiolino. Ero rimasto solo con Diana. La salutai e con sorriso sulle labbra e fissandola negli occhi mi avvicinai. Lei mi guardava con aria interrogativa, sostenendo il mio sguardo. Quando le fui vicino le presi il viso e senza dire una parola appoggiai le mie labbra socchiuse sulle sue e la baciai, prima lievemente e poi introducendo la mia lingua nella sua bocca per accarezzarle tutto il palato. Dopo un attimo d’esitazione la mia amica contraccambiò il bacio attorcigliando la sua lingua alla mia, appoggiando il suo corpo al mio. I suoi capezzoli era turgidi contro il mio petto. Il suo pube si strofinava contro il mio membro eccitato libero da indumenti intimi. Staccando le labbra, con voce roca, mi sussurrò: “Che cosa stiamo facendo? Avevamo deciso di fare l’amore solo alla presenza dei nostri coniugi.” “Avevamo previsto, però, che potessero esserci dei casi eccezionali. E questo lo è. Ho una voglia matta di scoparti. E poi Lucia è d’accordo ad eliminare quella regola. Se tu non vuoi, però, possiamo anche fermarci qui” le risposi premendo ancora di più la mia rigidità contro il suo basso ventre ed infilando una mano tra di noi per accarezzarle il seno. “Certo che lo voglio! E’ che mi sembrerebbe di tradire mio marito, facendo l’amore con te alle sue spalle.” “Sai cosa facciamo. Gli telefoniamo e sentiamo cosa ne pensa. Dai! Chiamalo sul cellulare.” Entrammo in casa, compose il numero del cellulare di Marco ed inserì la viva voce. “Così ci parli anche tu!” mi disse, mentre aspettavamo la risposta, appoggiato al suo posteriore e le mani che le titillavano i capezzoli attraverso la sottile stoffa. “Bella gnocca! Senti la mia mancanza, eh?” “Ciao amore!” “Ciao Marco!” “Ma chi c’è lì con te? E’ quel porcello di Vincenzo. Bell’amico! M’insidia la moglie mentre io non ci sono!” “Hai proprio indovinato! Ho voglia di scopare tua moglie, ma lei si fa degli scrupoli. Sai l’accordo di due anni fa?” “E’ una cazzata! Se due che hanno voglia di scopare, non lo possono fare se mancano gli altri due. Cosa ne dice tua moglie?” “E’ dello stesso tuo parere!” ”E’ lì anche lei?” “No! E’ da sua madre.” “Allora diglielo tu che stasera torno a casa e che si tenga disponibile. Avevo proprio voglia di un suo pompino e mi giravano le palle di dover aspettare chissà quando per sborrarle in bocca. Meno male che ci avete pensato voi due porconi. Ma desso basta. Ci vediamo stasera! E buona scopata” “Grazie amore! A stasera!” “Ciao Marco! Non ti masturbare adesso!” “Non ci penso proprio. Devo conservare lo sperma per tua moglie! Ciao!” e tolse la comunicazione. Appena riappesa la cornetta del telefono, spinsi le spalle di Diana verso il mobiletto porta telefono e, mentre con un mano la costringevo a stare piegata in avanti, con l’altra le sollevai la leggera camicia da notte, estrassi la mia verga e la feci entrare nella sua vulva bagnata scopandola furiosamente. “No! Con la forza no! Mi stai violentando. Vincenzo fermati! Non ti riconosco più!” gridò piangendo. Mi bloccai. Il sangue mi si raggelò, quando realizzai cosa stessi facendo. Estrassi il pene che in attimo si afflosciò. Aiutai Diana ad alzarsi e la tenni stretta tra le mie braccia. “Scusami! Scusami! Scusami! Non so cosa mi sia successo” continuavo a sussurrarle mentre la baciavo sui capelli, le accarezzavo il viso, cercando di asciugare le lacrime che bagnavano i suoi occhi. Rimanemmo così per qualche minuto. I suoi singulti cessarono e capii che mi aveva perdonato quando girò la testa con un mezzo sorriso sulle labbra, cercando la mia bocca. La baciai dolcemente senza introdurle la lingua, attendo che fosse lei a fare il primo passo. Dopo alcuni baci a labbra quasi serrate, forzò la mia bocca e la sua lingua si avvinghiò alla mia che rispose prontamente. Andammo avanti a baciarci non so per quanto tempo. La mia verga aveva ripreso consistenza e premeva contro il suo centro del piacere. Con una certa fatica riuscimmo a spogliarci. Le nostre bocche continuavano a cercarsi. Le sollevai la camicia da notte e gliela sfilai da sopra la testa; mentre lei mi slacciava i pantaloncini, facendoli cadere sul pavimento, io mi tolsi la maglietta. Ritornammo ad abbracciarci ed a baciarci avidamente. La presi in braccio, continuando a baciarla, e le chiesi se voleva rimanere in soggiorno ed usare il divano. Con la testa m’indicò la sua camera da letto. Senza staccarmi da lei mi sedetti per la prima volta sul suo letto matrimoniale e fattala stendere presi a baciarla per tutto il corpo, dietro le orecchie, che a lei piaceva tanto, sul collo, la spaccatura tra i suoi seni, i capezzoli che erano diventati duri, il suo ombellico, il suo cespuglietto brillante di goccioline, le sue gambe, i suoi piedi, le sue gambe, il suo cespuglietto che nascondeva il centro di tutte le delizie. Scostai i peli per liberare il suo sesso che mi apparve come una pozza d’acqua nel deserto. Tuffai la mia bocca per bere avidamente i suoi umori. Il mio naso sfregava contro il suo clitoride duro e congestionato come un piccolo pene. Lo succhiai delicatamente provocandole un orgasmo che la fece delirare. Le secrezioni abbondanti mi bagnavano il mento. Con la lingua raccolsi il suo liquido vischioso e ! bevvi fino all’ultima goccia, andando a cercarle anche nella profondità del suo antro del piacere. “Amore! Com’è stato bello! Che dolce che sei stato. Hai pensato prima a far godere me. Ora voglio che godi anche tu. Voglio godere insieme a te.La mia topina è ora pronta per riceverti. Dai! Dammelo che lo voglio tutto dentro.” Non me lo feci ripetere. Mi posizionai tra le sue gambe divaricate. Le presi i piedi e li appoggiai sulle mie spalle, nella posizione che permetteva la penetrazione più completa. E le fui dentro con il pene che mi faceva male per quanto era rigido. “Si! Spingilo fino in fondo” rispondeva Diana ai miei affondi lenti ma decisi. Andai avanti e indietro lentamente per alcuni minuti senza cercare il mio piacere. Volevo procurarle più orgasmi possibili. La mia resistenza era agevolata dagli esercizi fatti la notte precedente. Volevo che ricordasse quella giornata. “Sto venendo! Veniamo assieme!” gridava mentre un altro orgasmo le stava scotendo tutto il corpo. Continuai a pomparla senza accelerare e ruotando il pene, facendo sentire la sua consistenza anche sulle pareti interne della vulva, per prolungare il suo orgasmo. “Traditore! Tu non sei venuto! Mi hai già fatto godere due volte, Cos’hai in mente? Mi vuoi fare fuori?” “Il fatto è che stanotte io ho scopato, mentre tu eri all’asciutto da qualche giorno. E’ giusto che tu ti rifaccia! Ma ti prometto che la prossima volta veniamo assieme. Anche perché non so se riuscirò ancora a controllarmi.” “Scommetto che ti sei risparmiato per il mio buchetto. Ecco perché di questa posizione. Scambio dei buchi con il minimo sforzo. Solo al pensiero mi sto bagnando ancora di più. La mia sborra me lo ha bagnato tutto” Senza estrarre il membro, raccolsi con un dito le secrezioni che colavano dalla fica e lo introdussi senza trovare resistenza nell’ano. Il buco era già lubrificato ed era pronto. Sfilai il mio arnese e con la mano lo indirizzai verso la sua nuova destinazione. Appoggiai la cappella sullo sfintere e spingendo pian piano sentivo che il retto aderiva progressivamente intorno alla mia asta. Proseguii nell’introduzione fino a quando sentii i miei testicoli sbattere contro le sue chiappe. Mentre lei con una mano si stringeva i seni strapazzandosi i capezzoli e con l’altra si strofinava il clitoride, presi ad andare avanti e indietro, prima lentamente e poi sempre più velocemente. Quando sentii che stavo per godere, mi fermai per aspettarla. “Non ti fermare! Quando ti sento venire, vedrai che vengo anch’io.” Ripresi a stantuffare con impeto crescente e mentre il mio seme cercava la via d’uscita sentii il corpo di Diana scuotersi in un nuovo orgasmo. Il mio piacere fu lungo ed intenso. I miei getti furono copiosi e numerosi. “Lo sento! Com’è caldo! Com’è tanto! Mi stai riempiendo tutta fino alle viscere! Oh che bello! Amore mio!” Quando lo estrassi, lei lo volle ripulire. Lasciai andare giù le sue gambe e mi distesi al suo fianco. Lei portò il suo viso verso il mio inguine e fece sparire il mio pene, ancora semieretto, nella sua bocca. Con la lingua avvolse la rossa cappella. La fece saettare sullo spacco del glande ripulendo le ultime gocce. Quando il pene perse del tutto l’erezione lo lasciò finalmente libero di riposare e mi venne addosso per baciarmi velocemente sulla bocca per poi spostarsi al mio fianco, abbracciandomi e appoggiando la testa sul mio petto. Le cinsi le spalle e la tenni stretta a me, baciandola dolcemente sui capelli. Eravamo esausti ed appagati. Rimanemmo così per una buona mezz’ora continuando a scambiarci complimenti.
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